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QUINTA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, terzo della quinta serie, raccoglie il materiale relativo al periodo compreso tra l'invio delle istruzioni al marchese Imperiali di dare corso al negoziato con l'Intesa (3 marzo) e l'inizio della guerra contro l'AustriaUngheria, il 24 maggio 1915. Esso si riferisce pertanto alla terza ed ultima fase della neutralità italiana durante la prima guerra mondiale nel corso della quale il governo italiano, avendo avuto esito positivo la trattativa di Londra diretta a verificare la disponibilità dell'Intesa a cooperare al raggiungimento degli obiettivi territoriali e politici che potevano motivare l'intervento dell'Italia nel conflitto e ad accettare le condizioni che lo avrebbero reso possibile, giunse alla decisione di contrarre, il 26 aprile, l'impegno di entrare in campagna entro un mese e di condurre la guerra al fianco della Francia, della Gran Bretagna e della Russia «contro tutti i loro nemici». Questa decisione era stata preceduta da un estremo tentativo di intesa con Vienna, effettuato in seguito all'apertura austriaca del 27 marzo, con la quale il Barone Burian si dichiarava pronto a cedere territori di lingua italiana posseduti dall'Impero asburgico secondo quanto domandato dall'Italia, il 6 gennaio 1915, in applicazione dell'art. VII del trattato della Triplice, e conclusosi il 16 aprile con il rifiuto austriaco d'accettare le richieste territoriali ch'erano state predisposte dall'Italia per il negoziato svoltosi tra il dicembre ed il febbraio precedenti; e fu seguita dalla crisi ministeriale intorno alla sua applicazione apertasi con le dimissioni del gabinetto Salandra il 13 maggio e risoltasi il 15 con la sua conferma.

La documentazione relativa al negoziato di Londra ed alle conseguenti trattative di Parigi, per la convenzione navale del 10 maggio, e di Pietrogrado, per la convenzione militare del 21 maggio, quella riguardante i contatti con Vienna e Berlino e quella riflettente gli aspetti internazionali della crisi politica della metà di maggio è stata inserita nel volume con notevole larghezza, trattandosi di momenti e decisioni determinanti sul corso della politica estera italiana, ma è stato dato adeguato spazio anche al materiale concernente i rapporti, particolarmente rilevanti, con la Romania poiché si fondavano sull'impegno, derivante dall'accordo del 23 settembre 1914, di concertarsi in modo da tenere il medesimo atteggiamento sia nell'azione per il mantenimento della neutralità, sia nel caso in cui non fosse più possibile conservarla; e infine alla documentazione relativa alle questioni balcaniche, in specie all'atteggiamento della Bulgaria, alle trattative di questa con la Serbia ed agli sviluppi della situazione greca, che venivano tutti seguiti con molta attenzione dal governo italiano.

Poiché questo volume costituisce da ogni punto di vista la continuazione del precedente, si rinvia alle spiegazioni contenute in quell'avvertenza per quanto riguarda il maggior rigore posto nella selezione del materiale proveniente da Bucarest, l'assoluta prevalenza dei dispacci telegrafici nella corrispondenza diplomatica di questo periodo, l'ordinamento del materiale all'interno del volume e il rilievo che ha in esso il carteggio tra Salandra e Sonnino. Si attenua invece l'interesse politico del carteggio tra Avarna e Bollati, che presenta tuttavia qualche significativa discordanza con i testi già pubblicati.

2. -I documenti utilizzati per la preparazione di questo volume provengono per la maggior parte dai fondi pubblici conservati nell'Archivio Storico del Ministero degli Esteri, in particolare l'Archivio della Cifra, quello unificato del Gabinetto e della Direzione Generale degli Affari Politici -per il cui ordinamento si rimanda ancora all'avvertenza del volume precedente -, e quelli delle due Ambasciate di Vienna e di Londra, e i fondi privati comprendenti in tutto o in parte le carte personali di Sonnino, De Martino, Aldrovandi, Avarna e Imperiali. Le lettere di Salandra e di Sonnino e vari appunti e note del Ministro degli Esteri e il testo del discorso da lui preparato per la seduta della Camera del 20 maggio provengono dall'Archivio Centrale dello Stato (ACS), dalla Biblioteca Comunale « Ruggero Bonghi » di Lucera (BCL) e dall'Archivio Sonnino di Montespertoli. Infine la documentazione relativa alle convenzioni navale e militare esistente presso l'Archivio Storico del Ministero è stata integrata con quella conservata negli archivi dell'Ufficio Storico della Marina Militare e dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Nell'archivio di questo ufficio non è stato tuttavia rinvenuto il testo originale della convenzione militare firmata a Baranovic che, diversamente da quelli del Patto di Londra e della convenzione navale, non si trova nella raccolta degli originali sottoscritti, conservata nella sezione trattati e convenzioni dell'Archivio Storico del Ministero. 3. -La documentazione contenuta in questo volume, al pari di quella del volume precedente, era già in parte conosciuta per le ragioni colà indicate. I riferimenti all'edito sono stati anche qui limitati alle sole pubblicazioni fatte dai protagonisti o a quelle contenenti materiale relativo ad essi, oltre naturalmente al Libro Verde n. 108 (Austria-Ungheria), utile per rilevare le differenze con i testi originali, e al Libro Verde n. 110 (Accordo di Londra del 26 aprile 1915). Esse sono:

ANTONIO SALANDRA, L'intervento 1915: Ricordi e pensieri, Milano, 1930; SIDNEY SONNINO, Diario 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, Bari, 1972; SIDNEY SoNNINO, Carteggio 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, Bari, 1974; FERDINANDO MARTIN!, Diario 1914-1918, a cura di G. De Rosa, Verona, 1966; LUIGI ALDROVANDI MARESCOTTI, Nuovi ricordi e frammenti di diario 1914-1919,

Milano, 1938;

Il carteggio Avarna Bollati, luglio 1914-maggio 1915, a cura di C. Avarna di Gualtieri, Napoli, 1953.

4. Le ricerche negli archivi di Montespertoli e di Lucera e all'Archivio Centrale dello Stato sono state effettuate direttamente dai curatori che ringraziano sentitamente i baroni Ludovico e Ginevra de Renzis Sonnino per l'ospitalità sempre concessa con liberalità, e i funzionari degli altri due archivi per la preziosa collaborazione prestata nonché il colonnello Pierluigi Bertinara, capo dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, che ha fornito la documen

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tazione relativa alla convenzione militare conservata nell'archivio del suo ufficio, e il capitano di vascello Giuliano Poggi, reggente l'Ufficio Storico della Marina Militare, che ha cortesemente agevolato l'indagine compiuta nell'archivio del suo ufficio per completare la documentazione riguardante la convenzione navale.

Le ricerche per raccogliere il materiale esistente presso l'Archivio Storico del Ministero degli Esteri e quelle per il reperimento del materiale contenuto nell'archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare sono state invece effettuate dal dott. Andrea Edoardo Visone, al quale si deve anche la preparazione dei documenti per la stampa, la redazione dell'indice-sommario e della tavola metodica. La dott. Emma Ghisalberti ha revisionato l'intero testo, la dott. Anna Sforza, la signora Fiorella Giordano e la dott. Luana Micheli hanno corretto le bozze e compilato l'indice dei nomi. A tutti un sincero e vivo ringraziamento.

ETTORE ANCHIERI

PIETRO PASTORELLI


DOCUMENTI
1

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 84/62. Vienna, 3 marzo 1915, ore 2,30 (per. ore 10).

Telegramma di V. E. gabinetto segreto n. 56 riservato speciale (2). Mi sono espresso con il barone Burian nel senso delle istruzioni impartitemi con il telegramma suddetto.

Barone Burian mi ha detto di essere dolente di non potere condividere l'opinione dell'E. V. che la circostanza speciale cui aveva fatto appello, di essere cioè l'Austria-Ungheria già in guerra con la Serbia, non fosse invocabile nel caso presente ed ha aggiunto che non si poteva certamente negare che lo Stato di guerra esistesse fra l'Austria-Ungheria e la Serbia.

Ho osservato che era bensì vero quanto affermava, ma egli non poteva neppure disconoscere il buon fondamento delle ragioni dell'E. V. da me espostegli in proposito. D'altra parte egli non doveva dimenticare come a più riprese gli avessi fatto notare che noi eravamo interessati al mantenimento dell'indipendenza politica ed economica della Serbia e dell'equilibrio nei Balcani. Era indubitato che la guerra intrapresa dall'Austria-Ungheria contro la Serbia, che minacciava la sua indipendenza e turbava l'equilibrio suddetto, non poteva essere considerata da noi che come contraria ai nostri vitali interessi. Barone Burian ha riconosciuto quindi che, prima di iniziare una discussione circa la questione dei compensi, conveniva stabiìire la base dei compensi stessi. Ma egli doveva riconoscere in pari tempo che la questione dei compensi in generale, come quella posta dal R. Governo sul terreno della cessione dei territori posseduti oggi dalla Monarchia, non aveva carattere di attualità. Onde non poteva pronunziarsi sin d'ora su di essa perché il Governo I. e R. non era ancora in grado d'intraprendere un'azione militare contro la Serbia. Ho rilevato che mi sembrava che egli non avesse considerato in eguale modo la questione dei compensi quando io gli dichiarai che essa era portata dal Governo del Re sulla cessione di territori appartenenti attualmente all'Austria-Ungheria. In tale occasione egli mi aveva dichiarato infatti di essere disposto ad entrare in discussione con noi e che era animato dalle migliori disposizioni per arrivare ad un accordo. Ma barone Burian proseguendo ha soggiunto che non appena sarebbe venuto il momento di iniziare contro Ia Serbia l'azione suddetta, egli non avrebbe man

cato di tener presente ra nostra dichiarazione e siccome l'azione diplomatica avrebbe proceduto di ~;unserva con razione militare, nessuna operazione sarebbe stata intrapresa prlma che l'accordo fosse iniziato. Ho osservato che la questione dei compensi aveva, a mto parere, non solo carattere di attualità, ma anche di urgenza e conveniva rtprenderla, ogni ritardo non potendo che essere nocivo.

A questo proposito gli ho fatto osservare che la questione delle eventuali soddisfazioni da darsi da noi alle aspirazioni nazionali primeggiava per la sua importanza sopra ogni altro argomento e che tale questione non poteva essere lasciata senza una sollecita risoluzione, perché dato lo stato d'animo della nostra opinione pubblica, avrebbe potuto esporre il Paese e le istituzioni a gravi pericoli.

Al che barone Buriàn ha replicato che considerazioni da me espostegli avevano certamente valore per noi, ma che si doveva pur tener conto in Italia delle considerazioni del Governo Imperiale e Reale. E ha aggiunto che noi avevamo fissato un limite che sarebbe stato raggiunto automaticamente, essendo Austria-Ungheria in guerra colla Serbia. L'azione militare delle truppe austroungariche contro quella potenza non poteva tardare a effettuarsi e allora il Governo I. e R. non avrebbe mancato di adempiere agli obblighi assunti e ciò non poteva che rassicurarci del tutto. Ho risposto non sembrarmi che tali sue affermazioni potessero rassicurarci. Infatti egli mi aveva dichiarato in primo luogo di non consentire nell'interpretazione da noi data all'articolo settimo del trattato di alleanza, cioè che l'accordo contemplato da tale articolo dovesse essere non solo iniziato ma anche condotto a termine prima di iniziare qualsiasi operazione militare contro la Serbia e il Montenegro. In secondo luogo egli persisteva a non volersi legare fin d'ora circa la base dei compensi che ci competevano, affermando che tale questione non aveva carattere di attualità. Barone Buriàn ha soggiunto che era bensì vero che, a parer suo, l'accordo doveva essere solo iniziato e non condotto a termine prima di ogni operazione militare contro la Serbia, ma egli avrebbe fatto il possibile per condurlo a termine e solo se ciò non fosse stato attuabile, l'operazione militare avrebbe dovuto avere il suo corso. Era altresì vero che esso non credeva potersi pronunziare fin d'ore. circa la base dei compensi, ma l'avrebbe fatto quando verrebbe il momento opportuno.

Ho risposto al barone Buriàn che era inutile che egli parlasse di iniziare al momento che egli avrebbe creduto più idoneo una discussione circa l'accordo quando non era disposto a pronunziarsi circa la base dei compensi da noi proposta. Una simile discussione, come già gli avevo fatto conoscere, non avrebbe potuto essere accettata dal R. Governo per le ragioni che gli avevo svolto a più riprese, se non nel caso solo che essa prospettasse i compensi di cessione di territori oggi posseduti dall'Austria-Ungheria. Barone Buriàn ha replicato che il momento non era ancora giunto, a parere suo, per pronunziarsi sulla questione, ma quando esso sarebbe venuto egli avrebbe

tenuto presente tale dichiarazione e avrebbe avuto cura di pronunziarsi al riguardo prima di iniziare i negoziati per l'accordo. Avendo creduto infine di ripetere nuovamente al barone Buriàn che il R. Governo manteneva la dichiarazione di cui all'ultima parte del suo telegramma suddetto, egli mi ha detto

che non avrebbe mancato di tenerla presente al momento debito. Le cose dettemi dal barone Burian dimostrano una volta di più come egli non sia disposto, almeno per ora, a entrare nell'ordine di idee di V. E. relativamente alla questione di massima e all'interpretazione dell'articolo settimo del trattato di alleanza.

Le mie conversazioni con lui su questa questione potrebbero prolungarsi all'infinito senza giungere ad alcun risultato pratico giacché egli formulerebbe sempre nuovi argomenti a sostegno della tesi che propugna. Sarebbe quindi vano, nonostante l'impegno che io vi mettessi, il credere di poter rimuovere da tale linea di condotta il suo atteggiamento.

* Come pure sarebbe difficile che egli potesse consentire nella questione di massima che costituisce per noi il perno di ogni previo accordo, perché con ciò verrebbe ad ammettere la possibilità di una cessione di territori anche limitata dell'Austria-Ungheria, alla quale il Governo Imperiale e Reale, siccome feci conoscere a V. E. (1), non sembra disposto di addivenire nel momento attuale. Da quanto mi risulta in via indiretta e confidenziale il Governo I. e R. potrebbe forse indursi a fare qualche concessione territoriale, come quella del Trentina e di una breve rettifica di confini aU'Isonzo, al termine soltanto della guerra qualora naturalmente le truppe austro-ungariche fossero vittoriose e a condizioni che noi mantenessimo una neutralità assoluta e benevola verso l'Austria-Ungheria. In tal caso la perdita dei territori suddetti sarebbe ritenuta come compensata dagli equivalenti acquisti territoriali che il Governo I. e R. sarebbe per fare in seguito alla pace. * (2)

(l) -Ed. in L V 108, con soppressione del brano fra asterischi, e integralmente in S. SoNNwo, Carteggio 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, Bari, Laterza, 1974, D. 163. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 878. (3) -Vedi serie V. vol. II, D. 849.
2

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 404/21. Atene, 3 marzo 1915, ore 12,55 (per. ore 14,40).

In seguito al precipitare degli avvenimenti nei Dardanelli, Venizelos ha dichiarato al Re che occorre Grecia mobilizzi ed esca dalla neutralità, giacché se Costantinopoli cade nelle mani della Triplice Intesa è necessario che l'esercito greco sia presente per salvaguardare interessi ellenismo. Oggi alle tre si riunisce Gran Consiglio con intervento di tutti gli ex Presidenti e si prende una deliberazione. Sembra che tutti siano acquisiti all'idea di Venizelos.

Ministro d'Inghilterra mi ha assicurato che ciò accade di pura iniziativa della Grecia e che Triplice Intesa non ha colla Grecia per la questione di Costantinopoli né impegni né accordi. Ministro d'Austria-Ungheria mi ha detto che ha avuto ieri col Re un lungo colloquio in cui ha cercato invano dissuaderlo da seguire Venizelos. Ha aggiunto che sembra qui [si] facciano illusioni di potere

seguire tale linea di condotta senza rottura relazioni colla Germania e AustriaUngheria: ma che a suo modo di vedere ciò è assolutamente impossibile. Egli e Ministro di Germania sono pronti a partire. Ritelegrafo stasera (l).

(l) -Vedi serie V, vol. n. D. 805. (2) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 66/33 del 4 marzo, ore 22.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 61/7. Roma, 3 marzo 1915, ore 13,30.

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Prego V. E. introdurre le seguenti modificazioni al mio dispaccio n. l riservato speciale del 16 febbraio (2):

Articolo V. -Alle parole « comprendenti al Nord le città di Tribanj di Starigrad, Nona, Liubac, Novigradi » sostituire le parole seguenti: « comprendente al Nord Lisarica e Tribanj ». Con ciò si sopprime la citazione delle tre località di nome slavo Starigrad, Liubac e Novigradi (telegramma di V. E. Gabinetto n. 56) (3).

Alla fine dell'articolo 9 aggiungere il seguente capoverso: «nel caso di occupazione durante la guerra di territori della Turchia Asiatica da parte della Inghilterra, della Francia, della Russia o di altri Stati, la zona di Adalia e regioni attigue saranno riservate all'Italia che avrà facoltà di occuparle ».

4

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (4)

T. GAB. R. SP. 62/8. Roma, 3 marzo 1915, ore 13,45.

/

V. E. può dar corso al mio dispaccio n. l riservato speciale del 16 febbraio

u.s. (5) con le modi.ficazioni introdottevi posteriormente (miei telegrammi n. 48/3, 53/4 (6) e 61/7) (7).

Prego V. E. insistere presso sir Edward Grey nell'importanza grandissima di mantenere il segreto più assoluto anche sulla stessa esistenza dei negoziati in quanto che ogni divulgazione potrebbe metterei nella condizione di dover for

zatamente interrompere le trattative, e anche dopo la loro conclusione potrebbe precipitare le ostilità con nostra gravissima jattura esponendoci ad offensive nemiche mentre ancora militarmente impreparati (1).

(l) -Con t. gab. 405/22 delle ore 20 De Bosdari telegrafò: <<Mi si dice Consiglio degli ex Presidenti del Consiglio del Ministri si è sciolto verso le sette senza prendere decisione. Alla Camera non fu fatta fino ad ora alcuna dichiarazione. Domina impressione che avvenimenti non precipiteranno ». (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 816. (3) -Vedi serle V, vol. II, D. 879.

(4) Ed. in SoNNINO Carteggio. clt., D. 164.

(5) -Vedi serie V, vol. II, D. 816. (6) -Vedi serie V, voi II, DD. 856 e 864. (7) -Vedi D. 3.
5

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. R. SP. 63/2. Roma, 3 marzo 1915, ore 21.

Mi è stato riferito che signor Pianta ha desiderato si mettesse nel contratto di locazione di un appartamento da lui fittato in Roma la clausola risolutiva seguente «salvo intervento italiano nel conflitto europeo».

Nel segnalare riservatamente quanto precede a V. E. pregola telegrafarmi se e quale base possa avere questo atto del signor Pianta che pare tanto meno giustificato poiché sono note a cotesto Governo (mio telegramma n. 10/1 del 23 gennaio u. s. riservato speciale) (2) le nostre amichevoli intenzioni a riguardo della Svizzera, che anche ora pienamente confermo, nell'ipotesi astratta di una guerra in cui l'Italia dovesse essere involta (3).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 163/40. Roma, 3 marzo 1915, ore 22.

Agenzia telegrafica comunica che giornali viennesi si occupano della questione delle cessioni all'Italia e mentre prima si escludeva possibilità accordi aventi questa base oggi «un autorevole giornale» vi ritorna su con insistenza. Prego V. E. riferirmi telegraficamente comunicandomi il testo per posta ( 4).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 86/46. Berlino, 3 marzo 1915, ore 22 (per. ore 2,25 del 4).

Telegramma di V. E. gabinetto n. 58 riservato speciale (5).

È giustissimo quanto osserva il R. ambasciatore a Vienna circa la contraddizione esistente fra la pretesa promessa data da questo Governo di non intervenire più oltre nel negoziato pendente fra Italia e Austria-Ungheria e la proposta fattami dal cancelliere al suo ritorno dall'incontro con barone Burian

5 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

di una conversazione a tre (1). È bensì vero che nel pensiero del cancel'liere quella conversazione non doveva riferirsi in prima linea (im vorder grund) alla questione dei compensi; ma già implicitamente da ciò, e più esplicitamente da quanto egli mi disse poi, risultava chiaramente che tale questione avrebbe potuto essere trattata. Con tutto ciò non vi ha dubbio che gli allegati pregiudizi abbiano influito sensibilmente sulle tendenze manifestatesi qui col linguaggio tenutomi ultimamente da Jagow (mio telegramma gabinetto n. 43) (2).

D'altro canto però, e non solo da quanto mi disse più tardi Zimmermann, (mio telegramma gabinetto n. 44) (3) avrei ragione di arguire che il proposito di intervenire ulteriormente in una vertenza nella quale si considerano impegnati gravissimi interessi germanici non sia stato affatto abbandonato. Da fonte solitamente bene informata mi è stato detto che tali propositi dominano anche in circoli autorevoli. Da altra fonte mi è stato poi assicurato che un ragguardevole personaggio sarebbe di qua partito in questi ultimi giorni per Vienna con una missione speciale concernente la nostra questione. Riferisco con ogni riserva la notizia della quale non ho potuto appurare l'esattezza (4).

(l) -Imperiali rispose con t. gab. r. sp. 85/61 delle ore 23,22: «Ho ricevuto telegramma di V. E. n. 62/8 Riservato speciale ed ho domandato a Grey di vederlo domani». (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 685. (3) -Per la risposta di Paulucci vedi D. 21. (4) -Vedi D. 16. (5) -Vedi serie V, vol. II, D. 876, nota 5.
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IL MINISTRO A BUCAREST, F ASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

T. GAB. R. SP. 87/132. Bucarest, 3 marzo 1915, ore 22 (per. ore 4 del 4).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

A complemento di quanto ho riferito col mio telegramma gabinetto n. 120 (6) ed affinché il R. Governo possa prendere le sue decisioni in piena conoscenza di causa e senza lasciarsi influenzare di quanto dice Bratianu, credo opportuno richiamare l'attenzione di V. E. su quanto segue: Con rapporto n. 88 (7) ho trasmesso a V. E. un accurato specchio delle forze romene compilato da questo

R. Addetto Militare. Da esse l'E V. rileverà come la Romania sia fin da ora in grado di mandare fuori del paese un corpo di spedizione di 450 mila uomini, comprendenti 300 mila fucili con 1200 colpi per ciascun fucile ed 800 bocche da fuoco di cui le più importanti da campagna con 1200 colpi ciascuna e le altre con un numero di colpi proporzionato.

Rimarrebbero in paese le riserve di complemento ai depositi del corpo di spedizione oltre alle milizie territoriali. Ritardando la data dell'entrata in azione questa situazione non può essere migliorata come numero di armati e qualità di armamenti perché i fucili sono fabbricati in Austria, ma solo come munizionamento. Tuttavia, anche come stanno ora le cose, il corpo di spedizione suindicato sarebbe in grado secondo i competenti di combattere colle munizioni di

cui attualmente dispone per tre o quattro mesi, durante i quali vi sarebbe tutto il tempo necessario di riapprovvigionarsi in fatto di munizioni, sia mediante ordinazioni dirette sia col concorso degli alleati.

Dato il temperamento di Bratianu quale risulta da tutta la mia corrispondenza con codesto R. Ministero noi non possiamo illuderci che egli nel fissare il termine per l'entrata in azione si lascerà guidare solamente da considerazioni relative allo stato della preparazione militare e terrà equo conto anche delle nostre necessità politiche: egli si lascerà esclusivamente dirigere da considerazioni egoistiche, coU'aggravante che non lo vorrà riconoscere, e, come due mesi or sono, coi russi in Bucovina voleva precipitare le cose, ora vuole ritardarle per attendere che il compito riservato al suo paese divenga più leggero che sia possibile. E per queste considerazioni allora faceva esagerare dal Ministero della Guerra l'importanza delle forze romene mentre ora cerca diminuirle.

Così stando le cose il R. Governo deve esclusivamente preoccuparsi delle esigenze della politica che esso intende seguire e quando avrà deciso la data della entrata in azione basterà che la comunichi per mezzo mio ed in tempo utile al Governo romeno e può essere sicuro che, qualunque cosa dica ora Bratianu, nello stesso tempo anche le truppe romene entreranno in campagna.

Ho creduto mio dovere di esporre con intera franchezza quanto precede per evitare che il R. Governo tratto in inganno dalle argomentazioni di Bratianu, possa essere condotto a sacrificare involontariamente gli interessi nazionali a quello che Bratianu ritiene interesse romeno.

(l) -Vedi serie V, vol. II, D. 844. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 875. (3) -Vedi serie V, vol. II, D. 887. (4) -Ritrasmesso a Vlenna con t. gab. r. sp. 71 del 4 marzo, ore 23. (5) -Ed. in SoNNINO, Carteggio. cit., D. 165. (6) -Vedi serie V, vol. II. D. 872. (7) -Non pubblicato
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO'

T. GAB. 164/4. Roma, 3 marzo 1915, ore 22,15.

Telegramma di V. E. n. 2 (l).

Pregola indicarmi specificatamente in quale di questi ultimi giorni forti e navi austro-ungariche a Cattaro abbiano cannoneggiato le posizioni montenegrine, e come si è svolta attività contro An tivari (2).

Anche per futuro prego precisare date di attacchi.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 410/60. Londra, 3 marzo 1915, ore 23,22 (per. ore 4,34 del 4).

Ieri sera pranzai con uno dei quattro Ministri Segretari di Stato col quale sono in relazione di maggior intimità. Egli mi chiese circa impressione prodotta in Italia dalla intrapresa azione contro i Dardanelli. Risposi non ero in grado esprimere un avviso non essendo ancora giunti i giornali italiani con informazioni

dei fatti più recenti. Rilevai però sembrare ovvio che essa non sia passata inosservata dalla nostra opinione pubblica, dati gli interessi essenziali dell'Italia, grande Potenza mediterranea, in tutte le questioni attinenti alla Turchia.

Ministro disse da tutte le informazioni qui giunte parergli in complesso che in Italia esiste forte corrente neutralista.

Non contestai il fatto pur aggiungendo essere mia ferma convinzione, in base anche agli ultimi voti della nostra Camera, che Parlamento e Paese sinceramente patriottici hanno piena fiducia nel Governo e ne appoggeranno senza discutere qualsiasi decisione se il Governo credesse dover prendere una deliberazione eventuale a tutela dei supremi interessi nazionali.

Replicò il Ministro che nessuno capiva la naturale esitazione del paese nostro ad intervenire più di lui che fu fino all'ultimo contrario alla partecipazione inglese alla guerra europea e mutò tale parere solo quando guerra divenuta doverosa per Inghilterra in seguito aggressione contro Belgio. D'altra parte lo sviluppo preso da questa terribile guerra e soprattutto la imminente comparsa delle squadre anglo-francesi a Costantinopoli con le conseguenze che dal fatto possono derivare, gli pareva formassero un insieme dì circostanze di natura a dare materia a riflessione da parte nostra dal triplice punto di vista della posizione morale dell'Italia come Grande Potenza, dei suoi importanti interessi mediterranei e finalmente della oggi possibile realizzazione delle note aspirazioni nazionali. Al che io risposi in termini vaghi e generali e senza beninteso fare il menomo accenno a tendenze od intenzioni del Governo in un senso o nell'altro ma mi limitai a porre in rilievo la delicata posizione dell'Italia non attaccata né provocata. In conclusione Ministro mi parlò press'a poco nei termini adoperati da Asquith (mio telegramma Gabinetto n. 50) (1).

Pure riconoscendo il fondamento delle mie osservazioni egli mi disse sugli interessi dell'Italia nessuno poteva permettersi di esprimere opinione, solo giudice essendo evidentemente Governo italiano, che rafforzamento amicizia con Italia è vivamente desiderato in Inghilterra e specialmente da lui che conserva intatta tradizione di Gladstone. Qualora però Italia propenda per decisione in favore intervento sarebbe utile fare in modo che tale decisione non giungesse tardivamente ponendoci poi in presenza dì fatti compiuti e di decisioni già prese.

Colloquio beninteso ebbe carattere intimo ed accademico, come strettamente personali vanno considerate le vedute manifestatemi dal Ministro che non avrebbe qualità alcuna per parlare ad altro titolo.

(l) -Vedi serie V, vol. II, D. 892. (2) -Vedi D. 28.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. 65. Roma, 4 marzo 1915, ore 18.

Il Deputato Erzberger tornato a Berlino da Roma, dove ha vissuto molto nei circoli Btilow e Vaticani, ha informato qui gli amici che ha conferito con

Bethmann-Hollweg e con lo stesso Imperatore, insistendo sulla necessità di premere fortemente sull'Austria-Ungheria perché faccia cessioni di territorio all'Italia onde assicurarne la neutralità.

Assicura che l'Imperatore Guglielmo è venuto completamente sulle sue idee.

Erzberger aggiunge aver ricevuto incarico di partire 12 corrente per Vienna, dove si propone parlare fortemente all'Imperatore Francesco Giuseppe, in nome anche dell'Imperatore Guglielmo.

Intanto parte oggi per Vienna un bavarese, non diplomatico, che può parlare francamente alla Schratt, vecchia amica di Francesco Giuseppe, con incarico di preparare il terreno.

Comunico V. E. per notizia ed eventuali indagini (l).

(l) Riferimento errato: attraverso l'esame della corrispondenza telegrafica da Londra non è stato possibile individuare il telegramma a cui Imperiali si riferisce.

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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 413/23. Atene, 4 marzo 1915, ore 20,30 (per. ore 1,15 del 5).

Ho potuto vedere oggi Venizelos. Gli ho chiesto se poteva spiegarmi che cosa fosse successo in questi giorni da agitare tanto opinione pubblica e da far considerare come imminente il pericolo di una entrata in campagna della Grecia. Egli si è riferito al comunicato fatto pubblicare stamane (mio telegramma

n. 106 (2) dicendo che soltanto quanto ivi era stato scritto era attendibile e che tutto il resto erano invenzioni dei giornali e degli uomini politici.

Stretto però da me più da vicino perché mi manifestasse pensiero ed intenzioni del Governo ellenico non ha potuto negarmi che Governo ritiene ormai indispensabile partecipazione della Grecia alle operazioni contro Costantinopoli per non restare fuori nel regolamento finale. Nessuna decisione si potè prendere ieri (3) perché gli ex Presidenti del Consiglio dei Ministri desiderano interrogare le autorità militari. Davanti a questa richiesta Venizelos acconsentì a che Dusmani fosse reintegrato nel suo posto di Capo di Stato Maggiore e che domani compaia davanti al Consiglio per dare le volute spiegazioni.

Venizelos si mostrò riservatissimo sulla questione degli accordi e degli impegni dati o ottenuti dalla Grecia per la entrata in campagna ma ritienesi che i negoziati in proposito solo ora si siano potuti iniziare sopra una base positiva. Ministri di Germania, Austria-Ungheria e Turchia che ho veduto oggi ritengono che solo fatto che rottura non avvenne ieri, come si temeva, dà qualche speranza che essa possa evitarsi .

Di tale opinione è anche la Regina, a quanto in stretta confidenza mi ha detto il Ministro di Germania. Ignorasi se una soluzione potrà aversi nemmeno dopo la riunione di domani (4).

(l) -Per le risposte di Avarna e Bollati vedi rispettivamente DD. 78 e 56. (2) -Non rinvenuto. (3) -Vedi D. 2. (4) -Vedi DD. 23 e 24.
13

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 412/32. Sofia, 4 marzo 1915, ore 21,08 (per. ore 7,15 del 5).

Informazioni giunte da Costantinopoli dipingono situazione molto critica. Stato Maggiore e ufficiali tedeschi si preparerebbero a partire su di un transatlantico tedesco che trovasi in quel porto per raggiungere porto bulgaro del Mar Nero.

Questione del loro sbarco sul territorio neutro bulgaro e del loro eventuale disarmo per parte delle autorità bulgare è già stata presa in esame dalle Legazioni della Triplice Intesa che hanno chiesto istruzioni ai loro Governi.

In seguito all'azione dei Dardanelli la situazione della Bulgaria si complica. Tutti i capi dell'opposizione considerano che la politica del Governo che sembra sempre più essere ispirata dal Re, il quale pare geloso dell'eventuale ingrandimento degli Stati vicini ed in particolare della Romania, potrebbe condurre il Paese ad un nuovo disastro.

Circoli governativi sono anch'essi assai perplessi; pare che il Governo non si renda ancora conto della nuova situazione che potrebbe mettere da un momento all'altro la Bulgaria (se facesse un passo falso) in aperta opposizione con le Potenze della Triplice Intesa e con la Serbia Romania e Grecia, tanto più se quest'ultima, come mi sembra probabile, si decidesse a cooperare all'azione dei Dardanelli.

Mi risulta che opposizione cercherà ogni modo per impedire che Governo segua una condotta che possa compromettere l'avvenire della Bulgaria (l).

14

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 88/62. Londra, 4 marzo 1915, ore 22 (per. ore 5 del 5).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mio telegramma gab. n. 61 (3).

Ho conferito testé con Grey. Gli ho comunicato anzitutto verbalmente in traduzione il contenuto del noto dispaccio di V. E. aggiungendo qua e là qualche osservazione personale mia ad illustrazione e conforto delle considerazioni ivi

lO

esposte. Dopo di aver pure verbalmente menzionato le «condizioni», ho rimesso copia « personale e confidenzialissima » del promemoria relativo. Sulla necestità imprescindibile scrupoloso segreto ho con speciale premura insistito.

Grey ha preso appunti sulla comunicazione verbale del dispaccio, dichiarandosi senz'altro pienamente consenziente nelle vedute di V. E. circa incolumità Stati minori, equilibrio tra le grandi potenze ecc. Del promemoria relativo alle condizioni nostre ha detto avrebbe subito fatta eseguire accurata traduzione. Dopo esame delle stesse, egli si propone discorrerne meco prima di fare qualsiasi accenno a Parigi e Pietrogrado. In merito alle condizioni stesse ha detto non poteva per il momento esprimere alcun avviso. Desiderava però molto che V. E. sapesse subito che «la prospettiva aperta dal suo dispaccio di più intime e più solide relazioni itala-inglesi gli riesce particolarmente gradita e gli cagiona vivissima soddislazione ». Quanto al segreto ha osservato che Inghilterra essendo legata alla Francia e alla Russia da un formale trattato di alleanza in base alla nota dichiarazione 5 settembre 1914, non potrebbe egli evidentemente prendere impegni sulle condizioni determinanti eventuale intervento Italia senza previa consultazione con i due alleati; avrebbe però provveduto a che del giusto desiderio di V. E., di cui ha preso pure nota nei suoi appunti, venga tenuto il massimo dovuto conto. Non ho mancato nel corso del colloquio di ricordare a Grey. in base a precedenti confidenze (1), le mie aspirazioni circa Smirne, ma per oggi l'ho fatto soltanto di passata riservandomi di tornare ex professo sull'argomento al momento del particolareggiato esame delle condizioni.

(l) Rltrasmesso a Vienna, Berlino, Parigi, Londra, Pietrogrado, Atene, Bucarest e Nish con t. gab. 170 del 5 marzo, ore 22.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 166.

(3) Vedi D. 4, nota l, p. 5.

15

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 89/47. Berlino, 4 marzo 1915, ore 22 (per. ore 5 del 5).

La notizia che riferii ieri nel mio telegramma Gabinetto n. 46 (2) mi è stata oggi rettificata nel senso che non un inviato speciale germanico ma un personaggio austriaco di passaggio per Berlino e partito in questi giorni per Vienna, sarebbe stato incaricato di fare al Governo austro-ungarico nuove comunicazioni del Governo germanico sulla nota questione. Zimmermann mi ripeteva stamane che il Governo germanico continua ad occuparsene con molto impegno e che vi era recentissimamente qualche indizio di un principio di resipiscenza da parte del Gabinetto di Vienna. Egli si esprimeva in termini abbastanza vivaci sul conto dell'Ambasciatore d'Austria-Ungheria a Roma che non avrebbe mai riferito esattamente al suo Governo circa la situazione e lo stato degli animi in Italia alimentando così a Vienna pericolose illusioni.

Anche quanto telegrafai ieri circa i propositi poco benevoli per l'Austria ostentati in questi circoli militari mi è stato oggi autorevolmente confermato.

La tendenza di non esporsi a nuove complicazioni ed a nuovi pericoli nell'esclusivo interesse di un alleato il cui concorso si è dimostrato così poco efficace, vi sarebbe generale e i malumori verso i «camerati» austro-ungarici vi si manifesterebbero così apertamente che persino il Generale austriaco addetto al Quartiere Generale dell'Imperatore di Germania e l'Addetto Militare a questa Ambasciata d'Austria-Ungheria ne avrebbero risentito spiacevolmente gli effetti. Il primo di essi, che è un fratello del Presidente del Consiglio austriaco e che conosco personalmente da lunghi anni, nella visita fattami giorni sono non mi aveva dissimulato la sua sorpresa che l'Imperatore di Germania non lo avesse condotto seco nella sua visita all'esercito dell'est.

Ieri sera e stamane si era qui prodotta una certa eccitazione in seguito alle dichiarazioni fatte alla Camera dal Ministro della Guerra state riprodotte da questa stampa in modo imperfetto e senza porle in relazione col progetto di legge in occasione del quale erano state pronunziate. Ma le spiegazioni qui oggi telegrafate dalla Tribuna sono state giudicate convincenti.

(l) -Vedi serie V, vol. II, D. 754. (2) -Vedi D. 7.
16

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 413 BIS/63. Vienna, 4 marzo 1915, ore 22 (per. ore 17,15 del 5).

Telegramma di V.E. Gabinetto n. 163. (l)

Come V.E. avrà rilevato dalle anteriori mie corrispondenze telegrafiche e per rapporto io non ho tralasciato di segnalarie tutti gli articoli comparsi nei giornali autorevoli viennesi concernenti l'Italia e la questione delle eventuali cessioni all'Italia. In questi ultimi giorni nessun giornale serio è tornato sulla questione, tranne l'Arbeiter Zeitung (probabilmente l'autorevole giornale cui accenna l'Agenzia telegrafica) di ieri nell'articolo che le trasmisi ieri stesso con rapporto

n. 180 (2).

Nell'articolo intitolato « Il compito dell'Italia >> il giornale socialista dice che mentre nei paesi belligeranti il proletariato si è opposto sino allo scoppio del conflitto all'idea di una guerra, in Italia si assiste ora allo spettacolo di una parte del popolo che vorrebbe la guerra. Rileva come sarebbe invece compito assai più nobile per l'Italia di farsi mediatrice di pace fra le Potenze belligeranti ed aggiunge: «in tal caso l'Italia potrebbe contare anche sopra la realizzazione dei suoi voti, che si lasciano giustificare davanti al tribunale della ragione e del l'equità, senza dover navigare attraverso il mare della guerra e senza dover sacrificare il sangue, la ricchezza del suo popolo ».

Credo dover soggiungere che mi consta in modo positivo che in questi circoli giornalistici si è informati molto esattamente dell'oggetto delle nostre con

IZ

versazioni col Gabinetto di Vienna, tanto che due giornalisti ebbero a dire che constava loro aver Italia posto il veto ad ulteriore operazione dell'Austria-Ungheria contro Serbia se prima non aveva ottenuto concessioni territoriali dalla Monarchia. Ma ciò non ostante essi devono astenersi dal parlare delle cose concernenti l'Italia, per desiderio espresso dell'Ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri.

D'altra parte gli articoli che anche autorevoli giornali viennesi pubblicassero a proposito di concessioni territoriali all'Italia non dovrebbero essere considerati che per quello che valgono, tenendo cioè presente che in questo paese, a differenza di quanto avviene in paesi liberali, il Governo non fa che un calcolo molto limitato dell'opinione pubblica.

(l) -Vedi D. 6. (2) -Non pubblicato.
17

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 90/64. Vienna, 4 marzo 1915, ore 22 (per. ore 5 del 5).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 64 riservato speciale (1).

Pur non potendosi mettere in dubbio l'affermazione di Zimmermann a Bollati che Governo tedesco continua ad adoperarsi in ogni modo per persuadere il Governo Imperiale e Reale della necessità di consentire sulla base delle nostre domande, non si può a meno di rilevare che l'affermazione stessa è in contraddizione con quanto mi disse il barone Burian (mio telegramma Gabinetto n. 60) (2) che egli avrebbe cioè pregato personalmente a due riprese Bethmann-Hollweg, Jagow e Zimmermann di lasciare che i negoziati in corso tra Austria e Italia si svolgeranno liberamente tra i due Governi evitando che Germania si intromettesse nei medesimi.

E la promessa gli sarebbe stata fatta poiché istruzioni in tal senso sarebbero state impartite al principe Biilow e al signor Tschirschky.

Che tali istruzioni siano state realmente impartite mi è parso poterlo dedurre da quanto mi fece intendere recentemente il mio collega di Germania di voler cioè astenersi per ora dall'ingerirsi nelle discussioni fra il barone Burian e me.

La preghiera rivolta dal barone Burian agli uomini di Stato di Germania mi sembra d'altronde interamente corrispondente al carattere del barone Burian. Questi infatti, pur essendo un fautore convinto della Triplice Alleanza come egli stesso ebbe più volte a dichiararmi, è per natura assolutamente indipendente e siccome è uomo che ha idee proprie sarebbe per ciò stesso restio a subire influenze estranee siano esse pure quelle di uomini politici di uno Stato così strettamente

alleato dell'Austria-Ungheria come la Germania. Ciò non sarebbe invece accaduto al tempo del conte Berchtold restio invece per indole a prendere egli stesso delle decisioni e sempre disposto ad ascoltare i consigli altrui (1).

(l) -Vedi serie V, vol. Il, D. 887, p. 761, nota l. (2) -Vedi serie V. vol. II, D. 876.
18

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA E A BERLINO, BOLLATI (2)

T. GAB. R. SP. 67. Roma, 4 marzo 1915, ore 22,30.

(Per Berlino) Mio telegramma Gabinetto n. 66 Riservato speciale (3).

(Per Vienna) Telegramma di V. E n. 62 Riservato speciale (4).

(Per ambedue) Ritengo io pure che non vi sia nulla da sperare dal prolungare la discussione con Burian circa compensi territoriali in relazione con l'articolo settimo. Non parmi però inutile riassumere nettamente i seguenti punti fermi che risultano dalle dichiarazioni da noi successivamente fatte nei colloqui passati:

l. -Che nessuna azione militare dell'Austria-Ungheria nei Balcani deve potersi iniziare senza che sia stato antecedentemente portato a termine l'accordo sui compensi, tenendoci noi rigorosamente al testo dell'articolo settimo.

2. --Che ogni infrazione di quanto sopra sarà da noi considerata come un'aperta violazione del trattato, di fronte alla quale l'Italia riprende la piena sua libertà di azione a garanzia dei propri diritti ed interessi. 3. --Che nessuna proposta o discussione di compensi può condurre ad un accordo se non prospetta la cessione territori già posseduti dall'Austria-Ungheria. 4. --Che, valendoci del disposto dell'articolo settimo, esigiamo compensi pel fatto stesso dell'inizio di un'azione militare dell'Austria-Ungheria nei Balcani, indipendentemente dai risultati che tale azione abbia a raggiungere; non escludendo però che si possano stipulare altri compensi sotto forma condizionale e proporzionali ai vantaggi che effettivamente l'Austria-Ungheria riesca a conseguire. 5. --Che quella quota fissa di compensi che serve di corrispettivo per l'inizio stesso dell'azione militare indipendentemente dai risultati, dovrà, anziché tenersi segreta, essere portata ad affetto, col trapasso effettivo dei territori ceduti e l'occupazione loro immediata per parte dell'Italia. 6. --Che non ammettiamo alcuna discussione di compensi da parte nostra per la occupazione del Dodecanneso e di Valona, e ciò per le varie ragioni già esposte al barone Burian da V. E. (5).

V. E. conformerà il Suo linguaggio nelle varie occasioni a quanto sopra, senza farne ora oggetto di una specifica comunicazione ed enumerazione a codesto Governo.

(l) -Ritrasmesso a B~rlino con t. gab. r. sp. 70/37 del 5 marzo, ore 21. (2) -Ed. in L V 108, D. 35 e in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 167. (3) -Vedi D. l, nota 2, p. 3. (4) -Vedi D. l. (5) -Vedi serie V, vol. II, D. 808.
19

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. R. SP. 68. Roma, 4 marzo 1915, ore 22,40.

(Solo Berlino) Ho diretto al R. Ambasciatore a Vienna seguente telegramma:

(Ambedue) Apprendo da buona fonte che Burian tornato a Vienna dopo ultimo colloquio con Bethmann-Hollweg avrebbe indotto stesso Imperatore Francesco Giuseppe e non escludere l'idea di eventuali concessioni territoriali all'Italia; ma che successivamente, trapelata la notizia nei circoli più prossimi alla Corona, avrebbe sollevato vive opposizioni. Il Borgomastro di Vienna avrebbe rivolto all'Imperatore (non so se a voce o per iscritto) una ferma rimostranza contro ipotesi di qualsiasi concessione all'Italia, facendo perfino intravedere possibilità di movimenti popolari di protesta.

Comunico all'E. V. per opportune indagini (l).

20

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA E A BERLINO, BOLLATI (2)

T. GAB. R. SP. 69. Roma, 4 marzo 1915, ore 22,45.

(Per Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Ambedue) R. Incaricato d'Affari a Cettigne telegrafa quanto segue:

«Questo Ministro degli Affari Esteri comunica quanto segue:

"Stanotte ore 3, cinque torpediniere austriache penetrate porto Antivari, affondato Yacht Reale, hanno sbarcato durante bombardamento marinai con mitragliatrici che sparavano per tenere lontano montenegrini mentre appiccavano fuoco al deposito governativo non riuscendo però bruciarne che una piccola parte. Una persona uccisa tre altre ferite. A mia domanda è stato telefonato Governatore Antivari il quale ha risposto nessun danno avere subito Compagnia.

Direttore Generale Ministero degli Affari Esteri mi ha detto poi che batterie montenegrine non avrebbero partecipato azione perché prese alla sprovvista. Invece qui corre voce per quanto di assai difficile controllo che Yacht Reale sia stato colpito dalle batterie montenegrine.

Chiedo informazioni Direzione Compagnia d'Antivari e Niccolini, pronto recarmi sul posto ove occorra". (t. 1660/37 del 2 marzo). È opportuno che V. E. tenga parola a codesto Ministro degli Affari Esteri di queste operazioni militari delle forze austro-ungariche contro il Montenegro, le

quali sono in aperto contrasto con le nostre comunicazioni del 22 febbraio u.s. a codesto Governo, e con le dichiarazioni del barone Burian (telegramma di V. E.

n. 53 Cl).

* Non sarà necessario che V. E. faccia nuove intimazioni, bastando che Ella rilevi la notizia del bombardamento di Antivari avvenuto il 2 marzo. *

(l) -Per le risposte di Avarna e Bollati vedi rispettivamente DD. 40 e 29. (2) -Ed. in L V 108, D. 36, con soppressione del brano tra asterischi.
21

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO.

T. GAB. R. SP. 92/5. Berna, 5 marzo 1915, ore 17,20 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. Gabinetto Segreto n. 63/2 (2).

In via confidenziale ho fatto cenno al Consigliere federale Hoffmann della clausola desiderata dal signor Pianta nel suo contratto di locazione non nascondendogli la nostra sorpresa per quell'atto dopo nota dichiarazione fatta recentemente. Consigliere Federale Hoffmann mi ha detto non potere spiegarsi ragione di detta clausola, aggiungendo che se non si trattasse di persona intelligente egli non esiterebbe a dirla una «bétise » ma che ad ogni modo si trattava sempre di un'imprudenza commessa da [un carattere] troppo vivo ed impulsivo. Consigliere Federale Hoffmann pregandomi di dire a V. E. quanto egli sia dolente dell'accaduto, mi ha incaricato di rinnovarle i suoi vivissimi ringraziamenti per la conferma delle benevoli disposizioni dell'Italia a riguardo della Svizzera osservando infine che la clausola desiderata dal signor Pianta sarebbe in contraddizione colla domanda fatta a mezzo mio a V. E. e che provocò l'amichevole risposta del gennaio scorso.

Dal canto mio ritengo che il disdire del signor Pianta abbia sola base l'interesse finanziario. Nel caso di nostro intervento quel Ministro penserebbe forse rinviare qui la famiglia e, sia per ovviare ad inconvenienti della servitù come per risparmiare spese, passare dall'appartamento all'albergo.

22

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (3)

L. P. [Roma,] 5 marzo 1915.

Ti comunico una conversazione col noto Chlumécky, che può avere qualche interesse. Me l'ha passata Torre in grande segreto, ma con l'intesa che la mo

strassi anche a Te. Egli la rivuole e tiene moltissimo che non se ne faccia cenno con altri. Qui nulla di nuovo. Come vedrai dal dispaccio di Imperiali (l) l'Inglese ha preso tempo a riflettere.

(l) -Vedi serie V, vol. II, D. 849. (2) -Vedi D. 5.

(3) Da ACS, Carte SalandTa, ed in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 168.

23

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 415/24. Atene, 5 marzo 1915, ore 19 (per. ore 6,46 del 6).

A quanto confidenzialmente mi si dice, mutazione improvvisa nella politica del Governo ellenico, rimasto pacifico e neutralista anche davanti il primo attacco contro i Dardanelli, sarebbe stata [provocata da] rivelazione fatta dal Ministro di Grecia a Parigi qui giunto improvvisamente cinque giorni or sono. Il signor Romanos avrebbe cioè riferito al Governo ellenico avergli detto Deschanel che mentre Grecia se ne stava inoperosa, la Bulgaria era giunta ad un'intesa colla Francia e l'Inghilterra per cooperazione nell'impresa di Costantinopoli e successivo condominio. Questa singolare notizia cui qui si prestò piena fede sarebbe stata motivo della decisione di Venizelos di chiedere al Re l'immediata mobilizzazione ed entrata in campagna della Grecia coll'alternativa delle proprie dimissioni in caso di ripulsa. Oggi alle tre si riunì nuovamente Consiglio degli ex-Presidenti del Consiglio dei Ministri ma, come telegrafai ieri (2), non si è ancora certi che una decisione possa aversi per questa sera (3).

La città è calma tranne qualche dimostrazione di simpatia davanti alle Legazioni della Triplice Intesa. Mi si assicura che le Autorità militari non hanno avuto ancora nessun ordine speciale. Confermasi che Colonnello Metaxas Capo di Stato Maggiore interinale durante punizione di Dusmani si dimise persuaso della inopportunità della guerra per la Grecia nel momento presente. Ritirò poi sue dimissioni per motivi di disciplina militare. Chi lo conosce dice che se Grecia andrà in guerra Metaxas farà il suo dovere (4).

24

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 416/25. Atene, 5 marzo 1915, ore 22,40 (per. ore 3 del 6).

Consiglio ex-Presidenti del Consiglio è terminato tardi stasera (5) e fu seguito dal Consiglio dei Ministri. Quantunque comunicazioni fatte siano scarse,

appare positivo che Venizelos abbia ottenuto assenso di tutti e che domani uscirà un decreto di parziale mobilitazione di un corpo di spedizione da mandarsi ai Dardanelli. Il Re per altro si sarebbe preso ancora un giorno di tempo per la sua definitiva risposta. In caso di rifiuto non è dubbio Venizelos si dimetterà (1).

(l) -Vedi D. 14. (2) -Vedi D. 12. (3) -Vedi D. 24. (4) -Ritrasmtsso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Sofia, Nish e Bucarest con t. gab. 171 del 5 marzo, ore 21. (5) -Vedi D. 23.
25

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 91/48. Berlino, 5 marzo 1915, ore 22,45 (per. ore 2,45 del 6).

Jagow che non avevo potuto vedere in questi ultimi giorni mi ha pregato oggi di andare da lui. Cominciò a parlarmi delle voci che senza alcun fondamento erano circolate ieri a Berlino circa una imminente rottura delle nostre relazioni e dell'impressione che avevano prodotte qui le recenti dichiarazioni del

R. Ministro della Guerra. Si affrettò però a soggiungere che egli non voleva trarne eccessive conseguenze, pur senza disconoscere la gravità della situazione. Rendendosi conto della quale egli aveva continuato con maggiore insistenza le pratiche a Vienna circa la questione attualmente pendente fra l'Italia e l'AustriaUngheria. Bisognava naturalmente tener conto, egli ripeteva, oltre che dell'estrema delicatezza della questione stessa, anche della burocrazia austriaca, ei pregiudizi senili dell'lmperatore d'Austria-Ungheria dell'influenza e dello stato di animo di coloro che lo circondano. Con tutto ciò Jagow concludeva di avere ragione di credere che la maggior parte degli ostacoli opponentisi all'accordo era stata ormai superata: e che a Vienna erano assai prossimi a persuadersi della necessità di prendere in considerazione seriamente non solo gli interessi ben intesi della Monarchia, ma anche gli interessi della Germania che il Governo Imperiale non aveva mancato di fare valere in modo da non dar luogo ad alcun equivoco. Jagow diceva che non voleva farmi alcuna promessa ma che riteneva di poter contare sul consenso del Governo austro-ungarico ad una soluzione soddisfacente, nel senso delle nostre domande, della questione ora pendente.

Avendogli io subito obbiettato che occorreva però che tale consenso non si facesse troppo aspettare dopo che il R. Governo aveva dovuto troncare i negoziati per la constatata impossibilità di ottenere dal Governo Imperiale e Reale una risposta concludente (2) di fronte alle sempre più gravi complicazioni della situazione, Jagow mi replicò che certamente l'attesa non poteva essere soltanto di «ore» ma che la soluzione sulla quale egli contava si sarebbe verificata «a breve scadenza»: egli sperava quindi che nulla sarebbe sopravvenuto in questi prossimi giorni a compromettere una situazione che si presentava ora sotto un aspetto più favorevole.

(l) -Vedi D. 49. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 799.
26

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 6 marzo 1915.

Ti restituisco la conversazione di Chlumécky (2). Anche a me qualche giorno fa ne fu fatto pervenire un sunto diverso nella forma, ma sostanzialmente identico; ti dirò poi da chi. Si vede che vanno in giro senza l'assoluto segreto che vorrebbe Torre.

Non ti pare che sarebbe bene scandagliare a Londra e a Pietrogrado ed, eventualmente, anche a Parigi, se e quali accordi vi siano fra le potenze della Intesa in vista della possibile presa di Costantinopoli? Il Bosforo diventerà probabilmente il punto centrale di questa fase della guerra (3).

Oggi sarò alla Camera in fin di seduta, verso le 18. A starvi parecchie ore, iersera e ieri l'altro finii per sentirmi male. Cerca di venirci tu pure verso a tardi, se puoi, per scambiare qualche idea. Domani, profittando di una inaug1uazione a Gaeta, vorrei assentarmi per un giorno e prendere una boccata di aria di mare.

27

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1756/197. Costantinopoli, 6 marzo 1915, ore 14,20 (per. ore 3,25 del 7).

Da qualche giorno la stampa ottomana discute animatamente sulle ripercussioni che potrebbero avere sull'attitudine dell'Italia la presa di Costantinopoli e la discesa della Russia nel Mediterraneo: dietro suggestione delle parti interessate; essa si mostra convinta che una tale eventualità possa determinare Italia a scendere definitivamente in campo a fianco dei suoi alleati.

Ciò sembra dare incitamento e coraggio alla parte più accesa del Comitato, che propugna, anche nel caso della perdita della capitale, la lotta ad oltranza contro le Potenze della Triplice Intesa.

28

L'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 420/3. Cettigne, 6 marzo 1915, ore 16 (per. ore 10,25 del 7)

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 164/4 (4). Quando spedito mio t~legramma n. 2 (5) i forti austro ungarici, probabhlmente quelli di Gorasda e di Virmatz, avevano tirato alla mezzanotte del 27 feb

braio, durante la giornata del 28 e nel pomeriggio del 1° marzo. Le navi avevano tirato contemporaneamente. Non precisai data perché, come è detto nel mio telegramma suddetto, tali tiri si succedono di tanto in tanto come per il passato. Furono da me citati un indizio di invariata attività nel versante del Lovcen. Attività contro Antivari si riassume come segue: 1° -Bombardamento dell4 scorso (mio telegramma n. 25) (l): 2° -Bombardamento de1le posizioni di Bufua del 18, senza risultati; 3° -Affondamento del cacciatorpediniere francese per urto contro mina (mio telegramma n. 33) (l); 4° -Sbarco del 1° marzo (mio telegramma n. 37) (2); 5° -Frequenti perlustrazioni di siluranti austro-ungariche lungo la costa; 6° -Visita quasi quotidiana di aeroplani sulla regione. Notizia qui pervenuta di ispezioni che sarebbero avvenute notte tempo nel porto da parte di siluranti nemiche. Circa l'interno questo ministro serbo m'aveva detto che il solo episodio occorso nell'ultima settimana era di scaramuccie fra avamposti austro-ungarici e montenegrini sulla Drina, avvenuto il 23 scorso. Al riguardo questo Ministro di Serbia saputo di un comunicato diramato dal Governo sull'argomento alla stampa estera dal quale dette scaramuccie figuravano come un combattimento importante, mi aveva fatto conoscere [avere] inviato a Belgrado una smentita categorica qualificando comunicato in questione come fantastico.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. In SoNNINO, Carteggio, cit. D. 169. (2) -Vedi D. 22. (3) -Sonnino accolse il suggerimento: vedi D. 33. (4) -Vedi D. 9. (5) -Vedi serie V, vol. II, D. 892.
29

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. ST. 94/49. Berlino, 6 marzo 1915, ore 20 (per. ore 24).

Riservatissimo per Lei solo.

Telegramma di V. E. n. 68 riservato speciale (3).

Le notizie state riferite a V. E. mi sono anche qui confermate specie per quanto concerne l'intervento del Borgomastro di Vienna.

Ho anzi motivo di credere che il viaggio a Vienna del Deputato Erzberger, di cui nell'altro telegramma di V. E. Gabinetto n. 65 (4), abbia anche per scopo di influire sul Partito cristiano sociale austriaco cui appartiene quel Borgomastro e che è legato con stretti vincoli col Partito del Centro cattolico tedesco. Circa il viaggio in questione sto raccogliendo e mi riservo di riferire (5) a

V. E. più precise informazioni. (6).

(-4) Vedi D. 11.
(l) -Non pubblicato nella serie v, vol. II. (2) -Vedi D. 20. (3) -Vedi D. 19. (5) -Vedi D. 56. (6) -Ritrasmesso a Vienna con t. gab. r. sp. 78 del 7 marzo, ore 21,55.
30

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO.

T. GAB. R. SP. 96/51. Berlino, 6 marzo 1915, ore 20,15 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. n. 70 riservato speciale (l).

Non vi ha dubbio che la contraddizione rilevata dal Duca Avarna esiste almeno in apparenza. Anche a me Zimmermann ebbe a dirmi (mio telegramma Gabinetto n. 44) (2) che all'atto pratico le discussioni con il barone Burian si erano dimostrate più difficili che non con Berchtold, e Jagow mi enumerò ieri la ostinazione di Burian fra le cause ostacolanti la pronta conclusione di un accordo soddisfacente. La apparente contraddizione fra quanto mi viene detto qui e quanto fu detto a Vienna anche da Tschirschy parmi poter essere spiegata che l'intervento germanico in questi ultimi giorni non si sarebbe più esplicato colle consuete forme diplomatiche in quanto si riferisce all'andamento dei negoziati, ma verrebbe effettuato in modo più diretto e affrontato risolutamente il nodo della questione che si sta trattando fra l'Italia e l'Austria-Ungheria. Ciò mi sembra risultare oltre che da dichiarazioni fattemi da Jagow (mio telegramma Gabinetto n. 48) (3) anche da altri indizi venuti a mia conoscenza.

31

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 97/52. Berlino, 6 marzo 1915, ore 20,16 (per ore 24).

Mio telegramma Gabinetto n. 48 (3). Jagow mi ha oggi ripetuto le assicurazioni datemi ieri circa un prossimo mutamento di attitudine da parte del Governo austro-ungarico.

Ha aggiunto in via strettamente confidenziale che ove «entro pochissimi giorni non fosse stato ottenuto il consenso definitivo austriaco ad una soluzione sulla base delle nostre domande il Cancelliere si recherebbe un'altra volta a Vienna ».

Jagow ha quindi espresso la speranza che il R. Governo avrebbe voluto astenersi da ogni decisione che potesse pregiudicare la situazione ( 4).

6 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

(l) -Vedi D. 17, nota l, p. 14. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 887. (3) -Vedi D. 25. (4) -Sonnino rispose con t. gab. r. sp. 77 del 7 marzo, ore 21,40, come segue: «Presentandosi occasione prego V. E. far rilevare a Jagow che non abbiamo rivolto all'AustriaUngheria nessuna domanda, fuorché quella se accettava in massima che la discussione sui compensi da concedersi eventualmente in base all'articolo settimo vertesse sopra territori da lei già posseduti ».
32

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 419/49. Pietrogrado, 6 marzo 1915, ore 20,45 (per. ore 3 del 7).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 54 (1).

In queste sfere ufficiali si crede fermamente che il Governo bulgaro non

sarebbe in grado, senza provocare rivolta, di impegnare il Paese in una guerra

né diretta né indiretta contro la Russia. Ma si considera anzi come molto pro

babile che Bulgaria, di fronte ai compensi che Triplice Intesa potrebbe assi

curare al suo pronto ed utile intervento, preferisca uscire dalla neutralità non

appena pattuite le nuove condizioni. A questo proposito corre voce nei locali

circoli politici che futuro sbarco dei contingenti russi per impresa del Bosforo

sarà effettuata sulla costa bulgara ove, data la loro destinazione, essi trovereb

bero accoglienze entusiastiche. A me consta però che Governo russo non ha

fretta di partecipare all'azione iniziata dall'Inghilterra e Francia, visto che sua

preparazione è ancora arretrata e che forze terrestri di cui Turchia dispone

sono valutate a circa duecentocinquantamila uomini fra la linea di Ciatalgia e

Dardanelli.

33

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. 174. Roma, 6 marzo 1915, ore 21.

Prego V. E. scandagliare se e quali accorài sono stati presi fra le Potenze della Triplice Intesa sia fra di esse sia con altri Stati neutri, tra cui principalmente la Grecia, in vista della possibile caduta di Costantinopoli (3).

34

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO A NISH, SQUITTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO'

T. GAB. 175. Roma, 6 marzo 1915 ore 21.

Secondo notizie pervenutemi da buona fonte Governo montenegrino sarebbe preoccupato perché Austria-Ungheria progetterebbe spedizione per conquistare il Lovcen. Prego V. S. riferirmi telegraficamente ciò che le consti in proposito (4).

(-4) Per le risposte vedi rispettvamente DD. 80, 53 e 52.
(l) -Numero particolare per Pietrogrado del t. gab. 170 (vedi D. 13, nota 1). (2) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 170. (3) -Per le risposte di Imperiali, Tittoni e Carlottl, vedi DD. 46, 48 e 66.
35

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. R. SP. 74/3. Roma, 6 marzo 1915, ore 22.

Telegramma di V. S. Gabinetto n. 5 (1).

Non era mia intenzione che V. S. comunicasse a codesto Governo il particolare concernente la clausola desiderata dal Signor De Pianta, che Le avevo segnalato riservatamente. La risposta datale dal Signor Hoffmann mi induce ad osservare che i rapporti itala-svizzeri, nell'eventualità di intervento al conflitto, più che dalle nostre dichiarazioni del gennaio scorso sono retti dallo scambio di note dell'agosto 1914 (2) e che sarebbe stato così più significativo se la risposta del Signor Hoffmann si fosse appoggiata appunto sugli impegni presi reciprocamente con tali accordi, da noi e dal Governo Federale, a garanzia della neutralità svizzera.

La mia intenzione nel dirigerle il telegramma n. 63 (3) era quella di provocare riservate indagini ed ottenere chiarimenti sulle intenzioni di codesto Governo, e sui sentimenti dei vari altri fattori dirigenti e della popolazione. Le sarò grato pertanto se Ella vorrà riferirmi ampiamente in proposito, tenendomi informato, anche in seguito, di ogni atteggiamento che i predetti fattori competenti accennassero a prendere (4).

36

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 98/63. Londra, 6 marzo 1915, ore 23 (per. ore 2 del 7).

Mio telegramma n. 62 riservato speciale (5).

Nel colloquio di avantieri a proposito delle condizioni future dell'Europa dopo la guerra, io ricordavo a Grey quanto egli ebbe a dirmi nelle nostre conversazioni dell'agosto scorso sulla intenzione di questo Governo di non concludere a guerra terminata ulteriori accordi internazionali non suscettibili d\ essere comunicati al Parlamento e comunque vincolanti libertà d'azione inglese, e gli chiedevo se questa impressione da me a quell'epoca raccolta era esatta.

Grey rispose che di fatti tali erano in massima le disposizioni di questo Governo, aggiunse però non era da escludere in modo assoluto la possibilità che sopravvivesse fra gli attuali alleati qualche accordo d'indole generale, del quale sarebbe ora certamente prematuro esaminare portata, forma, estensione ecc. Questa osservazione di Grey mi sembra degna di speciale nota per l'interesse che

(-4) Per la risposta di Paulucci vedi D. 92.

presenterebbe per noi la prospettiva ài addivenire dopo la guerra con eventuali alleati odierni ad accordo generale e permanente cui partecipasse pure Inghilterra. Ipotesi questa che ho veduta esclusa in articoli di alcuni giornali italiani.

(l) -Vedi D. 21. (2) -Vedi serie V, vol. I, DD. 339 e 452. (3) -Vedi D. 5. (5) -Vedi D. 14.
37

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 103/36 (1). Vienna, 7 marzo 1915, ore 2,40 (per. ore 12,15).

Telegramma di V. E. n. 69 riservato speciale (2).

Mi sono espresso col barone Burian circa le operazioni militari delle forze austro-ungariche contro il Montenegro nel senso delle istruzioni date da V. E., facendogli rilevare come esse fossero in aperto contrasto non solo colle comunicazioni da me fattegli nel colloquio del 22 febbraio (mio telegramma n. 62 Riservato speciale) (3) ma anche colle sue dichiarazioni stesse che gli ho ricordate. Barone Burian mi ha detto che ammetteva che quelle operazioni fossero contrarie all'accordo fra i due Governi e riconosceva che operazioni navali dovessero essere eseguite al pari di quelle militari sulla base di tale accordo salvo il caso di provocazione. Egli però non aveva avuto ancora notizia di quelle operazioni che aveva lette sui giornali e non essendo in contatto diretto col Comando Militare non conosceva come fossero avvenute. Credeva che qualche fatto che ignorava le avesse provocate: ha aggiunto che si era già messo d'accordo col Ministro della Guerra affinché nessuna operazione militare fosse iniziata prima che egli ne fosse prevenuto per essere in grado cosi di adempiere agli impegni presi con noi.

Supponeva che Sezione della Marina fosse stata di ciò informata dal Ministero Imperiale e Reale alla cui dipendenza si trovava. Avrebbe ad ogni modo assunto le necessarie informazioni che avrebbe cura di riferirmi (4)

38

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

T. GAB. R. SP. 99/37. Vienna, 7 marzo 1915, ore 2,40 (per. ore 12).

Barone Burian mi ha informato spontaneamente che la sua risposta alla nostra questione di massima non si sarebbe fatta aspettare troppo tempo. Ho osservato che reciso rifiuto da lui sino ad ora opposto di pronunziarsi su questo

argomento ripetutomi anche nel colloquio del 2 marzo (mio telegramma n. 62 segreto) (l) non autorizzava certamene a sperare che egli mi avrebbe fatto oggi una simile comunicazione. Al che barone Burian mi ha replicato che non poteva non riconoscere giusta tale mia osservazione ma che doveva rilevare che nel detto colloquio egli mi aveva affermato che quando sarebbe venuto il momento opportuno si sarebbe pronunziato su questa questione che conveniva non lasciare insoluta per uscire dalla situazione presente.

* -V. E. ricorderà che quando nel colloquio del 2 corrente io esposi al barone Burian varie considerazioni per dimostrare l'urgenza di definire la questione di massima, egli non si espresse meco nel modo con cui si è pronunziato oggi ma pur non negando valore a quelle considerazioni mi disse che da noi si doveva pur tener conto delie considerazioni del Governo Imperiale e Reale. In appoggio alla comunicazione fattami dal barone Burian credo dover aggiungere che mi è stato riferito in via confidenzialissima da persona autorevole che le buone disposizioni di cui Ministro Imperiale e Reale degli affari esteri sarebbe animato farebbero forse sperare ora di arrivare ad un riavvicinamento fra i due Governi sulla questione di cui si tratta. Sembra quindi che vi sia qualche indizio di un principio di resipiscenza da parte del Governo Imperale e Reale siccome Zimmermann accennò al R. Ambasciatore a Berlino (telegramma di V. -E. n. 71 riservato speciale) (2). Ma se questo principio di resipiscenza si verificasse realmente esso sarebbe dovuto in parte all'azione esercitata direttamente presso l'Imperatore dall'Arciduca Carlo Francesco Giuseppe di cui al mio telegramma odierno n. 38 riservato speciale * (3).
(l) -Con t. gab. r. sp. s. n. (93 in arrivo) del 5 marzo Avarna aveva comunicato di aver rinumerato i t. gab. della serie riservata speciale del 1915 da 1 a 35 per distinguerli da quelli di gabinetto e che quindi il prossimo t. gab. riservato speciale avrebbe avuto il numero 36. (2) -Vedi D. 20. (3) -Vedi D. l e, per il colloquio del 22 febbraio, anche serie V, vol. II, D. 849. (4) -Vedi D. 94. (5) -Ed. in L V 108, D. 37, con soppressione della parte tra asterischi, e, integralmente,in SONNINO, Carteggio, cit., D. 171.
39

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 100/38. Vienna, 7 marzo 1915, ore 2,40 (per. ore 12).

Da quanto mi è stato riferito in via strettamente personale da persona di mia piena fiducia che è in rapporti seguiti con la Famiglia dell'Arciduca Ereditario Sua Altezza I. e R. l'Arciduca Carlo Francesco Giuseppe informato della piega poco favorevole che sembravano prendere recisamente i negoziati in corso fra l'Austria-Ungheria e l'Italia avrebbe creduto prendere l'iniziativa di intrattenere l'Imperatore, nell'udienza accordatagli ieri, della cessione all'Italia di territori della Monarchia. A tale udienza avrebbe partecipato poco dopo anche il Conte Tisza. Indi l'Arciduca Ereditario si sarebbe recato con il Conte Tisza alla Ballplatz, ove avrebbe parlato dello stesso argomento al barone Buriàn.

L'Arciduca Ereditario, che a quanto mi è stato affermato era già favorevole in massima a tale cessione, si sarebbe indotto a parlarne ora nel senso suddetto all'Imperatore data la speciale affezione che Sua Maestà nutre a suo riguardo. Ignoro però quale accoglienza l'Imperatore avrebbe fatto alle cose dettegli da Sua Altezza I. e R.

(l) -Vedi D. l. (2) -Vedi D. 7, nota 4, p. 6. (3) -Vedi D. 39.
40

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 101/39. Vienna, 7 marzo 1915, ore 2,40 (per. ore 12,15).

Telegramma di V. E. Segreto n. 68 riservato speciale (1).

Dalle indagini riservate da me fatte circa le notizie contenute nel telegramma suddetto risulta essere infondato che il barone Burian tornato a Vienna dopo l'ultimo colloquio con Bethmann-Hollweg abbia indotto lo stesso Imperatore a non escludere le idee di eventuali concessioni territoriali all'Italia ma che poi la notizia trapelata nei circoli i più prossimi alla Corona avrebbe sollevato viva opposizione. Mi consta invece che l'Imperatore si era mostrato sino a questi ultimi tempi alieno dall'ammettere l'idea di tali eventuali cessioni come lo dimostrerebbe del resto il rifiuto opposto finora dal barone Burian di pronunziarsi sulle mie ripetute domande relative alla base dei compensi.

Quanto alla notizia concernente la ferma rimostranza del Borgomastro di Vienna all'Imperatore contro l'ipotesi di qualsiasi concessione all'Italia, essa è corsa tanto a Vienna che a Berlino.

È bensì vero che il Borgomastro è stato ricevuto recentemente in udienza dall'Imperatore al suo ritorno da una visita ai soldati viennesi sul teatro della guerra, ma è da escludersi che egli abbia potuto permettersi di esprimergli a voce o per iscritto non solo rimostranze ma anche il suo parere sopra l'argomento di cui si tratta a meno che Sua Maestà non glie ne abbia tenuto parola.

Ora non è nelle consuetudini dell'Imperatore di parlare di questioni politiche con persone irresponsabili quale è appunto il Borgomastro di Vienna.

41

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 102/40. Vienna, 7 marzo 1915, ore 9,40 (per. ore 11,50).

L'Ambasciatore di Germania mi ha fatto testè conoscere essere stato incaricato dal suo Gevorno di dirmi in via privata e confidenziale quanto segue:

«Secondo notizie confidenziali da buona fonte si crede sapere a Berlino che Imperatore Francesco Giuseppe concederebbe la cessione di Trento nel caso di estrema urgenza. L'Imperatore considererebbe questa estrema urgenza come venuta quando Duca Avarna, che gode della sua più completa fiducia, gli rappresentasse personalmente la cessione di territori austriaci all'Italia come inevitabile per eliminare la guerra fra l'Italia e l'Austria-Ungheria >>.

Ho risposto a von Tschirschky che non avrei mancato di riferire tale comunicazione confidenziale del suo Governo a V. E., a cui spettava decidere e impartire le istruzioni che credesse del caso. In ordine a tale comunicazione mi permetto osservare che per la regolarità della cosa essa non avrebbe dovuto essere fatta secondo il mio subordinato parere dal Governo germanico direttamente a me per il tramite di questo Ambasciatore, bensì a V. E. per mezzo di Bollati o del principe Btilow. Inoltre è da rilevare che nella comunicazione stessa si parla della cessione di Trento come fosse cosa intesa che debba trattarsi di questa cessione soltanto. Ad ogni modo prego V. E. di impartirmi le sue istruzioni e di mettermi in grado di dare una risposta al von Tschirschky (l).

(l) Vedi D. 19.

42

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 421/57. Parigi, 7 marzo 1915, ore 14,10 (per. ore 17,30).

Izwolsky nelle conversamoni con me si mostra molto riservato, però da quello che ho sentito dire pare che voglia assumere pel regolamento territoriale dopo la guerra un'attitudine panslavistica intransigente. Sosterrebbe infatti che l'Albania deve essere divisa interamente tra Grecia e Serbia, lasciando all'Italia il solo porto di Valona. Sarebbe contrario a qualunque concessione alla Romania in Bessarabia e a lasciare oltrepassare alla Bulgaria la linea Enos-Midia per giungere Mar di Marmara fino a Rodosto. Vorrebbe Costantinopoli colle due rive dei Dardanelli sotto l'esclusivo dominio della Russia la quale s'impegnerebbe a mantenere la libertà degli Stretti. Fino ad ora la stampa francese non si è espressa sulla questione di Costantinopoli. Solo il Journal des Débats ha detto che Costantinopoli non deve divenire per un tempo indeterminato la proprietà di alcuno.

In una lunga conversazione che ebbi ieri con Delcassé non mi fu possibile conoscere il suo modo di vedere. Egli si schermi dal manifestarlo dicendomi che la questione era prematura. Persona generalmente ben informata pretende che dal principio Delcassé e Grey si erano lasciati sfuggire dichiarazoni che la Russia aveva interpretato come favorevoli al dominio esclusivo e che di queste interpretazioni si risentì il discorso di Sazonov. Però dopo Delcassé e Grey sarebbero stati presi da dubbi ed [incertezze], specialmente Grey che crederebbe trovare

ostile al dominio russo di Costantinopol una parte dell'opinione pubblica inglese. Frutto di questa esitazione sarebbe stata la interrogazione alla Camera dei Comuni che Grey avrebbe provocata per trovare il modo di collocare la sua risposta.

(l) Per la risposta di Sonnino vedi D. 45.

43

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 423/58. Parigi, 7 marzo 1915, ore 14,10 (per. ore 17).

Telegramma di V. E. n. 171 (1).

Deschanel e Clemenceau sono tra gli uomini politici che hanno maggiore larghezza di vedute e che costantemente hanno propugnato una politica di grandi concessioni ai neutri per attirarli nell'orbita della Triplice Intesa. Così essi biasimano severamente la Russia la quale se avesse ceduto alla Romania una parte della Bessarabia avrebbe potuto già da tempo trascinarla irresistibilmente alla guerra. Così darebbero volentieri alla Bulgaria la Tracia fino a Rodosto e all'Italia farebbero concessioni territoriali in Africa, esclusa beninteso la Tunisia che nessun Governo francese cederà mai. Credo che alla Grecia farebbero larghissima parte in Albania ed Asia Minore. Però alquanto diverso è l'indirizzo di Poincaré e Delcassé che soli dirigono la politica internazionale perché il Presidente del Consiglio Viviani non se ne occupa. Essi intendono procedere con maggior cautela ed assicurano che se alla Grecia hanno dato assicurazioni della maggiore benevolenza e larghezza non hanno preso verso di essa, né credono prendere, impegni precisi. Interprete delle loro idee si è fatto Herbette in un articolo dell'Echo de Paris intitolato «Il ne s'agit pas de partir il s'agit de vaincre » nel quale dice che ora bisogna pensare a terminare la guerra e che alle spartizioni non si dovrà pensare che a guerra terminata. A ciò aggiunge l'ammonimento che di quando in quando ripetono altri giornali francesi che i neutri più avranno se aiuteranno la Triplice Intesa ed anzi avranno in proporzione dell'aiuto.

44

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 104/41. Vienna, 7 marzo 1915, ore 14,30 (per. ore 17,15).

Mi risulta in via del tutto confidenziale ed indiretta che avrà luogo oggi un Consiglio della Corona, presieduto dall'Imperatore, cui prenderanno parte tutti i Ministri per trattare della questione che ci interessa. Sembra che a tale Consiglio parteciperebbe pure il conte Tisza.

(l) Vedi D. 23, nota 4.

45

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA E A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. R. SP. 84. Roma, 7 marzo 1915, ore 20,25.

(Solo Berlino) R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue:

«Telegramma Gabinetto n. 102/40 riservato speciale» (1).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Vienna) Suo telegramma Gabinetto n. 40 riservato speciale.

(Ambedue) Non parmi sia il caso di dare alla comunicazione fattale in via confidenziale da codesto Ambasciatore di Germania altra risposta che quella già datagli da V. E. cioè di averne riferito a questo Ministero. Come avevo avuto occasione di ripetere anche oggi nel mio telegramma

n. 77 riservato speciale (2) noi non abbiamo fatto nessuna domanda speciale all'Austria-Ungheria fuorchè sulla questione di massima.

46

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. S. 426/59. Parigi, 7 marzo 1915, ore 21.45 (per. ore 2,45 dell' 8).

Telegramma di V. E. gab. n. 63 (4)

Quanto ho potuto raccogliere nella giornata di oggi conferma il mio telegramma di stamane gabinetto n. 57 (5). Pare che Francia e Inghilterra per ora si limiteranno a concertare colla Russia l'occupazione a tre ed a rimandare a più tardi la questione definitiva di Costantinopoli.

Da parte della Francia non pare che la Russia potrà trovare opposizione. Tutt'al più la Francia se ne varrà per aumentare le sue pretese in Siria e nel Libano. L'Inghilterra invece non vedrebbe di buon occhio il dominio esclusivo russo e spera mandando le cose in lungo di evitarlo contando più tardi di aver l'appoggio contro la Russia degli Stati balcanici che già la possibilità del monopolio russo ha allarmato.

Il solo neutro firmatario del trattato Londra del 13 marzo 1871 e trattato di Berlino del 13 luglio 1878 circa la chiusura degli Stretti è l'Italia.

(l) -Vedi D. 41. (2) -Vedi D. 31, nota 4.

(3) Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 172.

(4) -Numero di protocollo particolare per Parigi del D. 33. (5) -Vedi D. 42.
47

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. 172/2 (1). Roma, 7 marzo 1915, ore 22.

Dalla corrispondenza di codesta Legazione e da altre notizie risulterebbe che specie nella Svizzera tedesca si è determinata una corrente d'opinione pubblica poco amichevole verso l'Italia. Ciò sarebbe dovuto principalmente a due cause: la supposizione che le attuali difficoltà di rifornimenti e di traffico in Svizzera siano occasionate dalle Amministrazioni italiane, e false opinioni circa la neutralità dell'Italia che viene giudicata come violazione del Trattato di Alleanza e abbandono degli alleati nel pericolo. Circa il primo punto ho dato istruzione di accordare alla Svizzera agevolazioni sempre maggiori. Circa il secondo punto sarebbe bene provvedere nel miglior modo a illuminare codesta opinione pubblica sulla base degli argomenti che furono resi di pubblica ragione nei giorni seguenti alla nostra dichiarazione di neutralità, dai quali risulta che secondo lo spirito e la lettera del Trattato l'Italia non era tenuta a entrare in guerra e che se violazione vi fu, essa è stata commessa dall'Austria-Ungheria la quale non ci preavvisò della sua azione contro la Serbia. Ciò, beninteso, non deve assumere la forma di comunicati ufficiali né ufficiosi.

Prego V. S. di esaminare e telegrafarmi se ed in qual modo sarebbe possibile di ottenere pubblicazioni di stampa in questo senso, avvertendo però che lo scopo sarebbe da raggiungere per via di relazioni personali e di persuasione senza ricorrere a sovvenzioni in danaro a giornali (2).

48

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1787/228. Pietrogrado, 8 marzo 1915, ore 22,55 (per. ore 5 dell' 8).

Telegramma di V. E. 174 gabinetto (3).

Atteggiamento assunto da questo Governo in questi ultimi tempi verso Romania, Bulgaria e Grecia si è modificato nel senso che esso ha cessato dal rivolgere a quegli Stati suggerimenti e inviti per la loro entrata in azione e si limita ad ascoltare loro consuete dichiarazioni e spiegazioni circa tale eventualità. Ho motivo di ritenere che questo nuovo contegno Russia sia ispirato: l) dall'insuccesso del precedente sistema che consisteva nel far rilevare a quegli Stati loro interesse all'intervento in luogo di !asciarli persuadersene da soli. Merce ultronea si svaluta e le insistenze o destano sospetti o si prestano al ricatto; 2) dalla situa

zione venutasi a creare inevitabilmente in quegli Stati intervento è sempre più divenuto questione di ordine interno prossimo a degenerare in contrasti fra Corona e le tendenze.

Una lotta intestina in questi Stati non sarebbe utile alla Triplice Intesa che qualora vi fosse pericolo del loro intervento in favore della Germania, il che non è presumibile nella stessa Bulgaria; 3) dalla nuova e favorevole posizione che la Triplice Intesa si sta acquistando con l'attacco a fondo della Turchia.

Siccome ebbe a ripetermelo oggi Sazonov, essa nutre piena fiducia nella solidarietà incrollabile degli alleati anche nelle questioni del prossimo Oriente per le quali predispone frattanto in tutta calma la sua efficace cooperazione.

Dalle informazioni di cui finora dispongo gli accordi della Russia con Inghilterra e Francia sarebbero limitati all'azione militare e navale che le tre Potenze intendono spiegare in Turchia, Russia si sarebbe impegnata a concorrere con 150 mila uomini il cui concentramento in viC'inanza di alcuni porti del Mar Nero si starebbe affrettando. Nessun positivo accordo si sarebbe invece stabilito con Grecia e Bugaria sebbene i loro rappresentanti in Pietrogrado patrocinino con ardore ad Atene e Sofia causa intervento. Essi dubitano infatti che presenza Inghilterra e Francia anziché presagire la rassicurante internazionalizzazione della questione riguardante Stretti e Costantinopoli lasci semplicemente intravedere la sua subordinazione al dominio della Triplice Intesa, Signor Magiariov mi diceva che Bulgaria decadrebbe dal suo rango e dalla sua missione se non si creasse titolo per trovare posto nel Governo Provvisorio che in seguito alla caduta di Costantinopoli verrà colà instituito. Signor Dragoumis ha bensì dichiarato a Sazonov che Grecia non nutre alcuna mira esclusiva su Costantinopoli, ma non gli ha nascosto che Grecia non può essere assente dalla liquidazione della Turchia. Sazonov dal canto suo ha dichiarato loro come a Diamandy che eventuali interventi dei rispettivi loro Governi non potrebbero essere accolti come azione unilaterale contro Turchia ma come partecipazione interamente solidale Triplice Intesa alla guerra che essa conduce.

(l) -Questo telegramma è stato protocollato in partenza il giorno 6, ma effettivamente spedito solo il giorno dopo. (2) -Per la risposta di Paulucci vedi D. 92. (3) -Vedi D. 33.
49

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 425/117. Atene, 7 marzo 1915 (per. il 13).

All'indomani della soluzione pacifica data dal Governo ellenico all'incidente Kriesis, ed in seguito alle conversazioni da me avute in quella occasione col signor Streit (mio tel. n. 100) (l) e col signor Politis (mio tel. n. 104) (2), ho creduto con tutta sicurezza di potere affermare che la Grecia avrebbe continuato nella linea di condotta finora adottata e cioè nella neutralità tranne il caso di un attacco da parte della Bulgaria. Formula questa che, dataci da Venizelos al principio del conflitto europeo, non si era mai smentita nonostante lusinghe e

minacce, e incidenti diversi colla Turchia. Non fu quindi senza moita mia sorpresa, divisa da tutti i miei colleghi e dalle personalità politiche greche colle quali mi ero tenuto in contatto, che la sera del 2 corrente appresi dai giornali e dai discorsi uditi per la città che Venizelos aveva ad un tratto cambiato linea di condotta. Recatomi la mattina dopo al ministero degli affari esteri per assumere informazioni più precise, non potetti vedere Venizelos occupato a palazzo, ma discorsi lungamente col signor Politis il quale mi disse, come la cosa più naturale del mondo, che in seguito al precipitare degli avvenimenti nei Dardanelli, Venizelos aveva dichiarato al Re occorrere che la Grecia mobilitasse ed uscisse dalla neutralità giacché se Costantinopoli cadeva nelle mani della Francia e dell'Inghilterra era necessario che l'esercito greco fosse presente per salvaguardare gli interessi dell'ellenismo! (1). Alla mia sorpresa per tale notizia, Politis non seppe o non volle dare adeguata soddisfazione, e soltanto mi annunciò che in quel medesimo giorno dovevasi riunire a Palazzo un consiglio di tutti gli ex-presidenti per prendere una deliberazione, aggiungendo in tono di certezza assoluta che tutti quei personaggi erano d'accordo nelle idee di Venizelos tantoché non faceva dubbio che il Re sarebbe stato costretto ad accettare. Difatti la riunione ebbe luogo nel pomeriggio di quel medesimo giorno, e tutti si attendevano che ne sarebbe derivata una risoluzione nel senso dell'entrata della Grecia in campagna. Si apprese invece verso sera che il consiglio non era giunto a nessuna conclusione ed aveva chiesto di vedere il capo di stato maggiore e di udire da lui maggiori particolari circa la situazione militare del paese.

II giorno dopo, 4 Marzo, potetti vedere Venizelos (mio telegramma gab.

n. 23) (2). Lo trovai agitato ed incerto, ed assai riluttante a darmi spiegazioni precise sui due punti che più mi interessavano: cioè quale fosse il vero motivo della mutazione avvenuta in lui, e se per tale cambiamento di politica avesse ricevuto pressioni e promesse importanti da parte delle potenze della Triplice Intesa. Ma su quest'ultima cosa già avevo avuto una dichiarazione assoluta di Sir Francis Elliot che la Triplice Intesa non aveva colla Grecia per la questione di Costantinopoli né impegni né accordi, dichiarazone alla quale non avevo motivo alcuno di non prestar fede. La seconda riunione degli ex-presidenti del Consiglio, ebbe luogo nel dopo mezzogiorno del 5 corrente e vi intervenne il generale Dusmani, con improvvisa ed in parte inesplicabile condiscendenza di Venizelos, richiamato al suo posto di capo di Stato maggiore da cui, come a suo tempo riferii a V. E. era stato rimosso a titolo di punizione. Non è dubbio che in questa seconda riunione si accentuassero, nonostante il comunicato ufficiale diramato al conchiudersi di questa riunione, i dissensi fra gli uomini politici chiamati a prendervi parte, e sembra accertato che alle molte domande da essi indirizzate a Venizelos circa le garanzie diplomatiche e militari ottenute e circa i suoi precisi intenti, egli non potesse rispondere in modo soddisfacente. L'esito però di questa seconda riunione non che del consiglio dei ministri che immediatamente le succedette, lasciò ancora adito a molti dubbi sulla risoluzione finale che il Re avrebbe presa (3); e le opinioni erano divise, con prevalenza però

di quelle che tendevano a ritenere che la guerra fosse assolutamente inevitabile. Fu quindi una ulteriore sorpresa per molti lo apprendere nel pomeriggio di ieri che il Re aveva invece dichiarato a Venizelos che i suoi argomenti e ragionamenti non erano riusciti a convincerlo. Su di che Venizelos non esitò un istante a rassegnare al sovrano le dimissioni dell'intero gabinetto e si affrettò a recarsi alla Camera ad annunciarle. Questamane si è appreso che il Re ha incaricato il signor Zaimis antico alto commissario in Creta ed attualmente direttore della banca nazionale di costituire un nuovo gabinetto. Al momento in cui scrivo si ritiene generalmente che egli riescirà nel compito e che base della politica estera del nuovo gabinetto sarà il tornare all'antica formula della neutralità salvo il caso dell'attacco bulgaro. Ma sulla politica del nuovo gabinetto, sulle personalità che lo comporranno avrò occasione di tornare allorquando esso si sarà costituito.

Come dicevo pocanzi, la soluzione data a questa grave crisi coll'accettazione delle dimissioni del gabinetto Venizelos, non ha mancato di sorprendere molti. Salvo gli svolgimenti che essa crisi potrà ancora avere e che al momento attuale non è dato di prevedere con sicurezza, mi sembra che ad ogni modo il suo immediato e principale significato sia quello di ricondurre il paese alla normale e razionale linea di politica che io ebbi ad accennare nel mio rapporto del 26 febbraio n. 98 (l).

È veramente difficile lo stabilire quali siano stati gli esatti motivi che spinsero Venizelos a mutare la linea di condotta che a tutti sembrava tanto ragionevole e tanto stabile. Si ammette dai più che il Signor Romanos ministro di Grecia in Francia giunto improvvisamente ad Atene alcuni giorni or sono, abbia saputo convincerlo che se si lasciava passare il momento presente, le simpatie della Triplice Intesa, ed in modo speciale della Francia, sarebbero state alienate per sempre dalla Grecia che dalla Francia non avrebbe più potuto trarre nessuno di quei vantaggi materiali e morali, sui quali questo paese ha l'abitudine di vivere. Nel mio telegramma di gabinetto n. 24 (2) ho poi anche accennato allo spauracchio che Romanos avrebbe fatto balenare davanti agli occhi di Venizelos che la Bulgaria si apprestava a precedere la Grecia nell'accomodarsi colla Triplice Intesa per l'affare di Costantinopoli. Ed è ben noto che lo spauracchio bulgaro è sempre efficace sull'animo di tutti i greci. Altri invece sostengono che Venizelos deciso ormai ad andarsene trovandosi a fronteggiare enormi difficoltà di politica interna soprattutto finanziarie alle quali si sentiva inadeguato, abbia voluto cadere sopra una grande questione nazionale.

Altrettanto incerti sono i motivi che possono avere indotto il Re a separarsi da Venizelos; ma secondo le migliori informazioni essi sembrerebbero essere di due maniere. Innanzi tutto pare accertato che le autorità militari e specialmente il generale Dusmani abbiano fatto presente al Sovrano che l'esercito non è pari al compito di attaccare i Dardanelli, di sorvegliare le mosse dei bulgari ed anche forse di dover prestare qualche aiuto alla Serbia, tutto ciò contemporaneamente. In secondo luogo è impossibile di escludere la enorme pressione tedesca esercitata in questi giorni. Il conte Mirbach è stato ogni giorno ricevuto dal Re

e dalla Regina ed ha potuto dire loro tutto quello che ha voluto. Al soccorso di lui non hanno mancato di accorrere i Ministri austro-ungarico e turco i quali ambedue ebbero egualmente lunghi colloqui col Re. E poi da aggiungersi che le promesse e gli impegni della Triplice Intesa non sono stati a quanto pare, durante la crisi, né soddisfacenti né rapidi né soprattutto unanimi, in quanto che il solo ministro d'Inghilterra si è in qualche modo adoperato presso il governo ellenico più chiedendo però che promettendo; il ministro di Francia sembra essere rimasto del tutto inattivo anche in presenza dell'azione e dei discorsi del signor Romanos; e quanto al ministro di Russia egli non si è nascosto né con me né con altri che lo hanno interrogato di non nutrire che scarsissima simpatia verso la mossa greca considerandola soprattutto indirizzata a prevenire che la influenza russa religiosa e politica, debba, in seguito alla presa di Costantinopoli, stabilirsi colà in un modo assoluto e fatalmente dannoso per le aspirazioni dell'ellenismo su quella sua antica capitale.

Comunque sia il Re Costantino si trova oggi in una posizione abbastanza critica avendo dovuto sconfessare un primo ministro che travasi a possedere nel Parlamento una amplissima maggioranza, e potendo passare davanti al grosso pubblico per essersi ritirato, non senza sospetto di influenze straniere, in faccia ad una grande questione nazionale.

Circa l'attitudine che prenderà il Venizelos, corrono tuttora voci contraddittorie. Da prima si affermò autorevolmente che esso e la sua maggioranza avrebbero prestato un leale appoggio a qualunque gabinetto che fosse venuto col programma di politica estera fin qui seguito dalla Grecia e purché non volesse adottare un'attitudine parzialmente favorevole alla Germania. Ma ora invece si sostiene da non pochi che Venizelos irritato dal modo con cui il Sovrano in questi giorni lo ha trattato, ha deciso invece di condurre la opposizone in un modo violento; e non manca che non voglia escludere che tale opposizone possa anche avere un carattere anti-dinastico.

Certo la Grecia che dal principio del conflitto aveva fatto prova di molta saggezza e di senso di misura e di equilibro, oggi da questa crisi esce diminuita ed incerta, ed egualmente in sospetto a due gruppi belligeranti e coi due elementi di vera forza che fin qui possedeva, il Re e Venizelos, in più o meno accentuato conflitto fra di loro.

(l) -T. 1575/100 del 28 febbraio, non pubblicato. (2) -Vedi Serie V. vol. II, D. 888. (l) -Vedi D. 2. (2) -Vedi D. 12. (3) -Vedi DD. 23 e 24. (l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 23.
50

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

L. P. Vienna, 7 marzo 1915.

Grazie mille della tua interessante lettera del 27 febbraio scorso (2). Avrai visto dal mio telegramma, col quale riferii a Sonnino l'ultimo colloquio avuto con Burhin circa la nota questione (3), ch'egli si mostrò piuttosto in

transigente persistendo nel suo punto di vista, tanto che io credetti rilevare in quel telegramma che mi sembrava ormai inutile di continuare pel momento una conversaztone sulla questione stessa. Ed i:n ciò Sonnino convenne meco (1).

Ebbene ieri Burian mi disse spontaneamente che la sua risposta alla questione di massima non si sarebbe fatta aspettare troppo tempo (2). Dal modo come si espresse ebbi l'impressione ch'essa sarebbe stata piuttosto favorevole al nostro punto di vista. Ma prima di pronunciarsi conviene vedere i termini in cui sarà concepita e a quali condizioni la cessione di territori della Monarchia sarà subordinata.

Qui s'illudono ancora che col fare qualche parziale cessione di territori si possa far sussistere per l'avvenire l'alleanza, contro la quale si pronunziò una gran parte della nostra opinione pubblica. Dubito che tale sia il pensiero del governo, salvo che riesca a reaH.zzare completamente il programma nazionale.

L'accenno fattomi dal Burian alla sua eventuale risposta dimostra che vi è ora qui, come ti disse Zimmermann, un principio di resipiscenza e questo non credo sia dovuto intieramente alla Germania, la cui ingerenza spiace molto al Burian e specialmente all'Imperatore, bensì all'intervento dell'Arciduca ereditario che avrebbe intrattenuto ieri l'altro Sua Maestà della convenienza di aderire in massima alla cessione all'Italia di territori della Monarchia (3).

E tale principio di resipiscenza sarebbe confermato da una comunicazione confidenziale stranissima fattami ieri da Tschirschky in nome del suo governo (4).

In questa comunicazione, il cui testo mi fu dettato da Tschirschky si dice «che l'Imperatore cederebbe all'Italia Trento in caso di estrema urgenza. L'Imperatore considererebbe questa urgenza come venuta se io, che godo della sua completa fiducia, gli rappresentassi personalmente la cessione di territon austriaci all'Italia come inevitabile per eliminare la guerra tra l'Italia e l'Austria· Ungheria».

Dissi a Tschirschky che avrei riferito la sua comunicazione a Sonnino, cui spettava decidere e darmi le istruzioni che avesse creduto del caso. Feci però osservare a Sonnino nel trasmettergliene il testo che mi sembrava che, per la regolarità della cosa, quella comunicazione avrebbe dovuto essere fatta non già a me direttamente, bensì al r. governo per il tramite tuo o di Billow e che inoltre in essa si accennava soltanto a Trento come fosse inteso che si dovesse trattare unicamente di quella cessione

Sai tu come tale strana idea sia venuta in mente al governo germanico e come esso abbia appreso che l'Imperatore vorrebbe che io gli parlassi personalmente della cosa? Ti prego di dirmi ciò che potrai appurare in proposito (5).

Intanto mi è stato riferito confidenzialmente che oggi sarà tenuto sotto la presidenza dell'Imperatore un consiglio della corona, a cui parteciperanno tutti

i ministri nel quale si prenderà una decisione circa la questione che ci interessa (l) .

Se tale decisione dovesse produrre realmente, come mi fece intendere Burian, un riavvicinamento tra i nostri due punti di vista, ciò potrebbe attenuare in parte, ma non eliminare del tutto la difficoltà per addivenire ad una intesa.

Le vere difficoltà sorgeranno quando ci addentreremo a discutere come, quando e a quali condizioni sarà effettuata la cessione dei territori

Come ti dissi altra volta se da noi vi fosse buona volontà e desiderio sincero di arrivare ad un accordo, tali difficoltà potrebbero essere forse superate. Ma temo che le pretese del nostro governo siano divenute ormai tali che sarà impossibile di concretare qualche cosa di positivo.

Qui infatti non si ammetterebbe, almeno per ora a quanto mi risulta, ciò che vuole Sonnino cioè il trapasso immediato, seguito dalla nostra occupazione, dei territori ceduti per l'inizio d'una nuova azione dell'Austria-Ungheria nei Balcani.

Questa comunicazione di Sonnino che mi pervenne ieri l'altro (2) risponde in certo modo a quanto gli telegrafai il 2 corrente (3) che se l'Austria Ungheria si decidesse finalmente a farci qualche cessione di territori ciò non sarebbe avvenuto in questo momento, per le ragioni già espostegli, ma soltanto al termine della guerra, se fosse vittoriosa e a condizioni che noi mantenessimo fino a quel termine una neutralità assoluta e benevola a suo riguardo.

L'Austria per sua disgrazia non ha mai appreso nulla e non ha saputo approfittare dell'esperienza fatta nel 1859, 1866 e durante le guerre balcaniche. Se si fosse decisa fin dal primo momento che si cominciò a discutere la questione ad ammettere in massima la cessione in nostro favore di qualche territorio della monarchia, sarebbe stato forse meno difficile di arrivare ad un accordo. Ma essa ha lasciato passare troppo tempo e naturalmente, a causa del lungo ritardo, la corrente contraria alla monarchia e all'alleanza si è svolta ed aumentata da noi in modo tale che non si può frenarla, né arrestarla e conseguentemente le pretese del governo si sono ad un tempo accresciute.

Per cui persisto a credere che, nonostante il cambiamento che sembra sia per prodursi nelle disposizioni del governo i. e r. la situazione rimarrà sempre gravissima e temo che difficilmente si possa evitare una rottura se da noi si mostreranno troppo esigenti.

Se tale rottura avvenisse noi dovremo, come tu ben dici, non solo assistere ma portare in parte anche la responsabilità degli avvenimenti che si succederanno. Avremo però la soddisfazione personale di avere agito con coscienza sacrificandoci con abnegazione al dovere che ci era imposto di non abbandonare il nostro posto al momento del pericolo ...

L'azione degli alleati contro i Dardanelli ha svegliato da un lungo sonno il nostro governo ed i nostri grandi politicanti mettendoli in grave imbarazzo.

36 È curioso che da noi si qualifica tale azione come una nuova questione (non già nuova per noi due). Ciò dimostra la cecità del nostro mondo politico che non si era accorto che quella questione doveva sorgere come conseguenza naturale della r,uerra attuale con grave danno dei nostri interessi nel Mediterraneo.

Io parlai della cosa nella mia prima gita nell'agosto scorso a San Giuliano, a Salandra ed al Re e ne parlai nella seconda gita nel dicembre a Salandra stesso ed a Sonnino. Ma delle mte parole non si tenne alcun conto, esse sembrarono ai nostri grandi uomini di Stato delle allucinazioni tanto essi erano assorti in una sola idea, quella dell'acquisto delle provincie irredente e dell'equilibrio dell'Adriatico.

Da informazioni pervenutemi di recente da Roma, da fonte militare, i nostri preparativi militari non saranno veramente ultimati che alla fine del mese. I nuovi cannoni sono stati già tutti distribuiti, ma bisogna ora addestrare i soldati alloro maneggio. Inoltre si aspettano ancora i cavalli dall'Argentina, non essendo giunti che alcuni trasporti soltanto di essi.

La preparazione morale nell'esercito non esisterebbe però e quel che è peggio la disciplina, come mi era stato detto da altri, non sarebbe quella che dovrebbe essere.

Ma coll'agitazione che esiste, per differenti cause, nei vari partiti e nell'intero paese, io mi domando cosa mai avverrà quando sarà decretata la mobilitazione e dichiarata la guerra?

Non vi sarà pericolo di disordini gravi, di sommosse, di scioperi, ecc. che potrebbero compromettere l'azione militare?

L'agitazione suddetta dimostra una volta di più che il paese nella sua maggioranza non vorrebbe la guerra. Ma la situazione è tale oramai che il governo si trova di fronte al dilemma guerra o rivoluzione, e si deciderà naturalmente per la prima per evitare possibilmente la seconda, la quale è da temere avvenga o prima o dopo.

P. S. Ti ringrazio infinitamente delle informazioni che mi fornisci col tuo telegramma personale (l) che mi è giunto questa sera.

(l) -Ed. in Il carteggio Avarna-Bollati. Luglio 1914-Maggio 1915, a cura di C. Avarna di Gualtieri, Napoli, 1953, pp. 67-70. (2) -Vedi serie V, vol. Il, D. 883. (3) -Vedi D. l. (l) -Vedi D. 18. (2) -Vedi D. 38. (3) -Vedi D. 39. (4) -Vedi D. 41. (5) -Vedi D. 64. (l) -Vedi D. 44. (2) -Vedi D. 18. (3) -Vedi D. l.
51

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 431/61. Parigi, 8 marzo 1915, ore 14 (per. ore 18,10).

Pare che il Corpo di spedizione per i Dardanelli non potrà essere pronto così presto come si credeva.

7 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

I russi inoltre dicono che fino a maggio scarseggeranno le munizioni. A maggio potranno averne in sufficienza per riprendere l'offensiva su tutta la linea.

(l) Con tale telegramma Bollati forniva informazioni su Erzberger che Avarna gli aveva chiesto confidenzialmente Il 5 nell"ipotesi che il deputato tedesco giungesse a Vlenna.

52

L'INCARICATO D'AFFARI A CETTIGNE, PATERNO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 435/8. Cettigne, 8 marzo 1915, ore 19,15 (per. ore 8,30 del 9).

Mio telegramma n. 7 (l). Emissario giunto ha informato che oltre Grahovo si nota un insolito movimento di trasporti automobilistici.

Gli austriaci trasporterebbero rifornimenti in quantità notevole e che potrebbero bastare a truppe molto più numerose di quelle presentemente sul posto.

Circa le detonazioni udite in direzioni di Grahovo egli ha assicurato trattarsi di mine fatte esplodere dagli austriaci per costruire un giorno nuove strade militari conducenti alle posizioni strategiche montenegrine di Grahovo.

Se V. E. lo crede opportuno per facilitare mie indagini oserei chiedere comunicazione delle notizie pervenutele circa attacchi che si prevedono contro Montenegro di cui al suo telegramma n. 175 (2).

53

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 434/72 (3). Nish, 8 marzo 1915, ore 20,50 (per. ore 7,15 del 9).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 34 (4).

Per comunicazione ricevuta tanto dal Ministro di Serbia a Cettigne quanto

da quello di Montenegro a Belgrado questo Governo è informato che l'attività

dimostrata da qualche giorno, i preparativi e le mosse degli austriaci tradiscono

la loro intenzione di impossessarsi del Lovcen. Serbia comprende gravità del

danno che rappresenterebbe quella posizione in mano dell'Austria ma non è

in grado di aiutare Montenegro e difenderlo (5).

(l) -Con il t. gab. 430/7 dello stesso giorno Paternò aveva data una prima risposta al D. 34, avvisando di aver inviato un emissario ad effettuare un controllo diretto nel luogo. (2) -Vedi D. 34. Il presente telegramma fu ritrasmesso a Vienna con t. gab. 183 del 9 marzo, ore 18. (3) -Questo telegramma partito come ordinario è stato protocollato in arrivo nella serie di gabinetto. (4) -Numero particolare di protocollo per Nish del D. 34. (5) -Ritrasmesso a Vienna con t. gab. 183 del 9 marzo, ore 18.
54

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 432/51. Pietrogrado, 8 marzo 1915, ore 21,17 (per. ore 2,45 del 9).

Sazonov ha offerto al Signor Michele De Giers che lo ha accettato il posto di Ambasciatore presso Quirinale.

Il di lui gradimento verrà chiesto prossimamente al R. Governo e egli partirebbe a codesta volta entro il mese di aprile vecchio stile (l).

55

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (2)

T. GAB. R. SP. 85. Roma, 8 marzo 1915, ore 22.

Il principe Biilow mi ha comunicato aver ricevuto dispacci da Berlino in cui dopo averlo informato che Governo germanico si era adoperato fortemente a Vienna per spingere alle trattative dell'Austria-Ungheria con l'Italia,. si riteneva di poterlo assicurare che finalmente le disposizioni a Vienna si erano mutate, tantoché vi era fondata speranza che dette trattative potessero arrivare a buon fine.

Risposi che anche Avarna mi aveva telegrafato nello stesso senso (3), avendone avuto notizia da Tschirschky e che inoltre Burian ieri l'altro gli avrebbe detto che sperava presto dargli una risposta sulla questione di massima concernente il terreno sul quale le trattative potessero vertere (3). * Aspettare io ora che Burian desse questa risposta.

Biilow tornò a raccomandarsi perché le nostre esigenze fossero moderate, poiché se si reclamasse per esempio Trieste. non sarebbe possibile riuscire a nulla. Chiedeva a me se poteva dare a Berlino qualche assicurazione intorno ai nostri propositi di moderazione.

Risposi che noi rifuggivamo per temperamento da ogni eccesso. Che desideravamo arrivare a un accordo che creasse una situazione stabile e di normale cordialità con l'Impero Austro-Ungarico, quale era quella che esisteva tra l'Italia e la Germania. Che non potevo dare oggi nessuna assicurazione sui limiti delle nostre domande, perché aspettavo di sapere positivamente che ci

fosse una base possibile sulla quale trattare, prima di consultare il Presidente del Consiglio e prendeTe gli ordini del Sovrano sulla entità delle cessioni da chiedere.

Che nelle ultime settimane l'opinione pubblica, per effetto anche delle notizie dei Dardanelli, si era fatta più esigente e più belligera, e che quindi raccomandavo si facesse presto a decidere a Vienna se si desiderava venire ad una conclusione; perché ogni giorno si rischiava che qualche nuovo incidente della guerra, come l'entrata in essa di qualche altro Stato Balcanico, desse un nuovo impulso alla corrente guerresca.

Biilow disse che avrebbe insistito sulla necessità di far presto. *

(l) -Il 10 marzo, con t. gab. 189/65, Sonnino comunicava a Carlotti: «Questo ambasciatore di Russia ha chiesto il gradimento per la nomina del signor Michele de Giers ad ambasciatore di S. M. Imperiale a Roma. Ho comunicato al signor Krupcnski il gradimento di S. M. il Re >>. (2) -Ed. in L V 108. D. 38, con soppressione della parte tra asterischi e integralmente in S. SONNINO, Diario 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, Bari, LatcrzCl, 1972. pp. 99-100. (3) -Vedi D. 41. (4) -Vedi D. 38.
56

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 106/53. Berlino, 8 marzo 1915, ore 22 (per. ore 4 del 9).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 65 riservato speciale (l).

Il deputato Erzberger ha detto a persona di mia fiducia che il viaggio da lui progettato a Vienna probabilmente non avrà più luogo perché sarebbe divenuto inutile. Egli si proponeva infatti di mettersi colà in relazione anche col Partito cristiano sociale, ma c1:1ede ora che il risultato cui mi:rava sia stato ottenuto per altra via.

57

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 105/42. Vienna, 8 marzo 1915, ore 22,30 (per. ore 2,57 del 9).

Sono stato or ora informato in via confidenziale che Consiglio della Corona che doveva essere tenuto ieri (2) ha avuto invece luogo stamane. Sua Maestà l'Imperatore avendo desiderato che al medesimo assistesse pure Arciduca Ereditario che si era ieri assentato da Vienna. In questo Consiglio della Corona è stato deciso all'unanimità di entrare in discussione col R. Governo circa la questione dei compensi sulla base da esso proposta. Il barone Buriàn mi ha testè telefonato pregandomi di recarmi domani da lui (3).

(l) -Vedi D. 11. (2) -Vedi D. 44. (3) -Vedi D. 60.
58

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI,

T. 834. Roma, 9 marzo 1915, ore 3.

Mio telegramma n. 767 0).

Quest'Ambasciatore di Inghilterra mi ha notificato, per istruzione di Grey, che la interpretazione da me data agli ultimi alinea della dichiarazione dei due Governi alleati in data 1° corrente è esatta e che, in caso di arresto e traduzione nei porti britannici di navi neutre trasportanti «merci di presunta destinazione nemica» le merci nemiche o sospette sarebbero sbarcate, mentre le navi stesse con il loro carico neutrale resterebbero dopo di ciò libere di continuare la rotta verso porti non nemici. Tutto ciò bene inteso qualora dette navi non trasportino merci e non partecipino ad operazioni di tal natura da giustificare il deferimento di esse e del loro carico ad una corte delle Prede giusta le ordinarie norme di diritto internazionale.

In seguito a questa notificazione ho posti a Rodd i seguenti quesiti:

l) Le misure surriferite concernono essenzialmente il commercio della Germania o anche degli altri paesi in guerra con la Gran Bretagna (come apparirebbe dalla frase che qui sopra ho riprodotto tra virgolette) e quali nel caso?

Il testo della notificazione non lascerebbe dubbio che trattasi esclusivamente del commercio con la Germania; ma la comunicazione odierna lo fa nascere.

2) Per merci (commodities) di ogni genere debbono intendersi quelle che direttamente possono servire alla guerra, ossia quelle dichiarate contrabbando assoluto e condizionale, o tutte indistintamente le merci oggetto di traffici?

3) Come e in che forma, nell'opinione dei Governo britannico può essere documentata la prova che la merce dal belligerante sospettata non è di origine germanica?

(Per Parigi) Prego V. E. porre questi stessi quesiti a codesto Governo e comunicarmene risposta (2). (Per ambedue) Rodd ha detto chiederà istruzioni in proposito per la risposta da darmi (3).

59

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. R. SP. 108/54. Berlino, 9 marzo 1915, ore 15,33 (per. ore 0,30 del 10).

Jagow mi ha comunicato in questo momento che il barone Buriàn lo aveva pregato di farci pervenire la sua risposta affermativa alla questione di massima

da noi posta. Il Governo austro-ungarico consente definitivamente, in conformità delle domande enunciate dal R. Governo, che la discussione circa i compensi derivanti dalla applicazione dell'articolo sette del Trattato della Triplice Alleanza sia portata sul terreno della cessione di territori oggi appartenenti alla Monarchia. Il barone Burian ha espresso il desiderio di mettersi al più presto possibile in relazione col R. Ambasciatore a Vienna per prendere accordi circa la dichiarazione che il R. Governo volesse far al riguardo al Parlamento.

(l) -Vedi serie V. vol. II, D. 889. (2) -La risposta di Tittoni non è stata rinvenuta. (3) -Dall'esame della successiva corrispondenza telegrafica non risulta che tale risposta venne data.

(4) Ed. in L V 11)8, D. 40.

60

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 111/43. Vienna, 9 marzo 1915, ore 20 (per. ore 23).

Il barone Burian mi ha deto che Governo Imperiale e Reale consentiva a discutere la questione dei compensi di cui all'articolo VII del Trattato di Alleanza sulla base stessa proposta dal R. Governo, cioè sul terreno della cessione di territori appartenenti alla Monarchia austro-ungarica. Ha accennato a questo proposito all'esame accurato a cui tale questione era stata sottomesa da parte del Governo Imperiale e Reale e alle grandi difficoltà che avevano dovuto essere superate per arrivare alla decisione suddetta. E ha rilevato che questa era stata presa nel desiderio di addivenire col R. Governo ad un'intesa al fine di mantenere i buoni rapporti reciproci evitando ogni attrito e rendere così possibile una cooperazione dei due Governi verso scopi comuni di politica generale. Questo punto di vista al quale mi aveva già accennato a più riprese, era quello che l'aveva sempre guidato e esso corrispondeva poi a quanto gli avevo esposto nel primo colloquio avuto con lui il 17 gennaio scorso (2) nel parlargli circa la questione dei compensi delle ragioni logiche e politiche, * di cui al suo telegramma Gabinetto n. l Riservato speciale (3). Barone Burian mi ha informato quindi che aveva creduto comunicare al Governo germanico la decisione presa dal Governo Imperiale e Reale, allo scopo soltanto di segnalargli che non esisteva più contro la proposta del Cancelliere dell'Impero di una conversazione tra i delegati dei tre Stati alleati, l'ostacolo opposto da V. E. per aderire alla medesima (telegramma di V. E. Gabinetto n. 47 Riservato speciale) (4). Ho rilevato, come opinione mia personale che la proposta suddetta non mi sembrava avere una attinenza specialmente diretta colla questione che ci occupava in questo momento che doveva essere innanzi tutto discussa e risolta nei vari suoi particolari. Al che barone Burian ha replicato che conveniva meco su ciò che io avevagli detto, e che quella proposta era una questione a parte che concer

neva il Governo Germanico, e ha aggiunto che siccome era stato di essa informato dal Gabinetto di Berlino e vi aveva aderito in massima, egli avevagli fatto quella comunicazione, ma la proposta stessa non poteva naturalmente impedire di discutere la questione dei compensi che doveva ora trattarsi fra noi*.

Il barone Burian ha osservato poi che i vari particolari riguardanti la questione, come ad esempio quelli relativi alla stipulazione dell'accordo preventivo e altri simili, dovevano a suo parere essere esaminati nelle ulteriori nostre conversazioni.

* In seguito a tale osservazione del barone Burian non ho creduto opportuno di fargli cenno per il momento dei vari punti di cui al telegramma di Gabinetto Segreto n. 67 Riservato speciale* (5).

Infine il barone Burian mi ha detto che se V. E. avesse creduto, per ragioni di opportunità, di fare comunicare al pubblico che i due Governi erano già in pourparlers circa la questione dei compensi, egli la pregava di volergli far conoscere in via confidenziale i termini della comunicazione stessa.

Ho risposto che ignoravo quali fossero le intenzioni dell'E V., ma supponevo, come mia opinione personale, che Ella desiderasse mantenere il segreto sul fatto che si sta ora negoziando e sull'oggetto dei negoziati, finchè naturalmente questi durano. Ciò nonostante avrei riferito a V. E. la preghiera di lui.

(l) -Ed. in L V J08, D. 41, con soppressione de1 brall.i tra asterischi, e, integralmente, in SONNINo, Carteggio, cit., D. 173. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. fW8. (3) -Vedi serie V, vol. II. D. 572. (4) -Vedi serie v, vol. n, D. 837.
61

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 110/136. Bucarest, 9 marzo 1915, ore 21 (per. ore 0,55 del 10).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mi risulta principe Guglielmo di Hohenzollern ha fatto chiamare a Sigmaringen il signor Beldimann. Re Ferdinando si attende quindi a nuove insistenze per indurlo ad entrare in azione a fianco dei due Imperi Centrali e ne è seccatissimo, essendo deciso a non lasciarsi smuovere ed a entrare a suo tempo in campagna con noi. Questo Ministro di Germania diviene di giorno in giorno sempre più diffidente ed ha dichiarato a persona di fiducia avere ricevuto ordine fare un passo oltremodo energico presso Re di Romania. A tal uopo egli ha chiesto oggi stesso udienza a Sua Maestà.

Mi si dice probabile oggeto di tale passo sarebbe la domanda che venga autorizzato il passaggio attraverso Romania armi e munizioni destinate alla Turchia e che da parecchi mesi attendono presso Predeal.

Bratianu mi ha confermato senza entrare in particolari questa notizia dicendo che a Berlino non si ha più alcuna fiducia in lui e che egli si attende a che gli venga rinnovata la domanda di transito di materiale di guerra destinato

alla Turchia la quale gli era stata fatta ancora una volta anche dieci giorni or sono ed a cui risponderà negativamente.

Dal canto mio debbo segnalare all'E. V. in relazione all'accordo itala-romeno del 6 febbraio scorso {l) che la situazione potrebbe in tal modo subitamente aggravarsi.

(l) Vedi D. 18.

62

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 439/62. Parigi, 9 marzo 1915, ore 21,25 (per. ore 2,45 del 10).

Stamane ho appreso riservatamente che Genadieff era stato qui di passaggio in stretto incognito. Ho veduto poi Stancioff che mi ha confermato che Genadieff è stato qui e si è trattenuto un solo giorno. Chi lo ha indotto a venire qui è il deputato belga Lorand che è con lui in intimi rapporti e lavora attivissimamente per persuadere patrioti che è interesse della Bulgaria di profittare per scendere in campo a favore della Triplice Intesa in questo momento nel quale la Bulgaria può avere compensi maggiori di quelli che potrebbero toccarle in seguito. Stancioff mi ha detto che anche egli si è adoperato per convertire Genadieff a questa tesi e che del resto crede che sicurezza che Genadieff ha qui constatato essere in tutti nel succeso, abbia fatto su lui impressione più di qualunque discorso.

Genadieff è stato da Delcassé e dopo il colloquio si è recato da Stancioff. Avendo questi chiesto se desiderava telegrafare in cifra a Sofia, Genadieff ha risposto che non aveva nulla da telegrafare, perchè non avendo egli alcun mandato dal Governo bulgaro la conversazione con Delcassé non ha avuto speciale importanza. Delcassé gli ha detto che egli non esercita alcuna pressione sugli Stati Balcanici perché escano dalla neutralità, quelli che vogliano farlo e prima desiderano presentare delle domande, devono farlo a mezzo di persone che abbiano i poteri necessari per formularle a nome dei rispettivi Governi e impegnarsi in loro nome. Non trovandosi Genadieff in queste condizioni, la conversazione con Delcassé non ha avuto alcun seguito. Ciò è quanto mi ha riferito Stancioff e credo sia la verità.

Invece persona che ha visto Lorand pretende che Delcassé e Genadieff si siano detto qualche cosa di più.

Avendo Stancioff chiesto a Genadieff la sua opinione o impressione sulla futura attitudine della Bulgaria, Genadieff si è schermito dicendo che era da troppo tempo assente. Egli ha detto di essere molto soddisfatto della sua visita a Roma. È ripartito direttamente per Sofia. A Vienna si fermerà un solo giorno ma a Stancioff ha detto che colà non vedrà alcuno.

(l) Vedi serie V, vol. II, D. 778.

63

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO BOLLATI E A VIENNA AVARNA, (l)

T. GAB. R. SP. 86. Roma, 9 marzo 1915, ore 22.

Il principe di BUlow mi ha comunicato un dispaccio ricevuto dal suo Governo del seguente tenore:

«Il barrone Burian ci ha pregati di dichiarare al Governo italiano che l'Austria-Ungheria è pronta a entrare in negoziati con l'Italia, conformemente alla proposta del barone Sonnino, e sulla base della cessione di territorio austriaco. La dichiarazione a farsi al Parlamento italiano sarebbe da redigersi di concerto con Vienna. Il barone Burian farà il possibile perché la formula sia redatta di comune accordo nel più breve termine possibile» (2).

Feci osservare al principe di Btilow che occorreva evitare qualunque equivoco; che io non avevo mai accennato a dichiarazioni da farsi al Parlamento sul fatto dell'apertura di negoziati, ma alla necessità di non tenere segreto l'accordo sui compensi appena fosse stato concluso.

Il principe di Biilow ha scritto l'appunto seguente:

«Il barone Sonnino non ha alcuna obiezione a che, quando l'accordo sarà concluso la dichi3!razione da farsi in proposito a,l Parlamento italiano sia concertata col barone Burian, ma egli non ha alcuna intenzione di fare al Parlamento qualsiasi dichiarazione sul fatto dei negoziati avviati né durante i negoziati stessi. Ciò perché, secondo il barone Sonnino, ogni dichiarazione di tal genere, renderebbe assai più difficile la riuscita dei negoziati, eccitando l'opipione pubblica. Anch'egli desidera che si faccia il più presto possibile ».

Aggiunsi al principe di Biilow che avrei attesa la relazione di Avarna sul convegno che doveva avere oggi col barone Burian (3).

64

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 109/55. Berlino, 9 marzo 1915, ore 22 (per. ore 1,40 del 10).

Telegramma di V. E. riservato speciale n. 84 (4).

Jagow mi ha oggi spiegato la genesi e la portata della singolare comunicazione stata fatta dall'Ambasciatore di Germania al R. Ambasciatore a Vienna. Mi ha detto che da notizie qui giunte di colà e rif,erite anche da austriaci di passaggio a Berlino era infatti risultato che, data l'altissima stima e la grande fiducia che per la persona del duca Avarna nutre l'Imperatore di Austria, avrebbe potuto fare molta impressione sull'animo suo un intervento personale del R. Ambasciatore che gli avesse esposto la situazione nei ter

mini indicati. Il Governo Imperiale, risoluto a non lasciare intentato alcun mezzo per influire sul Governo austro-ungarico nel senso di un accordo coll'Italia, credette di non dover trascurare nemmeno questo: e trattandosi di cosa esorbitante dalle consuetudini diplomatiche diede istruzioni a Tschirschky di intrattenerne confidenzialmente il duca Avarna. Ma ora che Io scopo è stato già altrimenti raggiunto non sarebbe più naturale il fare il passo proposto.

(l) -Ed. in L V 108, D. 39, e in SONNINO, Diario, cit., pp. 101-102. (2) -Vedi D. 59. (3) -Vedi D. 60.

(4) Vedi D. 45.

65

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1831/235. Berlino, 9 marzo 1915, ore 22 (per. ore 2,45 del 10).

Al dipartimento degli affari esteri mi è stato mostrato un telegramma dell'Ambasciatore di Germania a Costantinopoli il quale afferma che i progressi realizzati dalla flotta anglo-francese nell'attacco ai Dardanelli sono per ora di poco rilievo, che il campo delle mine è ancora intatto e che in Turchia persiste grande fiducia. Al Dipartimento Imperiale della Marina si continua a dire che il passaggio degli Stretti viene considerato come una impresa inattuabile o attuabile soltanto a prezzo dei più gravi sacrifici «cui l'Inghilterra non vorrà sottoporsi».

Con tutto ciò non si riesce qui a dissimulare interamente una forte preoccupazione nè a contestare la verità dell'osservazione che la presa dei Dardanelli e di Costantinopoli costituirebbe per la Germania uno scacco irreparabile anche nel caso che le sue armate fossero vittoriose altrove. Jagow, che ultimamente parlando con me e questo ministro di Grecia diceva credere ad un accordo completo fra gli alleati nel senso che Francia ed Inghilterra dimentiche delle loro tradizioni e dei loro interessi si prestassero a fare il giuoco della Russia, oggi pretendeva invece di avere ragione di ritenere che quell'accordo fosse tutt'altro che perfetto e che la questione degli Stretti avrebbe potuto diventare anche questa volta una causa di dissenso e di conflitto che si sarebbe manifestato se non ora al momento della resa dei conti finali.

66

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. 437/65. Londra, 9 marzo 1915, ore 22,40 (per ore 3,50 del 10).

Telegramma di V. E. gab. n. 174 (2). Nel colloquio di ieri chiesi a Grey sue impressioni su cns1 greca e possibili conseguenze. Rispose crisi evidentemente determinata da divergenze fra

Re e Venizelos. Per rendersi conto esatto della portata e delle conseguenze conviene attendere sviluppo avvenimenti. Colsi l'occasione per cercare di appurare qualche cosa su accordi ventilati fra Grecia e Triplice Intesa. Rispose io non potevo ignorare che fin dal principio della guerra vi sono state a varie riprese fra Triplice Intesa e Grecia delle conversazioni che, per essere fondate su basi semplicemente ipotetiche, non hanno mai condotto a risultati concreti. Circa entità di quelle conversazioni non riteneva di poter entrare in particolari.

Da questa risposta non sorprendente, data la notoria delicatezza estrema di Grey nel conservare gelosamente segreto di confidenziali trattative con altri Governi V. E. trarrà motivo per rendersi conto della somma difficoltà di ottenere qui informazioni esatte circa accordi eventualmente intervenuti fra tre alleati in vista di possibile caduta di Costantinopoli.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 174.

(2) Vedi D. 33.

67

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 107/66. Londra, 9 marzo 1915, ore 24 (per ore 6 del 10).

Grey mi ha pregato ieri di andarlo a vedere. Mi disse che esaminate le nostre condizioni gli sembrava venuto momento di procedere a scambi di vedute coi Governi alleati.

Della traduzione eseguita del promemoria da me rimessogli sono state fatte due copie: una rimarrà presso di lui, l'altra venne come di regola consegnata al Primo Ministro. In Consiglio dei Ministri Grey si è limitato ad accennare vagamente alle maggiori probabilità di un intervento Italia. Grey avendomi manifestato intenzione di rimettere anche ai colleghi di Francia e Russia copia promemoria io gli ho fatto osservare sembrare preferibile ad abbondanza di precauzioni che quel documento non uscisse dalle sue mani.

Egli assentì e si rimase intesi che egli avrebbe oggi convocato Cambon e Benckendorff dandone loro semplice comunicazione verbale con facoltà ben inteso di prendere appunti per riferire esattamente ai rispettivi Governi. Ad una mia domanda tendente a conoscere le sue impressioni sul promemoria Grey rispose sembrargli in tesi generale le nostre condizioni alquanto eccessive e considerevolmente oltrepassanti quelle enunciate nelle conversazioni dell'agosto ultimo scorso (2).

Egli non aveva alcuna obiezione particolare da formulare a priori per proprio conto poichè nelle nostre condizioni non trovava punti lesivi interessi britannici.

L'impressione suddetta era determinata piuttosto da considerazioni d'indole generale e per tale motivo gli pareva preferibile non manifestare alcun

parere anche a titolo personale prima di aver discorso con i Governi alleati. Senza contestare il fatto incontestabile che nostre domande dall'agosto in poi sono aumentate manifestai a Grey la mia assoluta convinzione ribaditasi durante il mio saggiamo in Italia che quelle condizioni lungi dallo essere eccessive sono eque, moderatissime e rappresentano il minimo delle esigenze formulabili da parte del Governo del Re per giustificare davanti al Parlamento ed al paese l'estrema gravità della eventuale decisione d'intervenire nella guerra affrontando rischi e pericoli sui quali mi pareva superfluo insistere. Con copia di argomenti che è inutile riferire feci intendere necessità imprescindibili in cui noi ci troviamo di raggiungere lo scopo quadruplice di liberare i fratelli ancora sottoposti gioco straniero, di assicurarci frontiera alpina che ci ponga a riparo di future incursioni e ottenere nell'Adriatico garanzie solide di difesa contro i pericoli che potrebbe cagionarci in avvenire il lasciare oggi una troppo larga estensione della costa in mani slave, pericolo questo sul quale già ripetutamente si è insistito da parte austro-tedesca e da una non piccola sezione della nostra opinione pubblica, e finalmente di tutelare i nostri primordiali interessi di potenza mediterranea provvedendo al passaggio sotto la nostra dominazione effettiva oppure sulla nostra zona d'influenza (a seconda delle circostanze) di una parte congrua del dominio asiatico ottomano in equa correlazione con quelle che verosimilmente si attri

buiranno le potenze della Triplice Intesa.

Se questo scopo essenziale non si potesse raggiungere il nostro intervento non sarebbe a mio avviso più consigliabile ed il Governo che lo decidesse in tali condizioni non sarebbe certamente più in grado di mostrare alla nazione la ineluttabile necessità della guerra.

Aggiunsi poi le seguenti osservazioni: l o -Oltre agli scopi immediati suaccennati è chiaro che eventuale intervento dell'Italia avrebbe per conseguenza di gettare le basi di futuri cordiali rapporti e magari di possibile accordo non solo con l'Inghilterra ma anche con le sue alleate odierne. Verso la Francia, per una serie di motivi ben noti, è vano dissimularsi che le simpatie italiane non sono così unanimi e concordi come verso Inghilterra. Se, come io suppongo, è desiderio ed interesse dell'Inghilterra di fare passare una spugna sui passati malintesi franco-italiani e dare alle future relazioni tra i due Paesi un assetto di cordialità stabile e duraturo, occorre fare in modo che la nazione italiana possa a suo tempo sapere che le sue aspirazioni e i suoi legittimi interessi asiatici e mediterranei hanno trovato da parte francese non opposizione ma simpatico favore. Le medesime considerazioni, mutatis mutandis, si applicano pure alle relazioni finora del resto sempre cordialissime fra Italia e Russia. 2° -Senza presumere di dare consigli al Governo britannico non mi pareva meno ovvio il rilevare che il facilitare ora piena ed intera soddisfazione alle giuste esigenze nostre rappresenta un vantaggio non indifferente per l'Inghilterra cui sia per comunità di interessi e di vedute, sia per mancanza di interessi sostanzialmente divergenti non può non convenire rinforzare ed ampliare la posizione dell'Italia, sua vera amica nell'Adriatico e nel MediteNaneo dove per giunta si affaccerà fra breve la Russia, potenza con la quale malgrado

l'alleanza attuale, le relazioni inglesi non furono sempre in passato e potrebbero per ovvi motivi non rimanere per l'avvenire, ugualmente e costantemente chiare e liscie come quelle con l'Italia.

3° -Che al postutto l'intervento dell'Italia allo stato attuale del conflitto potrebbe avere sul risultato finale una influenza tutt'altro che trascurabile sia dal punto di vista militare sia anche da quello morale. Qui Grey m'interruppe osservando che importanza del nostro intervento era sotto ogni aspetto evidente ed indiscutibile. «Se ciò ritenete», resplicai, «spetta a voi provvedere a che ci sia reso possibile intervenire accettando interamente le nostre condizioni».

Con questa osservazione mia ebbe termine colloquio che sarà ripreso quando Grey mi chiamerà nuovamente per mettermi al corrente risultato scambio di vedute fra i tre Governi alleati.

In susseguente conversazione, Nicolson nell'accennare all'importanza del mio colloquio con Grey, disse essere evidente che una delle basi essenziali del successo delle trattative consiste nel mantenimento del segreto più scrupoloso. Sul resto egli non si pronunciò.

(l) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 175. (2) -Vedi serle V, vol. I, D. 201.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 1179/294. Parigi, 9 marzo 1915.

Mi onoro, ad ogni buon fine, riferire all'E. V. una conversazione avuta tra il principe di Castagneto, consigliere e primo segretario di questa regia ambasciata, e il Signor Basile Soldatenkov, segretario particolare del Ministro S. Sazonov, attualmente addetto all'Ambasciata di Russia in Francia.

Il Signor Soldatenkov ha accennato ad una certa freddezza che sarebbe subentrata attualmente ai cordiali rapporti tra il Governo italiano e quello russo e diceva constatargli esservi trattative dirette a Roma tra la Francia e l'Italia per accordarsi nella questione d'Oriente e che a Parigi non erano visti di buon occhio diretti rapporti tra l'Italia e la Russia.

Il Signor Soldatenkov insisteva nel dire non esservi contrasti negli interessi tra l'Italia e la Russia e che questa poteva facilitare in tutti i modi le aspirazioni italiane in Asia Minore; in quanto alle pretese dei Russi in Costantinopoli, essi vogliono avere la polizia della città e del porto, ma un porto franco a profitto di tutti gli Stati balcanici finitimi.

Egli pretende inoltre che se la Serbia sarà accontentata nelle sue aspirazioni in Dalmazia, queste faciliterebbero una sistemazione in Macedonia a favore della Bulgaria e ciò sarebbe una salvaguardia per le ulteriori relazioni degli Stati balcanici tra di loro.

Soldatenkov, che pretende avere rapporti intimi e diretti con Sazonov, ha perfino parlato di un suo viaggio a Roma, non so con quale e quanta autorità, per parlare in questo senso col nuovo Ambasciatore di Russia in Italia appena questo vi giungerà.

Un amico del Deputato Lacave-Laplagne mi ha detto che questi gli ha riferito che ieri ebbe una conversazione con Delcassé nella quale gli espresse l'opinione che la Francia avrebbe dovuto far concessioni all'Italia per facilitarle la partecipazione alla guerra. Delcassé rispose che egli era animato dalle migliori disposizioni. Che in Africa la Francia non poteva offrire all'Italia che rettifiche di confine, ma che era disposta a farle una larghissima parte in Asia Minore, tanto più dopo la decisione della Grecia che scioglie la Francia da obblighi di riconoscenza. Io mi sono limitato ad ascoltare. Però già ier l'altro in una conversazione tra Delcassé e me il discorso cadde sull'Asia Minore. Io credetti di dire a Delcassé che non avevo istruzioni dal mio Governo in proposito, però a titolo personale io dovevo ricordargli che quando Poincaré era Ministro degli Esteri io gli avevo dichiarato che l'Italia aveva in Asia Minore importanti interessi e quindi intendeva partecipare a qualunque decisone circa quella regione. Ora io non potevo che confermargli quella dichiarazione aggiungendo che qualunque accordo per l'Asia Minore nel quale non fosse compresa l'Italia avrebbe avuto nella futura politica internazionale italiana gli stessi effetti che ebbe già il colpo di mano della Francia su Tunisi. Delcassé mi rispose che se egli fosse stato Ministro all'epoca dell'occupazione di Tunisi nessun dissidio sarebbe sorto tra Italia e Francia e che sarà sua cura prevenire dissidi per l'avvenire.

La conversazione non uscì dai termini generali e quindi non ebbe altro seguito.

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IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 442/26. Atene, 10 marzo 1915, ore 12,30 (per. ore 16,50).

Sull'azione in Epiro di Zografos nuovo Ministro degli Affari Esteri di Grecia oltre un anno di corrispondenza mia e del Nuvolari hanno credo sufficientemente informato il R. Governo. Ricorderò soltanto a V.E. miei rapporti del 28 ottobre n. 525 e n. 530 (l) in cui riferii i termini del suo proclama quando lasciò il Governo dell'Epiro autonomo, e quello del suo discorso alla Camera dei Deputati nella seduta in cui Venizelos annunziò [dichiarazione] da esso fatta alle Potenze circa rioccupazioni in Epiro da parte delle truppe greche. Con quel proclama e con quel discorso Zografos si trovò in aperta contraddizione col punto di vista ufficialmente dichiarato da Venizelos, che quell'occupazione era provvisoria e dovuta unicamente a motivi d'ordine e sicurezza. Quel punto di vista ufficiale fu l'unico e solo che noi accettammo e nostra numerosa conversazione avuta colla Grecia circa l'Epiro riposa su questa base. Ora non vedo

come Zografos potrebbe ricredersi da quanto egli, solo pochi mesi fa, così solennemente disse e quindi i miei rapporti non possono non essere estremamente difficili e delicati.

Prego V. E. prendere ciò in considerazione e di vedere se Ella abbia speciali direttive e istruzioni da darmi al riguardo (l). Io farò del mio meglio, ma mi sembra impossibile che qualche attrito non debba nascere.

Come mia personale ipotesi debbo poi anche esprimere il timore che Zografos per dare qualche soddisfazione al nazionalismo greco, alquanto irritato dalla soluzione chiara della presente crisi, possa spingere attivamente quella politica di espansione verso Berat della quale Nuvolari ci segnalò recentemente i primi indizi.

Del modo di vedere del Gunaris su questo argomento non so ancora nulla e procurerò investigare alla prima occasione.

(l) Non pubblicati.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (2)

T. GAB. R. SP. 87 Roma, 10 marzo 1915, ore 18.

(Per Berlino) Il R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue: (telegramma Gabinetto n. 111/43 da Vienna) (3).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Per Vienna). Telegramma di V. E. n. 43. Riservato speciale.

(Per entrambi) R. Governo aveva ritirato ogni sua proposta di discussione sui compensi di cui all'articolo sette (vedi telegramma n. 36/19 riservato speciale) (4) ma la situazione generale è troppo seria e la materia troppo importante per fare oggi questioni di pura forma e accettiamo la discussione sulla base ormai ammessa dal Governo I. e R. Non intendiamo fare nessuna comunicazione al Parlamento o al pubblico intorno all'avviamento dei negoziati*. Quando l'accordo sarà concluso sarà facile concertare tra i due Governi la forma della sua divulgazione*.

Tolta di mezzo la divergenza di massima sulla base da darsi ai negoziati, spero che si voglia addivenire sollecitamente alle trattative e condurle innanzi rapidamente per prevenire all'accordo, la cui conclusione deve assolutamente precedere, secondo mie ripetute dichiarazioni, qualsiasi azione militare austroungarica nei Balcani.

Tali trattative debbono farsi d1rettamente tra i due Governi, senza inter

vento di terzi.

(-4) Vedi serie V, vol. II, D. 799.

I punti di partenza da mettersi preventivamente in chiaro sono:

l) assoluto segreto dei negoziati. Ogni indiscrezione riguardo esistenza e andamento loro forzerebbe R. Governo a ritirare le sue proposte e a rompere le trattative;

2) quando l'accordo sia concluso esso dovrà portarsi immediatamente ad effetto. Altrimenti il R Governo mancherebbe della forza politica necessaria per ottenere dal Paese quella ratifica morale che sa,rebbe indispensabile per l'attuazione del.J'accordo concluso;

3) per eliminare nuove questioni ed attriti ed il ripetersi di incidenti incresciosi, e per lasciare insieme la necessaria libertà di movimenti a codesto Governo nella condotta della guerra, occorre che l'accordo investa l'intera durata della guerra stessa in quanto riguardi la possibile invocazione dell'articolo sette.

Quando codesto Governo accetti queste basi, ci dichiariamo pronti a specificare le nostre domande, restringendoci a quel minimo di compensi che riteniamo indispensabile per raggiungere gli scopi stessi dell'accordo invocato, cioè di eliminare durevolmente tra i due Stati le occasioni di attri'ti creando tra essi una situazione normale di cordialità e di possibile cooperazione verso comuni intenti di politica generale.

E pel grande e comune interesse di addivenire rapidamente ad un accordo, eliminando fin da principio ogni sospetto di volute dilazioni e lungaggini, proporrei che si stabilisse un termine di un paio di settimane per la durata delle trattative, trascorso il quale senza che si sia arrivati ad una conclusione ogni proposta fatta da una delle parti s'intenderebbe ritirata e come non avvenuta e si tornerebbe allo statu quo ante di reciproca libertà.

(l) -Vedi D. 75. (2) -Ed. in L V JOS, D. 42, con soppressione della frase tra asterischi, e, Integralmente, !n SONNINO, Carteggio, cit., D. 176. (3) -Vedi D. 60.
71

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (l)

T. GAB. R. SP. 88/9. Roma, 10 marzo 1915, ore 20.

Sir Rennell Rodd mi ha domandato consiglio se gli convenga smentire le fantastiche notizie date da qualche gio,rnale nazionalista into,rno al colloquio tra me e lui di lunedì 8 corrente e al suo supposto oggetto (2).

L'ho sconsigliato dall'occuparsene: più si smentiscono queste invenzioni messe fuori a bella posta per pescare qualcosa, e più s'incoraggia la stampa a continuare su questa via.

Rodd mi ha chiesto poi con qualche esitanza se potessi dirgli qualcosa intorno alle notizie che circolano sopra pretese trattative con l'Austria, e ad offerte di questa per vincolare la nostra azione.

partenza.

Ho risposto che non potevo impedire al principe di Btilow e alla stampa tedesca di spingere l'Austria ad offrirei mari e monti; ma che fino ad ora non sussisteva che questa ci avesse offerto nulla di positivo e che credevo poco che su questa via si giungesse mai a nulla di concreto. Certamente se in realtà ci si offrisse gratuitamente quello che possiamo desiderare non vi sarebbe Governo che potesse non accettare data la nostra situazione attuale.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 103. (2) -Su tale colloquio mancano notizie sia nel Diario, sia nella raccolta dei telegrammi In
72

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 445/64. Parigi, 10 marzo 1915, ore 21 (per ore 1,50 dell' 11).

Un amico che ha veduto Charles Benoist tornato da Roma mi ha riferito avergli questi detto che egli non aveva alcuna missione. Però prima di partire da Parigi aveva conferito con Delcassé, il quale gli aveva confidato che Potenze della Triplice Intesa erano d'accordo per evitare alla fine della guerra una Conferenza della pace alla quale avrebbero dovuto invitare i neutri e per regolare le condizioni della pace ed il futuro assetto d'Europa mediante trattative dirette tra di esse. Benoist ha detto essersi servito di questa confidenza di Delcassé presso V. E. e S. E. Salandra per dimostrare il vantaggio che l'Italia avrebbe ad intervenire nella guerra. Benoist ha detto poi che l'azione di Btilow a Roma si esplica non solo presso R. Governo ma anche presso l'Ambasciata francese alla quale secondo Benoist invierebbe emissari segreti per suggerire una pace tra Francia e Germania a spese del Belgio e dell'Inghilterra.

73

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. R. SP. 89/4. Roma, 10 marzo 1915, ore 21,30.

Da persona degna di fede mi è stato riferito che in taluni ambienti militari svizzeri si esprimono apprensioni circa possibilità di aspirazioni e di attacchi italiani concernenti il Canton Ticino.

Prego V. S. cogliere ogni più opportuna occasione per dissipare abilmente tali sospetti, che non hanno il menomo fondamento nella realtà dei nostri intendimenti (1).

8 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

(l) Per la risposta di Paulucci vedi D. 92.

74

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA S.N./360 (1). Londra, 10 marzo 1915.

Atteggiamento Autorità egiziane verso Senussi ha formato oggetto di ripetute insistenti mie osservazioni che credetti dovere alquanto accentuare nel mio colloquio di avantieri con Grey (2). Egli mi disse che, giuntagli la vigilia la risposta dall'Egitto, aveva incaricato Nicolson rendermene edotto.

Segretario di Stato che vidi successivamente mi fece comunicazione verbale che qui appresso riassumo:

« In deferenza desiderio Governo Italiano, Governo Egiziano ha già con gravi rischi, sulla propria frontiera, ristretto al massimo possibile rifornimento armi e vettovaglie, e pure deciso di adoperarsi nei limiti del possibile per stabilire buone relazioni tra Italia e Senussi. Governo Egiziano però non può considerare Senusso come un semplice Capo indigeno residente in territorio italiano, essendo egli in realtà un capo religioso influente, i cui seguaci sono stabiliti nell'Egitto e nel Sudan, e di cui " la residenza principale trovasi nella sfera libica" (allusione chiara a Giarabub). Governo egiziano ha profittato di ogni occasione per sconsigliare atteggiamento ostile Senusso contro gli Italiani, ma esso è convinto che il trattarlo come un semplice ribelle contro uno stato vicino ed amico condurrebbe ad un risultato contrario agli intenti dei due Governi. Come dimostrazione delle sue amichevoli intenzioni Governo Egiziano fa valere avvenuto arresto di El Baruni. Circa Halì el Magbub Governo Egiziano osserva che essendo egli il rappresentante del Senusso in Egitto riuscirebbe impossibile ostacolarne movimenti. L'altro individuo da noi indicato non è stato possibile identificare>>.

Non credetti opportuno entrare in una discussione che sarebbe stata inutile, sembrandomi preferibile attendere V. E. mi manifesti la sua impressione, indicandomi in pari tempo quei rilievi e quelle osservazioni che crederà dovere eventualmente formulare.

Nicolson accennò poi di passata ad informazioni giunte al Governo Egiziano di alcuni opuscoli in senso ostile fatti distribuire nelle località lungo frontiera egiziana per cura di un capo arabo di Bengasi nostro amico. Risposi la cosa mi pareva tanto assurda che non credevo mettesse conto di perdere il nostro tempo a discorrerne.

Nicolson non insistette pure osservando che Mac Mahon aveva in proposito telegrafato a Rodd. In un precedente colloquio due settimane fa Nicolson ebbe pure a menzionare incidentalmente essersi qui rilevata tendenza concordemente poco simpatica agli Inglesi di tutti i corrispondenti nostri giornali in

Egitto. Egli lasciò intravvedere intenzione di scrivermi una lettera particolare per segnalarmi il fatto che la più ostile di detta corrispondenza era stata riprodotta da un'Agenzia telegrafica Rumena che sembra essere sotto gli auspicii R. Legazione Bucarest. Premesso che della esistenza di detta agenzia io ero affatto ignaro, feci chiaramente capire a Nicolson avrei molto preferito egli non mi intrattenesse di una questione destituita a mio avviso di qualsiasi importanza, e nella quale l'azione mia non poteva certo esplicarsi con risultati pratici, vista l'impossibilità manifesta d'ingerirsi nelle corrispondenze dei giornalisti che scrivono a testa loro in base ad impressioni che raccolgono dove e come possono.

Nicolson non scrisse più la lettera né è più ritornato sull'argomento.

Devo a questo proposito rilevare che la simultaneità e concordia dei sentimenti niente simpatici verso l'Inghilterra, manifestati dalle corrispondenze di varii nostri giornali importanti, a cominciare dal Corriere della Sera, aveva colpito anche me, per quanto naturalmente di tale impressione non misi al corrente Nicolson. Ma sull'argomento di tutta la nostra politica egiziana, la quale, a mio subordinato parere, merita di essere seriamente riesaminata e precisata pel futuro sulla base di fatti concreti oramai definitivi ed ineluttabili, mi riservo, ad epoca più propizia, di sottomettere all'E. V. le rispettose e subordinate miQ vedute.

(l) -Copia tratta dall'originale manoscritto di Imperiali. Non è stato possibile rintracciare Il telegramma nella raccolta ordinaria In arrivo. Mancano pertanto le Indicazioni del numero d! protocoUo e della data d'arrivo. (2) -Vedi DD. 66 e 67.
75

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. 192. Roma, 11 marzo 1915, ore 15.

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 26 (1).

V. S. dovrà, nelle sue conversazioni con Zografos, mantenere fermo il noto punto di vista italiano circa l'Albania quale risulta da tutte le precedenti comunicazioni; ricordando a Zografos le categoriche assicurazioni date a più riprese dal Governo ellenico, che ha promesso di non procedere ad ulteriori avanzate in Albania senza il nostro consenso. Qualunque dichiarazione Zografos abbia fatto in passato noi vogliamo ritenere che egli, assumendo la responsabilità di Ministro degli Esteri, si renda conto della necessità di mantenere quelle stesse direttive che erano apparse opportune a Venizelos e che rendono possibili relazioni di fiducia e di amicizia fra Italia e Grecia. Gradirò conoscere via via telegraficamente le sue impressioni sugli atteggiamenti di Zografos a questo proposito (2).

(l) -Vedi D. 69. (2) -Vedi D. 167.
76

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 449/7. Nish, 11 marzo 1915, ore 17,40 (per. ore 3,40 del 12).

Pasic mi ha detto stamane che il nuovo Gabinetto greco da quanto gli consta non sarebbe in massima contrario alla guerra, ma vorrebbe sapere prima di entrare in azione quali vantaggi sarebbero assicurati alla Grecia. Venizelos invece era partigiano della partecipazione attiva agli avvenimentl che si vanno svolgendo nei Dardanelli, senza previe condizioni.

Quanto alla Bulgaria Pasic è di avviso che quel Governo non uscirà dalla neutralità se Triplice Intesa non assumerà impegno di ingrandimenti territoriali bulgari superiori al ragionevole ed al giusto. Egli crede che l'antagonismo e l'odio esistente fra greci e bulgari potrebbe essere causa di qualche sorpresa.

Serbia in ogni modo non potrà che rimanere spettatrice interessata ma è tranquilla di quanto accadrà nelle sue immediate vicinanze in relazione con la futura presa di Costantinopoli.

77

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 92/3. Roma, 11 marzo 1915, ore 20,10.

Il signor Kroupensky mi chiese se fosse vera la notizia venutagli da Vienna aver noi dichiarato a quel Governo che non ammettevamo una seconda invasione della Serbia.

Risposi che le cose non stavano precisamente in questi termini; ma che effettivamente avevamo ripetuto più volte a Vienna ciò che già era stato detto a più riprese dai precedenti Ministeri, cioè che consideravamo l'indipendenza e la prosperità della Serbia come interessi di prim'ordine per l'Italia. Intendevamo quindi essere avvisati delle operazioni che tendessero a metterli in pericolo.

Kroupensky mi domandò se erano vere le voci insistenti intorno a trattative tra noi e l'Austria per concessioni che ci dovrebbero essere fatte.

Risposi che non consentivo di rispondere a tali domande così nei riguardi dell'Austria come di qualsiasi altra Potenza, poiché eravamo liberi di trattare con chicchessia nell'attuale situazione, e quel che poteva non essere vero un giorno poteva diventarlo il giorno dopo, onde preferivo escludere a priori ogni specie di conferma o di smentita.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, cit., p. 104.

78

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 114/ 44. Vienna, 11 marzo 1915, ore 20,45 (per. ore 4,35 del 12).

Telegrammi Gabinetto di V. E. n. 65 (l) e 78 riservati speciali (2).

Persona di mia assoluta fiducia che è in relazione seguita con l'alto clero e il partito cristiano sociale mi ha riferito in via confidenziale che Deputato Erzberger che si proponeva di venire a Vienna per parlare fortemente all'Imperatore d'Austria, anche in nome dell'Imperatore di Germania, nel senso indicato nel primo dei telegrammi suddetti, avrebbe smesso per ora idea medesima in seguito alla decisione presa dal Coi1siglio della Corona di domenica scorsa di accettare una discussione con l'Italia sulla base da essa proposta. Per ciò che concerne l'altro scopo del viaggio di Erzberger a Vienna, quello cioè d'influire sul partito cristiano sociale credo dover far conoscere a V. E. che il partito medesimo sembra sia già guadagnato in certo modo alla causa di un accordo con l'Italia sulla base della cessione di territori della Monarchia. Il mio informatore mi ha detto che Fuchs Capo del partito, pur non tralasciando di usare a nostro riguardo espressioni piuttosto severe circa il nostro contegno e le nostre domande, si era espresso con lui nel senso che nelle circostanze presenti era indispensabile addivenire con l'Italia ad una intesa su quella base per ovviare ai pericoli a cui la Monarchia avrebbe potuto essere esposta in caso contrario.

Quanto all'alto clero, il mio informatore mi ha detto che esso non si dimostrava contrario ad una intesa con noi e credeva che ciò fosse da attribuirsi forse a una parola d'ordine pervenutagli dal Vaticano.

Circa il partito feudale artistocratico, che esso non debba essere in parte neppure contrario all'intesa lo deduco dal fatto che uno dei membri più influenti di esso, col quale sono legato da lunghi anni di cordiale amicizia, venne recentemente a vedermi e senza pronunziarsi sul merito delle nostre domande mi disse che era così convinto della necessità in cui si trovava la Monarchia di accordarsi coll'Italia, che si proponeva di parlarne al barone Burian per dimostrargli la convenienza di non « ménager » più oltre l'Imperatore.

Non ho bisogno di dire a V. E. che io mantenni nel colloquio con questo alto personaggio il più assoluto riserbo.

Aggiungo per informazione di V. E. che, sebbene questa stampa serbi il massimo silenzio in proposito, non solamente nei circoli bene informati, ma anche nel pubblico viennese, si sa che il Consiglio della Corona di domenica, cui oltre i Ministri comuni e Arciduca Ereditario assistette anche Conrad giunto appositamente dal Quartiere Generale, trattò delle questioni concernenti Italia decidendo di addivenire ad un accordo con noi. E si è pure diffusa la voce che i negoziati in proposito siano stati già iniziati.

(l) -Vedi D. 11. (2) -Vedi D. 29, nota 7.
79

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 113/56. Berlino, 11 marzo 1915, ore 22,27 (per. ore 5).

Mi risulta in modo positivo che fra le influenze che qui si fecero valere

perché contrariamente alla tendenza statami manifestata da Jagow [26 scorso]

(mio telegramma Gabinetto n. 43) (l) fosse esercitata una ulteriore ed energica

pressione sull'Austria-Ungheria nel senso di un accordo coll'Italia figurò in

prima linea quella del Maresciallo Hindenburg che ebbe negli ultimi giorni un

colloquio col Cancelliere. Egli avrebbe addotto motivo determinante tratto dalla

situazione militare. Si pretende persino che per decidere l'Austria ad un simile

sacrificio la Germania le avrebbe promesso in compenso una notevole rettifi

cazione di frontiera in Slesia. Benché la notizia mi fosse già da tempo da più

parti confidata essa non mi sembrava abbastanza attendibile per riferirla a V. E.

Oggi però che mi è confermata anche da fonte degna di fede credo doverne far cenno pur con ogni riserva sulla sua esattezza (2).

80

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 450/65. Vienna, 11 marzo 1915, ore 22,45 (per. ore 7,30 del 12).

Telegrammi di V. E. Gabinetto n. 175 (3) e n. 183 (4).

Dalle indagini da me fatte in via indiretta e confidenziale non sembra che il Governo I. e R. progetti in questo momento almeno una spedizione militare contro il Montenegro per conquistare il Lovcen, né una nuova azione militare contro la Serbia.

Da quanto è dato dedurre dalle scarse notizie militari che si possono qui raccogliere, l'esercito dei Balcani, a parere di questo Addetto Militare, non sarebbe attualmente in grado di esplicare un'azione su vasta scala come sarebbe un attacco contro il Montenegro e la Serbia. Tutti gli sforzi di questo Stato Maggiore sono ora rivolti a fronteggiare le forze russe in Galizia, nei Carpazi ed in Bucovina. Per impiegare quindi in questa direzione, e specialmente attraverso i Carpazi, il massimo di forze, molte truppe che facevano parte dell'esercito suddetto sarebbero state trasportate, a quanto consta al Maggiore Tellini, dal sud al nord e cioè il settimo, il dodicesimo e sembra pure il sedicesimo Corpo

d'Armata. Per cui l'esercito balcanico si comporrebbe ora esclusi i molti battaglioni della Landsturm soltanto del 15° Corpo, forse di parte del 7° e di una divisione autonoma.

Ciò non toglie per altro che si continui a fare al sud tutti i preparativi, come raccolta di mezzi, costruzioni di strade ecc., in previsione di una ripresa dell'offensiva contro il Montenegro e Serbia ove le contingenze militari e politiche lo consentissero.

(l) -Vedi serie V, vol. II, D. 875. (2) -Ritrasmesso a Vienna con t. gab. r. sp. 98/55 del 13 marzo, ore 9. (3) -Vedi D. 34. (4) -Vedi D. 52, nota 2 e D. 53, nota 5.
81

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 115/45. Vienna, 11 marzo 1915, ore 22,45 (per. ore 4 del 12).

Mio telegramma Gabinetto n. 36 riservato speciale (1). Giornali di stamane pubblicano circa azione militare austro-ungarica ad Antivari il seguente comunicato dell'Ufficio Stampa del Quartiere Generale:

«La nostra ultima azione navale ad Antivari dell'l e 2 marzo corrente è stata rappresentata da parecchi giornali in modo del tutto erroneo. A questi resoconti inesatti riprodotti da giornali esteri venga contrapposta la seguente versione autentica delle cose. Il 1° marzo alle due e mezzo antimeridiane tre torpediniere nostre accompagnate da tre cacciatorpediniere entrarono nel porto di Antivari sbarcando un reparto che incendiò e distrusse i depositi accumulati nei magazzini al molo in pietra. Il molo in legno costruito recentemente con rotaie e gru per far sbarcare più rapidamente i trasporti francesi venne completamente demolito facendolo saltare; il cosiddetto yacht Rumija che da anni non veniva più adoperato che per il trasporto di merci negli ultimi mesi era adoperato come rimorchiatore dei velieri caricati in Albania con merci di contrabbando, il quale era stato finora risparmiato nel corso delle nostre azioni, venne tratto fuori dal porto interno e siccome il mare burrascoso impediva di condurlo via, esso venne affondato innanzi all'entrata del porto. Durante queste operazioni nostre navi vennero fatte segno per un'ora al fuoco ininterrotto e sempre più violento di cinque batterie ma non vennero colpite. Le torpediniere hanno risposto soltanto con le mitragliatrici al fuoco di fucileria sparato contro di loro e contro i reparti sbarcati ed oltre a ciò vennero sparate alcune granate a brevissima distanza contro due lance contenenti merci ed una venne affondata. La città non venne affatto colpita; dai cacciatorpediniere non venne sparato dentro e davanti al porto nemmeno un solo colpo. Perfino le grandi quantità di benzina depositate a terra non vennero distrutte a cagione del grave pericolo per due velieri di nazionalità sconosciuta ancorati a brevissima distanza dinanzi ad esse. Le narrazioni raccapriccianti di fonte montenegrina relative ad un bombardamento della città, a molte case distrutte ed incendiate al gran

numero di cittadini soprattutto di donne sepolti sotto le macerie ed uccisi dagli shrapnels non sono che invenzioni tendenziose le quali erano, nel momento presente, da aspettarsi con sicurezza per parte degli avversari».

Mi riservo nel colloquio di domani (l) con il barone Burian di parlargli dell'argomento per conoscere la risposta che mi promise darmi sabato scorso circa le operazioni suddette dopo che a·;:·ebbe assunto le necessarie informazioni alla Sezione di Marina.

(l) Vedi D. 37.

82

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (2)

L.P. Berlino, 9-11 marzo 1915.

La tua sempre gradita lettera di ier l'altro (3) m'è stata rimessa stamane dal corriere, al momento che rientravo dall'Auswartiges Amt, dove Jagow mi aveva comunicato la risposta favorevole di Burian sulla famosa questione di massima (4).

A che cosa sia stato precisamente dovuto questo risultato -ottenuto ancora più rapidamente di quanto non lasciassero supporre le cose stateti dette ultimamente da Burian -non oserei affermare in modo sicuro. Certo, vi ha molto contribuito, come tu dici, l'intervento personale di quel bravo ragazzo dell'Arciduca Ereditario: ma questo stesso intervento da qual movente è stato determinato? Io credo che qui abbiano fatto su Vienna una pressione anche maggiore di quanto non abbiano voluto dire: non certo per simpatia per noi, ben inteso, ma perché non hanno alcuna voglia di ingolfarsi in nuove complicazioni ed esporsi a nuovi pericoli per una causa che, dopo tutto, non li riguarda.

L'opinione pubblica si esprime generalmente in questo senso, e alcuni giornali hanno «làché » l'Austria in un modo così aperto e brutale, che si è provato il bisogno -in seguito, ne son certo, a rimostranze di questo mio collega -di obbligarli ad attenuare il loro linguaggio il giorno dopo. Ma, se cosi si pensa e si vuole, è anche perché la situazione sul teatro della guerra è ben !ungi dall'essere così favorevole come vorrebbero far credere: «l'annientamento della forza offensiva della Russia» che già più volte era stato proclamato come sicuro, non è stato nemmeno ora ottenuto: i Russi attaccano di nuovo con forze sempre rinnovantisi, dai Carpazi minacciano sempre l'Ungheria, e la evacuazione da parte loro della Galizia continua ad essere un pio desiderio. È quindi naturale che a Berlino, e in definitiva anche a Vienna, si siano resi conto della necessità assoluta di far tutto il possibile per evitare di mettersi sulle spalle un nuovo e relativamente potente nemico -anche a costo dei più gravi e. per

Vienna, più umilianti sacrifici. Perché davvero non si può immaginare nulla di peggio in questo senso: chi l'avrebbe detto, ancora un mese fa? E con tutto ciò, io concordo interamente nel tuo parere che questa « tardiva resipiscenza » non basta a salvare la situazione, e che la guerra permane inevitabile, perché i nostri governanti la vogliono fare ad ogni costo. Bisogna soltanto vedere come ci si prenderanno per condurre le cose al punto voluto. Io credevo che Sonnino avrebbe cominciato col sollevare obiezioni per il fatto che la comunicazione non gli veniva direttamente dall'Austria, ma passava per il tramite della Germania. Ma l'obiezione non fu sollevata; vedo invece da un telegramma giunto or ora (l) (ho dovuto interrompere ieri la mia lettera, e ti scrivo questa, la mattina del 10). che ha risposto subito a Biilow che egli non ha intenzione di fare dichiarazioni di alcuna specie al Parlamento, finché l'accordo non sia stato definitivamente conchiuso. Questa risposta me l'aspettavo, e, a dire il vero, la trovo anche giusta, perché se si facesse ora alla nostra Camera la semplice dichiarazione che si avviano negoziati coll'Austria per cessione di territorio, ciò solleverebbe una polemica così violenta e darebbe luogo a pretese così esagerate, da far sorgere subito il pericolo di una rottura. Ma, d'altra parte, si capisce benissimo come a Vienna, e anche qui, si tenga ad una dichiarazione che dovrebbe suonare, in fondo, come una conferma della Triplice Alleanza, e darebbe di fronte alla Triplice Intesa, la prova palpabile che non siamo ancora completamente risoluti alla guerra, tentando la via dei negoziati sulla base del Trattato.

V'è dunque a prevedere che, già per questo, vi sarà disaccordo e viva discussione. Ma poi, anche nel caso che questa difficoltà venga superata, quante altre ve ne saranno a superare! Prima di tutto, quella dei limiti della cessione. Il linguaggio che Sonnino ha tenuto a Biilow (2) lascia aperto l'adito a qualsiasi interpretazione: da un lato, colla frase del «temperamento alieno dagli eccessi» sembra abbia voluto escludere Trieste, cui Biilow aveva fatto allusione; dall'altro lato, colla frase dell'« opinione pubblica diventata più esigente e belligera » sembra abbia voluto far comprendere che si andrà più in là delle domande primitive di Trentina e rettifica all'Isonzo... Poi vi sarà la questione del « compenso fisso » per qualsiasi entrata in azione dell'Austria nei Balcani, e del compenso «condizionale e proporzionale» per qualsiasi vantaggio che all'Austria ne venisse a ritrarre (3). Poi, finalmente e specialmente, la questione del punto 5°; la pretesa che per i territori ceduti abbia luogo il trapasso immediato di proprietà, seguito dalla nostra occupazione. A questo, malgrado tutto, mi pare impossibile che l'Austria si rassegni a consentire. Jagow mi fece ieri in proposito qualche fuggevole accenno -non avendo io avuto alcuna diretta istruzione di intrattenervelo -mi rispose subito che non era naturalmente nemmeno il caso di parlare di una simile domanda, che avrebbe fatto andare a monte tutto il negoziato; ma poi, viceversa, continuò a parlarne, tanto da !asciarmi l'impressione che non fosse assolutamente da escludersi che finissero col cedere anche su questo punto. E tale mia impressione è stata confermata da una frase della tua lettera, in cui dici: «almeno per ora» qui si ammetterebbe, ecc. Io, lì per lì, dissentendo con Jagow, ho tirato

fuori un argomento, che pare "'una mauvaise plaisanterie », ma che può forse non mancare di fondamento. Dissi che la cessione immediata doveva sembrare all'Austria meno ostica, appunto perché fatta ora, non come conseguenza della guerra, ma come atto spontaneo della sua volontà nelle relazioni con un alleato, che non fatta dopo la guerra, quando sarebbe apparsa, se essa fosse vinta, come una conseguenza di più della disfatta, e, se fosse vittoriosa, come una perdita atta a diminuire gli effetti della vittoria. Ma Jagow non ebbe l'aria di essere persuaso. Vi sarebbe poi anche -ma questo non lo dissi a Jagow s'intende, -a prendere in considerazione che, soltanto col mezzo della cessione immediata e di fatto si potrebbe torse avere una garanzia della nostra neutralità. Dico «forse» perché non son sicuro che nemmeno questo basterebbe. Jagow mi parlò poi di un'altra cosa, che mi pregò di non riferire ancora a Roma: cioè il desiderio di Burian, cui egli ha già consentito, che i negoziati si facciano a Berlino (1). Come comprenderai, nessuna comunicazione poteva essermi più spiacevole. È l'idea della <<conversazione a tre » (2), che sbuca di nuovo in un altro stadio e in condizioni un po' diverse dalla prima volta, ma sempre collo svantaggio per noi, che ci troveremo uno contro due. E poi, per questi negoziati, o manderebbero qui un altro a condurli, e la mia dignità -per quanto già soggetta a sì dure prove -non mi permetterebbe di rimanere; oppure si rassegnerebbero, per una ragione qualunque di opportunità, a !asciarli condurre da me, e allora, data l'aperta, completa e umiliante sfiducia che continua a dimostrarmi Sonnino, la mia situazione diventerebbe spaventosamente difficile. Ma credo che cominceremo col declinare addirittura la conversazione a tre, e la questione sarà così senz'altro risoluta. In un modo o nell'altro, ripeto. come l'hai sempre ripetuto tu, l'accordo fallirà: e fallirà perché da noi lo si v11ol far fallire, perché si vuole ad ogni costo la guerra! E la cosa non par nemmeno credibile, quando si pensa che un'occasione come questa non s'è forse mai presentata nella storia, di ottenere un notevole aumento di territorio e la realizzazione di aspirazioni nazionali secolari, senza colpo ferire, senza esporre il paese ai pericoli e ai disastri della guerra! Al punto cui son giunte le cose -un punto cui, anche poche settimane or sono «era follia sperare » basterebbe che ci mostrassimo un po' ragionevoli per poter considerare n Trentina come ormai già nostro. E invece no. si vuol correre il rischio di non averlo, e magari di perdere qualcosa d'altro, e, in ogni caso, di perdere centinaia di migliaia d'uomini e centinaia di milioni di danaro, semplicemente perché alla Consulta, e a Palazzo Braschi e al Quirinale hanno paura dell'Idea Nazionale e del Corriere della Sera, i quali gridano tutti i giorni che la neutralità è il suicidio dell'Italia come grande Potenza. E quando mi si mette di fronte il dilemma: o la guerra, o la rivoluzione, io ho quasi voglia di rispondere: ebbene, meglio la rivoluzione, che, dopo tutto, può essere repressa e causerà minori danni che non

la guerra.

E poi, forse che, come tu ben dici, il pericolo della rivoluzioine è evitato, facendo la guerra, con quel po' po' di agitazione socialista che già fin d'ora -la notizia giunge in questo momento -ha fatto scoppiare, per esempio, lo sciopero generale a Carrara? Ma questi sono argomenti che non contano per i guerrafondai, i quali

invece da qualunque cosa traggono nuovo motivo per spingere alla guerra contro i nostri ex alleati. Ora stanno facendolo, l'hai visto, a proposito dell'attacco ai Dardanelli, dal quale essi deducono -e mi pare che il governo stia come sempre con loro -conclusioni diametralmente opposte a quelle che se ne dovrebbero logicamente dedurre. Ma il loro modo di ragionare è sempre lo stesso; come, per evitare il pericolo slavo nell'Adriatico, dobbiamo aiutare gli slavi a stabilircisi, così, per evitare il dominio della Triplice Intesa nel Mediterraneo, dobbiamo aiutare la Triplice Intesa a prendere Costantinopoli e a distruggere la Turchia; purché si gridi: «abbasso l'Austria» e si dica che la Germania è barbara. Tutto ciò che ora accade prova sempre più, del resto, l'enorme bestialità che è stata qui commessa, obbligando la Turchia ad entrare nella guerra: naturalmente non lo vogliono ancora ammettere, ma vedo che cominciano a rendersene conto.

La mia lettera minaccia di diventare troppo lunga e devo ancora parlarti di due o tre argomenti particolari. Prima di tutto, della singolare comunicazione che ti fu fatta da Tschirschky (l). Io avevo avuto l'impressione, al primo momento, che si trattasse di una cosa combinata fra i due Imperatori; ed ero un po' in pensiero per l'effetto che poteva produrre il tuo rifiuto eventuale, che ti fosse prescritto da Roma. Ma dalle spiegazioni datemi da Jagow e che telegrafai ieri al ministero (2) il quale spero te le avrà comunicate -risulta invece che non è così, che i due Imperatori non ne sapevano nulla, e che la cosa era stata suggerita da Austriaci qui di passaggio -fra gli altri, credo il conte Larisch -che, conoscendo i sentimenti del vecchio Sovrano per te, avevano pensato che una tua parola avrebbe potuto riuscire più di tutto efficace. E son propenso a crederlo anch'io, pur compiacendomi con te, in fondo, che il tuo intervento non sia stato più necessario. Come sembra non lo sia più queno de'l deputato Erzberger, circa il quale telegrafai ultimamente (3); ho saputo dappoi, e l'ho pure telegrafato a Roma (4), che egli ha rilnunciato al suo viaggio a Vienna; del che mi rallegro senza riserva perché, pur essendo pieno di buona volontà, è uomo da mettere i piedi in tutti i piatti.

Alla domanda che avevo io pure rivolta al ministero, circa la Potenza cui affidare in certe eventualità la protezione dei nostri interessi (io avevo proposto l'Olanda, perché all'ambasciata di Spagna sono sopraccarichi di lavoro, e più o meno rammolliti), è stato risposto che « pur apprezzando le mie considerazioni di fatto» -mi ha molto stupito la frase insolitamente cortese! -si era deciso che quella Potenza dovesse essere la Spagna. Quando?.....

Ho paura, intanto, che questa mia debba essere proprio l'ultima che ti scrivo per corriere. Il prossimo non tornerà più, a quanto avrai visto, da Berlino a Vienna, proseguendo invece direttamente per l'Italia, via Monaco. Io non potrò dunque, purtroppo, scriverti più, ma tu sì; e ti supplico, finchè è possibile farlo, di non !asciarmi mancare le tue lettere, che sono per me un appoggio e un conforto grande, quasi il solo -oltre quello della mia coscienza -nelle penosissime condizioni in cui mi trovo.

11 mattina.

Ricevo in questo momento il telegramma ministeriale del tuo colloquio con Buriàn e la risposta di Sonnino (l).

Dunque niente conversazione a tre (del che Jagow sarà furioso), esecuzione immediata dell'accordo, e termine fisso per la durata delle trattative. Tutto ciò somiglia terribilmente ad un ultimatum. Prepariamoci!

Sai dirmi perché nei telegrammi di Sonnino non è mai stato fatto cenno di Macchio? Che abbia interrotto le sue relazioni con lui? O lo tratta, come tratta me, di « quantité négligeable »?

(l) Vedi D. 94.

(2) Ed. in Carteggio .4varna-Bollati, cit., pp. 71-76.

(3) -Vedi D. 50. (4) -Vedi D. 59. (l) -Vedi D. 63. (2) -Vedi D. 55. (3) -Vedi D. 18. (l) -Bollati non riferì a Roma su questa conversazione, ma, per alcuni punti di essa, si veda il successiv o colloquio con Jagow al D. 83. (2) -Vedi serie V, vol. II, 844. (l) -Vedi D. 41. (2) -Vedi D. 64. (3) -Vedi D. 29. (4) -Vedi D. 56.
83

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 116/57. Berlino, 12 marzo 1915, ore 12 (per. ore 18).

Biilow aveva riferito al suo Governo le cose stategli dette da V. E. (Telegramma di V. E. Gabinetto n. 86) (2) ma Jagow non era stato ancora informato da Vienna dei particolari del'ultimo colloquio fra Avarna e Burian (telegramma di V. E. Gabinetto n. 87 riservato speciale) (2). Ho creduto quindi opportuno, in una conversazione che ebbi con lui ieri sera, di metterlo al corrente e di fargli conoscere le basi sostanziali ed i punti di partenza che nel pensiero di V. E. debbono essere dati alle trattative da iniziarsi a Vienna. Jagow logicamente [ha osservato] che rimane in tal modo esclusa la progettata conversazione a tre (3). Egli non aveva alcuna obiezione a sollevare in proposito. Quella conversazione che era stata proposta dal Cancelliere in uno stadio precedente della questione poteva servire, a suo avviso, anche nello stadio attuale a facilitare una intesa fra i due Governi ma poiché il R. Governo non è di questo parere e sembra che anche il Governo austro-ungarico non vi insista, Jagow diceva essere ben lieto di rinunziare per questa volta alla impresa « sempre irta di difficoltà » di mettere d'accordo l'Austria-Ungheria e l'Italia e di lasciare che i negoziati si svolgano direttamente fra i due Governi. Siccome egli aveva accennato all'idea stata emessa, a quanto pare, dal barone Buriàn, di dare per l'avvenire una nuova forma all'articolo settimo del Trattato che nella sua attuale redazione non risponde più alle circostanze di fatto, io gli risposi che questa era una questione da poter eventualmente discutere più tardi; ora si tratta invece di intendersi per dare all'articolo nella forma esistente quella pratica applicazione che gli avvenimenti hanno reso indispensabile e sommamente urgente. Circa l'urgenza Jagow consentiva con V. E.: mi domandò soltanto come doveva essere compresa la frase «un paio di settimane» da Lei impiegata. Risposi che letteralmente

un paio vuole dire due: nell'uso comune vi si può forse dare un significato alquanto più largo come di qualche giorno di più, non però così largo come l'espressione tedesca corrispondente.

Jagow trovava pure giustissimo l'obbligo del segreto circa i negoziati. Soltanto pel secondo dei punti di partenza indicati da V. E. Jagow temeva che incontrasse a Vienna gravissime resistenze: egli credeva molto difficile che il Governo austro-ungarico e l'Imperatore consentissero a che mentre dura la guerra, la Monarchia si spogliasse di territori da essa posseduti. Egli soggiungeva che questa era una domanda nuova messa fuori ora per la prima volta da V.E.

Risposi subito che ciò non era esatto: che V. E. ne aveva parlato fin dalle sue rime conversazioni con Btilow tanto è vero che vi si era discusso circa la sorte dei soldati trentini combattenti ora sotto le bandiere austriache (telegramma di V. E. Gabinetto n. 5 riservato speciale del 15 gennaio) (1). Quanto al fondo della questione dissi che dal nostro punto di vista l'esecuzione immediata dell'accordo era una « condizone sine qua non >> siccome quella che sola poteva dare al R. Governo la forza necessaria per dominare le correnti contrarie che senza dubbio si manifesterebbero nel Paese. Ma aggiunsi che a mio avviso quella esecuzione immediata era anche nell'interesse dell'Austria. Doveva sembrare, dissi, meno ostico alla Monarchia l'effettuare in questo momento una cessione di territorio che apparirebbe come un atto estraneo alla guerra dipendente da accordi ed impegni alla guerra preesistenti, che non l'effettuarla dopo la conclusione della pace quando, se Austria fosse vinta essa parrebbe aggravare le conseguenze della disfatta e se fosse vincitrice, attenuare gli effetti della vittoria.

Jagow non mi [sembrò] molto persuaso di questo mio ragionamento; non mi fece però nemmeno l'impressione (benchè a parole dicesse il contrario) di credere che la resistenza austriaca sarebbe stata assolutamente insormontabile. Intanto prese nota di quanto gli avevo detto e concluse che aspettava con vivissimo interesse ulteriori notizie da Vienna.

(l) -Vedi D. 70. (2) -Vedi D. 63. (3) -Vedi serie V. vol. II, D. 844.
84

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1900/109 Sofia, 12 marzo 1915, ore 13 (per. ore 15,45 del 13).

Da ieri travasi Sofia Halil bey, Presidente della Camera ottomana, che ha avuto colloquio con Radoslavoff. In alcuni di questi circoli politici è corsa voce che Germania ha fatto nuovamente energiche pressioni presso questo Governo per suo intervento in favore Turchia. Perciò si suppone che Halil bey sia qui ve

(lJ Vedi serie V, vol. II, D. 633.

nuto per ottenere concorso bulgaro contro azione Triplice Intesa nei Dardanelli promettendo in cambio immediata retrocessione linea Enos-Midia. Halil bey proseguirebbe per Berlino. Fino ieri sera Legazione Triplice Intesa nulla sapevano su presunta missione Halil.

85

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1942/111 Sofia, 12 marzo 1915, ore 13 (per. ore 19,45 del 14).

Nell'attuale gabi:netto si manifestano due tendenze l'una rappresentata da Radoslavoff che tenderebbe ad intervenire in Tracia o addirittura cooperando colla Triplice Intesa o almeno non mettendosi in aperto contrasto, l'altra rappresentata dai Ministro Tancevisti sempre propensi seguire pressioni di Vienna e Berlino.

Da quanto mi si assicura il Re in questo momento non è più sicuro della vittoria austro-tedesca e potrebbe forse egli stesso, dinanzi allo svolgersi degli avvenimenti, mutare politica finora seguita provocando questa crisi ministeriale di cui al mio telegramma n. 101 (l) che minacciata per divergenze di cui sopra fu in seguito evitata a cagione della crisi ministeriale greca la cui soluzione avrebbe potuto creare nuova situazione nei Balcani. Caduta di Venizelos e dichiarazioni di neutralità del Ministero greco furono accolte con soddisfazione e vi è chi pensa che si potrebbero sfruttare possibili malumori dalla Triplice Intesa verso la Grecia per realizzare aspirazioni bulgare a detrimento di questo Stato, cooperando eventualmente anche colla Triplice Intesa in Tracia. Forse anche i circoli dirigenti non sono estranei a queste considerazioni giacché tutti partiti potrebbero trovarsi d'accordo per imporsi alla Grecia. Ma la Germania e Austria non lasciano nulla intentato per neutralizzare tendenze contrarie alla loro politica e prova ne sarebbero nuove pressioni e possibili tentativi d'accordo con Halil bey di cui al mio telegramma n. 109 (2) che avendo per oggetto cessione immediata della Tracia possono essere forti argomenti di persuasione per Ministri Stambulovisti e Tancevisti.

Noto corrispondente del Times Bourchier che ritiene Radoslavoff non essere disposto avversare Triplice Intesa è di avviso che fra breve Bulgari ritorneranno alla linea Enos-Midia, non già per possibili offerte di Halil bey, ma per lo svolgersi degli avvenimenti attorno agli Stretti.

Egli dice tanto il Re Ferdinando quanto Governo bulgaro non possono mettersi in contrasto coll'azione della Triplice Intesa.

(2} Vedi D. 84.

(l) Con t. 1759/101 del 7 marzo, ore 13, Cucchi aveva comunicato: «Presidente e Vice presidente Sobranje stamane hanno diffuso voci possibile crisi m!n!ster!ale per divergenze su attitudine che dovrebbe tenere Bulgaria, essendosi rafforzate correnti che chiedono Intervento bulgaro per rioccupare linea Enos-Mid!a ».

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (l)

T. GAB. R. SP. 93/10. Roma, 12 marzo 1915, ore 20.

Rilevo dal telegramma di V. E. n. 66 (2) Grey averLe risposto sembrargli in tesi generale le nostre condizioni alquanto eccessive e considerevolmente oltrepassanti quelle enunciate nelle conversazioni dell'agosto 1914.

Approvo la risposta data da V. E. a Grey.

In merito alle aggiunte da noi fatte alle condizioni dell'agosto scorso conviene osservare che Valona è ormai pacificamente in nostre mani e che per il resto l'aggiunta principale è costituita dalla Dalmazia. Ora, per quanto concerne la Dalmazia, è opportuno ricordare che 1'8 agosto 1914 Sazonov disse a Carlotti <<che l'Austria-Ungheria non può opporsi validamente all'occupazione del Trentina, di Trieste, della Dalmazia e di Valona » (3) E 1'11 agosto Carlotti riferiva: « Quanto all'acquisto della Dalmazia, da Zara a Ragusa, Sazonov ha espresso voti che l'Italia garantisca alle popolazioni slave libertà religiose e culturali che sarebbero nel suo stesso interesse per la cordiale convivenza dei due elementi» (4} Con queste parole il Ministro deg~i Affari Esteri russo veniva implicitamente a consentire un nostro acquisto della Dalmazia. Ricordo quanto precede a V. E. perché è evidente che Inghilterra e Francia non potrebbero essere per la Dalmazia meno consenzienti con noi di quello che non si sia dimostrata la Russia.

87

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI E A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. 94 Roma, 12 marzo 1915, ore 20,15.

(Per Vienna) Ho telegrafato al R Ambasciatore a Berlino quanto segue:

(Per entrambi) Agenzie telegrafiche pubblicano che «servizio radiotelegrafico tedesco ha dato ufficialmente la notizia che tra Austria-Ungheria e Italia sono state iniziate delle trattative con buone prospettive di ,accordo. Frankturter Zeitung avrebbe poi stampato che viene assicurato da fonte degna di fede che nei circoli competenti si sia fermamente decisi a cercare la base fondamentale per una più larga intesa delle Potenze della Triplice » e che «circa le trattative tra Italia ed Austria-Ungheria il primo passo, e forse quello decisivo, è stato fatto ».

(2} Vedi D. 67. (3} Vedi serie V, vol. I, D. 133. (4} Vedi serie V, vol. I, D. 194.

Prego V. E. telegrafarmi se sussista il fatto della comunicazione ufficiale al servizio radiotelegrafico tedesco (l).

Ricordo a questo proposito che io dissi il 9 corrente al principe di Biilow che «non avevo alcuna intenzione di far qualsiasi dichiarazione sul fatto dei negoziati avviati, né durante i negoziati stessi» (2)

Come ho avvertito nel mio telegramma n. 87 del 10 marzo (3) era mia opinione che fosse indispensabile il mantenimento assoluto segreto dei negoziati in corso, perché ogni dichiarazione rendeva più difficile la loro riuscita, eccitando l'opinione pubblica.

(l) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 178.

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L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 454/52 Pietrogrado, 12 marzo 1915, ore 21,08 (per. ore 4 del 13).

In queste sfere ufficiali non si presta credito finora alla notizia di un imminente accordo austro-italiano per rettificazione frontiera, ma si considerano esatte le informazioni giunte a questo Governo circa trattative in proposito condotte dalla Germania a Vienna ed a Roma. Impressione in dette sfere non è naturalmente favorevole in quanto si suppone che Italia impegnerebbesi a neutralità definitiva in compenso concessioni ottenute, ma si propende a ritenere che Governo italiano non affretterà sue decisioni in vista delle molteplici alternative che può offrirgli la complessa situazione internazionale nella quale sono in giuoco altri suoi importanti interessi.

89

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. U. 120/ 140 Bucarest, 12 marzo 1915, ore 21,10 (per. ore 6,45 del13).

Mio telegramma gabinetto n. 136 (4).

Scopo dell'udienza è stato in primo luogo quello di domandare al Re Ferdinando che la Romania autorizzi passaggio materiale guerra destinato Turchia ed in secondo luogo quello di informare Sua Maestà dello stato dei rapporti itala-austro-tedeschi. Ministro di Germania ha insistito molto sulla prima domanda osservando che la Turchia è assolutamente sprovvista di munizioni, ma il Re Ferdinando ha risposto che non stava a lui bensì al suo Governo decidere circa i permessi di transito.

(-4) Vedi D. 61.

Circa relazioni tra Italia ed i due Imperi Centrali Ministro di Germania ha detto a Sua Maestà che il Gabinetto di Berlino era riuscito a convincere quello di Vienna a fare all'Italia alcune importanti concessioni e che si sta trattando in questo momento a Roma su tale base. Egli ha poi aggiunto che se, come tutto lascerebbe credere, queste trattative riuscissero, Gabinetto Salandra verrebbe sostituito da un altro Gabinetto il quale si pronunzierebbe per la neutralità fino in fondo.

Mi risulta che Bratianu cui è stato riferito quanto precede non l'aveva preso molto sul serio, ma ora comincia a preoccuparsene in seguito ad un telegramma del Ministro di Romania a Vienna, il quale annunzia addirittura come concluso l'Accordo itala-austriaco. Re Ferdinando, che ne era stato molto impressionato fin dal principio, lo è naturalmente anche più ora ed a mezzo di persona di fiducia sua mi ha fatto chiedere con molto interesse informazioni in proposito.

Ministro di Germania ha messo in giro voci di questo genere anche nella società e nei circoli politici e giornalistici di Bucarest. Prego mantenere segreto su quanto precede (1).

(l) -Vedi D. 99. (2) -Vedi D. 63. (3) -Vedi D. 70.
90

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 452/141 Bucarest, 12 marzo 1915, ore 21,30 (per. ore 1,50 del 13).

Mi si assicura che la Bulgaria avrebbe già fatto ad Atene e si proporrebbe fare passi qui perché Bulgaria, Grecia e Romania si mettano d'accordo circa futuro regime degli Stretti.

91

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 117/67 Londra, 12 marzo 1915, ore 22,45 (per. ore 4,10 del 13)

Finora Grey non mi ha più dato segno di vita.

Io non mi muovo sembrandomi desiderabile di non mostrare premura. In vista eventuale discussione con Grey in merito alle nostre condizioni, mi riuscirebbe utile conoscere in tempo apprezzamenti e impressioni raccolte dai miei colleghi in Parigi e Pietroburgo, qualora da parte di Delcassé e di Sazonov si sia con loro accennato alle mie recentissime conversazioni con Grey (2). Sarei quindi

9 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

assai grato a V. E. di comunicarmi, ave Ella lo creda opportuno, i loro telegrammi sull'argomento Mi sarebbe pure gradito ricevere ordini di V. E. circa il mio contegno e linguaggio con Cambon e Benckerdorff coi quali in conformità degli ordini del Marchese di Sangiuliano (l) io mi sono nora scrupolosamente astenuto da qualsiasi accenno alle conversazioni con Grey.

(l) -Sonnino telegrafò subito a Fasciotti: «Prego S. V. smentire presso Re Ferdinando come presso Bratianu che qualsiasi accordo sia stato concluso con Austria-Ungheria. Nostra azione è interamente libera» (T. gab. 194 del 13 marzo, ore 12). (2) -Vedi DD. 14, 36 e 67.
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IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. P. 912/143. Berna, 12 marzo 1915.

Ai telegrammi di Gabinetto del 7 dell'B e dell'll corrente nn. 74/3, 172/2 e 89/4 (2), che si riferivano tutti, più o meno direttamente, alle intenzioni del Governo Federale ed ai sentimenti delle popolazioni svizzere a nostro riguardo nel grave momento attuale, chiedo a V. E. di permettermi di rispondere, meglio di quel ch'io possa farlo telegraficamente, con un rapporto particolareggiato che, ad ogni buon fine, mi propongo di consegnare io stesso domani alle RR. Autorità di frontiera pel suo pronto e sicuro recapito a destinazione

Entrando subito in argomento, ripeto all'E. V. quanto ebbi già l'onore di dichiarare nell'ottobre scorso, senza ambagi e reticenze, al compianto Marchese di Sangiuliano e al Presidente del Consiglio. Ero allora e sono oggi più che convinto della lealtà e della serietà colle quali il Governo elvetico ed il suo popolo sapranno difendere la neutralità e l'inviolabilità del territorio della Confederazione contro tutto e contro tutti. Si è detto << qu'il y a deux sortes de neutralité, l'une qui défend tout, l'autre qui permet tout ». Ora, quando da noi, massime nei circoli militari, si parla della Svizzera e d'una ipotetica invasione del suo territorio da parte di uno dei due imperi vicini, s'inclina a credere che la neutralità elvetica sarebbe piuttosto quella della seconda specie, magari un po' larvata per salvare le apparenze. Non v'ha per me dubbio che questa supposizione, che sentii enunciare anche da persone autorevolissime come una verità indiscussa, è invece, più che una ingiuria, un assoluto errore. Antiche tradizioni, inveterati istinti, necessità politiche ed aggiungo anzi lo stesso principio della esistenza della nazione, obbligherebbero la Svizzera, ove tale ipotesi si avverasse, a difendersi strenuamente come ed anzi meglio del Belgio. Più che sui trattati, la Confederazione sa di poter contare sopra un esercito bene organizzato, risoluto alla estrema difesa e reso ancor più forte dalla configurazione del terreno ove s'appoggia. Nessuno può ignorare che se la Svizzera tedesca non si opponesse con tutte le sue forze all'invasore tedesco od austroungarico, o la Svizzera francese all'invasore francese, la compagine del paese sarebbe finita illico et immediate perché così nell'una come nell'altra ipotesi, i cantoni dell'altra razza si getterebbero dalla parte avversaria. La resistenza

sarà quindi in ogni caso fiera ed ostinata e, contrariamente alle pretese regole belliche moderne, qui prenderebbe parte alla guerra tutta la popolazione civile, difendendo, come mi diceva l'anno scorso un Consigliere federale, strada per strada, porta per porta, finestra per fin<><:tra. La neutralità svizzera non sarebbe quindi di cosi facile violazione dal punto di vista militare. Ma, a render ancor più forte la posizione di questo paese, al fattore militare se ne aggiunge oggidi un altro di somma importanza e di cui si avrebbe torto di non tener debito conto. Intendo parlare di quella nuova forza morale che viene oggi alla Svizzera dall'opera altamente umanitaria e pacificatrice esplicata recentemente da questo paese, sia colla agenzia dei prigionieri sia col rimpatrio degli internati civili o collo scambio dei prigionieri invalidi. Parlandone recentemente con me, il Presidente Motta mi diceva con giusto orgoglio che queste formavano (l'espressione peccava forse di poesia ma non era per questo men vera) l'armata invisibile della Confederazione. In una parola, la Svizzera, meglio preparata materialmente e spiritualmente, è ben altra cosa che il Belgio. Qualsiasi invasore troverebbe un osso assai duro da rodere! La logica delle cose porta quindi a stabilire come verità morale, più forte, direi quasi, d'una stessa verità matematica, il fatto che la neutralità svizzera sarà difficilmente compromessa da un invasore e che, nel caso di simile contingenza, il paese si difenderebbe sino all'ultimo uomo e contro qualsiasi straniero che ne violasse il territorio.

Tale ipotesi concerne sempre una guerra difensiva, ché d'una azione offensiva non parmi sia il caso di parlare. Perché rinunzierebbe invero questo paese alla posizione privilegiata di oggi ed ai vantaggi che ne ricava, per correre l'alea d'una guerra? La Svizzera non ha ambizioni e non ha irredentismi. Ché, se qualche cantone cattolico nutre tuttora delle vaghe velleità di rettifiche di confine, la Svizzera protestante invece, che teme un altro « Sonderbund » e non vuol si distrugga il felice equilibrio esistente fra i seguaci delle due religioni, è opposta a qualsiasi nuova aggiunta di territorio perché, sia dalla parte del Voralberg sia da quella dell'Alsazia e della Savoia o della nostra Valtellina, non si hanno che popolazioni cattoliche.

Ma ciò naturalmente (siamo sempre nel campo astratto) finché da uno dei paesi confinanti non partissero minaccie o non fossero prese misure tali da forzare la ConfedeTazione ad uscire da questa linea di condotta. Il primo vivere s'imporrebbe a qualsiasi governo svizzero se, per esempio, colla Germania e l'Austria da una parte impossibilitate forzatamente ad approvigionarla e colla Francia dall'altra non interamente libera dei suoi movimenti col nemico in casa, l'Italia ostacolasse il transito, chiudendo cosi l'unico vero sbocco che ha adesso questo paese, l'unico polmone col quale la Svizzera respira. E' in vista di questo gravissimo problema che, e per iscritto ed a voce, non mi stancai mai di sollecitare dal Governo del Re, le disposizioni le più liberali pel transito. Duolmi (l'E. V. mi conceda di parlare francamente) che si sia per troppo tempo indugiato a prendere quegli opportuni e saggi provvedimenti che vedo solo da poco attuati. Siamo stati forse, e ciò è nel nostro carattere, troppo rigidamente fiscali nell'applicazione del famoso decreto del 13 Novembre, lasciando poi credere, e questo pure fu grave errore, che i permessi accordati dopo due lunghi mesi di sosta nel porto di Genova di tante migliaia di vagoni, fossero dovuti

all'Inghilterra! Se non ci fossimo mostrati così rigidi osservanti delle nuove dottrine rigorose suggerite dall'Inghilterra, arrivando ad essere, mi si passi l'espressione, più realisti del Re, non vi sarebbe stata quella deplorevole alzata di scudi contro di noi che ebbe sciaguratamente tanta ripercussione in questo paese. La Svizzera non avrebbe mai sognato di farci difficoltà pei rottami di ferro le cui domande d'esportazione, sino a che non elevammo ostacoli al transito delle sue derrate, erano state sempre accordate. Oggidì essa sente parzialmente, è vero, la riconoscenza dello stomaco, sapendo che tutto o quasi tutto il suo rifornimento di viveri viene da noi, ma la circostanza di aver l'Italia fatto dipendere il suo beneplacito dalla concessione di vagoni di rottami, rimpicciolisce di molto la bellezza del nostro gesto, una specie del cambio d'armi di Glauco e Diomede, diminuendo le simpatie svizzere per il Governo e pel popolo italiano.

Di simpatie verso di noi non ci fu mai largo questo paese durante gli ultimi due decenni, e ciò soprattutto a causa della nostra emigrazione. Se l'esodo italiano in !svizzera è rappresentato invero, da un canto, dalla schiera dei veri e gloriosi soldati del lavoro che costruiscono ferrovie e forano montagne, esso conta pure, dall'altro, molti elementi perturbatori e dissolventi così nel campo politico come in quello economico e sociale. Il popolino, che è in fondo quello che crea l'opinione pubblica, giudica l'Italia e gli Italiani da quelle migliaia di nostri connazionali, poco curanti della loro persona, pieni di boria, di indisciplina e soprattutto di ignoranza e che han troppo sovente la mano al coltello. Se l'antipatia contro l'Italiano, considerato come razza inferiore di lavoratore, il vero cinese d'Europa, è sparita quasi completamente in certi cantoni francesi (come p.e. a Neuchatel) essa persiste invece vivissima in quasi tutti i cantoni di lingua tedesca. Al popolo tiene sovente bordone la stampa. Sono gli stessi giornali che sin dall'inizio della guerra soffiarono nel fuoco, dipingendo il nostro paese come, fedifrago, incerto, pauroso, pronto a vende,rsi al miglior offerente. V. E. non ignora che, nella certezza di interpretare il pensiero del R. Governo, io mi studiai sin dagli ultimi giorni dello scorso luglio di combattere la falsa interpretazione qui data alla nostra condotta, dimostrandone la rigorosa lealtà e facendo risaltare invece la violazione della lettera e dello spirito del trattato, commessa dall'Austria. Sembra che la campagna giornalistica che allora ispirai, non fosse di gusto del mio collega germanico il quale ne riferì a Berlino, come mi fu telegrafato dal Marchese di Sangiuliano. Ma ad ogni modo possiamo constatare che oggidì, sebbene le antipatie più o meno velate continuino, anche quella stampa si è modificata, riconoscendo che avevamo perfettamente ragione di fare quel che facemmo. Si tratta adesso, se pur indovino il senso remoto dei telegrammi di V. E. cui rispondo, di convincere la stampa svizzera che l'Italia ha al tempo stesso il diritto di intervenire nel conflitto europeo. A ciò saranno devoluti tutti i miei sforzi o, per meglio dire, la loro continuazione. Ma non mi nascondo, e lo dico tra parentesi, che se mi è facile far intendere ragione a questi uomini di governo (anche lo stesso Presidente mi disse confidenzialmente che comprendeva, dopo l'.inizio delle operazioni nei Dardanelli l'intervento dell'Italia) torna invece difficilissimo convincere queste popolazioni a modificare di punto in bianco le correnti a noi avverse. Basta conoscere anche solo superficialmente la psicologia del paesano svizzero, duro e testardo come tutti i montanari, per capire la verità delle locuzioni francesi del « n'entendre pas plus raison qu'un suisse » e dell'« autant vouloir parler à un suisse que se cogner la tète contre un mur»!

Ma se il paesano svizzero è pieno d'ostinazione, egli si distingue pure per la grande deferenza e pel profondo rispetto per chi lo governa. È questo punto quello che mi dà la maggior sicurezza di quanto farà la Svizzera se noi saremo trascinati ne!l'limpresa. Nutro la massima fiducia pel presente Consiglio federale e in primo luogo pel capo del Dipartimento politico, Signor Hoffman, e pel Presidente della Confederazione, Signor Motta.

La confidenza reciproca che nasce dai frequentissimi contatti così naturali in una piccola città dove si è sempre « les uns sur les autres » mi permette di parlare confidenzialmente con loro di tutto e di tutti con una diplomazia patriarcale, ben differente da quella che vidi praticare nella mia lunga carriera a Vienna, Londra, Parigi e Lisbona. È a nome anzi di questa diplomazia che chiedo venia a V. E. se, per distruggere più presto ogni equivoco nell'affa,re del Ministro Pianta, credetti parlare in via confidenziale al titolare del Dipartimento politico, che rise della « bétise » del suo subordinato, come rise di cuore il Motta all'accenno che gli feci indirettamente delle voci che correvano di nostri disegni sul Ticino.

(l) -Vedi serie V, vol. I. DD. 247, 285 e 422. (2) -Vedi DD. 35, 47 e 73.
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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 119/47. Vienna, 13 marzo 1915, ore 2 (per. ore 11).

Telegramma di V. E. n. 87. Gabinetto riservato speciale (2). Ho esposto al barone Buriàn i vari punti contenuti nel telegramma suddetto esprimendomi con lui nel senso delle istruzioni impartitemi da V. E.

Barone Burian mi ha detto che prendeva atto delle intenzioni di V. E. di non fare al Parlamento e al pubblico nessuna comunicazione intorno all'avviamento dei negoziati. Quanto alla dichiarazione fatta a più riprese da V. E. che conclusione dell'Accordo doveva assolutamente precedere qualsiasi operazione militare austro-ungarica nei Balcani, barone Burian ha rilevato che non poteva cambiare d'opinione circa l'interpretazione dell'articolo settimo del Trattato di Alleanza di cui aveva avuto occasione di farmi conoscere le ragioni in precedenti conversazioni. Io ho osservato che l'obiezione da lui addotta per non consentire Accordo non fosse condotto a termine prima di ogni operazione militare nei Balcani non mi sembrava avere ora nessun fondamento dopo la speranza manifestata da V. E. che si addivenga sollecitamente alle trattative dell'Accordo e che queste siano condotte innanzi rapidamente. Al che il barone

Burian ha replicato che riconosceva che quella sua obiezione era infatti eliminata dalle considerazioni esposte da V. E. secondo cui sarebbe da stabilirsi da entrambe le parti un termine durante il quale i negoziati per l'Accordo dovevano essere terminati. Onde si sarebbe adoperato secondo le intenzioni di V. E. a condurre i negoziati stessi in modo sollecito per arrivare possibilmente ad un accordo.

* Barone Burian mi ha informato poi che consentiva con V. E. a che le trattative dovessero farsi direttamente fra i due Governi senza l'intervento di terzi. Ma egli ha soggiunto che era inteso ehe i due Governi avrebbero potuto di comune accordo tenere al corrente la Germania delle trattative e del loro andamento, ciò che corrispondeva del resto allo spirito delle loro relazioni di alleanza *

Quanto ai tre punti di partenza da mettere in chiaro preventivamente barone Burian mi ha detto: 1° -Che accettava di mantenere il segreto assoluto intorno ai negoziati a condizione di tener al corrente la Germania per le ragioni suddette;

2° -Che l'articolo 7° se prevedeva che Accordo fosse preventivo non prevedeva però che la sua esecuzione fosse preventiva poiché in tal modo si verrebbe a forzare i,J senso dclll'articolo stesso 2 ciò in tesi generale. Ho rilevato che se egli ammetteva che l'Accordo dovesse essere preventivo e non contemporaneo e consecutivo all'azione, non poteva non ammettere in pari tempo che la sostanza dell'Accordo stesso in cui si determinavano i compensi non fosse da considerarsi alla stregua stessa. Per cui la quota fissa dei compensi che servirebbero di corrispettivo per l'inizio stesso delle operazioni militari nei Balcani, indipendentemente dai risultati, doveva non già tenersi segreta ma essere portata ad effetto con trapasso effettivo dei territori ceduti e occupazione loro immediata da parte Italia. Io gli avevo già comunicato le considerazioni d'ordine politico che rendevano necessario il trapasso effettivo dei territori ceduti. D'altra parte credevo ricordargli quanto gli avevo fatto conoscere nel primo colloquio avuto con lui il 17 gennaio (mio telegramma Gabinetto n. 8 riservato speciale) (l) che cioè, per dirigere l'opinione pubblica italiana e renderla favorevole all'Accordo, bisognava farle presente sino dall'inizio un minimo di vantaggi sicuri e tangibili e non dipendenti solo da eventualità incerte e remote. Il barone Burian ha replicato che nel caso che ci occupava sarebbe stato impossibile al Governo Imperiale e Reale di ammettere il trapasso di alcun territorio della Monarchia prima della conclusione della pace, e ciò per considerazioni diverse che erano imperiose per la natura stessa delle cose. Ha aggiunto che le ragioni di politica interna da me svoltegli potevano avere valore interno per noi, ma che esistevano per Governo Imperiale e Reale ragioni tali dalle quali esso non poteva dal canto suo dipartirsi. E ha concluso con manifestare la speranza che il R. Governo non si sarebbe rifiutato di esaminare di nuovo questo secondo punto.

Quanto al terzo punto il barone Burian mi ha detto che si associava interamente a quanto V. E. esprimeva in esso, che l'Accordo cioè dovesse investire l'intera durata della guerra in quanto riguarda la possibile invocazione dell'articolo sette.

Infiue circa la proposta dell'E. V. di stabilire un termine di un paio di settimane per la durata delle trattative il barone Burian ha osservato che se l'indicazione di tale termine era l'espressione del desiderio di lei che i negoziati fossero condotti in modo rapido egli condivideva interamente tale suo parere, ma gli sembrava che sarebbe stato ben difficile fissare fino da principio un numero determinato di giorni.

Nel corso del colloquio il barone Burian avendo accennato incidentalmente alle sue controproposte di compensi per le nostre occupazioni di Valona e del Dodecanneso, ho creduto dichiarargli che per le ragioni già espostegli noi non potevamo ammettere alcuna discussione di compensi da parte nostra per quelle occupazioni. Al che il barone Burian ha replicato che manteneva il suo diritto a compensi per tali occupazioni che risultava dall'articolo sette, e che sarebbe ritornato a suo tempo sulle medesime.

Siccome V. E. avrà rilevato, il barone Burian si è espresso meco circa il punto secondo in termini cosi espliciti da far dubitare che egli possa modificare in seguito il parere manifestatomi in proposito, di non consentire cioè a che l'Accordo quando sia concluso venga portato immediatamente ad effetto.

* -Il rifiuto da lui opposto alla domanda dell'E. V. confermerebbe quanto mi venne riferito in via confidenziale circa la questione, e che comunicai alla E. -V. con telegramma Gabinetto segreto n. 34 (l) riservato speciale (2).
(l) -Ed. in L V 108, D. 43, con soppressione dei brani tra asterischi, e, integralmente in SONNINO, Carteggio, cit., D. 179. (2) -Vedi D. 70.

(l) Vedi serie V, vol. II, D. 648 (nella rinumerazione dei t. gab. r. sp.).

94

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 118/48. Vienna, 13 marzo 1915, ore 2 (per. ore 6,45).

Mio telegramma Gabinetto n. 45 riservato speciale (3).

Avendo domandato al barone Burian se avesse chiesto al Ministero della' Guerra le informazioni che mi aveva promesso nel colloquio precedente di assumere presso di esso (4) ci,rca operazioni militari delle forze austro-ungariche contro il Montenegro, egli mi ha detto che le informazioni fornitegli dal detto Dicastero erano identiche a quelle pubblicate ieri dal comunicato dell'Ufficio Stampa del Quartiere Generale. Risultavagli inoltre che Sezione della Marina non aveva mancato di impartire istruzioni alle varie Autorità marittime che nessuna operazione militare fosse iniziata prima che egli ne fosse prevenuto, in modo da essere in grado di adempiere agli impegni presi con noi. Ma di queste istruzioni non avevano potuto essere edotti Comandanti delle torpediniere che avevano agito nel porto di Antivari, perché esse si trovavano in crociera quando furono impartite, così che le istruzioni stesse erano in quel momento da loro ignorate. Barone Burian ha aggiunto che fatti. lamentati non si sarebbero più ripetuti.

(4} Vedi D. 37.
(l) -Vedi D. l (34 nella rinumerazione dei t. gab. r. sp.). (2) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 99/50 del 13 marzo, ore 22. (3) -Vedi D. 81.
95

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 96/11. Roma, 13 marzo 1915, ore 11.

Telegramma di V. E. n. 67 :riservato speciale (1).

Approvo suo contegno riservato con Grey.

Recente conversazione di V. E. non fu comunicata ai RR. Ambasciatori a Parigi e a Pietroburgo, né finora, mi é risultato che Sazonov e Delcassé ne abbiano fatto cenno a Carlotti e a Tittoni.

Ritengo opportuno che ora le trattative si svolgano nel più assoluto segreto e solo attraverso Sir Edward Grey. Per queste ragioni giova pure V. E. si astenga in questo periodo iniziale dal parlare coi suoi colleghi di Francia e di Russia.

Di tutto quanto precede sarà bene che V. E. avverta Grey.

96

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 456/66. Parigi, 13 marzo 1915, ore 13,45 (per. ore 18).

Purtroppo la indisciplinatezza della stampa, come è sempre stato, continua ad essere una delle maggiori difficoltà per un Ministro degli Esteri italiano. La gazzarra che i giornali italiani hanno fatto per la visita del principe Btilow a

S. E. Salandra (2), pretese indiscrezioni e rivelazioni di compensi offe!l'ti all'Italia perché mantenga la neutralità e resti nella Triplice Alleanza, l'annuncio che il Governo italiano avrebbe fatto buon viso alle offerte ed anzi avrebbe fissato un termine perché fossero concretate: tutte queste cose, riprodotte dai giornali francesi, hanno urtato i nervi impressionabilissimi della opinione pubblica francese la quale, a forza di sentire dire non da francesi soltanto ma da molti italiani che l'Italia ha il dovere di venire in aiuto alla Francia, si è venuta man mano convincendo di ciò ed è giunta a credere in buona fede che l'Italia manca al suo dovere se non dichiara la guerra agli Imperi Centrali. La notizia delle pretese trattative Biilow-Salandra quali sono state qui riferite in base alle pubblicazioni della Stampa, del Secolo e dell'Idea Nazionale e di altri giornali italiani hanno prodotto nel pubblico francese una impressione poco dissimile a quella del prestito tedesco alla Bulgaria (3) e delle dimissioni Venizelos in Grecia (4). Telegrafo in chiaro a V. E. commenti agro-dolci di qualche giornale, non tutti ne fanno perché presso alcuni come il Temps, il Matin e L'Echo de

Paris ho cercato di influire indirettamente e perché il Governo esercita un'azione moderatrice, desiderando evitare una polemica tra giornali francesi e italiani che potrebbe inasprire e nuocere alle simpatie francesi in Italia.

(l) -Vedi D. 91. (2) -Vedi A. SALANnnA, L'Intervento. Milano, Mondadori, 1935. pp. 109-110. (3) -Vedi serie V, vol. II, D. 775. (4) -Vedi D. 49.
97

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R, SP. U. 121/68. Londra, 13 marzo 1915, or 15,56 (per. ore 21).

Decifri Ella stessa.

[Telegramma di V. E. gab. riservato speciale 93] (2}.

Era già mia intenzione di ricordare al momento opportuno la già manifestata acquiescenza russa circa Dalmazia avendo presente telegramma di Gabinetto n. 940 del 19 agosto (3).

Però non ho creduto opportuno accennarvi nell'ultimo colloquio (4), Grey nulla avendo precisato ed essendosi limitato a rilievi d'indole generale.

Non mancherò naturalmente di far tesoro dell'argomento opportuno indicato da V. E. Per il caso poi in cui mi venissero sollevate obiezioni contro Stato indipendente Albania centrale, sarei grato a V. E. volermi favorire qualche valido argomento per vincere eventuali difficoltà, indicandomi pure, perché io possa farli valere, i motivi che ci costringono considerare costituzione di quello Stato come un essenziale interesse italiano.

Non so perché, ho impressione che su quel punto potremmo incontrare resistenza da parte Triplice Intesa, cui suppongo starà molto a cuore soddisfare le note aspirazioni serbe su Durazzo. Essendo possibile che Grey mi faccia chiamare lunedì, sarei assai grato a V. E. te1egrafarmi d'urgenza risposta (5).

98

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1910/129. Atene, 13 marzo 1915, ore 19 (per. ore 21,10).

Ho fatto la mia visita ufficiale al nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri. Gli ho accennato alle dichiarazioni fattemi più volte da Venizelos di non volere fare nulla nell'Albania senza intesa coll'Italia (6). Egli mi ha detto desiderare ugualmente d'andare d'accordo con noi. Peraltro non mi è parso né preparato né disposto in questo primo colloquio ad entrare in particolari maggiori.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, c!t., D. 180.

(2) -Vedi D. 86. (3) -Il t. 940 è la ritrasmissione ad Imperlali del telegramma di Carottl dell'll agosto 1914 citato nel t. di Sonnino in riferimento. (4) -Vedi D. 67. (5) -Per la risposta di Sonnino vedi D. 104. (6) -Vedi serie V, vol. II, D. 382.
99

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 122/58. Berlino, 13 marzo 1915, ore 21,36 (per. ore 4 del 14).

Telegramma di V. E. n. 94 riservato speciale (l).

Al Dipartimento Affari Esteri mi è stato assicurato in modo positivo che il servizio radiotelegrafico tedesco, che funziona soltanto per le comunicazioni coll'America, non ha mai dato ufficialmente la notizia di trattative fra l'Austria e l'Italia.

Nella Frankjurter Zeitung non sono riuscito a trovare le frasi indicate nel telegramma di V. E.: ha trovato però nelle diverse edizioni del 10 marzo di quel giornale un telegramma da Berlino nel quale è detto che «la via per un accordo fra l'Austria-Ungheria e l'Italia sarebbe stata trovata, che si tratta di una discussione di proposte concrete e che senza abbandonarsi ad eccessivo ottimismo si può avere la fiducia che ulteriori negoziati conducano ad una intesa». Ed un telegramma da Milano secondo il quale «i negoziati condotti dall'Italia coll'Austria e colla Germania sarebbero molto progrediti».

Queste ed altre informazioni della stessa natura sono dovute, mi ha detto stamane Zimmermann, a semplici indiscrezioni, forse spiegabili, data l'eccitazione che qui regnava per la questione alcuni giorni sono, ma altamente deplorevoli e che il Governo ha preso serie misure perché non abbiano a ripetersi. Certamente quando giunse qui la notizia che l'Austria Ungheria aveva accettato la questione di massima da noi posta, nel primo momento di soddisfazione per quello che qui si riteneva il compimento della più grave difficoltà, non si presero in queste sfere governative molte precauzioni perché la cosa rimanesse interamente sottratta alla conoscenza del pubblico. Ma ora mi è stato promesso che il più scrupoloso segreto sarà mantenuto: e non solo, come ebbi cura di precisare, per ciò che riguarda l'andamento dei negoziati ma anche per ciò che concerne la stessa esistenza. Tanto Jagow che Zimmermann si dicevano d'accordo con V. E. nel pensare che qualsiasi divulgazione in proposito non avrebbe potuto che rendere più difficile la loro riuscita.

100

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (2)

T. GAB. R. SP. 100. Roma, 13 marzo 1915, ore 21,50 (3).

(Berlino) Mio telegramma Gabinetto n. 99/50 ,riservato speciale (4).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Vienna) Telegramma di V. E. n. 47 riservato speci:ale (l).

(Ambedue) Rincrescemi dover costatare che il colloquio col barone Burian riferitomi da V. E. lascia poco adito alla speranza di potere non che portare presto a compimento, ma nemmeno iniziare una discussione sulle cessioni di territori già posseduti dall'Austria-Ungheria.

Potrei oggi anche sorvolare sulla prima seria divergenza intorno alla interpretazione da darsi alle parole aceord préalable dell'articolo 7, poiché certamente se le trattative presenti, che dovrebbero investire tutta la durata della guerra, potessero portarsi rapidamente a conclusione, non potrebbe sorgere per molto tempo quel caso ipotetico su cui verte il dissenso, cioè di un'azione militare intrapresa nei Balcani prima che un accordo sia stato concluso bench<> già se ne fosse iniziata la discussione.

Nessuna obiezione avrei da fare a che, restando fermo che le trattative si abbiano a condurre direttamente tra i Governi austro-ungarico e italiano, se ne tenga però via via informato quello germanico.

Quanto alla durata del termine da prefiggersi alla discussione, è inutile fermarcisi sopra fintantoché apparisce irriducibile l'altra sostanziale divergenzr.. sul principale dei punti che nel precedente mio telegramma (2) indicavo come condizione sine qua non pecr l'inizio di una discussione, ossia il patto preventivo della immediata attuazione dell'accordo cui si potesse arrivare. Come già spiegai, questa condizione apparisc'e per noi essenziale inquantoché senza di essa nessun Governo oggi in Italia potrebbe aver la forza politica necessaria per garantire il pratico mantenimento degl'impegni che assumesse. Onde più che inutile, dannoso sarebbe l'inoltrarsi in trattative di eventuali reciproche obbligazioni di cui non si potrebbe poi garantire la esecuzione effettiva.

Non mi fermo nemmeno sulla insistenza per parte del barone Burian nell'invocare oggi l'articolo 7 per le nostre occupazioni del Dodecanneso e di Valona. Per le ragioni già esposte il R. Governo non può accettare la discussione su questi temi. Ma detta insistenza può servire di riprova della poca probabilità di riuscita che avrebbe oggi la ripresa delle trattative in genere sui compensi di cui all'articolo 7, date le attuali disposizioni d'animo del Governo Imperiale e Reale.

(l) -Vedi D. 87. (2) -Ed. in L V 108, D. 44, e in SONNINO, Carteggio, cit., D. 181. (3) -A proposito della spedizione di questo telegramma, vedi D. 102. (4) -Vedi D. 93, nota 2, p. 75.
101

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (3)

L. P. Vienna, 13 marzo 1915.

Non posso rispondere che molto brevemente alla tua del 9 corrente (4), di cui ti ringrazio, perché il corriere giunto oggi da Roma deve ripartire domani mattina per Berlino e non ho tempo per dirti tutto quello che vorrei.

Avrai già ricevuto da Sonnino comunicazione del colloquio ch'ebbi ieri con Burifm (l), il quale come era da aspettars'i, rifiutò in termini abbastanza espliciti di ammettere la cessione di territori della Monarchia durante la guerra.

Ciò era preveduto da te e da me e questo è il punto grave, che potrebbe esser forse superato se la Germania si decidesse ad esercitare una nuova e più forte pressione a Vienna. E mi pare che lo potrebbe se fosse vera la notizia che hai comunicata a Sonnino (2) d'una eventuale cessione di una parte della Slesia prussiana all'Austria Ungheria. Se la Germania addivenisse infatti a quella cessione durante la guerra, l'Austria Ungheria non potrebbe rifìutarsi di seguire il suo esempio verso di noi.

Ma dato il caso che si riuscisse ad eliminare questa difficoltà, ciò che io dubito, avremmo ancora altre gravi difficoltà provocate dalle pretese del nostro governo, perché mi pare poco probabile che si possa accontentare di fronte alle esigenze del partito d'azione, della cessione del Trentina e della rettifica di confine all'Isonzo.

Le spiegazioni che mi dai circa la comunicazione fattami in nome del suo governo, da Tschirschky non giustificano la comunicazione stessa, che io considero sempre come stranissima e contraria ad ogni regola diplomatica.

Sonnino al solito non mi ha comunicato il telegramma che tu gli dirigesti in proposito (3).

Quanto all'azione esercitata dall'Arciduca ereditario sull'Imperatore so positivamente che essa fu quella che lo indusse definitivamente a cedere. Circa tale azione, come avvenne e come si svolse, avrei a dirti varie cose segretissime, che naturalmente non ho fatto conoscere a Sonnino, ma che ti comunicherò a voce quando avrò il piacere di vederti.

Se avvenisse ciò che prevediamo, suppongo che ci incontreremo in Svizzera dove saremo inviati non potendo noi prendere la via d'Italia. Col prossimo corriere ti scriverò più a lungo (4).

(l) -Vedi D. 93. (2) -Vedi D. 70.

(3) Ed. in Carteggio A.rarna-Bollati. cit., p. 76.

(4) Vedi D. 82.

102

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (5)

L. P. Roma, 14 marzo 1915, ore 10,30.

Come Ti ho detto, avevo lasciato istruzioni al gabinetto di far cifrare il mio telegramma a Vienna (6), ma di non spedirlo, perché volevo pensarci su fino ad oggi. Invece al mio arrivo or ora in ufficio Aldrovandi mi dice che per

(-4) La lettera successiva fu invece scritta il 31 marzo (vedi D. 266).

errore è stato spedito stanotte. Ciò mi rincresce assai, e ho data una lavata di capo a chi spetta. Nel fatto però non ci vedo nessun danno grave, e ritengo miglior partito sia di non telegrafare nulla in senso sospensivo; tanto più che non dicevo ad Avarna di muovere passi solleciti di nessuna specie, ma spiegavo soltanto l'impressione fattaci dalle parole di Burian. È anche meglio da una parte di poter dire domani a Btilow, se, come probabile, verrà pel ricevimento diplomatico (1), che ho già telegrafato in quel senso a Avarna.

Ci vedremo alla Camera.

(l) -Vedi D. 93. (2) -Vedi D. 79. (3) -Vedi D. 64.

(5) Da ACS, Carte Salandra. Ed. In SoNNINO, Carteggio, clt., D. 182.

(6) Vedi n. 100.

103

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 462/69. Parigi, 14 marzo 1915, ore 13,40 (per. ore 17,45).

Stamane è venuto a vedermi Romanos che è tornato qui da un paio di giorni. Mi ha detto confidenzialmente che da qualche tempo nei telegrammi di Venizelos ai rappresentanti della Grecia all'estero si notavano delle contraddizioni che facevano apparire la politica della Grecia incerta e oscillante. Venizelos quando operava di proprio impulso faceva fare ai Ministri della Grecia dichiarazioni favorevolissime alla Triplice Intesa. Poi conferiva coi dirigenti militari e mandava telegrammi che attenuavano i primi.

Romanos quindi partì per Atene pel desiderio di chiarire con Venìzelos la situazione e non già perché avesse avuto dal Governo francese offerte o promesse di sorta. Malgrado ciò egli si trovò subito d'accordo con Venizelos per partecipare all'impresa dei Dardanelli con una divisione di truppe e coll'intera flotta e come Venizelos egli pensa che la Triplice Intesa, pur non avendo promesso nulla, avrebbe dovuto ricompensare largamente la Grecia e pensa che l'occasione che la Grecia ha lasciato sfuggire non tornerà più. Ormai, egli dice, la Grecia non potrà intervenire che se interverrà insieme all'Italia Romania e Bulgaria o almeno se interverrà Italia perché intervento di essa sarebbe ritenuto da tutti come decisivo. Quanto all'intervento della Romania e Bulgaria a favore della Intesa potrà avvenire solo se alleati riusciranno a forzare i Dardanelli e occupare Costantinopoli. Romanos, pur non fidandosi in alcun modo dei Bulgari, crede che in ogni caso esercito greco avrebbe potuto tener fronte al bulgaro e che la Triplice Intesa non avrebbe potuto fare a meno di aiutare la Grecia se attaccata dalla Bulgaria.

Invece ai dirigenti militari greci non solo il pericolo bulgaro è apparso più grave, ma essi non credono ancora al successo dell'impresa dei Dardanelli e non sono ancora persuasi della vittoria finale della Triplice Intesa. Venizelos ha trovato contro di sé tutto l'elemento militare e poiché già aveva avuto con esso precedenti contrasti ha preferito dimettersi. È pertanto puerile parlare di

prevalenza di opinione o simpatia personale del Re. Il Re non ha creduto o non ha potuto separarsi dai Capi dell'esercito. Questa è la verità.

Romanos dice che Zografos non era in buoni rapporti con Venizelos col quale aveva avuto gravi dissensi a proposito dell'Epiro. Però era completamente d'accordo con Venizelos circa necessità per la Grecia di partecipare all'impresa dei Dardanelli. Se egli ha accettato il portafoglio degli Esteri in un Ministe,ro che ha per programma la neutralità l'ha fatto per sentimento di patriottismo e per rendere possibile la soluzione della crisi, per la Triplice Intesa che conosce le sue opinioni e per coprire il Re.

Romanos ha concluso di~endo che la Grecia ha grandi interessi da tutelare. Nell'Epiro egli crede che la Grecia non debba andare oltre le regioni che ha già occupate. Però essa ha altri grandi interessi nell'Egeo e nell'Asia Minore. Appunto perciò Venizelos voleva marciare colla Triplice Intesa. Egli non aveva avuto dalla Triplice Intesa alcuna offerta o promessa concreta. Però aveva saputo che la Triplice Intesa aveva in massima deciso la spartizione della Turchia e a tale spartizione la Grecia non può rimanere estranea: la Grecia sa bene che nemmeno l'Italia può rimanere estranea, ma essa desidera sinceramente di andare d'accordo coll'Italia e che le aspirazioni greche e italiane trovino insieme il loro appagamento.

(l) Vedi D. 124.

104

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (l)

T. GAB. R. SP. 101/12. Roma, 14 marzo 1915, ore 17.

Telegramma di V. E. n. 68 riservato speciale (2).

Le ragioni che consigliano la costituzione di un piccolo Stato neutro dell'Albania centrale musulmana sono:

l o -Da un punto di vista generale: evitare, nell'interesse umanitario e della pace le lotte, gli orrori ed i pericoli del continuo ed inevitabile conflitto tra gli elementi cristiani dominatori e le popolazioni musulmane soggette. Vedi quanto accade nella Macedonia serba e greca. Da anni l'Italia ha sempre assunto di fronte all'Albania specialmente maomettana la parte di protettrice della sua indipendenza politica e religiosa, e non possiamo non sentire un dovere morale di tutela verso quelle popolazioni.

2° -Da un punto di vista più specialmente italiano: creare uno Stato neutrale che faccia da cuscinetto, nei riguardi militari, tra Valona e territori attigui da un lato e la Serbia dall'altro ed impedisca che il nostro possesso venga interamente circondato dalla Grecia e che, nei riguardi economici e sociali, resti aperto all'influenza civile italiana per effetto della tendenza stessa di quelle popolazionni di appoggiarsi a noi per essere difesi dai vicini.

Alla Serbia resterebbero i porti dl Ragusa e di S. Giovanni Medua, oltre quelli di Cattaro e di Antivari, ove essa si unisca un giorno (come è probabile) col Montenegro.

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., D. 183.

(2) Vedi D. 97.

105

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 463/70. Parigi, 14 marzo 1915, ore 20,20 (per. ore 23).

Questo Ministro di Svizzera ha ricevuto da Berna un telegramma nel quale si diceva [aver saputo il] Governo Federale che un alto funzionario del Ministero degli Affari Esteri francese ha affermato che il Biilow avrebbe detto a Roma che nel caso di dichiarazione di guerra all'Austria da parte dell'Italia la Svizzera è impegnata colla Germania a dichiarare guerra all'Italia.

Ciò è falso perché il Governo Federale non ha impegno alcuno di uscire dalla neutralità. Il Ministro di Svizzera oltre a me ha comunicato il telegramma del suo Governo a Delcassé esprimendogli il desiderio che i funzionari del Ministero degli Affari Esteri siano più cauti nel loro linguaggio.

106

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 467/53. Pietrogrado, 15 marzo 1915, ore 20 (per. ore 2,40 del 16).

Sazonov è partito ieri pel Quartiere Generale ove già trovasi l'Imperatore arrivato da Libau. Nelle sfere ben informate si crede andata di Sazonov al Quartiere Generale sia in relazione con la spedizione militare che si sta preparando nei porti del Mar Nero (2) con la progettata ripresa offensiva in Bucovina.

Quanto prima mi è stato riferito da buona fonte che nei porti di Sebastopoli e Odessa sono già allestite cento cinquanta navi, sufficienti a trasportare centomila uomini il cui sbarco avrebbe luogo sulle coste dell'Anatolia, forse a Eraclea, ma la cui destinazione non sarebbe direttamente Costantinopoli bensì Izmir per tagliare le comunicazioni della capitale con l'Asia Minore. Secondo voci dei circoli bulgarofili Gabinetto Radoslavoff starebbe ora esaminando eventualità di un concomitante intervento armato truppe bulgare in Tracia.

Quanto seconda essa dovrebbe essere concertata con Romania le cui disposizioni all'intervento vanno ora acquistando credito in queste sfere utnciali. Giers mi ha detto a due riprese che quando anche l'Italia non entrasse in azione, la Romania vi entrerebbe certamente da sola e altri personaggi mi hanno assicurato che la Romania non rinunzierebbe per la seconda volta di unke le sue forze a quelle russe, allorché queste avessero nuovamente raggiunto la frontiera romena.

107

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 474/9. Nish, 15 marzo 1915, ore 20,30 (per. ore 10,55 del 16).

Jovanovic mi ha confermato oggi ciò che Ministro di Russia m'aveva detto ieri sera come cosa pervenutagli da buona fonte estera e cioè un corpo di spedizione austro-germanico si prepari nuovamente attaccare Serbia penetrando dalla parte del Danubio nella vallata della Morava. Non ho elementi sumcienti per giudicare della esattezza di tale notizia ma per crederla bisogna supporre che l'Austria-Ungheria abbia smarrito addirittura il senso della opportunità dell'azione bellica, e della probabilità di successo contro la Serbia.

108

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 125/147. Bucarest, 15 marzo 1915, ore 21,30 (per. ore 4,30 del 16).

Ho fatto pervenire a Re Ferdinando una comunicazione nel senso del telegramma n. 194 (l) e nello stesso senso mi sono espresso con Bratianu. Questi mi ha detto non aver mai creduto alla possibilità di una intesa tra Italia ed i due Imperi Centrali, da un lato per ciò che io gli avevo a suo tempo comunincato (telegramma di V. E. Gabinetto riservato speciale n. 44) (2) e dall'altro perché Austria-Ungheria non ci darà quello che noi vogliamo e tanto meno essa e la Germania ci potrebbero assicurare quella situazione in Europa dopo la guerra cui noi dobbiamo aspirare, dal momento specialmente che non siamo in grado di offrire in cambio che la sola neutralità. Ad ogni modo Bratianu confida che non stringeremmo un accordo coi due Imperi Centrali senza avvertirlo in tempo utile.

In quanto alla Romania egli ha osservato che ormai essa si è troppo compromessa nell'altro senso.

V. E. mi permetta insistere sulla opportunità di tenere noi stessi informato questo Governo delle nostre trattative, che tanto gli vengono poi sempre comunicate dagli altri, anche per evitare che, un giorno o l'altro, esso si intenda con altri per suo conto, visto pure che l'interesse da ambedue la parti dimostrato a trattare colla Romania è per lo meno altrettanto grande di quello che si dimostra verso di noi.

(l) -Vedi D. 89, nota 1, p. 69. (2) -Vedi serie V, vol. Il, D. 832.
109

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 470/149. Bucarest, 15 marzo 1915, ore 21,30 (per. ore 2 del 16).

Bratianu mi ha pregato passare da lui stamane e mi ha comunicato che il Generale Pagett (mio telegramma Gabinetto n. 142) (l) gli ha detto che l'Inghilterra e la Russia, pur senza voìer spingere Romania ad un'azione immediata, avevano bisogno di sapere, per preparare i loro piani, se potevano contare sul concorso dell'esercito romeno. Bratianu gli ha risposto chiedendo se questa domanda gli veniva rivolta per iniziativa del Generale oppure in seguito ad istruzioni del Governo britannico ed il Generale ha replicato che egli la faceva per riferirne a Kitchener.

L'impressione di Bratianu è che il Generale sia stato spinto dai russi a porre tale quesito ed impressione mia è che abbiano influito ancora più per indurlo a parlare così Take Jonesco ed altri elementi romeni che sono stati molto intorno alla missione inglese.

Bratianu ha allora soggiunto che per la Romania aveva grandissima importanza il contegno dell'Italia e perciò desiderava sapere innanzi tutto se il Governo britannico aveva intavolato qualche trattativa con questa Potenza. Il Generale ha cercato di girare la difficoltà osservando che l'esercito romeno aveva una immensa importanza nell'attuale fase della guerra, ecc. Bratianu ha però riportato la conversazione sull'argomento che gli interessava ed ha dichiarato:

1° -che dava ordine a Mishu di ritornare direttamente a Londra il più presto possibile per mettersi in relazione con Grey atteso che un'azione militare non poteva essere presa in considerazione se non dopo aver esaminato e discusso la situazione politica;

2° -che la Romania attribuiva la più grande importanza non solo all'intervento militare dell'Italia ma anche e principalmente alla situazione che l'Italia avrebbe avuto in Europa dopo la guerra e che reputava che la Gran Bretagna avesse anch'essa non minore interesse a che l'Italia uscisse dalla guerra non diminuita, neppure in modo relativo in confronto alle altre Potenze, né moralmente né materialmente;

3° -che egli reputava perciò che la Triplice Intesa, e principalmente l'Inghilterra, dovesse prendere l'iniziativa d'entrare in negoziati coll'Italia per ottenere la partecipazione alla guerra in loro favore;

4° -che egli sarebbe stato ben lieto di porsi a tal uopo a disposizione del Governo britannico sia direttamente sia pel tramite di Mishu che potrebbe

10 -Documenti cliplomatici -Serie V -Vol. III

eventualmente avere prossimamente l'opportunità di recarsi da Londra a Roma per facilitare tali negoziati.

Il Generale e specialmente l'Aiutante di Campo che lo accompagnava e che sembrava più al corrente, si sono mostrati convinti di quanto Bratianu aveva loro detto ed hanno promesso di esprimersi in questo senso a Londra.

Bratianu poi mi ha detto di aver l'impressione che così Francia come Russia sono restie ad intavolare trattative con noi, la prima perché teme di doverci fare concessioni in Tunisia o altrove e la seconda perché vorrebbe evitare che prestando il nostro concorso prima che i Dardanelli siano forzati noi potessimo reclamare compensi a Costantinopoli od in Asia Minore. Egli reputava perciò che una simile iniziativa possa con maggior probabilità venire dalla Gran Bretagna.

Dal canto mio, pure apprezzando le buone intenzioni di Bratianu, mi permetto di osservare che non sarebbe conforme alla nostra situazione di Grande Potenza l'intromissione del Ministro di Romania a Londra in simili negoziati che possono essere condotti od a mezzo del R. Ambasciatore a Londra o pel tramite di Sir Rennell Rodd, ma occorre evitare d'urtare la suscettibilità di Bratianu e che d'altro lato non dovrebbe mancare il modo, approfittando del sospetti destati dalle recenti trattative italo-germaniche, di spingere la Triplice Intesa ad intavolare trattative con noi.

Prego mantenere il più stretto segreto su quanto precede (1).

(1) Con t. gab. 455/142 del 12 marzo, ore 21,30, Fasciotti aveva riferito avere il generale Pagett informato il governo romeno che gli alleati contavano di «forzare gli Stretti ed occupare Costantinopoli in tre settimane>>.

110

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 2056/168. Durazzo, 15 marzo 1915 (per. il 19).

Da lettere testé giunte a questo incaricato d'Affari di Serbia, sembrerebbe che per la fine del prossimo Aprile sarebbe di ritorno a Durazzo il delegato russo alla Commissione Internazionale di Controllo Signor Petrajev. Egli ha già incaricato persona di sua fiducia di recarsi a Valona a ritirare i mobili e gli oggetti di sua proprietà, per trasportarli a Durazzo. Frattanto il Signor Petrajev, ha richiesto da Pietrogrado a questo incaricato d'Affari di Serbia Signor Gavrilovic, un rapporto dettagliato sulla presente situazione politica in Albania.

Ciò fa supporre che il ritorno del Signor Petrajev sia stato deciso d'accordo tra i Governi di Russia e di Serbia presumibilmente allo scopo di accentuare.

con la presenza del delegato russo alla C.I.C. [Commissione Internazionale di Controllo], il principio che il Governo di Pietrogrado intende continuare a interessarsi direttamente delle cose d'Albania. Altri sarebbero disposti commentare il fatto pensando che l'invio inatteso del Signor Petrajev a riprendere parte, dopo lunga assenza, ai lavori della C.I.C. possa significare non essere più la Russia persuasa o decisa a regolarsi come se l'Albania sia irrimediabilmente destinata alla spartizione. L'idea del mantenimento della C.I.C. anche dopo la guerra, sarebbe indirettamente confermata da lettera privata del Signor Krajewski al Cavalier Piacentini giunta oggi da Londra. In essa il Delegato francese alla C.I.C. (colà in congedo) riferisce avergli il Delegato inglese Signor Lamb, attualmente addetto al Foreign Offlce, dichiarato che a Londra si è sempre d'avviso che la C.I.C. debba essere mantenuta anche dopo la fine della guerra.

(l) Con t. gab. 471/151, partito alla stessa ora, Fasciotti comunicava ancora: <<MI risulta che generale Pagett ha chiesto a Bratlanu che n governo romeno mandi fin da ora degli ufficiali a Londra, Pietroburgo e Parigi per prendere accordi militari per l'entrata in azione della Romania in maggio >>.

111

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 1263/315. Parigi, 15 marzo 1915 (per il 20).

Vedo che alcuni giornali italiani continuano ad insistere perché in qualsiasi combinazione vuoi cogli Imperi Centrali, vuoi colla Triplice Intesa, l'Italia abbia la Dalmazia.

Già precedentemente, esaminando la ipotesi dello sfacelo dell'Austria-Ungheria, io ebbi a dire (l) che a noi avrebbe importato molto avere per ragioni strategiche alcune delle isole della Dalmazia, ma mi dichiarai contrario a chiedere la Dalmazia per l'Italia perché non vi ha dubbio che, fatta eccezione di alcune città italiane del litorale, la Dalmazia è essenzialmente slava.

Questo è anche il punto di vista della Russia che la Francia accetta per la parte che la riguarda.

Per me quindi non vi ha dubbio alcuno che tanto nel caso di vittoria finale degli Imperi centrali, quanto in quello di vittoria finale della Triplice Intesa, la Dalmazia non potrà essere nostra. Sarebbe bene pertanto che non conservassimo illUsioni al riguardo e piuttosto che coltivare aspirazioni che, allo stato delle cose, sono irrealizzabili, ci preparassimo per la nostra rinunzia alla Dalmazia a chiedere compensi dove i nostri diritti e interessi appaiono meglio fondati e trovano minori contestazioni.

L'Asia Minore sarà in campo che più facilmente potremmo trovare libero. Anche lì si appuntano molte brame ingorde, ma oltre che per gli altri ci è e ci deve essere posto anche per noi.

(l) Vedi serie V, vol. l, DD. 834 e 942.

112

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 123/48. Vienna, 16 marzo 1915, ore 2 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 98 riservato speciale (1).

Barone Burian ha dichiarato nel modo più formale a persona di mia piena fiducia che me lo ha riferito confidenzialmente, che la notizia che la Germania avrebbe promesso una notevole rettificazione di confine verso la Slesia è priva di qualsiasi fondamento.

Barone Burian avrebbe aggiunto che Governo germanico non aveva fattu fino ad oggi al Governo Imperiale e Reale alcuna apertura relativa alla cessione in suo favore dì territori dell'Impero (2).

113

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 124/49 Vienna, 16 marzo 1915, ore 2 (per. ore 10,10).

Telegramma di V. E. n. 100 riservato speciale (4).

Ho esposto al barone Burìan quanto V. E. fa conoscere nel telegramma suddetto in ordine alle dichiarazioni da lui fattemi nel precedente colloquio e nello insistere sul principale dei punti del quale gli avevo parlato nel detto colloquio, relativo al patto preventivo dell'immediata attuazione dell'accordo a cui si potesse arrivare, mi sono espresso nel senso de'l telegramma medesimo. Barone Burìan mi ha detto per ciò che riguarda l'interpretazione da darsi alle parole accord préalable che sebbene non potesse modificare la sua opinione circa quell'interpretazione, poteva tuttavia dichiararmi che una volta iniziate le trattative per addivenire ad un accordo egli non l'avrebbe turbate, evitando dì fare qualsiasi azione militare nei Balcani durante il termine da stabilire dì comune accordo per la durata delle trattative stesse. Quanto al patto preventivo dell'immediata attuazione dell'accordo, Burian ha ricordato ciò che mi aveva detto nel colloquio di venerdì scorso (mio telegramma Gabinetto n. 47 riservato speciale) (5) che l'articolo VII del Trattato di Alleanza parlava d'accordo preventivo ed ha aggiunto che la realizzazione dei compensi per parte di uno dei contraenti doveva essere simultanea, coi vantaggi che l'altro contraente sì sarebbe assicurati. Egli non poteva quindi che persistere nella dichiarazione fattami nel detto colloquio, essere cioè impossibile il trapasso dì territori della Monarchia prima della conclusione della pace.

Ho replicato che il rifiuto per parte sua di impegnarsi preventivamente a portare ad effetto l'accordo appena concluso, rendeva inutile l'inizio di qualsiasi discussione giacché tale impegno preventivo doveva essere considerato come condizione sine qua non per l'inizio della discussione stessa.

A questo proposito dovevo ricordargli che tale condizione era per noi essenziale, giacché senza di essa nessun Governo in Italia potrebbe avere la forza politica necessaria per garantire il pratico mantenimento degli impegni da assumersi. Onde non solo inutile ma anche dannoso sarebbe l'inoltrarsi in trattative di eventuali reciproche obbligazioni di cui non si potrebbe poi garantire l'esecuzione effettiva.

Al che barone Burian ha soggiunto che oltre alle diverse considerazioni di natura imperiosa già accennatemi, che non permettevano al Governo Imperiale e Reale di prendere l'impegno preventivo di cui si tratta, ne esistevano altre di ordine morale e legale. Le prime riguardavano la dignità del Sovrano e H prestigio della Monarchia come grande Potenza, le seconde riguardavano il trapasso immediato di territori da cedere, il quale non poteva essere effettuato in via amministrativa. A queste considerazioni che rendevano impossibile l'attuazione immediata dell'accordo appena concluso, si doveva poi aggiungere la c;ircostanza che il Governo Imperiale e Reale non poteva certamente decidere durante la guerra della sorte di popolazioni i cui figli combattevano ora per l'integrità della Monarchia.

Governo Imperiale e Reale aveva acconsentito a discutere la questione dei compensi sulla base proposta dal R. Governo ma i vari membri del Governo stesso erano già d'accordo di non ammettere il trapasso immediato dei territori da cedere, i quali dovevano essere rimessi alla fine della guerra.

Sulla base suddetta il Governo Imperiale e Reale era sempre disposto ad entrare in trattative con il R. Governo ed esso era animato a tale riguardo dalle migliori disposizioni. La condizione però del R. Governo rendeva difficile la situazione ed aggravava vieppiù il grande sacrificio che il Governo Imperiale e Reale era pronto di fare allo scopo di giungere ad una intesa amichevole e completa con l'Italia.

Il barone Burian ha concluso col dirmi che il Governo germanico condivideva interamente l'opinione di lui circa la questione del trapasso immediato dei territori da cedere. E la domanda rivolta in proposito dal R. Governo al Governo Imperiale e Reale era considerata come non discutibile dal Governo germanico, * che riconosceva l'impossibilità per l'Austria-Ungheria di accettarla. *

Ho replicato al barone Burian che io non potevo che riferirmi a tale riguardo a quanto gli avevo già esposto circa il patto preventivo dell'immediata attuazione dell'accordo concluso che era considerato dal R. Governo come condizione sine qua non dell'inizio della discussione e dal quale esso non credeva potere dipartirsi.

Infine per ciò che riguarda le nostre occupazioni di Valona e del Dodecanneso il barone Burian ha dichiarato che manteneva il diritto ai compensi che competevano al Governo Imperiale e Reale, perché esso era basato sull'articolo VII del Trattato della Triplice Alleanza.

Non credeva però di insistere sulla questione, tanto più che non aveva formulato ancora i compensi precisi. In questo momento egli non aveva alcuna intenzione di intralciare il negoziato ed era invece animato dal destderio che esso potesse continuare ed arrivare ad un risultato.

Nonostante le nuove e vive insistenze da me fatte ripetutamente presso il barone Burian per indurlo a entrare nell'ordine d'idee di V. E. egli ha persistito nel suo punto di vista contrario al patto preventivo dell'immediata attuazione dell'accordo dal quale non sembra che voglia dipartirsi a giudicare dal modo con cui si è espresso meco (l).

(l) -Vedi D. 79, nota 2. (2) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 106 del 17 marzo. (3) -Ed. in L V 108, D. 45, con soppressione della frase tra asterischi, e, integralmente In SONNINO, Carteggio, cit., D. 184. (4) -Vecli D. 100. (5) -Vedi D. 93.
114

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 16 marzo 1915, ore 8.

Debbo comunicarti il risultato delle mie lunghe riflessioni di questa notte.

Da tutto l'ins.i·eme dei fatti, e più dallo stato d'animo ch'essi producono, io ho l'impressione che noi corriamo rapidamente verso una completa rottura con gli Imperi centrali; e ciò

l) senza l'esplicito assenso del Re;

2) senza essere sicuri che il paese, e per esso la Camera, lo vogliano;

3) senza che l'esercito sia pronto se non a fine aprile -come dicono

militari -il che vuoi dire forse un mese dopo, non certo prima; 4) senza aver avuto alcun affidamento, o cenno d'affidamento, da parte della Triplice Intesa.

Dei numeri l) e 2) potremmo fare a meno -perché il Re non si pronunzierà mai in modo netto e la Camera tanto meno -se avessimo l'esercito pronto e i patti conclusi, o quasi, con la Triplice Intesa. Ma allo stato attuale delle cose noi due soli non possiamo assolutamente giocare la terribile carta.

La conclusione è che bisogna seguitare a trattare con gli Imperi, fingendo di credere possibile una soluzione favorevole, anche se si dovesse spostare la questione, come Btilow ti ha proposto (3), sul terreno della misura delle concessioni territoriali e riservando per ora la domanda della immediata esecuzione.

Le tue ragioni contro tale procedura sono senza dubbio serie e fondate; ma non distruggono le mie preoccupazioni gravissime.

A me pare che, per ora, dobbiamo a qualunque costo rallentare, non precipitare, il corso degli eventi fino a quando non saremo al sicuro almeno sui punti che ho segnati coi numeri 3) e 4).

Ti ho voluto scrivere per essere più preciso e perché, tra il ministero e la Camera, non avrei trovato oggi un'ora tranquilla per venire da te.

(l) -Rltrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 105 del 16 marzo, ore 21. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 185. (3) -Vedi D. 124.
115

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 16 marzo 1915.

Ho ricevuto la Tua di stamane (2). Trovo gravi le tue argomentazioni, ma non sono ancora pienamente convinto che non convenga far poggiare la discussione per un'altra quindicina di giorni, a d~r poco, sul tema della più o meno immediata esecuzione degli accordi che eventualmente si riuscissero a prendere. Il discutere invece delle questioni territoriali riesce tutto a nostro danno, e potrebbe far precipitare runche più presto le cose; oltre ·riuscire di danno per le altre trattative di Londra, non potendosi ottenere dalla Germania il segreto assoluto.

Non credo che né Germania né Austria abbiano voglia in questo momento di precipitare gli avvenimenti; hanno piuttosto l'impressione (e questo giova a noi) che siamo noi che abbiamo desiderio di far presto, mossi specialmente dagli avvenimenti dei Dardanelli e in Oriente.

Non dispererei nemmeno dal vederli accettare, dopo molte esitanze, anche la condizione dell'immediata esecuzione.

A ogni modo, prima di aggravare la nostra situazione diplomatica, aspetterò almeno un giorno o due. Potrei intanto oggi telegrafare a Berlino e Vienna il mio colloquio di ieri con Btilow (3), di cui Ti accludo il sommario resoconto. Così seguitano a chiacchierare del tema laggiù.

Verrò più tardi (verso le 5 pomeridiane) alla Camera, e potremo discorrere insieme. Tanto qualunque telegramma non partirebbe che stanotte.

Da Londra non è giunto nulla finora. Se oggi non capita qualcosa, si potrebbe stuzzicare Imoeriali perché prema per una risposta qualsiasi, o almeno cerchi di prendere un contatto con Grey per cavarne qualche impressione sullo andamento delle trattative.

A più tardi.

116

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (4)

T. GAB. R. SP. 104/44 Roma, 16 marzo 1915, ore 12,05.

Non essendomi pervenuto alcun telegramma in proposito debbo ritenere che non si è poi verificato ieri alcun colloquio di V. E. con Grey contrariamente a quanto Ella prevedeva (5).

Sarebbe opportuno che V. E. prendesse opportuni contatti per conoscere come si svolga azione di Grey relativamente alle nostre proposte.

(l) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 186.

(2) -Vedi D. 114. (3) -Vedi D. 124. (4) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 187. (5) -Vedi D. 97.
117

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 478/54. Pietrogrado, 16 marzo 1915, ore 13,45 (per. ore 23,55).

È qui da alcuni giorni Frano Supilo Raguseo, ex-deputato alla Dieta di Zagabria, uno dei capi del partito serbo-croato ed uno dei protagonisti nel processo Friedjung.

Mi risulta egli si è abboccato con persona influente del partito serbofilo ed anche con membri del Governo. Causa che egli propugna è un regno jugoslavo sotto la dinastia dei Karageorgevitc comprendente Serbia, Bosnia-Erzegovina, Dalmazia, Croazia, Slavonia, nonché il paese degli sloveni.

Giusta suoi calcoli popolazione di detto Stato ascenderebbe complessivamente a 13 milioni.

Fondamento della politica da lui patrocinata sarebbe intesa coll'Italia sulla base del comune interesse di difesa contro invadenza germanica e su reciproco bisogno di amichevoli relazioni fra i due popoli chiamati a convivere nell'Adriatico. A suo dire l'Italia riprenderebbe la sua tradizionale influenza su tutte le coste che fronteggiano l'Italia ed i porti ed i mercati dell'interno si schiuderebbero ad un traffico quasi esclusivo con l'Italia se dileguasse sospetto che questa ha mire politiche sui territori abitati da razze serbe e cerca di farsi erede dei nefasti sistemi austriaci. Ignoro il suo pensiero circa Trieste !stria e il limite che assegna alla Slovenia. Quanto Fiume lo si può immaginare.

Secondo le mie impressioni egli non troverà incoraggiamenti in questi circoli ufficiali per alcune delle sue idee e in primo luogo per unione della Croazia Slavonia al vagheggiato Stato serbo. Qui si pensa che troppo grande sia differenza religiosa culturale e sociale tra Serbia, Croazia e Slavonia perché questa possa trovarsi a suo agio in quella unione e possa desiderarla. Ma ad ogni modo la questione viene qui posata nel senso che soltanto desideri ben chiari dei popoli abbiano a decidere dei loro futuri destini e che unione alla Serbia della Croazia Slavonia abbia a dipendere dalla dichiarazione genuina della volontà di quest'ultime.

Resterebbe ancora a vedersi [come] Supilo abbia potuto conciliare alle sue vedute su questo punto i dirigenti di Londra e Parigi ove egli si trovava ultimamente poiché date le disposizioni relativamente moderate di quelle PotenzE' verso l'Austria-Ungheria, sembrerebbe poco probabile che esse ammettessero la completa catastrofe di quest'ultima quale sarebbe provocata dalle troncate sue comunicazioni col mare. In secondo luogo se nella stampa e in generale nel grosso del pubblico russo è evidente il sopravvenuto favore pe'r l'annessione deUa Dalmazia alla Serbia non si può dire che altrettanto categorici e esclusivi siano in proposito ckcoli politici più vicini al Governo. Questi hanno infatti considerato, almeno fino a tempo fa, come oggetto riservato a negoziati coll'Italia, nel caso di un suo intervento, le questioni di Trieste dell'Istria e della Dalmazia e non si sono pronunciati definitivamente e con precisione geografica sulle loro assegnazioni. Mi sembra lecito pertanto dubitare che Supilo ottenga da queste sfere ufficiali assicurazioni assolute di appoggio per annessione di tutta la Dalmazia alla Serbia. Questa mia ipotesi è però fondata su indizi di data non recentissima e va naturalmente subordinata per l'avvenire anche prossimo allo svolgersi degli avvenimenti.

118

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 127/59 Berlino, 16 marzo 1915, ore 14,55 (per. ore 18,50).

Jagow mi ha detto stamane di essere stato informato da Vienna dell'ultimo colloquio seguito fra quel R. Ambasciatore e il barone Burian (1). Egli era stato molto penosamente impressionato perché temeva che la sostanziale divergenza manifestatasi fra i punti di vista dei due Governi in un argomento così importante potesse impedire l'inizio dei negozati e trarre seco gravissime conseguenze. A suo avviso non è possibile che Austria-Ungheria accetti che il trapasso effettivo dei territori ceduti all'Italia avvenga durante la guerra. L'evacuazione di provincie da secoli appartenenti alla Monarchia, l'abbandono di fortezze da essa costruite e difese e soprattutto il distacco dall'esercito di soldati che si sono battuti valorosamente compiendo il loro dovere e la cui partenza nuocerebbe pure alla compagine di molte unità militari: tutto ciò se avvenisse mentre la Monarchia sta sostenendo la lotta suprema per la esistenza, sarebbe contrario al suo onore e costituirebbe una umiliazione senza esempio. Non solo il vecchio Sovrano vi rifiuterebbe il suo consenso, non solo l'armata si rivolterebbe indignata, ma tutti i popoli della Monarchia non potrebbero tollerarlo. E anche in Germania, dove il Governo fece tutto quanto è umanamente possibile di fare per indurre l'Austria-Ungheria a cedere e dove l'opinione pubblica si chiarì in massima favorevole alle rivendicazioni italiane, si produrrebbe un rivolgimento completo di sentimenti, ove l'Italia persistesse in quella sua domanda. Ma per l'Italia stessa, dove il senso dell'onore nazionale è così sviluppato e suscettibile, non si può non comprendere questo modo di sentire né pretendere da altri ciò che in un caso analogo essa non sarebbe certamente disposta a fare.

Ove il R. Governo, concludeva Jagow, mantenesse ferma la sua domanda pel trapasso immediato dei territori, sarebbe purtroppo autorizzata la supposizione che esso non desiderava un risultato favorevole dei negoziati iniziati.

Replicai subito respingendo questa supposizione ingiuriosa. Circa le cose dette da Jagow, soggiunsi di non voler entrare in discussione, per quanto si potesse rispondere che quando si vuole il fine si debbono volere i mezzi; che una volta ceduto sulla sostanza, la questione di forma non ha più che una importanza relativa e che una decisione in apparenza difficile a prendersi può essere facilitata in vista di un più alto interesse del Paese. Ma di fronte alle considera

zioni austriache stavano le considerazioni italiane, del resto già più volte esposte e delle quali non era possibile non tener conto. Il R. Governo aveva lealmente iniziato trattative col Governo austro-ungarico nell'intento di ottenere per questa via l'imprescindibile soddisfazione delle aspirazioni nazionali evitando al Paese i danni di una guerra. Ma nel Paese vi è una parte della opinione pubblica, non indago se la più o la meno numerosa, ma certamente quella che dispone di più forti mezzi d'influenza ed è più fermamente risoluta, la quale giudica che, per ragioni d'ordine superiore attinenti alla situazione dell'Italia come Grande Potenza, quelle aspirazioni nazionali debbono essere fatte valere prendendo parte alla guerra e non altrimenti. Per poter avere la forza necessaria di fronte a questa parte dell'opinione pubblica italiana, che si recluta in tutti i partiti, e per garantire sopratutto l'effettivo mantenimento degli impegni, il R. Governo (e non solo l'attuale ma qualsiasi Governo venisse in Italia) dovrebbe essere messo in condizione di poter dare al Paese una prova positiva dell'attuazione delle aspirazioni nazionali, prova che non può essere fornita se non col trapasso immediato dei territori ceduti sotto la sovranità dell'Italia.

Jagow rispose che a ciò egli credeva dovesse bastare la parola sovrana dell'imperatore Francesco Giuseppe, comunicata ufficialmente dal suo Governo e garantita dal Governo germanico e che il Governo italiano potrebbe pubblicamente rendere nota al parlamento ed al Paese. Ove un accordo si ottenesse su questa base Jagow era convinto che il Governo austro-ungarico si sarebbe mostrato transigente sugli altri punti in discussione.

Ho detto a Jagow che avrei senza •indugio riferito a V. E. le cose dettemi da lui (l).

(l) Vedi D. 113.

119

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 16 marzo 1915, ore 15.

Ci vedremo fra le 18,30 e le 19 alla Camera. Ma, data la somma importanza dell'argomento, vogl'io intanto rispondere per ·iscritto alla tua di oggi (3) perché scrivendo si precisano le idee.

Non è che io desideri che la questione si sposti sul terreno della misura delle concessioni territoriali; ne riconosco anzi gli inconvenienti. Ma, se questo fosse il solo modo di non rompere subito o di non dare l'impressione (che pare abbiamo data) di volere rompere subito, lo preferirei alla rottura immediata.

Se quindi si può seguitare la conversazione sul terreno dell'esecuzione imme

diata o sopra un altro terreno, tanto meglio. Ma, per seguitarla, non bisogna

tagliar corto né rispondere con soverchia sollecitudine. Lo stesso telegramma che mi hai mandato, e che riferisc·e il tuo colloquio di ier:i con Btilow (l), potrebbe essere ritardato di un giorno; e cosi potrebbero distanziarsi e attenuarsi gli ulteriori contatti fino a quando non saremo decisi.

Decisi -e questo mi pare assoluto -non potremo essere se non quando avremo sufficienti affidamenti dall'Intesa. Dalla quale finora non abbiamo niente. Rompere prima equivarrebbe a rimetterei in una piena balia senza alcuna guarentigia. Utilissimo quindi spronare Imperiali a sollecitare o almeno a scrutare Grey, del quale Imperiali ha un troppo sacro terrore.

L'impressione catastrofica, che anche iersera Macchio rivelò a de Martino (2), si conferma da troppe parti. È forse bene che si sia prodotta. Ma ora non conviene esagerarla; conviene anzi attenuarla e lasciar credere che noi crediamo nella possibilità di una soluzione amichevole. Ciò tanto più quanto meno ci credano. Questo atteggiamento, per quanto ti costi uno sforzo di simulazione, mi pare indispensabile in questo momento nell'interesse del paese.

(l) -Rltrasmesso a Vienna con t. gab. r. sp. 110/61 del 17 marzo, ore 22. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. SoNNINo, Carteggio, cit., D. 188. (3) -Vedi D. 115.
120

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 16 marzo 1915, ore 20.

Soltanto adesso ho potuto leggere il telegramma di Avarna n. 124 riservato speciale (4), al quale tu avevi preparata la risposta che mi hai letto alla Camera (5).

Tanto per discutere, si potrebbe aggiungere, se tu approvi, alla risposta questo concetto:

Nella prima facciata del detto telegramma di Avarna, agli ultimi righi, si riferisce avere BurUin, opponendosi al patto dell'esecuzione immediata dell'accordo, detto, anzi ripetuto, che «l'articolo 7o del trattato di alleanza parlava di accordo preventivo ed ha aggiunto che la realizzazione dei compensi per parte di uno dei contraenti doveva essere simultanea ai vantaggi che l'altro contraente si sarebbe assicurato » .

Ma -si risponde -ponendo così la questione va all'aria il punto di partenza che pareva accettato, di una cessione territoriale dataci come compenso della nostra neutralità per tutta la durata della presente guerra, quali che ne fossero i risultati. Perché, se i compensi dell'uno si subordinano ai vantaggi dell'altro, i primi non avrebbero più ragione di essere se l'altro non conseguisse

(-4) Vedi D. 113.

-come è per lo meno possibile -i vantaggi sperati. E allora dove va il jorjait preventivo e definitivo che si voleva concludere? Invece l'esecuzione immediata è inesorabilmente nella logica di un accordo così concepito.

(l) -Vedi D. 124, che fu infatti spedito il 17. (2) -Non vi sono appunti sul colloquio fra Macchio e de Martino cui qui si accenna. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 189. (5) -Si tratta della prima minuta, preparata da Sonnino nel pomeriggio del 16, del D. 126, che fu poi spedito, con l'aggiunta proposta da Salandra, il giorno successivo.
121

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINITRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. V. 126/69. Londra, 16 marzo 1915, ore 23 (per. ore 7 del 17).

Decifri Ella stessa.

Grey fattomi chiamare mi ha detto testé che aveva, giusta quanto si era stabilito insieme (2), messo Cambon e Benckendorff al corrente del contenuto del noto promemoria senza comunicarne copia e ne aveva contemporaneamente telegrafato un riassunto agli Ambasciatori d'Inghilterra a Parigi e Pietroburgo.

Egli non era ancora in grado di darmi rsposta definitiva e generale ma si riservava di farlo fra qualche giorno. Intanto in tesi generale egli mi autorizzava a riferire a V. E. per sua esclusiva informazione, impressione complessivamente favorevole circa le nostre condizioni, salvo due sole possibili, e non ancora ben concretate, proposte di modificazioni: la prima attinente all'estensione della costa dalmata da noi reclamata; la seconda (come io avevo preveduto) (3) relativa alla costituzione del piccolo Stato albanese. Questa seconda modificazione sarebbe suggerita non tanto da obiezioni di principio quanto dal dubbio sul modo come detto Stato potrà funzionare e da scarsa fiducia nella sua vita futura. Circa la prima modificazione ho creduto ad ogni buon fine rappresentare a Grey la necessità di non dimenticare che lungo la costa dalmata appunto si trovano città essenzialmente italiane alle quali la nostra opinione pubblica per ricordo del passato e per naturale sentimento di fratellanza presente, non approverebbe mai una rinunzia da parte nostra. Circa lo Stato albanese indipendente, mi sono servito dell'argomento di cui telegramma di V. E. n. 101 riservato speciale (4) per farne rilevare vantaggi dal punto di vista umanitario.

Grey li ha riconosciuti pur ripetendo dubbio di cui sopra. Da quanto ho potuto capire risposta più precisa dovrebbe essere a me comunicata verso la fine della settimana probabilmente al ritorno di Cambon recatosi a Parigi.

Nel corso della breve conversazione odierna ho detto a Grey che V. E., per

un sentimento di delicatezza, non aveva creduto entrare in particolari troppo

minuti circa condizioni di cui articolo nove e mi aveva lasciato una certa

libertà d'azione per quanto riguarda la definizione della congrua parte spet

tante all'Italia in Asia Minore (5); confidavo quindi che egli, rendendosi conto

della responsabilità gravante su di me. non avrebbe difficoltà in una prossima

occasione ad esaminare meco quel punto importantissimo circa il quale a me, per i motivi anzidetti, starebbe assai a cuore sottomettere a V. E. proposte più concrete e precise.

Grey non ha sollevato obiezioni. Avendogli io da ultimo rinnovato istanza circa segreto pregandolo di fare in modo che Cambon e Benckendorff non mi intrattengano per il momento dell'argomento, Grey ha risposto avrebbe tenuto presente il mio desiderio. Mi ha poi avvertito ad ogni buon fine aver egli informato Rodd delle conversazioni avute con me con l'istruzione di non parlarne se V. E. non gliene farà menzione.

(l) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 191. (2) -Vedi D. 67. (3) -Vedi D. 97. (4) -Vedi D. 104. (5) -Vedi D. 3.
122

IL CONSOLE A SCUT ARI, DE FACENDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1999/125. Scutari, 16 marzo 1915, ore 23 (per. ore 9,55 del 17).

Ho telegrafato alla R. Legazione quanto segue:

«Tentativo Essad instaurare Governo Medua Alessio e l'arrivo di Alush Loin con nostra torpediniera, a tale scopo, ha sollevato accanito spirito di reazione ed ostilità contro di noi in tutti gli avversari di Essad, decisi ad opporsi con ogni mezzo, compresi gli insorti.

Bib Doda, destreggiandosi finora fra Essad ed i suoi nemici, è spinto ad assumere attegiamento deciso. Bib Doda dicendosi d'accordo con Essad, non aveva mai inteso rinunziare alla sua influenza ed autorità, concependo accordo come amicizia solidaretà e cooperazione al mantenimento della pace, ma non soggezione ad Essad. Tentativo di Essad senza previo accordo con lui, arruolamento di gente da parte di Essad con supposto nostro denaro tra gli stessi Mirditi, azione diretta ora intrapresa, hanno convinto Bid Doda che Essad voglia sottometterlo e sopraffarlo. Questa mattina con insolita serietà mi ha detto: «Se Essad voleva sinceramente l'accordo con me per la pace del paese, doveva effettivamente intendersi con me mantenimento dello statu qua, lui a Durazzo ed io a Scutari, secondo il desiderio e sotto le direttiv,e del vostJro Governo. Essad, invece, vuole darmi una lezione trascurandomi, aiutato dall'Italia; questo non è possibile. Essad rischierà suscitare la guerra civile ed io rischierò perdere l'amicizia dell'Italia. Del resto se anche volessi fare astra:zJione dal mio prestigio personale non potrei tenere fronte all'ostilità di questa popolazione contro Essad senza liquidare me stesso; che se Essad crede per lui vantaggioso che io mi allontani da Scutari deve invece convincersi che sarebbe perfettamente il contrario giacché tutto l'antagonismo e tutte le propagande finora da me moderate non troverebbero più freno».

Imbevuto questo concetto Bid Doda in questi giorni si è tenuto in contatto più frequente col Console d'Austria ed ha trovato tra i consiglieri più accaniti Primo Dochi (l).

(l) Per la risposta di Sonnino, vedi D. 137.

123

IL CAPO DELL'UFFICIO OPERAZIONI DELLO STATO MAGGIORE, ALBRICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 16 marzo 1915.

Mi onoro riferire quanto segue alla E. V. circa la conversazione da me avuta oggi coll'addetto militare germanico presso l'ambasciata di Roma, conversazione desiderata dall'addetto stesso e da me accettata previa autorizzazione dell'E. V.

L'addetto militare mi disse che in continuazione di un discorso iniziatosi a Berlino in casa del capo dello Stato Maggiore tedesco col nostro addetto militare tenente colonnello Bongiovanni, quest'ultimo aveva rivolto all'addetto militare germanico, von Schweinitz, mio interlocutore, le seguenti parole: «Se l'Italia non avrà dall'Austria-Ungheria giusti compensi territorali la guerra tra Italia e Austria sarà inevitabile».

A questo discorso lo Schweinitz non rispose allora perché non seppe che cosa rispondere. Disse che ora, invece, può dare una risposta nel senso che lo Stato Maggiore germanico lavora presso lo Stato Maggiore austro-ungarico perché ad un accordo si giunga nel senso desiderato dall'Italia. Accordo che, secondo le idee tedesche, non deve soddisfare alle sole aspirazioni nazionali italiane nel momento attuale, ma garantire la vitalità e la potenza della Triplice alleanza nel futuro.

Se non ché a questa bene avviata azione dello Stato Maggiore tedesco due difficoltà sembrano opporsi.

La prima consiste nelle giuste diffidenze italiane verso l'Austria. Questa, da quanto mi parve di comprendere nel pensiero dello Schweinitz, avrebbe mostrato di essere oscillante e di avere fatto dei passi in avanti e poi di essersi pentita, suscitando in noi il sospetto di essere giocati. Su questo argomento egli ritiene fermamente che, se accordo vi sarà, questo sarà preso non solo coll'Austria ma anche di fronte alla Germania. La firma del Kaiser, egli disse, sarebbe la migliore delle garanzie.

La seconda difficoltà consiste nelle misure militari dell'Italia. Egli, il tedesco, comprende la convenienza per noi di garantirci. Ma data la mentalità austriaca egli crede anche che invece di fare il nostro vantaggio potremmo mettere l'accordo in pericolo, svegliando il risentimento dell'Austria-Ungheria con preparativi di guerra per intimidirla, ed offendendo la nota gretta suscettibilità delle sfere militari e di corte. Quindi egli, nell'interesse comune, vedeva la convenienza per noi, se misure militad fossero ritenute necessarie, di dare a queste un carattere non aggressivo verso l'Austria, ma piuttosto di previdenza in generale anche in vista di un possibile peggioramento dei nostri buoni rapporti coll'Inghilterra. In tal caso, infatti, le nostre ferrovie litoranee sarebbero inservibili e quindi giustificata a priori una nostra radunata nell'alta Italia. Ad ogni

modo meglio sarebbe non far nulla che potesse inasprire il sentimento austriaco e dare al governo di Vienna l'impressione che noi si voglia mettergli la pistola alla gola.

Dopo aver lasciato parlare lo Schweinitz, gli dissi che lo ringraziavo della fiducia ma che io non ho alcuna veste ufficiale, che sono un semplice capo ufficio allo Stato Maggiore, che la sua posizione qui da noi è perfettamente normale e che egli poteva tenere il discorso fatto a me con quelle autorità colle quali solitamente conferiva.

Egli mi rispose che non voleva dare carattere ufficiale al suo discorso perché egli non aveva preciso incarico, ma che agiva solo secondo la linea di condotta del suo Stato Maggiore. Al che io obbiettai, naturalmente, che da noi lo Stato Maggiore non ha nulla da vedere colla politica.

In conclusione, egli mi pregò di fare al colonnello Montanari, incaricato al ministero di ricevere gli addetti, un riassunto della conversazione affatto privata, da soldato a soldato, fatta con me. Al che io aderii.

L'impressione dello scrivente è:

l. -che lo Schweinitz tema imminente la nostra mobilitazione parziale

o generale ed abbia voluto col suo passo ottenere lo scopo di farmi parlare sull'argomento e forse di influire a che si soprassieda se si ha l'intenzione di farla;

2. --che egli tema molto che l'Austria-Ungheria non voglia adattarsi ad un accordo; 3. --che sia molto diffidente circa la nostra buona volontà sopratutto per il timore da parte nostra di essere ingannati dall'Austria; 4. --che all'Ambasciata d'Austria si tema molto che realmente si stia da parte nostra per prendere misure militari imminenti; 5. --infine che, non so se lo Schweinitz personalmente o anche la Germania, vedrebbero molto volentieri che noi aspettassimo gli eventi senza prepararci militarmente.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., D. 190.

124

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 107. Roma. 17 marzo 1915, ore 13.

Il principe di Btilow venuto a vedermi il 15 corrente si mostrò molto

preoccupato per le notizie giuntegli dello stato delle nostre trattative con

Vienna, e delle condizioni preventive da noi esposte al barone Burian (2).

La condizione che sopratutto lo impensierisce, perché la ritiene tale da ren

dere impossibile un accordo, è quella intorno alla immediata esecuzione da darsi

alla cessione dei territori che venisse concordata. Non crede si possa esigere questo dall'Austria. Nella storia non esservi un precedente consimile; cita Nizza e Savoia la cui trasmissione venne fatta dopo la guerra. Questa condizione messa ora da noi essere nuova. Il Governo austriaco accettò la nostra proposta che l'accordo non dovesse rimanere segreto dopo la sua conclusione e fino al termine della guerra. Una volta concluso l'accordo aver noi la maggiore garanzia per la sua esecuzione, nella firma del vecchio Imperatore. E poi ci sarebbe la garanzia della Germania mediatrice e approvante l'accordo.

La consegna immediata dei territori ceduti provocherebbe una rivoluzione a Vienna. Occorrere per le cessioni di territori l'approvazione dei Parlamenti. E oggi un Parlamento austro-ungarico reagirebbe contro ogni proposta simile.

Risposi che la condizione era stata da noi indicata come indispensabile, inquantoché se la cessione effettiva dei territori in questione venisse rinviata a dopo la pace, nessun Governo potrebbe garantire per tutta la durata della guerra di contenere gli impulsi guerreschi del paese.

Ogni fatto di guerra, ogni oscillazione nelle vicende della lotta darebbe luogo a sospetti, ad agitazioni, a tumulti.

Il caso di Nizza e Savoia non è paragonabile all'attuale; là si trattava di cessioni da farsi condizionatamente agli acquisti effettivi di territorio per parte del Piemonte, e il patto intercedeva tra coloro che dovevano essere compagni d'arme.

Il soldato Nizzardo e Savoiardo seguitava a combattere durante la guerra dalla stessa parte e contro lo stesso nemico, si facesse o no la cessione. Quale invece sarebbe nella guerra attuale la condizione dei soldati appartenenti ai territori ceduti? Se essi disertassero con quale giustizia si potrebbero punire? Come avrebbe potuto l'opinione pubblica in Italia non sollevarsi contro la dura sorte loro imposta di seguitare a combattere e morire per una causa non più loro?

Non era questa dell'immediata esecuzione una condizione nuova messa da noi. Averne io parlato allo stesso Biilow fin dalle prime nostre conv,ersazioni (l), discorrendo appunto dei soldati sotto le bandiere austriache.

L'argomento addotto della necessità della sanzione del Parlamento austroungarico essere un'arma a due tagli. Oggi avere l'Imperatore pieni poteri. Mentre ogni stipulaz.ione di cui l'esecuzione e la stessa validità rimanessero sospese, giustificava ogni diffidenza del pubblico italiano. A guerra finita se il Parlamento negasse la sua sanzione alle cessioni concordate, nulla ci sarebbe di fatto, e l'Italia sarebbe rimasta scornata.

BUlow soggiunse che egli era moralmente convinto che all'infuori di questa condizione dell'immediata esecuzione si arriverebbe ad un accordo tra AustriaUngheria e Italia relativamente alla questione territoriale; ma non ritenere possibile l'intesa su questo punto. Accennò a tutte le terribili conseguenze, nell'avvenire prossimo e lontano, di una rottura tra l'Italia e la Germania.

Proponeva in ultimo che per ora si lasciasse da parte la discussione su questa condizione dell'immediata esecuzione, rimettendola a dopo che si fosse

fatta l'intesa su tutti gli altri punti da discutere. *Negoziamo intanto su questl, e poi torneremo sulla questione lasciata in sospeso.* Egli è convinto che così si potrebbe ancora arrivare ad una conclusione « a meno che, egli diceva siate già decisi a fare la guerra ed [a farla] entro il marzo».

Replicai che io gli avevo esposto francamente la mia opinione; ma che non potendo prendere su di me solo la responsabilità di una decisione, avrei riferito con tutta sincerità ed obiettività le sue argomentazioni al presidente del Consiglio.

Quanto precede per norma di V. E.

(l) -Ed. in L V 108, D. 46, con soppressione della frase tra asterischi e, integralmente, in SONNINO, Diario, cit., pp. 105-107. (2) -Vedi D. 113.

(l) Vedi serie V, vol. II, D. 633.

125

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 128/60. Berlino, 17 marzo 1915, ore 16,30 (per. ore 20).

Mio telegramma Gabinetto n. 59 (1).

Il Cancelliere, ritornato per qualche giorno a Berlino, mi invitò ieri sera a casa sua. Egli mi ripeté presso a poco le stesse cose che nella mattinata ml erano state dette da Jagow ed io gli risposi cogli stessi argomenti. A questi egli replicava insistendo particolarmente sui mezzi che il R. Governo avrebbe avuti a sua disposizione per influire su quella parte dell'opinione pubblica italiana che spingeva alla guerra: coll'abilità e coll'energia, egli diceva, di cui il R. Governo aveva dato prova in difficili circostanze, esso avrebbe potuto persuaderla che gli interessi italani erano interamente salvaguardati con la conclusione di un trattato che, senza contenere quanto era impossibile ottenere, avrebbe dato con mezzi pacifici soddisfazione alle aspirazioni nazionali. Un simile trattato che, se non nella forma, nella sostanza poteva essere subito reso di pubblica ragione, un trattato che avrebbe portato la firma del Governo austro-ungarico e la garanzia del Governo germanico, costituiva un impegno formale che nessuno poteva dubitare sarebbe stato mantenuto.

Risposi che io non ne dubitavo ma che qualcheduno avrebbe potuto forse osservare come recenti tristi esperienze avessero provato che l'esistenza di un trattato non bastava a garantire contro ogni pericolo. E siccome il Cancelliere, rilevando l'allusione, voleva applicarla all'osservanza da parte nostra del trattato della Triplice alleanza, io gli ribattei che a Berlino e a Vienna era stato esplicitamente riconosciuto che alle stipulazioni di questo noi ci eravamo attenuti coila nostra dichiarazione di neutraLità, mentre il Cancelliere stesso aveva solennemente dichiarato in pieno Reichstag che la Germania aveva violato la neutralità del Belgio e mentre assistevamo in questa guerra allo scempio quotidiano che da ogni parte viene commesso di norme internazionali cui tutti 1 Governi avevano consentito.

11 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

Il Cancelliere insisté di nuovo vivamente sulla impossibilità per il Governo austro-ungarico di consentire all'effettuazione immediata de'Ila cessione di territori, la quale non era in alcun modo prevista né dalla lettera né dallo spirito dell'articolo sette da noi invocato e la quale era contraria all'onore della Monarchia ed avrebbe costituito per essa un serio pericolo. Ed il Governo germanico divideva interamente questa convinzione: e poiché esso, non solo per la sua alleanza con l'Austria-Ungheria ma anche per la parte precipua che aveva avuto nell'indurre questa a prendere una decisione di principio che doveva naturalmente riuscirle assai difficile, aveva assunto la responsabilità della questione di fronte alla Monarchia, così si riteneva con questa solidale per le conseguenze che dall'attuale situazione potevano derivare.

Risposi che di tali conseguenze il R. Governo si era evidentemente reso conto tenendo presenti i supremi interessi del Paese: ma che questi interessi non gli consentivano di mutare il suo punto di vista che solo una effettuazione immediata dell'accordo da stipularsi potesse valere ad assicurare lo scopo propastosi.

Il Cancelliere concluse esprimendo la speranza che, ad onta delle presenti gravi difficoltà, una intesa avrebbe potuto ancora essere raggiunta e che sarebbe stata evitata all'Italia la sventura di essere coinvolta in una guerra della quale tutti i popoli, a cominciare dalla Germania che [combatte] per una questione di vita o di morte, sentiranno sempre più i danni i dolori ed i disastri.

Anche il Cancelliere, come già Jagow, (mio telegramma Gabinetto n. 57 (l), mi diceva che la nostra domanda di cessione immediata gli aveva prodotto grande sorpresa e gli era giunta affa,tto nuova: il che sembrerebbe provare che il principe BU!ow non aveva riferito al suo Governo il colloquio da lui avuto con V. E. 1'11 gennaio (telegramma di V. E. Gabinetto n. 5 riservato speciale del 15 gennaio (2).

(l) Vedi D. 118.

126

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (3)

T. GAB. R. SP. 108. Roma, 17 marzo 1915, ore 17.

(Per Berlino) Mio telegramma Gabinetto n. 105 riservato speciale ( 4).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Per Vienna) Telegramma di V. E. n. 49 riservato speciale (5).

(Per tutti) * Prendo volentieri atto della dichiarazione del barone Burian che d'ora innanzi durante le trattative egli intende astenersi dall'intraprendere qualunque operazione nei Balcani.

(-4) Vedi D. 113, nota l, p, 90.

Ciò non può che agevolare i negoziati eliminando praticamente una occasione di dissensi. *

Il barone Burian, opponendosi al patto dell'esecuzione immediata, «ha aggiunto che la realizzazione dei compensi per parte di uno dei contraenti doveva essere simultanea ai vantaggi che l'altro contraente si sarebbe assicurato~>. Ma ponendo cosi la questione cade il punto di partenza che pareva accettato di cessioni territoriali dateci come compensi della libertà d'azione da accordare all'Austria-Ungheria per tutta la durata della guerra, qualunque siano i risultati di questa. Subordinando i compensi ai vantaggi sparisce il forfait preventivo e definitivo che si voleva concludere. Invece l'esecuzione immediata è logicamente insita in un accordo cosi concepito.

Il barone Burian avrebbe detto «che il Governo Imperiale e Reale non poteva certamente decidere durante la guerra della sorte di popolazioni i cui figli combattevano ora per l'integrità della Monarchia~>. Non è possibile che questa affermazione riproduca esattamente l'intimo pensiero del barone Burian, poiché altrimenti non servirebbe a nulla negoziare un accordo riguardante cessione di territori già posseduti dalla Monarchia, quando la parte cedente non ritenesse di poter decidere intorno alle cessioni stesse e alla sorte delle relative popolazioni.

Riguardo alla esecuzione immediata degli accordi visto che il Governo Imperiale e Reale ha accettato il punto che detti accordi abbiano ad essere resi pubblici appena conclusi, non so rendermi piena ragione del suo pertinace rifiuto ad ammettere la sollecita attuazione. L'effetto morale e politico che le cessioni di territorio potrebbero produrre sul pubblico austro-ungarico in generale, e su quello viennese in ispecie (vedi quanto diceva il principe di Btilow telegramma n. 107) (l) si sconterà subito all'indomani della loro divulgazione; e d'altro canto per la difesa generale dell'Impero diminuzione nelle file dei combattenti prodotta dal rilascio dei soldati provenienti dai territori ceduti, verrebbe più che compensata dalla più libera disposizione delle forze rimanenti per effetto della cresciuta sicurezza risultante dagli accordi conclusi.

(l) -Vedi D. 83. (2) -Vedi serie V, voL II, D. 633. (3) -Ed. in L V 108, D. 47, con soppressione del brano tra asterischi, e, integralmente in SONNINO, Carteggio, cit. D. 192. (5) -Vedi D. 113.
127

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 482/36. Sofia, 17 marzo 1915, ore 20,10 (per. ore 3,35 del 18).

Tontcheff, che è considerato il più germanofilo dei Ministri bulgari, è venuto a vedermi testè e mi ha detto che Genadieff aveva comunicato al Consiglio dei Ministri impressione riportata nel suo viaggio in Italia. Genadieff riferì conversazione avuta con V. E. nei termini del telegramma di V. E. n. 123 (2), inoltre parlò delle varie correnti dell'opinione pubblica italiana e sulla base

delle sue interviste col principe Btilow e col barone Macchio egli ha affermato di essere persuaso che se le trattative fra l'Austria e l'Italia per un accordo sulla cessione Trentina non sono ancora perfette stanno però per avere esito favorevole il quale, secondo Genadieff, escluderebbe qualsiasi azione per parte dell'Italia. Tale impressione gli venne anche confermata al suo passaggio per Vienna.

Evidentemente comunicazioni di Genadieff avranno grande importanza sull'attitudine sia del Re Ferdinando sia di questo Governo e non possono che accreditare voci qui diffuse da tempo (e dalla E. V. smentite coi telegrammi

n. 519 (l) e Gabinetto n. 120) (2) su accordi itala-austriaci, come ne è prova il linguaggio tenutomi anche ieri sera dal Capo di Gabinetto Segreto del Re (mio telegramma Gabinetto n. 35) (3).

Sarei pertanto grato all'E.V. indicarmi nuovo linguaggio da tenere eventualmente con questo Governo ( 4).

(l) -Vedi D. 124. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 815.
128

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

T. GAB. R. SP. 129/70. Londra, 17 marzo 1915, ore 22 (per. ore 4 del 18).

Decifri Ella stessa.

Dal linguaggio tenutomi, ieri, da Grey (6) mi parrebbe giustificato Ticavare impressione che anche per l'articolo nove nostre condizioni non dovrebbero incontrare difficoltà di massima. In previsione quindi di ulteriori conversazioni sull'argomento, dato che Grey ed alleati consentano a precisare e concretare fin da ora parte a noi spettante, mi riuscirebbe prezioso conoscere, con ogni particolare, il pensiero del Governo di Sua Maestà circa ubicazione, estensione ed eventuale confine della futura zona da aggiungere a quella già acquisitaci di Adalia. A me continua sorridere la prospettiva di Smirne, ma in tale caso converrebbe che io sapessi se insieme con Smirne V. E. intende che ci venga attribuito interamente il vilajet di Aidin. Se ciò fosse dovremmo prepararci a discutere con questo Governo, il quale certamente vorrà e dovrà tutelare gli interessi ed i diritti della Società inglese Smirne-Aidin. Con essa, l'esperienza mi ha insegnato quanto ardua impresa sia il trattare. Per mia norma personale quindi prego V. E. telegrafarmi particolareggiate informazioni circa i nostri desideri facendomi sapere limite massimo e minimo delle nostre esigenze ed

un accordo italo-austrlaco circolata a Sofia.

damento».

confermo completamente mio telegramma gabinetto n. 120 ».

indicandomi pure una soluzione alternativa qualora una intesa, circa Smirne e vilajet di Aidin, presentasse per un motivo o per l'altro inconvenienti politici e sopratutto tald da consdgliarci a C'areare altrove la nostra congrua pa>rte. Nelle conversazioni di Roma parmi ricordare V. E. avesse contemplato eventuale attribuzione all'Italia del vilajet di Konia, al quale se non erro appartiene la zona di Adalia. È però da tenere presente che anche in quella regione potremmo incontrare più tardi difficoltà in vista diritti acquisiti da Società tedesche.

Inutile rappresentare a V. E. quanto preziose mi riuscirebbero particolareggiate indicazioni per procedere ad eventuale discussione alla quale io mi sento per ora imperfettamente preparato (1).

(l) Con il t. 519 del1'8 febbraio, non pubblicato, Sonnino aveva smentito la notizia d!

(2) -Vedi serie V, vol. II. D. 804, p. 682. nota 1. (3) -Con t. gab. 479/35 del 17 marzo, ore 3, Cucchi aveva comunicato: «Capo di Gabinetto segreto d! Sua Maestà m! ha Ieri accennato a possibili accordi !taio-austriaci. Conformemente telegramma di V. E. gabinetto n. 120 ho risposto non risultarmi che tale notizia abbia fon (4) -Sonnino rispose con t. gab. 207/42 del 18 marzo, ore 22: «Per sua norma di linguaggio (5) -Ed. in SoNNINo, Carteggio, clt., D. 193. (6) -Vedi D. 121.
129

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 130/71. Londra, 17 marzo 1915, ore 22,50 (per. ore 4 del 18).

Decifri Ella stessa.

Addetto Militare fu ricevuto oggi da Kitchener per questione mitragliatrici. Maresciallo lo ha trattenuto a lungo parlandogli con grande libertà «da soldato». Da quanto mi riferisce Addetto Militare traggo impressione che Grey non dovrebbe avere messo Sua Signoria al corrente delle note trattative. Kitchener difatti ha chiaramente detto che il giorno in cui noi facessimo conoscere la nostra decisione di entrare in campo, mitragliatrici, munizioni, ecc., si otterrebbero facilmente. A proposito anzidetta nostra decisione Kitchener ha confidato a Greppi risultargli in modo assoluto che Germania sta spingendo Austria a cederci subito tutto quello che domandiamo impegnandosi a sostenerla militarmente quando, terminata la guerra, l'Austria si rivolgerà contro per riprendere quello che ora avrebbe aria di cederci. Kitchener non ha per nulla dissimulato a Greppi importanza che avrebbe pronto intervento Italia il cui sostegno, egli si diceva sicuro, sarebbe senza fallo seguito da Romania, Bulgaria e Grecia.

130

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (2)

T. GAB. R. SP. 109. Roma, 17 marzo 1915, ore 24.

Il principe BUlow venuto oggi a vedermi ha cominciato col rilevare il grave pericolo che le trattative tra l'Austria-Ungheria e l'Italia abortiscano per effetto della condizione da noi apposta della immediata esecuzione. Ha

detto poi che l'Imperatore di Germania potrebbe anche garantire l'esecuzione dell'accordo per dopo la guerra.

Risposi svolgendo le varie ragioni per cui dobbiamo insistere nella nostra domanda: ragioni che tengono conto delle condizioni generali dell'opinione in Italia, così come di quelle austriache. Gli ho fatto osservare come sia difficile fissare un terreno fermo sul quale negoziare col Governo austriaco; rilevandogli le parole dette il 5 corrente dal barone Burian al duca Avama (l) con cui sembra voler far sempre dipendere la cessione dei territori austriaci all'Italia dall'effettivo conseguimento di vantaggi per parte dell'Austria alla fine d'una guerra vittoriosa, Btilow ha appuntato quanto segue:

«Sonnino mi fa osservare che il vantaggio che realizzerebbe l'AustriaUngheria fin da ora mediante l'accordo consiste nella garanzia che otterrebbe della neutralità dell'Italia durante tutta la guerra. Il barone Burian invece sembra subordinare ogni cessione effettiva di territorio all'Italia alla condizione che l'Austria realizzi effettivamente degli acquisti territoriali o altri vantaggi alla fine della guerra.

Il modo di vedere del barone Burian rende impossibile un accordo quale verrebbe inteso dal barone Sonnino, cioè un accordo avente la natura di un forfait: cessione di territorio attualmente austriaco da un Iato, contro garanzia di neutralità per la durata della guerra dall'altro, quale che sia per essere l'esito della guerra stessa».

Dissi a Btilow che io non intendevo precipitare nulla, ma che non prenderei più alcuna iniziativa nè farei proposte; che se il Governo austro-ungarico desiderava che si venisse a qualche conclusione facesse lui delle proposte nette e chiare, le più larghe possibili perché ci fosse una probabilità di riuscita. E non faccia più scherma.

Btilow disse che avrebbe riferito quanto sopra a Berlino.

* Mi chiese confidenzialmente se vi era nulla di vero intorno a propositi nostri di mobilitazione. L'assicurai che erano tutte fantasie e che non vi era assolutamente nulla di vero nelle voci fatte correre. *

Quanto precede per norma di linguaggio di V. E.

(l) -Vedi D. 138. (2) -Ed. in L V 108, D. 48, con soppressione del brano tra asterischi, e, integralmente, in SONNINO, Diario, cit., pp. 108-110.
131

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 483/27. Atene, 18 marzo 1915, ore 13 (per. ore 14,35).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 43 (2).

A quanto mi ha detto Zografos nei primi colloqui avuti con lui, non mi parrebbe esatto ciò che Romanos ha detto a Tittoni, che cioè Zografos fosse d'ac

cordo con Venizelos circa la necessità per la Grecia di partecipare all'impresa Dardanelli. Per lo meno Zografos deve aver cambiato da che ha assunto potere ed è stato in grado di prendere esatta cognizione di come sono andate le cose, giacché egli parlando con me stigmatizzava la mossa Venizelos come impudente ed inconsiderata. Esatto invece sempre più appare quanto disse Romanos circa la contrarietà dell'elemento militare il quale, ed in modo speciale il Generale Dusmani Capo di Stato Maggiore, sembra il vero responsabile della decisione negativa presa dal Re. È anche vero, come ebbi a dire a V. E. anche prima de'Ha crisi (mio rapporto n. 98) (1), che l'autorità militare ed anche, debbo aggiungere, molte persone nel mondo politico non dividono la persuasione che Venizelos dimostrò avere nella vittoria finale della Triplice Intesa. In modo speciale per quanto concerne l'impresa dei Dardanelli ogni giorno che passa fa nascere dubbi maggiori sulla sua riuscita e si vanno cercando ipotesi per lo più poco fondate e soddisfacenti per procurare di spiegare come l'Inghilterra e la Francia si siano poste con così poco adeguata preparazione in un'impresa tanto arrischiata. Venizelos, che vidi di sfuggita pochi giorni fa, mi apparve turbato ed irritato. Il relativo successo del nuovo Gabinetto lo offende nella sua immensa vanità ed egli appare sorpreso che la Grecia possa un solo giorno sussistere senza di lui. Streit mi diceva stamane che egli incomincia ad usare un linguaggio ed a prendere un'attitudine che fa temere che nella campagna elettorale che si sta preparando egli non sia per avere verso Re Costantino i riguardi dovuti e che voglia a suo proprio profitto sfruttare il nazionalismo greco in ciò che esso ha di più violento e di meno ragionevole.

Quanto all'attitudine del nuovo Governo esso sempre più appare dover ispirarsi ai principii della neutralità. Sembra che lo studio dei documenti abbia ribadito nei nuovi governanti questo principio, che del resto fu la piattaforma trasmesso successivamente (mio telegramma n. 122 e n. 130 (2), miei rapporti trasmesso successivamente (mio telegramma n. 122 e n. 130) (2), miei rapporti nn. 125 (3) 134 e 137) (2), nonostante le inevitabili reticenze e restrizioni troppo necessarie per non irritare una opinione pubblica ancora tutta scossa dalla crisi recente, mi sembra indicare chiaramente quella strada e la opinione pubblica si fa a poco a poco all'idea che Re Costantino aveva ragione. Certamente sarà studio costante di questi Governanti evitare di irritare Francia ed Inghilterra e queste avranno tutte quelle tacite concessioni che si possano ottenere senza giungere ad una rottura con Austria-Ungheria, Germania e Turchia. Prova ne sono la tacita acquiescenza della Grecia all'occupazione inglese delle isole ed il continuo passaggio per Salonicco di armi e munizioni destinate alla Serbia.

Rispetto agli interessi greci nell'Asia Minore, di cui Romanos ha parlato con Tittoni, non vi è dubbio che essi esistono ma Zografos in via ufficiosa li ha meco caratterizzati di interessi pressoché «coloniali», aggiungendo che ogni possesso in Asia che fosse consentito alla Grecia sarebbe altrettanto difficile a rendere effettivo che a conservare. «Dire -ha continuato Zografos -che è

per qualche dubbio vantaggio di simile· genere che· Venizelos ·voleva lanciare il paese in una avventura arrischiata e per nulla affatto preparato).

Quanto all'ultima parte del telegramma cui mi riferisco non intendo bene (forse per errore di trasmissione) se Romanos accusò Italia di non aver voluto andare d'accordo colla Grecia o viceversa. Sarebbe per me di grande interesse chiarire tale punto (l).

(l) -Vedi D. 113. (2) -Numero partieo!a:·e per Atene del t. gab. 195 del 16 marzo che ritrasmctte il D. 103. (l) -Non rinvenuto. (2) -Non rinvenuti. (3) -Non pubblicato.
132

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 486/72 Londra, 18 marzo 1915, ore 15,16 (per. ore 19,10).

Nel corso della conversazione di avantieri (2) Grey mi disse in linea generale sembrargli che in Bulgaria comincino a delinearsi tendenze meno favorevoli agli Imperi alleati. Benckendorff in conversazione fami'lia,re mi manifestava ieri senza reticenze il suo convincimento personale che il contegno della Romania Bulgaria e Grecia sarà fatalmente determinato dalle decisioni dell'Italia.

133

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2034/251. Vienna, 18 marzo 1915, ore 16,20 (per. ore 18,30).

Prego comunicare al Comando Corpo Stato Maggiore il seguente telegramma di questo Addetto Militare:

« 36. Apprendo da persona di fiducia seguenti informazioni circa situazione attuale Isonzo. A Gorizia travasi un battaglione di marcia del 27° fanteria Landwchr, uno squadrone di ulani (sola cavalleria della regione), una compagnia Landenschutzen, una squadriglia di tre aeroplani. Un gruppo avanzato occupa colline del Collio con forze imprecisate di fanteria e batterie da campagna. Sulle colline sono stati costruiti solidissimi trinceramenti. Le truppe predette costituirebbero difese avanzate e in caso atti di attacco di grandi forze avrebbero ordini di ripiegare combattendo sulle posizioni del Carso che da Plitsch per Prevald scendono presso Trieste. Su queste linee S'i troverebbe la massa delle truppe con una forza giudicata intorno a 80.000 uomini in gran parte Landsturm ordinata dicesi in due corpi d'armata. Altri 60.000 uomini sarebbero nella regione di Pala. Si parla di 10.000 bavaresi giunti da quakhe giorno e sbarcati credo stazione a nord di Gorizia ma la notizia non è controllata. I

(t. gab. 487/74 delle ore 20,45): «Romanos mi disse: "La Grecia sa bene che nemmeno l'Italia non può rimanere estranea alla ripartizione della Turchia ma essa desidera di andare d'accordo con l'Italia e che le aspirazioni greche e italiane trovino Insieme il loro appagamento" ».

ponti sull'Isonzo sono minati e sorveg~iati ma non rafforzati con opere. A Gorizia avvengono grandi manifestazioni d'italianità cui si associa senza riserva minoranza slava. La polizia non vuole o non può reprimerle. In questi ultimi tre giorni grandi rinforzi sono partiti da tutte le guarnigioni per la Galizia e Carpazi, dove il logorio degli uomini causa le malattie è fortissimo. Tellini >>.

(l) Ritrasmesso a Londra. Parigi, Pietrogrado, Nish. Bucarest e Sofia con t. gab. 209 del 18 marzo, ore 22. A chiarimento dell'ultima frase del D. 103 Tittoni telegrafò il 19 marzo

(2) Vedi D. 121.

134

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 485/71. Parigi, 18 marzo 1915, ore 20,50 (per. ore 0,15 del 19).

Echo de Paris stamane e Temps stasera propugnano il dominio assoluto russo di Costantinopoli e degli Stretti. Essendo noti i rapporti dei due giornali col Quai d'Orsay, deve ritenersi che i loro articoli significano che l'adesione della Francia è già data e se è data non è possibile che non lo sia d'accordo con l'Inghilterra. Ad ogni modo sto facendo indagini delle quali comunicherò a

V. E. il risultato (1). La cosa avrebbe enorme importanza. Innanzi tutto vorrebbe dire che i dettagli della spartizione della Turchia sono già concordati tra le Potenze non essendo verosimile che l'adesione della Russia sia stata data senza che la Francia si sia assicurata di avere la Siria e il Libano e forse anche la Palestina e l'Inghilterra Arabia, Mesopotamia coll'esclusione di ogni ingerenza russa dalla Persia. Inoltre col dominio russo assoluto in Costantinopoli e negli Stretti la libertà dei medesimi sarebbe assicurata per la Russia, ma per gli altri Stati rimarrebbero liberi fino a quando alla Russia piacesse chiuderli. Temps cerca dimostrare che Stati balcanici, l'Italia e la Spagna, non avevano ragione di temere il dominio russo ma la sua argomentazione, fondata interamente nell'interesse della Russia stessa a tenere aperti gli Stretti, non è fondata poiché la Russia in determinate circostanze può tenerli aperti per sè e chiusi per gli altri.

135

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. R. 932. Roma, 18 marzo 1915, ore 21.

Suo telegramma n. 119 (2).

Il R. Agente Diplomatico al Cairo telegrafa quanto segue:

«Sir Cheetham Segretario Generale dell'Alto Commissariato britannico funzionante da Ministro degli Affari Esteri mi ha detto essere giunto il momento

di fare un progetto di accordo comune con il Senusso poiché indubbiamente sl potrebbe facilmente ottenere buon risultato. La base sarebbe di permettere a Sidi Ahmed di restare libero nelle due zone italiana ed inglese alla condizione di riconoscere le singole sovranità, di non trattare con nessuna Potenza se non per l'intermediario delle rispettive sovranità. Si tratterebbe insomma di adottare una sistemazione uguale a quella che Governo inglese ha usato per il Darfur col Sultano Alì Dinar. Questo accordo con l'Inghilterra potrebbe coordinarsi con la delimitazione della frontiera occidentale dell'Egitto (t. rr. 1564/57 del 27 febbraio) ~

Tale proposta deve essere certamente nota a Londra. Ministro Colonie stima progettate basi inaccettabili perché contrarie nostra situazione Libia, nonché dignità ed interessi.

Scartata pertanto idea protettorato italo-britannico su Senussi con riconoscimento Governo Senussita, Ministro Colonie ritiene questione vada posta su altre basi seguenti. È vero che Inghilterra agisce presso Senusso per suo grande interesse diretto; però è pur vero che essa tratta con nostro suddito ribelle ed in territorio italìano e che ciò crea negli indigeni Cirenaica, convincimento che Inghilterra aiuta nostri nemici.

Ad evitare tale nociva impressione e nell'interesse comune italo-inglese trattative inglesi col Senusso dovrebbero svolgersi d'accordo con noi e dovrebbero essere dirette a persuadere quest'ultimo necessità accordarsi con Italia. Trattative potrebbero farsi sulla base di lasciar Senussi amministrazione alcune oasi Cirenaiche e Eg,iziane, previo accordo italo-inglese, con reciproche garanzie, che mettesse in grado Italia intendersi con Sidi Ahmed Scerif, anche in nome dell'Inghilterra, per quei territori che da quest'ultima fossero lasciati in amministrazione al Senussi stesso. Tale soluzione potrebbe essere facilitata da trattative parallele per delimitazione frontiera occidentale Egitto.

Prego V. E. intervenire d'urgenza presso codesto Governo nel senso indicato. Pregola pure interessarsi impedire consenso inglese al prestito di circa due milioni franchi chiesto dal Senussi, prestito che rinforzerebbe sua resistenza contro noi, rendendo quasi impossibile qualsiasi trattativa.

Infine nel suo colloquio con Grey pregola tener presente che invio nostro Agente Sollum faciliterebbe attuazione desiderate intese e che da tempo noi abbiamo espresso desiderio essere autorizzati a quest'invio (1).

(l) -Vedi D. 150. (2) -Con il T. 643/119 del 22 gennaio, non pubblicato, Imperiali aveva riferito un colloquio con Grey circa circa la necessità di un'azione comune ttalo-inglese contro la propaganda panislamica.
136

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. 933. Roma, 18 marzo 1915, ore 21.

II facente funzione di delegato alla Commissione Internazionale di Controllo ha esposto che data assenza altri commissari e non avendo egli regolare incarico scritto che dal delegato francese sono legalmente rappresentate alla

C.I.C. soltanto Italia, Austria, Francia cioè la minoranza della commissione che dovrebbe comporsi di sette membri. Ciò premesso egli ha posto il quesito sulla validità delle deliberazioni. Uguale quesito è stato posto dal collega austriaco al suo Governo.

Poiché non è nel nostro interesse che i deliberati della C.I.C. possano essere invalidati e d'altro canto nelle condizioni presenti non possiamo pretendere che altri governi mandino a Durazzo loro rappresentanti questo Ministero suggerirebbe di chiedere ai Governi della Triplice Intesa la ratifica dei deliberati dei due rappresentanti a Durazzo mentre codesto Governo dovrebbe chiederla al Governo germanico.

Prego V. E. farmi conoscere se codesto Governo consenta su questo procedimento (1).

(l) Per la risposta di Imperlali vedi D. 165.

137

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. 938. Roma, 18 marzo 1915, ore 21.

Mi riferisco al telegramma del R. Console in Scutari a codesta R. Legazione in data 16 corrente (2).

Prego V. S. influire su Essad perché attuale dissidio tra lui e Bib Doda non degeneri in aperto conflitto. Noi desideriamo sia assolutamente evitata possibilità di tale conflitto.

138

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (3)

T. GAB. R. SP. 111/15. Roma, 18 marzo 1915, ore 22,55.

Suo telegramma gab. n. 70 riservato speciale (4).

Qualora ottenessimo Smirne dovrebbe esservi connessa una congrua zona di hinterland atta a sfruttamento economico. Sembra dubbio ci convenga chiedere e si possa ottenere la parte settentrionale del vilayet di Aidin che è compresa negli interessi francesi. Sarebbe invece nec,essario assicurarsi la valle del Meandro procedendo opportunamente ad una combinazione finanziaria colla compagnia inglese. Senza di ciò Smirne resterebbe organicamente separata dalla zona di Adalia.

Ma contro il progetto di Smirne sta la considerazione che un nostro insediamento in quella città ci porterebbe fatalmente prima o dopo ad un conflitto colla Grecia le cui aspirazioni e la cui propaganda etnica sono note e che appog

(l} Per la risposta di Avarna vedi D. 204.

gerebbe la sua azione politica alla numerosa e fiorente popolazione locale ellenica. Per questa ragione mi sembra sarebbe preferibile attenersi al progetto di estendere la zona di Adalia verso levante e nell'interno a spese degll interessi germanici, nel presupposto che alla conclusione della pace gli alleati non terranno conto degli interessi medesimi. Poiché se, viceversa, vi fosse dubbio che gli interessi germanici saranno salvaguardati, sarà necessario che gli alleati attribuiscano all'Italia a spese delle proprie zone d'influenza quanto occorre a mantenere a nostro vantaggio l'equilibrio nella spartizione della Turchia. Ciò premesso alla fine del primo periodo dell'articolo 9 alle parole «tra le provincie del Mediterraneo» fino a « diritti ed interessi», si potrebbero sostituire le seguenti: «non solo colla nota zona di Adalia (a partire dal Golfo di Mendelia compreso), ma detta zona sarà estesa a favore dell'Italia sino ad Alessandretta compresa ed avrà per hinterland quanto occorre del vilajet di Adana e la totalità del vilajet di Konia, meno la parte di quest'ultimo che è compresa nella riserva dei 40 chilometri attinenti alla concessione ferroviaria Smime-Aidin ».

Tale formula costituisce un programma «massimo» in quanto si potrebbe anche rinunziare a Alessandretta il cui hinterland è piuttosto verso la Mesopotamia. Su Alessandretta furono anche manifestate aspirazioni russe, in modo che si potrebbe chiederla collo scopo di avere qualcosa da cedere. Lascio V. E. di giudicare sulla opportunità di avanzare tale richiesta tenendo presente convenienza di non perdere troppo tempo nelle trattative. A ogni modo sarà indispensabile assicurarci almeno Mersina come sbocco naturale della regione di Konia, oltre Adana.

(2) -Vedi D. 122. (3) -Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit. D. 194. (4) -Vedi D. 128.
139

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 134/72. Parigi, 19 marzo 1915, ore 13,40 (per. ore 18).

Soldatenkov asserisce di aver ricevuto delle altre notizie (l) da Sazonov che pretende avergli fatto l'Italia delle aperture per la sua futura sistemazione. Soldatenkov pretende che Sazonov ha accettato tutti i desiderata italiani: Trentina, Trieste, !stria fino a Volosca, isole del Quarnero, Valona, Dodecanneso, settlement in Asia Minore con Adalia. Adalia potrebbe essere occupata militarmente fin d'ora. Il territorio da Volosca al fiume Kerka apparterrebbe alla Croazia [e sarebbe] a vedersi più tardi se costituire questa in Stato indipendente ovvero lasciarla alla futura Austria; dalla Kerka fino a Ragusa inclusa, alla Serbia; da Ragusa a Cattaro, al Montenegro. L'Albania indipendente con Sovrano musulmano, capitale Durazzo e zona litorale neutralizzata. Sazonov avrebbe dato il suo consenso all'Albania indipendente, però credeva [in qualche] difficoltà da parte di Grey e Delcassé che avrebbero promesso alla Serbia ed alla

Grecia la spartizione dell'Albania. Soldatenkov sperava di poter avere una risposta in giornata sul modo di vedere in proposito di Delcassé. Sembra che Sa

zonov abbia consigliato una Convenzione militare fra il Granduca Nicola ed il Generalissimo italiano e impegno tra i due Governi di non poter concludere pace separata. L'Italia dovrebbe dichiarare la guerra per la metà di aprile. In quanto alla Russia questa avrebbe dato grandi garanzie agli Stati balcanici per il passaggio degli Stretti ed il possesso di Costantinopoli. La Russia farebbe di Costantinopoli un porto franco e non avrebbe che la Polizia di Costantinopoli e degli Stretti. Soldatenkov ha detto inoltre che Paléologue parlando con Sazonov al Quartiere Generale russo in Polonia abbia chiesto per la Francia la Siria e la Palestina con il possesso dei Luoghi Santi. Sazonov avrebbe risposto che per i Luoghi Santi specialmente si avrebbe dovuto trattare con le altre Potenze interessate, compresa l'Italia, e Delcassé in seguito a ciò avrebbe detto che Paléologue avrebbe dovuto parlare di sua iniziativa non essendo mai stato incaricato di trattarne. Soldatenkov pretende che Winston Churchill abbia detto che col tempo propizio la flotta anglo-francese sarebbe a Costantinopoli per il 20 aprile.

Il discorso tenuto ieri sera da Soldatenkov trova riscontro con altro discorso tenuto ieri l'altro da Pichon il quale fece constatargli che il Governo italiano aveva iniziato trattative segrete a Londra e che Delcassé ne era stato informato da Grey. Pichon diceva che il Governo francese benché fosse stato prevenuto da me fin dall'agosto scorso che in caso di trattative queste abrebbero avuto luogo a Londra, se ne mostra ora un po' contrariato.

Quanto a me, io stesso, quando il Ministro di San Giuliano mi disse che la sede più opportuna di eventuali trattative gli sembrava Londra, io espressi parere pienamente favorevole sapendo per esperienza come qui si mantenga meno facilmente il segreto (l).

Però per non correre il rischio di trovarmi ad un dato momento completamente disorientato e mal intonato, mi permetto di pregare V. E. di volere, in caso di trattative, dirmene qualche cosa sommariamente (2) ben inteso sotto il vincolo del più scrupoloso segreto.

(l) Vedi D. 68.

140

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 133/61. Berlino, 19 marzo 1915, ore 15,20 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 106 riservato speciale (3).

Anche in queste sfere governative vennero ugualmente smentite le voci di cessioni territoriali della Germania all'Austria-Ungheria, che io avevo del resto riferite con ogni riserva. Ciò malgrado quelle voci si mantengono con singolare insistenza. Esse vengono ora precisate nel senso che si tratterebbe del territorio dell'antica Contea di Glatz nell'Alta Slesia. In pari tempo si cederebbe all'Austria

l'antico feudo abbaziale di Berchtesgaden che appartiene alla Baviera soltanto dal principio del secolo decimonono e trovasi in vicinanza immediata di Saltzburg. La Baviera verrebbe indennizzata coll'incorporazione dell'Alsazia o almeno di quella parte che è limitrofa al Palatinato. Continuerò le indagini se in tutto ciò vi sia qualche fondamento.

(l) -Vedi serie V, vol. I. DD. 289 e 305. (2) -Vedi D. 152. (3) -Vedi D. 112, nota 2.
141

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2065/175. Durazzo, 19 marzo 1915, ore 18 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. n. 938 (l).

Notizie fornite dal R. Console in base ad elementi forniti esclusivamente da Bib Doda non devono soverchiamente preoccupare. Bib Doda è evidentemente mosso dal desiderio di farsi credere indispensabile per ottenere sussidio tante volte chiesto e che a noi non converrebbe, salvo parere in contrario di V. E., accordargli almeno per ora. Egli si calmerà non appena avrà visto inutilità suoi sforzi [di] cercare sussidi eventualmente per altre parti. Essad per parte sua non ha voluto mai provocare conflitti ma unicamente destregg,iarsi in modo da impedire ai cattolici di unirsi fra di loro o coi mussulmani ribelli sotto la direzione austriaca in modo da costituire grave pericolo a lui e alla neutralità albanese. Per prova della sua buona fede, che non è sempre corrisposta da eguale sincerità per parte del capo dei Mirditi, Essad ha testé offerto a Bib Doda anche di condividere con lui a parità di condizioni il potere, in modo che a Durazzo vi siano due Presidenti del Governo Provvisorio.

Essad era sdegnatissimo del modo con cui ambiente di Bib Doda incitava testé commissione Tirana e gli altri ribelli, d'accordo con i Giovani Turchi, a resistere al Governo di Durazzo. Condotta di Bib Doda è stata certamente scorretta al riguardo, e non bene ispirata al rispetto dei nostri interessi. Ciò nonostante in omaggio alle direttive di V. E. ho sempre insistito e con persistenza presso Essad per un'equa conciliazione che spero potrà in certa misura avvenire, salvo sorprese per parte di Bib Doda. Trasmetto per posta telegrammi scambiati in proposito col R. Console in Scutari d'Albania.

142

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 488/56. Pietrogrado, 19 marzo 1915, ore 19,50 (per. ore 4,40 del 20).

Sui risultati della Conferenza di Dibarbanovitch cui intervennero l'Imperatore, il Granduca Generalissimo, Sazonov, Paléologue, il Generale Pau, nulla è

trapelato finora. Da buona fonte ho appreso che fra gli svariati argomenti trattati hanno figurato la combinata azione degli alleati in Turchia, l'avanzata russa al di là dei Carpazi, l'epoca e il modo della simultanea ripresa dell'offensiva sui due teatri della guerra in Francia ed in Polonia e l'atteggiamento da assumere verso alcuni Stati neutrali.

Da un mio colloquio col Collega di Francia al suo ritorno da Dibarbanovitch ho potuto comprendere: lo -che il regolamento della questione degli Stretti e di Costantinopoli è stato definitivamente rinviato alla fine della guerra; 2° -che è stato presunto il caso in cui nessuno degli Stati neutrali entri in azione e si sono stabiliti i piani generali delle operazioni militari senza il loro concorso; 3° -che le questioni attinenti all'Adriatico, al Mediterraneo Orientale ed a certe zone dell'Asia Minore sono state definite sotto forma di alternativa e in modo da non pregiudicare gli eventuali negoziati con l'Italia, qualora questa si decidesse per l'azione entro un limite di tempo di cui ignoro la determinazione.

Pur facendo la debita parte allo spirito intenzionale cui il linguaggio che tiene meco Paléologue spesse volte s'informa, la nostra conversazione si è svolta in modo da !asciarmi l'impressione che le notizie surriferite, e da me piuttosto desunte che direttamente raccolte, corrispondano in sostanza alla verità.

(l) Vedi D. 137.

143

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 135/73. Parigi, 19 marzo 1915, ore 20,45 (per .ore 1,40 del 20).

Mi riferisco mio telegramma Gabinetto segreto n. 72 (1).

Soldatenkov che si è vivamente raccomandato di non far sotto nessun pretesto il suo nome, informa che le aperture di queste trattative hanno avuto luogo a Londra. Imperiali avrebbe presentato un memoriale a Grey e questi l'avrebbe comunicato a Pietrogrado e Parigi.

Sazonov ha inviato la risposta a Grey e questa sarebbe immediatamente comunicata a Imperiali. Sazonov acconsentirebbe a tutti i desiderata italiani esposti nel mio telegramma n. 72 ed acconsentirebbe come ultima concessione un'Albania con Sovrano musulmano, che si estenderebbe da Scutari fino a Valana con relativo hinterland. Valona all'Italia, e la zona da Chimara al Capo Stilos sarebbe neutralizzata, ma data alla Grecia, le frontiere tra Serbia e Grecia dovrebbero essere finitime. Sazonov aderirebbe:

lo -all'occupazione italiana dell'Albania per controllo del nuovo Stato mussulmano, oppure;

2° -ad un possesso italiano tra Zara e Sebenico compreso, con le isole dalmate. Però Sazonov preferirebbe che l'Italia occupasse l'Albania invece di Zara e Sebenico.

All'Ambasciata di Russia si crede che Delcassé non sia contrario a questi desiderata italiani. Inoltre Soldatenkov insiste nel dire che una franca parola detta dall'Ambasciatore d'Italia a Pietroburgo a Sazonov farebbe una ottima impressione, specialmente se si concludesse convenzione militare italo-russa. Sazonov avrebbe respinto aperture da parte della Santa Sede per partecipare ad un eventuale Congresso per la pace, benché la Santa Sede avesse dato assicurazioni di non sollevare questione del potere temporale.

(l) Vedi D. 139.

144

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 136/62. Berlino, 19 marzo 1915, ore 20,50 (per. ore 4,25 del 20).

Jagow mi ha detto stamane di essere stato informato da Bi.ilow degli ultimi due colloqui da lui avuti con V. E. (telegramma di V. E. Gabinetto n. 107, 109 Riservati speciali) (1). Egli non poteva comprendere come si fossero ancora prodotte le divergenze segnalate dal R. Ambasciatore a Vienna nella sua conversazione con barone Burian (telegrammi di V. E. Gabinetto n. 105, 108 Riservati speciali) (2). Jagow le attribuiva al carattere e ai metodi di discussione di quest'ultimo («più giurista che diplomatico >> egli diceva) il quale, una volta trovato un argomento, continua ad insistere teoricamente anche quando non abbia più alcuna pratica portata. Dalle dichiarazioni fatte qui dal Governo I. e R. risulta in modo indubitato che esso ammette la cessione territoriale come compenso della nostra neutralità e della libertà d'azione da accordare all'Austria per tutta la durata della guerra qualunque siano i risultati di questa: la discussione dovrà vertere soltanto sull'oggetto della cessione. Quanto all'altra frase adoperata da barone Burian «che il Governo I. e R. non poteva certamente decidere durante la guerra ecc. ecc.», Jagow diceva trattarsi evidentemente di un puro e semplice malinteso verbale: barone Burian non può avere pensato una simile asserzione che contraddirebbe a tutto quanto fu concordato finora e toglierebbe qualsiasi base al negoziato da iniziare. Per Jagow il più grave e il solo vero ostacolo alla riuscita è costituito dalla nostra domanda di esecuzione immediata dell'accordo. Io gli ripetei una volta di più tutte le ragioni che fanno per noi di quella domanda una condizione sine qua non: insistetti sopratutto sulla osservazione che la riserva dell'approvazione parlamentare in Austria invocata da Bulow a sostegno della sua tesi, rappresentava appunto per noi una causa di più di incertezza e di diffidenza. Jagow pretendeva che ciò non avrebbe ragione di essere quando vi fosse un impegno assoluto da parte del Governo I. e R. e la [garanzia] del trattato da parte del Governo germanico: sperava che il R. Governo ne avrebbe tenuto conto ed aspettava con viva ansietà una sua decisione che mi pregava di fargli conoscere al più presto possibile.

(l) -Vedi DD. 124 e 130. (2) -Vedi D. 113, nota l, p. 90 e D. 126.
145

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2074/124. Sofia, 20 marzo 1915, ore 0,50 (per ore 5,50).

Mio telegramma n. 111 (1).

Continuano a circolare voci di crisi ministeriale che potrebbe avvenire alla chiusura della sessione attuale della Sobranje fissata pel 28 corrente, e di un conseguente mutamento nella politica estera della Bulgaria. Ma il giornale di Daneff osservava ieri sera che non si deve dare troppo credito a simili voci in quanto che il Governo è tuttora d'avviso: l o che la guerra non è entrata in una fase risolutiva; 2° che la Germania conduce sempre la guerra in territorio straniero; 3° che il forzamento dei Dardanelli non decide della vittoria definitiva della Triplice intesa. Anche i Ministri di Inghilterra e di Russia non credono che il Re Ferdinando (il quale sarebbe sempre in contatto colla Corte di Vienna, a mezzo di suo fratello, il Principe Filippo Coburgo) possa risolversi a provocare un cambiamento o modificazioni dell'attuale Ministero, fintantoché non sia decisa sorte Costantinopoli.

146

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 20 marzo 1915, ore 9.

Dopo il telegramma di Tittoni (ris. spec. n. 134) (3), che leggo adesso, ti prego considerare se non convenga informare lui e Carlotti (4). Altrimenti sapranno da altri e potrebbero trovarsi non intonati.

Io debbo stare questa mattina alla Camera per la legge sul terremoto e nel pomeriggio al Senato per quella sullo spionaggio.

147

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A VIENNA, AVARNA (5)

T. GAB. R. SP. 144. Roma, 20 marzo 1915, ore 13.

Il principe di Bi.Uow mi annunzia, dietro istruzioni del cancelliere BethmannHollweg, dopo udienza avuta dall'Imperatore Guglielmo, «di essere stato incaricato di dichiarare che il Governo imperiale germanico assume di fronte al

12 -Documenti cliplomatici -Serie V -Vol. III

Governo Reale d'Italia la piena ed intiera garanzia che la convenzione da concludersi tra Italia e l'Austria-Ungheria sarà messa in esecuzione fedelmente e lealmente appena che la pace sarà conclusa».

Inoltre il signor Jagow gli comunica: essere corsa voce che l'Austria-Ungheria ancora oggi non vorrebbe l'accordo con l'Italia e desideri tirare in lungo i relativi negoziati. Jagow attribuisce questa voce all'opposizione ungherese per ostacolare l'azione del Governo; ma è convinto non esservi in essa nulla di vero. L'imperatore Francesco Giuseppe dopo aver presa la grave risoluzione la manterrà lealmente. L'Ambasciatore Tschirschky telegrafargli da Vienna che il barone Burian ha la seria intenzione d'arrivare il più presto possibile, sulla base di una cessione di territorio, a un accomodamento con l'Italia, come base di rapporti da ora in poi fiduciosi e amichevoli tra i due paesi.

Quanto alle garanzie da dare all'Italia per una fedele esecuzione del Trattato egli è pronto a discutere ancora col duca Avarna. Jagow ritiene «essere incontestabile che il barone Burian è disposto alle cessioni di territorio, e come corrispettivo (Gegenleistung) non domanda che la rinunzia dell'Italia alle domande basate sull'articolo VII». Jagow aggiunge che con cciò gli sembra che si sia trovata la base ai negoziati, restando chiarito «che l'Austria-Ungheria consente a far cessione di territorio austro-ungarico, e che essa non chiede all'Italia altra cosa che il mantenimento della neutralità assoluta durante la guerra».

Egli ha l'impressione che le parole di Burian relative al Dodecanneso e le altre sue frasi di tenore incerto erano intese piuttosto a spiegare i suoi punti di vista riguardo al passato, ma che tutta questa è roba puramente accademica e che non ha alcun valore pratico. Biilow ci esortava a far riprendere le conversazioni tra Burian e A varna a Vienna.

Risposi riaccennando ad alcune tra le principali ragioni, già espostegli nella nostra ultima conversazione (l) che rendono indispensabile la immediata attuazione dell'accordo che venisse concluso. *Aggiunsi che con tutto ciò avrei riferito quanto sopra ad Avarna e che, consentendo, secondo il suo consiglio, a rinviare pel momento con riserva di lasciare completamente impregiudicata ogni risoluzione dei punti più controversi e su cui per ora non pareva possibile una intesa, non mi opponevo a che Burian seguitasse a causer con Avarna, purché specificasse lui per primo la natura e l'estensione delle cessioni che era disposto a fare. Burian non ci dirà forse subito la sua ultima parola, ma potrà almeno fornire materia alla conversazione.

Biilow mi disse che avrebbe telegrafato consigliando che Buriàn cominciasse la conversazione e à causer pratiquement.

Biilow mi pregò confidenzialmente di dirgli in vista della grande responsabilità che pesava su di lui, se poteva sconsigliare dalla partenza le molte famiglie tedesche ora residenti in Italia.

Risposi che nulla vi era che oggi giustificasse tali timori; che anche noi avevamo migliaia di italiani in Germania. Che era verissimo che seguitavamo i nostri armamenti; ma che non vi era alcun proposito attuale di mobilitazione e che evitavamo anche tutti quegli atti che potevano dar luogo ad allarmi

e rendere più tesa la situa:~~ione. Tornai a raccomandare il segreto sulle trattative, deplorando quanto ne era trapelato sulla Tribuna: tali indiscrezioni non partivano dal R. Governo.*

(l) -Vedi D. 85. (2) -Da Archivio Sonnino. Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 195. (3) -Vedi D. 139. (4) -Vedi D. 152. (5) -Ed. in L V 108, D. 49. con soppressione della parte tra asterischi, e, integralmente, in SONNINO, Diario, cit., pp. 110-111.

(l) Vedi D. 130.

148

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (l)

T. GAB. R. SP. 115. Roma, 20 marzo 1915, ore 13.

Il barone Macchio mi ha chiesto a che punto sono le cose a Vienna.

Gli ho riferita la storia delle trattative fino ad oggi; la questione intorno alla attuazione immediata o differita dell'accordo da concludersi avere arrestato tutto. Il principe di Biilow aver suggerito (2) di rinviare questo punto impregiudicato e di discutere intanto il resto. Non mi ci opponevo, per quanto nutrissi il dubbio che senza la risoluzione della questione dell'attuazione, la discussione restasse sempre un poco campata in aria. A ogni modo consentivo che si riprendesse la conversazione a Vienna, se Burian faceva proposte precise e concrete su cui essa potesse vertere.

Macchio credeva utile definire prima la questione intorno all'attuazione durante o dopo la guerra. Egli sosteneva l'impossibilità che essa fosse immediata. Gli accennai a varie difficoltà gravissime che si opponevano all'attuazione differita. Gli svolsi la questione relativa alla necessità dell'approvazione parlamentare. Alla fine della guerra la parte che si sarebbe impegnata alla neutralità avrebbe già prestato tutto quanto doveva e poteva prestare, sia che il suo Parlamento approvasse o no l'operato del Governo; mentre l'altra parte invece non avrebbe fatto nulla fuorché assumere un impegno di cessione territoriale condizionata al consenso parlamentare, impegno che si risolveva in nulla se questo consenso non venisse dato.

Accennai pure all'altra gravissima questione dei soldati che dovrebbero seguitare a battersi per una causa che non è più la loro. Come lo potrebbe tollerare l'opinione pubblica? In Austria vigeva iì sistema territoriale che rendeva più facile il rinvio dei soldati per regioni di provenienza.

Macchio riconobbe la ragionevolezza della prima questione relativa alla dipendenza dell'impegno dalla sanzione parlamentare; l'avrebbe riferita a Buriàn perché questi escogitasse e proponesse qualche altra garanzia.

Pei soldati disse che il loro rinvio durante la guerra disorganizzerebbe l'esercito. Esservi anche molte difficoltà di ordine amministrativo pel passaggio dei territori durante le ostilità.

Concluse che si proponeva di riprendere queste conversazioni che potevano riuscire utili, benché il barone Buriàn intendesse che le trattative fossero condotte a Vienna. *Gli ripetei le raccomandazioni pel segreto.*

(l) -Ed. in L V 108, D. 50, con soppressione della frasP tra asterischi, e, integralmente, in SONNINO, Diario, cit., pp. 112-113. (2) -Vedi D. 124.
149

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 490/75. Parigi, 20 marzo 1915, ore 13,25 (per. ore 15,55).

Sembra il destino di questa guerra che appena la bilancia accenna a pendere dalla parte di uno dei belligeranti quasi subito una oscillazione la fa traboccare dalla parte opposta, in guisa che la risultante delle oscillazioni è il quasi perfetto equilibrio con la impossibilità di sicure previsioni sulla durata e sul risultato finale della guerra stessa.

L'azione dei sottomarini tedeschi nelle acque inglesi e francesi, che pareva arrestata, ha ripreso con risultato non trascurabile e mentre il pubblico cominciava a credere sicuro il successo dell'impresa dei Dardanelli con lievi perdite, è ora dolorosamente sorpreso dalla notizia del.la perdita di due corazzate francesi e di due inglesi, e grandemente impressionato perché di queste due ultime non sono indicati i nomi. E più che per le perdite, le quali, per quanto dolorose, non diminuiscono la grande superiorità delle flotte alleate, più che pel dubbio che l'impresa dei Dardanelli abbia a mancare, l'impressione è grande per l'effetto morale che ciò potrà produrre a Roma, Atene, Sofia e Bucarest.

Ormai, per indurre gli Stati Balcanici a muoversi, si contava esclusivamente sull'entrata degli alleati a Costantinopoli e quanto all'Italia si sperava ma non si contava affatto che potesse decidersi per la guerra da sola senza gli Stati Balcanici. Quindi, se insuccesso dell'impresa dei Dardanelli dovesse accentuarsi, sarebbe tutto un programma che crollerebbe come già avvenne per la mancata avanzata della Russia in Bucovina e dal lato dell'Austria pel mancato tentativo di schiacciare la Serbia. Da qualche competente si osserva che l'impresa dei Dardanelli avrebbe dovuto essere tentata contemporaneamente dalle forze navali e dallo sbarco di un fortissimo corpo di spedizione e che l'insuccesso è in parte la conseguenza di tale omissione. Inutile dire che in tale contingenza l'intervento nella guerra diventa più di!Iìcile e rischioso per l'Italia mentre d'altra parte compagnia è più desiderata dagli alleati che sono conseguentemente disposti a compensarla più largamente.

150

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 489/76. Parigi, 20 marzo 1915, ore 13,25 (per. ore 13,45).

Dalle indagini fatte presso questa Ambasciata inglese (l) circa le trattative in corso fra i Governi della Triplice Intesa per l'assetto definitivo della questione di Costantinopoli e degli Stretti, sembra risultare che la Francia avrebbe

acconsentito ad appoggiare i desiderata russi a condizione di vedersi soddisfatta circa le sue ambizioni in Asia Minore; tali ambiz.ioni comprenderebbero il Libano e la Siria ma non si estenderebbero sino ai Luoghi Santi.

Non pare che le trattative fra Londra e Pietroburgo a questo riguardo siano giunte al termine. Ma si può prevedere fin da ora che anche l'Inghilterra riconoscerà alla Russia una situazione privilegiata e dominante a Costantinopoli.

Non è ancora ben determinato quali compensi saranno assicurati in Asia Minore all'Inghilterra, che sembra desiderosa di mantenervi uno Stato musulmano abbastanza forte per poter essere vitale.

L'Ambasciata inglese deplora la pubblicazione da parte dei giornali francesi di articoli inneggianti al dominio russo su Costantinopoli, reputandola inopportuna ed atta ad allarmare gli Stati Balcanici, ma stima che le [trattative] sono ormai troppo [note] perché la stampa inglese possa ancora apporvi una smentita (l).

(l) Vedi D. 134.

151

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, E AL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS

T. 950 Roma, 20 marzo 1915, ore 13,30.

(Per Durazzo solo) Ho telegrafato al R. Console a Scutari: (Per tutti) Presa conoscenza di quanto Ella mi riferisce col telegramma

n. 125 (2) e della corrispondenza precedentemente scambiata sull'argomento fra la R. Legazione e cotesto Consolato, nonché di analogo rapporto direttomi dal Barone Aliotti (3), esorto la S. V. a diffidare delle insinuazioni e delle accuse di Bid Dada a carico di Essad Pascià le quali fanno riscontro ad insinuazioni ed accuse corrispondenti di Essad Pascià a carico di Bib Dada. Poiché ci interessa che l'antagonismo fra i due non degener,i in aperto conf:litto, la prego di continuare a valersi del suo ascendente personale per influire presso Bib Dada cercando di persuaderlo ad un atteggiamento più conciliante ed in particolare a desistere dal proposito di opposizione armata. Il R. Ministro a Durazzo si adopera dal canto suo nel medesimo senso presso Essad, e affinché vi sia unità di indirizzo nell'azione da esercitare tanto a Durazzo quanto a Scutari, l'ho autorizzato a chiamare la S. V. a Durazzo per concertare la linea

di condotta da seguire nella delicata situazione presente. (Per Durazzo solo) Nell'impartire a De Facendis le istruzioni che la S. V. stimerà più opportune pregola tener presenti direttive di cui al mio telegramma n. 938 ( 4).

(l) -Ritrasmcsso a Londra, Pietrogrado e Bucarest con t. gab. 214 del 21 marzo, ore 21. (2) -Vedi D. 122. (3) -Vedi D. 141. (4) -Vedi D. 137.
152

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 116. Roma, 20 marzo 1915, ore 13,55.

(Per Parigi) Telegrammi di V. E. n. 72 e n. 73 riservati speciali (2).

(Meno Parigi) R. Ambasciatore a Parigi telegrafa quanto segue: « (telegramma n. 134/72 e telegramma n. 135/73) ». Ho risposto a Tittoni quanto segue: (Per tutti) Effettivamente abbiamo iniziato trattative a Londra per una

nostra eventuale entrata in campagna non più tardi della fine di aprile a fianco della Triplice Intesa.

Abbiamo posto le condizioni minime del nostro intervento, che sono in sintesi le seguenti: obbligo di non concludere pace né armistizio separati; convenzione militare che ci garantisca la continuità di un'azione militare importante russa contro l'Austria-Ungheria perché questa non possa rivolgere tutti i suoi sforzi contro di noi; convenzione navale che ci assicuri la cooperazione anglo-francese nell'Adriatico; attribuzione all'Italia del Trentina fino Brennero, di Trieste e dell'Istria fino a Volosca con le isole istriane di Cherso ecc.; la provincia della Dalmazia da Starigrado (città vecchia) fino alla Narenta, con la penisola di Sabbioncello e tutte le isole a Nord e ad Ovest della Dalmazia stessa, comprese le Curzolari; Valona dalla Vojussa alla Chimara; l'Italia consentirà eventualmente alla spartizione dell'Albania fra Montenegro Serbia e Grecia, purché sia mantenuto un piccolo Stato autonomo musulmano neutrale e le coste, dalle bocche di Cattaro alla Vojussa e da Chimara a Capo Stylos. siano neutralizzate; acquisto all'Italia del Dodecanneso; Italia dovrà avere la sua congrua parte in una eventuale spartizione della Turchia, e dovrà avere compensi qualora le Potenze alleate aumentino le loro Colonie Africane a spese della Germania. Abbiamo altresì posto condizioni circa la indipendenza dello Yemen, i Luoghi Santi e l'Arabia; circa la nostra partecipazione ad una indennità di guerra ed alla esclusione del Pontefice da qualsiasi Conferenza.

Dalle informazioni provenienti da Soldatenkov parrebbe che Sazonov avesse tendenza a restringere le nostre domande circa la Dalmazia, allargando invece la nostra situazione in Albania; ora sta di fatto che le nostre richieste concernenti la Dalmazia sono fondate su evidenti ragioni storiche e nazionali, ma hanno anche base precipua nel nostro desiderio di procurarci una situazione marittima sicura nell'Adriatico, che sino ad ora ci manca assolutamente, per le condizioni delle nostre coste, aperte e non difendibili. Lo stesso Sazonov d'altronde, nei suoi colloqui dell'Agosto, ammetteva il nostro acquisto della Dalmazia «da Zara a Ragusa» (3) e riteniamo non vorrà fare difficoltà a richieste che non giungono a Ragusa. Insistiamo nelle nostre richieste per

la Dalmazia. Alla Croazia resterebbero coste da Fiume inclusiva fino a confine Dalmazia. A Serbia e Montenegro dal fiume Narenta fino al Drin. All'Albania Centrale dal Drin fino alla Vojussa. Alla Grecia resteranno le sue occupazioni attuali nell'Epiro.

Mi riservo di tenere al corrente V. E. dell'andamento dei negoziati, pei quali occorre l'efficace concorso dei RR. Ambasciatori a Parigi e Pietroburgo, ma che sono stati aperti a Londra per le note ragioni che anche Sazonov ebbe occasione di riconoscere nell'estate scorsa (l), e che hanno riprova nel fatto che già ora a Parigi ne sono edotte altre persone all'infuori del Ministro degli Affari Esteri. Ora, come recentemente ho fatto conoscere a Grey, è per noi di grandissima importanza mantenere il segreto più assoluto anche sulla stessa esistenza dei negoziati, inquantoché ogni divulgazione potrebbe metterei nella condizione di dover forzatamente interrompere le trattative, e anche dopo la loro conclusione potrebbe precipitare le ostilità con nostra gravissima jattura esponendoci ad offensive nemiche mentre ancora militarmente imprreparati (2).

(l) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 196. (2) -Vedi DD. 139 e 143. (3) -Vedi serie v. vol. I, D. 194.
153

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 495/57. Pietrogrado, 20 marzo 1915, ore 14 (per. ore 20,20).

Mi è stato assicurato da ottima fonte in via del tutto riservata e confidenziale che giorni sono si recarono al Quartiere Generale tre deputati del Parlamento ungherese, uno dei quali amico di Karoli, ed ebbero due colloqui col Generalissimo.

Un collega mi ha detto oggi di aver appreso incidentalmente dalla bocca stessa di questo Ministro dell'Interno che recentemente furono rilasciati dei salvacondotti per persone di nazionalità ungherese ed austriaca che dovevano recarsi al campo del Generale Ivanov in Galizia.

Non mancherò di attivare indagini in proposito (3), nonostante le difficoltà per la lontananza della località di quel presunto convegno e la difficoltà ancora maggiore di conoscere l'importanza di esso.

Secondo le informazioni datemi tempo fa dal barone Schilling, una grande delusione avrebbero prodotto negli austriaci e ungheresi i risultati insignificanti della cooperazione dei corpi germanici nei Carpazi. Il mio interlocutore soggiungeva che, stando ai ragguagli dei confidenti, il desiderio di pace andava sempre più accentuandosi nelle file degli stessi ungheresi. La ormai provata costante veridicità del barone Schilling non mi lascia dubbi sull'esistenza di tali informazioni ma naturalmente sull'esattezza di queste non posso pronunziarmi.

(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 306. (2) -Con successivo t. gab. r. sp. 117/6 del 21 marzo, ore 0,15, Sonnino autorizzava Carlotti a parlare con Sazonov del contenuto di questo telegramma: vedi DD. 173, 178 e 188. (3) -Vedi D. 192.
154

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 140/153. Bucarest, 20 marzo 1915, ore 21 (per. ore 1,10 del 21).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Da informazioni assunte a fonte assolutamente sicura mi risulta che lo stato di preparazione militare della Romania quale lo prospettavo nel mio telegramma Gabinetto Segreto n. 132 (l) era esatto quindici giorni fa ed è ora notevolissimamente migliorato. D'altro lato è imminente arrivo proiettili e della polvere ordinata in Francia ed altra polvere è stata ordinata negli Stati Uniti dell'America del Nord e sarà consegnata fra tre settimane, termine consegna essendo garantito con una cauzione di un milione.

Dalla stessa fonte mi è stato confermato che in caso di necessità Romania è in grado di entrare in azione anche alla fine del mese corrente e che in ogni caso alla metà aprile tutto sarà in ordine.

Quindi R. Governo può regolarsi come meglio crede e basterà che mi avverta in tempo utile per poter contare sull'entrata in azione simultanea della Romania. Raccomando però tener conto suscettibilità di questo Governo che si adatterà fare quello che noi vorremo ma a cui è prudente dare almeno la soddisfazione di tenerlo di tanto in tanto informato dei nostri negoziati.

155

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. CONFIDENZIALE 494/115. Washington, [20] marzo 1915, ore ... (per. ore 11,15 del 21).

Debbo far presente a V. E. che quotidiana divulgazione di telegrammi dal Regno e dal di fuori ha ribadito qui negli ultimi giorni il convincimento di una prossima entrata in guerra dell'Italia. La stampa dà il fatto come certo e vi dedica preferente attenzione in importanti articoli ispirati nel complesso a simpatia verso di noi. So d'altra parte confidenzialmente che l'umcio di propaganda tedesca è pronto a iniziare mediante i suoi organi una campagna denigratrice contro l'Italia che potrebbe influenzare a nostro danno opinione pubblica se, come all'epoca della guerra libica un anno fa, completo silenzio da parte nostra lasciasse libero campo agli argomenti ed a sfoghi di nostri detrattori. Parecchi fra i più importanti giornali a noi favorevoli mi si rivelano desiderosi di far proprio e di diffondere tutto ciò che valesse a sostegno di eventuale tesi italiana ed a giustificazione di un'eventuale azione nostra. Convincimento della nostra partecipazione alla guerra è parimente radicato in queste sfere governative.

(l) Vedi D. 8.

156

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (l)

T. GAB. R. SP. 120. Roma, 20 marzo 1915, ore 24.

Il barone Macchio mi ha detto che tiene a dissipare dietro chiarimenti ricevuti da Vienna un malinteso, cui avevo accennato in una conversazione col principe di Bi.ilow (2), relativo ad una frase usata dal barone Burian nel suo ultimo colloquio col duca Avarna (3).

Egli non aveva inteso in nessun modo condizionare l'eventuale cessione di territorio all'Italia per parte dell'Austria-Ungheria alla realizzazione che questa facesse poi durante la guerra di vantaggi territoriali o altri, ma solo intendeva rendere simultanea la liquidazione definitiva delle dette cessioni col trattato di pace e la liquidazione finale della guerra. Egli è pienamente d'accordo che le cessioni eventuali da farsi all'Italia non debbano essere in nessun modo dipendenti dal fatto che l'Austria-Ungheria consegua o meno alcun vantaggio effettivo nei Balcani; ma starebbero di contro alla libertà d'azione che l'Italia darebbe all'Austria-Ungheria per tutta la durata della guerra.

Ringraziai dello schiarimento.

157

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 139/77. Parigi, 20 marzo 1915, ore 24 (per. ore 3 del 21).

Faccio seguito ai miei telegrammi Gabinetto nn. 72 e 73 Riservati speciali (4).

Sempre dalla stessa fonte mi viene assicurato che Grey ha trasmesso il memorandum presentatogli da Imperiali ai Governi di Pietroburgo e Parigi senza aggiungervi nessun commento. Sazonov si è subito dichiarato pronto ad accettare la quasi totalità dei desiderata italiani, compreso il progetto di un Principato musulmano in Albania che avrebbe per centro Durazzo, e dove l'Italia sarebbe lasciata assolutamente libera di esercitare un ampio controllo e anche un'occupazione. Sazonov è invece contrario alle concessioni all'Italia in Dalmazia poiché reputa che ave la Monarchia austro-ungarica sopravviverà alla fine della guerra, è necessario che essa goda di un ampio sbocco nell'Adriatico. Se poi in un momento qualsiasi la Monarchia venisse a disgregarsi, uguale sbocco occorrerebbe alla Croazia che bisognerebbe allora costituire in Regno per evitare un eccessivo ingrandimento della Serbia. Il Governo russo terrebbe

(-4) Vedi DD. 139 e 113.

particolarmente alla stipulazione di una convenzione militare italo-russa e vorrebbe che fosse fissata la data del nostro intervento al 15 aprile. Pare che il Governo francese concordi col russo in quanto precede. Delcassé avrebbe osservato che l'Italia deve sapere bene che le sue domande circa la Dalmazia non sono fondate e quindi devono essere state poste nel memorandum, non perché il Governo italiano faccia di tali domande una questione sine qua non ma come cosa da contrattarsi, affinché se l'Italia dopo aver mostrata apparente riluttanza s'induce a rinunziarvi, gli altri suoi postulati rimangono fuori di discussione. Mi si assicura nello stesso tempo che non pochi diplomatici della Triplice Intesa sono ancora scettici sulle reali intenzioni dell'Italia e sostengono che questa ripresa di trattative ha solo per scopo di tastare ancora una volta il terreno e di conoscere le intenzioni dei Gabinetti di Londra, Pietroburgo e Parigi. Quanto al segreto noi abbiamo creduto premunirei concentrando le trattative a Londra, e abbiamo fatto benissimo. Non potevamo però impedire che ne fosse data comunicazione al Governo francese, il cui assenso è indispensabile. Il risultato è stato che secondo il solito, e come qui accade sempre, la cosa è già risaputa. Infatti, oltre al discorso tenuto da Pichon e da me riferito a V. E. ho saputo oggi che alla redazione del Temps parlavano delle trattative di Londra dicendo che erano bene avviate e che si sarebbero astenuti dal fare qualunque accenno nel giornale per non comprometterle.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 113-114. (2) -Vedi D. 130. (3) -Vedi D. 113.
158

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 142/51. Vienna, 21 marzo 1915, ore 2,30 (per. ore 13,42).

Telegrammi di V. E. Gabinetto nn. 107, 108, 109 (2) e 113 (3) Riservati speciali. Ho intrattenuto il barone Burian del contenuto dei telegrammi suddetti esprimendomi con lui nel senso dei telegrammi stessi.

Il barone Burian ha ritenuto innanzi tutto che la frase da lui dettami nel colloquio del 15 corrente (Telegramma Gabinetto n. 49 Riservato speciale) (4) secondo cui « la realizzazione dei compensi per parte di uno dei contraenti doveva essere simultanea ai vantaggi che l'altro contraente si sarebbe assicurati» aveva dato luogo a un equivoco da parte di V. E. del quale era stato già informato da questo Ambasciatore di Germania.

Egli mi ha detto quindi che nel suo pensiero la parola «simultanea» non doveva essere interpretata nel senso che i compensi da attribuire ad uno dei

(-4) Vedi D. 113.

contraenti fossero subordinati ai vantaggi che l'altro avrebbe ritratto. A questo proposito mi ha dichiarato che se accordo fosse concluso ora, prima cioè di qualsiasi azione militare dell'Austria-Ungheria nei Balcani, le stipulazioni dell'accordo tacitamente riferentesi ai compensi conserverebbero la loro validità e sarebbero realizzate alla fine della guerra indipendentemente dai risultati dell'azione militare suddetta. Barone Buriàn mi ha informato poi che prende atto dell'idea di un accordo avente la natura di un forfait concepito nei termini stessi indicati dall'E. V., ma che non poteva pronunziarsi su di essa né accettarla neppure in massima prima di conoscere in modo particolareggiato le domande del R. Governo relative all'oggetto dei compensi, prima che egli stesso avesse occasione di formulare dal suo lato le sue condizioni.

Quanto all'affermazione dell'E. V. che l'esecuzione immediata era logicamente insita in un accordo simile, il barone Buriàn ha osservato che non poteva ammettere che quel corollario fosse giusto.

Del resto egli persisteva ad affermare, per le ragioni già espostemi sul principio, che la cessione di territori della Monarchia che sarebbe fatta in virtù dell'accordo da stipularsi, non poteva essere effettuata che dopo la conclusione della pace.

*Ho ricordato al barone Buriàn che la condizione della consegna immediata dei territori ceduti era stata da noi indicata come indispensabile, giacchè se la cessione effettiva venisse rinviata dopo la pace, nessun Governo in Italia potrebbe garantire per tutta la durata della guerra di contenere gli impulsi guerreschi del Paese che si sarebbero manifestati a seconda delle vicende della lotta, dando luogo a sospetti, ad agitazioni e tumulti. D'altra parte la condizione sopra citata era anche necessaria per poter mettere il R. Governo in grado di mantenere effettivamente gli impegni che assumeva, e ciò sarebbe avvenuto soltanto se esso fosse stato nel caso di dare al Paese la prova tangibile dell'attuazione delle aspirazioni nazionali col trapasso immediato all'Italia dei territori suddetti.

Al che il barone Buriàn ha replicato che la parola di Sua Maestà l'Imperatore, garantita dalla Germania, sarebbe una garanzia sufficiente che la cessione avrebbe avuto luogo realmente dopo la pace, e non dubitava che se di ciò il R. Governo avesse informato ufficialmente l'opinione pubblica italiana questa non avrebbe potuto non convincersi dell'impossibilità per l'Austria Ungheria di fare la cessione di cui si tratta durante la guerra.

Nel rilevare poi l'osservazione di V. E. che non servirebbe a nulla di negoziare un accordo circa la cessione di territori posseduti dalla Monarchia quando la parte cedente non ritenesse di poter decidere intorno alla cessione stessa ed alla sorte delle relative popolazioni, il barone Buriàn mi ha detto che nel pronunziare le parole «decidere delle sorti», egli aveva inteso accennare all'epoca in cui la cessione di territori avrebbe avuto luogo cioè alla fine della guerra.

Per cui nel servirsi delle parole suddette egli aveva naturalmente pensato alla sorte delle popolazioni di cui si tratta e non già alla loro situazione presente.

Circa poi quanto V. E. dice sul pertinace rifiuto del barone Buriàn di ammettere la sollecita attuazione dell'accordo, dato che esso aveva consentito a che fosse reso pubblico non appena concluso, il Ministro Imperiale e Reale ha notato che bisognava tener conto della dignità della Monarchia come grande Potenza che rendeva necessaria l'osservanza di certe forme e non dubitava che V. E. si sarebbe reso ragione di ciò. Del resto egli non poteva che riferirsi a quanto mi aveva esposto a questo proposito nel colloquio del 15 corrente.* Per ciò che riguarda la sanzione per parte dei Parlamenti di Austria e Ungheria, il barone Buriàn ha osservato che non vi era alcun dubbio che l'accordo che sarebbe stipulato verrebbe approvato dai Parlamenti, che non potevano respingere un atto avvenuto in seguito ai pieni poteri che aveva Sua Maestà l'Imperatore.

Avendo comunicato al barone Buriàn quanto V. E. fece conoscere al principe Btilow di cui è cenno nel penultimo alinea del telegramma di V. E. Gabinetto n. 109 Riservato speciale, egli mi ha detto che faceva la proposta di entrare in negoziati col R. Governo e che di ciò aveva già fatto informare Macchio. Egli pregava quindi V. E. di voler seguire il programma che si era proposto nel tempo di formulare le sue domande e che dal canto suo Le avrebbe fatto conoscere le sue risposte e le sue condizioni. Ed ha aggiunto che sperava che V. E. sarebbe rivenuta sulla sua deliberazione di non prendere alcuna iniziativa e di non fare proposte, che supponeva fosse stata motivata dal malinteso ora chiarito.

*Nel corso della conversazione barone Buriàn si è mostrato animato da disposizioni concilianti e dal sincero desiderio di giungere ad una intesa adoperandosi a eliminare tutto ciò che potesse intralciare la conclusione, pur salvaguardando le giuste suscettibilità di entrambe le Potenze. Egli ha però persistito nel suo proposito di non ammettere l'immediata esecuzione dell'accordo appena concluso.

Al momento di prendere commiato da lui, il barone Buriàn mi ha pregato di chiamare l'attenzione di V. E. sopra alcuni articoli della nostra stampa, e specialmente sulla corrispondenza da Vienna pubblicata dalla Tribuna, in cui si contengono particolari abbastanza esatti circa i negoziati. Nell'aggiungere che non comprendeva come ciò fosse avvenuto, ha rilevato che questa stampa manteneva il più assoluto silenzio in proposito.*

(l) -Ed. in L V 108, D. 51, con soppressione dei brani tra asterischi, e, integralmente, in SONNINO, Carteggio, cit., D. 198. (2) -Vedi DD. 124, 126 e 130. (3) -Ritrasmetteva a Vienna e Berlino l'ultima parte del t. gab. r. sp. 108 giunto prima incompleto.
159

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2098/254 (1). Vienna, 21 marzo 1915, ore 2,30 (per ore 11,40).

Poiché dalle numerose sebbene vaghe notizie pervenute dal R. Console Generale in Praga e comunicate pure direttamente a V. E. rilevai come egli accennasse frequentemente a numerosi invii di forze non solo austro-ungariche ma anche tedesche al confine italiano, invitai il R. Console in Innsbruck ad

intensificare la sua attenzione al riguardo, riferendomi risultato delle sue indagini.

Chiovenda mi ha testé risposto: «Ho tardato a rispondere al dispaccio di

V. E. n. 783 del 13 per assumere le più esaurienti informazioni. Ora nuovi concentramenti di truppe non vi sono stati. La forza armata nel Trentina e Alto Adige fluttua sempre intorno ai 60 mila uomini come da circa tre mesi, con frequenti spostamenti dovuti ai cambi, avviamenti nuove reclute ecc. Ultimamente fu inviato in Galizia il battaglione cacciatori esistente a Bolzano e furono mandati ivi due altri battaglioni cacciatori: essi vi si trovano tuttora. Pure ultimamente furono avviati verso il Trentina circa 5 mila operai credo boemi, pei lavori di fortificazioni. Non escludo che parte di questi siano stati collocati nella Pusterthal, come pure che in dette valli e nelle località indicate da V. E. siano state cambiate od aumentate le guarnigioni; tanto più che ciò può essere avvenuto via Villach: ma non può trattarsi di ingenti concentramenti di truppe nuove. Nell'insieme le forze sono stazionarie. Bensì mi si conferma essere stata la Siid-bahn invitata a tenersi pronta pel trasporto di truppe dal confine bavarese».

D'altra parte persona autorevolissima del Trentina che gode mia completa fiducia, giunta ieri a Vienna e venuta subito a vedermi, mi ha assicurato che nel Trentina non vi sono certamente più di 50 mila soldati austro-ungarici. Alla mia domanda se vi fossero soldati tedeschi, rispose che gli constava essere passati da Trento parecchi ufficiali germanici, ma che non vi sono certamente truppe. Mi confermò gli ingenti lavori per la costruzione di trincee e la posa di reticolati aggiungendo che ad essi sono adibiti reparti di truppa della landatura provenienti da lontane regioni, forse allontanate dalle località di origine per scopo politico. Popolazione benestante del Trentina non trattenuta in paese da urgenti interessi avrebbe abbandonato in grande maggioranza la regione trasferendosi in Italia per sottrarsi ai pericoli di una azione militare. La condizione economica del Trentina sarebbe tale da preoccupare, date diftìcoltà approvigionamenti frumento, mais e divieto importare solfato rame indispensabile per coltura della vite, nonché dei concimi chimici.

(l) Il telegramma venne inviato anche al Comando di Stato Maggiore con numero di prot(lcollo particolare 10.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 121. Roma, 21 marzo 1915, ore 4.

Mio telegramma Gabinetto n. 116 Riservato speciale (2).

Sir Rennell Rodd mi ha detto di essere stato informato da Sir Grey delle trattative con Imperiali. Ha avuto notizie da Grey posteriori alle risposte da Pietroburgo e Parigi; queste sarebbero assai favorevoli, salvo in qualche pie

colo punto secondario. Mi accenna alla questione della Dalmazia che potrebbe eccitare reazioni per parte dei jugoslavi dal punto di vista del principio nazionale.

Risposi spiegando la transazione da noi proposta per le coste Adriatiche. Anche per la Croazia che probabilmente resterà unita all'Ungheria vi possono essere questioni; ma la situazione geografica s'impone sotto il punto di vista militare L'Inghilterra aver comune con noi l'interesse che si costituisca politicamente una larga striscia dal Mar Nero all'Adriatico (romeni-ungheresisloveni) che divida l'elemento slavo dal germanico, e anche i jugoslavi dai russi.

II predominio militare nell'Adriatico essere per noi di primaria importanza, costituendo forse oggi il movente principale per accostarsi all'Intesa. Spiego le ragioni che militano per l'autonomia dell'Albania Centrale Musulmana.

Rodd chiedeva che cosa intendiamo per neutralità della costa; e se ciò impedirebbe agli Stati Costieri di mantenere qualche cannoniera per la difesa doganale.

Risposi di no; che si tratta di impedire fortificazioni militari e veri armamenti e difese navali. Cattaro militarmente sarebbe un pericolo per l'Adriatico. Vedi quanto vi succede oggi.

Rodd temeva per la segretezza a Parigi.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, Cit., p. 114. (2) -Vedi D. 152.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 141/73. Londra, 21 marzo 1915, ore 4 (per. ore 15) (2).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Grey fattomi chiamare stamane, mi ha consegnato promemoria che qui appresso traduco letteralmente:

«Le tre potenze sono disposte a prendere nella pm favorevole considerazione le proposte italiane e confidano nel pronto raggiungimento di un'intesa sui punti di dettaglio da regolare. Vi è tuttavia una importante questione circa la quale, a parere delle tre potenze, le proposte italiane provocano alquante difficoltà.

La domanda italiana per la Dalmazia, accoppiata alla proposta di neutralizzazione della rimanente costa orientale adriatica nonché la richiesta delle isole del Quarnero, lascia alla Serbia molto limitati vantaggi e condizioni per il suo sbocco al mare e rinchiude le provincie jugoslave le quali hanno con ragione sperato in questa guerra per assicurarsi le legittime possibilità di espansione delle quali furono finora private. Non sembra necessario di svi-

Il) Ed. in SoNNINo. Carteggio, cit., D. 197 (prima parte).

luppare particolareggiatamente in questo momento le considerazioni relative a tale questione, ma le tre potenze chiederebbero al Governo italiano di riesaminare le sue esigenze al riguardo e possibilmente di trovar il modo di accettare (l) i desiderata dei Capi jugoslavi.

Per gli altri riguardi le tre potenze accettano generalmente le proposte italiane subordinatamente ad intesa su punti di dettaglio».

Le susseguenti osservazioni di . Sir E. Grey e gli insistenti miei rilievi circa la Dalmazia sono sostanzialmente riprodotte nel seguente telegramma da lui diretto a Parigi e Pietroburgo e del quale mi ha gentilmente dato comunicazione:

«L'Ambasciatore d'Italia venne stamane a vedermi ed io gli consegnai un breve memorandum sulla risposta generale degli alleati al Governo italiano.

S. E. letto il memorandum fortemente insistette nel caldeggiare le domande italiane per la costa dalmata e le isole, dicendo che quei territori furono veneziani per secoli e fino al 1866 italiani per nazionalità. Se susseguentemente vi fu qualche affievolimento dell'elemento italiano esso fu dovuto alla introduzione dell'elemento slavo da parte dell'Austria-Ungheria che di ciò fece oggetto di deliberata politica.

Io ho detto al marchese Imperiali che ero spiacente di trovarlo così insistente su questo argomento. Le domande italiane, ho osservato, erano ampie e svariate, ed il memorandum da me consegnato a S. E. mostrava che le tre potenze erano d'accordo nell'accettarle praticamente subito nella loro integrità. Ho aggiunto che le condizioni furono discusse ieri col primo ministro e con alcuni miei colleghi e che fummo unanimi nel riconoscere che le proposte italiane non lasciano un adeguato sbocco al mare per gli jugoslavi o la Serbia. Se le isole del Quarnero passano in mani italiane, anche Fiume rimarrebbe interamente chiusa.

A tale proposito ho osservato che tempo fa il signor Sazonov aveva in una conversazione coll'Ambasciatore d'Italia a Pietroburgo contemplato il passaggio sotto il dominio italiano della parte della costa dalmata comprendente Zara e Sebenico, ma io ho confessato che non arrivavo a capire come si potrebbe assicurare agli jugoslavi ed alla Serbia uno sbocco effettivo senza Spalato e la costa lungo l'Erzegovina.

La conversazione si è aggirata poi sulla questione di uno Stato indipendente musulmano in Albania e le difficoltà della vitalità di tale Stato. Se tuttavia si riuscisse a trovare una soluzione soddisfacente della questione dalmata queste difficoltà potrebbero essere, ritenevo io, superate.

Ho detto poi che il Governo russo è pronto a concludere la convenzione militare nel senso stipulato nelle condizioni italiane, ma per elaborarle è necessaria l'opera di un tecnico militare italiano. Ho aggiunto avermi Kitchener detto ieri che fino a quando non vi sarà un definito piano di campagna la cooperazione italiana non potrebbe essere veramente efficace. Era dunque [necessario] Governo italiano prenda una immediata decisione se l'Italia deve muoversi a mezzo aprile in modo da mettere i tecnici militari in grado di

preparare un piano di guerra coi tre alleati e concretare i particolari della convenzione militare itala-russa. Il sentimento degli alleati era che la cooperazione italiana non dovrebbe tardare oltre quella data. Imperiali telegrafa subito a Roma il resoconto del nostro colloquio ».

Come V. E. potrà rilevare, io non credo avrei potuto fare di più per difendere la nostra causa che del resto mi sembra già quasi totalmente guadagnata. Ignorando ora le intenzioni del Governo di Sua Maestà e trattandosi per giunta di questione avente sotto certi riguardi interesse militare mi astengo dal sottoporre alcun avviso. Mi pare solo che se si volesse cedere su Spalato e sul susseguente tratto di costa, bisognerebbe in ogni modo fare uno sforzo per conservare, se non tutte, almeno qualcuna delle più importanti isole lungo il predetto tratto di costa (l).

(2) La minuta di Imperiali è datata 20 marzo.

(l) «Accertare " nella minuta di Imperiali, che traduceva l'originale ascertaining.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 143/74. Londra, 21 marzo 1915, ore 12,54 (per. ore 15,30).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mio telegramma gab. n. 73 (3).

Circa all'articolo 9 Sir E. Grey mi ha detto che, tutto ben considerato, egli non poteva in questo momento aderire al mio desiderio di entrare meco in discussione per specificare e concretare fin da ora la parte a noi spettante in Asia Minore. Ciò gli riuscirebbe impossibile visto che anche con la Francia e la Russia egli non ha ancora iniziato la discussione per le parti da distribuire rispettivamente ai tre alleati Siria, Palestina, Cilicia, Mesopotamia, ha detto, sono tante regioni sulle quali esistono aspirazioni ed interessi degli uni e degli altri, ma tutto è vago ed impreciso. Se l'Italia diventa alleata è chiaro che doveva partecipare anche essa a quelle discussioni quando verranno iniziate.

Essendo stato già accettato l'articolo 9 nel quale le nostre esigenze vengono in tesi generale chiaramente enunciate, una ulteriore mia insistenza, dopo quanto mi ha detto Grey, mi parrebbe inutile e destinata soltanto a cagionare perdita di tempo ritardando l'accordo.

Circa l'articolo 12 Grey ha detto che, pur concordando pienamente con V. E. nella sostanza doveva, per semplice questione di forma, osservare che non sarebbe possibile una stipulazione separata anglo-italiana su quel punto, giacché il Governo britannico ha già stipulato con la Francia e con la Russia che Luoghi Santi ed Arabia in qualunque caso rimangono sotto dominio indipendente musulmano.

Alla fine del colloquio Grey mi ha poi detto sorridendo essere Sazonov sotto l'impressione, a parere di lui (Grey) alimentata dai tedeschi, che l'Italia mentre sta trattando con gli alleati, conduce simultaneamente negoziati con l'Austria Ciò che io ho recisamente contestato ricordando a Grey le esplicite dichiarazioni da V. E. fatte a Sir R. Rodd (telegramma di V. E. Gabinetto n. 88/9) (l). Grey mi ha allora ripetuto quanto Kitchener ebbe a dire a Greppi (mio telegramma gab n. 71) (2) circa gli affidamenti segreti dati da Berlino a Vienna, destinati a rendere illusoria qualunque eessione di territorio all'Italia, aggiungendo essergli queste informazioni state confermate da tre sorgenti diverse. Qualora si giunga all'accordo sarei grato a V. E. di telegrafarmi le sue intenzioni riguardo il modus procedendi per constatarne la conclusione (3). Non ho creduto parlare di ciò a Grey prima di conoscere il pensiero di V. E.

Invierò per il prossimo corriere copia dell'odierno promemoria.

(l) Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 124 del 21 marzo, ore 21.

(2) Ed. in SnNNWn, Carteg_gio, cit., D. 197 (seconda parte).

(3) Vedi D. 161.

163

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. R. SP. 144/75. Londra 21 marzo 1915, ore 15,25 (per. ore 20,50).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mio telegramma gab. n. 73 riservato speciale (5).

Fra gli argomenti da me addotti ieri per ribattere obiezioni di Grey relativamente estensione e neutralizzazione costa dalmata, ve ne fu pure un altro da lui forse voluto non menzionare nel suo telegramma a Parigi e Pietroburgo.

Io, ricordandogli precedenti mie considerazioni, gli ho detto che ritenevo la Nazione non capirebbe e non ammetterebbe che l'Italia entrasse in così terribile guerra se come risultato finale dovesse vedere il finora tanto deprecato pericolo austriaco in Adriatico sostituito in pratica da un pericolo slavo. Nel corso della conversazione sfuggì a Grey la frase seguente: «Primo ministro e Lloyd George insistono che Sebenico e Zara devono andare all'Italia, ma che Spalato va invece attribuito ai serbi o jugoslavi».

Questa frase mi farebbe sospettare che da parte inglese si sia forse esercitata amichevole pressione sui capi jugoslavi per indurii ad accettare una transazione, conciliante le loro esigenze su tutta la Dalmazia con quelle dell'Italia. È questa del resto una semplice mia congettura personale, ed io la indico per quello che può valere.

Dal linguaggio di Grey mi pare pure lecito arguire che le difficoltà contro l'accettazione integrale delle nostre domande circa la Dalmazia non provengono soltanto dalla Russia, ma trovano forti appoggi da parte di personaggi influenti

13 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

di questo Governo ostinati fautori della realizzazione finale del programma politico del partito liberale, del quale un caposaldo è il rispetto al principio della nazionalità (l).

(l) -Vedi D. 71. (2) -Vedi D. 129. (3) -Vedi D. 175. (4) -Ed. in SoNNINO, Carteggio. cit.. D. 199. (5) -Vedi D. 161.
164

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. R. SP. 125. Roma, 21 marzo 1915, ore 21,40.

(Per Parigi e Pietrogrado) Mio telegramma Gabinetto n. 124 Riservato speciale (3).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 73 riservato speciale (4).

(Per tutti) Il movente principale determinante la nostra entrata in guerra a fianco dell'Intesa è il desiderio di liberarci dalla intollerabile situazione attuale di inferiorità nell'Adriatico di fronte all'Austria per effetto della grande diversità delle condizioni fisiche e geografiche delle due sponde al punto di vista della offesa e della difesa militare, diversità che è stata resa più grave dalle armi e dalle forme della guerra moderna. Pel resto l'Italia potrebbe probabilmente conseguire la maggior parte dei desiderata nazionali con un semplice impegno di mantenere la neutralità e senza esporsi ai terribili rischi e danni di una guerra. Ora non varrebbe la pena di mettersi in guerra per liberarsi dal prepotente predominio austriaco nell'Adriatico quando dovessimo ricadere subito dopo nelle stesse condizioni d'inferiorità e di costante pericolo di fronte alla Lega dei giovani ambiziosi Stati jugoslavi.

Per queste stesse ragioni dobbiamo insistere anche sulla neutralizzazione della costa da Cattaro inclusiva fino alla Vojussa.

Alla Croazia sia che resti unita all'Austria-Ungheria sia che se ne distacchi resterà la costa da Volosca fino alla Dalmazia, con le isole più prossime di Veglia, Arbe, Pago ecc. Come porto principale avrebbe Fiume oltre altri porti minori nel Canale di Morlacco.

Alla Serbia e al Montenegro, che probabilmente si fonderanno e si consocieranno presto, resterà la costa dalla Narenta fino al Drin, coi porti importanti di Ragusa e di Cattaro oltre quelli minori di Antivari, Dulcigno, S. Giovanni Medua e le foci della Bojana, i quali tutti possono servire di sbocco a ferrovie trasversali, dando accesso al mare, senza uscire dal proprio territorio, alla Bosnia Erzegovina diventata presumibilmhente Serba ed a tutto l'hinterland serbomontenegrino.

All'Albania centrale musulmana resterebbe Durazzo.

La Grecia manterrebbe l'Epiro oggi da Lei occupato provvisoriamente.

( 4) Vedi D. 161.

Le principali città della Dalmazia sono rimaste prettamente italiane malgrado sessanta anni di pertinace politica slavizzante dell'Austria, e cosi pure buona parte delle isole prospettanti la costa.

Lo stesso Sazonov nell'agosto scorso ammetteva che la Dalmazia << da Zara a Ragusa » (non disse da << Zara a Sebenico >>) (l) andasse all'Italia se questa prendeva parte alla guerra a fianco dell'Intesa.

Quanto all'entrare in campagna a metà aprile, ciò non è possibile. Come dissi nelle mie proposte non possiamo assolutamente prendere impegno per prima della fine aprile. Difficoltà svariate opposte insistentemente da Inghilterra e Francia ostacolando le nostre importazioni destinate alla preparazione dell'esercito, come la fermata delle navi dall'America recanti cavalli e altre provviste (vedi ad esempio mio telegramma di ieri n. 944) (2) hanno reso ben arduo il compito di mantenere la stessa data della fine di aprile.

Prego V. E. esprimersi in questi sensi con Sir E. Grey (3).

(l) Rltrasmesso a Parigi con t. gab. r. sp. 128 del 23 marzo, ore 13.

(2) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 200.

(3) Vedi D. 161, nota l, p. 132.

165

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 2111/412 Londra, 21 marzo 1915, ore 23,10 (per. ore 5,30 del 22).

Telegramma di V. E. n. 932 (4).

Alla fine di un lungo colloquio su altri argomenti parlai ieri a Grey nel senso prescrittomi. Grey aveva fretta, del resto vidi subito egli non conosceva punto la questione. Mi disse difatti dovevasi assumere informazioni presso uffici competenti, non era quindi in grado di pronunciarsi in merito nostra proposta. Ciò probabilmente importa che prima di entrare in discussione qui si vorrà consultare autorità britanniche Cairo ciò che richiede sempre del tempo. Data importanza che ha per noi di liquidare possibilmente presto grossa questione del Senusso sono a chiedermi se non sarebbe più pratico e più sbrigativo che V. E. o Ministro delle Colonie intrattenessero Rennell Rodd della questione allo scopo di concretare un progetto di intesa di cui Rennell Rodd credesse poter patrocinare accettazione presso suo Governo.

Questo mio remissivo parere è motivato sia dalle cordialissime relazioni fra nostro Ministro delle Colonie e Rennell Rodd sia dalla circostanza che Ambasciata d'Inghilterra a Roma è in continua diretta corrispondenza con Cairo. Dal mio telegramma n. 380 (4) spedito per posta V. E. potrà rilevare quali siano, circa Senusso, vedute di questo Governo che non sembra disposto a considerarlo puramente e semplicemente come un nostro suddito ribelle basandosi fra l'altro sul fatto che residenza principale Senusso (Giarabub) trovasi in territorio dall'Inghilterra considerato come egiziano.

c5) Non pubblicato.
(l) -Vedi serie V, vol. I, D. 194. (2) -T. 944 del 19 marzo, relativo al fermo a Gibilterra di un piroscafo carico di petrolio destinato alla Svizzera. (3) -Per la risposta di Imperiali vedi D. 169. (4) -Vedi D. 135.
166

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2122/138. Atene, 22 marzo 1915, ore 13 (per. ore 17 ).

Ieri ho invitato a pranzo Zografos. Dopo pranzo egli fu chiamato al telefono dal Presidente del Consiglio e, tornato nel salone mi chiamò in un angolo e mi ha detto che desiderava mio parere su ciò che gli accadeva. Egli aveva preso per la sera stessa un appuntamento coi ministri di Francia e d'Inghilterra ed ora Cunaris gli telefonava di sospendere ogni colloquio. Voleva che io gli dicessi come poteva cavarsela. Ho risposto che mi era abbastanza difficile dirgli cosa alcuna senza sapere di che cosa egli doveva parlare ai Ministri d'Inghilterra e di Francia. Dopo molte reticenze e tergiversazioni Zografos finì col spiegarmi abbastanza chiaramente che la Francia e l'Inghilterra non lasciano pace al nuovo Gabinetto e che d'accordo con Venizelos gli creano imbarazzi. Era stato quindi deciso di avere questa sera coi Ministri di quelle due Potenze una franca spiegazione ed ora Cunaris gli ordinava di sospendere ogni cosa. Zografos continuò lagnandosi vivamente sia della soverchia ed indebita ingerenza della Francia ed Inghilterra negli affari della Grecia, sia della malafede dell'opposizione che Venizelos va facendo al Gabinetto procurando mischiarvi Potenze estere e di appoggiarsi su di esse. Seppi più tardi che Zografos si disimpegnò dall'appuntamento facendo sapere che era stato chiamato dal Re: chiamata probabilmente provocata ad arte per toglierlo d'imbarazzo.

Certo è che dopo partenza Venizelos regna in questo mondo politico una confusione senza pari. Legazioni della Triplice Intesa che tanto poco seppero agire durante la crisi recente per salvare Venizelos, ora vanno dicendo che se Venizelos non ritornasse si disinteresseranno sorte della Grecia, e come Io prova il soprariferito discorso di Zografos vanno tessendo intrighi ed esercitando pressioni. Legazioni austro-ungarica e tedesca tacciono e si tengono in disparte ma forti appoggi della Corte e Stato Maggiore ed anche favorite dalla poco buona piega presa in questi ultimi giorni dall'affare dei Dardanelli hanno indiscutibilmente ancora il di sopra. In queste circostanze difficili si vanno prepa:rando delle elezioni le quali disgaziatamente si aggirano sulla questione dell'intervento o no della Grecia nel conflitto europeo, certo con fatali conseguenze pel prestigio della monarchia nel caso in cui Venizelos avesse una vittoria assoluta e schiacciante.

Debbo però dire che amici intimi di Venizelos e suoi sinceri estimatori dubitano alquanto di ciò e mi assicurano che il Paese nel suo complesso abborre dalla guerra e che posta (come sembra inevitabile) questione in tali termini, é più che probabile che il paese sia per pronunciarsi con grande maggioranza nel senso della pace e della neutralità (l).

(l) Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Vienna, Berlino, Bucarest con t. 989 del 23 marzo, ore 15.

167

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2114/139 Atene, 22 marzo 1915, ore 13 (per. ore 15).

Zografos parlandomi iersera degli argomenti da me toccati nel mio precedente telegramma n. 138 (l) ha anche brevemente accennato alla sua azione in Epiro. Mi ha detto che egli non può pentirsi di aver tenuto testa a Venizelos che voleva, sotto la pressione delle Potenze, abbandonare agli albanesi 3 o

400.000 greci senza alcuna garanzia. Del resto Grandi Potenze e prima di tutte l'Italia non avevano tardato a riconoscere interessi speciali ellenici nell'Epiro settentrionale, come ben lo provano le importanti concessioni da lui ottenute coi suoi protocolli Corfù.

Tanto a un di presso mi ha detto Zografos circa il passato della questione epirota. Rispetto presente e futuro della questione medesima non ho ancora trovato occasione favorevole per parlarne con lui né mi sembrerebbe almeno per ora e, tranne che nasca speciale circostanza, necessario e nemmeno utile il provocare tale occasione favorevole.

168

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 498/65. Berlino, 22 marzo 1915, ore 14,55 (per. ore 19,20).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 103 del 4 febbraio (2).

Il Colonnello House è giunto in questi giorni a Berlino ed ho fatto ieri la sua conoscenza per mezzo di questo Ambasciatore degli Stati Uniti. La sua missione in Europa si mantiene nei limiti indicati dal R. Ambasciatore a Washington ed ha assunto il carattere di un incarico strettamente personale da parte del Presidente degli Stati Uniti. Questo mio Collega americano ne era però perfettamente al corrente e me ne ha confidenzialmente informato. Il Colonnello House prima di venire qui, è stato a Londra e Parigi e ha cercato di sondare i propositi di quei governi in ordine a future trattative di pace. Ha trovato, a quanto egli afferma, i circoli governativi francesi estremamente intransigenti; malgrado persistente occupazione di importanti territori francesi da parte nemico, a Parigi si dice di non voler deporre le armi senza la restituzione dell'Alsazia e Lorena e senza il pagamento di una grossa indennità di guerra. A Londra invece, contrariamente a quanto si crede in generale, e si crede in Germania, le disposizioni sarebbero sensibilmente più moderate e concilianti; la continuazione

della guerra ad oltranza sarebbe voluta difatti dall'Inghilterra soltanto nel caso che la Germania si proponesse realmente l'annessione di tutto o di una parte del Belgio. A Berlino il Colonnello House non aveva avuto finora per il tramite del suo Ambasciatore che un breve colloquio non ufficiale con Zimmermann: vedrà presto Jagow e non sa ancora se chiederà o no di essere ricevuto dallo Imperatore.

Le sue impressioni qui sono per conseguenza tuttora assai vaghe. Ma il mio collega col quale ne parlai a lungo ieri sera mi ha detto di dividere interamente l'impressione mia (mio rapporto n. 286 del 14 corrente) (l) che il proposito dapprima apparentemente saldo del Cancelliere e di Jagow di opporsi ad ogni esagerata pretesa nelle condizioni di pace si fosse in questi ultimi giorni alquanto affievolito in seguito alle pressioni dell'opinione pubblica. La parte relativamente più ragionevole di questa non giunge però sino all'eccesso cui si lasciano andare nelle loro manifestazioni taluni giornali ed uomini politici: essa «si contenterebbe » di piccole rettifiche di frontiera nei Vosgi della cessione nel Belgio della vallata della Mosa, della cessione di una buona parte del Congo belga e di una indennità di guerra da parte della Francia! Nulla si chiederebbe alla Russia e si lascierebbe trattare direttamente coll'Austria, non avendo alcuna obiezione a che questa le cedesse la Galizia orientale. E naturalmente si vorrebbe il mantenimento e la consolidazione della Turchia. Tutte queste, beninteso, sono voci che riferisco a puro titolo di cronaca e come prova del singolare stato d'animo in seguito al quale ognuna delle parti belligeranti si crede sicura di poter dettare all'altra le condizioni di pace. Certo da qualche giorno in qua alla possibHità di una non lontana pace si fanno qui frequenti allusioni più o meno velate. Colonnello House si tratterrà una diecina di giorni a Berlino, poi verrà in Italia colla sua Signora ma probabilmente non si recherà a Roma che alquanto più tardi, quando gli appaiano più vicini alla maturazione gli scopi per i quali ha intrapreso il suo viaggio in Europa. Avrò cura di tenermi informato e di riferirne a V. E. (2).

(l) -Vedi D. 166 (2) -Ritrasmission" d~! D. 757 c!Plla seriP V, vol. II.
169

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 146/76. Londra, 22 marzo 1915, ore 21,34 (per. ore 3,40 del 23).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Nel dare testè lettura a Grey del telegramma di V. E. n. 125 riservato speciale ( 4) ho attirato attenzione di lui sulla sostanza e sulla forma del medesimo e gli ho raccomandato di pesarne ogni parola. Dopo di che ho chiesto a Grey se

egli continuava ad onorarmi della fiducia di cui più volte mi ha dato prova. Mi ha risposto: «più che mai». L'ho pregato allora di ben considerare le seguenti osservazioni che mi permettevo di rivolgergli a titolo esclusivamente personale, da amico ad amico:

1°. -Le Potenze alleate non potrebbero commettere errore più fatale che il crederci capaci di mercanteggiare. L'attribuirci soltanto tale intenzione offenderebbe la nostra dignità. Noi non siamo uno stato balcanico. Le condizioni presentate hanno previamente formato oggetto di lungo e diligente esame; esse rappresentano il minimo delle esigenze compatibili colla tutela degli interessi nazionali più vitali e solo la integrale loro accettazione potrebbe permettere al Governo di Sua Maestà di giustificare davanti al Parlamento e al Paese la gravissima decisione di un intervento in così immane conflitto. Di larghezza di vedute e moderazione abbiamo dato ampia prova rinunziando a Fiume e Ragusa la prima interamente e la seconda preponderantemente italiana.

2°. -Ciò premesso malgrado il mio vivissimo desiderio di vedere raggiunto e presto questo accordo io onestamente gli dovevo dichiarare che non mi sentivo di dire una sola parola per raccomandare al Governo di Sua Maestà di fare qualche concessione, sia perché il farla sarebbe contrario alla mia coscienza di italiano perché lesiva dei nostri interessi; sia perché per la conoscenza che ho dell'E. V. e del Presidente del Consiglio ritenevo ogni mio suggerimento in tale senso riuscirebbe assolutamente vano e inascoltato.

3°. -Che ciò stante credevo lecito chiedergli se gli pareva mettesse conto di porre a repentaglio stipulazione dell'accordo di cui i vantaggi per tutti, sia per presente, sia per futuro, saltano agli occhi, per una questione che mentre rappresenta per noi un interesse primario vitale, in nessun modo sotto nessun aspetto lede interessi inglesi, francesi, russi, ed onestamente parlando, neanche serbi o jugoslavi.

Ho concluso che in momento così grave ogni perdita di tempo ha conseguenze irreparabili.

Grey stato attentamente ad ascoltarmi ha preso minutamente nota per iscritto delle osservazioni di V. E., non ha sollevato alcuna obiezione veramente rilevante e mi ha detto che prima di darmi risposta conferirà col Primo Ministro ed altri colleghi e naturalmente consulterà Parigi e Pietroburgo.

Riguardo all'entrata nostra in campagna che non può assolutamente aver luogo prima della fine di aprile conformemente del resto a quanto io gli dichiarai fin dal principio, ha osservato Grey che quello che a lui ed a Kitchener preme è di conoscere la nostra decisione definitiva.

Ho replicato tale decisione è subordinata appunto alla accettazione delle nostre condizioni ed alla conseguente conclusione dell'accordo secondo è esplicitamente enunciato nel promemoria contenente predette condizioni. Confido

V. E. approverà il mio linguaggio franco e reciso. Non credo avrei potuto dire di più. Sarò grato a V. E. di impartirmi istruzioni chiestele sul modus procedendi per la constatazione dell'accordo (l), dato che si riesca ad tntenderci definitivamente.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Vedi D. 194.

(3) Ed. in SoNNINo, Cart~.Q!}io, cit., D. 202.

(4) Vedi D. 164.

(l) Vedi D. 175.

170

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (l)

T. GAB. R. SP. 127. Roma, 22 marzo 1915, ore 22.

(Per Berlino) R. Ambasciatore a Vienna telegrafa quanto segue: «(come nel telegramma n. 142/51) » (2).

Ho risposto ad Avarna quanto segue: (Per Vienna) Suo telegramma Gabinetto n. 152/51 Riservato speciale. (Per tutti) Prendo atto * con piacere *, oltreché degli schiarimenti forniti dal barone Burian riguardo ad alcune precedenti sue frasi che davano luogo a interpretazioni dubbie, della sua formale proposta di entrare in negoziati col

R. Governo.

Duolmi però assai che egli non si renda pieno conto della reale impossibilità per qualunque Governo in Italia di assumere seriamente impegni vincolanti la propria libertà d'azione per una oggi indefinita ma certamente lunga durata di tempo, contro sole promesse di cessioni territoriali che non abbiano ad effettuarsi senonché alla fine della presente guerra. Inoltre apparisce evidente che la prospettiva di una esecuzione immediata avvalorerebbe fortemente presso l'opinione pubblica la tesi favorevole alla moderazione nelle domande di cessioni, mentre ogni riferimento inviterebbe a maggiori esigenze.

Con tutto ciò mi professo pronto, come già dichiarai al principe di BUlow e al barone Macchio (3) ad esaminare serenamente qualunque proposta concreta voglia farci il Governo Imperiale e Reale, e nell'intento di facilitare la discussione aggiungo che sarei anche disposto a considerare come non mai fatta, a tutti gli effetti futuri, ogni proposta che venisse messa innanzi ma che non fosse da noi concordata.

* Quanto alla pubblicazione fatta dalla Tribuna di cui giustamente si lamentava il barone Burian e che io ho vivamente deplorato, essa non deriva in alcun modo né direttamente né indirettamente dal R. Governo ma, secondo quanto ho potuto appurare, da indiscrezioni di giornalisti tedeschi residenti attualmente in Roma *.

171

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GI\13. R. SP. 147/66. Berlino, 22 marzo 1915, ore 22,05 (per. ore 2,25 del 23).

Telegramma di V. E. n. 114 Riservato speciale (4). In un colloquio avuto stamane con Jagow egli mi ha detto essere stato informato del colloquio di Biilow con V. E. nel quale anzitutto erano state spiegate

ed appianate le divergenze che sembravano essersi manifestate negli scambi d'idee fra Avarna e Burian circa la base delle trattative da iniziare. Gli ho detto che spiegazioni altrettante esplicite erano state date direttamente a V. E. da Macchio (telegramma di V. E. n. 120 Riservato speciale) (1).

Jagow continuava a sostenere che vi era stato realmente un semplice malinteso: ma io sono invece propenso a credere che si trattava ancora di qualche estremo tentativo di resistenza da parte di Burian che era stato prontamente rintuzzato da energica pressione di Berlino.

Jagow aveva appreso con compiacimento l'accettazione di V. E. del suggerimento di Btilow di rinviare per il momento, pure !asciandola impregiudicata, la risoluzione dei punti più controversi cominciando frattanto a discorrere a Vienna sul fondo della questione. Temeva soltanto che potesse colà sollevare difficoltà la domanda di V. E. che il barone Burian specificasse per il primo la natura e la estensione delle cessioni che erano disposti a fare. Questa domanda secondo Jagow era in contradizione colla dichiarazone ripetutamente fatta da V. E. che non appena il Governo austro-ungarico avesse accettato in massima la base della discussione da noi chiesta il R. Governo avrebbe esso precisato le sue richieste circa la natura e l'estensione di quella cessione: il che era del resto più conforme alla logica e alle consuetudini in negoziati di questa sorte.

Risposi che colla rinuncia alla questione della esecuzione immediata dell'accordo come pregiudiziale salvo a sollevarla più tardi il R. Governo aveva già fatto una notevole concessione; che del resto le eventuali proposte di Burian avrebbero fornito materia alla conversazione. Ma questa, soggiungeva Jagow, è più che altro una questione di forma: la più difficile a regolare rimane sempre quella dell'esecuzione immediata per la quale egli crede che l'Austria Ungheria non possa assolutamente cedere. Io gli ripetei le ragioni che ci obbligavano ad insistervi accentuando specialmente [lo stato di] inferiorità in cui l'Italia sarebbe posta quando dopo aver mantenuto il suo impegno per la neutralità si troverebbe alla fine della guerra di fronte alla eventualità che i Parlamenti

(poiché si tratta di due e non di uno soltanto come negli altri Stati) della Monarchia negassero la loro sanzione all'accordo stipulato dal Governo Imperiale e Reale. Jagow replicava che tale eventualità era da scartare in modo assoluto poiché il consenso di tutti i partiti era fin da ora categoricamente assicurato tanto nel Parlamento austriaco (dove coloro che potevano credersi i più ostili, come i cristiano sociali ed i conservatori feudali, hanno già fatto dichiarazioni impegnative in questo senso) quanto al Parlamento ungherese, dove l'opposizione è ancora più favorevole che il Governo ad un accordo coll'Italia. Un capo di quell'opposizione, il Conte Andrassy, che è da parecchi giorni a Berlino, diceva a Jagow che egli da lungo tempo era del parere che l'accordo si dovesse raggiungere sulla base di cessioni territoriali e non risparmiava acerbi biasimi al Gabinetto di Vienna per aver troppo tardato a mettersi su questa

via: soggiungeva però che anche in Ungheria la cessione immediata solleverebbe vivaci ed insormontabili opposizioni. Io replicai a Jagow che non meno vivaci e non meno insormontabili sarebbero state le opposizioni in Italia ad un differimento.

(l) -Ed. in L V 108, D. 52. con soppressione delle frasi tra asterischi, e, integralmente, in SONNINO, Carteggio, cit., D. 201. (2) -Vedi D. 158. (3) -Vedi DD. 147 e 148. (4) -Vedi D. 117.

(l) Vedi D. J5G.

172

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 148/78. Parigi, 23 marzo 1915, ore 0,35 (per. ore 2,05).

Risposta ai telegrammi di V. E. Gabinetto nn. 116 e 125 Riservati speciali (2).

Se mi è permesso esprimere un parere sulle nostre domande alla Triplice Intesa, mi pare che da un lato noi abbiamo domandato molto e dall'altro troppo poco.

Abbiamo chiesto il Trentina fino al Brennero e Trieste con l'Istria fino a Volosca. Sono due confini strategici eccellenti, ma dal punto di vista della nazionalità comprendono il territorio da Bolzano al Brennero che è tedesco e quello tra Albona, Pisino e Volosca che è sloveno. Su questo punto la Triplice Intesa non ci ha fatto e non ci farà obiezioni perché non ha interesse a farne. Tocca a noi a vedere se ci convenga avere in casa nostra due focolari di irredentismo, uno tedesco ed uno sloveno che, potendo divenire pretesto di future guerre, ci obbligheranno ad una politica di grandi armamenti continuati.

La questione della Dalmazia è difficile a risolversi dal punto di vista delle nazionalità quanto quella della Macedonia. Italiane non sono che alcune città circondate completamente dagli Slavi. È impossibile avere quelle città senza collegamento e quindi senza dominio nostro su Slavi, ciò che è ben difficile alla Russia di consentirci, avendo essa intrapreso questa guerra come protettrice degli Slavi.

Inoltre Russia, Inghilterra e Francia si ritengono obbligate a non scontentare la Serbia ed a ricompensarla per la sua valorosa resistenza, e quindi non potranno farci alcuna concessione che non sia consentita dalla Serbia.

La Serbia aspira alla Dalmazia ed all'Albania settentrionale con Durazzo. È probabile che consenta a rinunziare all'una se avrà l'altra, ma parmi difficile che consenta a rinunziare a tutte e due. E' vero che Zara è italiana, ma lo è anche Fiume; eppure noi comprendiamo che a Fiume non possiamo pretendere.

Per le esigenze strategiche è necessario che noi abbiamo qualche cosa in Dalmazia oltre le isole del Quarnero. ma sembra che la penisola di Sabbioncello con le isole di Lissa, Curzola, Meleda e Lagosta potrebbe bastare. La penisola di Sabbioncello, legata alla terraferma da uno stretto istmo, può considerarsi quasi un'isola e non credo che per questa la Russia farà nascere difficoltà

anche perché poco popolata. La nostra posizione a Sabbioncello rispetto alla Dalmazia sarebbe come quella dell'Inghilterra a Gibilterra rispetto alla Spagna. Non credo che in Dalmazia ci occorrerebbe di più.

Non mi dissimulo che questa soluzione sarebbe trovata insufficiente dai nazionalisti ed irredentisti italiani. Costoro è certo che riterranno insufficiente qualunque cosa V. E. ottenga.

Parmi importante che al consenso alla costituzione del piccolo Regno musulmano di Durazzo la Russia abbia aggiunto che noi restiamo liberi di stabilirvi la nostra esclusiva influenza ed anche in seguito occuparlo. Ciò è necessario per la sicurezza del nostro possesso di Valona. Inoltre per la Dalmazia, se noi possiamo rinunziare al possesso territoriale, è impossibile rinunziare alla neutralizzazione della costa, benché anche a questa la Russia faccia obiezioni. Però quando l'accettazione da parte della Russia della seconda sia posta come nostra condizione alla nostra rinunzia alla prima, credo che ci sarà facile attenerla. Così la neutralizzazione della costa albanese da Chimara a Capo Stylos è giusto corrispettivo del consenso nostro alla spartizione della restante Albania tra la Serbia, la Grecia e il Montenegro.

È anche importante che nessuna obiezione sia stata fatta al nostro definitivo acquisto del Dodecanneso. Però per l'Asia Minore mi parrebbe necessaria una maggiore precisione segnando come minimum i limiti fissati dal compianto Marchese di Sangiuliano ai nn. l e 12 del suo telegramma segreto agli Ambasciatori del 25 settembre n. 1066 (1).

Per l'Africa poi, oltre i maggiori compensi opportunamente richiesti da

V. E. in caso di spartizione totale o parziale delle Colonie tedesche da parte della Triplice Intesa, riterrei che sarebbe bene domandare alla Francia: 1° -che la convenzione Visconti Venosta per Tunisi sia prorogata per venti anni; 2° -che ci sia riconosciuta l'oasi di Barakat; 3° -che ci siano dati i due cunei che secondo gli accordi Prinetti-Delcassé penetrano nella Tripolitania tra Ghadames e Ghat e tra Ghat e Tummo, obbligandoci per comunicare tra queste località ad attraversare territori francesi. Le carovaniere tra queste località dovrebbero essere in territorio nostro.

Inoltre potremmo domandare in tutto o in parte il Tibesti ed il Borku che in altri tempi erano considerati come appartenenti alla Tripolitania. Sarebbe altresì prudente assicurarsi il diritto al collegamento della [Libia] colla ferrovia futura che dalla Tunisia andrà attraverso il Sahara verso il lago Tchad, assicurandoci le consuete garanzie per l'esercizio cumulativo. All'Inghilterra in cambio di Giarabub, che noi vorremmo ma che essa non vuole dare a nessun costo, potremmo domandare Kisimayo alla foce del Giuba. Oltre a Kufra che l'Inghilterra ci ha già riconosciuto, potremmo chiedere una larga zona che portasse il nostro possesso fino alla linea che divide la sfera d'influenza inglese dalla francese.

Ho creduto che a V. E., cui spetta di decidere nella Sua saviezza, non debba essere discaro il parere dei suoi collaboratori anche se per avventura non credesse seguirlo.

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, cit., D. 203.

(2) Vedi DD. 152 e 164.

(l) Vedi serie V. vol. l, D. 303.

173

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 149/59. Pietrogrado, 23 marzo 1915, ore 1 (per. ore 13,15).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 116 riservato speciale (1).

Non ho potuto fissare convegno con Sazonov che per domani (2) stante urgentissmi suoi impegni di oggi. Conoscendo però in via generale il suo pensero nonché le evoluzioni che esso ha subito dall'Agosto scorso, quale le rappresentai in vari telegrammi, sono incline a ritenere fin da ora che egli farà del suo meglio per agevolare gli accordi proposti, ma vorrà tenere conto della tendenza che si è venuta accentuando in Russia in favore dei postulati serbi in Dalmazia. Da quando egli mi significava a nome del:la Triplice Intesa le note offerte per la nostra entrata in azione e compendiava quelle relative all'Adriatico nella formula «quanto è necessario alla supremazia assoluta dell'Italia in quel mare» (3) sono trascorsi sette mesi durante i quali la Serbia si è acquistati titoli memorandi, che la Triplice Intesa sotto l'influenza della sua opinione pubblica non potrà a meno di compensare. E perciò prevedibile una viva opposizione di Sazonov a che il vantaggio dell'accesso al mare tanto desiderato della Serbia venga ridotto a termini che qui saranno certamente ritenuti inadeguati alle sue benemerenze e ai suoi voti. Prevedibili altresì mi sembrano delle riserve da parte di Sazonov circa l'attribuzione all'Italia di alcune isole istriane e circa la neutralizzazione delle coste dalle bocche di Cattaro incluse fino alla Vojussa. Sugli altri punti non sarà difficile, io credo, un'intesa di principio. Ma a questo proposito, confrontando i dati già in mio possesso con quelli contenuti nel precitato telegramma di V. E., rilevo non risultare che nella comunicazione fatta dall'Inghilterra a Pietrogrado circa le condizioni italiane figurino:

lo -l'obbligo di non fare armistizio separato; 2° -i compensi all'Italia qualora le Potenze alleate aumentino le loro colonie africane a spese della Germania; 3° -le condizioni circa l'indipendenza dello Yemen dei Luoghi Santi e dell'Arabia; 4° -la nostra partecipazione ad una indennità di guerra. Avrò domani nuova occasione di verificare presso Sazonov l'esistenza di tali lacune nella comunicazione inglese. È poi superfluo che io assicuri V. E. dell'ardente zelo col quale patrocinerò presso il Ministro i nostri diritti storici nazionali e strategici in Dalmazia senza !asciarmi disanimare dai suoi preconcetti circa la mutata situazione e dalle grandi pressioni che effettivamente vennero esercitate su di lui dall'interno e dall'estero ( 4).

(-4) RitrasmPsso a I.onclra c Parigi con t. gab. r. sp. 132 del 23 marzo, ore 21.
(1) -Vedi D. 152. (2) -Vedi D. 198. (3) -Vedi serie V, vol. I, D. 33.
174

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 150/79. Parigi, 23 marzo 1915, ore 13,35 (per. ore 17,20).

Riferendomi all'ultima parte del telegramma di V. E. Gabinetto n. 116 (1), informo V. E. che da indagini fatte mi risulta che la notizia delle trattative a Londra è stata qui risaputa da parecchi perché Delcassé ne ha riferito al Consiglio dei Ministri al quale, secondo l'uso qui invalso, riferisce le cose più segrete. Ora qui, come in tutti i paesi si trova sempre qualche Ministro che si confida con altri uomini politici o giornalisti. Già telegrafai (2) a V. E. il discorso di Pichon e quello fatto nella redazione del Temps. Ieri persona che venne da me mi disse che aveva avuto occasione di parlare col Ministro dell'Interno Malvy e da lui era stato messo al corrente delle trattative di Londra, però senza dettagli. Ora mi parrebbe opportuno che io mi recassi da Delcassé e a nome di V. E. gli dicessi che noi abbiamo posto il più assoluto segreto. Io devo chiedergli di riferire quanto gli comunica Grey soltanto al Presidente della Repubblca e al Presidente del Consiglio, astenendosi di farne qualunque cenno in Consiglio dei Ministri e nella Commissione Parlamentare degli affari esteri. Attendo istruzioni telegrafiche di V. E. (3).

175

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. R. SP. 129. Roma, 23 marzo 1915, ore 13,50.

(Per Parigi e Pietrogrado) R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «(telegramma n. 76 Riservato speciale)» (4).

Ho risposto ad Imperiali:

(Per Londra) Telegramma d V. E. n. 76 Riservato speciale.

(Per tutti) Approvo linguaggio tenuto da V. E. con Grey. Circa modus procedendi constatazione accordo dovrà risultare da un documento da firmarsi a Londra da V. E. da Grey e da Ambasciatori di Francia e di Russia a ciò espressamente autorizzati. Tale documento dovrà comprendere salvo le modifiche di dettaglio che si facessero i sedici punti contenuti nel nostro promemoria che dovranno risultare accettati dai Governi di Inghilterra, di Francia e di Russia.

V. -E. propone dire a Delcassé ». Questa risposta fu comunicata, con lo stesso telegramma, anche a Londra e Pietrogrado.
(l) -Vedi D. 152. (2) -Vedi DD. 139 e 157. (3) -Sonnino rispose il 23 marzo con t. gab. r. sp. 131 delle ore 21,20: «Approvo quanto (4) -Vedi D. 169.
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IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2146/129. Sofia, 23 marzo 1915, ore 15 (per. ore 18,55).

Miei telegrammi nn. 119 (l) e 124 (2). Presidente del Consiglio ha avuto lunghissimo colloquio con Malinoff ma questi finora non è stato ricevuto dal Re. Radoslavoff ha pure conferito con Guescoff e con Sacazoff capo socialisti rifarmisti. In una riunone maggioranza Presidente del Consiglio ha smentito voce mutamento su politica affermando che Governo continuerà mantenere neutralità stretta e leale fino a quando interessi Bulgaria imporranno nuova orientazione. Ha aggiunto che suoi colloqui con alcuni capi opposizione non autorizzano supposizione che egli abbia iniziato trattative con essi. Nulla trapela circa intenzione del Re. Pare Sua Maestà continua avere fiducia in Radoslavoff e che quindi questi potrebbe rimanere anche in un eventuale Gabinetto di Coalizione.

177

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (3)

T. GAB. R. SP. 133. Roma, 23 marzo 1915, ore 23,30.

Il barone Macchio che ho veduto stamane mi ha detto di aver ricevuto due telegrammi da Buriàn intorno alle conversazioni avute con Avarna (4). Concordano con le cose riferite da questi. Buriàn suppone che chiarito l'equivoco intorno alle parole da lui dette anteriormente io abbia a formulare le domande dell'Italia; tanto più che l'esecuzione dell'accordo alla fine della guerra verrebbe garantito anche dalla Germania.

Gli ho risposto che mi tengo alla situazione che ho esposta ad Avarna anche nel telegramma di ieri (5). Prendo atto della proposta di Buriàn di aprire i negoziati; mantenendo però tutti i miei dubbi sulla possibilità di arrivare a una intesa finché non sia concordata l'immediata esecuzione di quanto venisse convenuto onde non posso per ora fare proposte o prendere iniziative.

Ma ascolterò ed esaminerò con cura qualunque proposta che voglia mettere innanzi il barone Buriàn; dichia·rando pure, allo scopo di facilitargli la via, di considerare come non fatta mai qualunque proposta che non venisse accolta; e di mantenere il segreto su tali proposte e sui negoziati relativi.

Tornai quindi a spiegare al barone Macchio in amichevole conversazione le molte ragioni pratiche che giustificano la grande importanza che il R. Governo dà alla questione della immediata esecuzione di qualunque accordo, cioè dell'immediato trapasso dei territori che si convenisse dovere l'AustriaUngheria cedere all'Italia e ciò anche per essere completamente sicuro di poter mantenere per tutta la indefinita durata della guerra l'impegno di neutralità che assumesse.

L'Austria-Ungheria tiene già oggi nei territori di cui può essere questione un numero maggiore di soldati di quanti non [ne] dovrebbe licenziare il giorno che quei territori venissero effettivamente ceduti; e dato il reclutamento territoriale non sarebbe più difficile concentrare sollecitamente entro detti territori tutti i militari che vi appartengono per nascita o residenza, di quel che non sia il rinviare a casa una classe. Né ciò può disorganizzare l'esercito. All'incontro il mantenimento sotto le armi per parte dell'Impero di 40 o 50.000 uomini appartenenti a territori di cui è già stata statuita la cessione all'Italia, darebbe luogo a mille incidenti quotidiani, a inaudite difficoltà e ad una continua reazione dell'opinione pubblica.

Anche la questione parlamentare austro-ungherese avere non poca importanza. È possibile che l'opinione pubblica consenta con rassegnazione la cessione di territori contro il vantaggio di acquistare con ciò una maggiore libertà d'azione e di non avere a difendere tutta una linea di confini; ma ciò finché dura la speranza di conseguire la vittoria.

Voglio anche credere che un'Austrita vittoriosa manterrebbe fedelmente alla fine della guerra il patto che le ha in certo modo giovato per trionfare; ma è contrario alla natura umana che il pubblico austriaco e con esso il Parlamento il giorno in cui uscisse sconfitta dalla guerra e in cui dovesse cedere al nemico vincitore alcune provincie, non si inalberasse contro il rilascio di altri territori a beneficio di chi non ha preso parte alla lotta e quando i fatti dimostrano che la sua astensione non ha bastato per assicurare l'esito felice della guerra. La garanzia della Germania vale pel caso di una Germania vincitrice, il che presuppone la vittoria anche dell'Austria, ma avrebbe minor valore nell'ipotesi che ambedue venissero disfatte.

(l) -Con t. 2004/119 del 17 marzo, ore 14 Cucchi aveva comunicato che i capi dell'opposizione avevano espresso al Capo di Gabinetto segreto del re il desiderio di essere ricevuti da Ferdinando I per potere esporre il loro pensiero sulla situazione politica. (2) -Vedi D. 145. (3) -Ed. in LV 108, D. 53 e in SoNNINO, cit., pp. 115-116. (4) -Le conversazioni del 15 e 20 marzo: vedi DD. 113 e 158. (5) -Vedi D. 170.
178

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 152/60. Pietrogrado, 24 marzo 1915, ore 1,01 (per. ore 14,10).

Ho avuto oggi un lungo colloquio con Sazonov sulle condizioni poste dall'Italia all'eventuale entrata in campagna a fianco della Triplice Intesa. Nel confermarmi che esse avevano formato oggetto d'un esame generale da parte

dei personaggi riuniti a Barumilvio, Sazonov mi ha detto che il Granduca Generalissimo si era dimostrato molto lieto della possibilità di una fratellanza di armi italo-russe e pronto a trattarne le basi e le modalità.

Passando al merito politico delle condizioni Sazonov mi ha detto che, nonostante loro estesa portata egli era dispostissimo ad accettarle in massima salvo a discuterne alcuni punti, il che, come d'intesa, dovrà aver luogo a Londra. A titolo personale egli non mi ha però dissimulato la sua contrarietà all'attribuzione all'Italia della Dalmazia fino alla Narenta e delle isole istriane nonché alla neutralizzazione delle Bocche di Cattaro e della costa montenegrina.

A suo dire il dominio dell'Adriatico dopo gli acquisti di Trieste, di Fola e di Valona sarà assicurato all'Italia, la quale del resto nulla avrà mai da temere dalla debole Serbia, cui il mare è necessario, più che per una qualsiasi posizione navale, per la sua vita economica.

L'Italia dovrebbe considerare i Balcani non già come oggetto di vedute territoriali e politiche ma come campo aperto ai suoi traffici di cui avrà il quasi esclusivo monopolio; altrimenti non si farebbe che sostituire la nefasta politica di dominazione dell'Austria Ungheria con altra non dissimile e la Russia che ha tratto la spada per difendere la Serbia non potrebbe prestarsi a ciò.

La Serbia in una lotta eroica ha due volte battuto l'Austria sopportando sacrifici che l'hanno quasi esaurita. Essa ha reso alla Triplice Intesa segnalati servizi e questa non potrebbe trascurarne i vitali interessi senza farsi condannare dall'opinione europea.

Tutta la guerra è stata ispirata dalla difesa del principio di nazionalità al quale tanto meno potrebbe farsi deroga ai danni della Serbia.

Ho risposto a Sazonov che un solo sguardo gettato sulla carta dell'Adriatico fa evidente la disparità strategica delle due coste dimostrata anche storicamente fin da quando Roma stessa, arbitra assoluta del mare, a malapena potè aver ragione di un pugno di pirati illirici riparati nel dedalo insulare che lungheggia la Dalmazia e nei suoi porti sinuosi, e dimostrata ancora meglio ai tempo nostri dalla stentata ed inefficace azione della flotta alleata in quelle acque. Se la Serbia non è oggi in grado di creare una poderosa .flotta non altrettanto può dirsi per l'avvenire se altre stirpi a lei affini saranno un giorno ad essa aggregate formando uno Stato cinque o sei volte più considerevole della Grecia, la quale ha pur dimostrato che la scarsità di popolazione non impedisce la potenza navale. L'Italia non ha vedute di dominio politico ma deve preoccuparsi della sicurezza avvenire. Essa vuole una prospera Serbia con cui mantenere i più cordiali rapporti come con gli altri Stati Balcanici. Ciò è nello stesso interesse dei suoi commerci che molto attendono dalle ricchezze di quei mercati e dal rinnovamento degli scambi culturali, di cui è tuttora viva la tradizione particolarmente in Dalmazia la quale potrebbe così divenire l'anello di congiunzione morale fra i due Paesi. A prescindere dai diritti storici a tutti noti, l'Italia si è affermata in quelle regioni con introdurvi una civiltà che sopravvive nella coscienza, nei costumi, nella lingua dei principali centri, ove gli edifici stessi ne fanno testimonianza. L'Italia deve dunque pur essa tener conto delle vivissime pressioni della sua opinione pubblica che non vuole dimenticare i discendenti degli antichi e gloriosi pionieri della sua civiltà. La Serbia ha reso indubbiamente grandi servizi alla Triplice Intesa ma di ben altra importanza sono quelli che l'Italia può recarle col suo intervento al quale però non saprebbe indursi se non le venisse garantita nell'Adriatico la posizione che le spetta e che le è stata fino ad ora contesa.

Debbo supporre che questi argomenti abbiano avuto qualche presa sull'animo di Sazonov poiché pur cercando di ribatterli asserendo che la ragione etnica è comunque in favore dei serbi, egli mi ha lasciato intravedere che non sarebbe alieno da qualche transazione, ma si è affrettato a soggiungere che in nessun caso egli vorrebbe pregiudicare i negoziati di Londra che per debito riguardo agli alleati dovevano rimanere gli unici a far testo e a produrre le decisioni. Confermo l'esistenza delle lacune rilevate nel testo della comunicazione ingiese ma su di ciò riferirò a V. E. con altro telegramma (1).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 204.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 151/52. Vienna, 24 marzo 1915, ore 1,15 (per. ore 3,45).

Telegrammi di V. E. Gabinetto nn. 114, 115 e 127 riservati speciali (3).

*Ho parlato al barone Burian degli argomenti di cui ai telegrammi suddetti esprimendomi con lui nel senso dei medesimi telegrammi.* Barone Burian mi ha detto che non era esatta l'affermazione che la cessione di territori che sarebbe fatta alla fine della guerra fosse condizionata e dipendente dall'approvazione che i Parlamenti di Austria-Ungheria dessero all'accordo stipulato in proposito tra i due Governi. Siccome ogni trattato internazionale doveva essere sanzionato dai Parlamenti della Monarchia occorreva che accordo suddetto fosse sottomesso alla loro approvazione. Ma quest'ultima non era una condizione per la sua validità di fronte all'Italia né costituiva una condizione della sua esecuzione.

Quanto all'approvazione dell'accordo per parte dei Parlamenti essa non era affatto da mettere in dubbio per le ragioni espostemi nel corso della conversazione del 20 corrente (mio telegramma Gabinetto n. 51 riservato speciale) ( 4).

Per ciò che riguarda l'altra gravissima questione dei soldati che dovevano seguitare a combattere per una causa che non era più la loro il barone Burian ha osservato che questo argomento formava l'oggetto delle sue riflessioni e che di esso si sarebbe potuto parlare nelle nostre ulteriori conversazioni. Il barone Burian mi ha fatto conoscere poi che era stato informato da Tschirschky della piena e intera garanzia che Governo germanico assumeva di fronte al R. Governo che la convenzione da concludere tra l'Italia e l'Austria Ungheria sarà messa ad esecuzione fedelmente e lealmente appena la pace

14 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

sarà conclusa. Barone Burian mi ha dichiarato quindi che consentiva a fare proposte concrete salvo a ottenere l'autorizzazione da Sua Maestà l'Imperatore e che mi avrebbe informato non appena l'avesse ottenuta. Egli era pure disposto al pari di V. E. a considerare dal canto suo come non mai fatta a tutti gli effetti futuri ogni proposta che venisse messa innanzi ma che non fosse concordata tra i due Governi. Rispetto alla questione infine dell'immediata attuazione dell'accordo che venisse concluso e circa la quale ho esposto al barone Burian le considerazioni contenute nei telegrammi di V. E. Gabinetto n. 115 e n. 127 egli mi ha detto che era dolente dal canto suo di non potere condividere la maniera di vedere di V. E. in proposito. Ai suoi occhi non si potrebbe infatti qualificare di semplice promessa un accordo debitamente concluso e firmato dai due Governi con la osservanza di tutte le formalità richieste per attribuire all'accordo stesso il carattere di una convenzione internazionale.

E ha aggiunto che egli non poteva neppure condividere il parere di V. E. che il R. Governo sarebbe stato il solo che avrebbe assunto un impegno serio vincolando la sua libertà d'azione per un tempo indefinito. Anche l'Austria Ungheria assumerebbe dal suo lato con la firma dell'accordo futuri impegni altrettanto seri, i quali per il solo fatto della loro pubblicità la vincolerebbero altrettanto efficacemente, indipedentemente poi da ogni provvedimento che sarebbe stato riconosciuto utile a tale effetto e pratico nel corso dei pourparlers. Siccome V. E. vede, barone Buriàn ha persistito anche questa volta nel suo proposito a volere rinviare la cessione effettiva dei territori ceduti a dopo la pace.

Temo che difficilmente riusciremo a convincerlo delle ragioni che rendono assolutamente necessario per noi che tale cessione avvenga non appena concluso l'accordo (1).

(l) -Vedi D. 188. (2) -Ed. in L V 108, D. 54, e in SONNINO, Carteggio, cit., D. 205. (3) -Vedi DD. 148 e 170. (4) -Vedi D. 158.
180

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 156/82. Parigi, 24 marzo 1915, ore 17,35 (per. ore 21,15).

Nel mio telegramma n. 78 Gabinetto (3) mi sono permesso di fare rilevare l'opportunità di non dimenticare nelle nostre trattative colla Triplice Intesa la rettifica dei confini della Libia che nelle convenzioni franco-inglesi del 1898 e 1899 accettate da noi mediante l'accordo Prinetti-Delcassé del 1902 furono stabiliti in modo per noi dannosissimo. Ora mi permetto di richiamare l'attenzione di V. E. sopra un'altra questione che ha per noi un'importanza capitale perché costituisce una grave minaccia per l'avvenire, quella della posizione delle nostre colonie dell'Eritrea e della Somalia rispetto all'Abissinia e

della possibilità di un'aggressione da ~arte di quest'ultima. V. E. ha presente come nei mesi di luglio, agosto e settembre noi siamo stati sotto il peso di questa minaccia che è stata scongiurata sopratutto per l'azione spiegata ad Addis Abeba dall'Inghilterra e Francia dopo la dichiarazione della nostra neutralità (1). Anzi è bene ricordare che il Ministro di Francia, il quale dopo la nostra dichiarazione di neutralità si adoperò attivamente in nostro favore, prima della guerra aveva eccitato contro di noi il Governo Abissino con ripetute allusioni al nostro preteso aiuto ai ribelli del Tigrè, allusioni che aveva potuto far credere al Governo stesso che la Francia non vedesse con dispiacere una guerra contro l'Italia. La minaccia dell'aggressione abissina è stata discussa alla Camera a proposito dei provvedimenti finanziari per la Somalia italiana.

L'onorevole Di Giorgio ha chiesto il ritiro dei presidi isolati verso il confine abissino ma questa misura oltre che dannosa pel nostro prestigio sul,le popolazioni non schiverebbe nulla poiché l'Abissinia invece di attaccare quei presidi potrebbe attaccare e razziare le popolazioni sottoposte al nostro dominio e la differenza non sarebbe grande. Per me vi è un solo rimedio: trovare una formula che ci assicuri la solidarietà della Francia e dell'Inghilterra in caso di aggressione da parte dell'Abissinia. Alla Francia e Inghilterra noi potremmo offrire la nostra solidarietà in caso analogo. V. E. nella sua saviezza giudicherà se sia il caso che il Marchese Imperiali parli di ciò a Grey e in quali termini (2).

(l) Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 135 del 24 marzo, ore 21.

(2) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 206.

(3) Vedi D. 172.

181

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (3)

L. P. [Roma,] 24 marzo 1915, sera.

L'on. Arto m mi rimette la lettera qui acclusa del dott. Claar ( 4), a proposito del comizio di domenica ventura, comizio intorno al quale anche il barone Macchio ha espresso al de Martino tutte le sue preoccupazioni. Non so che decisione Tu abbia preso in proposito. Certo vi è un pericolo di precipitare le cose, mentre lavoriamo tutti in senso contrario.

Buriàn ha detto ad Avarna che consente a fare lui le proposte (5). Si vede che la caduta di Prezemysl (o come si scrive) ha dato a Vienna maggior voglia di concludere.

P. S. -Ti rimetto anche la lettera di Artom, che ha una parte curiosa (6). Me la renderai con Tuo comodo.

(-4) Vedi allegato II al D. 189.
(l) -Vedi serie V, vol. I, DD. 676, 681, 693 e 784. (2) -Sonnino rispose il 25 marzo con t. gab. r. sp. 139 delle ore 15,40: «Ringrazio V. E. per l suoi telegrammi nn. 78 e 82 del quali terrò conto quanto sarà possibile ». (3) -Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SoNNINo, Carteggio, clt., D. 207. (5) -Vedi D. 179. (6) -Vedi allegato I al D. 189.
182

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 153/53. Vienna, 24 marzo 1915, ore 21 (per. ore 5 del 25).

Essendomi recato, a richiesta del barone Burian, al Ballplatz egli mi ha detto che m'aveva pregato di andarlo a vedere per tnformarmi di essere stato autorizzato da Sua Maestà l'Imperatore di far proposte precise e concrete sulle quali avrebbero potuto vertere le nostre conversazioni. Egli si proponeva quindi di farmi conoscere aussit6t que possible le sue proposte e mi avrebbe pregato, a tale scopo, di andarlo nuovamente a vedere (2).

183

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. GAB. R. SP. 136. Roma, 24 marzo 1915, ore 21,40.

(Meno Londra) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per tutti) Col telegramma Gabinetto n. 74 (4) V. E. informa che Grey non è disposto specificare sin da ora parte a noi spettante in Asia Minore e che Italia parteciperà a suo tempo alle discussioni fra gli alleati per la distribuzione delle rispettive zone. Prego V. E. far osservare a Grey che una specificazione preventiva riguardo gli interessi italiani è necessaria per il motivo che l'Italia non è in grado di partecipare alle dette future discussioni in condizione di parità cogli altri interessati. Difatti Inghilterra, Francia e Russia hanno già da tempo potuto stabilire ipoteche politiche sopra zone determinate, mentre Italia si è assicurata solamente zona di Adalia la quale in caso di spartizione Impero ottomano è assolutamente inadeguata a mantenere equilibrio Mediterraneo orientale senza irrimediabile compromissione vitali interessi italiani.

Poiché Grey obbietta difficoltà di concretare con Italia prima che con Francia e Russia, egli non dovrebbe però aver difficoltà a stabilire una intesa sulla base di soluzioni alternative che contemplino diverse possibilità.

Debbo quindi insistere su quanto le telegrafai in data 18 corrente (5) confermandole anche mia preferenza per zona a levante di Adalia fino a Mersina e Adana comprese, con vilayet Konia come hinterland, tralasciando Alessandretta. Progetto relativo a Smirne con relativa zona nel vilayet di Aidin, per quanto seducente, offre inconveniente di possibili contrasti con interessi inglesi secondo Ella stessa fa osservare.

(l) Ed. in L V 108, D. 55, e in SONNINO, Carteggio, cit., D. 208.

(2) Vedi D. 208.

(3) Ed. in SoNNINo, Carteggio, c!t., D. 209.

(4) -Vedi D. 162. (5) -Vedi D. 138.
184

L'AMBASCIATORE A LONDRA. IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 155/77. Londra, 24 marzo 1915, ore 23 (per. ore 4,30 del 25).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 132 Riservato speciale (1).

Ad evitare equivoco che potrebbe poi generare confusione e perdita di tempo credo dover rilevare che dal promemoria rimessomi da Grey, nonché dal telegramma diretto a Parigi e Pietroburgo ed a me comunicato, risulta chiaramente che «subordinatamente ad intesa su punti di dettaglio le tre Potenze alleate accettano generalmente per gli altri riguardi le proposte italiane ~ (2).

Mi pare quindi impossibile che Grey abbia potuto notificarmi per iscritto l'accettazione delle tre Potenze senza avere ottenuto il previo assenso di Parigi e Pietroburgo cui per conseguenza non può non avere comunicato integralmente le nostre condizioni.

Nicolson che ho veduto oggi per altri affari mi ha detto non essere ancora giunta da Parigi e Pietroburgo la risposta in merito alle osservazioni da me fatte a Grey nel colloquio di lunedì (mio telegramma n. 76 riservato speciale) (3) circa il quale ho constatato avere Grey riferito a Nicolson ogni particolare del mio linguaggio.

Visto il discorrere che si fa ora con il Gabinetto di Parigi e Pietroburgo di queste trattative sarei molto grato a V. E. di compiacersi togliermi la consegna impostami per il silenzio con questi miei colleghi di Francia e di Russia che io sono ora costretto ad evitare. Date le mie cordialissime relazioni con entrambi e la grande influenza di Cambon a Parigi, la prolungata mia riserva al punto cui siamo giunti viene a pormi verso di loro in una situazione falsa ed imbarazzante (4).

185

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (5)

L. P. Berlino, 24 marzo 1915.

La nuova organizzazione del serv1z10 dei corrieri rende forzatamente la nostra corrispondenza un po' irregolare: e ci rende più difficile lo scrivere lungamente, perché, per quanto sarebbe poss[bile preparare la lettera in anticipazione, si finisce poi in fatto col farlo soltanto all'ultimo momento, per tener conto di ciò che può esser accaduto nell'intervallo. Rispondo dunque anch'io un po' in fretta alla gradita tua del 13 (6), dopo la quale «le conver

sazioni » hanno continuato senza condurre per ora ad alcun risultato positivo. Codesti signori hanno bensì fatto ulteriori concessioni che, ancora poco tempo fa, sarebbero apparse impossibili: a Burian, ha perfino consentito ad accettare, se non esplicitamente, implicitamente quell'idea del «forfait» (l) che costituisce la forma più sfacciata del ricatto. Ma pare che non voglia finora rassegnarsi all'altra domanda, della cessione dei territori durante la guerra. Tu mi dici, a questo proposito, che la cosa potrebbe essere facilitata se la Germania effettuasse essa durante la guerra quella cessione di territori che dal canto suo

sarebbe disposta a fare all'Austria.

Di questa pretesa cessione qui, come telegrafai (2), ufficialmente non si ammette il fondamento e nemmeno la possibilità: la notizia si mantiene però con tale insistenza, che io non mi arrischierei a smentirla recisamente, tanto più che anche qualcuno del Dipartimento degli Esteri, pur ripetendo la smentita, mi aggiungeva che «in un modo o nell'altro» la Germania avrebbe cercato di «erleichtern » all'Austria il sacrificio che le si chiedeva. Ma, in ogni caso, io non credo, dati gli umori qui dominanti, che la cosa potrebbe essere fatta ora: e, fino a ieri, qui continuavano ad affermare l'impossibilità della «esecuzione immediata» del nostro eventuale accordo coll'Austria. Fino a ieri,

o per esser più esatto, fino a ier l'altro quando non era ancora nota la caduta di Przémysl.

Per quanto anche qui si voglia sostenere che essa non avrà alcuna influenza sull'andamento generale della guerra, pure in Germania la notizia ha fatto penosa impressione, come riprova che il tanto decantato annientamento della forza offensiva russa è tutt'altro che un fatto compiuto. Non mi par quindi da escludersi che ciò abbia indotto la Germania a pensare sempre più seriamente ai casi propri, e a persuadere l'Austria a fare altrettanto, consentendo perfino a questa più penosa e più profonda umiliazione per toglier di mezzo il pericolo italiano.

Tutto questo io scrivo a te, ma credo che non lo telegraferò a Roma, prima

di tutto perché non ho dati su!Ilcienti per poterlo asserire; e poi perché mi pare

oramai inutile che io riferisca a Roma qualsiasi cosa. Non so se hai tu pure

rimarcato la tattica costantemente seguita verso di me da Sonnino; che consiste

nell'affettare di ignorare completamente tutto quanto io riferisco anche quando

questo «tutto quanto» rappresenta dichiarazioni fattemi da Jagow e dal Can

celliere. Di istruzioni dirette, ben int(SO, io non ne ho mai ricevute, dacché,

per fortuna d'Italia, l'illustre uomo si trova al potere: tutto al più, mi si

comunicano le istruzioni date a te o le cose dette ad altri, perché mi servano

«di norma di linguaggio»; insomma, l'ambasciatore a Berlino non esiste più;

ed io persisto a chiedere se non sarebbe stato, non solo più onesto, ma anche

più conforme agli interessi nostri, il mandarmi via quando l'avevo chiesto...

Ma chiudiamo questa parentesi personale, della quale ti prego di scusarmi.

Volevo dire che, dato e non concesso che costì piegassero il capo e si sottoponessero anche a questo supremo scorno, non per questo avremmo la sicurezza

di mantenere la neutralità. Perché, prima di tutto, bisognerà vedere quali saranno le nostre pretese, che non è mai stato possibile conoscere esattamente. In questo punto, con un metodo che tradisce le origini «gerosolimitane » di chi le impiega, il R. Governo, mancando per la seconda volta all'impegno preso, non vuole ora pronunciarsi ancora e chiede all'Austria di designare essa stessa le sue offerte; la solita domanda al «lapin » perché dica « à quelle sauce il veut etre assaisonné ». Sono curioso di vedere come finirà questa discussione fra due parti, delle quali nessuna vuol dire le sue condizioni. Ma, comunque finisca, io persisto a credere che oramai non v'è più nulla che possa impedire una nostra partecipazione alla guerra, che benché in realtà voluta da pochi, ha finito coll'essere considerata come inevitabile da moltissimi, e che il governo, per paura di quei pochi, ha fatto di tutto per provocare. In ciò concordano anche quasi tutte le informazioni che ricevo dall'Italia; ad eccezione di quella di Cabasino -Renda, il corrispondente a Berlino del Giornale d'Italia, il quale, tornato in questi giorni da Roma, persiste a sostenere che Sonnino è tuttora risolutamente contrario alla guerra, e fa la voce grossa soltanto per ottenere il più possibile. Se così fosse davvero, la sua incoscienza sarebbe pari alla sua ostinazione: perché, quando si è contribuito ad accumulare tanta materia combustibile, si dovrebbe capire che un giorno o l'altro essa prenderà fatalmente fuoco da sé...

Qui, frattanto, benché si persista ad ostentare la massima fiducia, benché l'ultimo prestito abbia dato un risultato sorprendente (molti dicono però che non è tutt'oro quel che luce!), si avvertono sempre più i segni di un certo dubbio sui risultati anche militari, e, sopratutto, di un incontestabile sempre crescente disagio economico. E mi dicono che a Vienna le cose vanno, naturalmente, anche peggio che a Berlino... Del resto, pare non vadano molto meglio nel campo della Triplice Intesa, se si deve giudicare dagli sforzi disperati che fanno per assicurarsi qualsiasi concorso. Mi sembra interessante, sotto questo aspetto, il telegramma di Atene che suppongo sia stato anche a te comunicato

(telegr. ministeriale n. 989) (2). Che la Grecia debba darci una lezione di saggezza e di lealtà?! Spero mi potrai rispondere ancora col corriere del 31 marzo (2), che passerà a Vienna prima che a Berlino. E te ne sarò, come sempre, molto riconoscente.

(l) -Vedi D. 173, nota 4. (2) -Vedi D. 161. (3) -Vedi D. 169. (4) -Sonnino rispose con t. gab. r. sp. 137 del 25 marzo, ore 13: «Nulla asta V. E. parli del negoziato con Benckerdoli e Cambon raccomandando loro sempre massimo segreto».

(5) Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 77-79.

(6) Vedi D. 101.

(l) -Vedi D. 130. (2) -Vedi D. 140.
186

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 154/83. Parigi, 25 marzo 1915, ore 0,50 (per. ore 4,30).

Ho parlato con Delcassé della necessità di mantenere il segreto circa trattative di Londra (3). Delcassé mi ha detto aver fatto al Consiglio dei Ministri

solo una comunicazione generica e mi ha dichiarato che, d'ora in poi, si asterrà dal fare altre comunicazioni. Ha aggiunto, però, che le indiscrezioni possono avvenire anche fuori di qui, ed in prova mi ha detto che uno dei membri del Corpo Diplomatico che è stato oggi a visitarlo, gli ha dato lettura di una lettera che ha ricevuto da Roma, nella quale si parla delle trattative di Londra.

Delcassé si è schermito, ma ha capito di non aver persuaso il suo interlocutore.

(l) -Vedi D. 166, nota l. (2) -Vedi D. 266. (3) -Vedi D. 174 e nota 3 sullo stesso documento.
187

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 157/84. Parigi, 25 marzo 1915, ore 0,50 (per. ore 4).

Nel telegramma di V. E. Gabinetto n. 128 (l) Imperiali riferisce la seguente frase di Grey: «Primo Ministro e Lloyd George insistono che Sebenico e Zara devono andare all'Italia, ma che Spalato invece va attribuito alla Serbia ».

Imperiali manifesta l'impressione che l'Inghilterra si adoperi per questa soluzione conciliativa. Oggi ho veduto Delcassé ed egli accennando alle difficoltà per la Dalmazia mi ha detto queste precise parole: «So che vi contentate del litorale tra Puntadura e Capo Planka che comprende le città di Zara e Sebenico; la Russia accetterebbe questa soluzione conciliativa e darebbe senz'altro il suo consenso». Quanto mi ha detto Delcassé corrisponderebbe non solo alla frase di Grey ma anche a quanto disse Soldatenkov ed io riferii a V. E. nel mio telegramma Gabinetto n. 73 (2) colle seguenti parole: « Sazonov aderirebbe: 1° -ad una occupazione italiana dell'Albania per controllo del nuovo Stato musulmano, ovvero; 2° -ad un possesso italiano tra Zara e Sebenico colle isole dalmate. Però Sazonov preferirebbe che l'Italia occupasse l'Albania».

Delcassé mi ha dichiarato che per parte sua non fa difficoltà e si augura che con un poco di condiscendenza reciproca si trovi fra l'Italia, l'Inghilterra e la Russia la soluzione conciliativa che permetta la firma immediata dell'accordo.

188

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 158/61. Pietrogrado, 25 marzo 1915, ore 1,01 (per. ore 13,40).

Seguito al mio telegramma Gabinetto n. 60 ( 4). Nel constatare insieme con Sazonov l'esistenza delle note lacune nel testo della comunicazione inglese relativa alle nostre condizioni egli mi ha detto

che ciò non aveva importanza, visto che la questione dell'armistizio rientrerà nella discussione del piano di guerra, che quella delle Colonie africane non riguarda direttamente la Russia, che la terza concernente l'indipendenza dello Yemen, Luoghi Santi (Mecca e Medina) e Arabia è particolarmente di competenza inglese e che la quarta circa nostra partecipazione ad un'indennità di guerra non ha carattere d'urgenza, mentre del resto tutte le precitate questioni passeranno sotto l'esame della quadruplice consulta di Londra.

Le spiegazioni di Sazonov sulle quattro lacune mi sembrano sufficienti ma ne risulteranno forse di più esaurienti in processo di tempo dalla cognizione delle concrete vedute dell'Inghilterra specialmente sul secondo e terzo punto.

Passando alle altre nostre condizioni riassumo qui presso i commenti di Sazonov:

Circa il retroterra di Valona egli non fece obiezioni, pur rilevando la sua considerevole estensione, e così pure circa la neutralizzazione della costa da Chimara a Capo Stylos.

Quanto al piccolo Stato autonomo neutrale egli nota che la delimitazione interna di esso dovrebbe essere fatta in modo da lasciare una regione disponibile per mantenere la contiguità territoriale serbo-greca. Non ho stimato opportuno di penetrare nell'argomento, ma evidentemente, nel formulare tale riserva, Sazonov aveva in vista l'applicazione in favore della Bulgaria del noto trattato del 1912. Alla vitalità di detto Stato egli mostrò di credere ben poco e lasciò intravvedere il pensiero che anche quel nuovo ente politico sarebbe rientrato nell'orbita dell'influenza italiana.

Sulle isole del Dodecanneso egli si limitò ad accenno di assenso, pur osservando che la questione interessava in primo luogo l'Inghilterra.

Quanto infine all'esclusione del Papa da qualsiasi conferenza egli si pronunziò favorevolmente, aggiungendo che non poteva appartenere a lui, Ministro di uno Stato ortodosso, di prendere le parti del Capo della Chiesa Cattolica, il quale del resto non gli aveva rivolto alcuna domanda in proposito.

(l) -Vedi D. 163, nota 4. (2) -Vedi D. 161.

(3) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 210.

(4) Vedi D. 178.

189

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 25 marzo 1915.

Ti restituisco (2) la lettera di Artom e l'acclusa di Claar. Non so se sai che quest'ultimo è un agente austriaco non solo ma una figura losca: è il collaboratore quotidiano del Popolo Romano per conto dell'Ambasciata d'Austria.

Fin da ieri l'altro dissi al prefetto di Roma di proibire il comizio all'Adriano, anche perché erano da prevedere baruffe per parte dei socialisti neutralisti

D. -211.

che difficilmente avrebbero potuto essere impediti dal penetrare nel teatro. Se ne dorranno gli interventisti e fingerà di dolersene Barzilai (ben felice di essere sottratto a un, comunque lieve, pericolo personale). Ma tutto ben considerato, io credo come te che in questo momento si debba evitare di dar noi pretesti di griefs formali di qualunque genere, che si debba anzi mostrarci condiscendenti.

Vedi tu se sia il caso d'informare Macchio dell'avvenuta proibizione, rilevando però che era decisa già prima della sua amichevole rimostranza. Al binomio Artom-Claar non direi niente.

ALLEGATO I

L'ONOREVOLE ARTOM AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. P. [Roma], 24 marzo 1915.

Ricevo l'acclusa che ad ogni buon fine credo bene comunicarle per notizia.

Lo stesso informatore venne giorni fa a trovarmi: mi comunicò che il consiglio Ja me ripetutamente dato di inviare ogni proposta per i tramiti ufficialmente riconosciuti doveva essere stato ascoltato e già tradotto in atto. Mi chiese se avevo risposta sul noto progetto di acquisto di Villa d'Este ed io gli replicai che per quanto ne m·essi personale favorevole impressione, nulla potevo ancora comunicargli.

Infì.ne tastando il terreno (un po' per la vecchia abitudine del mestiere ed anche per l'interesse grande della questione) mi è sembrato di accorgermi che, nonostante tutti i non possumus neppure la questione di Trieste, con opportune ed anche accettabili transazioni, sarebbe da considerarsi come del tutto insolubile!

Questo ho creduto accennarle, per quanto forse superfluo perché da tempo a sua notizia.

ALLEGATO II

MAXIMILIAN CLAAR ALL'ONOREVOLE ARTOM

L. P. Roma, 24 marzo 1915.

Visto e considerato che lo scambio di vedute tra di noi ha già dato vari ed utili frutti mi permetto anche oggi di attirare la sua attenzione sopra alcune considerazioni che mi furono fatte nei noti circoli diplomatici in riguardo al comizio pubblico indetto dall'Associazione Trento e Trieste per domenica prossima.

Premetto che trattandosi di un problema di pura politica interna la delicatezza

imporrà senza dubbio ai suddetti circoli diplomatici di astenersi dall'esprimere quei

t1mori che alcuni dati di fatto venuti a conoscenza potrebbero realmente produrre.

A quanto pare l'on. Salandra è disposto a non proibire il comizio nonostante

il diritto conferitogli dal R. decreto sulla proibizione di comizi tenuti in luogo ordi

r.ariamente accessibile al pubblico, come sarebbe il teatro Adriano e pare che la

ragione di questo permesso di tenere il comizio sia dovuta ad una specie di tacito

compromesso che farebbe sperare l'astensione da ulteriori manifestazioni da parte degli

intervenzionisti dopo la concessione di questo primo ed unico comizio grande.

Ora io tralascio di esaminare se non sia in ogni modo preferibile di non accom

pagnare le note trattative diplomatiche con una manifestazione provocata dall'Asso

ciazione Trento e Trieste. Mi limito a portare alla sua conoscenza quanto si è saputo

nei circoli diplomatici sul metodo ingannevole di reclutamento prescelto dagli organiz

zatori del comizio stesso. Infatti si cerca di attirare nell'orbita della manifestazione di

domenica numerosi elementi specie costituzionali e cattolici, tutt'altro che guerrafondai, colla menzognera affermazione che lo scopo del comizio sarebbe in verità di rinforzare la posizione del governo per le trattative cogli Imperi centrali, rendendogli possibile di chiedere la cessione di maggior territorio di quanto l'Austria sarebbe disposta a dare. Ora effettivamente su tale base sono giunte adesioni che non avrebbero accompagnato un programma riconosciuto prettamente guerrafondaio. Senonché questi elementi in buona fede si troveranno invece coinvolti domenica in un comizio ed in un ordine del giorno che, condannando queste trattative cogli Imperi centrali, spingerà risolutamente ed unilateralmente alla guerra; e nessun dubbio che domenica sera il Giornale d'Italia sottolineerà tale manifestazione, dedicandole magari tutta la prima pagina con titolo a caratteri cubitali.

Se Lei considera tutto questo nella sua vera luce e se Lei tiene presente, anche ir, rapporto al nostro ultimo colloquio, qual effetto un simile stato di cose dovrà produrre in Austria e in Germania, non mi pare che si possa posporre tutto ciò alla semplice osservanza della tesi che il comizio di domenica sarà un ventile di sicurezza per far uscire i vapori guerrafondai senza dannosi scoppi della caldaia.

Ho esposto fatti e preoccupazioni, a Lei la conclusione sulla possibilità di farle note a chi potrebbe evitare il danno.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. con gli allegati, in SONNINO, Carteggio, cit., (2) -Vedi D. 181.
190

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 161/[67]. Berlino, 25 marzo 1915, ore 16,10 (per. ore 18,50).

In una conversazione che su altro argomento (l) ebbi ieri sera con Zimmermann, egli mi parlò della questione che sta ora discutendosi fra il R. Governo e il Governo austro-ungarico e sulla quale col consueto suo ottimismo egli sperava che si sarebbe potuto venire ad una intesa. Zimmermann non era ancora al corrente dei particolari dell'ultima conversazione avvenuta in proposito fra Avarna e Burian (telegramma di V. E. Gabinetto n. 135 Riservato speciale) (2). Sapeva però che l'Austria Ungheria era ora animata dalle migliori e più concilianti disposizioni di ottenere in ogni modo l'accordo con l'Italia da essa riconosciuto necessario come base di normali e reciproche vantaggiose relazioni anche per l'avvenire.

Egli mi faceva rilevare che il Governo Imperiale e Reale dopo aver preso la decisione, certamente non facile né gradevole, nella questione di massima della cessione di territori aveva successivamente ceduto su tutti gli altri punti sui quali si era dapprima manifestata una divergenza di opinioni col R. Go

(l} Vedi D. 194. (2} Vedi D. 179, nota l, p. 150.

verno, dando così ripetute prove di incontrovertibile buon volere. Se esso dichiara ora di non poter cedere sul punto della esecuzione immediata dell'accordo a concludersi, è proprio perché questa concessione gli apparirebbe incompatibile con certe considerazioni di natura morale che ineluttabilmente si imponevano ad uno Stato, il quale aveva affrontato tutti i pericoli per mantenere la sua dignità e la sua situazione di grande Potenza. Una umiliazione cui l'Austria-Ungheria così si sottoponesse potrebbe avere per essa conseguenze che certamente non possono essere desiderate nemmeno in Italia, dove all'esistenza di una Monarchia austro-ungarica non troppo forte ma anche non troppo debole si è sempre dichiarato di annettere grande valore. Risposi che non credeva che tali conseguenze potessero derivare dalla semplice circostanza che un provvedimento già deciso e reso di pubblica ragione, venisse mandato ad effetto piuttosto durante che dopo la guerra. E gli sviluppai a questo proposito tutti i validi argomenti che a sostegno della nostra domanda V. E. aveva ultimamente ripetuto a Btilow [e a Macchio] (telegrammi di V. E. Gabinetto

nn. 14 e 133 Riservati speciali) (l) sulla osservazione che, senza il fatto tangibile e positivo rappresentato da un trapasso immediato di proprietà e di possesso dei territori ceduti, il R. Governo non avrebbe avuto mai la forza politica necessaria per mantenere attraverso tutte le possibili scabrose eventualità per il periodo di guerra forse ancora assai lungo, quegli impegni che assumerebbe di fronte al Governo austro-ungarico. Zimmermann sosteneva che un atto internazionale circondato da tutte le formalità volute, munito della firma del Governo austro-ungarico e della garanzia del Governo germanico, e alle cui disposizioni sarebbe data la necessaria pubblicità, doveva costituire una completa sicurtà per il R. Governo.

Avendo io replicato che quelle garanzie, valide per il caso di una vittoria definitiva delle Potenze Centrali, perdevano forzatamente di valore nel caso anche questo possibile di un loro insuccesso, Zimmermann contestava questa osservazione affermando che anche indipendentemente dal fatto che un impegno mantiene la sua efficacia di fronte a qualsiasi eventualità, né Austria né Germania, nel caso che egli non voleva prevedere di una loro disfatta, avrebbero voluto o potuto esporsi alle incalcolabili conseguenze che di fronte all'Italia avrebbe inevitabilmente tratto seco una mancanza da parte loro dell'impegno assunto. Zimmermann concludeva però col dire che la Germania non cessa di influire con tutti i mezzi che sono a sua disposizione sull'Austria-Ungheria perché l'accordo con l'Italia si avvii ad una favorevole e sollecita soluzione.

In relazione a ciò e alle notizie riferite nei miei telegrammi Gabinetto nn. 56 e 61 (2) accennerò che in una recente conversazione da me avuta con un alto funzionario del Dipartimento degli affari esteri, questi, pur ripetendo senza tuttavia insistervi troppo la smentita delle voci di cessioni territori della Germania all'Austria-Ungheria, si affrettò a soggiungermi che «in un modo

-o nell'altro» la Germania avrebbe cercato di facilitare all'Austria-Ungheria il sacrificio, che si riteneva indispensabile, da essa fatto all'Italia.
(l) -Vedi DD. 147 e 177. (2) -Vedi DD. 79 e 140.
191

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 2201/185. Durazzo, 25 marzo 1915, ore 17,10 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 950 (1).

Il Cav. De Facendis giunto ieri l'altro, mi ha riferito personalmente circa situazione Scutari indicando alcune ragionevoli pretese di Bib Dada che Essad ha accolto in massima per poter conciliare loro reciproci punti di vista, per iniziare azione combinata nell'interesse della pacHicazione del paese. In vista anche dell'atteggiamento più arrendevole di Bib Doda è lecito sperare che l'intesa potrà dare qualche risultato concreto nel senso delle istruzioni di V. E. Riferisco particolari per posta. De Facendis riparte domani per Scutari dopo qualche altro proficuo scambio d'idee atto ad unificare azione nostra colà in armonia coi nostri interessi generali in Albania quali risultano dalle direttive fornite da V. E.

192

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 513/292 (l). Pietrogrado, 25 marzo 1915, ore 21,25 (per. ore 2 del 27).

Da fonte parlamentare mi viene riferita voce che sia qui attesa fra giorni una commissione di Deputati ungheresi e boemi intenzionati a saggiare terreno per separata pace dell'Austria-Ungheria con Triplice Intesa (3).

Mie indagini per verificare voci precedentemente segnalate a V. E. in proposito sono rimaste finora infruttuose. Se questa volta trattasi effettivamente di missione destinata a Pietrogrado confido poterne scoprire le traccie (4).

193

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

T. GAB. R. SP. N. 159/78. Londra, 25 marzo 1915, ore 22,30 (per. ore 5,45 del 26).

Decifri Ella stessa.

Grey convocatomi oggi mi ha detto non essere ancora in grado di dire alcunché di positivo non essendogli pervenuta risposta da Parigi e Pietroburgo. Desiderava però prevenirmi che, penetratosi pienamente di quanto io ebbi a

dirgli lunedì (1), egli nel riferirne al Gabinetto nonché agli alleati ha impostato la questione nei semplici termini seguenti: o accettare le condizioni italiane o rinunziare definitivamente alla cooperazione dell'Italia. Egli non esclude possibilità di un rifiuto russo alle nostre domande per Dalmazia, rifiuto a suo dire giustificato dalla impossibilità in cui travasi Russia di tradire gli slavi consentendo a che vitali loro interessi siano sacrifcati e giuste aspirazioni serbe frustrate e deluse dopo tanti sacrifici.

D'altra parte egli e con lui Primo Ministro riconoscono benissimo interesse primario Italia di assicurare solidamente sua posizione in Adriatico garantendosi contro ogni pericolo futuro da parte di chicchessia. Ma se egli simpatizzava con queste nostre legittime esigenze deve pure per elementari sentimenti di giustizia simpatizzare con legittimi desideri della Nazione slava di non essere rinchiusa e privata di ogni possibilità di sviluppo commerciale ed economico. Ho qui osservato non arrivavo a capire come si possa affermare slavi sarebbero rinchiusi quando oltre Ragusa e Cattaro vengono loro lasciati tanti altri porti minori. Al che Grey ha replicato tecnici dicono che il solo porto che potrebbe essere sbocco di una ferrovia utile redditizia di costruzione relativamente non difficile è Spalato.

Per il caso in cui Russia opponesse rifiuto definitivo Grey mi ha comunicato una soluzione da lui personalmente escogitata nell'intento di evitare possibilmente rottura trattative. Della medesima non ha ancora tenuto parola nemmeno al Primo Ministro. Tale soluzione consisterebbe nell'attribuire all'Italia Zara e Sebenico, più quelle isole della costa dalmata che fossero riconosciute indispensabHi per nostra difesa strategica. Spalato verrebbe lasciata alla Serbia ed ai jugoslavi, e Grey si adopererebbe per ottenere la neutralizzazione generale di tutta la costa da Spalato alla Vojussa. Sir E. Grey ha ripetuto essere questa una soluzione puramente sua personale che aveva desiderato comunicarmi perché gli sembrava di natura a conciliare le giuste esigenze nostre con quelle a suo parere non meno legittime degli slavi sostenute dalla Russia. Ciò allo scopo di non precludere ogni possibilità di condurre a porto queste trattative.

Con soluzione accennata Grey ha mirato evidentemente a lasciare una porta aperta per impedire naufragio totale. Io ho creduto quindi prudente di non chiuderla con dichiarazioni troppo recise e categoriche e mi sono limitato a dire a Grey che avrei subito riferito a V. E. Grey ha insistito nel farmi capire di essersi strettamente adoperato a Parigi e Pietroburgo in favore accettazione integrale nostre condizioni. Siamo come V. E. vede giunti al punto saliente del nostro negoziato. Non mi permetto di dare consigli al Governo di Sua Maestà. Credo solo doveroso attirare attenzione di V. E. sulla importanza della decisione che, in base a quanto mi ha detto Grey, sembra destinata ad esercitare influenza decisiva sulla conclusione o meno dell'accordo.

Grey mi ha avvertito che sentendosi poco bene conta di partire mercoledì prossimo per dieci giorni e sarebbe suo vivo desiderio che per quell'epoca l'accordo sia definitivamente firmato, se si arriva ad una intesa. Sarò quindi grato a V. E. di telegrafarmi d'urgenza ordini in merito alla soluzione transazionale d!i. Grey (2).

(l) -Vedi D. 151. (2) -Questo telegramma, partito come ordinario, è stato protocollato nella serie dei telegrammi di gabinetto in arrivo. (3) -Vedi D. 153. (4) -Ritrasmesso a Vienna, Berlino, Londra e Parigi con t. gab. 223 del 27 marzo, ore 21. Per le risposte di Vlenna e Berlino vedi DD. 265 e 217. (5) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 212. (l) -Vedi D. 169. (2) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 142 del 26 marzo, ore 13,30. La risposta di Sonnino è al D. 205.
194

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 507/68 Berlino, 25 marzo 1915, ore 22,40 (per. ore 2,15 del 26).

Mio telegramma Gabinetto n. 65 (l).

Zimmermann mi ha parlato spontaneamente della missione del Colonnello House col quale aveva avuto già due conversazioni. Il Colonnello aveva pure visto anche Jagow e vedrà sabato il Cancelliere, che ritorna per qualche giorno a Berlino: sembra però accertato che non si recherà dall'Imperatore per quanto gli fosse stato già presentato in un suo precedente soggiorno in Germania ed avesse di ciò intrattenuto, per intermediarii, una corrispondenza con lui. House espose le impressioni riportate nei suoi viaggi a Londra e Parigi in modo conforme a quanto riferii nel precedente telegramma, coUa sola aggiunta che i propositi di relativa moderazione confessati dagli uomini politici inglesi non gli parvero divisi da Re Giorgio che gli tenne invece un linguaggio vivacemente bellicoso. Qui egli confermò che il suo mandato era puramente personale ed essenzialmente investigatore: che il Presidente non si proponeva affatto di offrire una mediazbione che sarebbe probabilmente stata considerata come intempestiva: che teneva soltanto a fare la sola cosa possibile, di essere ora come più tardi e in qualsiasi fase della guerra sempre disposto a prestare tutta la sua opera per tutto ciò che potesse in qualche modo contribuire al ristabilimento della pace. Gli fu risposto con ringraziamenti: e colla dichiarazione che la Germania desidera senza dubbio anch'essa la pace, ma che questa pace deve essere proporzionata ai risultati fino ad ora ottenuti nella guerra e tale da compensare in giusta misura gli immensi sacrifici fatti dal suo popolo: e che del resto essa non ha alcuna intenzione di prendere una iniziativa qualsiasi che sarebbe interpretata come segno di debolezza.

Procurerò sapere altrimenti se risposta contenga qualcosa di più di queste dichiarazioni generiche riferitemi da Zimmermann.

Colonnello parlò anche della questione della libertà di navigazione che preoccupa più specialmente l'America, ma come a Londra gli era stato detto che tutto dipendeva dalla Germania, così qui gli fu risposto che tutto dipendeva dall'Inghilterra. Egli non ha però portato alcuna assicurazione circa l'altra questione della fornitura di armi e munizioni americane agli alleati e fino a che questa sussiste le relazioni fra Germania e Stati Uniti dell'America del Nord non potranno certamente avere un serio miglioramento.

Riferirò circa partenza del Colonnello per l'Italia (2).

(l) -Vedi D. 168. (2) -Vedi D. 207.
195

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 160/79 Londra, 25 marzo 1915, ore 23,53 (per. ore 5,45 del 26).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 136 riservato speciale (2).

Per quanto io mi fossi studiato di presentare la domanda nel modo più plausibile e da lui più facilmente accettabile, Grey non ha meno dato risposta categoricamente negativa. Egli ha detto che per specificare ora, anche con alternativa, parte spettante all'Italia in Asia Minore egli dovrebbe ricominciare a interrogare Parigi e Pietroburgo, con che si rinvierebbe a Dio sa quando l'eventuale conclusione dell'accordo che a lui preme invece assai sia firmato al più presto, a.ato che si riesca ad intena.ersi sulla questione dell'estensione della costa dalmata. D'altro canto se egli a<;cedesse ora a questo desiderio dell'Italia, Francia con ragione esigerebbe sia specificata pure in condizioni analoghe la parte ad essa spettante e si inizierebbe quindi una lunga ardua discussione che Francia e Inghilterra hanno d'accordo riconosciuto opportuno di rinviare ad epoca ulteriore.

A Grey non sembra inoltre giustificato che tale specificazione venga subito chiesta dall'Italia non ancora entrata in azione allorquando Inghilterra e Francia già da otto mesi impegnate in cosi formidabile lotta con immani sacrifici di uomini e danaro non hanno ancora esaminato questo punto. Grey ha [ripetuto] non esservi per la eventuale eredità turca altra intesa all'infuori di quella da lui già comunicatami relativamente ai Luoghi Santi e Arabia. «Noi stessi, ha aggiunto, non abbiamo ancora esaminato se la Mesopotamia dovrà o non appartenere al creando dominio musulmano indipendente e quali potranno essere le nostre domande». Grey ha aggiunto che con l'assicurare all'Italia la partecipazione alla discussione futura con gli alleati, gli pareva di avere ampiamente tenuto conto dei suoi desideri e interessi. Ad ulteriore introduzione di modificazioni del nostro promemoria malgrado tutte le mie più insistenti premure si è nettamente rifiutato dicendo che in tal caso era meglio lasciare le cose come sono e nDn pensare più ad accordi. Lasciando a V. E. ogni decisione sulla conve · nienza o meno di ulteriori insistenze ritengo doveroso per la conoscenza che ho di Grey, dopo cinque anni di continue relazioni con lui, di recissivamente sottoporle la mia convinzione che per quanto Grey desideri vivamente la conclusione dell'accordo, egli non si dipartirà più dal punto di vista manifestatomi oggi circa la specificazione della nostra parte in Asia Minore né consentirà ad ulteriori modificazioni alle condizioni da noi già comunicategli nel noto promemoria. Posso in coscienza assicurare V. E. che per quanto stava in me nulla ho tralasciato per caldeggiare con la massima tenacia le domande anzidette. Ma anche su questo punto ho creduto prudente di evitare in conclusione linguaggio rigido ed intransigente, tale da rendere poi più malagevole l'accordo.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 213.

(2) Vedi D. 183.

196

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 508/38. Sofia, 26 marzo 1915, ore 1,30 (per. ore 6).

Mio telegramma n. 29 (l).

Ex Pres~dente del Consigl·io Gueschoff mi ha confermato avergli Re Ferdinando fatto sapere che lo riceverà ed accorderà pure udienza agli altri capi opposizione Malinoff, Daneff, Zanasd e forse anche ai capi agrari e socialisti riformisti. Egli crede che udienze reali avranno luogo dopo la chiusura della sessione legislativa cioè il 28 corrente.

Tutti i predetti deputati furono già ricevuti da Radoslavoff.

Gueschoff che conosco da più di dieci anni, mi ha riferito, a titolo puramente confidenziale, il suo colloquio con Radoslavoff. Questi lo ha ricevuto con grande cordialità ed ha riconosciuto che la situazione presente richiederebbe la collaborazione di tutti i partiti.

Gueschoff gli ha detto che tutti i capi opposizione esporranno a Sua Maestà il loro unanime pensiero, che, cioè, dinanzi agli avvenimenti che si stanno svolgendo la Bulgaria per soddisfare le sue legittime aspirazioni deve iniziare al più presto trattative colla Triplice Intesa per rendere possibile una pronta azione della Bulgaria in collaborazione con essa, assicurazione formale per H contegno della Romania e Grecia.

Gueschoff aggiunse che l'opposizione sarebbe lieta di collaborare per questa opera patriottica con Radoslavoff, che oltre ad essere capo della più importante frazione costituente l'attuale maggioranza, ha dato nella sua lunga vita politica sì alta prova di devozione al Paese.

Radoslavoff gli rispose essere profondamente grato di quanto gli veniva detto e prego anzi Gueschoff di ripetere queste sue parole al Re. Gueschoff rispose che non avrebbe mancato di farlo.

Gueschoff opina che circostanze politiche attuali rendono inevitabile costituzione di un Ministero di coalizione (della necessità del quale pure Radoslavoff si mostrò convinto) e non dubita che il Re darà il suo assenso a tale soluzione.

Dal colloquio avuto con Gueschoff ho ricevuto quindi l'impressione che il nuovo Ministero non potrà tardare a costituirsi e che la Bulgaria si schiererà dalla parte della Triplice Intesa.

197

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 162/86 Parigi, 26 marzo 1915, ore 13,30 (per. ore 16,40).

Nei circoli politici nulla più si è detto circa le nostre trattative o il nostro intervento (2). Invece oggi sono in agitazione i circoli finanziari. Si dice che noti

15 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

zie giunte da Roma a banchieri annunz~no che la mobilitazione generale è decisa e che l'Austria, essendo ormai sicura della partecipal':ione dell'Italia alla guerra, sta ammassando forti nerbi di truppe ai confini per attaccare l'Italia prima che abbia avuto il tempo di compiere la sua preparazione.

È stato anche cagione d'allarme il fatto che da due giorni non si sono più venduti giornali italiani in Francia e si diceva per divieto del Governo italiano. Invece si tratta di esame preventivo deciso da questo Ministro della Guerra. Ministro dell'Interno Malvy che ha dovuto occuparsi della questione e col quale ho parlato ieri sera mi ha detto che tale provvedimento non è giustificato e mi ha assicurato che sarà revocato.

(l) -Vedi D. 176. (2) -Vedi D. 186.
198

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2262/293. Pietrogrado, 26 marzo 1915, ore 14,50 (per. ore 19,38).

In vari articoli, che trasmetto per~ posta-e per corriere, stampa russa continua a manifestare preoccupazione circa aspirazioni Italia in Dalmazia. È però notevole che per quanto in modo non esplicito, essa riconosca possibilità transazioni ed esprima soltanto il timore che esigenze italiane siano tali da ridurre soverchiamente i vantaggi dello sbocco al mare per la Serbia. Alcuni di essi temono che l'imperialismo s'innesti sull'irredentismo italiano e sparga il seme di future discordie fra Italia e Serbia.

Altri, ravvisando nelle concessioni adriatiche alla Serbia soluzione del problema serbo-bulgaro in Macedonia, e conseguente pace balcanica, esprimono speranza che Italia vorrà facilitare il compromesso anche in vista del comune interesse italiano-serbo di fronteggiare insieme il pericolo del germanismo. Quasi tutti poi esortano diplomazia russa ad ottenere in favore dei Serbi la parte che loro spetta sull'Adriatico ed a comporre l'antagonismo serbo-italiano in Dalmazia prima che assuma cattiva piega.

199

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 165/80. Londra, 26 marzo 1915, ore 19,20 (per. ore 2,05 del 27).

Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto n. 79 (2). Nel colloquio di ieri Grey colla sua abituale lealtà non cercò punto di diminuire importanza della nostra cooperazione. Egli disse anzi averla specialmente

rilevata sia nel Gabinetto, sia a Parigi e Pietroburgo. Dall'insieme del suo dire mi è sembrato intravvedere però che, per quanto desiderata sia tale cooperazione, debbono avere tra loro contemplato e discusso anche eventualità di dovere rinunziare alla medesima. Quattro punti specialmente mi hanno colpito nel colloquio:

lo -la rigidezza colla quale Grey manifestò la sua contrarietà, per le ragioni addotte, ad una specificazione fin d'ora della parte a noi spettante in Asia Minore;

2° -la veemenza ed il linguaggio vibrato con cui accentuò entità dei sacrifici finora sostenuti da Inghilterra e Francia in otto mesi di guerra;

3° -una certa mal celata irritazione per la nostra insistenza, quasi essa suonasse da un lato diffidenza, e 'intenzione profittare dell'occasione per esercitare pressione sugli alleati;

4° -massima premura di venire ad una sollecita decisione in un senso o nell'altro, premura che riterrei ispirata da Kitchener impaziente di fissare piano militare per ogni eventualità.

Ho creduto opportuno sottoporre queste mie impressioni a V. E. affinché Ella possa trarne elemento di giudizio nel decidere sulla convenienza o meno di ulteriore insistenza circa note specificazioni (l).

(1) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 214.

(2) Vedi D. 195, ma vedi anche Il D. 193.

200

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 166/87 Parigi, 26 marzo 1915, ore 21,15 (per. ore 0,40 del 27).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 142 riservato speciale (2).

Parmi che Grey sia stato con Imperiali meno franco di quello che Delcassé lo è stato con me. Infatti Grey ha accennato alla soluzione dell'attribuzione all'Italia di Zara e Sebenico come una idea sua puramente personale che egli potrebbe, quando fosse da noi accettata, presentare a Sazonov come proposta conciliativa. Invece Delcassé come ho riferito a V. E. col mio telegramma Gabinetto n. 84 (3) mi ha detto constargli esplicitamente che se noi ci fossimo contentati di Zara e Sebenico Sazonov avrebbe dato il suo assenso, ciò che farebbe ritenere che l'idea di tale soluzione conciliativa sarebbe venuta da Sazonov stesso.

Imperiali riferisce che Grey in seguito a quanto ebbe a dirgli lunedì ha impostato la questione agli alleati nei termini seguenti: o accettare le condizioni dell'Italia o rinunziare definitivamente alla sua cooperazione. Ora se noi, in caso di un rifiuto russo siamo veramente e fermamente decisi a non partecipare alla guerra con gli alleati io non trovo nulla da osservare, ma se nel caso probabile di un rifiuto noi dovessimo ritornare sulle nostre proposte verremmo evidente

mente a trovarci in condizioni di diminuita autorità e forza verso le Potenze alleate alle quali faremmo supporre che noi abbiamo bisogno di esse più di quello che esse abbiano di noi. In tal caso meglio varrebbe accedere alla soluzione conciliativa prima che ci venga notificato il rifiuto (1).

(l) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 147 del 27 marzo, ore 14. (2) -Vedi D. 193, nota 2, p. 162. (3) -Vedi D. 187.
201

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 163/63 Pietrogrado, 26 marzo 1915, ore 21,30 (per. ore 1,10 del 27).

Riservatissimo per Lei solo.

Sazonov e suo alter ego Schilling mi hanno assicurato il più stretto segreto è qui mantenuto sui negoziati di Londra (2). Tutto m'induce a credere che finora in Russia non se ne abbia alcun sentore. Il 22 corrente corse voce insistente in questi circoli finanziari che Italia avesse dichiarato o stesse per dichiarare la guerra all'Austria. Voce diffusasi immediatamente nella capitale vi produsse vivissima emozione e non fu smentita che a notte inoltrata sebbene dalle fonti autorizzate fosse stata dichiarata priva di fondamento sin dal mattino.

202

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 164/64. Pietrogrado, 26 marzo 1915, ore 21,22 (per. ore 3,32 del 27).

Riservatissimo per Lei solo.

Secondo mia impressione Sazonov classifica in ordine di importanza per prima la questione di Dalmazia con accanto quella della neutralizzazione delle coste montenegrine e per ultima quella di Cherso. Mi risulta che il confine della Narenta col possesso italiano di Sabbioncello gli sembra del tutto inaccettabile anche perché Metkovic situato sulla riva sinistra di quel corso d'acqua perderebbe sua indipendenza, sia come porto stante dominio italiano del canale della Narenta sia come sbocco dell'interno, visto che ferrovia per Mostar lungheggia riva destra di detto fiume.

Quanto neutralizzazione delle Bocche di Cattaro e delle coste montenegrine egli sostiene che essa sarebbe una limitazione della sovranità del Montenegro non giustificata da seri motivi. Quanto a attribuzione di Cherso all'Italia egli osserva che ne risulterebbe soppressa la libertà di Fiume e provocherebbe continui attriti fra italiani e croati data maggioranza slava popolazione delle isole; ma egli non si dimostra così insistente in tale questione come sulle altre due.

(1) -Ritrasmesso a Londra e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 148 del 27 marzo, ore 14. Per la replica di Imperiali vedi D. 218. (2) -Vedi D. 152.
203

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 167/54. Vienna, 26 marzo 1915, ore 21,30 (per. ore 0,40 del 27).

Nell'ultimo colloquio col barone Burian (l) questi accennò vagamente a una corrispondenza da Roma al Daily Telegraph del Dr. Dillon e statagli segnalata dal Ministro Imperiale e Reale a Copenaghen, nella quale il pubblicista suddetto parla con molta precisione dei negoziati in corso fra Austria Ungheria e Italia. Soggiungendo che mi avrebbe comunicato il telegramma che aveva ricevuto in proposito, barone Burian lamentò simile pubblicazione contraria alle intenzioni dei due Governi.

Risposi al barone Burian che ero certo che V. E. avrebbe deplorato non meno di lui la corrispondenza medesima, il R. Governo essendo assolutamente estraneo alla propalazione di notizie di quella specie, come gli aveva già fatto conoscere (telegramma di V. E. Gabinetto n. 27 riservato speciale) (2) a proposito della corrispondenza datata da Vienna comparsa nella Tribuna, ma che ad ogni modo avrei avuto cura di informare V. E. di quanto mi aveva detto. Barone Burian mi inviò testè copia del telegramma ricevuto da Copenaghen, che riproduce, quantunque non negli stessi termini, il testo della corrispondenza di Dillon quale è apparso nei giornali italiani. Mi consta in via indiretta che a questo Ministero degli affari esteri si considera poco probabile che Dillon abbia potuto attingere le notizie da lui inviate al suo giornale a fonte germanica, perché si ritiene che egli come inglese non possa avere relazioni coi circoli germanici di Roma né diplomatici né giornalistici E si è invece portati a ritenere che informazioni di cui si tratta abbiano potuto essergli fornite da fonte italiana.

204

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2221/261. Vienna, 26 marzo 1915, ore 21,30 (per. ore 2,10 del 27).

Telegramma di V. E. 933 (3).

Questo Ministro I. e R. Affari Esteri cui non avevo mancato di chiedere se consentisse nel procedimento suggerito da V. E. circa il funzionamento della Commissione Internazionale di Controllo in Albania, mi fa conoscere ora che esso lo approva e che ha testè ottenuto il consenso formale del Governo germanico alle modalità menzionate penultimo allinea col telegramma suddetto.

(l) -Vedi D. 179. (2) -Vedi D. 170. (3) -Vedi D. 136.
205

IL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 149. Roma, 27 marzo 1915, ore 21,30.

(Per Londra) Telegrammi di V. E. nn. 76, 78, 79 riservati speciali (2). (Per Parigi e Pietrogrado) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per tutti) A meno che V. E. non abbia già sicura notizia che le nostre prime proposte vengono accettate integralmente o con modifiche a noi più favorevoli a quelle contenute nel presente telegramma, l'autorizzo di significare a Sir E. Grey quanto segue:

Desideroso di compiacere Sir Edward Grey e anche soddisfare in quanto possibile Sazonov, il R. Governo si è deciso ad accettare fin d'ora la proposta conciliativa espostale da Grey (telegramma di V. E. n. 78) arrecandovi solo riguardo alle isole alcune leggerissime ma imprescindibili modificazioni o più precise specificazioni che consistono nell'assegnare all'Italia oltre alle altre isole più propriamente Dalmate tutte le isole Curzolari, salvo le cinque tra grandi e piccole che fronteggiano più immediatamente il porto di Spalato e nello estendere la neutralizzazione, dal Grey già ammessa per tutta la costa da assegnarsi alla Serbia, anche alle isole che le verrebbero rilasciate.

Accettiamo insomma che il possedimento italiano termini sulla costa a Punta della Planka; restando a disposizione della Serbia e del Montenegro tutta la costa da Punta della Planka fino al Drin, che comprende in più delle nostre prime proposte il desiderato porto di Spalato col suo hinterland della vallata della Cetina, oltre altri porti minori.

Formulo qui sotto le modificazioni da portarsi ai singoli articoli della convenzione.

Autorizzo inoltre V. E. a non tener conto del mio telegramma n. 136 riservato Speciale (3) e a lasciare l'articolo IX così come fu proposto da principio e quale venne già concordato da Sir Edward Grey.

Con ciò abbiamo raggiunto il limite ultimo delle concessioni che possiamo fare e non potremmo consentire altri emendamenti. Ecco le modifiche agli articoli.

Nell'articolo V alle parole «e giungendo al Sud fino al fiume Narenta con inoltre la penisola di Sabbioncello e tutte le isole giacenti...» sostituire le seguenti: « e giungendo al Sud fino ad una linea che partendosi dalla Punta della Planka sulla costa proceda verso Oriente sulle creste delle alture lungo gli spartiacque in modo da lasciare all'Italia le intere vallate di tutti i corsi di

acqua che scendono verso Sebenico come la Cikola, la Kerka e la Butisnica e loro confluenti con inoltre la intera penisola di Sabbioncello e tutte le isole giacenti...».

E infine all'articolo V stesso, dopo le parole «oltre che Pelagosa » aggiungere le seguenti: «eccettuate le isole di Zirona grande e piccola, Bua, Solta e Brazzà ». Inoltre aggiungere il seguente capoverso: «tutta la costa da Punta della Planka fino alla Vojussa comprensivi i porti di Spalato, di Ragusa, di Cattaro ecc. come pure tutte le isole che non vengono assegnate all'Italia resteranno neutralizzate».

Nella nota (II) all'articolo V alle parole: «tutta la costa dal fiume Narenta in giù (compreso un lungo tratto ora ascritto alla Dalmazia) fino al fiume Drin, con gli importanti porti di Ragusa... » sostituire le seguenti: «tutta la costa dalla Punta della Planka in giù (salvo la penisola di Sabbioncello) fino al fiume Drin, con gli importanti porti di Spalato di Ragusa... ».

Inoltre alle parole «e le isole di Jaklian... >> sostituire le seguenti: «e le isole di Zirona grande e piccola, Bua, Solta e Brazzà, oltre Jaklian... ».

Nell'articolo VII in fine, dopo le parole « Montenegro, Serbia e Grecia» fare punto fermo; e alle parole susseguenti sino alla fine dell'articolo, sostituire il seguente periodo: «La costa a cominciare dal confine meridionale del possedimento italiano di Valona (vedi articolo VI) fino al Capo Stylos sarà neutralizzata».

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 215.

(2) -Vedi DD. 169, 193 e 195. (3) -Vedi D. 183.
206

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 169/66. Pietrogrado, 27 marzo 1915, ore 21,36 (per. ore 3,55 del 28).

Da vaghe allusioni che ho potuto raccogliere conversando con Schilling in questi ultimi giorni, ho tratto impressione che la parte primitiva riservata all'Italia sulla costa dalmata era da [Zara] a Zaravecchia. Successivamente si sarebbe posto come estremo limite la Kerca, e finalmente anche Sebenico, sebbene trovisi sulla sinistra di quel corso d'acqua.

207

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. 515/69. Berlino, 27 marzo 1915, ore 22 (per. ore 3,20 del 28).

Miei telegrammi Gabinetto 65 e 68 (1). Da diversi colloqui avuti con questi governanti il Colonnello House ha riportato l'impressione che le disposizioni qui dominanti circa possibili trat

tative di pace sono tutt'altro che favorevoli. Nelle dichiarazioni che gli furono fatte presso a poco nei termini che mi erano stati riferiti da Zimmermann egli ha creduto scorgere il proposito del Governo germanico di credere l'occupazione del Belgio in tutto o in parte permanente. Questo proposito messo in raffronto con quanto egli aveva appreso a Londra e Parigi basterebbe a dissipare qualsiasi previsione ottimista circa la possibilità di un non lontano accordo. Il risultato della missione investigatrice del Colonnello House sarebbe dunque assai scoraggiante ed avrebbe per ora rinunziato ad ogni pratica ulteriore. Egli parte domani per la Svizzera e l'Alta Italia dove crede incontrarsi con codesto Ambasciatore degli Stati Uniti dell'America del Nord ma a quanto ha detto non ha intenzione per il momento di recarsi a Roma.

(l) Vedi DD. 168 e 194.

208

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 168/55. Vienna, 27 marzo 1915, ore 23 (per. ore 4,20 del 28).

Essendomi recato a richiesta del barone Buriàn al Ballplatz egli mi ha detto che i pourparlers amichevoli in corso da più mesi fra l'Italia e l'Austria Ungheria nell'intento di consolidare i loro reciproci rapporti basandoli sopra una intera buona fede e di eliminare ogni causa di attriti rendendo così possibile la loro collaborazione per scopi comuni di politica generale, avevano fatto riconoscere ai due Governi l'opportunità di un accordo per la conclusione del quale egli proponeva le seguenti stipulazioni

L'Italia si impegnerebbe a osservare fino alla fine della guerra attuale verso l'Austria Ungheria e i suoi alleati una neutralità benevola dal punto di vista politico e economico. In questo ordine di idee l'Italia si obbligherebbe inoltre per tutta la durata della guerra attuale a lasciare all'Austria Ungheria piena e intera libertà d'azione nei Balcani e a rinunziare in anticipazione a qualsiasi nuovo compenso per i vantaggi territoriali o altri che risulterebbero eventualmente per l'Austria Ungheria da tale libertà d'azione.

Questa stipulazione però non si estenderebbe all'Albania rispetto alla quale l'accordo esistente fra l'Austria-Ungheria e l'Italia, nonché le decisioni della riunione di Londra, rimarrebbero in vigore.

Il barone Buriàn mi ha fatto quindi conoscere che dal suo lato l'AustriaUngheria sarebbe pronta ad una cessione di territori nel Tirolo meridionale, compresa la città di Trento. La delimitazione particolareggiata sarebbe fissata

in modo da tener conto delle esigenze strategiche che creerebbe per la Monarchia una nuova frontiera, e dei bisogni economici delle popolazioni.

Avendo osservato, come mia opinione personale, che una simile proposta mi sembrava piuttosto vaga, il barone Burian ha replicato che aveva creduto fosse innanzituttto necessario di far conoscere l'oggetto della cessione in massima che l'Austria Ungheria era disposta di fare senza entrare per ora in particolari che era però pronto a comunicare a V. E. non sì tosto Ella l'avesse desiderato. Il barone Burian ha soggiunto poi che cessione di territorio suddetta per parte dell'Austria-Ungheria implicherebbe per l'Italia l'impegno di assumere la quota parte, relativa al territorio in questione, del Debito Pubblico austro-ungarico e dei debiti provinciali e municipali e d'altra specie in quanto questi ultimi fruiscono di una garanzia dello Stato. L'Italia dovrebbe incaricarsi ugualmente del pagamento all'Austria-Ungheria di una somma globale a titolo di indennità per tutti gli investimenti fatti dallo Stato nel territorio da cedere, indipendentemente dall'acquisto delle linee ferroviarie trovantisi in questo territorio e dagli indennizzi collettivi e individuali (proprietà ecclesiastiche, maggioraschi, pensioni agli antichi funzionari, ecc.).

Avendo chiesto spiegazioni al barone Burian circa questo ultimo punto, egli mi ha risposto che credeva stabilire delle condizioni per garantire fin d'ora i diritti acquisiti degli ecclesiastici.

Proseguendo il barone Burian mi ha fatto conoscere che appena l'accordo fosse stabilito in massima sulle basi suddette l'Austria-Ungheria e l'Italia entrerebbero in discussione dei particolari. L'intesa definitiva risultante dalle discussioni sarebbe consegnata in una convenzione segreta da concludersi tra l'Austria e Italia.

Ho ricordato al barone Burian quanto gli avevo già fatto conoscere che cioè l'accordo appena concluso anziché rimanere segreto doveva essere portato ad effetto col trapasso effettivo dei territori ceduti e coll'occupazione loro immediata per parte dell'Italia. E gli ho esposto a questo proposito le varie considerazioni che gli avevo già spiegate in precedenti colloqui, e di cui V. E. aveva pure intrattenuto di recente il Barone Macchio (telegramma di V. E. Gabinetto n. 133 Riservato speciale) (l).

Al che il barone Burian ha replicato che nonostante tali mie considerazioni egli credeva far a V. E. la proposta suddetta salvo a rispondere in seguito alle proposte che sarebbero da Lei state fatte al riguardo.

Il barone Burian mi ha informato che la transazione in questione renderà ugualmente necessaria la revisione di certi trattati esistenti fra le due Potenze quali quello concernente i nuovi allacciamenti ferroviari, le disposizioni relative al traffico di frontiera, la navigazione sul Garda ecc.

Ho detto al barone Burian che non avrei mancato di comunicare immediatamente a V. E. le proposte che credeva di fare per la conclusione dell'accordo da stipularsi fra i due Governi. Quantunque il barone Burian abbia evitato

di far conoscere in che consisterebbe la cessione di territori nel Tirolo meridionale che Governo Imperiale e Reale sarebbe pronto a fare ho potuto tuttavia arguire che questa non si estenderebbe molto al di là di Trento Cl).

(l) Ed in L V 108, D. 56, e in SONNINO, Carteggio, cit., D. 216.

(l) Vedi D. 177.

209

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 170/88. Parigi, 28 marzo 1915, ore 13,25 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. n. 147 (3).

Quanto all'eventualità di rinunziare alla cooperazione dell'Italia, che Potenze della Triplice Intesa, secondo il telegramma di Imperiali, già prenderebbero in esame, è mia impressione che qui la situazione sia giudicata nel modo seguente: Per decidere il movimento dei neutri a favore della Triplice Intesa è necessario si muovano o l'Italia o la Bulgaria. Qualunque delle due si decidesse ad intervenire colla Triplice Intesa, determinerebbe l'intervento della Grecia e della Romania e quindi obbligherebbe l'altra a muoversi per non restare isolata e rimanere poi esclusa nella sistemazione finale. Quindi si pensa che la Triplice Intesa intendendosi con l'Italia può fare a meno della Bulgaria che avrà ugualmente con sé per necessità di cose, e se invece si intenderà colla Bulgaria potrà trascurare l'Italia che alla fine dovrà decidersi a marciare con essa.

Da ciò si conclude che dell'Italia e Bulgaria quella che farà prima l'accordo potrà ottenere di più e quella che verrà dopo dovrà moderare le sue pretese. Tutto ciò non rappresenta un discorso singolo che sia stato fatto a me ma è una sintesi che desumo da un complesso di discorsi e di frasi. E venendo al negoziato attuale di Londra, quanto alla sostanza di esso qui, visto che le questioni dell'Africa e dell'Asia Minore che più interessano la Francia sono riservate, si è rimasti in seconda linea lasciando di giudicare alla Russia le nostre domande per l'Adriatico, ed all'Inghilterra e Russia per l'Egeo e limitandosi ad esprimere il desiderio che in caso di divergenze la reciproca condiscendenza facilitasse l'accordo. Quanto alla forma, qui ha recato qualche sorpresa la forma di ultimatum data dal R. ambasciatore a Londra alle sue comunicazioni a Grey. Vedo inoltre che Delcassé, se non metto io il discorso, evita di parlare del negoziato di Londra, un poco per riguardo a Grey in cui si accentra il negoziato, e un poco perché quando, nell'agosto scorso, Barrère insisteva eccessivamente presso il marchese di San Giuliano io dichiarai in nome di quest'ultimo al Governo francese che noi desideravamo evitare qualsiasi discorso in argomento sia a Roma che a Parigi, riservandoci di parlare soltanto a Londra quando l'avremmo ritenuto opportuno (4).

(l) Ritrasmesso a Berlino con t. gab. 150/66 del 28 marzo.

(2) Ed. in SnNNI"'o. Carteggio. cit., D. 217

(3) -Vedi D. 199, nota l, p. 167. (4) -Vedi Serie V, vol. DD. 341 e 469.
210

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2270/192. Durazzo, 28 marzo 1915, ore 18,40 (per. ore 3 del 29).

Anche oggi ebbe luogo breve scambio cannonate fra città ed insorti. Vi fu un ferito grave, ma scarsi danni materiali in città. Ciononostante popolazione si è mostrata più allarmata di prima. Essad continua mostrarsi deciso resistenza e non troppo impensierito nonostante nuove voci messe in giro, specialmente dagli ambienti austriaci, a seconda delle quali l'Itaiia l'avrebbe oramai abbandonato. Queste voci sono intese ad incoraggiare insorti e spargere allarme fra i cittadini. Esse mi vengono segnalate anche da Medua. A quanto pare gli abitanti Cavaia e Sciak vorrebbero sbarazzarsi insorti che rovinano campagna e aggravano carestia causa difficoltà importazione; la zizzania continuerebbe a serpeggiare fra avversari che non sembrano per ora disposti affrontare seri combattimenti anche perché temono partigiani Essad riuniti alle loro spalle nell'interno. Ortodossi si sono diretti in gran numero all'incaricato d'affari Grecia pregandolo intercedere presso Governo greco per ottenere efficace protezione protestando che Italia e sue navi da guerra non agiscono con sufficiente energia. Se V. E. consente, crederei opportuno che

R. nave «Sardegna» od altra maggiore della «Misurata» venga a sostituire quest'ultima per offrire almeno un certo conforto morale ai paurosi (1).

211

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 29 marzo 1915, ore 8.

Ho riflettuto a quello che dicemmo ieri dopo aver letto il telegramma di Avarna che riferisce la proposta di Burian (3). Non mi pare che sia da precipitare una rottura o da dare subito l'impressione che la rottura sia inevitabile. Quindi mi parrebbe:

l) che sia bene non contrapporre immediatamente i nostri desiderata, ma limitarci a far presente, per ora, l'insufficienza delle proposte austriache, in quanto non soddisfano le aspirazioni nazionali, né migliorano in modo apprezzabile i nostri confini militari, né rappresentano un compenso adeguato alla piena libertà d'azione, lasciata nei Balcani con eventuale grave lesione dei nostri interessi, ecc. ecc.;

2) che questo ragionamento sia da fare senza precipitazione, ma differendo di un giorno o due.

Sono tre giorni che, a momenti, mi sento molto giù; e vorrei m questa settimana prendere due o tre giorni per mutare aria e vita. Temo di sentirmi male proprio al momento in cui più occorrerà star bene. Ma nulla ho ancora deciso. Intanto oggi dopo le 16 andrò al Senato, che spero si chiuda. Potremmo, se lo credi opportuno, vederci al Senato o, dopo, a [palazzo] Braschi.

(l) -La risposta di Sonnino al D. 222. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, clt., D. 218. (3) -Vedi D. 208.
212

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. [Roma,] 29 marzo 1915.

La lettera Tua (2) mi è stata recapitata stamane verso le 8 circa. Mi stavo lavando, e ho fatto rispondere subito che se c'era risposta l'avrei mandata più tardi.

Stamane viene da me Rodd, che ha chiesto di vedermi presto, avendo da discutere alcuni argomenti con me dietro preghiera di Grey. Gli ho telefonato di venire subito (3).

Ho rimandato il ricevimento diplomatico che toccava oggi; un po' per guadagnare possibilmente tempo prima di veder Macchio, un po' perché possiamo parlare insieme te ed io nel pomeriggio al Senato.

Sono del Tuo avviso sul tono generale della risposta da dare a Vienna. Se avrò oggi un'ora libera preparerò uno schema di risposta (4).

[P. S.] Profitta della Pasqua per riposare qualche giorno, per esempio da giovedì a lunedì.

213

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (5)

T. GAB. R. SP. U. 151. Roma, 29 marzo 1915, ore 13,30.

Precedenza assoluta. Decifri Ella stessa.

(Per Parigi e Pietrogrado) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per tutti) Sir Rennell Rodd mi ha detto che Grey si rende conto delle necesità strategiche che hanno motivato le nostre domande circa la Dalmazia. Grey ha ora accertato che Sazonov accetta che l'Italia entri in possesso della

Dalmazia fino a Punta della Planka. Grey spera che l'Italia accolga questo punto, che è l'unico in sospeso, per giungere ad un accordo generale ed insiste perché si concluda prima di Pasqua.

Ho risposto che avrei pesato queste comunicazioni riservandomi di deliberare.

Ora le confermo il mio telegramma n. 149 (l) autorizzandola a proporre subito e senz'altro a Sir Edward Grey le modificazioni ivi formulate ai nostri primi articoli.

V. E. farà rilevare come soddisfacendo ai desideri espressi da Grey a Rodd e precedentemente a V. E. (telegramma di V. E. Gabinetto n. 78 Riservato Speciale) (2) noi siamo mossi pure dal desiderio di favorire le condizioni commerciali della nuova Serbia e le nostre cordiali relazioni politiche con lei.

A scanso di errori di trasmissione o dubbi del mio telegramma n. 149 Riservato Speciale ripeto che tutta la costa dalmata fino a Punta della Planka sarà attribuita all'Italia come pure l'intera penisola di Sabbioncello. Così pure tutte le isole dalmate e Curzolari, salvo le cinque che fronteggiano Spalato, cioè Zirona grande e piccola, Bua, Solta e Brazzà. Inoltre tutta la costa, da Punta della Planka sino alla Vojussa sarà neutralizzata, comprensivi i porti di Spalato, Ragusa, Cattaro ecc., come pure tutte le isole che non vengono assegnate all'Italia. Verrà egualmente neutralizzata la costa, dal confine meridionale del possedimento italiano di Valona, fino a Capo Stylos. Ripeto che non possiamo accetttare altri emendamenti.

Confido che Grey, riconoscendo il nostro spirito di conciliazione, ce ne terrà conto negli accordi futuri quando si tratterà delle ripartizioni dell'Asia Minore.

(l) -Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 219. (2) -Vedi D. 211. (3) -Vedi la prima parte del D. 213. (4) -Si tratta della prima minuta del D. 230. (5) -Ed. in SoNNINo, Carteggio, clt., D. 220.
214

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 520/67. Pietrogrado, 29 marzo 1915, ore 14,30 (per. ore 20,50).

Mi viene assicurato da fonte ineccepibile che altolocato personaggio austriaco ha indirizzato all'Imperatore di Russia una lettera nella quale, parlando a nome del Governo austro-ungarico, fa appello ai sentimenti umanitari e pacifici dello Zar affinché voglia prendere in esame la possibilità di por termine alla guerra. Il personaggio sottopone a Sua Maestà, qualora entrasse in questo ordine di vedute, la proposta di riunire in una città neutrale quattro mandatari, due per ciascuna parte, con l'incarico di cercare e studiare le basi di una eventuale pace russo-austriaca.

Lo Zar ha trasmesso ieri questa lettera a Sazonov il quale si recherà domani a Tzarkoie Zelo per conferire su di essa con Sua Maestà. Chi mi ha confidato la surriferita notizia mi ha detto che tanto l'Imperatore che Sazonov

si domandano se Germania abbia o non abbia cognizione di questo passo del Governo austro-ungarico, ma che né il contenuto della lettera né alcun altro elemento si prestano a suggerire presunzioni in proposito. Ho ogni motivo di ritenere che la proposta del personaggio austriaco sarà declinata perché, a prescindere dalla ben prevedibile contrarietà degli alleati, il Governo russo è convinto che Austria-Ungheria non potrebbe accettare tutte le condizioni che le verrebbero domandate (1).

(l) -Vedi D. 205. (2) -Vedi D. 193.
215

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. UU. 171/82. Londra, 29 marzo 1915, ore 18 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 149 riservato speciale (3).

Nel colloquio di stamane Grey ha cominciato per prevenirmi in via strettamente confidenziale che non mi aveva comunicato un promemoria russo ricevuto sabato perché il medesimo aveva formato argomento di alcune osservazioni sue a Pietroburgo. Il promemoria dimostrava da parte di Sazonov la ferma intenzione di non recedere dal punto di vista già comunicato, non conforme alle nostre domande. Grey ha aggiunto che non aveva mancato di far conoscere a Pietroburgo la soluzione conciliativa a me accennata giovedì scorso. Al riguardo non gli era ancora pervenuta risposta.

In tali condizioni mi è sembrato, in base aìla istruzioni di V. E. consigliabile di fare senz'altro a Grey la comunicazione prescrittami. Ho messo in rilievo la spontaneità lo spirito conciliativo e la prontezza delle nostre concessioni nonchè i motivi che le hanno ispirate: deferenza per Grey e desiderio di compiacere possibilmente Sazonov. Ho consegnato il testo delle modificazioni da introdurre nell'accordo giusta le indicazioni di V. E. Ho specialmente insistito sulla penisola di Sabbioncello (non compresa nella soluzione di Grey contemplante soltanto «le isole indispensabili alla difesa strategica» come risulta dal mio telegramma Gabinetto n. 78) (4).

Ho fatto osservare pure che con l'abbandonare il lungo tratto di costa da punta Planka al Drin, compreso le cinque isole fronteggianti Spalato, noi riteniamo aver ampiamente provveduto allo stesso sviluppo commerciale ed economico della Serbia. Nessuno potrebbe quindi più onestamente attribuirsi l'intenzione di voler rinchiudere le popolazioni slave, mentre d'altra parte la nostra ferma insistenza per le altre isole e per Sabbioncello ci è imposta da quegli imprescindibili motivi di difesa strategica da lui riconosciuti. Tutto premesso ho pregato caldamente Grey di non mettermi nella penosa situazione di dover riferire a

V. -E. nuove difficoltà e obiezioni ben chiaramente risultando essere oramai da noi raggiunto l'estremo limite delle concessioni. ,

Grey non è entrato in discussioni particolareggiate. Mi ha chiesto in via incidentale se io credevo che noi consentiremmo a neutralizzare pure la nostra parte di costa dalmata. Io lo ho pregato di dispensarmi dal rivolgere a V. E. tale domanda che ritenevo non sarebbe accolta.

Egli non ha insistito. In conclusione Grey mi ha detto che a lui la pronta conclusione dell'accordo sta specialmente a cuore e pertanto si è stenuamente adoperato e continuerà ad adoperarsi per vincere le obiezioni di Sazonov cui avrebbe subito telegrafato i particolari del nostro odierno colloquio. Mi ha detto pure un telegramma da lui spedito a Sir Rennell Rodd per far conoscere a V. E. la sua simpatia per le nostre esigenze attinenti alla situazione strategica dell'Italia nell'Adriatico (l).

Da parte mia ho rilevato che essendosi fatto da parte nostra «spontaneamente» un passo considerevole sulla via delle concessioni, non dubitavo che egli troverebbe giusto spettare ora alla Russia di venirci incontro non sollevando ulteriori difficoltà all'accoglimento integrale delle nostre più che eque domande.

Grey mi ha detto poi di avere la Russia accettato la nostra domanda circa la costituzione di uno Stato albanese condizione che nel delimitarne l'hinterland venga lasciata una frontiera comune a Serbia e Grecia.

Circa la specificazione dell'articolo 9 Grey si è mostrato compiaciuto per la nostra desistenza. Mi ha ripetuto che la Francia da un pezzo gli stava appresso per concordare la parte ad essa spettante e che egli ha durato non poca fatica nel persuaderla a rinviare ad epoca ulteriore una discussione cui egli si trova nell'impossibilità di procedere ora anche per il fatto del non essere nemmeno iniziato tra Foreign Office e Ministero delle Indie uno scambio di vedute per concretare le esigenze inglesi.

(l) Ritrasmesso a Londra, Parigi, Vienna, Berlino e Bucarest con t. gab. 230 del 30 marzo, ore 21. Per le risposte da' Berlino e da Vienna vedi DD. 256, 267 e 275.

(2) Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 221.

(3) -Vedi D. 205. (4) -Vedi D. 193.
216

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T.GAB.R.SP. 173/68. Pietrogrado, 29 marzo 1915, ore 21,09 (per. ore 6,30 del 30).

Insistenza della Triplice Intesa circa nota assegnazione alla Serbia mi conferma nella idea che le tre Potenze intendono procurarsi un margine di compensi in favore della Serbia che renda meno ingrata a quest'ultima la progettata applicazione del trattato del 1912 per la Macedonia e consentire loro frattanto di dare affidamento in proposito alla Bulgaria per indurla così definitivamente alla cooperazione. Se di quel margine di compensi potessimo disporre noi, la soluzione del problema macedone rimarrebbe in parte nelle nostre mani, ma la riconoscenza della Bulgaria deve esserci acquisita egualmente se me

diante le transazioni in corso rendiamo possibile alla Triplice Intesa l'applicazione del Trattato. Quanto alla Serbia essa avrebbe potuto sottrarsi alle pressioni che la Triplice Intesa le prepara per la questione macedone se avesse preso l'iniziativa di trattare direttamente con noi per le cose di Dalmazia, e se le fossero assicurati senza intermediarii i desiderati vantaggi. Ma comunque sia di ciò, risulta dalla suesposta considerazione che la Triplice Intesa deve ravvisare nella soluzione del problema dalmatico un interesse non soltanto serbo ma ben più esteso ed avente una portata su tutta la sua politica balcanica.

(l) Vedl D. 213.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., D. 222.

217

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 518/70. Berlino, 29 marzo 1915, ore 23,08 (per. ore 2,15 del 30).

Telegramma di V. E. n. 223 (l).

La possibilità di una pace separata dell'Austria-Ungheria colla Russia ha sempre qui formato oggetto delle più vive preoccupazioni, come ebbi cura di segnalare nella mia anteriore corrispondenza, per quanto si affetti generalmente di non volervi prestar fede. In una conversazione avuta stamane con Jagow mi ha parlato egli stesso della voce cui accennava il R. Ambasciatore a Pietrogrado di un viaggio di esplorazione colà di Deputati ungheresi e boemi. Si sa benissimo, diceva Jagow, che un certo numero di membri del partito czeco non hanno mai cessato di intrigare colla Russia: quanto agli ungheresi nella loro immensa maggioranza sono i più calorosi partigiani di una stretta unione colla Germania, non si potrebbe trattare tutt'al più che di qualche personalità isolata e senza seguito come il conte Karoly, poiché già precedentemente aveva manifestato qualche velleità in tal senso. In ogni modo gli uni e gli altri non potrebbero agire che per proprio conto senza aver la minima influenza sulle decisioni del Governo Imperiale e Reale che non solo per rispetto alla parola data ha tutto l'interesse e tutte le ragioni di mantenere la propria causa legata con quella della Germania. Una pace separata della Monarchia colla Triplice Intesa significherebbe nell'attuale stato di cose la perdita non solo della Galizia e della Bucovina, non solo della Bosnia ed Erzegovina ma anche la rinunzia alla sua situazione di Grande Potenza. Del resto concludeva Jagow, anche nell'ipotesi inammissibile che il Governo I. e R. prendesse una così sconsigliata determinazione, le popolazioni germaniche della Monarchia non vi s'acconcerebbero mai e potrebbe perfino sorgere il pericolo d'una rivoluzione. Non mi sembrò che simile linguaggio rivelasse nel mio interlocutore una completa sicurezza sulla esclusione dell'eventualità discussa. Jagow soggiungeva di non comprendere come mai il Governo austro-ungarico avesse

tenuto fino all'ultimo l'opinione pubblica all'oscuro circa la probabilità della caduta di Przemjsl, che ha in tal modo suscitata in tutta la Monarchia una profonda depressione. L'avvenimento era previsto da vario tempo, inutile ora volerne dissimulare la gravità, per quanto la Germania sia convinta che è possibile affrontarne con successo le conseguenze (l).

(l) Vedi D. 192, nota 4.

218

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 172/83. Londra, 29 marzo 1915, ore 23,20 (per. ore 3,25 del 30).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. n. 148 riservato speciale (2).

Come V. E. avrà potuto rilevare da tutti i miei telegrammi, Grey fin dal primo momento ha parlato dell'attribuzione all'Italia di Zara e Sebenico come di punto che non sollevava difficoltà. Inoltre nel telegramma diretto a Parigi e Pietroburgo, ed a me comunicato, egli esplicitamente menzionava consenso manifestato in passato da Sazonov in colloquio con Carlotti. La parte nuova della soluzione conciliativa da lui escogitata sta nell'attribuzione all'Italia delle isole necessarie alla difesa strategica, nonchè nella estensione della neutralizzazione a tutta la costa da Spalato al Drin.

Per un dovuto omaggio alla perfetta franchezza e scrupolosa lealtà di cui Grey mi ha dato questa volta una nuova testimonianza, ritengo opportuno rilevare quanto precede, non sembrando giustificata l'impressione riportata da Tittoni verosimilmente cagionata dall'aver egli ricevuto comunicazione soltanto parziale dei miei ultimi telegrammi.

219

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

APPUNTO Roma, 29 marzo 1915.

Telegramma da Vienna n. 168 R. Sp. del 27 marzo 1915 (2).

Impegno di neutralità benevola dal punto di vista politico ed economico.

La locuzione « neutralità benevola >> è quella dell'art. IV del Trattato di Alleanza, che non contiene però altre specificazioni. Sarebbe forse il caso di domandare a Vienna che cosa si intende per neutralità benevola dal punto di vista po

16 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

litico. Allorché l'eventuale accordo sarà pubblicato, e più ancora quando sarà eseguito prima del termine della guerra, è probabile che le Potenze dell'Intesa ci considereranno quasi belligeranti e che useranno contro l'Italia tutte le possibili rappresaglie, salvo l'uso delle armi. È bene far sapere a Vienna che non intendiamo essere trascinati in conflitto colle Potenze dell'Intesa. Quanto a neutralità benevola dal punto di vista economico, sarebbe utile che il duca Avarna facesse rilevare che, per necessità di cose, la nostra libertà d'azione è assai limitata riguardo i transiti e le esportazioni. Abbiamo dovuto assumere taluni impegni verso la Francia e l'Inghilterra, senza i quali sarebbero stati gravemente lesi interessi vitali economici del paese e minacciata la sicurezza in causa di agitazioni operaie. Non potremmo venir meno a quegli impegni.

Libertà d'azione all'Austria-Ungheria nei Balcani durante la guerra. Si intende che questa stipulazione che formò oggetto di passati colloqui col Governo di Vienna comprende esclusivamente il campo di operazioni militari, restando escluso ogni atto transitorio o permanente di carattere politico. Non risulta se con ciò l'Austria Ungheria sia esonerata dall'obbligo assunto di non occupare il Monte Lovcen anche in caso di guerra col Montenegro (agosto

1914) (1).

Rinunzia dell'Italia a qualsiasi nuovo compenso per vantaggi territoriali o altri che risulterebbero all'Austria-Ungheria per effetto di tale libertà d'azione.

Nel colloquio di V. E. col principe Btilow del 20 corrente (2) questi specifica come appresso il corrispettivo della cessione di territorio: «rinunzia dell'Italia alle domande basate sull'art. VII». A tale richiesta nessuna risposta fu data da V. E., né affermativa, né negativa. Siamo quindi liberi di rifiutare, come mi sembra logico e naturale, una pretesa che significherebbe l'assoluta abdicazione dell'Italia da ogni posizione politica ed economica nei Balcani. Come

V. E. ha rilevato dalla relazione che ho avuto recentemente l'onore di sottometterle (3), l'articolo VII del Trattato è sempre stato il cardine delle nostre relazioni coll'Austria-Ungheria. Ci si viene a chiedere ora la distruzione di tutto il lavoro diplomatico per trenta anni proseguito dai predecessori dell'E. V. Mai l'opinione pubblica italiana consentirebbe a tale abdicazione. La cessione dei territorii di razza italiana fu da V. E. abbinata al consenso del R. Governo: l) alla nostra neutralità durante la guerra; 2) alla libertà d'azione concessa all'Austria nei Balcani durante la guerra; non mi pare sia giustificata la richiesta di ulteriore nostra concessione.

Cessione del Tirolo meridionale compresa la città di Trento. Questa cessione mi sembra assolutamente inadeguata a soddisfare la pubblica opinione italiana, soprattutto perché ne verrebbe a conoscenza prima del termine della guerra, e sopratutto nella ipotesi della vittoria della Triplice Intesa In questa ipotesi l'opinione pubblica giudicherebbe con ragione che l'acquisto del Trentino (e magari anche di Trieste) non compenserebbe l'Adriatico perduto per sempre a vantaggio degli Slavi, e l'equilibrio del Mediterraneo orientale compromesso con danno irreparabile dell'Italia. L'ipotesi della vittoria della Triplice Intesa

essendo sola a determinare la direttiva della nostra politica, si presentano due modi di rispondere alla offerta di Burian: o rispondere genericamente che il quantum non è sufficiente, o rispondere con una controproposta di tale estensione da essere sicuri di un rifiuto anche in caso di prossimi rovesci militari dell'Austria. Giudicherei preferibile il primo modo.

Debito Pubblico. È opportuno chiedere specificazioni per escludere il debito pubblico originato dalla presente guerra.

Indennità per gli investimenti nel territorio ceduto. Non pare giustificata questa domanda poiché quegli investimenti non sono che il corrispettivo delle imposte pagate dagli abitanti.

Accordi itala-austriaci per l'Albania. Se l'Austria vinta si sfascia, quegli accordi cadranno da sé. Ma per la ipotesi che l'Austria continui a esistere, e che sussista pure un'Albania, quegli accordi rappresentano per noi una garanzia. Quindi mi parrebbe inutile rispondere in senso contrario alla proposta di Burian. Fermo restando, beninteso, che Valona resta all'Italia.

(l) -Ritrasmesso a Parigi. Londra, Vienna, Pietrogrado e Bucarest con t. gab. 229 del 30 marzo. ore 13.50. (2) -Vedi D. 200, nota l, p. 168. (3) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. (4) -Vedi D. 208. (l) -Vedi serie V, vol. I. D. 77. (2) -Il colloquio è del 19: vedi D. 147. (3) -Non pubblicata: è la relazione del 23 marzo 1915 contenente la storia del rinnovi della Triplice. Si trova nell'Archivio Sonnino, Montespertoli.
220

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 30 marzo 1915.

Mi pare di ricordare che il ·progetto di telegramma a Vienna, che mi leggesti ieri in Senato (2), chiudesse con la frase: «meglio sarebbe riferirsene senz'altro, caso per caso, all'art. 7 del trattato» presso a poco così.

Ora, ripensandoci, mi pare che se, nella probabilissima sconclusione delle trattative con Vienna, si arrivasse alla cennata formula, ci mancherebbe (specialmente se, come è probabile l'Austria non avrà modo o convenienza d'invadere la Serbia) il pretesto per una rottura nel caso che ci decidessimo a rompere. Invece il pretesto sarebbe sempre facile a trovare quando, trascinatesi per un certo tempo le trattative, un bel giorno noi ponessimo un termine per concluderle positivamente, formulando domande che sappiamo già non sarebbero accettate.

Insomma: il rinvio sine die all'art. 7 mi pare che potrebbe fare comodo, eventualmente, all'Austria e privare noi di una via di uscita.

Se vuoi potremmo riparlarne stasera a [palazzo] Braschi verso le 18. Per le 18,30 convocherei Viale e Di Revel per preparare la missione navale e sentire anche come stanno le cose della Marina.

Il latore attenderà la risposta (3).

P.S. Non ti pare che l'ultimo telegramma di Avarna (4), contenente la proposta di Burian, andrebbe comunicato, verbalmente beninteso, a Btilow per mostragli la miseria delle proposte austriache?

(-3) Vedi D. 221.
(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertol!. Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., D. 223. (2) -Vedi nota 4 al D. 212. (4) -Vedi D. 208.
221

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. [Roma,] 30 marzo 1915.

Per le stesse ragioni che mi esponi (2) mi ero già deciso stanotte di sopprimere quella frase finale, e di non ricordare l'art. 7.

Alle 11,30 viene Biilow da me (3).

A Londra per ora nulla di fatto. Ci sono ancora difficoltà a Pietroburgo (4). Mi pare che pel momento non ci sia che da aspettare.

Ci vedremo alle 18 a [palazzo] Braschi.

222

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. GAB. 228/17. Roma, 30 marzo 1915, ore 13,40.

Telegramma di V. E. n. 192 (5).

Non credo opportuno consentire per ora invio della Sardegna a Durazzo. Sono però disposto, visto difficoltà della situazione, ad accrescere temporaneamente sussidio ad Essad di venticinquemila franchi, portandolo a centoventicinquemila franchi mensili.

223

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 174/84. Londra, 30 marzo 1915, ore 15,16 (per. ore 19,40).

Decifri Ella stessa.

Il Ministro di Roman1a tornato qui mi disse ieri, per informazione mia strettamente personale, averlo il suo Governo incaricato di lasciare intendere Romania in massima decisa entrare in azione non appena ultimati i preparativi e ricevute munizioni. Sulle decisioni finali della Romania però preponderate influenza eserciterà il contegno dell'Italia. Conoscendo la tradizionale cordialità delle relazioni itala-inglesi il Governo romeno spera che l'Inghilterra si adopererà per

assicurare l'intervento dell'Italia verso la quale per spirito di solidarietà latina si rivolgono le unanimi simpatie della Nazione romena. A quest'uopo Grey rispose sentimento inglese verso l'Italia, essere notorio; essere pure incontestabile la desiderabilità dell'eventuale intervento Italia. Io mi sono limitato a ringraziare ed ascoltare senza aggiungere verbo. Con tatto e delicatezza di cui gli sono grato il Ministro di Romania non mi rivolse alcuna domanda imbarazzante. Dal suo linguaggio ho avuto l'impressione che Grey non deve avergli fatto accenno alcuno alle note tmttative. Il Ministro aggiunse che aveva ripetuto sostanzialmente a Cambon la dichiarazione fatta a Grey. Cambon ascoltatolo con grande attenzione rispose che le confidenze fattegli erano assai interessanti e meritavano seria considerazione. Impressione riportata da Mishu in base alle informazioni attinte a Bucarest induce a ritenere esercito austro-ungarico sia considerevolmente demoralizzato e praticamente mischiato a quello germanico che, a suo avviso, travasi ora disseminato in molte regioni della duale Monarchia non escluse quelle meridionali in vicinanza della frontiera italiana.

(l) -Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 224. (2) -Vedi D. 220. (3) -Non ci sono documenti su questo colloquio. (4) -Vedl D. 215. (5) -Vedi D. 210.
224

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 177/161. Bucarest, 30 marzo 1915, ore 21 (per. ore 5 del 31).

Bratianu è venuto a vedermi stamane per comunicarmi esito del passo fatto a Londra dal Signor Mishu in conformità di quanto ho riferito col mio telegramma Gabinetto n. 149 (l) Grey ha convenuto con Mishu sulla necessità che l'Inghilterra intavoli negoziati per ottenere intervento Italia a favore Triplice Intesa ed ha aggiunto che era conforme alla politica tradizionale britannica amicizia verso l'Italia. Pur confermando sua fiducia nel successo delle armi franco-russebritanniche, Grey ha detto che l'intervento italiano sarebbe tanto più utile in presenza della rinnovata attività tedesca in Francia. Grey poi ha chiesto quali fossero le condizioni in base alle quali si potrebbe trattare con l'Italia e Mishu ha risposto non saperlo ma avere impressione personale che l'Italia si potrebbe contentare delle seguenti concessioni:

1° -Cessione Trentina, Friuli austriaco, Trieste, !stria, parte della Dal

mazia;

2° -Rettifica frontiera tripolo-tunisina;

3° -Attribuzione definitiva all'Italia di Valona e del Dodecanneso;

4° -Cessione di un adeguato territorio in Asia Minore. Mishu ha concluso mettendosi a disposizione del Governo britannico per le eventuali trattative con l'Italia. Grey si è riservato di dare una risposta nel corso della prossima settimana ed ha chiesto a Mishu se credeva fosse il caso che egli (Grey) ne parlasse a Imperiali. Dal canto suo Mishu ha domandato a Bratianu se poteva intrattenere il

R. -Ambasciatore a Londra su quanto precede. Avendo Bratianu chiesto mio parere in proposito mi sono riservato domandare d'urgenza a V. E., il che faccio con il presente telegramma (1).

Avverto che Mishu ha intrattenuto Grey delle pretese romene, insistendo che il cofine sia portato fino al Theiss il che avrebbe per conseguenza annettere alla Romania parecchie centinaia di migliaia di Magiari, oltre a 200.000 Sassoni.

Prego mantenere segreto su quanto precede.

(l) -Vedi D. 109.
225

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI (2)

T. GAB. R. SP. 153. Roma, 30 marzo 1915, ore 21,15.

Sir Rennell Rodd mi ha riferito quanto gli telegrafava Grey intorno allo stato delle trattative, esponendo le difficoltà che opponeva Sazonov, riguardanti specialmente la neutralizzazione di tutta la costa da Punta della Planka al Drin e delle isole assegnabili alla Serbia, con l'eccezione della sola penisola di Sabbioncello, e la non neutralizzazione delle isole da assegnarsi all'Italia.

Risposi spiegnado le ragioni imperiose che ci imponevano di assicurare il nostro predominio nell'Adriatico, senza di che non avremmo un motivo sufficiente per entrare in guerra. Consigliai di aspettare l'ultima risposta di Sazonov e che ad ogni modo l'ultimissima concessione che avrei potuto ancora fare per tenere conto delle ragioni sentimentali del futuro Stato marittimo serbo sarebbe quella di consentire alla neutralizzazione anche della penisola di Sabbioncello pure insistendo sul suo possesso per parte dell'Italia, eliminando con ciò ogni interruzione nella completa neutralizzazione della costa da Punta della Planka fino alla Vojussa.

226

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 175/85. Londra, 30 marzo 1915, ore 22,45 (per. ore 5).

Decifri Ella stessa.

Stamane sono andato a vedere Cambon. E ne era tempo.

Egli mi ha chiesto ridendo se potevamo parlare del noto affare. Gli ho risposto affermativamente. Mi ha detto sembrargli siamo sulla buona strada e se

ne è mostrato molto lieto aggiungendo che Grey sta facendo il possibile per affrettare conclusione dell'accordo e che la difficile azione di lui a Pietroburgo è strenuamente appoggiata da Delcassé. Secondo Cambon l'unico punto di divergenze tuttora sussistente concernerebbe la penisola di Sabbioncello della quale ha cercato dimostrarmi inutilità per noi non potendo essere essa adibita a base di difesa mobile, sia per imposta neutralizzazione, sia per il fatto del trovarsi nelle nostre mani le isole circostanti. Ho risposto ripetendo al collega quello che dissi ieri a Grey (l) cioè che le nostre concessioni hanno ormai raggiunto l'estremo limite e che pertanto sarebbe desiderabile non si facessero ulteriori insistenze, concessioni già fatte spontaneamente dal Governo di S. M. essendo a mio avviso più che sufficienti a dimostrare il nostro spirito conciliativo e il nostro desiderio di far cosa grata agli alleati, tenendo ad un tempo ampiamente conto dello sviluppo economico della Serbia che ci è stato sempre a cuore, e lo provammo in modo tangibile nella riunione di Londra. Cambon non ha insistito ed ha espresso speranza in una pronta e definitiva intesa.

Nicolson, che ho veduto nel pomeriggio per altro affare, era di ottimo umore, mi ha detto non essere ancora giunta risposta di Sazonov al telegramma spedito ieri da Grey, anche egli si è mostrato fi:ducioso nel raggiungimento dell'intesa e nella conseguente conclusione dell'accordo che a lui non meno che a Grey preme molto sia firmato al più presto, oggi anzi egli si proponeva di parlare con Grey per conoscere il suo pensiero circa modus procedendi per constatazione e firma. Nicolson si compiaceva del segreto finora qui mantenuto grazie alle straordinarie precauzioni prese da Grey. A Londra, egli mi diceva, all'infuori di pochissimi Ministri nessuno dubita anche lontanamente l'esistenza delle trattative e tutti continuano ad occuparsi dell'eventuale contegno dell'Italia. Al riguardo, osservava stamane Cambon, Grey è stato rigido al punto da rifiutare a lui e a Benckendorff il testo del nostro promemoria del quale consentì soltanto che entrambi prendessero appunti per riferire ai rispettivi Governi.

(l) -Per la risposta d! Sonnino vedi D. 231. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, c!t., pp. 118-119.
227

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. U. 176/86. Londra, 30 marzo 1915, ore 22,45 (per. ore 3,55 del 31).

Oggi nell'entrare al Foreign Office ho incontrato Ministro di Romania che ne usciva. Egli ha mostrato grande premura di venir parlar meco. Per il caso in cui egli mi rivolgesse qualche interrogazione attinente note trattative prego

V. E. telegrafarmi d'urgenza se delle medesime Governo romeno è al corrente e comunque in quali termini io debbo esprimermi con Mishu (2).

(l) -Vedi D. 215. (2) -Per la risposta di Sonnino vedi D. 229.
228

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. RR. Roma, 31 marzo 1915.

A seguito della conferenza di ieri sera (2), mr e doveroso ancora affermare che, considerata la presente relatività di potenza della flotta italiana ed austriaca, per compensare il notevole vantaggio bellico di questa rispetto a quella, derivante dalla maggiore capacità strategica delle sponde adriatiche orientali rispetto allle occidentali, sarà necessario un concorso attivo da parte degli alleati, costituito da almeno 24 cacciatorpedinieri moderni e da sei navi di velocità assicurata non inferiore a 17 miglia, con armamento principale da 305 mm.

229

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 156 Roma, 31 marzo 1915, ore 13,50.

Telegramma di V. E. n. 86 riservato speciale (3).

Governo romeno non è al corrente delle nostre trattative di Londra. V. E. vorrà perciò astenersi dal parlarne con Mishu; ma nei suoi colloqui con lui vorrà confermare nostra simpatia per Romania cui ci lega identità di interessi e di tendenze.

230

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (4)

T. GAB. R. SP. 157. Roma, 31 marzo 1915, ore 21.

(Per Berlino) Mio telegramma Gabinetto n. 66 Riservato Speciale (5). Ho risposto al Duca Avarna quanto segue:

(Per Vienna) Telegramma di V. E. Gabinetto n. 55 Riservato Speciale (6).

(Per tutti) Esaminate accuratamente le proposte messe innanzi dal barone Burian come basi di un accordo, le trovo da un lato troppo vaghe ed incerte, dall'altro assolutamente insufficienti per raggiungere realmente quello scopo

che entrambe le parti si propongono, cioè di creare una situazione che consolidando i loro reciproci rapporti ed eliminando ogni causa di attriti renda possibile la loro cordiale collaborazione per scopi comuni di politica generale.

Tralascio pel momento la gravissima questione relativa alla esecuzione immediata o differita dell'accordo eventuale, per quanto essa, secondo la diversa sua soluzione, si rifletta inevitabilmente sul merito stesso dei patti da concordarsi.

Dalla parte dell'Italia Burian chiede in primo luogo l'impegno di osservare una neutralità benevola dal punto di vista politico ed economico. Qui occorre intendersi chiaramente. Se con queste parole s'intende l'impegno di seguitare a mantenere una perfetta e sincera neutralità come l'abbiamo osservata fino ad ora, non avrei nulla da obiettare; ma debbo far considerare come la situazione geografica dell'Italia nel Mediterraneo le vieta qualunque favoreggiamento di uno dei gruppi belligeranti che possa provocare rappresaglie per parte dell'altro che domina il mare, se essa non vuol mettere a repentaglio ogni sua vita economica facendo sentire alla popolazione gli stessi danni di una guerra, o essere trascinata suo malgrado nella lotta.

Burian chiede inoltre che nell'Albania resti in vigore l'accordo esistente tra l'Austria-Ungheria e l'Italia, nonché le decisioni della riunione di Londra.

Ora non è possibile per l'Italia di consentire ad una illimitata libertà d'azione dell'Austria-Ungheria nei Balcani, senza nemmeno ottenere che l'Austria-Ungheria si disinteressi completamente dell'Albania.

Scendendo alla sostanza della cessione offerta accennerò soltanto di volo ad alcune tra le questioni minori e secondarie elencate dal barone Burian, perché non è possibile discutere con frutto finché non sia concordato il punto principale, quello della estensione dei territori da cedersi.

Non comprendo quale giustificazione possa avere la richiesta di una somma globale per compenso degli investimenti fatti dallo Stato nei territori da cedersi. Tali investimenti in quanto non furono pagati colle imposte tratte dagli stessi territori lo furono necessariamente mediante emissione di debito pubblico, onde restano coperti dalla quota parte del debito pubblico che verremmo ad assumere.

Inoltre quando Burian parla di debito pubblico sul quale doversi commisurare la quota parte da assegnarsi all'Italia, a quale epoca intende riferirsi? Al debito quale era al principio della guerra? Oppure quale è oggi quando si concorda la cessione? Oppure quale sarà al giorno della fine della guerra, giorno al quale si vorrebbe dal barone Burian rinviare l'esecuzione dell'accordo? Osservo che per potere sperare di arrivare a un'intesa in questo genere di questioni conviene assolutamente impiantare la discussione su cifre globali precise e fisse.

Dalle espressioni usate dal barone Burian non riesco nemmeno ad afferrare quale sia l'estensione del territorio che egli ci offre nel Tirolo meridionale. Anche indipendentemente da qualunque valutazione sulla possibilità di restringere il compenso soltanto ad una cessione nel Tirolo, la frase adoperata da Burian con cui accenna alla sola città di Trento aggiungendo che per particolareggiare maggiormente occorre tener conto delle esigenze strate~iche della Monarchia e dei bisogni economici delle popolazioni, mi riesce così sibillina da non poter capire che cosa veramente il Governo I. e R. intende offrirei. E l'accenno fatto poi alla convenzione sulla navigazione del lago di Garda rende l'offerta ancora più incerta, poiché esso sembra implicare che anche dopo la cessione del Tirolo meridionale il territorio Imperiale abbia a giungere fino al lago.

Se vuolsi inoltre creare davvero una situazione di concordia e di cordialità tra i due Stati per eventuali future cooperazioni verso mete comuni di politica generale è indispensabile eliminare per sempre ogni seria base su cui possano riprodursi frequenti i sussulti dell'irredentismo, oltre che costituire nei confini tra i due Stati e nell'Adriatico condizioni di maggore parità e di comune sicurezza; ed a effettuare ciò non basta certamente la sola cessione di una striscia di terreno nel Trentina.

Per queste ragioni ripeto che anche indipendentemente dalla questione della più o meno pronta esecuzione dell'eventuale accordo, debbo considerare troppo insufficienti come base di negoziati le proposte del barone Burian in quanto non soddisfano abbastanza le aspirazioni nazionali, non migliorano in modo apprezzabile le nostre condizioni militari, né rappresentano un compenso adeguato alla piena libertà d'azione lasciata nei Balcani, le cui sorti non possono non rappresentare per l'Italia un primario interesse politico ed economico.

(l) -Da Archivio Storico del Ministero della Difesa-Marina. (2) -Vedi D. 220. (3) -Vedi D. 227. (4) -Ed. in L V 108. D. 58. e in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 225. (5) -Vedi D. 208, nota l, p. 174. (6) -Vedi D. 208.
231

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. R. SP. 158. Roma, 31 marzo 1915, ore 21.

Telegramma di V. S. n. 161 Gabinetto (1).

Non ritengo utile né opportuno, nel momento attuale, l'intervento di rappresentanti della Romania nelle nostre relazioni con l'Inghilterra, con la quale manteniamo cordiali rapporti di amicizia.

Nel declinare la offerta di Bratianu V. S. vorrà però rendergli noto che apprezzo il sentimento che lo ha spinto a farla.

Avverto poi V. S. che, in relazione ad eventuali aperture di Mishu ad Imperiali, ho telegrafato a questo ultimo di mantenersi riservato, ma di confermare a Mishu la nostra simpatia per la Romania, cui ci lega identità di interessi e di tendenze (2).

232

IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2335/37. Janina, 31 marzo 1915, ore 22,45 (per. ore 10 del 1° aprile).

Yaver bey capo albanese più influente di Argirocastro, è venuto oggi espressamente a Janina per informarmi essere giunto ad Argirocastro ordine Governo

greco procedere elezioni politiche nell'Epiro Settentrionale e mi ha chiesto quale contegno dovrà tenere popolazione musulmana. In considerazione intendimento del R .Governo che la questione albanese debba arrivare impregiudicata al prossimo congresso per la pace ed in vista dichiarazione del Governo ellenico che l'occupazione greca dell'Alto Epiro è provvisoria, ho consigliato Yaver bey ad astenersi, al pari degli altri musulmani, dal partecipare alle elezioni politiche. Osservai che comportandosi altrimenti i musulmani avrebbero compiuto un atto di adesione e riconoscimento del dominio greco e che, alla loro spontanea partecipazione, il governo di Atene avrebbe potuto dare il significato di una vera e propria dichiarazione di nazionalità greca contribuendo così i musulmarìi stessi a creare uno stato di fatto che il Governo suddetto avrebbe saputo sfruttare a tempo opportuno per i noti fini della sua politica di annessione dell'Epiro Settentrionale. Ho lasciato però Yaver bey ed agli altri musulmani di decidere che cosa convenisse loro di fare, e se votare o non nel caso autorità greche ricorressero a minacce e violenze per costringerli a ciò. Rilevai come, in ogni caso, assai diverso sarebbe stato il significato e valore di una loro partecipazione forzata da quella di una partecipazione spontanea. Devesi tener presente che, prendendo parte alle elezioni, la situazione degli albanesi dell'Alto Epiro potrebbe migliorare anche perché i candidati da essi appoggiati, nel caso entrassero effettivamente alla Camera Greca come è certamente nella intenzione del sovrano ellenico, potrebbero proteggere i musulmani e i !ori interessi contro abusi o maltrattamenti delle autorità.

Tale è la questione che si dibatte ora tra i musulmani del basso Epiro cioè se malgrado Trattato di Atene che accorda ai musulmani dimoranti nelle nuove Provincie greche un periodo di tre anni di tempo dalla firma del Trattato stesso per l'opzione della nazionalità ottomana e greca convenga ad essi partecipare senz'altro alle elezioni politiche. Yaver bey mi ha confermato avere destato ottima impressione tra gli albanesi di Argirocastro l'occupazione italiana di Valona come pure il trattamento usato dalle autorità italiane a quei musulmani. Aggiunse che tutti i maomettani di Argirocastro sperano nella venuta delle nostre truppe, aspirazione questa nota, alle autorità militari greche che mal dissimulano il loro risentimento.

Mi consta che nell'imminenza delle elezioni politiche si sta organizzando qui una azione di propaganda tra gli albanesi diretta a lusingarli con promesse di aiuti finanziari e facilitazioni per la ricostruzione dei villaggi distrutti nell'Epiro settentrionale. Tale propaganda avrebbe per iscopo di indurre elementi musulmani a partecipare elezioni politiche ed a preparare il terreno cattivandosi lo stesso elemento per dare maggior base alle rivendicazioni greche sull'alto Epiro da far valere nel prossimo Congresso europeo. In pari tempo i greci, forse nell'ipotesi dell'estensione della nostra occupazione in Albania, stanno organizzando un altra propaganda a noi ostile intesa mettere in cattiva luce presso musulmani il contegno dei nostri soldati a Valona. A ciò fare sembra che essi si servano di alcuni albanesi e precisamente di tali Hagis Aga e Fehmi, ex-gendarme turco, testè arrivati da Valona che pare vadano appunto sparlando della condotta delle nostre truppe in Valona di fronte popolazione musulmana. Sono persuaso che tale propaganda non darà alcun risultato conoscendo ormai i musulmani metodi greci e non potendo giammai dimenticare il male loro

causato da dominazione ellenica che odiano sempre profondamente.

Confido che V. E. approverà il linguaggio da me tenuto a Yaver bey.

Comunicato quanto precede alla R. legazione.

(l) -Vedi D. 224. (2) -Vedi D. 229.
233

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 180/87. Londra, 31 marzo 1915, ore 23 (per. ore 8,35 del 1° aprile).

Nel suo colloquio di ieri (1), Cambon mi diceva che i Giovani Turchi con la loro insipiente politica si sono attirati un sentimento d antipatia tale da rendere assai difficilmente prevedibile la conservazione alla Turchia del possesso di Costantinopoli. Non si possono fare ora previsioni che avvenimenti potrebbero poi non giustificare, ma al momento attuale tutto lascia ritenere molto difficile la permanenza della Turchia in Europa. Per quanto concerne l'Asia Minore collega ritornava sui concetti già manifestati (mio telegramma Gabinetto 42 (2). Sembra a lui che spartizione definitiva fra Potenze alleate di tutte le regioni asiatiche oltre al riuscire non facile, procurerebbe ai futuri padroni molti fastidi ed ingenti spese per amministrazione e soprattutto per il mantenimento di forze militari sufficenti ad assicurare la tranquilltà e sviluppare i nuovi dominii acquisiti dagli alleati. La cessazione del dominio ottomano in Asia solleverebbe inoltre alcune questioni di soluzione estremamente ardua. «Ad esempio, diceva, sfido chiunque a trovare la soluzione pratica e duratura del problema di Gerusalemme e dei Luoghi Santi, questione importantissima nella quale oltre alle Potenze europee cattoliche ortodosse protestanti reclameranno voce in capitolo anche gli Stati Uniti dell'America del Nord».

Per tutti questi motivi Cambon considera soluzione preferibile il mantenere in Asia Minore il dominio ottomano previa una ripartizione fra le Potenze alleate delle relative sfere d'influenze. Nelle medesime, dette Potenze eserciterbbro un controllo più stretto e più effettivo mentre al futuro Governo centrale verrebbe posto un controllo finanziario esercitato unicamente dalle Potenze alleate, con ciò si assicurerebbe il benessere delle popolazioni e si impedirebbe ai Giovani Turchi di divenire nuovamente incomodi gettando denaro per esercito e flotta. Queste, concludeva Cambon, erano semplicemente disquisizioni sue personali, la situazione attuale essendo caotica al punto da non permettere manifestazione di vedute e di piani concreti. Grey nel colloquio di avantieri (3) diceva a proposito della Turchia Asiatica che se riuscisse possibile limitarsi ad una divisone di sfere d'influenza fra Potenze alleate mantenendo in piedi una specie di Governo ottomano si eviterebbero per tutti gli interessati difficoltà e complicazioni. Anche Grey però concludeva essere al momento presente assolutamente impos

sibile formulare progetto definitivo. Le osservazioni e considerazioni di Cambon mi sembrano sotto vari aspetti meritevoli di considerazione soprattutto per quanto concerne la questione di Gerusalemme e deg1i oneri finanziari non lievi che il possesso delle rispettive regioni asiatiche senza dubbio cagionerebbe ai nuovi padroni.

(l) -Vedi D. 226. (2) -T. gab. 304/42 del 14 febbraio, ore 15,37, non pubblicato. (3) -Vedi D. 215.
234

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. sP. 179/88. Londra, 31 marzo 1915, ore 23,05 (per. ore 5,15 del1° aprile).

Mio telegramma Gabinetto n. 86 riservato speciale (1).

Ho veduto testè Ministro di Romania. Mi ha detto Grey avergli ieri dichiarato in risposta alla comunicazione da lui precedentemente fattagli a nome del Governo romeno (2) che Inghilterra, Francia e Russia annettono particolare importanza alla eventuale cooperazione dell'Italia. Ministro avendo chiesto se ed in quale termine erasi Grey espresso meco, ho risposto in tesi generale essere io al corrente delle predette disposizioni delle tre Potenze alleate. Linguaggio di Mishu tenderebbe a confermare la mia impressione che egli sia ignaro di tutto.

235

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 178/89. Londra 31 marzo 1915, ore 23,05 (per. ore 7,35 del 1° aprile).

Decifri Ella stessa.

Stamane Grey fattomi chiamare mi ha detto che la sua salute richiedendo assolutamente una settimana di riposo, partirà questa sera lasciando la direzione del Foreign Office al Primo Ministro il quale, al corrente di tutto, potrà continuare le conversazioni con me.

Sopraggiunto allora Asquith, Grey ha riassunto situazione dicendo che Russia solleva tuttora difficoltà circa l'estensione della neutralizzazione. A parere di Grey è questo. un punto secondario circa il quale sembragli l'intesa non difficile. Unica divergenza importante ancora sussistente riguarda la nostra domanda per Sabbioncello ed isole circostanti. Grey ha letto poi un telegramma di Rodd sul colloquio di cui telegramma di V. E. n. 153 riservato speciale (4).

Io ho fatto osservare che la constatata divergenza concerneva un punto da noi considerato di primaria importanza per imperiosi motivi ampiamente sviluppati da V. E. a Rodd e da lui accuratamente riferiti. Ho quindi con massima energia insistito sulla impossibilità in cui ci troviamo di aggiungere ulteriori concessioni a quelle rilevanti già fatte: il Governo, ho detto è padrone della situazione avendo ormai piena ed intera la fiducia del Parlamento e del paese che senza alcun dubbio lo seguirà e farà in ogni circostanza il suo dovere. D'altra parte però non è lecito aspettarsi che il Governo dopo aver spinto il paese ad affrontare rischi e sacrifici di una grande guerra, si esponga al rimprovero di non aver provveduto alla tutela completa di quegli interessi supremi nazionali, il raggiungimento integrale dei quali può soltanto giustificare una guerra. Inoltre è da tener presente che il rispetto della clausola della neutralizzazione è sempre alquanto elastico: a noi non può certamente convenire dopo sacrifici di una guerra di trovarci di tanto in tanto nella necessità di rivolgere osservazioni e lagnanze ai futuri vicini per richiamarli, a volte forse con necessaria accentuata energia, all'osservanza degli impegni assunti, creandoci così motivo di preoccupazione per noi e di attriti con Nazioni con le quali sentimenti ed interessi ci consigliano invece di mantenere e svluppare cordialissime relazioni.

Qui Asquith ha osservato che non vedeva bene di quale utilità strategica potesse essere per noi il possesso di Sabbioncello neutralizzato. Ho risposto che a noi importava conservare quella penisola che è praticamente una isola non a scopo di offensiva ma per eliminare ogni possibilità che essa serva ad altri per intentare offensiva a nostro danno. In conclusione ho creduto ricordare ad Asquith e Grey, i quali di ciò hanno entrambi cordialmente convenuto rendendomi piena giustizia, che in varie questioni delicate e scabrose da me trattate in questi cinque anni io nei limiti del possibile non ho mai tralasciato di adoperarmi, e si vede con successo, per caldeggiare a Roma soluzioni concilianti. Nella presente circostanza però sono troppo convinto della ragionevolezza e giustizia delle esigenze nostre per prestarmi a raccomandare al mio Governo ulteriori concessioni che riterrei in coscienza contrarie ai vitali interessi del Paese. A tutte queste osservazioni né Asquith né Grey hanno opposto in realtà serie obiezioni, il loro contegno appariva piuttosto quello dell'onesto sensale desideroso di facilitare l'accordo. Grey ha detto che avrebbe subito telegrafato a Pietrogrado l'ultima concessione di V. E. circa la neutralizzazione di Sabbioncello la quale costituisce di per sé un nuovo progresso del negoziato. Ho qui osservato sembrarmi sarebbe tempo che la Russia faccia a sua volta il passo finale non sollevando più altre obiezioni alle nostre legittime domande.

Asquith ha chiesto allora quale era il pensiero del Governo francese. Grey ha risposto non aveva avuto ancora tempo di comunicare l'ultima risposta di Sazonov giunta poco prima. Poteva però in generale assicurare che Delcassé ha con grande buona volontà ed efficacia secondato l'azione conciliativa sua a Pietrogrado.

Grey ha in conclusione osservato che se la settimana scorsa mi aveva espresso il desiderio di venire per oggi ad una decisione in un senso o nell'altro, gli pareva ora tale decisione non possa essere che in un solo senso intendendo evidentemente quella della conclusione dell'accordo. Abbiamo con Asquith convenuto di rivederci non appena o lui o io avremmo qualche cosa da comunicarci. Quanto alla firma eventuale mi pare chiaro dovrà essere ormai rinviata fino alla settimana prossima dopo il ritorno dl Grey.

(l) -Vedi D. 227. (2) -Vedi D. 223.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 226.

(4) Vedi D. 225.

236

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 1° aprile 1915.

Btilow è stato da me per oltre un'ora. Non mi ha detto nulla di nuovo: le solite esortazioni. In sostanza egli ritiene che la situazionP. diventa, come ha detto, très-sérieuse, sopratutto a causa dei nostri preparativi militari, che io non ho potuto negare pure escludendo ogni idea di prossima mobilitazione. Li ho spiegati col fatto che, trovandoci in mezzo a un'Europa tutta mobilitata o quasi, avessimo il dovere di tenerci pronti ad ogni eventualità rimediando ad antichi e noti difetti della nostra organizzazione militare. Non altro. Naturalmente non ne sarà rimasto persuaso.

Circa la sostanza della questione ho insistito sulla gravità della pregiudiziale dell'esecuzione, comunque rinviata, e sulla esiguità delle proposte austriache (2), le quali, se fossero state conosciute in Italia, avrebbero suscitato un tolle contro di lui e contro di noi. Egli ha tentato di sapere che cosa avremmo voluto. Io mi sono limitato a dire che era impossibile parlare soltanto del Trentina e non dell'Adriatico, la questione dell'Adriatico essendo per noi ben più vitale di quella del Trentina; ma non ho soggiunta alcuna altra specificazione.

Io partirò, come ti ho detto, domattina. Vado a Napoli, Hotel Bertolini, dove mi si può anche telefonare; ma il telefono è pubblico. Porto con me il cifrario

C. U. Per qualunque comunicazione, anche delicata, con l'Interno puoi sicuramente valerti di D'Atri, chiamandolo al ministero o a casa sua. Posso tornare, se necessario, in poche ore; ma desidererei restare fino a martedì sera. Ho proprio bisogno di mutare cielo e di prendere aria.

Se, per qualsiasi ragione, ti occorresse chiamare qualche altro ministro

o il direttore generale di P. S., o altri funzionari, fallo senza arrestarti a scrupoli gerarchici. Ormai siamo legati da una piena responsabilità solidale; e ognuno di noi

deve fare per il meglio tutto quello che può. Buona Pasqua.

P.S. Vedo dall'ultimo telegramma d'Imperiali (3) che anche Grey è partito per una settimana.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 227. (2) -Vedi D. 208. (3) -Vedi D. 235.
237

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA E A BERLINO, BOLLATI (l)

T. GAB. R. SP. 160. Roma, 1° aprile 1915, ore t8.

(Per Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per tutti) R. Ministro a Cettigne telegrafa quanto segue: «Stanotte aeroplano lanciato diverse bombe producendo danni non gravi e ferendo quattro persone. Due bombe cadute nelle vicinanze Palazzo Reale. Popolazione allarmatissima » (t. 2334/52).

Prego V. E. esprimersi con Burian in conformità alle istruzioni contenute nel mio telegramma n. 69 Riservato Speciale (2).

238

IL MINISTRO A BERNA, P AULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 522/6 Berna, 1° aprile 1915, ore 18,40 (per. ore 23,25).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 172/2 (3).

Maggior organo intellettuale svizzera tedesca, le Basler Nachrichten pubblica articolo a noi favorevole che risponde a quello austriacante della Neue Zurcher Zeitung del 20 marzo, segnalato al R. Ministero dal Console Generale in Zurigo.

Articolo delle Basler Nachrichten inspirato dalla R. Legazione comparve già nel Dovere di Bellinzona del 30 marzo. So che Basler Nachrichten, che accordarono graziosamente ospitalità alla nostra difesa, che non ha alcuna forma ufficiale o ufficiosa, sarebbero lusingate che stampa della Capitale ne facesse menzione. Potendo ciò facilitare nostre relazioni con questo periodico della Svizzera tedesca, sarei grato al R. Ministero far sì che desiderio sia appagato.

Invio per posta articolo in questione.

239

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 183/163 Bucarest, 1° aprile 1915, ore 20,40 (per. ore 23,10).

Telegramma di V. E. Gabinetto Riservato Speciale n. 158 (4).

Mi sono recato subito da Bratianu col quale mi sono espresso nei precisi termini delle istruzioni di V. E.

(-4) Vedi D. 231.

Bratianu mi ha letto un telegramma giuntagli stamane con cui Mishu comunica nei termini seguenti risposta ora datagli da Grey in conformità dell'impegno con lui preso come ho riferito col mio telegramma Gabinetto

n. 161 (l): «il Governo britannico ha esaminato molto seriamente la proposta di Bratianu e considera la cooperazione italiana della più alta importanza. Questo parere è diviso dagli Ambasciatori di Russia e di Francia. Inghilterra è disposta andare tanto innanzi quanto è possibile nelle concessioni da far in vista della cooperazione italiana». Mishu conclude: «Mi è stato posto di nuovo la domanda se V. E. crede opportuno che se ne parli all'Ambasciatore d'Italia allo scopo di conoscere le vedute del Governo italiano. Si vogliono affrettare negoziati molto prima della fine di aprile per aver tempo di fare una intesa militare».

Quanto precede è traduzione letterale del telegramma di Mishu.

Ho risposto a Bratianu che non avrei mancato di trasmettere la sua comunicazione ma che dal canto mio non poteva che confermargli quanto gli aveva detto in base telegramma di V. E. indicato in principio.

Bratianu mi ha detto di sua iniziativa che, beninteso senza far cenno del colloquio avuto con me, avrebbe suggerito al Governo britannico entrare in trattative dirette col R. Governo a mezzo Rodd ed io non mi sono pronunziato al riguardo (2).

(l) Ed. in L V 108, D. 59.

(2) -Vedi D. 20. (3) -Vedi D. 47.
240

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 525/90. Londra, 1° aprile 1915, ore 21,58 (per. ore 4,20 del 2).

Dall'insieme del linguaggio tenutomi avantieri da Cambon (3) ho tratto impressione che passaggio eventuale in mani russe di Costantinopoli subordinato naturalmente ad ampia garanzia per assoluta libertà Stretti è un fatto da lui considerato come probabile, ma piuttosto con rassegnazione anziché con soddisfazione. Sul vero pensiero del Governo britannico non ho elementi sufficienti per pronunciarmi. Nicolson mi parlava bensì della cosa come di un'eventualità sicura, ma occorre sempre tener presente i suoi noti sentimenti di accentuata russofilia. Su questo argomento non vi sono state finora chiare manifestazioni della tendenza dell'opinione pubblica. È facile tuttavia intuire che aspirazioni russe riscuotono indiscutibilmente simpatia in certi centri unionisti, come è stato dimostrato da alcuni articoli pubblicati nel Morning Post e nello Spectator. Invece fra i radicali estremi, ex-germanofili e sempre nel fondo del cuore russo

17 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

fili continuano, mi si dice, a prevalere disposizioni ostili alla realizzazione delle aspirazioni russe su Costantinopoli.

Opinione però di questi dottrinari in fatto di politica estera esercita, e lo hanno dimostrato gli avvenimenti, un peso molto relativo sulle decisioni del Governo, il quale secondo impressione mia, pur forse preferendo in cuor suo altra soluzione, finirà al pari della Francia a rassegnarsi all'inevitabile per non scontentare la Russia. Del resto è sempre da tener presente che col possesso dell'Egitto la questione di Costantinopoli ha perduto quel carattere di interesse primordiale britannico che ebbe in passato e che costitui una delle tante cause di divergenze ed attriti anglo-russi.

Questo fatto incontestabile, che si dice ora in Germania, venne più volte riconosciuto dallo stesso barone Marschall in conversazioni con me a Costantinopoli e qui.

(l) -Vedi D. 224. (2) -Sonnino rispose il 2 aprile con t. gab. r. sp. 164 delle ore 21 "Confermo mio telegramma 158 ". (3) -Vedi D. 233.
241

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 524/91. Londra, 1° aprile 1915, ore 21,58 (per. ore 4,20 del 2).

Cambon adoperava avantieri (l) a riguardo della Grecia un linguaggio in evidente contrasto con l'accentuata grecofilia da lui dimostrata in passato.

Diceva che Re Costantino separandosi da Venizelos e non seguendone i consigli commise un errore di cui presto o tardi dovrà pagarne il fio. La collaborazione, nel fondo minima, sollecitata dalla Grecia (anche una sola nave e qualche battaglione), se concessa al momento in cui fu chiesta, avrebbe posto la Grecia in una condizione privilegiata consentendole con piccolissimo sforzo di realizzare a suo tempo l'offerta seducentissima fattale dalla Triplice Intesa. Questa favorevolissima occasione non si ripresenterà più perché nel frattempo si vanno maturando importanti avvenimenti che col determinare un déclanchement generale nei Balcani, toglieranno ogni valore a quella cooperazione che Grecia si vedrà forse obbligata ad offrire lo stesso ma che giungerà tardiva.

Secondo Cambon il malcontento generale della nazione potrebbe procurare allora gravi imbarazzi interni al Re Costantino e forse scuotere pure la solidità della Monarchia. Collega rilevava che questo Ministro di Grecia il quale finora lo visitava ogni momento, ora non si fa più vivo né comparisce nemmeno più al « Foreign Ofll.ce ».

Quanto alla Bulgaria Cambon opina che la forza degli avvenimenti dovrà

fatalmente avvicinarla sempre più alla Triplice Intesa, quale che possano essere

sentimenti personali del Re che a suo parere in questi ultimi due anni non

sembra aver dato prova di quella sagacia per cui andava finora rinomato.

(l) Vedi D. 233.

242

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 181/92. Londra 1° aprile 1915, ore 21,58 (per. ore 3,25 del 2).

Decifri Ella stessa.

Oggi primo Ministro convocatomi mi ha detto che le tre Potenze dopo maturo esame sono venute circa l'attribuzione della costa dalmata e delle isole alla finale conclusione da lui riassunta nei termini seguenti:

lo -All'Italia: la costa adriatica e le isole adiacenti dalla frontiera nord della Dalmazia al Capo Planka.

2" -All'Italia ugualmente le isole di Lissa, Busi, Cazza, Lagosta e Pelagosa.

3" -Alla Serbia: il resto del litorale dalmato compreso Sabbioncello da Capo Planka alla frontiera montenegrina con le isole adiacenti salvo quelle enumerate al punto secondo.

4" -La costa da Zara alla foce della Narenta e le Bocche di Cattaro sarà neutralizzata.

Asquith ha aggiunto che le tre Potenze alleate ed egli personalmente per motivi suoi speciali, annettono grandissima importanza alla cooperazione dell'Italia.

Per facilitarla credono aver tenuto massimo conto dei suoi interessi adriatici, consentendo all'assegnazione delle cinque isole esterne il possesso delle quali assicura pinamente all'Italia la difesa strategica e la pone in grado di provvedere efficacemente contro qualsiasi eventualità. D'altra parte le tre Potenze non possono tradire i legittimi interessi della Serbia la quale, dopo i grandissimi sacrifici sostenuti per la causa comune, ha acquistato diritto alla realizzazione delle sue antiche naturali aspirazioni che sarebbero amaramente deluse qualora la penisola di Sabbioncello appartenente alla terra ferma e le tre isole circostanti andassero in altre mani. A parte le imprescindibili esigenze della Russia, Primo Ministro trova che la soluzione propostaci è perfettamente jair e che quindi sarebbe criminal se il tanto desiderato accordo dovesse fallire per una questione da lui considerata di importanza la più secondaria in proporzione ai tanti vantaggi che noi trarremmo dalla conclusione del medesimo. Asquith ha aggiunto avere egli personalmente preso vivo interesse alla questione con la intenzione di dare la più ampia possibile soddisfazione alle nostre legittime esigenze. Obiezioni delle tre Potenze non sono determinate da interessi particolari, si tratta soltanto di un atto di dovuta giustizia verso la Serbia e la popolazione slava meritevole di considerazioni.

Ho risposto che dopo quanto ebbi a dirgli ieri (2) egli non doveva sorprendersi se le sue dichiarazioni mi cagionavano sensibile rincrescimento. Legato come sono da istruzioni precise e a vendo già a sufficienza esposto a Grey

ed a lui stesso tutti gli argomenti a sostegno di queste nostre domande, a me non rimaneva, per dovuta deferenza verso di lui, che riferire puramente e semplicemente le sue dichiarazioni a V. E. Egli mi ha detto allora che avrebbe telegrafato a Rodd incaricandolo di conferire subito con V. E. (1).

Asquith ha concluso che se noi accettiamo, accordo potrebbe essere stipulato nelle ventiquattro ore.

Le dichiarazioni molto precise di Asquith hanno confermato l'impressione riportata dalla conversazione che avevo avuta stamane con Benckendorff. Egli mi ha assicurato che, penetrato com'è lui e come sono tutti qui e a Parigi dell'enorme importanza della nostra cooperazione, egli è [stato] in questi passati giorni in attivissima corrispondenza con Sazonov, ma ha dovuto convincersi che il punto controverso è per la Russia assai più grave di quanto si possa credere perché originato non da motivi egoistici o politici, ma morali e sentimentali, determinati dai doveri imprescindibili dell'Impero verso la Serbia e gli jugoslavi. Se, aggiungeva, Sazonov cedesse su questo punto, egli si esporrebbe all'indignazione concorde della Russia intera.

Benckendorff ha poi osservato sembrargli in fondo che noi si abbia ogni interesse a fare questa da lui giudicata piccola concessione, considerato il vantaggio che sotto ogni aspetto arrecherebbe a noi cattivarci riconoscenza e amicizia degli slavi, che in caso contrario diverrebbero nostri nemici implacabili. Inutile aggiungere che osservazioni del mio collega furono da me ribattute con noti argomenti (2).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 229.

(2) Vedi D. 235.

243

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, A VIENNA, A VARNA, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (3)

T. 1073. Roma, 2 aprile 1915, ore 1.

(Per tutti meno Atene) Ho telegrafato al R. Ministro ad Atene quanto segue:

(Per tutti) Sir Rennell Rodd mi ha confermato che la Grecia sta compilando le liste degli elettori nelle Isole di Tenedos, Imbros, e di Castellorizzo oltre che nell'Epiro settentrionale. Rodd chiede se l'Italia si associerebbe ad osservazioni da farsi alla Grecia, perché il fatto delle elezioni al Parlamento ellenico in quei territori, non ancora riconosciuti dall'Europa come dipendenti dalla Grecia, senza che venisse elevata alcuna protesta per parte delle Potenze, non avesse a costituire un titolo e un precedente.

Risposi che le nostre relazioni, purtroppo in questi ultimi tempi non state sempre cordialissime con la Grecia, ci imponevano alcuni riguardi di forma

per non inasprirle ancora di più. Che si sarebbe però potuto rilevare la cosa ad Atene, facendo qualche riserva per le decisioni da prendersi a suo tempo dall'Europa. A Castellorizzo era evidente il proposito della Grecia di prendere una ipoteca che avesse poi i suoi riflessi sulle coste vicine di terra ferma che a noi interessano particolarmente. Prego S. V. di voler fare una opportuna comunicazione a codesto Governo in conformità della mia risposta a Sir Rennell Rodd (1).

(l) -Vedi D. 252. (2) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 162 del 2 aprile, ore 20,30. (3) -Ed. in SoNNINO, Diario, cit., p. 120.
244

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

'I'. GAB. R. SP. 182/69. Pietrogrado, 2 aprile 1915, ore 1,35 (per. ore 11,25).

Sazonov mi ha manifestato il suo grande rincrescimento per il linguaggio di diffidenza usato da alcuni giornali italiani verso la Russia ed ha respinto vivacemente l'accusa di imperialismo mossale da alcuni di essi. Egli ha soggiunto con molto calore che in nessun momento sono mai venuti meno nell'animo dello Zar e del suo Governo i suoi sentimenti di amicizia sincera e vivissima da essi nutrita per l'Italia e che, riaffermati a Racconigi, trovano nuova ispirazione nelle circostanze presenti, le quali rendono lecito il [voto di] «un intimo e stabile» avvicinamento fra i due Paesi. Il nostro più vivo desiderio, egli disse, è che l'Italia si penetri della sincerità dei nostri sentimenti e stringa fiduciosa la mano che le stendiamo.

Per le cose di Dalmazia, egli continuò, siamo unicamente animati dal desiderio di un equo componimento fra le aspirazioni italiane e serbe. Da un lato vogliamo dare prova all'Italia delle nostre simpatie, dall'altro abbiamo il dovere morale di ricompensare la Serbia. Per entrambe invochiamo una soluzione che non lasci traccia d'amarezze e seme di dissidi in alcuna delle due parti: ma nessun interesse egoistico ci muove né può muoverei per quanto riguarda il lago Adriatico ove solo una fantasia malevola può attribuirci mire ambiziose.

Sazonov mi ha poi riferito l'ultima transazione da lui proposta a Londra (2) che riconosce all'Italia il possesso delle isole esterne, ma continua ad escludere quello di Sabbioncello e delle isole interne. A quanto mi è sembrato, le sue insistenze maggiori riguardano l'attribuzione alla futura costa serba di quella penisola che domina Metcovic.

Sazonov mi ha accennato altresì al suo proposito di trovare un mezzo di rispondere ai non equi apprezzamenti fatti da alcuni giornali italiani sulla politica della Russia.

(l) -Per le risposte a queste e alle successive istruzioni contenute nel D. 261 vedi DD. 247, 279, 284, 292, 296, 310, e 335. Imperiali e Avarna non risposero. (2) -Vedi D. 215.
245

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2365/311. Pietrogrado, 2 aprile 1915, ore 1,35 (per. ore 12).

In una sua intervista col Birsgevia Viedomosti, signor Supilo, accennando alla nota sua teoria sull'unione personale dei serbi, dei croati e degli sloveni, ha detto essa ha incontrato simpatie in Russia, ma non ha dissimulato sua delusione per tiepida accoglienza trovata nelle sfere ufficiali. Egli ha espresso timore che la causa degli iugoslavi sia perduta se non la salverà la voce della opinione pubblica russa. Quanto Dalmazia egli ha sostenuto che essa non può venire trasformata in provincia italiana e che fra il dominio austriaco e quello italiano sarebbe sempre preferibile il primo perché Austria è obbligata a fare una parte alle nazionalità mentre l'Italia non potrebbe essere che imperialista. L'Italia non ha alcun titolo di benemerenza verso Triplice Intesa e non si comprende perché questa la favorirebbe. L'Italia prenderà piede nella penisola balcanica e si sostituirà all'Austria in modo ancora più pericoloso per gli iugo-slavi. La Serbia malcontenta assumerà necessariamente l'atteggiamento che aveva contro l'Austria; e l'Italia cercherà suo appoggio nella Romania e nella Bulgaria facendo sorgere un nuovo tipo di blocco balcanico avverso alla Russia. Supilo ha soggiunto che egli fu consigliato di ritornare a Londra e che vi ritornerà fra giorni ma che ancora non sa perché visto che tutte le speranze dei serbo-croati erano riposte nella Russia e non sull'Inghilterra e Francia per le quali la questione ha interesse secondario.

246

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 184/56. Vienna, 2 aprile 1915, ore 1,45 (per. ore 9,35).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 157 riservato speciale (2). Ho comunicato al barone Burian il risultato dell'accurato esame a cui

V. E. aveva sottoposto le proposte da lui formulate come base di un accordo e nell'esprimermi nel senso del telegramma suddetto gli ho fatto conoscere come quelle proposte fossero state da Lei trovate vaghe, incerte e assolutamente insufficienti per raggiungere lo scopo che entrambe le Potenze alleate si proponevano. Barone Burian mi ha detto che nell'accenno che Italia assuma impegno di osservare una neutralità benevola dal punto di vista politico ed economico, egli aveva voluto riferirsi alle disposizioni dell'articolo 4 del Trattato

di Alleanza, ma che con tale domanda non aveva inteso assolutamente che l'Italia dovesse agire in modo da poter esporsi ai pericoli di rappresaglie da parte degli altri Stati belligeranti.

Quanto alla domanda di V. E. che l'Austria-Ungheria si disinteressi completamente dell'Albania il barone Burian ha rilevato che questa era contraria agli interessi della Monarchia, che l'Italia stessa aveva riconosciuto per il fatto degli impegni assunti dalle due Potenze in virtù della nota intesa. Onde AustriaUngheria non poteva consentire in quella domanda.

Barone Burian ha riconosciuto quindi che il regolamento materiale delle questioni relative agli investimenti, fatti dallo Stato nei territori da cedere, ed al Debito Pubblico, sul quale doveva essere commisurata la quota parte da assegnare all'Italia, era questione subordinata completamente al punto essenziale cioè a quello dell'estensione dei territori da cedere. Era quindi inutile di occuparsi in questo momento di queste questioni le quali saranno esaminate a tempo debito e in modo particolareggiato, e esse non impediranno ai due Governi di arrivare ad una intesa in proposito. Riferendosi poi a quanto gli avevo fatto rilevare che dalle espressioni da lui usate V. E. non riusciva ad afferrare quale fosse l'estensione del territorio che egli offriva nel Tirolo meridionale, il barone Burian mi ha rimesso un breve « promemoria » indicante i limiti di quella cessione. E ha aggiunto che egli si era già prefisso di rimettermi il «promemoria» prima che gli avessi chiesto oggi udienza, per fare cosi seguito alla sua comunicazione di sabato scorso (mio telegramma Gabinetto n. 55 Riservato speciale) (1).

Trascrivo qui sotto il testo del «promemoria» stesso:

«I territori che l'Austria-Ungheria sarebbe disposta a cedere all'Italia alle condizioni indicate comprenderebbero i distretti (Politisches Bezirke) di Trento, Rovereto, Riva, Tione (ad eccezione di Madonna di Campiglio e dei suoi dintorni) nonché il distretto di Borgo. Nella vallata dell'Adige il confine rimonterebbe fino a Lavis località che resterebbe all'Italia».

Nell'accennarmi poi alla frase da lui dettami nel colloquio di sabato, riprodotta nel telegramma di V. E. che occorreva tener conto delle esigenze strategiche e dei bisogni economici delle popolazioni, il barone Burian ha osservato che aveva parlato di quei due elementi essendo necessario di prenderli in considerazione nel tracciare il confine non solo nell'interesse dell'Austria-Ungheria ma anche dell'Italia. Quanto alla menzione da lui fattami della convenzione sulla navigazione del Lago di Garda, i:l barone Burian mi ha detto che aveva creduto farne menzione perché quella convenzione, come le altre esistenti tra i due Paesi riferentisi al commercio limitrofo, dovevano essere sottomesse ad una revisione e naturalmente quella relativa al lago di Garda avrebbe cessato di essere in vigore, il lago di Garda essendo compreso tra i territori che sarebbero ceduti all'Italia. Barone Burian mi ha informato poi che consentiva su quanto V. E. affermava circa la convenienza di creare davvero una situazione di concordia e di cordialità tra i due Stati, per l'eventuale futura cooperazione verso mete comuni di politica generale. Ciò corrispondeva interamente alla sua maniera di vedere e più volte si era espresso meco in tal senso.

ma che gli riusciva malagevole il seguire il pensiero dell'E. V. là dove Ella

accenna alla possibilità della riproduzione di sussulti dell'irredentismo e di

costituire condizioni di maggiore parità e di comune sicurezza nei confini tra

i due Stati e nell'Adriatico. E ha aggiunto che non si poteva certamente

parlare della cessione di una striscia di territorio nel Tirolo meridionale quando

egli offriva tutti i distretti che formavano ciò che si chiama comunemente

il Trentina.

Avendogli infine ripetuto quanto V. E. dichiara nell'ultima parte del tele

gramma di V. E. il barone Burian ha manifestato la speranza che V. E. dopo

aver preso conoscenza dell'estensione del territorio da lui proposto, avrebbe

cambiato parere sull'importanza della cessione dell'Austria-Ungheria, la quale

non era una striscia di territorio.

*Dal modo come barone Burian si è espresso meco mi è sembrato rilevare

come egli non sarebbe disposto di fare, almeno per ora, cessione di territori

austro-ungarici maggiore di quella da lui proposta * (1).

(l) -Ed. In L V 108, D. 60, con soppressione della frase tra asterischi, e Integralmente, In SONNINO, Carteggio, clt., D. 230. (2) -Vedi D. 230.

(l) Vedi D. 208.

247

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2362/153. Atene, 2 aprile 1915, ore 11,40 (per. ore 14,40).

Telegramma di V. E. n. 1073 (2).

Prego V. E. telegrafarmi se Ella desidera che io faccia ordinatami comunicazione indipendentemente ovvero d'accordo con questo Ministro di Inghilterra. Mi corre obbligo mettere V. E. sull'avviso che se la farò da solo è più che probabile che, data nessuna discrezione degli attuali Ministri ed in modo speciale di Zografos, stampa abbia ad avere immediata conoscenza del fatto. Quali commenti ciò susciterebbe nei giornali di qua lascio V. E. immaginare. Attenderò quindi ulteriori istruzioni prima di parlare (3).

248

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, A NAPOLI (4)

T. GAB. R. SP. S. N. Roma, 2 aprile 1915, ore 12,30.

Imperiali telegrafa (5) che Asquith gli ha comunicato la «finale conclusione» delle tre Potenze che riassume nei seguenti termini: l o All'Italia la costa adriatica e le [isole] adiacenti dalla frontiera nord della Dalmazia al Capo Planka.

2" All'Italia ugualmente le isole di Lissa, Busi, Cazza, Lagosta, Pelagosa.

3" Alla Serbia il resto del litorale dalmata compreso Sabbioncello da

Capo Planka alla frontiera montenegrina con le isole adiacenti salvo quelle

enunciate al punto secondo.

4" La costa da Zara alla foce della Narenta e le Bocche di Cattaro sarà

neutralizzata.

Imperiali mi annunzia che Rodd è stato incaricato di venire a conferire

subito con me (l).

Condizioni offerteci mi sembrano assolutamente inaccettabili. Neutralizze

rebbero massima parte della costa nostra, cioè da Zara in giù, lasciando invece

non neutralizzati il tratto della costa serba che includerebbe penisola Sabbion

cello ed inoltre isole di Lesina, Curzola, Meleda ecc. cioè le località strategiche

più importanti.

Risponderò a Rodd che riservomi consultarmi con te.

A Londra propongo rispondere come segue:

«Non è possibile accettare emendamenti elencati da Asquith a nome tre Potenze. Condizione nostra nell'Adriatico dopo esito fortunato delle ostilità rimarrebbe tale da rendere assolutamente inesplicabile perché saremmo entrati in guerra addossandoci immani pesi e pericoli.

V. E. spiegherà a codesto Governo ragioni per cui ove tre Potenze mantengano loro emendamenti dobbiamo con nostro rincrescimento ritirare le nostre proposte considerandole come non avvenute» (2).

(l) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 167/70 del 3 aprile, ore 17. (2) -Vedi D. 243. (3) -Vedi D. 261. (4) -Ed. dalla minuta In SoNNINO, Carteggio, cit., D. 231. (5) -Vedi D. 242.
249

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

T. GAB. R. SP. 187/71. Berlino, 2 aprile 1915, ore 14,40 (per. ore 18,33).

Telegramma di V. E. n. 150 riservato speciale (3).

In una conversazione che ebbi ieri sera con Jagow egli mi disse che aveva avuto notizia delle proposte fatte dal barone Burian al R. Ambasciatore a Vienna ma non ancora della risposta da noi datavi: mi chiese se ne sapevo qualcosa di più. Risposi informandolo della sostanza delle ultime istruzioni impartite da V. E. al duca Avarna (4) ed espressi la mia meraviglia pel fatto che il barone Burian abbia ancora messo fuori la sua proposta di un accordo segreto che dopo le esplicite dichiarazioni fattemi qui ripetutamente da Jagow e dal Cancelliere avevamo ogni ragione di ritenere fosse stato completamente abbandonato: il dissenso verteva ormai soltanto sulla questione se l'esecuzione dell'accordo eventuale dovesse essere immediata, come noi giudichiamo indispensabile, o rinviata alla fine della guerra, come vuole l'Austria-Ungheria, ma sempre colla pubblicazione dell'accordo stesso. Jagow credeva che la pro

posta del barone Burian fosse stata enunciata puramente «pro forma » e come facente parte del programma primitivo del Governo austro-ungarico; era però sicuro che il barone Burian non vi avrebbe troppo insistito e avrebbe tenuto conto di quelle controproposte che gli sarebbero state presentate da parte nostra, come egli del resto dichiarò espressamente ad Avarna. Lo stesso diceva Jagow a proposito della questione riguardante la sostanza della cessione: ammetteva che le proposte del barone Burian fossero vaghe ed indeterminate: erano state fatte, egli credeva, appunto così per aprire più facilmente l'adito a trattative; barone Burian aveva voluto soltanto accondiscendere alla domanda del R. Governo e dare anche in questo prova di buona volontà mentre poteva apparire più naturale e più conforme alle consuetudini che, non chi deve dare ma chi deve ricevere, formuli per primo le sue proposte.

Circa l'accenno alla convenzione per il lago di Garda Jagow non ne traeva la conclusione che a V. E. era parso doverne trarne. Egli pensava che «revisione» di una convenzione può significare anche « abrogazione » e che nel pensiero del barone Burian si trattava unicamente di liquidare le eventuali conseguenze di natura amministrativa o finanziaria che dall'abrogazione sarebbero risultate senza che ciò potesse implicare che il territorio della Monarchia sarebbe ancora giunto fino al lago. In ogni caso Jagow mi pregava di interessare V. E. a voler concretare e precisare le sue controproposte che sarebbero state esaminate a Vienna con la maggior premura e col più sincero desiderio di arrivare al più presto ad un'intesa. Naturalmente, egli soggiunse, purché tali controproposte non comprendano Trieste, come alcune frasi delle istruzioni di V. E. potrebbero lasciare supporre: alla cessione di quella città, come è noto, il Governo austro-ungarico non sarebbe assolutamente in grado di consentire. Ma per il momento esso è animato dalle migliori disposizioni che gli sono d'altronde imposte, diceva Jagow, dalla gravità della situazione. Egli sperava che anche il R. Governo gli sarebbe venuto incontro in questo suo proposito di ottenere una soluzione favorevole dei negoziati in corso e avrebbe così eliminato il dubbio, che già comincia ad affacciarsi, che l'Italia voglia soltanto tirare le cose in lungo per ultimare la sua preparazione militare prima di effettuare quella partecipazione alla guerra che in massima sarebbe già decisa. Alcune notizie giuntegli ultimamente da Roma, accennanti a pressioni inglesi contro la conclusione dell'accordo, a più intensi armamenti e più grossi invii di truppe verso la nostra frontiera orientale gli sembravano a questo riguardo particolarmente inquietanti.

Replicai subito ripetendo a Jagow quanto gli avevo detto in precedenti occasioni, che non potevo che respingere questa supposizione ingiuriosa. Io non riuscivo a comprendere come egli, che pure dovrebbe conoscere bene l'Italia, non si renda conto della necessità assoluta e imprescindibile per il R. Governo, visto lo stato attuale dell'opinione pubblica, di presentare al Paese un risultato tangibile dell'opera sua che sia proporzionato alla tendenza unanime del popolo italiano di vedere realizzate le antiche e giustificate aspirazioni nazionali. Soltanto se i mezzi pacifici cui il R. Governo ha ricorso permetteranno di conseguire interamente tali risultati si potrà evitare di cercarne il conseguimento per altre vie. È inutile parlare delle gravissime conseguenze che l'impegnarsi in questa «altra via» trarrebbe inevitabilmente seco e che certamente il R. Governo ha tenute presenti. ~ inutile perfino insistere, come Jagow faceva anche questa volta, sul danno che potrebbe derivare all'Italia da una distruzione e anche da un soverchio indebolimento dell'Austria-Ungheria, danno che secondo lui era sempre stato riconosciuto dai nostri uomini politici compreso V. E. Ciò che ora occorre in primo luogo e innanzi tutto è una soluzione che dia una seria soddisfazione alle nostre aspirazioni nazionali, che migliori in modo apprezzabile le nostre condizioni militari e rappresenti un compenso adeguato alla piena libertà d'azione lasciata in una regione che costituisce per l'Italia un primario interesse politico ed economico. ~ naturale e doveroso per il R. Governo di tendere con tutte le sue forze a questo scopo.

Jagow insiste nondimeno perché io comunicassi a V. E. quanto egli mi aveva detto.

(l) -Vedi D. 252. (2) -Le istruzioni effettivamente spedite a Imperiali, che tenevano conto dei suggerimenti di Salandra (vedi D. 257), sono al D. 260. (3) -Vedi D. 208, nota l, p. 174. (4) -Vedi D. 230.
250

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 185/93. Londra, 2 aprile 1915, ore 19,40 (per. ore 0,55 del 3).

Decifri Ella stessa.

Le conclusioni delle tre Potenze alleate, circa nostri acquisti territoriali in Dalmazia furono ieri scritte di pugno del Primo Ministro in un foglietto che conservo e di cui inviai traduzione letterale nel mio telegramma Gabinetto

n. 92 (1).

Stamane Nicolson mi ha trasmesso un memorandum riproducente i quattro punti già noti con la variante seguente al punto quarto relativo alla neutralizzazione: «tutte le isole, la costa da Zara alla foce della Narenta e le Bocche di Cattaro saranno neutralizzate».

Memorandum comincia così: «Gli alleati accettano in principio gli acquisti territoriali desiderati dall'Italia ad eccezione di quelli in Dalmazia, dove il massimo che essi possono concedere è come appresso: (seguono i quattro punti già riferiti ieri) ».

251

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. R. SP. 163. Roma, 2 aprile 1915, ore 21.

(Per Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per entrambi) Mio telegramma n. 160 Riservato Speciale (2).

Il R. Ministro a Cettigne telegrafa quanto segue: «Ieri mattina due aeroplani lanciarono parecchie bombe su Antivari. Nessuna vittima. Danni leggeri

al binario, muri di cinta e vetrate stazione ferroviaria tetto Monopolio» (t. 2359/53 del lo aprile, ore 16,05). Quanto precede per le opportune comunicazioni a codesto Governo (1).

(l) -Vedi D. 242. (2) -Vedi D. 237.
252

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. GAB. R. SP. 165. Roma, 2 aprile 1915, ore 21.

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 92 Riservato Speciale (3).

(Per Parigi e Pietrogrado) Mio telegramma n. 162 Riservato Speciale (4).

(Per tutti) Sir Rennell Rodd mi ha riferito su quanto è stato risposto ieri da Asquith a V. E. (Imperiali) e mi ha lasciato un breve promemoria in cui si spiegano i motivi per cui il Governo inglese ritiene che l'Italia dovrebbe accettare gli emendamenti proposti. Da una frase incidentale di queste spiegazioni apparirebbe che anche la costa, dalle foci della Narenta in giù, compresovi Sabbioncello, (che le tre Potenze vorrebbero assegnare alla Serbia), come pure le isole assegnate alla Serbia dovrebbero restare neutralizzate; il che non risulterebbe da quanto ci comunicava V. E. (Imperiali). Avendo io rilevato questi punti dubbi, Rodd mi assicurò che avrebbe subito cercato di chiarirli telegraficamente a Londra.

Osservai inoltre quanto agli emendamenti in sé, che non potevo subito dare alcuna risposta definitiva, perché in materia così importante dovevo prima consultare il Presidente del Consiglio, cui avevo oggi telegrafato a Napoli (5). L'impressione personale mia era che ormai non potessimo più fare altre concessioni, e che valeva meglio sospendere addirittura qualunque negoziato se le tre Potenze insistevano nei loro emendamenti. La prima proposta nostra che ci attribuiva tutta la Dalmazia sarebbe stata sotto molti riguardi la più raz~onale anche dal punto di vista sentimentale pei Dalmati; ma per un riguardo a Grey e a Sazonov avevamo ceduto quanto a Spalato e al suo hinterland. Non potevamo invece transigere riguardo alle isole Curzolari, che per noi rappresentavano uno dei punti più importanti. Che se non ci garantivamo, nel caso di vittoria di poter almeno avere il dominio navale dell'Adriatico, non valeva davvero la pena correre gli enormi rischi e i pesi di una guerra. Aperti i Dardanelli la Russia sarebbe diventata una Potenza marittima di primo ordine nel Mediterraneo e non potevamo lavorare noi a crearle inoltre una forte base navale nell'Adriatico. Rodd chiese se non avrei consentito a una neutralizzazione di tutta la terra ferma dalmata. Dissi di no, perché la Croazia non essendo neutralizzata, nemmeno sulla costa, non potevamo eventualmente lasciare indifeso il confine che la fronteggerebbe, e nemmeno i passi verso la Bosnia.

(l) -Avarna rispose il 3 aprile, ore 23, con t. gab. r. sp. 190/58: "Ho comunicato al barone Burian quanto ha riferito a V. E. il R. ministro in Cettigne circa le bombe lanciate ad Antivari da aviatori austro-ungarici. Egli ha preso nota di tale mia comunicazione e, nel ricordare quanto mi ha detto ieri (mio telegramma gabinetto n. 57 r. sp.) [vedi D. 253], ha aggiunto che avrebbe di essa intrattenuto il Ministro Imperiale e Reale della Guerra". (2) -Ed. in SoNNINo, Diario, cit., pp. 121-123. (3) -Vedi D. 242. (4) -Vedi D. 242, nota 4. (5) -Vedi D. 248.
253

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP 186/57. Vienna, 2 aprile 1915, ore 21,20, (per. ore 2,25 del 3).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 160 riservato speciale (1). Nel comunicare al barone Burian quanto il R. Ministro a Cettigne telegrafa a

V. E. circa le bombe lanciate su quella città da due aeroplani austro-ungarici, mi sono espresso con lui conformemente alle istruzioni contenute nel telegramma Gabinetto n. 69 riservato speciale (2). Barone Burian mi ha detto che appena aveva avuto notizia del fatto suddetto, che era contrario agli accordi tra i due Governi, aveva reclamato presso il Comando Generale Militare. Questo in risposta avevalo informato che ignorava come quel fatto avesse potuto avvenire avendo impartito ai vari Comandanti di truppe istruzioni categoriche perché nessuna azione militare fosse intrapresa contro Montenegro e Serbia prima che Ministero Imperiale e Reale degli Affari Esteri ne fosse prevenuto. Il Comando Generale Militare avevagli inoltre fatto conoscere che non avrebbe mancato di fare procedere ad una inchiesta in proposito e di sottomettere a una punizione coloro che avessero contravvenuto agli ordini impartiti e di prendere i provvedimenti necessari perché fatti simili non si ripetessero. Ho approfittato dell'occasione per parlare con il barone Burian del bombardamento di Belgrado che secondo un comunicato ufficiale di ieri sarebbe avvenuto ieri stesso. Il barone Burian ha osservato che tale bombardamento non poteva essere paragonato all'azione dei due aeroplani austro-ungarici sopra Cettigne perché esso non era da considerarsi come una azione militare iniziata dall'Austria-Ungheria contro la Serbia bensì come risposta al bombardamento di Orsova fatto dalle truppe serbe il 31 marzo scorso. Ed ha aggiunto che il Governo Imperiale e Reale non poteva certamente tollerare di esser attaccato senza rispondere.

254

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 527/70. Pietrogrado, 2 aprile 1915, ore 21,26 (per. ore 2,15 del 3).

Seguito mio telegramma 67 Gabinetto (3).

Dalla stessa fonte, vengo informato confidenzialmente che Sazonov ha suggerito all'Imperatore di soprassedere a qualsiasi risposta alla nota lettera e di limitarsi ad intrattenerne gli alleati. Confermo mia fondata impressione che proposta del personaggio austriaco verrà declinata (4).

(l) -Vedi D. 237. (2) -Vedi D. 20. (3) -Vedi D. 214. (4) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Vienna, Berlino e Bucarest con t. gab. 235 del 3 aprile, ore 20.
255

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 166. Roma, 2 aprile 1915, ore 21,30.

(Per Parigi e Londra) Il R. Ambasciatore a Pietroburgo telegrafa quanto segue: «(Telegramma n. 182/69 Riservato Speciale)» (1).

Ho risposto a Carlotti quanto segue:

(Per Pietrogrado) Telegramma di V. E. n. 69 Riservato Speciale.

(Per tutti) -Prego V. E. di assicurare Sazonov che nulla io desidero di me

glio che «un intimo e stabile» ravvicinamento tra Italia e Russia. Per quanto riguarda il linguaggio della stampa italiana debbo notare che la nostra stampa, sulla quale il R. Governo non esercita controllo, ha assunto il noto linguaggio verso la Russia in dipendenza a quello tenuto negli ultimi giorni dalla stampa russa che sollevò una polemica oltremodo inopportuna. Ella vorrà altresì accennare a Sazonov, con il maggiore tatto, alla circostanza che gli atteggiamenti della stampa russa, sottoposta alla censura, circa la Dalmazia, si sono fatti più precisi ed aggressivi contro di noi dal giorno in cui abbiamo manifestato il nostro pensiero circa quelle terre, in un negoziato per il quale domandammo il più scrupoloso segreto.

256

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 529/72. Berlino, 2 aprile 1915, ore 21,55 (per. ore 0,55 del 3).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 230 (2).

Senza accennare alla notizia riferita dal R. Ambasciatore a Pietroburgo io condussi ieri con Jagow (3) la conversazione sull'argomento già più volte trattato di una possibile pace austro-russa e gli chiesi se non aveva saputo nulla di nuovo in proposito. Mi ha risposto che voci di tal natura continuavano a circolare, che si era perfino parlato dell'intervento a Vienna di un altolocato personaggio russo ma che egli non vi prestava troppa fede. Il Governo austro-ungarico persiste ad affermare il suo proposito di continuare la lotta accanto alla Germania e non vi è ragione di dubitare della sua sincerità tanto più che è conforme ai suoi interessi. Avendo fatto osservare che la situazione nei Carpazi

sembra essere così grave per l'Austria-Ungheria che il suo desiderio di venire a patti sembrerebbe abbastanza naturale, Jagow pur pretendendo che la difesa dei Carpazi poteva essere ancora sostenuta con successo replicò che anche la Germania non si rifiuterebbe di trattare con la Russia tanto più che le trattative potrebbero apparire più facili da quella parte che altrove: «La Germania vi occupa vastissimi territorii che non ha nessun interesse di conservare »; ma che appunto per ciò essa non vuole fare il primo passo e attende conducendo frattanto con la consueta energia le operazioni militari. Dal linguaggio di Jagow, ma più ancora da voci che ho inteso da altri sarei indotto a supporre che qualche assaggio in vista della possibilità di porre termine alla guerra colla Russia sia stato realmente fatto in questi ultimi tempi ma che mentre pochi giorni fa pareva accennare a lontana probabilità di successo ora queste probabilità siano di nuovo tramontate.

Jagow mi parlava in questa occasione delle notizie sconfortanti che gli pervengono circa trattamento inumano che viene tuttora fatto ai prigionieri tedeschi militari e civili in Russia. Mentre in Francia e in Inghilterra le condizioni sarebbero a questo riguardo assai migliorate e mentre tutti gli imparziali hanno dovuto riconoscere che esse non danno luogo ad alcuna obiezione in Germania, sembra invece che esse vadano costantemente peggiorando in Russia. Jagow si lamentava anche della poco efficace protezione dell'Ambasciata Americana di Pietroburgo.

(l) -Vedi D. 244. (2) -Vedi D. 214, nota 1. (3) -Vedi D. 249.
257

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. S. N. Napoli, 2 aprile 1915, ore 23,25 (per. ore 7,30 del 3).

Consento nella risposta da te formulata (2). Non credo indispensabile possesso Sabbioncello, ma indispensabile assicurare nostra supremazia militare in Adriatico. Altrimenti non si giustifica almeno per ora nostra partecipazione guerra. Potenze Triplice Intesa debbono comprendere che, non chiedendo not alcun loro diretto sacrificio per nostro concorso, né potendo esse per ora assicurarci alcun vantaggio concreto nel Mediterraneo orientale, unica seria ragione per metterei dalla loro parte, trascinando Romania, è la esclusione dall'Adriatico di qualunque altra potenza militare. Non possiamo desiderare la surrogazione della rivalità con Serbia alla rivalità con Austria forse meno pericolosa perché vecchio Stato in decadenza. Puoi, se credi, manifestare nettamente a Rodd que. sta mia opinione.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 232.

(2) Vedi D. 248.

258

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. S. N. Napoli, 3 aprile 1915, ore 11,35 (per ore 12,50).

Sarebbe utile che Carlott1 facesse notare a Sazonov che linguaggio giornali italiani, di cui egli si lamenta (2), è stato motivato da giornali russi i quali pretendono slava tutta intera costa orientale Adriatico fino a parlare di Trieste slava. Tale pretesa ci indurrebbe a parteggiare non contro ma per l'Austria (3).

259

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 531/10. Nish, 3 aprile 1915, ore 17,20 (per ore 5,10 del 4).

Rilevo un certo cambiamento nelle idee del Governo serbo riguardo convenienza di un accordo balcanico. Questo accordo, ritenuto qui finora impossibile a cagione eccessive pretese bulgare, si va ravvisando ora necessario per due pericoli da cui sarebbero minacciati gli Stati balcanici. Romania, Bulgaria e Grecia dovrebbero preoccuparsi gravemente della eventuale installazione della Russia a Costantinopoli e Serbia delle aspirazioni dell'Italia di impadronirsi della Dalmazia e dell'Albania. Solamente un blocco balcanico solidamente costituito sin da oggi potrebbe scongiurare l'asservimento degli Stati balcanici ed assicurare la loro indipendenza. A raggiungerlo Serbia farebbe un sacrificio territoriale maggiore di quello cui era disposta.

A chi mi teneva conHdenzialmente tale discorso ho risposto che hl R. Governo non ha fatto finora nessuna dichiarazione contraria alla neutralità e quindi non è serio parlare di aspirazioni o meno sulla Dalmazia e considerare tali aspirazioni come un pericolo per la Serbia. Quanto all'Albania l'Italia ha detto tante volte e ripetuto che per essa sono e rimangono valide le deliberazioni di Londra, salvo future modificazioni da portarsi eventualmente dalle grandi Potenze.

Il R. Governo ha sempre patrocinato prima e dopo guerra turco-balcanica, e specialmente in questi ultimi tempi, accordo fra gli Stati balcanici. Come si può ora pensare che questo abbia da formarsi a garanzia contro l'Italia? A quanto precede il mio interlocutore non dette alcuna replica.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 233.

(2) -Vedi D. 244. (3) -Per la risposta a Sazonov, già inviata da Sonnino, vedi D. 255.
260

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (l)

T. GAB. R. SP. 168. Roma, 3 aprile 1915, ore 18.

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 92 Riservato Speciale (2).

(Per Parigi e Pietrogrado) Mio telegramma n. 162 (3).

Ho risposto ad Imperiali come segue:

(Per tutti) Non ci è possibile accettare emendamenti elencati da Asquith a nome Triplice Intesa.

Potenze Triplice Intesa debbono comprendere che unica seria ragione per nostra partecipazione alla guerra al loro fianco, non chiedendo noi alcun loro diretto sacrificio pel nostro concorso, è di assicurare il nostro predominio militare nell'Adriatico, escludendo che vi possa avere o trovare una base navale qualsiasi altra Potenza.

V. E. spiegherà a codesto Governo motivi per cui, ove tre Potenze mantengano loro emendamenti, dobbiamo con rincrescimento ritirare le nostre proposte considerandole come non avvenute.

261

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, E ALL'INCARICATO DI AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. 1088. Roma, 3 aprile 1915.

(Per Atene). Telegramma di V. S. n. 153 ( 4).

(Per tutti meno Atene) Il R. Ministro ad Atene telegrafa quanto segue:

« (Telegramma da Atene n. 2362/153) ».

Ho risposto a Bosdari come segue:

(Per tutti) V. S. potrà fare la comunicazione di cui si tratta indipendentemente da altri colleghi. Tale comunicazione non dovrà avere un tono comminatorio ma è intesa a richiamare la Grecia alla realtà della situazione di diritto quale è stata stabilita dall'Europa cui spetta eventualmente di modificarla. Nelle sue osservazioni converrà che V. S. accenni in maniera speciale a Castellorizzo.

18 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

(l) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, c!t., D. 234. (2) -Vedi D. 242. (3) -Vedi D. 242, nota 2, p. 200. (4) -Vedi D. 247.
262

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 533/207. Durazzo, 3 aprile 1915, ore 18,35 (per. ore 21,30).

Telegramma di V. E. n. 228/17 Gabinetto del 30 marzo (l).

Ho informato Essad della speciale concessione che V. E. si è compiaciuta fargli di 25 mila franchi per una volta tanto in considerazione difficoltà attuali. Egli se ne dimostrò assai grato non solo per [assistenza] concreta rappresentata dal denaro ma anche in quanto costituisce un segno della continua benevolenza del R. Governo. Credendo interpretare giustamente intenzioni di V. E., salvo istruzioni in contrario, verserò pur non di meno metà mese corrente somma suddetta da valere per mese aprile. In esecuzione opportuni ordini di V. E. ho dato conoscenza della concessione ad Essad in modo egli non conti sul rinnovamento della medesima. Ove V. E. però riterrà utile conservarla anche per il mese prossimo questa R. Legazione se ne potrà valere in momento propizio come un altro eccezionale favore e ciò per ritrarne altro eventuale vantaggioso risultato.

263

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 188/72 Pietrogrado, 3 aprile 1915, ore 21,45 (per. ore 4,10 del 4).

Telegramma di V. E. n. 166 riservato speciale (2). Non mancherò di esprimermi con Sazonov in conformità delle istruzioni di

V. E. (3). Mi affretto frattanto a rilevare che l'accentuarsi delle nostre discussioni giornalistiche circa le cose di Dalmazia data da quando giunsero a Pietrogrado per farvi propaganda alcuni agenti serbo-croati, capitanati da Supilo ( 4), i quali trovansi in perenne contatto coi circoli serbo fili locali più avanzati e coi loro portavoce della stampa. Ma sfere ufficiali hanno osservato un grande riserbo verso detti agenti, provocandone anzi un malcontento non dissimulato. Da altre molteplici mie informazioni sono del resto indotto a ritenere che qui nulla sia trapelato, non solo sul [contenuto] ma sull'esistenza stessa dei negoziati di Londra.

(l) -Vedi D. 222. (2) -Vedi D. 255. (3) -Vedi D. 271. (4) -Vedi D. 245.
264

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 191/94. Londra, 3 aprile 1915, ore 23 (per. ore 6,05 del 4).

Riservatissimo per Lei solo.

Ricevuto stamane telegramma di V. E. Gabinetto n. 165/37 Riservato speciale (2).

Mi sono chiesto se conveniva o meno che io mi recassi a conferire con Asquith. Tutto ben considerato ho ritenuto preferibile astenermi:

l". -Perché avendo già detto a lui ed a Grey tutto quello che era umanamente possibile dire a sostegno della nostra giusta tesi e le mie parole avendo ricevuto autorevole conferma di V. E., nuove mie insistenze potrebbero sempre essere interpretate come soverchia premura da parte nostra.

2". -Perché risposta di V. E. a Rodd non è ancora definitiva né ella mi ha dato ordine di parlarne qui.

3". -Perché se questo Governo ritiene necessario suggerire qualche ulteriore concessione mi sembra preferibile pel momento almeno che sia esso a prendere iniziativa

Ciò premesso e, oltre alle considerazioni d'indole generale, in vista delle conseguenze che potrebbero derivare dal mancato accordo che già ci assicura incontstabilmente positivi vantaggi, sarei grato a V. E. significarmi se seguenti soluzioni da me escogitate come definitive nostre concessioni le apparirebbero accettabili:

l Cedere Sabbioncello che come parte della terraferma sarebbe lasciata

alla Serbia. 2". -All'Italia, oltre le note isole già attribuiteci, andrebbero pure le tre isole di Curzola, Meleda e Lesina. 3". -Tutte le isole dalmate italiane e serbe, da Punta della Planka in giù sarebbero neutralizzate.

4". -La costa dalmata italiana fino a Punta della Planka e tutte le isole spettanti all'Italia lungo detta costa fino a Capo Planka non sarebbero neutralizzate. Sarebbe invece neutralizzata l'intera costa da Punta Planka fino al confine montenegrino, compreso naturalmente oltre Sabbioncello, Ragusa e Cattaro.

Con queste due importanti concessioni si terrebbe conto delle obiezioni di Sazonov, sia circa la perpetua minaccia che il possesso nostro delle note tre isole costituirebbe per la Serbia, nonché dei suoi scrupoli circa il rispetto dei diritti di sovranità del Montenegro. Qualora tale soluzione fosse dai tecnici considerata sufficiente per garantire la sicurezza della nostra posizione strategica nell'Adriatico, io potrei, previo beninteso autorizzazione di V. E., metterla avanti a titolo di tentativo di mia personale iniziativa escogitata unicamente per evitare naufragio e con riserva di sottoporla a V. E. qualora essa incontrasse

favore qui. Questione strategica sempre a parte, a me pare, remissivamente, che quest'ultimissima eventuale nostra concessione meriterebbe riflessione come quella che, a tutela degli interessi generali nostri presenti e futuri, presenterà vantaggi superiori agli inconvenienti derivanti da una rottura definitiva. Se le Potenze alleate realmente annettono alla cooperazione nostra quella importanza precipua che con enfasi ostentano dovrebbero ragionevolmente accettare l'equa soluzione predetta. Se invece anche questa ultima nostra concessione rifiutano, vuole dire che fatti i conti si tengono sicuri della vittoria anche senza di noi e pertanto non desiderano realmente l'accordo nel quale caso la responsabilità delle conseguenze dell'eventuale rottura non potrà esserci addossata. D'altra parte provveduto beninteso anzitutto alla nostra sicurezza strategica sarebbe a mio subordinato parere sempre conveniente per noi, a meglio cementare la cordialità con gli eventuali alleati, il potere tangibilmente dimostrare che nulla abbiamo tralasciato per facilitare l'accordo andando loro incontro fino all'ultimo limite del possibile.

Confido V. E. vorrà riconoscere che io con le mani legate da ordini tassativi non potevo entrare con Asquith in discussione su proposte che tanto si discostavano dalle nostre moderate esigenze. Ancora meno poi potrei dare qui anche a titolo personale suggerimenti per altra soluzione conciliativa senza prima conoscere al riguardo il pensiero e le disposizioni di Lei. Attendo quindi suoi ordini in merito alla sottopostale soluzione prima di aprire bocca (l). Se nel frattempo Asquith mi farà chiamare mi limiterò ad ascoltare e riferire. Purtroppo la mia azione personale è in questo momento sensibilmente inceppata dalla partenza di Grey e dalla perdurante assenza di Tyrrell (2).

(l) Ed. !n SONNINO, Carteggio, cit., D. 235.

(2) Vedi D. 252.

265

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 532/70. Vienna, 3 aprile 1915, ore 23 (per. ore 3,30 del 4).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 223 (1).

Dalle riservate e diligenti indagini da me fatte è risultata infondata la voce riferita dal R. Ambasciatore a Pietroburgo che una Commissione di Deputati boemi stia per recarsi a Pietroburgo per assaggiare terreno per separata pace dell'Austria-Ungheria con la Triplice Intesa.

È bensì vero che il partito czeco non nasconde le sue simpatie per la Russia e che spera nella sconfitta dell'Austria-Ungheria o per lo meno in un suo indebolimento, in modo da poter predominare fra gli altri partiti politici ed è pure esatto che taluni influenti membri del partito medesimo non hanno cessato di intrigare con la Russia, ma nessuno di essi sembra pensare attualmente a recarsi in Russia allo scopo suddetto.

Per ciò che concerne poi il viaggio a Pietroburgo di una Commissione dl Deputati ungheresi, Ie informazioni da me qui assunte hanno dato un risultato analogo.

Desiderando però controllare tali informazioni ho pregato il R. Console Generale in Budapest di indagare dal suo Iato e riferirmi quanto potesse apprendere.

Il Comm. Martin Franklin mi ha risposto: « Aspirazione alla pace si è accentuata in Ungheria negli ultimi tempi specialmente per difficoltà alimentazione. Vi è anche qualche traccia di preoccupazione che Austria-Ungheria possa essere trascinata dalla Germania a prolungare la guerra quando essa sarebbe già rassegnata per fare la pace a certi sacrifici. Ma con tutto ciò quantunque abbia avuto occasione di vedere in questi giorni i maggiori uomini politici di tutti i partiti, non ho udito fare nessuna neppure lontana allusione ad idea di pace separata. Tutti confidano che si possa venire ad un accordo coll'Italia e che la Monarchia, stringendosi compatta nella difesa contro la Russia, possa evitare maggiori mali. L'unico uomo politico francofilo e russofilo è Michele Karoly. Ma egli mi ha dichiarato, come mi hanno dichiarato tutti gli altri, che questo è il momento di stringersi compatti intorno al Governo. I conti col Conte Tisza si faranno dopo la guerra. Non credo poi assolutamente che ad una pace separata possa lontanamente pensare conte Tisza. Oltre alle difficoltà, ai pericoli, al carattere antipatico di un'azione che sarebbe così ostile all'alleata, vi è il fatto che una idea di questo genere non si accorda affatto colla mentalità e colle idee del Presidente del Consiglio. Qui dove corrono le voci più straordinarie non ho udito nessuno parlare di una possibile missione di deputati ungheresi. Si parla piuttosto , come ho riferito, della probabilità che l'Inghilterra si opponga eventualmente ad una diminuzione dell'AustriaUngheria».

(l) -Sonnino non rispose a questo telegramma. (2) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 176 del 7 aprile, ore 20. (3) -Vedi D. 192, nota 3.
266

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (l)

L. P. Vienna, 31 marzo-3 aprile 1915.

Rispondo alla tua gradita del 24 corrente (2).

Quanto alla notizia d'una pretesa cessione di territori germanici all'AustriaUngheria che corse anche qui, essa mi venne smentita nel modo più formale dallo stesso Burian. Nel telegrafare la cosa a Roma (3) non feci però il tuo nome. Approfittai dell'occasione per manifestargli in via privata l'idea che ti comunicai nell'ultima mia (4) ed egli mi rispose che, quantunque fosse contrario ad una cessione immediata durante la guerra di territori austriaci, egli vi

{3) Vedi D. 112.
(-4) Vedi D. 101.

avrebbe aderito se la Germania gliene avesse dato l'esempio colla cessione durante la guerra di territori dell'Impero in favore della Monarchia.

Non credo che noi riusciremo mai a far recedere Burian dalla sua opposizione alla nostra domanda, nella quale è e sarà sempre appoggiato dalla Germania, come mi disse e mi venne confermato da Tschirschky.

Però siccome la Germania ha finito per consentire ed ha indotto l'Austria Ungheria a consentire alla cessione di territori della Monarchia, alla quale l'Imperatore era assolutamente contrario, io mi domando come te se entrambe le Potenze non finiranno per cedere anche sul punto suddetto, qualora la situazione militare fosse per prendere una piega peggiore della presente.

Ma se si riuscisse a superare tale difficoltà, rimarrebbe l'altra gravissima questione dell'estensione dei territori che dovrebbero esserci ceduti.

Ignoro quali siano le intenzioni del nostro governo ma mi pare impossibile che, di fronte alle pretese enormi che si accampano dai principali nostri giornali, esso possa accontentarsi del Trentina e di una rettifica di confine all'Isonzo.

Buriàn mi chiamò sabato scorso per farmi conoscere le sue proposte (1), che ti saranno state già comunicate da Sonnino e che si riducono alla cessione soltanto «di territori nel Tirolo meridionale». Buriàn non volle specificare l'estensione di tale cessione, ma da quanto potei capire l'estremo limite di essa sarebbe un po' al di là di S. Michele, località al nord di Trento ,ma non comprenderebbe Salorno.

Queste ultime indicazioni non le telegrafai a Sonnino. Sono ansioso di vedere cosa questi risponderà. La risposta però si fa aspettare mi pare un po' troppo; oggi è il quinto giorno che telegrafai a Roma.

Il modo strano col quale Sonnino ha condotto finora i negoziati farebbe supporre che egli non si era prefisso da principio un vero programma, o che questo abbia subito delle modificazioni a seconda dell'andamento delle trattative che, a quanto afferma Tschirschky, sarebbero in corso coll'Inghilterra.

Di più dalle sue istruzioni risulta che egli non ha idee ben chiare su quello che vuole. Queste istruzioni infatti sono in contraddizione talvolta colle precedenti e sono poi redatte in uno stile impossibile, contorto e poco diplomatico. Beati i tempi di San Giuliano!

Non so se hai osservato che egli ha cambiato di tono nei suoi ultimi telegrammi. Questi, che erano dapprima degli ultimatum, sono divenuti più concilianti, se tale parola può essere adoperata per un uomo del carattere duro di Sonnino.

I negoziati attuali non hanno in fondo ragione d'essere. Il nostro governo non può certo illudersi d'arrivare ad una conclusione tale da soddisfare in parte almeno le proprie pretese. E date queste pretese, che non possono essere qui ignorate, anche Burian non si dovrebbe fare illusioni di arrivare ad un'intesa qualsiasi. Ma temo che qui si sia talmente accecati o male informati da farsi simil illusioni.

Ammiro Burian di mettere tanto impegno per giungere a qualche cosa di concreto e di credere che con delle proposte come quelle da lui fatte, che non rappresentano forse <<le dernier mot », si possa evitare la guerra.

Nell'ultimo colloquio egli arrivò fino ad essere ingenuo. Come può egli supporre che qualora si arrivasse a concludere un accordo sulla base della cessione del Trentina ed anche d'una rettifica di confine all'Isonzo, sarà eliminata tra i due governi ogni causa di attrito e resa possibile una collaborazione comune Ma l'irredentismo non sarebbe in tal caso morto da noi, esso rifiorirebbe con maggior forza per tutti gli altri territori di lingua italiana che rimarrebbero in possesso dell'Austria-Ungheria.

Non ti lagnare del contegno che l'illustre uomo tiene verso di te: eguale contegno egli tiene a mio riguardo. Ma io non ne faccio caso. Siamo tornati, caro mio, ai tempi di Crispi. Ora come allora si trattano gli ambasciatori non come tali, ma meno che semplici subalterni.

Le mie informazioni non concordano con quelle di codesto corrispondente del Giornale d'Italia. Il nostro capo era guerrafondaio sin da quando mi trovavo a Roma nel dicembre scorso e mi si afferma da varie parti ch'egli lo sia tuttora. Conoscendo il suo carattere lo credo, perché quando si è messo in testa un'idea « il ne la lache pas » anche se questa deve condurlo in malora.

Come ti è stato riferito le cose vanno qui male, molto male dal punto di vista militare ed economico. La caduta di Przemysl ha prodotto una impressione enorme ed aumentato la sfiducia generale; si comincia pure a parlar male della Germania che si accusa di essere la causa della rovina della Monarchia!

L'opinione pubblica considera oramai la partita come persa.

3 aprile 1915.

P. S. Avevo preparata questa lettera in previsione dell'arrivo del corriere. Ma questo è giunto soltanto oggi. Invece, mi pervenne ieri l'altro la risposta di Sonnino (l) alle proposte di Buriàn, che riconosce inaccettabili, perché vaghe, incerte ed insufficienti.

Nell'ultima parte del suo telegramma egli accenna all'irredentismo ed all'Adriatico. Non te ne dico di più nella supposizione che abbi già ricevuto il testo del telegramma stesso. Quest'ultimo accenno fa intravedere dove mirano le pretese del nostro governo.

In seguito alla comunicazione da me fattagli del telegramma di Sonnino, Burian specificò maggiormente la sua proposta (2): la quale comprende in fondo l'antico principato vescovile di Trento.

Non mi dilungo neppure su ciò che Burian mi disse, né sulle sue osservazioni alle obiezioni di Sonnino, perché a quest'ora tu avrai pure il mio telegramma.

Aggiungo soltanto che avendo chiesto a Buriàn, in via naturalmente privata, se non sarebbe stato disposto ad estendere la cessione di territori nel Tirolo meridionale e a fare qualche cessione verso e oltre l'Isonzo, egli mi rispose negativamente. Ma mi fece capire che, qualora Sonnino non si fosse accontentato della cessione da lui proposta, l'avrebbe pregato di far conoscere le sue domande che esaminerebbe. Ciò farebbe credere che, nonostante la sua risposta suddetta, egli non sarebbe alieno dal fare qualche altra piccola cessione.

(!) Vedi D. 230.

Ma anche questo non sarebbe certo accettato dal nostro governo. Delle cose che sopra ti riferisco non feci cenno a Sonnino.

Dimmi cosa Jagow ha detto circa le ultime proposte di Burian e delle obiezioni sollevate da Sonnino (l). Dal modo come questi si armeggia si potrebbe dedurre che egli non tratti davvero, ma che voglia tirare le cose in lungo per aspettare il momento in cui gli converrà rompere i negoziati.

Qui invece Burian continua ad agire seriamente e s'illude ancora di poter arrivare ad un accordo, perché questo soltanto potrebbe corrispondere, secondo lui, ai veri interessi presenti e futuri dell'Italia. Egli pensa che se noi contribuiamo, col prender parte alla guerra, insieme alle Potenze dell'Intesa, alla sconfitta degli Imperi Centrali ne pagheremmo indubbiamente il fio in avvenire non potendo questo essere del tutto evitato. E su ciò vi è una parte di vero per quanto riguarda la Germania.

Il nostro addetto militare ha ricevuto da persona che si trova al Ministero della Guerra notizia che la mobilitazione avrebbe luogo dopo le feste. Da altra lettera ricevuta poi da Cerruti questa mobilitazione avverrebbe alla metà di aprile.

Scusa la forma poco corretta di questo postscriptum, ma ho dovuto scriverti molto in fretta avendo molto da fare.

(l) Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit. pp. 79-82.

(2) -Vedi D. 185.

(l) Vedi D. 208.

(2) Vedi D. 246.

267

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 536/71. Vienna, 4 aprile 1915, ore 15,40 (per. ore 20,35).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 230 (2).

Che un personaggio altolocato austro-ungarico abbia potuto indirizzare allo Czar una lettera nel senso indicato nel telegramma di V. E. suddetto non è affatto da escludere in modo assoluto. Si potrebbe supporre che tale alto personaggio non sia forse che quello stesso che nella dimora di varii anni da lui fatta per l'addietro a Pietroburgo riuscì a cattivarsi il favore dello Czar e della intera famiglia Imperiale non solo ma anche dell'alta aristocrazia russa. Ma che egli abbia potuto permettersi di parlare in quella lettera a nome del Governo Imperiale e Reale senza aver l'autorizzazione formale dall'Imperatore non è d'ammettersi in alcun modo. E tale autorizzazione non è da ritenersi che egli abbia potuto ottenere date le note disposizioni di Sua Maestà e del suo Governo contrarie per ora almeno ad una pace separata colla Russia. Queste disposizioni circa le quali ho riferito a V. E. coll'anteriore corrispondenza telegrafica e specialmente col mio telegramma di Gabinetto n. 16 del 16 gennaio scorso (3) non si sono modificate fino al momento in cui scrivo per le ragioni

stesse esposte in quel telegramma. Ma prescindendo da ciò l'ipotesi di una pace separata dell'Austria-Ungheria colla Russia sarebbe inammissibile nella presente situazione dal punto di vista militare. Infatti secondo quanto mi venne riferito dall'Addetto Militare su tutta la fronte della lotta dal Mare del Nord alla Bucovina nonostante la ripartizione teorica del Comando (segnata dall'alta Vistola) è il Comando tedesco del Generale Hindenburg che tiene l'alta direzione delle operazioni. Presso Comando supremo austro-ungarico è un Tenente Generale tedesco come presso quello tedesco è un Generale austro-ungarico (Stiirgh) e presso Comandi di armata austro-ungarici sono ufficiali di Stato Maggiore tedeschi quali mandatari del Comando in Capo tedesco. Si sa anche che tutto il movimento ferroviario sulle comuni retrovie è sotto l'alta direzione teutonica. Ma anche il modo col quale le truppe austro-ungariche e le tedesche sono fra loro frammiste presenta un ostacolo insuperabile a trattative separate. Cominciando da Nord un grosso Corpo di cavalleria austro-ungarica (Generale Hauer) opera coll'Armata tedesca sulla destra della Vistola, sulla Pilica (una armata austro-ungarica Bohm-Ermolli) è agli ordini del Generale tedesco Machensen, più a Sud elementi tedeschi sono incastrati nelle masse austroungariche; sul Dunajec almeno fino a poco tempo fa vi era una divisione di riserva tedesca (Generale Besser) ed ora nel settore centrale dei Carpazi due Corpi d'Armata bavaresi lottano per impedire l'invasione dell'Ungheria. Altre forze tedesche per quanto scarse sono in Transilvania. Si sono avvertiti è vero in questi ultimi giorni certi indizi di malcontento, tedeschi combattono con grande mala voglia nei Carpazi e una parte ne è stata ritirata. Ma prima di poter parlare di pace separata dovrebbe anzitutto procurarsi una situazione militare se non disgiunta almeno nettamente separata da quella della Germania e il primo sintomo ne dovrebbe essere il ritiro delle truppe austro-ungariche dalla Polonia russa e quello delle truppe tedesche dalla Galizia occidentale e dall'Ungheria. Allora solo le voci di pace separata da parte dell'Austria-Ungheria potrebbero avere forse un fondamento reale.

(l) -Vedi D. 249. (2) -Vedi D. 214, not.a l. (3) -Vedi seri" V, vol. II, D. G·l2.
268

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 193/95 Londra, 4 aprile 1915, ore 16,48 (per. ore 19,50).

Telegramma di V. E. n. 168 riservato speciale (2).

Salvo ordini contrari di V. E. avrei intenzione attendere di conoscere pensiero dell'E. V. sul contenuto del mio telegramma di ieri Gabinetto n. 94 Riservato speciale (3), prima di fare a questo Governo comunicazione prescrittami (4).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 236.

(2) -Vedi D. 260. (3) -Vedi D. 264. (4) -Rltrasmesso a Parigi c PiPlrogrado con t. gab. r. sp. 176 del 7 aprii,., ore 20. Anche a questo telegramma di Imperiali Sonnino non rispose.
269

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 192/73. Berlino, 4 aprile 1915, ore 21 (per. ore 0,55 del 5).

Telegramma di V. E. n. 167 riservato speciale (1). Ieri Jagow e stamane il Cancelliere mi parlarono dello stadio attuale delle trattative coll'Austria-Ungheria.

Essi osservavano che cedendo una volta di più alle nostre domande barone Burian aveva ormai precisato l'estensione del territorio del quale il Governo austro-ungarico offriva la cessione nel Tirolo meridionale e che sarebbe dunque spettato al R. Governo non soltanto di dichiarare, come aveva fatto, che quella cessione non era sufficiente, ma anche di specificare dal canto suo di quale ulteriore territorio chiedeva la cessione. Al rilievo che le era stato fatto in questo senso da Biilow, V. E. avrebbe risposto ammettendo che infatti il momento era forse venuto di concretare le nostre <loman<le in proposito e soggiungendo che si sarebbe posto a tale scopo m relazione con S. E. il Presidente del Consiglio dei Ministri tosto dopo 11 ritorno di quest'ultimo da una breve assenza a Napoli (2). Il Cancelliere pregava vivamente V. E. di voler fare conoscere il più sollecitamente possibile la decisione presa sull'argomento: egli pensava che una pronta soluzione della questione fosse altrettanto nei desideri del Governo che fin dal principio della presente fase dei negoziati aveva insistito perché fossero condotti a termine indicando anche per la loro durata il periodo di «un paio di settimane». Biilow aveva anche reso conto di un suo recente colloquio col Presidente del Consiglio dei Ministri (3) il quale aveva fatto a lui pure le dichiarazioni contenute nel telegramma di V. E. Gabinetto n. 157 (4) riservato speciale circa la «necessità di costituire nei confini fra i due Stati e nell'Adriatico condizioni di maggiore parità e di comune sicurezza». Biilow avendo ripetuto che sperava che con ciò non si volesse fare allusione a Trieste alla cessione della quale città l'Austria non avrebbe potuto consentire, S. E. il Presidente del Consiglio dei Ministri avrebbe replicato essere nell'Adriatico altri porti ed altre isole dei quali poteva essere questione. Il Cancelliere e Jagow dicevano di non comprendere di quali porti e di quali isole si dovesse trattare: insistevano ciò nondimeno perché anche di questo punto R. Governo precisasse le sue domande.

Fra le ultime dichiarazioni di V. E. aveva fatto qui la maggiore impressione quella che si riferiva all'Albania per la quale ella chiedeva il disinteressamento completo dell'Austria-Ungheria. Era questa, dicevano il Cancelliere e Jagow, una domanda nuova e che poteva sembrare in contraddizione col punto di vista costantemente adottato finora dal R. Governo il quale, per giustificare l'occupazione di Valona, si era appunto [attenuto] alle decisioni della riunione di Londra. Se queste, come il R. Governo ha sostenuto. debbono rimanere in

(-4) Vedi D. 230.

vigore, come è possibile che ne venga scartata l'Austria-Ungheria che quelle decisioni ha pure firmato e che almeno per la sua posizione geografica è senza dubbio anche maggiormente interessata alla questione che non le altre Potenze firmatarie Germania, Francia, Inghilterra e Russia? Essi sostenevano del resto che una siffatta esclusione non sarebbe stata nemmeno nell'interesse dell'Italia che, tolta di mezzo l'Austria-Ungheria, si sarebbe vista di fronte in Albania e nell'Adriatico senza alcun contrappeso il blocco slavo invadente e rapace, le cui pretese hanno avuto già abbastanza chiare manifestazioni in questi ultimi tempi. In generale per quella «eventuale futura cooperazione verso una meta comune di politica generale» cui accennava V. E., se il concorso dell'AustriaUngheria deve essere per l'Italia di qualche valore, occorre che essa non sia talmente fuori appunto da quelle questioni nelle quali il concorso potrebbe esplicarsi particolarmente. Che l'Austria-Ungheria esca dall'attuale guerra troppo rafforzata come in Italia si temeva, è una eventualità che fin d'ora può ritenersi completamente esclusa: che non esca troppo indebolita è invece cosa che, secondo il Governo germanico. dovrebbe premere anche all'Italia.

Ho procurato di riassumere fedelmente le cose dettemi dal Cancelliere e da Jagow. Alle quali ho replicato tenendo presenti sempre nel complesso e nei particolari le direzioni contenute nei telegrammi di V. E. ad Avarna e comunicati per norma di linguaggio.

(l) -Vedi D. 246, nota l, p. 204. (2) -Vedi SONNINO, Diario, clt., pp. 123-124. (3) -Vedi D. 236.
270

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 194/74. Pietrogrado, 5 aprile 1915, ore 0,20 (per. ore 7,05).

Telegramma di V. E. n. 165 Riservato speciale (l).

Da un lungo ed animato colloquio con Sazonov traggo le conclusioni seguenti:

l La Russia ammette che l'intera penisola di Sabbioncello faccia

parte della costa di cui essa ha proposto la neutralizzazione e che per conseguenza la costa neutralizzata non sia già limitata dalla foce della Narenta ma da un punto da convenirsi trovantesi presso base meridionale della penisola stessa.

2°. -La Russia consente alla neutralizzazione di tutte le isole adiacenti alla penisola di Sabbioncello.

3° -La Russia consente a considerare come massima parte discutibile (à débattre) la neutralizzazione della costa italiana dal confine nord della Dalmazia al Capo Planka. A quanto intravedo Sazonov subordinerebbe la rinunzia a tale neutralizzazione. alla rinunzia da parte nostra di neutralizzare il breve tratto di costa serba fra Sabbioncello e il futuro confine montenegrino, ferma restando la neutralizzazione delle Bocche di Cattaro.

Secondo mia impressione la neutralizzazione di «tutte » le future isole serbe potrebbe essere ottenuta con la rinunzia suddetta.

4• -Sazonov persiste a sostenere che il possesso di Lissa, Pelagosa e di Lagosta assicura all'Italia il controllo strategico sull'arcipelago e sul litorale fronteggiante, entrambi neutralizzandi.

5° -Egli persiste altresì nell'attribuire grande valore alla completa soddisfazione dataci anche per le isole del Quarnaro da noi domandate, nonché alla posizione privilegiata che di fatto ci sarà acquisita nell'istituendo Stato Albanese pur esso marittimo.

(l) Vedi D. 252.

271

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 195/75. Pietroburgo, 5 aprile 1915, ore 0,20 (per. ore 4,15).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 166 riservato speciale (1).

Sazonov mi ha manifestato il suo sincero compiacimento per la dichiarazione da me fattagli a nome di V. E.. Quanto al linguaggio della stampa russa egli mi ha detto che la corrente delle aspirazioni jugoslave e dalmate si fa sentire sempre più accentuatamente non solo in Russia, ma anche, a quanto gli viene riferito, in Italia stessa, e che sarebbe ben difficile a quest'ora l'arrestarla ma che in ogni modo le sfere ufficiali hanno sempre cercato e cercano di tranquillizzare le inquietudini dei circoli serbofili. Nel corso della conversazione mi ha confermato che il più scrupoloso segreto è qui osservato sui negoziati di Londra.

272

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2422/320. Pietrogrado, 5 aprile 1915, ore 14,10 (per. ore 19,20).

Russkoe Slavo ha pubblicato una corrispondenza da Roma in cui si stigmatizzano come ingiusti ed... (2) quegli articoli dei giornali russi che hanno cercato di porre in luce sfavorevole le aspirazioni italiane in Dalmazia. Corrispondenza segnala sentimenti di amicizia esistenti in Italia verso Russia ed espone concetto cui si ispira Comitato Pro Dalmazia. Questo ben lungi dall'essere imperialista mira ad una cordiale convivenza dell'Italia colla Serbia; si allieta dei successi di questa e del suo futuro sviluppo, e non combatte che l'Austroslavismo di cui

(2} Gruppo indccifrato.

era stato campione il defunto Arciduca Francesco Ferdinando. Il Pro-Dalmazia giusta la corrispondenza suddetta ammette che i Serbi prendano Ragusa, Cattaro e l'Albania fino a Durazzo ma rivendica per l'Italia che intervenisse nella guerra adeguati compensi.

(l) Vedi D. 255.

273

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 539/96. Londra, 5 aprile 1915, ore 16,16 (per. ore 21,50).

Telegramma di V. E. n. 233 (1).

Cambon non si spiegò chiaramente. Ricordando però quello che mi disse a suo tempo Grey mi pare chiaro, anche in base alle recenti pubblicazioni di Venizelos che offerta consisteva in Smirne con relativo hinterland vilayet Aidin. Impressione !asciatami dal linguaggio di Cambon che aveva... di un padre sempre disposto al perdono, è che offerta potrebbe ripetersi qualora Grecia mutasse contegno e finisse ad un momento qualsiasi per schierarsi definitivamente a fianco degli alleati.

274

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. S. N. Napoli, 5 aprile 1915, ore 18,20 (per. ore 18,55).

Riferendomi telegramma Imperiali riservato speciale n. 191 (3), ritengo che sua proposta sarebbe accettabile relativamente rinunzia a Sabbioncello, ma non relativamente neutralizzazione isole Curzolari delle quali, se neutralizzate, cesserebbe massima utilità come base navale.

275

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 537/74. Berlino, 5 aprile 1915, ore 21,40 (per. ore 3 del 6).

Telegrammi di V. E. 230, 235 (4). Anche Cancelliere nostra conversazione di ieri (5) mi accennò alle persistenti voci di pace separata austro-russa ed a notizia che era pure venuta a

(-4) Rltrasmettono rispettivamente il D. 214 e il D. 254.

sua conoscenza del passo che un alto personaggio austriaco avrebbe mosso a Pietroburgo. Egli diceva essere possibile che qualche Membro dell'aristocrazia feudale austriaca (è la «bestia nera » di questi governanti che le attribuiscono soprattutto la paternità di tutti gli atti ostili all'Italia) si fosse rivolto personalmente allo Czar per sollecitare suo intervento in favore di pace, ma dichiarava di essere sicuro che a questi maneggi era assolutamente estraneo Governo austro-ungarico. E in appoggio di questa sua convinzione citava presso a poco gli stessi argomenti che mi aveva già addotti Jagow (miei telegrammi Gabinetto 70, 72 (l). Errerebbe grandemente, egli soggiungeva, chi credesse che la situazione militare dell'Austria-Ungheria verso la Russia sia così grave e quasi disperata come presuppongono i suoi nemici. Certamente la caduta di Przemysl fu un incidente deplorevole e la difesa della linea dei Carpazi ne fu resa più difficile, ma noi abbiamo piena fiducia che quella difesa, alla quale coopera l'esercito germanico che è stato colà in questi giorni rafforzato da un nuovo Corpo d'Armata, si manterrà solidamente e che gli eserciti alleati riusciranno fra breve se non a riconquistare la Galizia certamente ad opporsi a qualsiasi avanzata russa nella pianura ungherese.

Debbo aggiungere che non tutte le cose che ho qui intese concordano con queste previsioni ottimiste. Dal linguaggio def Cancelliere, del resto, non traspariva nememno che egli fosse interamente rassicurato circa l'eventualità di una pace separata austro-russa.

(l) -Con t. gab. 233 del 3 aprile, ore 16, Sonnino aveva chiesto a Imperlal! d! telegrafare «!n che cosa si concretasse "offerta seduceni!ssima" fatta dalla Triplice Intesa alla Grecia». (2) -Ed. in SONNINO, Carteggio, Cit., D. 237. (3) -Vedi D. 264. (5) -Vedi D. 269.
276

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 538/75. Berlino, 5 aprile 1915, ore 21,40 (per. ore 2,20 del 6).

Le impressioni che avevo consegnate nel mio raporto 286 (2) nei miei telegrammi Gabinetto 65, 68 e 69 (3) circa le intenzioni del Governo Germanico in vista di una futura pace si sono andate vieppiù confermando. Nella conversazione che ebbi ieri col Cancelliere ( 4) egli mi aveva parlato della necessità per tutte le potenze di moderare le proprie pretese e mi aveva nuovamente citato, a proposito di moderazione, l'esempio di Bismarck che dopo la guerra del 1866 non aveva permesso incremento territoriale a danno dell'Austria. Avendo io replicato che non dubitavo che al modello del grande Cancelliere si sarebbero ispirati gli attuali suoi successori, Bethmann-Hollweg mi ha risposto che certamente non avrebbe mancato di tenerlo presente: che però occorreva anche prendere in considerazione lo stato di cose che fu così brutalmente rivelato dalla guerra che ha dimostrato come la Germania sia circondata da ogni parte da nemici, inconciliabili contro aì futuri attacchi dei quali è per essa indispensabile premunirsi mettendosi ìn condizioni più favorevoli per poterli respingere. E il Cancelliere non dissimulava che per creare siffatte «condizioni

più favorevoli» si sarebbe dovuto procedere anche a qualche « rettifl.cazione di frontiera. «È un pericolo grave per noi, aggiungeva egli, che non tutta la cresta della caten a dei Vosgi sia in nostro potere: vi sono nella vallata della Mosa e nei dintorni posizioni strategiche di capitale importanza per la Germania» Egli si affrettò però a dire che nessuna decisione definitiva era stata presa, tutto dipendendo naturalmente dallo svolgersi degli avvenimenti; e che, come avevamo dovuto rilevare da recenti pubblicazioni ufficiose, il Governo Imperiale si era sempre energicamente opposto a qualsiasi prematura discussione sull'argomento. Ma il Governo non poteva nemmeno proclamare fin d'ora una politica di rinunzia e di discrezione assoluta che avrebbe prodotto pessima impressione in paese e svalutato la sua azione ulteriore di fronte ai nemici. La riserva espressa dal Cancelliere circa lo svolgersi degli avvenimenti era fatta soltanto «pro forma» poiché ancora oggi in Germania, neppure fra quelli sempre più numerosi che sentono più pesantemente i disagi della guerra e aspirano più apertamente alla pace, nessuno dubita, o almeno confessa di dubitare, che successo finale debba arridere alle armi tedesche.

(l) -Vedi DD. 217 e 256. (2) -Non rinvenuto. (3) -Vedi DD. 168, 194 e 207. (4) -Vedi D. 269.
277

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 540/97. Londra, 5 aprile 1915, ore 24 (per. ore 6 del 6).

Ieri feci colazione con Generale Paget tornato qui venerdì. Riassumo sue impressioni. Egli è addirittura entusiasta dei russi. Ha percorso tutto il fronte, ha assistito a combattimenti, ha investigato ogni particolare. Comando, slancio, morale truppe, organizzazione accuratissima di tutti i servizi, lo hanno sorpreso superando ogni sua aspettativa. Granduca dispone inoltre di masse enormi di uomini preparati istruiti alla perfezione, le sacrifica senza risparmio pur di raggiungere scopo. Per il momento però deficienza fucili e munizioni non permette armare forze considerevoli per procedere alla grande avanzata per la quale occorrerà attendere quindi ancora qualche settimana quando sarà libero dai ghiacci Porto Arcangelo, dove saranno avviate armi e munizioni ordinate in America ed in Inghilterra. Intanto russi sono al riparo da aggressioni dei tedeschi i quali come avvenimenti hanno dimostrato finora, non appena mettono piede sul territorio russo perdono tutti i vantaggi ferroviarii goduti sul proprio terreno ed incontrano enormi difficoltà per intensificare una vera azione offensiva. Per conto Generale assicura essere rimasto colpito da condizioni pietose esercito austriaco stanco e profondamente demoralizzato. Ungheresi soltanto si sono battuti eroicamente. Contegno truppe altre nazionalità è stato indifferente e negli ultimi combattimenti spesso scadente. Numero di soldati che volontariamente si arrendono cresce sempre più. Ufficiali e soldati appena arresi non nascondono soddisfazione di averla fatta finita con la guerra. Notevole il fatto che in nuclei importanti di ufficiali prigionieri in Galizia ed anche in Serbia, benché custoditi da pochi soldati, non uno ha tentato di evadere.

Continuando, come appare probabile, successo russo nei Carpazi, collasso esercito austriaco appare prevedibile a scadenza relativamente breve. Desiderio di pace cominciasi ad intravedere fra gli austriaci né tedeschi potrebbero sul serio impedire tale eventualità, loro truppe attualmente in territorio austriaco essendo meno numerose di quanto generalmente credesi. Serbi hanno provveduto energicamente riorganizzare esercito e con morale altissimo impazienti attendono momento di avanzare contro Austria. Contegno Romania dipenderà da quello dell'Italia. In Bulgaria Re Ferdinando ondeggia pensando e calcolando precipuamente il pericolo personale cui può esporlo una decisione in un senso o nell'altro. In massima Sua Maestà sembra contrario a fare la guerra e tale pure sembra la tendenza della grande maggioranza della popolazione bulgara.

Generale attribuisce recentissima aggressione dei Comitagì bulgari ad intrighi austriaci. Ritiene Governo bulgaro non vi abbia avuto mano. (Di ciò per esperienza del passato non sono altrettanto così sicuro). Scopo aggressione è di spingere Serbia a dichiarare guerra Bulgaria. Serbia però è troppo avveduta per cadere nel tranello. Grecia si regolerà secondo circostanze. Generale accennò da ultimo contegno Italia dicendo essere convinto che nostro intervento seguito per necessità da tutti i balcanici affretterebbe la fine della guerra. Perdurante mantenimento nostra neutralità prolungherà durata guerra senza però alterarne vittorioso risultato finale.

Dal linguaggio del Generale intravidi facilmente che Granduca desidererebbe maggiore attività ed energia nel teatro della guerra anglo-francese. Inutile aggiungere che in tutto il colloquio io mi sono limitato ad interrogare ed ascoltare.

278

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 197/76. Pietrogrado, 6 aprile 1915, ore 18,15 (per. ore 21).

Con mio telegramma n. 74 (2) ho riferito all'E. V. le disposizioni manifestatemi da Sazonov circa il compromesso dalmatico. In quel colloquio, siccome conveniva, ho accolto le dichiarazioni del mio interlocutore a titolo di schiarìmento degli emendamenti di Londra ed ho per parte mia insistito sul nostro punto di vista e sulla grande portata dei vantaggi, probabilmente decisivi per la guerra, ottenibili dal nostro intervento che ormai è subordinato alla soluzione di questioni di ben secondaria importanza per la Triplice Intesa. Gli ho anche lasciato comprendere che le conversazioni di Londra correvano il rischio di una interruzione e forse di un arresto qualora la Triplice Intesa persistesse nei suoi emendamenti. Ma Sazonov, il cui linguaggio accalorato stava per assumere una vivacità maggiore e poco propizia ad una discussione fruttuosa, non mi ha nascosto che egli stimava esagerate le nostre domande

e che se non nutrisse ancora la lusinga di vederci meno intransigenti dovrebbe abbandonare la speranza di giungere all'accordo.

Le mie informazioni non sarebebro complete se non aggiungessi la vaga impressione personale da me riportata in due successivi colloqui da me avuti col barone Schilling e giusta la quale ove Sazonov ritenesse inesorabile la nostra resistenza e non vedesse altra via di raggiungere l'accordo che nel darci ulteriori soddisfazioni, egli finirebbe col !asciarsele strappare, ma che ciò lascierebbe in lui una amarezza difficilmente dileguabile e tale da rivelarsi nelle sue disposizioni in occasione di altri negoziati.

(l) -Ed. in SONNINO, Carteggio, Cit., D. 238. (2) -Vedi D. 270.
279

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2443/324. Pietrogrado 6 aprile 1915, ore 20 (per. ore 2,40 del 7).

Telegramma di V. E. n. 1088 (1).

Mi consta che anche Russia ha fatto rilevare alla Grecia inammissibilità di compilare liste elettorali a Tenedo, Imbro e Castellorizza, nonché nell'Epiro settentrionale.

280

IL MINISTRO A MONACO, TOMASI DELLA TORRETTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 542/[21]. Monaco, 6 aprile 1915, ore 20,05 (per. ore 2 del 7).

Mi risulta che la Santa Sede preoccupata della situazione che le verrebbe creata se l'Italia entrasse in guerra ed anche perché spintavi dal Governo germanico spiega la sua influenza a Vienna perché il Governo austro-ungarico faccia all'Italia le concessioni propugnate dal Gabinetto di Berlino (2).

281

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 198/59. Vienna, 6 aprile 1915, ore 21,30 (per. ore 2,30 del 7).

Mio telegramma Gabinetto n. 56 riservato speciale (4). Barone Burian mi ha pregato oggi di andarlo a vedere al Ballplatz. Egli mi ha domandato se avessi ricevuto da V. E. la risposta a quanto mi aveva

19 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

comunicato nel colloquio del primo corrente che riferii con telegramma di Gabinetto suddetto, e avendogli io replicato negativamente, mi ha espresso il desiderio di rivolgerle la seguente preghiera: siccome V. E. aveva trovato vaga e insufficiente la prima sua proposta (l) e non aveva ancora risposta alla sua proposta precisa, egli la pregava di fargli conoscere a sua volta le sue proposte per metterlo in grado di cercare reciprocamente di accordarsi sulla questione relative alle cessioni di territorio.

* Burian ha aggiunto che nel rivolgere la preghiera egli era animato dal desiderio di vedere i nostri « pourparlers » avviarsi più rapidamente verso una felice conclusione ispirandosi all'interesse che hanno i Governi di fare riposare le loro relazioni sopra una base più chiara e cordiale.

Nel ricordagli le varie considerazioni fattegli nel precedente colloquio in conformità delle istruzioni di V. E. (2) ho detto al barone Burian che mi sarei tuttavia affrettato di telegrafarle la sua preghiera.

Il desiderio manifestato dal barone Burian di conoscere al più presto le proposte di V. E. allo scopo di cercare di addivenire ad una intesa circa le cessioni di territorio, farebbe supporre che egli sia ora disposto a esaminarle con spirito conciliativo per accoglierle nella misura del possibile *.

(l) -Vedi D. 261. (2) -Ritrasmesso a Vienna e Berlino con t. gab. 248 del 7 aprile. ore 17. La risposta di Avarna è al D. 371. (3) -Ed. in L V 108. D. 62. con soppressione della parte tra asterischi, e, integralmente, in SONNINO, Carteggio, cit., D. 239. (4) -Vedi D. 246.
282

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. U. 196/98. Londra, 6 aprile 1915, ore 23,25 (per. ore 5,15 del 7).

Decifri Ella stessa.

Asquith, dal quale, come riferii a V. E. (4), non avevo creduto pm recarmi dopo il colloquio di giovedì scorso (5), mi ha oggi convocato e mi ha detto:

l·. -Che la Russia consente a rinunziare alla proposta clausola di neutralizzazione sulla costa dalmata da Zara a Capo Planka. Ho qui osservato ritenevo inteso che naturalmente non sarebbero neutralizzate nemmeno le isole da attribuirsi all'Italia lungo detta costa fino a Capo Planka.

Primo Ministro ha assentito.

2". -Che la Russia non può assolutamente consentire a privare la Serbia

di Sabbioncello facente parte della terra ferma.

3". -Che qualora a noi riuscisse possibile accontentare la Russia non insistendo più oltre su Sabbioncello egli, pur potendo garantire fin d'ora il risultato, farebbe ogni sforzo (would use his best endeavours) per persuadere Sazonov a !asciarci le tre isole di Curzola, Lesina e Meleda.

Asquith ha ritenuto essere ferma sua convinzione che l'Italia deve aver il predominio assoluto nell'Adriatico e di tali vedute di questo Governo non ha mancato di rendere edotto in modo ben esplicito il Gabinetto di Pietro

burgo. A lui pareva di aver assicurato tale predominio con le isole esterne già !asciateci, ma che ogni possibile obiezione sarebbe stata eliminata qualora gli riuscisse di farci avere le tre predette isole. Quelle ottenute, Sabbioncello diventerebbe un punto accessorio e noi, a suo avviso, potremmo rinunziarvi senza esitazione e preoccupazione per l'avvenire. Asquith ha ripetuto che la conclusione di questo accordo standogli per un cumulo di ragioni personalmente a cuore, sarebbe oltremodo lieto se una definitiva intesa venisse raggiunta durante la sua temporanea direzione del Foreign Office. Avendomi poi pregato di adoperarmi in tale senso, gli ho detto non potevo pregiudicare decisioni di

V. E., ma che non avrei mancato di raccomandare remissivamente questa soluzione come mi ero recisamente rifiutato a raccomandare quella precedente che secondo ebbi a dichiarargli, mi appariva inaccettabile in modo assoluto. Nell'uscire da Asquith ho incontrato Cambon, dalle solite circonlocuzioni del quale mi è parso intravedere che la soluzione accennatami da Asquith era stata pure escogitata da Delcassé, il quale parrebbe eventualmente disposto ad unire i suoi sforzi a quelli inglesi per persuadere Sazonov, qualora da parte nostra si rinunziasse a Sabbioncello, questione sulla quale la Russia è fermamente decisa a non cedere perché non potrebbe farlo senza scatenare una tempesta nei suoi circoli slavi. Cambon ha deplorato le inopportune e stupide polemiche iniziate dalla stampa russa.

Ho poi veduto Nicolson che mi aveva pregato di passare da lui. Nel constatare insieme le dichiarazioni fattemi da Asquith ho rilevato che andavamo incontro ad un grosso malinteso. A me sembrava aver capito che Asquith avesse menzionato tre isole: Curzola, Lesina e Meleda, mentre Nicolson parlava soltanto di Curzola. L'ho pregato quindi di recarsi su da Asquith per chiarire e gli ho esplicitamente significato che se a priori non ottenevo tutte e tre le isole, qualunque mio tentativo per facilitare la soluzione sarebbe riuscito vano e che del resto avrei per conto mio fatto il possibile per indurre V. E. a non cedere.

Nicolson dopo aver conferito con Asquith mi ha detto che stava bene come dicevo io e che Asquith si adopererebbe per farci avere le tre isole subordinatamente alla nostra rinunzia a Sabbioncello. Come V. E. vede la soluzione escogitata da Asquith è proprio quella da me sottopostale col mio telegramma n. 94 Gabinetto (l).

Per i motivi già esposti a me sembrerebbe meritevole di considerazione, se abbiamo interesse a concludere l'accordo. Le sarò quindi grato di volermi impartire i suoi ordini (2). A mio remissivo parere converrebbe io fossi autorizzato a dire qui in modo finale e categorico che se la Russia cede lasciando a noi le tre isole, che al pari di tutte le altre da Punta Planka in giù devono, giusta proposta, essere neutralizzate, noi non insisteremmo più per Sabbioncello. A me la neutralizzazione di tutte quelle isole non ispira preoccupazione, perché dal momento che sono nelle nostre mani non possono più servire a chicchessia come base navale e se per avventura Serbia non mantenesse in futuro i suoi impegni di neutralizzazione noi avremmo subito ogni diritto di fare altrettanto per conto nostro (3).

(2,) Vedi D. 291.
(l) -Vedi D. 208. (2) -Vedi D. 230.

(3) Ed. In SoNNINO. Carteggio, clt., D. 240.

(4) -Vedi DD. 264 e 268. (5) -Vedi D. 242. (l) -Vedi D. 264. (3) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 176 del 7 aprile, ore 20.
283

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 199/99. Londra, 7 aprile 1915, ore 13,41 (per. ore 18,20).

Decifri Ella stessa.

Alla fine del colloquio di ieri (2) Asquith mi disse doveva naturalmente essere ben inteso che qualora si giungesse all'accordo, l'Italia si impegnerebbe a non concludere pace separata ed aderirebbe all'analoga dichiarazione firmata nel settembre fra le tre Potenze alleate. Due volte ripeté il Primo Ministro che in una guerra come la presente non vi potrebbero essere limited liabilities.

Io risposi che obbligo di non concludere pace separata risultava esplicitamente dall'articolo primo del promemoria da me rimesso a Grey; mi pareva quindi che su questo punto nessun dubbio potesse esistere.

Nel susseguente colloquio con Nicolson a titolo confidenziale gli chiesi schiarimenti sulle parole di Asquith che io dissi non arrivavo a spiegarmi, vista la chiarezza perfetta della redazione degli articoli primo ed ultimo del nostro promemoria. Replicò Nicolson che nel detto documento noi abbiamo parlato di guerra soltanto all'Austria ed alla Turchia senza menzionare la Germania. Osservai che l'articolo secondo contiene le parole «e chi venga loro in aiuto~.

Rispose Nicolson trattarsi al postutto di una difficoltà di redazione facilmente superabile.

Credo opportuno prevenire V. E. di quanto precede, il linguaggio di Asquith e di Nicolson lasciando prevedere qualche proposta di modificazione nella redazione degli articoli relativi ai nostri eventuali impegni che probabilmente gli alleati chiederanno menzionino in modo esplicito la partecipazione nostra alla guera non solo contro l'Austria e la Turchia, ma anche contro la Germania.

284

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2468/158. Atene, 7 aprile 1915, ore 19,30 (per. ore 21,30).

Telegrammi di V. E. 1073 e 1088 (2).

Fatta riserva nei termini indicati da V. E. Zografos mi ha detto che notizia giunta a conoscenza di V. E. circa intenzione fare elezione nelle isole indicate e nell'Epiro settentrionale si basa unicamente su falsa interpretazione giornali della legge ora allo studio per la nuova circoscrizione amministrativa della Grecia. Governo Ellenico non ha mai avuto intenzione attribuitagli. Si riserva dopo di avere consultato Presidente del Consiglio farmi una formale assicurazione al riguardo (3).

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., D. 241.

(2) -Vedi D. 282. (3) -Vedi DD. 243 e 261. (4) -Vedi D. 310.
285

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 546/76. Berlino, 7 aprile 1915, ore 22,20 (per. ore 2 dell' 8).

Miei telegrammi Gabinetto n. 65, 68, 69 (1).

Oltre Colonnello House è venuto a Berlino, e vi si trova tuttora, un altro amico personale e fiduciario del Presidente degli Stati Uniti, il Signor Reis. Anch'egli ha cercato di scandagliare i propositi di questo Governo, in vista eventuale apertura per la pace ma, anche egli, senza nessun positivo risultato.

286

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2479/380. Berlino, 7 aprile 1915, ore 22,20 (per. ore 3,30 dell' 8).

Telegramma di V. E. 1073 e 1088 (2). A questo Dipartimento Affari Ester! non si ha finora alcuna conoscenza della questione concernente le nuove liste elettorali greche per le isole e Epiro; e a quanto ho potuto comprendere non si ha nemmeno alcuna intenzione di muovere eventualmente qualche oservazione in proposito ad Atene. Evidentemente Governo Imperiale ci tiene in questo momento ad evitare tutto ciò che potrebbe scontentare Grecia e il suo Re del cui contegno crede aver ragione di essere soddisfatto.

287

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. U. 202/100. Londra, 8 aprile 1915, ore 12,27 (per. ore 17,05).

Decifri Ella stessa.

Grey a quanto mi fu detto ieri al Foreign Office sarà qui sabato. Qualora

V. E. credesse consentire alla soluzione conciliativa propostami da Asquith (3) mi parrebbe consigliabile dargli prima di quella data la risposta da lui aspettata con impazienza. A mio remissivo parere sarebbe atto ad un tempo cortese verso di lui e provvido per noi il dimostrare al Primo Ministro, il cui parere

è sempre in fine dei conti dirimente, che noi abbiamo tenuto conto del suo desiderio di giungere ad una conclusione soddisfacente durante la sua temporanea direzione del Foreign Office.

(l) -Vedi DD. 168, 194 e 207. (2) -Vedi DD. 243 e 261. (3) -Vedi D. 282.
288

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 203/77. Pietrogrado, 8 aprile 1915, ore 12,55 (per. ore 18,55).

Da informazioni riservatissime, che non sono per ora in grado di controllare risulterebbe che, sebbene fino a ieri sera non sia pervenuta a Sazonov conferma da Londra del fermo atteggiamento del R. Governo di fronte emendamenti proposti dalla Triplice Intesa per le cose di Dalmazia (1), tuttavia non sarebbero rimaste senza qualche effetto sull'animo del Ministro le considerazioni da me espostegli nell'ultimo nostro colloquio (2), e particolarmente gli accenni alla possibilità di una interruzione delle conversazioni di Londra.

Giusta le informazioni stesse Sazonov non sarebbe ora assolutamente irreduttibile che nella questione di Sabbioncello.

Mi risulta d'altra parte che Granduca Generalissimo persiste nel ritenere esagerate le nostre domande e non abbandona idea di sottrarre Ragusa alla neutralizzazione ciò che potrebbe essere in dipendenza anche della sua parentela con la Corte Montenegrina (3).

289

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (4)

T. GAB. R. SP. 177. Roma, 8 aprile 1915, ore 16.

(Per Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per tutti) Telegrammi da Cettigne recano che ieri aeroplano ha lanciato quattro bombe su Podgoritza facendo vittime fra morti e feriti tra cui molti non militari.

Prego V. E. esprimersi col barone Buriàn in conformità delle istruzioni contenute nel mio telegramma n. 69 Riservato Speciale (5) e con riferimento alle dichiarazioni da lui fatte anche recentemente a V. E. (6), osservando che questa è una nuova violazione per parte dell'Austria-Ungheria agli accordi intervenuti fra i due Governi.

(l) -Vedi D. 260. (2) -Vedi D. 278. (3) -Ritrasmesso a Parigi e Londra con t. gab. r. sp. 181 del 9 aprile, ore 20,40. (4) -Ed. in T. V 108, D. 63. (5) -Vedi D. 20. (6) -Vedi D. 253.
290

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2510/91 Nish, 8 aprile 1915, ore 19 (per. ore 1,35 del 9).

Avendo io chiesto al mio collega di Bulgaria se sembrasse scorgere, come a me sembrava (1), disposizione migliore nel Governo serbo verso la Bulgaria in questo ultimo tempo egli mi ha detto di aver avuto la medesima impressione e di averla segnalata a Sofia. Allora gli ho chiesto come si potesse conciliare questo fatto col conflitto di Stradumiza che sarebbe stato interesse evitare tanto da parte serba quanto da parte bulgara nel momento attuale. Secondo lui la spiegazione sta nel predominio assoluto preso dal partito militare in Serbia il quale ha in mano ogni potere. Esso ha temuto che il Governo di Nish entrasse sulla via delle concessioni territoriali alla Bulgaria ed ha fatto nascere il conflitto per tenere viva l'animosità fra i due paesi essendo recisamente contrario ad ogni concessione.

Non nega che il partito militare, potente prima della guerra, sia ora potentissimo ma dubito della spiegazione data al mio quesito dal Collega bulgaro perché troppi elementi cominciano a dimostrare essere stato l'attacco alla frontiera organizzato in Bulgaria forse anche contro la volontà del Governo da cbi poteva avervi interesse.

291

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA. IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (2)

T. GAB. R. SP. 178. Roma, 8 aprile 1915, ore 20.

(Per Parigi e Pietrogrado) Mio telegramma n. 176 (3). Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegrammi di V. E. n. 98 e 100 ( 4).

(Per tutti) Sono dolente non poter accettare proposta Asquith che porterebbe neutralizzazione isole Curzolari. Spero presto poter mettere innanzi nuova proposta più semplice che potrebbe conciliare pareri diversi (5).

(l) Vedi D. 259.

(2) Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 242.

(3) -È la ritrasmissione dei DD. 264, 268 e 282. (4) -Vedi DD. 282 e 287. (5) -Vedi D. 323.
292

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2504/299. Parigi, 8 aprile 1915, ore 20,50 (per ore 23,25).

Telegrammi di V. E. n. 1073 e 1088 (l).

Anche Governo francese ha fatto ad Atene passo identico Governo britannico rilevando [inammissibilità], compilare liste elettorali a Tenedos, Imbros e Castello rizzo.

293

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (2)

T. GAB. R. SP. 180. Roma, 8 aprile 1915, ore 21,45.

(Per Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per tutti) Per soddisfare al desiderio espressole dal barone Burian formulo qui di seguito le condizioni che il R. Governo ritiene indispensabili per poter creare tra i due Stati una situazione normale e stabile di reciproca cordialità e di possibile cooperazione futura verso intenti comuni di politica generale.

V. E. spiegherà più distesamente al ministro Burian le ragioni che suffragano le singole proposte, nel formulare le quali ho tenuto nel massimo conto le varie osservazioni espostemi in passato riguardo alle necessità dell'Impero Austro-Ungarico.

Spero che il Governo Imperiale vorrà farci avere con la maggior sollecitudine possibile una risposta che auguro sia di accettazione. L'articolo l" si ispira ad un importante precedente storico oltreché ad evidenti ragioni di ordine militare pel tracciamento del nuovo confine. Anche l'articolo 2" si giustifica militarmente oltreché per ragioni etnografiche. L'articolo 3" rappresenta l'unico compromesso possibile tra le proclamate esigenze dell'Impero Austro-Ungarico e quelle del principio nazionale. L'articolo 4" mira ad attenuare in piccola parte le condizioni dolorose di inferiorità in cui si trova l'Italia nel mare Adriatico.

L'articolo 5° rappresenta la condizione sine qua non perché un qualunque accordo possa oggi concludersi. non potendo altrimenti nessun Governo in Italia prendere seriamente per tutta la durata della guerra gli impegni di cui è parola negli ultimi due articoli 10 e 11.

Gli articoli 6 e 7 tolgono di mezzo pel futuro un argomento di attriti e dl dissidio tra i due Stati, dando una legittima tutela agl'interessi italiani nello Adriatico senza ledere quelli austro-ungarici.

Gli articoli 8 e 9 si spiegano da sé.

Segue il testo degli articoli.

Art. l.

L'Austria-Ungheria cede all'Italia il Trentina coi confini che ebbe il Regno Italico nel 1811, cioè dopo il Trattato di Parigi del 28 febbraio 1810.

Nota all'ART. l.

Il nuovo Confine si stacca da quello attuale a Monte Cevedale; segue per un tratto il contrafforte tra Val Venosta e Val del Noce; poi scende all'Adige a Gargazone tra Merano e Bolzano, risale sull'Altipiano di Riva Sinistra, taglia la Val Sarentina a metà, quella dell'Isarco (Eisach) alla Chiusa (Klausen) e per il territorio dolomitico della destra dell'Avisio, escludendo le valli Gardena e Badia, e includendo l'Ampezzano, raggiunge poi l'attuale confine.

Art. 2.

Si procede ad una correzione a favore dell'Italia del suo confine orientale, restando comprese nel territorio ceduto le città di Gradisca e di Gorizia. Da Troghofel il confine nuovo si stacca dall'attuale volgendo ad oriente fino all'Osternig e di là scende dalle Carniche fino a Saifniz. Indi pel contrafforte tra Soisera e Schliza sale al Wirsehberg e poi. torna a seguire il confine attuale fino alla sella di Nevea, per scendere dalle falde del Rombone fino all'Isonzo passando ad oriente di Plezzo. Segue poi la linea dell'Isonzo fino a Tolmino, dove abbandona l'Isonzo per seguire una linea più orientale la quale passando ad Est dell'Altipiano Pregona-Planina e seguendo il solco del Chiappovano, scende ad oriente di Gorizia ed attraverso il Carso di Comen termina al mare tra Monfalcone e Trieste nella prossimità di Nabresina.

Art. 3. La città di Trieste col suo territorio che verrà esteso al Nord fino a comprendere Nabresina, in modo da confinare con la nuova frontiera Italiana (Art. 2) e al Sud tanto da comprendere gli attuali distretti giudiziari di Capo d'Istria e Pirano, saranno costituiti in uno Stato autonomo e indipendente nei riguardi politici internazionali, militari, legislativi, finanziari e amministrativi, rinunziando l'Austria-Ungheria ad ogni sovranità su di esso. Dovrà restare porto franco. Non vi potranno entrare milizie né austro-ungariche né italiane. Esso si assumerà una quota parte del'attuale Debito Pubblico austriaco in ragione della sua popolazione.

Art. 4.

L'Austria-Ungheria cede all'Italia il gruppo delle Isole Curzolari, comprendente Lissa (con gli isolotti vicini di S. Andrea e Busi), Lesina (con le Spalmadori e Torcola), Curzola, Lagosta (con gli isolotti e scogli vicini), Cazza e Meleda, oltre Pelagosa.

Art. 5.

L'Italia occuperà subito i territori cedutile (art. l, 2, 4) e Trieste e suo territorio (art. 3) saranno sgombrati dalle autorità e dalle milizie austroungariche, con congedamento immediato dei militari di terra e di mare che provengono da quelli e da questa.

Art. 6.

L'Austria-Ungheria riconosce la piena sovranità italiana su Valona e sua baia compreso Sasseno, con quanto territorio nell'hinterland si richieda per la loro difesa.

Art. 7.

L'Austria-Ungheria si disinteressa completamente dell'Albania compresa entro i confini tracciati dalla Conferenza di Londra.

Art. 8.

L'Austria-Ungheria concederà completa amnistia e l'immediato rilascio di tutti i condannati e processati per ragioni militari e politiche provenienti dai territori ceduti (art. l, 2 e 4) o sgombrati (art. 3).

Art. 9.

Per la liberazione dei territori ceduti (art. l, 2 e 4) dalla loro quota parte di obbligazione nel Debito Pubblico austriaco o austro-ungarico, nonché nel Debito per pensioni a cessati funzionari Imperiali e Reali, e contro l'integrale ed immediato passaggio al Regno d'Italia di ogni proprietà demaniale immobile o mobile, meno le armi, trovantesi nei territori stessi e a compenso di ogni diritto dello Stato riguardante detti teritori in quanto vi si riferiscano sia pel presente sia per l'avvenire, senza eccezione alcuna, l'Italia pagherà all'AustriaUngheria somma capitale in oro di 200 milioni di lire italiane.

Art. 10.

L'Italia s'impegna a mantenere una perfetta neutralità durante tutta la presente guerra nei riguardi dell'Austria-Ungheria e della Germania.

Art. 11.

Per tutta la durata della presente guerra l'Italia rinunzia ad ogni facoltà di invocare ulteriormente a proprio favore le disposizioni dell'articolo 7 del Trattato della Triplice Alleanza; e la stessa rinunzia fa l'Austria-Ungheria per quanto riguardi l'avvenuta occupazione Italiana delle isole del Dodecanneso.

(l) -Vedi DD. 243 e 261. (2) -Ed. in L V 108, D. 64, e in SaNNINo, Carteggio, cit., D. 243, tranne il testo degli articoli che è pubblicato in SoNNINO, Scritti e discorsi extraparlamentari, 1870/1920, vol. II a cura di B. F. Brown. Bari, Laterza. 1972, pp. 1638-1641. Per il primitivo progetto d! istruzioni ad Avarna vedi serie V. vol. II, D. 781.
294

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 548/78. Pietrogrado, 9 aprile 1915, ore 3 (per. ore 10,30).

Qualche giornale continua far circolare la voce di separata pace proveniente dall'Austria-Ungheria. In una parte del pubblico ancora esigua, per dire il vero, va facendosi strada l'idea che le proposte non dovrebbero venire respinte a priori ma esaminate seriamente ritenendo che dopo concordata la pace con Austria-Ungheria potrebbesi concentrare tutto lo sforzo offensivo contro la Germania.

Grandissima maggioranza è però avversa alla pace con Austria-Ungheria perché convinta che dopo gli ingenti sacrifici fatti la Russia deve ridurre l'Austria-Ungheria a dedizione completa per finirla una volta per sempre con l'eterna nemica. Molti poi dubitano dell'esattezza delle notizie dei giornali non solo perché vaghe e contraddittorie ma anche perché parecchi reduci dal fronte dei Carpazi affermano che resistenza austro-ungarica è colà tuttora solida nonostante le gravi perdite subite (l).

295

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 208/165. Bucarest, 9 aprile 1915, ore 14,10 (per. ore 23 del 10).

Bratianu mi ha letto un telegramma con cui Mishu riferisce aver parlato con Asquith, in assenza di Grey, confermandogli che il Governo romeno subordina le sue trattative colla Triplice Intesa ad ogni preventivo accordo diretto tra questo e l'Italia. Secondo i suggerimenti da me dati in conformità delle istruzioni dell'E. V. impartitemi coi telegrammi di Gabinetto Segreti Riservati speciali nn. 158 (2) e 164 (3), Mishu si è astenuto dal parlare di qualsiasi intervento romeno nelle trattative itala-inglesi. Asquith ha risposto che prendeva atto con piacere dei buoni rapporti esistenti tra Italia e Romania ed ha aggiunto, a titolo riservatissimo, che sono già in corso trattative dirette tra Italia e Inghilterra. Mi risulta, poi, anche che Mishu ha insistito sulla questione del Banato in conformità mio telegramma Gabinetto n. 161 (4).

Prego mantenere il segreto su quanto precede.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Vienna, Berlino e Bucarest con t. gab. 251 del 10 aprile, ore 22. (2) -Vedi D. 231. (3) -Vedi D. 239, nola 3. (4) -Vedi D. 224.
296

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 553/166. Bucarest, 9 aprile 1915, ore 14,10 (per. ore 23,25).

Bratianu mi ha detto che, contrariamente impressione che aveva avuto in principio, crede ormai che la sorte dei Dardanelli e di Costantinopoli è già fissata dalla Triplice Intesa nel senso che Costantinopoli dovrebbe passare alla Russia. Il fatto che tutte le assicurazioni dategli così a Londra come a Pietroburgo si sono limitate al lato economico della questione senza alcun accenno di carattere politico lo conferma in tale impressione.

Bratianu ha aggiunto che del resto si è di proposito astenuto finora dal sollevare questione futuro regime Stretti per attendere che anche Italia se ne sia occupata e potere così eventualmente associarsi ad essa.

Bratianu chiede quali siano notizie che R. Governo ha a tale riguardo (1).

Prego mantenere segreto su quanto precede.

297

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 551/167. Bucarest, 9 aprile 1915, ore 14,10 (per. ore 21,50).

Bratianu è molto preoccupato del contegno assunto dalla Serbia in questi ultimi tempi. Essa rifiuta ogni cessione in Macedonia alla Bulgaria, mentre anche Triplice Intesa sembra abbia cessato dall'insistere a Belgrado per le concessioni stesse. Bratianu quindi si domanda, malgrado i discorsi di Fitceff a Derussi di cui al telegramma di V. E. Gabinetto 247 (2), come possa decidersi la Bulgaria ad entrare in azione per la sola linea Enos-Midia e colla Russia a Costantinopoli per giunta.

Egli, aggiungeva, prevede difficoltà tra la Romania e la Serbia pel Banato, tanto più che contegno della Serbia verso la Romania già fin d'ora si mostra tutt'altro che amichevole, [dando] prova di poca buona volontà pel trasporto munizioni destinate Romania via Salonicco, malgrado tutto quello che Governo romeno abbia fatto da quando è cominciata guerra per aiutare con ogni mezzo Serbia.

Bratianu quindi prevede che l'ingrandimento Serbia segnerà fine dei rapporti di tradizionale intima amicizia colla Romania, la quale invece dovrà cercare di intendersi colla Bulgaria.

Secondo Bratianu Serbia sarà nel Mediterraneo avanguardia della Russia e dello slavismo e come tale sarà pericolosa anche per l'Italia. Prego mantenere segreto su quanto precede.

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 255/116 dell'l! aprile, ore 13,15: "Circa accordi della Triplice Intesa a proposito degli Stretti e di Costantinopoli nulla risulta a questo Ministero di più preciso oltre quanto veniva comunicato dal R. Ambasciatore a Parigi col telegramma ritrasmesso a V. S. n. 214" (vedi D. 214, nota 2). (2) -Con t. gab. 247 del 7 aprile, ore 17 Sonnino aveva ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado e Bucarest il t. gab. 545/42 del 7 aprile, ore l, da Sofia con il quale Cucchi riferiva circa un colloquio del ministro di Romania a Sofia con il ministro della guerra bulgaro, Fltccff, fautore di un accordo con la Triplice Intesa.
298

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 204/101. Londra, 9 aprile 1915, ore 16,21 (per ore 0,25 del 10).

Asquith convocatomi stamane mi ha detto che trovava giuste le obiezioni d'indole strategica da V. E. sollevate contro neutralizzazione delle isole Curzolari (2). Per queste ragioni e per l'interesse grandissimo da lui annesso alla pronta e definitiva intesa, egli le sottopone il seguente «suggerimento »: se Italia consentisse a togliere la clausola di neutralizzazione al tratto costa da lui definita «striscia di Ragusa» e cioè dall'estremo limite meridionale penisola di Sabbioncello fino a Castelnuovo, egli farebbe ogni sforzo per ottenere consenso russo alla non neutralizzazione delle isole Curzolari. Con questa legittima soddisfazione che noi daremmo ad un vivissimo desiderio di Sazonov, da lui, Asquith, condiviso per un sentimento di dovuto riguardo alla Serbia, noi, a parere del Primo Ministro, avendo provveduto in modo completo alle nostre esigenze strategiche, faremmo cosa molto grata alla Russia ed a lui personalmente e ci risparmieremmo in avvenire noie e ditficoltà coi Serbi.

Asquith ha aggiunto che questa soluzione era beninteso sempre subordinata alla nostra rinunzia di Sabbioncello. Su questo punto mi sono affrettato a dirgli che V. E. non mi ha ancora manifestato il suo pensiero.

Asquith ha pure rilevato che mentre la costa dalmata con le relative isole da attribuirsi all'Italia non sarebbe neutralizzata, rimarrebbero invece neutralizzate le isole (Brazza ecc.) lasciate alla Serbia, col resto della costa, inclusa Sabbioncello.

Egli ha concluso che credeva in coscienza di aver fatto la parte di onesto sensale e di essersi bene penetrato dei nostri legittimi interessi. Ora egli spera vivamente che V. E. vorrà accettare suo suggerimento e si augura, che, raggiunta così definitivamente intesa, la firma dell'Accordo abbia luogo al più presto. Avendolo io informato della proposta che V. E. sta preparando (3), Asquith ha detto che naturalmente l'avrebbe esaminata colla massima considerazione dovutale, ma che la sua odierna proposta gli pareva già di natura a rimuovere ogni difficoltà da parte nostra come quella che ci dà piena ed intera soddisfazione.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 244.

(2) -Sonnino le aveva sollevate nel colloquio con Rodd del 6 aprile, di cui non aveva trasmesso il resoconto a Imperiali. Vedilo in SoNNINO, Diario, cit., pp. 124-125. (3) -Vedi D. 291.
299

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 206/60. Vienna, 9 aprile 1915, ore 21,50 (per. ore 1,50 del 10).

Telegramma di V. E. n. 180 riservato speciale (1).

Prego V. E. farmi conoscere se nel caso che il barone Burian mi domandi di avere per iscritto il testo degli articoli di cui al telegramma summenzionato, io sia autorizzato a rilasciargliene una traduzione in francese.

Prego inoltre V. E. volere ripetere il passo dell'articolo terzo dalle parole: « e come nei riguardi politici internazionali » fino alle parole: «ad ogni sovranità su di esso». Siccome barone Burian mi ha dato appuntamento pel pomeriggio di domani, sarò grato all'E. V. di farmi pervenire una risposta in proposito nel mattino di domani stesso (2).

300

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 207/78 Berlino, 9 aprile 1915, ore 22,30 (per. ore 2,15 del 10).

Questo Addetto Militare mi prega telegrafare quanto segue al Comando Corpo di Stato Maggiore:

«N. 73 -Riservatissimo -In seguito al telegramma di V. E. ho declinato stamane invito già accettato precedentemente di partire stasera per nuova escursione cinque giorni teatro della guerra orientale e rimango Berlino.

Nel caso che rottura fosse ritenuta probabile riterrei opportuno ritirare l'Ubito a Berlino attendente e chauffeur e liquidare sul posto cavallo automobile il che forse sarebbemi possibile recandomi brevemente al Gran Quartier Generale oppure per lettera, e in entrambi i casi, se V. E. mi autorizza, farò sapere al Capo dello Stato Maggiore che incarico ricevuto, e che mi ha impedito partecipare escursione, prelude forse mio temporaneo viaggio in Italia, e che nell'incertezza dell'epoca del ritorno non credo conveniente lasciare personale italiano al Quartiere Generale.

Se anche, come è probabile, tale mio passo darà luogo a qua,lche sospetto non potrà, al punto in cui sono le cose, influire sensibilmente sulla situazione. Potrà darsi che un mio colloquio col Capo di Stato Maggiore dia luogo

da parte sua a dichiarazioni utili a conoscersi. Non credo che si approfitterebbe della mia presenza al Gran Quartiere Generale per trattenermi perché io domanderei in precedenza per telegrafo autorizzazione di presentarmi al Capo di Stato Maggiore per prendere temporaneo congedo da lui.

Prego rispondermi telegraficamente -Bongiovanni ».

(l) -Vedi D. 293. (2) -Sonnino r!spoRe con t. gab. r. sp. 182/81 del 10 apr!le, ore 10: «V. E. potrà rilasciare per iscritto in francese, con le debite inversioni, il testo degli articoli di cui nel mio telegramma n. 180. Segue la ripetizione richiesta da v. E.: "e indipendente nei riguardi politici, internazionali, militari, legislativi, finanziarli e amministrativi, rinunziando l'Austria-Ungheria ad ogni sovranità su di esso" ».
301

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 205/79. Berlino, 9 aprile 1915, ore 22,30 (per. ore 2,40 del 10).

Jagow mi ha pregato or ora di andare da lui e mi ha chiesto se sapevo che le nostre proposte sarebbero state fra breve presentate.

Risposi che se non lo erano oggi lo sarebbero senza dubbio è.omani poiché avevo ricevuto in quel momento comunicazione del telegramma stato diretto da V. E. ad Avarna (l) e contenente le istruzioni di formulare quelle proposte al barone Burian. Mi è sembrato più corretto di non informare Jagow subito del loro tenore prima di avere avuto conoscenza che la comunicazione ne fosse stata fatta a Vienna. Avendo egli chiesto se domande nostre fossero di molto superiori alle offerte austriache gli dissi che vi era senza dubbio un certo divario ma che il R. Governo si augurava che esse potessero essere accettate dal Governo I. e R.

Jagow soggiunse poi che informazioni giuntegli in questi giorni dall'Italia per posta avevano fatto credere che il R. Governo aveva in animo di decretare fra brevissimo tempo, forse già domani, la mobilitazione dell'Esercito. Egli lo aveva telegrafato a Btilow e questi ne aveva parlato a V. E. (2) che gli avrebbe risposto che non si trattava di vera mobilitazione ma di talune necessarie misure militari, nell'effettuazione delle quali si avrebbe avuto cura di evitare ciò che potesse apparire una diretta minaccia contro Austria. Jagow ciò non di meno ne era assai preoccupato e ad accrescere la sua preoccupazione era sopravvenuto oggi il fatto, da lui considerato come sintomo inquietante, che il R. Addetto Militare aveva informato lo Stato Maggiore germanico di dover sospendere la sua partenza pel teatro della guerra all'est che doveva aver luogo stasera (3) .

Jagow traeva dal complesso della situazione pronostici infausti per le relazioni fra la Germania e l'Italia: diceva che parecchi Rappresentanti italiani all'estero sostengono apertamente che l'Italia vuole la guerra. Io gli replicai una volta di più le ragioni di supremo interesse nazionale che ispirano il contegno del R. Governo e gli impongono le sue decisioni.

(l) -Vedi D. 293. (2) -Nel colloquio del 3 aprite, di cui Sonnino non aveva informato Bollati: vedi SoNNINo, Diario, cit., pp. 123-124. (3) -Vedi D. 300.
302

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. CONFIDENZIALE 2582/188. Sofia, 10 aprile 1915, ore 16 (per. ore 11 del 12).

Segretario Generale al Ministero degli Affari Esteri, a nome del Re, mi comunica che, avendo deciso immediato richiamo di Rizoff si avrebbe intenzione di nominare Ministro a Roma Stancioff attualmente Ministro a Parigi e già Ministro degli Affari Esteri. Sono pertanto incaricato di chiedere gradimento per il detto Diplomatico. Governo bulgaro desidererebbe risposta sollecita; avverte che Rizoff ignora questa misura. Stancioff che fu condiscepolo al Teresianum di Vienna di Ferdinando Coburgo, quando questi venne eletto Principe di Bulgaria fu nominato suo segretario particolare. Appoggiato da Provenyloff fu sempre uomo di fiducia del Sovrano che nel 1895 lo mandò Ministro a Bucarest da dove passò a Vienna nel 1897 e nel 1900 venne inviato a Petrograd dove rimase fino al 1906.

Chiamato a Sofia dopo le dimissioni di Racio Petroff fu nominato Ministro degli Affari Esteri nel Gabinetto Petkoff e nel 1908 venne inviato Ministro a Parigi. Quando era segretario del Principe sposò la figlia del Conte Grenaud de Saint Eustache, savojardo, che faceva parte della Corte Principesca. Essa ha parentele e relazioni nella nobiltà piemontese ed è anche cugina di Sua Santità Benedetto XV. Copre la carica di prima dama di onore di Corte ed ha una grande influenza personale sul Re Ferdinando.

Atteggiamento politico di Stancioff, a quanto mi risulta, è completamente favorevole alla Triplice Intesa e tiene moltissimo alle ottime relazioni coll'Italia. Pel suo passato e pei rapporti col Re, egli può considerarsi il meglio quotato diplomatico bulgaro (1).

303

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2574/189. Sofia, 10 aprile 1915, ore 16,30 (per. ore 20,25 dell' 11).

Sua Santità ha tolto scomunica di cui era colpito Re Ferdinando dal 1897 dopo passaggio del Principe Boris all'ortodossia.

Atto del Pontefice ha profondamente commosso Sovrano che andò a celebrare Pasqua a Filippopoli in quella Chiesa cattolica. Dato carattere del Re ed i suoi scrupoli religiosi, non v'ha dubbio che con questo atto il Papa si è assicurato grande ascendente sul'animo di Re Ferdinando (2).

(l) -Sonnino rispose con t .gab. 260 del 13 aprile, ore 21: " S. M. il Re concede suo gradimento alla nomina del signor Stancioff ". (2) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Vienna, Berlino, Bucarest, Nish e Atene con t. 1178 del 12 aprile, ore 15.
304

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. 555/12. Nish, 10 aprile 1915, ore 17,15 (per. ore 23,25).

Questo Ministro dell'Interno mi ha detto in via strettamente confidenziale che il Governo Serbo è fortemente impressionato da informazioni ricevute secondo le quali sarebbe possibile una pace separata fra la Russia e l'AustriaUngheria.

Se ciò seguisse Serbia considererebbe come sacrificati i suoi ideali nazionali (2).

305

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. U. 252/65. Roma, 10 aprile 1915, ore 18.

Telegramma ·ji V. E. n. 78 (3).

Escludo che codesto R. Addetto Militare prenda qualsiasi provvedimento che preluda o faccia supporre suo prossimo viaggio in Italia del quale in questo momento non è il caso di parlare. È anzi opportuno che sia dissipata impressione già avuta a questo proposito da Jagow (telegramma di V. E.

n. 79 (4).

Prego V. E. dare opportune comunicazioni in questo senso al colonnello Bongiovanni.

306

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

T. GAB. R. SP. 209/62. Vienna, 10 aprile 1915, ore 22 (per. ore 6,20 dell' 11).

Telegrammi di V. E. Gabinetto nn. 180 e 182 Riservati speciali (6).

Ho comunicato al barone Burian le proposte di V. E. contenute negli 11 articoli di cui al primo dei telegrammi suddetti e nello spiegargli nel modo più disteso le ragioni che suffragano le proposte stesse gli ho fatto rilevare che

{2) Ritrasmesso a Vienna, Berlino, Pietrogrado, Londra, Parigi, Sofia e Bucarest con

t. gab. 254 dell'l! aprile, ore 13.

(-4) Vedi D. 301.

20 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

nel formularle ella aveva tenuto nel massimo conto le varie osservazioni espostele in passato riguardo le necessità della Monarchia austro-ungarica. Gli ho quindi espresso la speranza che egli mi avrebbe fatto avere colla maggiore sollecitudine possibile una risposta in proposito che mi auguravo di accettazione. A sua richiesta gli ho poi rilasciato per iscritto in francese colle debite inversioni il testo dei suddetti articoli.

Barone Buriàn doop avermi ascoltato attentamente si è limitato a dirmi che avrebbe esaminato colla maggiore cura le proposte di V. E. e che mi avrebbr;) fatto conoscere la sua risposta nel più breve tempo possibile (1). *Ma ho potuto arguire dal suo contegno come egli considerasse le domande di V. E. eccessive e come queste gli avessero prodotto una penosa impressione" (2).

(l) Ed. in L V 108, D. 66. Ove il telegramma è ridotto alla frase seguente: "Secondo informazioni confidenziali sarebbe possibile una pace separata fra la Russia e l'AustriaUngheria".

(3) -Vedi D. 300. (5) -Ed. in L V 108. D. 65. con soppressione della frase tra asterischi, e integralmente in SONNINO, Carteggio, cit., D. 245. (6) -Vedi DD. 293 e 299, nota 2.
307

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2573/387. Vienna, 11 aprile 1915, ore 14,50 (per. ore 17,55).

Il R. Console Generale in Budapest mi prega di trasmettere a V. E. il seguente telegramma:

«26. -Da qualche giorno corre con insistenza, in Budapest, la voce che i russi non riuscendo ad entrare in Ungheria, finirebbero per offrire un armistizio che potrebbe essere un avviamento a negoziati di pace. Come ho già riferito, si considera la Galizia come più o meno perduta e si crede che potrebbe essere il prezzo della pace, mentre si crede che la Serbia è talmente travagliata da epidemie che sarebbe contenta di cavarsela con lo «status quo ».

Naturalmente si considera che pace non potrebbe farsi che d'accordo con la Germania tanto più che pare vi siano nella sola Ungheria 600 mila uomini di truppe tedesche. Un giornalista americano di passaggio che conosco da molti anni come persona seria e che è un profondo conoscitore della Russia dove visse sette anni, mi ha detto un giorno che egli non si meraviglierebbe se Russia, qualora vedesse di non poter avanzare in Ungheria, si rassegnerebbe d'un tratto alla pace, senza curarsi degli altri alleati, quando le fossero offerte condizioni buone per sé e accettabili per la Serbia.

Questo modo di vedere espressomi dal giornalista americano coincide con quanto qui si pensa da molto tempo.

Invece non ho trovato qui nessuno che creda alla possibilità di un accordo separato austro-ungarico e tanto meno ungherese colla Russia. Per quanto accurate indagini io abbia fatto, non mi risulta che alcun uomo politico ungherese di qualche influenza si è, di questi tempi, assentato dall'Ungheria. Michele Karoly c Just, che sono i soli che potrebbero nutrire idee di quel genere, sono ambedue qui e non si sono mossi. Di più, come ho detto, sono dappertutto strettamente mescolate le truppe ungheresi non solamente con

quelle comuni austro-ungariche, ma anche con quelle germaniche per cui un accordo segreto separato si scontrerebbe ad impossibilità materiali oltre a quelle morali.

Pare invece che sul fronte dei Carpazi, generali dei due stati abbiano avuto qualche abboccamento probabilmente per qualche breve tregua per seppellimento dei morti. Forse di qui ha avuto origine la voce insistente di armistizio imminente. Martin Franklin » (1).

(l) -Vedi D. 357. (2) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. 184/76 dell'H aprile, ore 13,30.
308

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (2)

T. GAB. R. SP. 186/78. Roma, 12 aprile 1915, ore 11,42.

Miei telegrammi gabinetto nn. 180 (3) e 184 r. sp. (4). È di grande interesse conoscere al più presto le impressioni e l'atteggiamento di codesto Governo circa le nostre domande presentate a Vienna. Prego V. E. riferirmi in proposito possibilmente oggi stesso (5).

309

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 212/79. Pietrogrado, 12 aprile 1915, ore 14 (per. ore 17).

Barone Schilling mi ha confidenzialmente comunicato un telegramma da Bucarest giusta il quale il R. Governo doveva presentare il dieci o l'undici corrente al Gabinetto di Vienna la lista delle sue esigenze per mantenere neutralità.

310

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2596/163. Atene, 12 aprile 1915, ore 17 (per. ore 20,05).

Seguito mio telegramma n. 158 (6) Caclamanos mi ha fatto conoscere risposta verbale data da Zografos al passo in questi ultimi giorni eseguito da questo Ministro di Francia e Ministro di Inghilterra relativamente alle elezioni politiche

che si tramerebbero nell'Epiro settentrionale e nelle isole di Tenedos, Imbro e Castellorizzo. Governo ellenico risponde che esso non organizza le elezioni ma che se avvengono dovrà tollerarle citando precedenti Congresso ellenico del 1863 che accolse delegati di tutti gli ellenici sparsi per il mondo, compresi quelli residenti in Francia ed Inghilterra. Con ciò però Governo ellenico non intende affatto modificare condizioni di quei paesi quali esse sono state fissate dalle convenzioni e dalle dichiarazioni internazionali. Ho domandato Caclamanos di darmi per iscritto tale risposta. Egli mi ha promesso di farlo se Zografos lo autorizzerà a ciò. V. E. vedrà se sia il caso che io insista per ottenere tale documento Cl).

(l) -Ritrasmesso a Berlino, Parigi, Londra, Pletrogrado e Bucarest con t. 1176 del 12 aprile, ore 15. (2) -Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 246. (3) -Vedi D. 293. (4) -Vedi D. 306, nota 4. (5) -Vedi DD. 312 e 318. (6) -Vedi D. 284.
311

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 561/74. Vienna, 12 aprile 1915, ore 19 (per. ore 20,50).

Devo segnalare a V. E. una crescente inquietudine che va manifestandosi fra la Colonia italiana di Vienna e anche in altri luoghi della Monarchia in seguito alle notizie di imminente scoppio di conflitto tra Italia e AustriaUngheria che pervengono dalle loro famiglie o da privati residenti nel Regno. Io non ho mancato di tranquillizzare questa Colonia e ho raccomandato ai RR. Consoli da me dipendenti di adoperarsi nello stesso senso presso le rispettive colonie. Ciononostante aumentano giornalmente le domande insistenti di consigli sul da farsi per parte di R. sudditi che non vogliono esporre se stessi ma soprattutto moglie e figli alle rappresaglie delle popolazioni che in tale eventualità sarebbero certamente esacerbate contro di essi. Inquietudine suddetta non potrà che essere aumentata dalla conoscenza per parte dei nostri connazionali dei consigli dati ai sudditi germanici in Napoli da quel Console di Germania e riprodotti nel Corriere della Sera.

In vista pertanto della grande responsabilità che incombe alla R. Ambasciata di non lasciare esposti dei connazionali agli eccessi popolari sarei grato a

V. E. di volermi impartire le necessarie istruzioni. In pari tempo mi permetto di pregarla di farmi conoscere quali istruzioni debba impartire ai Consolati dipendenti per l'eventualità di guerra e di rispondere a quanto Le esposi nella mia lettera particolare riservata del 2 marzo scorso (2) tenendo presente che non potendo corrispondere telegraficamente in cifra, le mie comunicazioni impiegheranno tre giorni per giungere a taluni consoli.

Mentre questo telegramma stava cifrandosi, varii dei principali membri di questa colonia sono venuti all'Ambasciata ad annunziare che partono per l'Italia taluni di propria iniziativa, qualche altro, fra i quali gli importatori

di agrumi, in seguito a telegrammi convenzionali ricevuti dall'Italia. Queste partenze non potendo che impressionare maggiormente quelli che rimangono prego V. E. inviarmi d'urgenza le sue istruzioni (1).

(l) -Vedi D. 335. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 893.
312

L'AMBASCIATORE A BERINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 214/80. Berlino, 12 aprile 1915, ore 20,30 (per. ore 23).

Fino a stamane Jagow non aveva avuto alcuna notizia da Vienna; credeva quindi che la comunicazione colà delle nostre proposte non fosse stata ancora fatta. Gli risposi facendogli conoscere quanto aveva riferito al riguardo Avarna (telegramma di V. E. Gabinetto n. 184 Riservato speciale) (3). Jagow era stato però informato della sostanza di quelle proposte da Biilow al quale erano pure sembrate eccessive. E mi pregò di comunicargliene i particolari. Non vedendovi nell'attuale stato di cose una ragione di non farlo non esitai a soddisfare il suo desiderio e gli diedi lettura dei punti enumerati nel telegramma di V. E. n. 180 Riservato speciale (4).

Jagow ne rimase secondo la sua espressione «costernato». Egli mi diceva che a tutte le sue ripetute ed energiche premure per ottenere che il Governo austro-ungarico desse una risposta affermativa alla questione di principio da noi presentata era stata più volte a Vienna contrapposta l'obiezione fondata sul timore che il R. Governo formulasse domande esagerate ed inaccettabili: egli aveva sempre confutato quell'obiezione dichiarando che il R. Governo avrebbe dato prova di moderazione e tenuto conto delel legittime ed imprescindibili necessità della Monarchia austro-ungarica: gli doleva profondamente di essersi ingannato. In ciascuna delle nostre domande, egli diceva, vi sarebbero a sollevare gravissimi appunti; su quella per esempio concernente le frontiere del Trentina si deve rilevare che esse comprenderebbero un importante territorio del quale è centro la città di Bolzano che è interamente e incontestabilmente tedesca: ciò susciterebbe una rivolta infrenabile fra tutte quelle popolazioni e sarebbe del resto in contraddizione assoluta con quel principio di nazionalità che il R. Governo ha posto come base delle proprie rivendlcazioni. L'erezione in Stato indipendente della città e del territorio di Trieste sarebbe un colpo mortale portato agli interessi e all'esistenza stessa della Monarchia; sarebbe, egli diceva, come se l'Inghiterra chiedesse la separazione di Amburgo dalla Germania. Parimenti la cessione all'Italia delle isole Curzolari a così breve distanza dalle coste dalmate lungi dal costituire nell'Adriatico

quella maggiore parità di cui parlava V. E. avrebbe completamente annientato la situazione marittima dell'Austria-Ungheria: le condizioni a questo riguardo dell'Italia avrebbero avuto già un notevole miglioramento colla presa di Valona contro la quale nulla egli aveva a ridire. Ma senza volere entrare in ulteriori particolari Jagow era penosamente impressionato dal complesso delle proposte: eglt non sapeva quale accoglienza avrebbero avuto da parte del Governo austroungarico ma non avrebbe potuto certamente in coscienza consigliargliene l'accettazione. E pensava inoltre che esse non fossero nemmeno nello interesse dell'Italia. :Il; evidente, diceva, che ove l'Austria-Ungheria si rassegnasse a simili condizioni essa si sottoporrebbe con ciò ad una umiliazione tale da distruggere interamente la sua situazione di grande potenza. A che cosa potrebbe dunque ancora essere utile all'Italia la «possibile cooperazione futura dell'Austria-Ungheria verso intenti comuni di politica generale?» e quali potrebbero essere questi intenti comuni con uno Stato cui si sarebbe recato una ferita cosl profonda da lasciare sussistere in essa soltanto il proposito di vendicarsene e di riprendere quanto gli era stato preso?

«La presentazione di quella proposta ribadisce purtroppo », diceva Jagow, «ii dubbio già espresso da alcuni che il Governo Italiano non voglia la riuscita dei negoziati in corso e miri ad una rottura coi suoi alleati».

Egli esprimeva tuttavia la speranza che ci non fosse e che V. E. consentisse a ridurre le sue domande entro più eque proporzioni, delle quali confidava sarebbe stato tenuto in debito conto a Vienna. Sapeva che l'offerta primitiva stata fatta dal barone Burian (l) non rappresentava in alcun modo la sua ultima parola e che egli era disposto a ben maggiori concessioni.

Mi pregò con insistenza di riferire fedelmente a V. E. tutte queste sue osservazioni.

Alle quali io non mancai di replicare spiegando le ragioni di diversa natura che suffragano ciascuna delle nostre proposte ed insistendo specialmente di nuovo sulla assoluta necessità pel R. Governo di presentare al Paese un risultato positivo dell'opera sua tale da fornirgli la forza e l'autorità indispensabili per mantenere attraverso imprevedibili vicissitudini la neutralità della Italia fino alla fine della guerra.

È noto, dissi a Jagow, che una parte considerevole dell'opinione pubblica italiana è già in massima risolutamente contraria a tale neutralità e anche se tutte le domande formulate ora dal R. Governo fossero accettate senza riserve vi sarebbero forse ancora moltissimi che protesterebbero contro ciò che da essi sarebbe ritenuto come una insufficiente soddisfazione degli interessi superiori del Paese. Per ridurre costoro al silenzio e poter mantenere seriamente i suoi impegni occorre che il R. Governo disponga di un'arma potente quale soltanto l'esaudimento concreto di quelle domande gli può dare.

(l) Sonnino risposR il 13 aprile con t. gab. r. sp. 192 delle 21,10: "È opportuno che V. E. e R. consoli, pur badando non creare allarmi, non sconsiglino graduale rimpatrio connazionali".

(2) Ed. in SoNNINO, Carteggio, Cit., D. 247.

(3) -Vedi D. 306, nota 2. pag. 246. (4) -Vedi D. 293.

(l) Vedi D. 246.

313

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 213/63. Vienna, 12 aprile 1915, ore 22,20 (per. ore 1,50 del 13).

Tisza mi ha diretto da Budapest in data di ieri una lettera privata, in cui dopo aver premesso che mi parlava con tutta la franchezza di un amico della Italia, si esprime nel modo seguente: «I destini dell'Italia si decideranno nei giorni prossimi o per meglio dire l'Italia stabilirà i suoi destini, perché spetta ad essa di scegliere liberamente la via che vuole seguire. La sistemazione attuale della guerra mondiale le dà una posizione eccezionale. Preservando la sua neutralità essa può assicurare la vittoria dei suoi alleati, mentre essa ha grande probabilità di mutare il risultato di questa guerra se si schiera a lato dei loro nemici. La prima orientazione politica le apporta i territori che noi siamo pronti a cedere. L'altra apre forse la speranza di una parte maggiore delle spoglie dell'Austria-Ungheria, con l'egemonia russa all'est dell'Adriatico e l'egemonia francese nel Mediterraneo. Spetta agli uomini di Stato responsabili per la politica italiana di decidere se l'appoggio dell'Austria-Ungheria è valore più

o meno grande per la posizione futura dell'Italia. Mi guarderò bene dal voler risolvere tale questione. La sola cosa che posso fare è di dare l'assicurazione formale che pur procurandosi vantaggi territoriali considerevoli Italia ha i mezzi di assicurarsi l'amicizia della duale Monarchia. Ridicolo di volervi far credere che noi siamo charmés della piega che questo affare ha preso. Le pretese emesse dall'Italia sopra talune parti del nostro territorio ci hanno prodotto una sorpresa dolorosa, ed è naturale che noi abbiamo fatto il nostro possibile per accordarci con essa senza far un sacrificio di territorio. Non vi stupite che non vi abbiamo messa maggior premura e siate convinti che una volta stabilita la necessità, noi abbiamo preso questa decisione con la determinazione e la lealtà di uomini penetrati della necessità di relazioni cordiali tra i nostri Paesi nel loro mutuo interesse.

È assolutamente in questo ordine di idee che noi abbordiamo questa questione spinosa. È con l'assicurazione degli stessi sentimenti che il barone Sonnino aveva iniziato le conversazioni. I grandi interessi permanenti delle due Potenze le spingono su questa via: non spetta dunque che a noi di gettare le basi di una amicizia veramente cordiale e duratura.

L'Italia si contenti dei sacrifici che noi siamo decisi a fare, si astenga da pretese incompatibili con i nostri interessi vitali e con il nostro onore, porti nel negoziato di questo affare uno spirito di simpatia e di fiducia, faccia infine prova d buona volontà durante il corso della guerra attuale: essa si assicurerà l'amicizia sincera e l'appoggio duraturo dell'Austria-Ungheria in tutte le grandi questioni che sono essenziali per il futuro.

Credo potervi dare questa assicurazione perché questa è la ferma volontà di tutti gli uomini serii tanto a Vienna che a Budapest.

La possibilità del rafforzamento dell'intesa politica tra i nostri paesi dipende dall'attitudine dell'Italia nei giorni decisivi verso i quali ci avviamo, e conclude dicendo che è persuaso che una rottura tra di essi sarebbe fatale per tutti.

Ho risposto al conte Tisza che mi sarei affrettato di far conoscere in via confidenziale a V. E. quando egli mi aveva scritto (1).

(l) Ed. in SALANDRA, L'intervento, cit.. pp. 122-123.

314

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (2)

T. GAB. R. SP. 187. Roma, 13 aprile 1915, ore 11,55.

(Per Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per tutti) Come è noto a codesto Governo, la campagna intervenzionista in Italia si sta amplificando, nella stampa e nelle manifestazioni pubbliche, che noi stiamo contenendo e reprimendo. Più si amplificherà e più difficile sarà al

R. Governo persuadere una gran parte dell'opinione pubblica a contentarsi di quelle soddisfazioni delle aspirazioni nazionali italiane che formano contenuto delle nostre domande dirette al Governo austro-ungarico e che, secondo la nostra sincera e profonda convinzione, rappresentano il minimo da noi ripetibile nelle presenti contingenze. È necessario perciò che V. E. affretti una risposta alle nostre domande, che riteniamo urgentissima per la possibilità di un Accordo che desideriamo.

Prego V. E. esprimersi sollecitamente in questo senso col barone Buriàn e telegrafarmi (3).

315

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (4)

T. GAB. R. SP. 188. Roma, 13 aprile 1915, ore 13,40.

Seguito mio telegramma n. 187 riservato speciale (5). Nel sollecitare risposta dal barone Buriàn occorre evitare qualunque espressione o intonazione che suoni minacciosa.

La preghiera di risolvere presto la questione parte dal desiderio nostro che la soluzione cui si giunga crei veramente una situazione di cordialità e di buona intesa tra i due Stati, e ad ottenere ciò giova poter rassicurare prontamente opinione pubblica oggi naturalmente sospesa e preoccupata.

(l) -Ritrasmesso a Berlino con t. gai~. r. sp. 190/81 del 13 aprile, ore 21.30. . (2) -Ed. in L V 108, D. 67, ove il telegramma è ridotto alla seguente istruzione "E urgentissimo che V. E. affretti una risposta alle nostre domande", e integralmente, in SoNNINO, Carteggio, r.it., D. 248. (3) -Per la risposta cii At·arna. vedi D. 327. (4) -Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 249. (5) -Vedi D. 314.
316

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2616/341. Pietrogrado, 13 aprile 1915, ore 14,30 (per. ore 21,05).

Novoe Vremia riferendosi alla nota intervista deputato Supilo (mio telegramma n. 311) (l) espone il dubbio che Italia voglia Dalmazia fino al Narenta e dice tale delimitazione non lascierebbe alla Serbia che porto di Ragusa e Cattaro mal adatti come sbocco dell'interno. Giornale afferma essere giunto momento di preparare future relazioni italo-jugoslave e che il solo filo di Arianna nel labirinto della questione dalmata è il principio di nazionalità. Se Italia che lo ha sempre proclamato lo dimenticasse in questa occasione, la scomparsa della supremazia austriaca sull'Adriatico non segnerebbe che un peggioramento delle sorte dei Serbi, il cui sviluppo nazionale e economico, l'unico a cui essi aspirano, risulterebbe maggiormente compromesso. Serbia non ha né può avere aspirazioni navali e militari e del resto Italia può essere garantita nella sua posizione adriatica e non ha motivo nutrire alcuna preoccupazione a tale riguardo. Giornale non fa accenno alle isole.

Birsgevia Viedomosti sostiene opportunità che Italia e Serbia siano solidali per comune difesa anche in avvenire contro germanismo. Nella ripartizione dell'eredità austriaca converrà tener presente [questa] idea e fare sì che ciascuna delle parti ottenga territori nazionalmente uniti. Per tale modo il baluardo italo-serbo avrà la solidità necessaria e non presenterà fessure attraverso le quali possa nuovamente insinuarsi germanismo. Non traccieremo, conclude giornale, concrete linee di delimitazione (2) e ci auguriamo soltanto, nell'interesse della Serbia a noi congiunta e dell'Italia nostra amica, che si arrivi ad un'intesa che garantisca loro futuri rapporti.

317

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 215/82. Berlino, 13 aprile 1915, ore 15 (per. ore 18,35).

Prego V. E. volere trasmettere a S. E. il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito il seguente telegramma di questo Addetto Militare.

«N. 74. -Personale. Ritorno ora dal Gran Quartiere Generale ove il Capo di Stato Maggiore con molta chiarezza, calma, cordialità mi ha parlato della situazione derivante dalle trattative in due lunghi colloqui dei quali ecco parte essenziale: Generale Falkenheim ha finora sollecitato suo collega austriaco Conrad spingere Governo austriaco accordarsi con l'Italia. Agirà nello stesso senso ora per accettazione condizioni definitive che Governo italiano ha proposte, sempre che queste diano affidamento di almeno benevola neutralità della Italia per durata della guerra. Ha spiegato che Governo tedesco non per simpatia ma per dovere di alleanza e necessità politica di impedire la dissoluzione della Monarchia austro-ungarica, baluardo contro lo slavismo, sarà costretto, in caso di guerra dell'Italia contro l'Austria-Ungheria di prendere nettamente posizione per quest'ultima.

Circa possibilità di farlo ha ragionato così: guerra attuale finirà per esaurimento dei combattenti. La Germania ha ormai rinunziato al progetto di una grande offensiva in Francia che costerebbe centomila uomini e forse non risolverebbe la situazione. Meglio vale resistere ai tenaci attacchi franco-inglesi che non riusciranno mai a cacciarsi dalle nostre linee di difesa e contentarci dell'attuale favorevole situazione. Nel teatro della guerra orientale è assolutamente escluso il pericolo che i russi ritornino sul suolo tedesco e ora col disgelo le grandi operazioni manovrate sono impossibili. Nei Carpazi le azioni offensive tentate da austriaci e russi sono sterili. Anche la guerra colà finirà per localizzarsi. La Germania che è in grado di sopportare ancora lungamente lo stato di guerra può quindi lasciare agli avvenimenti di seguire il loro corso, mantenere l'attuale sua posizione preminente conservando intatte le sue riserve che oggi consistono di dieci Corpi d'Armata per ogni evenienza futura ossia per eventualità Italia e Romania. Non crede intervento dell'Italia decisivo per mettere fine alla campagna. Data la forza difensiva, il metodo moderno della guerra, il terreno delle zone di confine itala-austriache egli ritiene che l'esercito italiano sarà lungamente trattenuto nella zona montuosa e che in ogni caso prima di giungere a Budapest o Vienna si troverà di fronte forze tedesche. Egli si rende ragione delle affinità etniche della Francia e dell'influenza dell'Inghilterra in questo momento, e anche spiega il permanente dissidio nostro con l'Austria-Ungheria. Crede però che la guerra tra l'Italia e la Germania sarebbe assurda e delittuosa per l'avvenire: dopo qualchf' tJ'mpo entrambi gli Stati che ha definito i due popoli giovani d'Europa sono dPstinati procedPre d'accordo nell'interesse della civiltà. Ha detto che il sogno di Bismarck di un'Italia potente con egemonia mediterranea e amica della Germania è pure il suo sogno. e non capisce come il Governo ed il popolo italiano possano sperare per l'Italia un aumento di potenza e di influenza mediterranea da una vittoria franco-inglese. Egli vedrebbe con dolore il conflitto itala-tedesco. non tanto per le immediate conseguenze militari, di cui non teme, quanto perché determinerebbe un odio implacabile e la caduta irreparabile dell'orientamento politico che egli giudica l'unico favorevole agli interessi dei due popoli. Ha detto anche che le offerte fatte dall'Italia-Ungheria e dalla Germania all'Austria ed alla Romania per evitare il conflitto sono positive in quanto concernono territori di cui l'Austria-Ungheria può disporre mentre le offerte della Triplice Intesa non sono che la pelle dell'orso. Bongiovanni ».

(l) -Vedi D. 245. (2) -Gruppi mancanti c non dçcifrati in modo comprensibile.
318

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 217/83. Berlino, 13 aprile 1915, ore 15 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. Gab. n. 252 (1).

Col mio telegramma odierno Gabineto n. 82. Riservato speciale (2) trasmetto all'E. V. telegramma diretto al Capo di Stato Maggiore dal colonnello Bongiovanni tornato stamane dal Quartiere Generale. Tutto fu regolato in conformità delle istruzioni date a me da V. E. ed egli ha lasciato colà tutto il suo impianto dopo di essersi opportunamente garantito che a lui e ai suoi dipendenti sarà in ogni caso riservato trattamento diplomatico. Nella mia conversazione con Jagow (3) trovai anche modo di dissipare l'impresisone che questi aveva avuta dal fatto che il colonnello Bongiovanni aveva declinato l'invito di recarsi sul teatro della guerra Est. Ciò ben inteso per quanto riguarda l'imminenza di certe eventualità. Per quanto riguarda l'apprezzamento di questo Governo sulla situazione del momento mi riferisco mio telegramma di ieri Gabinetto n. 80 che rispondeva in anticipazione a quello di V. E. Gabinetto n. 186 (4) Riservato speciale.

319

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 564/102. Londra, 13 aprile 1915, ore 21,51 (per. ore 4,35 del 14).

Riservatissimo per Lei solo.

Giorni sono venne da me Domenico Palazzolo corrispondente Resto del Carlino. Egli fu già a Londra che lasciò allo scoppio della guerra ed al suo giungere qui due anni fa mi venne raccomandato da un Funzionario di codesto Ministero. Palazzolo mi disse che alcuni nostri deputati interventisti di estrema, preoccupati per la posizione in cui alla fine della guerra si troverebbe l'Italia esposta all'implacabile rancore austro-tedesco e desiderosi di porre su solide basi le relazioni itala-francesi rimuovendo le cause precipue di dissensi, si erano adoperati presso i loro amici francesi, specialmente Clémenceau, per ottenere cessione Tunisi in cambio della cooperazione italiana. Aggiunse essere venuto a Londra per conferire con influenti personalità di questo partito radicale onde ottenere che Inghilterra prema sulla Francia per indurla alla predetta cessione. Io dissi che tutto ciò era bellissimo ma che per quanto mi

l4) Vedi D. 308.

concerneva, ignaro come ero delle intenzioni del R. Governo circa pace o guerra, desideravo rimanere affatto estraneo a tutte queste conversazioni nelle quali non volevo, non potevo e non dovevo ingerirmi. Aggiunsi che essendo il Palazzolo libero cittadino io non avevo qualità per chiudergli la bocca. In nome però dei supremi interessi della Patria ritenevo doveroso consigliargli di procedere in questione così delicata con massima prudenza ricordando che a mio avviso il dovere d'ogni buon patriota all'ora presente è di tacere e di obbedire scrupolosamente agli ordini del Governo solo in grado di giudicare sulle decisioni da prendere. Palazzolo rispose che aveva creduto informarmi per dovere patriottico pur riconoscendo che dell'azione sua personale io non potevo mostrarmi nemmeno edotto.

Non sembra che miei consigli abbiano avuto effetto perché Palazzolo tornato avantieri mi riferì aveva parlato con varie persone compreso il Segretario particolare di Grey ed aver dovunque incontrato simpatie. Inutile ripetere che anche nel secondo colloquio io mi mantenni estrema riserva. Stamane poi Palazzolo mi ha scritto asserendo che io userei grande gentilezza al Commendatore De Morsier, segretario particolare di V. E., col quale egli disse aver conferito prima di lasciare Roma, rendendolo per telegrafo edotto dell'azione da lui intrapresa qui e delle accoglienze incoraggianti che egli afferma aver qui trovato.

Ignaro come sono di tutto il retroscena esposto da Palazzolo mi limito ad informare semplicemente di quanto precede V. E. riservandomi inviarle col prossimo corriere copia lettera di lui.

(l) -Vedi D. 305. (2) -Vedi D. 317. (3) -Vedi D. 312.
320

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 563/84. Berlino, 13 aprile 1915, ore 22 (per. ore 4,35 del 14).

Già da qualche tempo, da quanto mi era stato detto qui da varie parti, avevo riportato la convinzione che qualunque siano per essere l'epoca e le altre condizioni della futura pace fra la Russia e gli Imperi Centrali la Galizia debba essere ormai considerata come perduta per la Monarchia austro-ungarica. Me lo confermava ieri anche Jagow (l) il quale mi ripeteva che la Galizia era stata sempre il punto debole dell'Austria e che a questa non conveniva far troppi sforzi per ricuperarla non solo per la ragione già statami detta altre volte (mio telegramma Gabinetto n. 7 del 7 gennaio) (2) della difficoltà di riparare agli ingenti danni prodottivi dalla guerra, ma anche perché gli avvenimenti avevano provato quanto abbondassero in quelle provincie gli elementi infidi costituenti un pericolo per la compagine della Monarchia. Secondo lui la perdita della Galizia lungi dal costituire una causa di debolezza per

l'Austria-Ungheria avrebbe anzi potuto rappresentare per essa [un vantaggio] «per gli stessi motivi che quella del Trentina».

Circa le possibilità di una pace colla Russia le opinioni qui dominanti si aggirano presso a poco nello stesso ordine di idee cui accenna il R. Console Generale a Budapest (Telegramma di V. E. n. 1176) (1). Si persiste a non voler credere ad una pace separata austro-ru.--ssa ma una pace che la Russia stipulerebbe coll'Austria-Ungheria e colla Germania indipendentemente dai suoi alleati, si pretende abbia sempre maggior probabilità. Tuttavia per quanto in questi ultimi giorni siano qui circolate con rinnovata insistenza voci numerose accennanti ad una non lontana fine della guerra, anche del resto per quanto concerne le Potenze occidentali, in relazione a pretesi propositi più concilianti dell'Inghilterra, nessun sintomo veramente significante è venuto finora a confermare queste diverse supposizioni. Ma all'eventualità di una pace «a qualunque costo » colla Russia per parare a pericolo minacciante da altre parti io ho l'impressione che si pensi molto a Vienna ed anche a Berlino: se si cominciasse a pensarvisi pure a Pietroburgo come certi indizii rilevati da quel R. Ambasciatore (Telegramma di V. E. Gabinetto n. 251) (2) potrebbero far credere, la cosa meriterebbe senza dubbio di essere presa in seria considerazione (3).

(l) -Vedi D. 312. (2) -Vedi serie V, vo!. II, D. 576.
321

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2622/408. Berlino, 13 aprile 1915, ore 22 (per. ore 2,05 del 14).

Telegramma di V. E. 1178 (4). Vi sono ragioni di credere che all'atto compiuto dal Sommo Pontefice verso Re Ferdinando di Bulgaria non sia estranea influenza germanica. In generale si moltiplicano gli indizi di una sempre più stretta intesa fra Germania e Vaticano che ho già avuto occasione di segnalare e della quale V. E. avrà certo avuto modo di seguire le tracce a Roma. Nell'intervista accordata recentemente dal Papa ad un giornalista tedesco americano è abbastanza palese attraverso le aspirazioni alla pace universale la tendenza favorevole alla Germania nell'accenno fatto all'America di evitare tutto ciò (forniture di armi e munizioni) che possa prolungare la guerra. Mi risulta che è stata aperta qui per provvedere alle efficienze dell'obolo di San Pietro una sottoscrizione cui hanno specialmente concorso banchieri protestanti e israeliti e che ha già dato un risultato abbastanza rilevante. In tutto questo lavoro ha sempre parte precipua noto deputato Erzberger (5).

(l) -Vedi D. 307, nota l, p. 247. (2) -Vedi D. 294, nota l. (3) -Rltrasmesso a Parigi. Londra, Pietrogrado, Vienna e Bucarest con t. gab. 261 del 14 aprile, ore 19,30. (4) -Vedi D. 303, nota 2. (5) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Bucarest e Sofia con t. gab. 262 del 14 aprile, ore 19.
322

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 216/49. Sofia, 13 aprile 1915, ore 23 (per. ore 7,25 del 14).

Telegramma Gabinetto n. 254 (2).

Anche qui circolano voci di possibile pace separata austro-russa.

*A questo proposito aggiungo che persona di fiducia proveniente da Vienna mi riferisce che * in quei circoli politici si parla di pace dell'Austria-Ungheria colla Russia anche allo scopo avere mani libere contro l'Italia.

323

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. GAB. R. SP. 191. Roma, 14 aprile 1915, ore 3,05.

(Per Parigi e Pietrogrado) R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: « (telegramma da Londra n. 101 Riservato Speciale)» (4).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 101 Riservato Speciale.

(Per tutti) Alla proposta ultima di Asquith, che accetto sostanzialmente, farei soltanto una piccola variante, che mi pare indispensabile e che confido non incontri opposizione.

Proporrei che il tratto di costa serba da restare «non» neutralizzato cominci pure, come vuole Asquith, dalla base sud della penisola di Sabbioncello, ma finisca «a dieci chilometri al di sotto della punta di Ragusa vecchia». La proposta Asquith metteva come limite meridionale di questo tratto non neutralizzato «Castelnuovo» ma ammettendo ciò si renderebbe vana la neutralizzazione, da tutti già consentita, dalle Bocche di Cattaro, il cui ingresso resterebbe dominato da qualunque fortificazione si costruisse a Castelnuovo stesso

o a Punta d'Ostra, o in una località qualsiasi distante meno di una ventina di chilometri dalla punta stessa.

Con questa variante e salvo quanto appresso sono disposto ad accettare la proposta Asquith che porta la nostra rinunzia a Sabbioncello, e formulo quindi qui sotto, a scanso di equivoci, i nuovi articoli 5 e 7 come resterebbero concordati.

V. -E. vedrà nel collaudo del testo nuovo col vecchio rimessole per corriere (dispaccio n. l protocollo Riservato Speciale) (l) che tra le isole citate nell'articolo 5 è stato aggiunto «Skerda » tra Ulbo e Maon; ed inoltre « Tercola » tra Lesina e Curzola, e invece delle parole «con scogli vicini» è detto «con scogli e isolette vicine». Non si tratta di nuove richieste perché tutte queste isolette si reputavano prima sottintese, ma stimo ora meglio farne menzione espressa a scanso di malintesi.

In compenso di queste concessioni chiediamo soltanto per l'Italia (vedi ultimo capoverso dell'art. 7), a scanso di future questioni, la rappresentanza diplomatica del futuro piccolo Stato musulmano albanese che non può avere mezzi sufficienti da mantenere una rappresentanza propria.

Non credo che su questa unica nostra aggiunta alle primitive proposte possa sorgere una viva opposizione, viste le prime manifestazioni di Sanzonov riguardo a detto Stato albanese.

Debbono infine osservare che il tempo che si è lasciato trascorrere nelle trattative da quando facemmo le prime proposte, ci obbliga a protrarre alquanto la data da cui comincerebbe l'impegno dell'entrata in azione, facendola cadere non più al primo maggio, bensi al termine di un mese dal giorno in cui si firmerà l'accordo. Ciò risulta evidentemente indispensabile per i preparativi della nostra grande mobilitazione, oltre che per motivare ed effettuare una rottura dei rapporti coi futuri avversari; tutte cose che non si potevano né si possono iniziare seriamente prima di sapere se veramente si riesce a stringere l'accordo nuovo.

Quanto all'osservazione fattale da Asquith (telegramma di V. E. Riservato Speciale n. 99) (2) sulla necessità di un ulteriore distinto impegno tra le parti di non fare alcuna pace separata, non ho nessuna difficoltà di consentirvi. Gli articoli dell'Accordo potrebbero restare quali sono, compresi il primo e il secondo; e si potrebbe firmare un'ulteriore Convenzione separata in cui si specifica semplicemente quanto chiede Asquith, aderendo alla dichiarazione firmata nel settembre fra le tre Potenze. Questa sola separata Convenzione verrebbe poi pubblicata appena dichiarata la guerra dall'Italia o all'Italia, e con la data di allora.

Segue il testo del nuovo articolo 5 che annulla ogni testo precedente.

«Articolo 5: Spetterà pure all'Italia la provincia di Dalmazia secondo l'attuale sua delimitazione amministrativa, comprendente al nord Lisarica e Tribanj » e giungendo al sud fino ad una linea che partendosi dalla Punta della Planka suHa costa proceda verso oriente sulle creste delle alture lungo gli spartiacque in modo da lasciare all'Italia le intere vallate di tutti i corsi d'acqua che scendono verso Sebenico, come la Cikola, la Kerka e la Butisnica e loro confluenti, con inoltre tutte le isole giacenti al nord e a ovest della Dalmazia stessa, da Premuda, Selve, Ulbo, «Skerda », Maon, Pago e Pontadura al nord fino a Meleda al sud, compresevi Sant'Andrea, Busi, Lissa, Lesina, « Tercola », Curzola, Cazza e Lagosta con scogli «ed isolette vicine», oltre che Pelagosa, eccettuate le sole isole di Zirona grande e piccola, Bua, Salta e Brazza.

Resteranno neutralizzate:

lo -L'intera costa da Punta della Planka al nord fino alla base meridionale della penisola di Sabbioncello al sud, compresavi l'intera penisola stessa;

2° -Il tratto di costa a partire da dieci chilometri al di sotto della Punta di Ragusa vecchia al nord fino al fiume Vojussa al sud, compresovi le Bocche e il porto di Cattaro, Antivari, Dulcigno, San Giovanni di Medua, Durazzo, ecc.

3° -E infine tutte le isole che non vengono assegnate all'Italia.

Nell'articolo 7 in fine, dopo le parole: «Montenegro, Serbia e Grecia» fare punto fermo; e alle parole susseguenti sino alla fine dell'articolo, sostituire il seguente periodo:

<< La costa a cominciare dal confine meridionale del possedimento italiano di Valona (vedi art. 6) fino al Capo Stylos sarà neutralizzata ». Inoltre aggiungere il seguente capoverso finale: <<L'Italia avrà la Rappresentanza dello Stato dell'Albania centrale nei suoi rapporti coll'estero».

A scanso di errori di cifra nell'articolo 5 ripeto che resta convenuto che tutte le isole assegnate all'Italia vanno esenti dalla clausola di neutralizzazione e tutte quelle assegnate ad altri vi vanno soggette.

(l) -Ed. in L V 108, D. 68, con soppressione della frase tra asterischi. (2) -Vedi D. 304, nota 2. (3) -Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 250. (4) -Vedi D. 298. (l) -Vedi serie V, vol. II, 0.816. (4) -Vedi D. 283.
324

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, E A COSTANTINOPOLI, GARRONI

T. GAB. R. SP. 193. Roma, 14 aprile 1915, ore 17,30.

Ai connazionali che ne fanno richiesta occorrerà rispondere non sconsigliando rimpatrio, ma piuttosto favorendolo, senza però suscitare nessuna specie di allarme. Prego impartire istruzioni ai R. Consolati dipendenti e segnarmi ricevuta telegrafica (l).

325

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 223/93. Parigi, 14 aprile 1915, ore 20,40 (per. ore 4 del 15).

Telegramma di V. E. n. 191 riservato speciale (2).

Delcassé trova eque e ragionevoli le proposte di V. E. circa Dalmazia e circa limite di dieci chilometri a sud di Ragusa vecchia per la neutralizzazione della costa. Egli le appoggerà a Pietroburgo. Quanto alla Rappresentanza diplomatica del nuovo Stato musulmano albanese da assumersi da noi Delcassé è per

sonalmente favorevole e se Grey e Sazonov non faranno obiezioni egli non ne farà certamente. Così egli non fa difficoltà per l'impegno di entrare in campagna protratto a un mese dopo firma dell'Accordo.

(l) -Bollati rispose con t. gab. r. sp. 227/86 del 15 aprile, ore 12,35 (per. ore 15,05) chiedendo se con "favorire •· si intendeva concedere sussidi per il rimpatrio. E Sonnino replicò subito con t. gab. r. sp. 200 del 15 aprile ore 21,10, che «V. E., senza suscitare allarme, potrà concedere sussidi pel rimpatrio degli indigenti ». (2) -Vedi D. 323.
326

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 569/94. Parigi, 14 aprile 1915, ore 20,40 (per. ore 23,35).

Delcassé mi ha detto aver avuto assicurazione che Presidente degli Stati Uniti ha definitivamente rinunziato ai tentativi di mediazione per la pace (l).

327

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 220/64. Vienna, 14 aprile 1915, ore 21,30 (per. ore 23,20).

Telegrammi di V. E. Gabinetto n. 187 e 188 riservati speciali (3). *Non potei eseguire ieri istruzioni impartitemi da V. E. coi telegrammi di

V. E. suddetti, questi essendomi pervenuti ad ora troppo avanzata per poter chiedere udienza al barone Burian*. Ho parlato oggi al barone Burian nel senso dei telegrammi stessi, e nel sollecitare una risposta alle nostre domande che ritenevamo urgentissime * per possibilità di un accordo che era da noi desiderato ho evitato qualunque espressione o intonazione che suonasse minaccia*.

Barone Burian mi ha detto che sperava darmi una risposta venerdì sera (4) *e che il Presidente del Consiglio sarebbe venuto appositamente domani a Vienna per conferire con lui a tale riguardo*.

328

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 226/169. Bucarest, 14 aprile 1915, ore 22 (per. ore 2,45 del 15).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto Segreto n. 165 (5).

t. -gab. 268 del 15 aprile, ore 19,30.

21 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

Bratianu mi ha pregato passare da lui e mi ha chiesto a che punto fossero i negoziati italo-inglesi. Avendogli io risposto che non ne sapevo nulla, egli si è lamentato amaramente che il R. Governo lo tenga all'oscuro malgrado tutto quello che egli ha fatto per avvicinare l'Italia all'Inghilterra. Ha aggiunto che credeva avere dato sufficienti prove di discrezione e di lealtà perché si abbia fiducia in lui e che trovava che il R. Governo avrebbe dovuto tener conto della necessità per la Romania, che ha dichiarato alla Triplice Intesa di subordinare il proprio contegno a quello dell'Italia, di essere informata nel corso delle trattative che possono avere influenza decisiva anche per essa.

Incidentalmente Bratianu mi ha detto che qui corre voce essere imminente la presentazione delle controproposte italiane a Vienna formulate in modo da non poter essere accettate dal Governo Imperiale e Reale. La stessa voce è pubblicata stamane dall'Epoca.

Bratianu ha soggiunto aver saputo da persona dell'entourage del Conte Forgach che l'Austria-Ungheria si adatterebbe a perdere la Galizia e la Bosnia Erzegovina ed a lasciare che la Russia vada a Costantinopoli piuttosto che rinunziare alla Transilvania ed ai territori adriatici, volendo rimanere ad ogni costo padrona dell'Adriatico.

(l) -Ritrasmesso a Washington, Londra, Berlino, Vienna, Pietrogrado e Bucarest con (2) -Ed. in L V 108, D. 69, con soppressione delle frasi tra asterischi, e, integralmente, in SONNINO, Carteggio, cit., D. 252. (3) -Vedi DD. 314 e 315. (4) -Vedi D. 357. (5) -Vedi D. 295.
329

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 571/171. Bucarest, 14 aprile 1915, ore 22 (per. ore 4 del 15).

Re Ferdinando mi ha fatto comunicare, con preghiera di darne notizia a

V. E., di aver ricevuto personalmente dal Governo tedesco un rapporto sulla situazione che qui riassumo:

l o -La Francia ha esaurito le sue risorse in uomini, tanto è vero che recluta giovanetti di 16 anni; anche le sue finanze sono in cattive condizioni. Quanto è avvenuto finora prova l'impossibilità di forzare le linee tedesche.

2° -L'Inghilterra si dibatte fra difficoltà d'ordine interno che rendono difficilissimo il reclutamento. Il famoso esercito di Kitchener esiste solamente nella sua fantasia giacché finora non ci si è trovato di fronte a più di duecento mila inglesi. L'offensiva britannica non è temibile perché i soldati inglesi pur essendo coraggiosi e difendendosi bene in trinea, attaccano male perché poco istruiti e mancanti di quadri. D'altra parte i disordini nelle Indie sono più gravi di quello che non si creda tanto che vi si sono dovute mandare truppe inglesi. Ci si domanda se il Corpo d'Armata non sia stato sbarcato in Egitto per sostituire le truppe inglesi mandate colà.

3° -Russia: L'offensiva russa è stata arrestata e tutto ciò che i russi possono sperare è di non essere cacciati dalla Galizia.

4° -Germania: è dimostrata l'impossibilità domarla colla fame. Non mancherà né di viveri né di minerali per confezionare munizioni. Essa ha perfino ricevuto dalla Russia rame e grano mediante velieri sul Baltico. Ora chiamerà sotto le armi i contingenti di 20 anni che produrranno 800 mila uomini e cioè altrettanti quanto l'immaginario esercito di Kitchener.

5° -L'Italia non si muoverà perché non ha interesse a lasciare arrivare gli slavi all'Adriatico. Se anche si muovesse, la Germania ha forze sufficienti per tenerle testa.

6° -Turchia: il suo esercito è ben organizzato e comprende solamente in Europa 600 mila uomini ben ripartiti in modo da far fronte a qualsiasi sbarco. La presa dei Dardanelli è impossibile specialmente se la Romania lascia passare le munizioni.

Conclusione: necessità per la Romania di intervenire nel conflitto europeo a fianco dei due Imperi Centrali nel suo interesse.

Sua Maestà prega riservatamente V. E. di fargli conoscere il suo avviso su tali notizie e desiderebbe sapere le informazioni del R. Governo sulla situazione dei vari eserciti e delle varie Potenze suindicate.

Prego mantenere segreto.

330

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 221/104. Londra, 14 aprile 1915, ore 23,15 (per. ore 3,15 del 15).

Decifri Ella stessa.

A Grey che mi aveva fatto chiamare ho dato oggi comunicazione del telegramma di V. E. n. 191 Riservato speciale (2), consegnandogli un pro-memoria contenente il nuovo testo dell'articolo quinto nonché modificazione dell'articolo settimo. Grey ha detto che non aveva personalmente obiezioni da sollevare, doveva però prima di darmi risposta definitiva consultare i Gabinetti di Parigi e Pietroburgo ai quali avrebbe subito telegrafato.

Sulla nostra domanda per rappresentanza diplomatica del nuovo Stato albanese egli ha da principio osservato trattarsi di un nuovo punto che potrebbe sollevare altre discussioni. Gli ho replicato che si trattava di un punto minore che non ledeva gli interessi di chicchessia e sul quale confidavo egli si adopererebbe ad indurre gli alleati a consentire subito e di buona grazia, quale dovuto corrispettivo per la estrema arrendevolezza e 'Cordialità con cui V. E. ha accettato le proposte conciliative di Asquith rinunziando primo a Spalato, ecc., e poi a Sabbioncello. In conclusione ho pregato Grey caldamente di evitare nuove discussioni inutili e pericolose. Egli non ha più insistito ma mi ha ricordato quanto ebbe a significarmi precedentemente (mio telegramma Gabinetto n. 82 Riservato speciale) (3) sulla condizione posta da Sazonov circa delimitazione dell'hinterland del nuovo Stato albanese la quale dev'essere fatta

in modo da lasciare una frontiera comune alla Grecia ed alla Serbia. A questa condizione essenziale, egli ha aggiunto, Inghilterra e Francia annettono importanza non minore della Russia, tale soluzione essendo l'unica che permetterà di conciliare le esigenze bulgare con affidamenti già dati ad Atene e Belgrado circa la comune frontiera. Io ho detto che avevo già da tempo riferito in proposito a V. E. la quale finora non mi ha manifestato il suo pensiero. Dal linguaggio di Grey ho tratto impressione che su questo punto alleati non transigeranno.

In conclusione Grey ha osservato che comincia ora a vedersi prossimo l'accordo. Non appena giuntegli le risposte da Parigi e Pietroburgo egli mi avvertirà.

(l) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, clt., D. 253. (2) -Vedi D. 323. (3) -Vedi D. 215.
331

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 2649/541 Londra, 14 aprile 1915, ore 23,15 (per. ore 5 del 15).

In conversazione privata autorevole ed influente personaggio inglese dichiarava assurdo assaggio pacifico di origine tedesca recentemente comparso nei giornali americani. Una pace conclusa alle condizioni indicate non sarebbe duratura e preparerebbe altre più terribili guerre. D'altra parte osservava personaggio è evidente che tedeschi hanno ragione di dichiararsi soddisfatti dei successi ottenuti fino a tanto continuano ad occupare Belgio e nove dipartimenti francesi. A pace seria con condizioni imposte dagli alleati non si potrà, quindi, pensare sul serio finché predetta situazione militare sul teatro occidentale resta immutata. A modificarla occorrerà tempo, pazienza e gravi sacrifici ad affrontare i quali Francia ed Inghilterra sono fermamente decise con piena fiducia nel successo finale. Interlocutore qualificava semplicemente ridicola affermazione di alcuni giornali sulla pretesa stanchezza e desiderio di pace prevalente in Germania: al contrario, diceva, sappiamo bene che grandissima maggioranza nazione è ancora unita e compatta e confida come prima nella vittoria: ci risulta però che, nelle alte sfere politiche e militari, si vadano accentrando dubbi, preoccupazioni. Agli imbarazzi economici tedeschi personaggio diceva qui nessuna persona seria presta fede pur ritenendo che essi si faranno sentire più tardi. Mio interlocutore non appariva molto soddisfatto per impresa Dardanelli che diceva essere stata iniziata prematuratamente e senza adeguata preparazione e con troppe superficiali nozioni delle sue difficoltà; ormai però, concludeva, converrà andare fino in fondo; occorrerà tempo ed altri sacrifici ma si finirà per riuscire. Analoga impressione circa azione Dardanelli mi risulta prevalere campo unionista dove affermasi fra altro che Kitchener vi era contrario e, come al solito, se ne vuole attribuire responsabilità principale a Churchill verso il quale deplorasi debolezza di Asquith. A quanto si vocifera alleati avevano fatto particolare affidamento sulla cooperazione della Grecia venuta poi improvvisamente a mancare in seguito caduta Venizelos. Sulla assoluta fedeltà Russia ai patti giurati fiducia è più che mai piena ed intera.

332

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 572/50 Sofia, 14 aprile 1915, ore 23,30 (per. ore ... del 15).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 260 (1).

II Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri, nel ringraziarmi vivamente deJla premurosa comunicazione del gradimento della nomina del Signor Stancioff, mi ha detto che questo riceverà ordine affrettare suo arrivo a Roma. A titolo esclusivamente personale e pregandomi del massimo segreto mi ha comunicato che siccome non si desidera il ritorno Sofia di Rizoff che, dati i suoi precedenti di cospiratore potrebbe creare imbarazzi al Governo, quel Ministro sarà inviato a Berlino donde verrà richiamato Generale Marcoff.

Mi sembra meriti considerazione il fatto che una persona di fiducia del Re è inviata a Roma e che il Generale Marcoff (che è stato durante venti anni col Sovrano) sia richiamato da Berlino.

333

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 222/105 Londra, 14 aprile 1915, ore 23,50 (per. ore 4,25 del 15).

Grey mi ha chiesto oggi (3) quale sarebbe secondo me il modus procedendi per la constatazione dell'Accordo.

Subordinatamente beninteso agli ordini di V. E., ho detto sembrarmi che si debbano redigere due documenti: il primo, destinato a rimanere segreto, dovrebbe constatare accettazione da parte dei tre Governi degli enunciati nel nostro promemoria. Circa il secondo, destinato ad essere pubblicato dopo dichiarazione della nostra guerra e con data da lasciarsi per ora in bianco e da riempirsi al momento opportuno, si poteva scegliere tra due alternative:

o menzionare semplicemente l'adesione dell'Italia alla nota dichiarazione di settembre, ovvero fare una nuova dichiarazione delle quattro Potenze agli stessi effetti. Ho aggiunto che trattandosi di documenti concernenti quattro Potenze mi pareva preferibile una redazione francese. Grey ha trovato ciò giusto e mi ha detto che si sarebbe rivolto a Cambon per la redazione che mi comunicherà e che beninteso io sottoporrò previamente a V. E.

Circa il primo documento ossia l'accordo sulle nostre condizioni mi parrebbe, ad evitare una traduzione francese, che l'atto possa essere redatto in modo da constatare che l'accettazione da parte dei tre Governi delle predette condizioni, quali sono specificate nel pro-memoria, verrebbe allegata all'atto stesso. Se poi V. E. preferisce che le condizioni entrino nel testo dell'atto, io

preparerò una traduzione in francese, ma a scanso di equivoci il mantenere testo italiano mi parrebbe preferibile. In tutto quanto precede sarò grato a V. E. telegrafarmi suoi ordini per poter procedere con Grey ad opportune intese.

(l) Vedi D. 302, nota l.

(2) Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 254.

(3) Vedi D. 330.

334

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L.P. Roma, 15 aprile 1915.

Mi scuso se la disturbo mandandole questa breve memoria che ieri sera non ho letto.

ALLEGATO.

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

PROMEMORIA. [Roma,] 14 aprile 1915.

Con l'occupazione dell'Istria e delle isole Cherso, Lussim, Melada, Isola Grossa, Lesina, Lissa, Curzola, Lagosta, Melada, ma ancor più per il possesso di Pola e per la eliminazione della flotta austriaca, l'Italia sarebbe per alcuni anni assoluta signora dell'Adriatico. Da questa assoluta signoria essa decadrebbe però nel basso Adriatico quando una potenza orientale appoggiantesi a Sebenico, Spalato o a Ragusa od ancor più all'ottima Cattaro si provvedesse di una flotta militare. Se Pola italiana sarà mantenuta militarmente fortissima, come è oggi Pola austriaca, il suo possesso ci dispenserà da ulteriori cure per predisporre a base navale Venezia, ma non mai dall'allestire anche nel basso Adriatico, a Brindisi, un ancoraggio militarmente e nauticamente sicuro.

Se non provvedute di sicurissimi ricoveri le navi da battaglia sono oggi facili vittime delle insidie subacquee. Le grandi navi non debbono più prendere il mare che con determinati obbiettivi difensivi, i quali non possono essere che altre grandi navi ovvero rapidissime azioni costiere (Inghilterra e Germania nel Mar del Nord; Inghilterra Francia e Turchia, ai Dardanelli ammaestrano). Fuori di questi casi le grandi navi dovranno mantenersi in piena efficienza, pronte all'azione, chiuse entro impenetrabili ancoraggi.

Il possesso di Cherso, Lussim, Melada, Isola Grossa, Lesina, Lissa, Curzola, Lagosta, Meleda non esimerà dai doveri militari verso Brindisi ché anzi la sua funzione di base diventerebbe più attiva e più ardua quando non provvedessimo a favore del nostro naviglio sicurissimi punti di appoggio nelle isole sopra dette. Questa necessità si renderà ancor più sentita quando appartenesse all'Italia anche un tratto della costa dalmata, sulla quale graviterebbe inevitabilmente l'hinterland, e non potrebbe esser soccorso che dal mare.

Da queste brevi considerazioni emerge che anche in avvenire permarrà per l'Italia, nonostante l'eventuale quasi totale possesso dell'arcipelago dalmata, la necessità di esser forti sul mare Adriatico, necessità che non sarà risolta se non quando l'Italia disporrà di una flotta rispondente per quantità e qualità al suo compito mediterraneo e quando non le faranno difetto convenienti ancoraggi militari.

I miei predecessori non mancarono di segnalare queste insufficienze; da due anni io scrissi a tale riguardo una vera letteratura. Si è recentemente alquanto riparato all'assenza di basi in Adriatico scavando affrettatamente parte del porto di Brindisi e quello di Malamocco; reti metalliche

di vari tipi saranno disposte alle loro bocche per contrastare l'entrata ai sommergibili ed ai siluri nemici, ma infallibile protezione contro queste esiziali offese non si può avere che dallo scoglio e dal fango, nei moli e nelle scogliere da me ripetutamente richiesti. Ma poiché l'ora ne stringe, e conviene frattanto provvedere, si solleciti intensivamente l'allestimento delle navi in costruzione nella penisola sia per noi che per altre nazioni, e se gli accordi politici consentiranno, assicuriamoci il concorso attivo di molti cacciatorpediniere e di alcune forti navi moderne, imperocché se perdessimo per mine o per siluro qualche grande unità, assai più difficile sarebbe la vittoria che noi attendiamo dalla battaglia.

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli. L'allegato è ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 251.

335

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2653/171 Atene, 15 aprile 1915, ore 12,30 (per. ore 14,50).

Mio telegramma n. 163 (1).

Ecco il testo dalla lettera scrittami da Zografos che, quasi letteralmente conferma quanto mi aveva detto Caclamanos:

«Le Gouvernement Royal a discuté en effet, non d'organiser, mais tolérer des élections dans l'Epire du nord et les iles de Imbro, Tenedos et Castellorizzo sans toutefoie prétendre par là modifier par un acte unilatéral le statut international de ces territoires. Comme précédent expliquent cette décision je peux citer notre Assemblés constituante de 1863 et je peux aussi invoquer l'intention qui avait été exprimée souvent d'étendre le droit d'élection meme aux différentes colonies grecques établies dans les divers pays étrangers ~

V. E. vorrà significarmi se ed in che modo debba rispondere a questa lettera. Mi viene assicurato che Inghilterra e Francia fecero un passo collettivo su questo argomento. Ministro di Romania (secondo quanto mi ha riferito egli stesso di sua iniziativa) diresse una nota indipendente dagli altri e senza nemmeno attendere istruzioni dal suo Governo (2).

336

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. 264/122 Roma, 15 aprile 1915, ore 18.

Telegramma di V. E. n. 171 (3). II quadro dipinto dal Governo germanico dell'attuale situazione generale non ci sembra corrispondere alla realtà.

Basta rilevare come segno della intonazione volutamente ottimistica per la causa degli Imperi centrali, l'affermazione riguardante i supposti propositi e timori dell'Italia la quale invece si appresta a sostenere validamente con le armi le proprie ragioni, dando la mano al valoroso esercito romeno.

Parimenti del resto. La situazione inglese in Egitto è fortissima (vedi a questo proposito mio telegramma n. 1210) (1). La Russia con l'apertura entro il maggio del porto di Arcangelo potrà rifornirsi ampiamente di munizioni per utilizzare l'enorme suo stock di uomini. La Francia è tutt'altro che esausta finanziariamente e si mostra risoluta a combattere vigorosamente fino in fondo.

(l) -Vedi D. 310. (2) -Per la risposta di Sonnino vedi D. 369. (3) -Vedi D. 329.
337

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. R. SP. 195. Roma, 15 aprile 1915, ore 18,15.

(Per Parigi e Pietrogrado) R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue

«(Telegramma da Londra n. 104 Riservato speciale) » (3).

Ho risposto ad Imperiali:

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 104 Riservato Speciale.

(Per tutti) Non abbiamo nessun preconcetto né obiezione contro il mantenimento di un confine comune tra Serbia e Grecia, ma non è possibile discutere la questione, e tampoco precisare checchessia in proposito, nei riguardi che essa possa avere con la determinazione del confine albanese dal lato della Macedonia, senza avere piena notizia degli impegni già presi dalle Potenze della Intesa o del programma tra esse concordato riguardo ai limiti delle cessioni da farsi alla Bulgaria a spese dell'attuale territorio serbo in Macedonia; in quanto che dalla misura di tali cessioni dipende la maggiore o minore soppressione del confine comune attualmente esistente tra Serbia e Grecia.

Le nostre concessioni finora sono state abbastanza larghe per dimostrare la nostra sincera buona volontà di accordarci colle Potenze dell'Intesa. Vorremmo ora che la situazione tra loro e noi venisse stabilita nettamente pel futuro, sopra una base di mutua fiducia e di libera discussione degli interessi comuni. Se non fosse possibile arrivare a questo con una certa sollecitudine, non ci resterebbe che seguitare nella via fin qui battuta, proseguendo nella stretta osservanza della nostra neutralità.

338

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (4)

T. GAB. R. SP. 196. Roma, 15 aprile 1915, ore 18,45.

(Per Parigi e Pietrogrado) R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: « (telegramma Gabinetto n. 222/105 Riservato Speciale) » (5).

Ho risposto ad Imperiali:

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 105 riservato speciale.

(Per tutti) Concordo nella proposta di V. E. circa la redazione di due docu

menti. Il primo documento da rimanere segreto constaterà l'accettazione da parte dei tre Governi degli enunciati nel nostro promemoria. È preferibile che le nostre condizioni siano comprese nel testo dell'atto che potrà avere redazione francese.

Il secondo documento da pubblicarsi dopo la dichiarazione della nostra guera conterrà preferibilmente una dichiarazione delle quattro Potenze agli stessi effetti della dichiarazione degli alleati nel settembre scorso.

Resto in attesa di conoscere da V. E. il testo francese degli anzidetti documenti.

Firmati tali documenti si procederà tosto dalle parti alla nomina dei rispettivi Delegati per la redazione delle Convenzioni, navale e militare di cui agli articoli 2 e 3, e per la conclusione del prestito di cui all'articolo 14.

(l) -Ritrasmissione a Bucarest del t. 2635/126 del 14 aprile, ore 14,25 con il quale Serra aveva comunicato: "Tutte le truppe concentrate a Porto Said e Alessandria sono partite per teatro Dardanelli dicesi dirette Lemnos. Truppe francesi partiranno fra oggi e domani ". (2) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 255. (3) -Vedi D. 330. (4) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 256. (5) -Vedi D. 333.
339

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 231/299 (1). Costantinopoli, 15 aprile 1915, ore 19,30 (per. ore 1 del 16).

Wangenheim mi informa che Naby Bey parlando con Biilow gli avrebbe detto che Turchia sarebbe disposta a far qualche sacrificio pur di facilitare intesa fra Italia ed Austria-Ungheria. Commentando questa dichiarazione Wangenheim osservava che col Senusso Turchia nulla poteva perché questi fa ciò che interessa gli [inglesi], che per le isole Turchia sarebbe certamente dispostissima a concessioni d'ordine economico nella zona Adalia. Non vedeva che cosa d'altro Turchia potesse fare ed io mi limitai a quelle osservazioni che erano del caso in merito ai tre punti citati di importanza discutibile.

Wangenheim aggiunse che pretese nostre di avere subito dall'AustriaUngheria territori sui quali in massima si sarebbe stati d'accordo renderà impossibile conclusione favorevole perché diffidenza sarebbe fuori di luogo da parte nostra quando vi fosse impegno formale della Germania. Nei riguardi nostri sarebbe invasione giustificata dalla corrente popolare che non sempre potremmo dominare: mi pareva volesse dedurne che con sicuro ed indiscutibile affidamento al riguardo anche detta cessione immediata si potrebbe trattare.

(l) Questo telegramma partito come ordinario è stato protocollato nella serie dei telegrammi di gabinetto riservati speciali in arrivo.

340

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 197. Roma, 15 aprile 1915, ore 20,15.

Telegramma di V. E. n. 169 riservato speciale (2).

I nostri negoziati con Inghilterra mirano sovratutto a prevenire future divergenze tra eventuali compagni d'arme nella definizione delle questioni adriatiche, quando la vittoria sorrida ai comuni sforzi. Gli accordi non sono ancora completi, ma si può prevedere quasi sicura e molto prossima la loro conclusione.

Oggi i negoziati prendono per base la previsione di un'entrata in campagna verso la metà di maggio. Appena avrò dati certi sulla definizione dell'accordo avvertirò V. S. perché ne avvisi codesto Governo.

341

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 574/87. Berlino, 15 aprile 1915, ore 22,10 (per. ore 1 del 16).

Le voci di avviamento ad una pace separata della Germania e AustriaUngheria colla Russia si mantengono con insistenza e vanno sempre acquistando terreno (3). Fra i sintomi a ciò favorevoli si parla oltre che della malattia del Granduca Nicola anche di una chiamata che avrebbe ricevuto Granduca d'Assia per conferire collo Zar, suo cognato. Si dice che alla Corte di Pietroburgo un partito abbastanza influente starebbe agitandosi in questo senso. Si dice perfino che sarebbero già avviate per interposta persona di nazionalità neutrale trattative d'ordine finanziario perché Germania prendesse a suo carico tutte le passività della Russia verso la Francia. Riferisco queste informazioni, l'ultima specialmente che appare ben poco verosimile, per puro dovere di cronaca (4).

342

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

T. GAB. R. SP. S. N./88 (6). Berlino, 15 aprile 1915.

Strettamente personale.

Già più volte nelle mie ultime conversazioni con Jagow questi mi aveva espresso il suo rammarico di non aver avuto mai, nel corso dell'attuale crisi

(-4) Ritrasmesso a Vienna. Pietrogrado, Parigi, Londra e Bucarest con t. gab. 271 del 16 aprile, ore 18.

europea, l'occasione né la possibilità di avere uno scambio di idee con V. E. Memore delle relazioni con Lei intrattenute durante il suo lungo soggiorno a Roma e che gli avevano dato sovente modo di constatare un notevole e per lui confortante accordo nell'abito mentale e negli apprezzamenti politici, egli pensava che tale scambio di idee avrebbe potuto essere di qualche utilità nelle gravissime contingenze presenti. Jagow è tornato sull'argomento in un nostro colloquio di ieri e mi interessò a far conoscere a V. E. che egli sarebbe disposto, ove Ella vi consentisse, a tradurre in atto quel suo proposito venendo subito a incontrarla nel luogo che a Lei meglio convenisse e che Le piacesse indicargli. L'incontro dovrà avere, s'intende, un carattere riservato e strettamente personale e rimanere interamente segreto; per il mantenimento del segreto da parte sua Jagow crede di poter dare il più formale atfidamento. Egli sarebbe pronto a venire anche in Italia in una città qualsiasi del Nord (nel qual caso si farebbe rilasciare un passaporto sotto finto nome) ma pensa che una località della neutrale Svizzera, Lugano per esempio, potrebbe forse meglio prestarsi allo scopo.

In vista appunto del carattere che il convegno avrebbe a rivestire, Jagow non voleva valersi per la relativa corrispondenza del tramite dell'ambasciatore di Germania a Roma né di quello dell'ambasciatore d'Italia a Berlino; aveva avuto in animo di ricorrere all'intermediario di qualche comune amico suo e dell'E. V. ma il timore che la cosa potesse venire in qualsiasi modo divulgata ne lo trattenne. Rivolse quindi la preghiera a me, non come ambasciatore ma come antico collega a lui legato da cordiale amicizia, di rendermi presso V. E., in via strettamente confidenziale, interprete di questo suo desiderio.

Avevo scritto quanto precede in una lettera personale diretta a V. E. ma Jagow mi ha ora vivamente pregato di telegrafare il contenuto (1). Egli dice di non voler lasciare nulla di intentato per evitare una soluzione violenta che considererebbe come la più grave jattura per i nostri due paesi (2).

(l) Ed. in SoNNINO, Cartpggio, cit.• D. 257.

(2) -Vedi D. 328. (3) -Vedi D. 320. (5) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 258. (6) -Telegramma non protocollato in arrivo.
343

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 232/89. Berlino, 15 aprile 1915, ore 20,50 (per. ore 2,45 del 16).

Le notizie che Jagow ha ricevuto da Vienna confermano che le nostre domande hanno prodotto colà la più penosa impressione, ma che ciò nondimeno esse stanno facendo l'oggetto di un accurato e profondo esame che, vista l'estrema importanza dell'argomento, non poteva essere naturalmente condotto a termine in poche ore. Per parte sua egli mi ripeteva quanto mi aveva detto

precedentemente (mio telegramma n. 80) (l) che cioè quelle domande apparivano a lui pure eccessive, condizioni come quelle da noi reclamate potevano soltanto essere imposte dal vincitore ad un nemico che fosse stato completamente disfatto e col quale non si volessero più avere rapporti nemmeno in avvenire. Soprattutto per quanto riguarda Trieste e le isole dalmate Jagow non credeva che l'Austria-Ungheria potesse cedere, ciò avrebbe equivalso al suo suicidio come Grande Potenza e come Potenza Adriatica. Secondo lui quella condizione non avrebbe avuto ragione d'essere che come pegno e garanzia dell'Italia di fronte ad un eventuale successore dell'Austria-Ungheria, ed è possibile egli diceva che questo sia stato pure un motivo determinante delle decisioni del R. Governo.

Ma egli è convinto che una successione dell'Austria-Ungheria sia ben !ungi dall'aprirsi: anche nel caso che essa uscisse completamente vinta dalla guerra presente la liquidazione della duplice Monarchia non avverrà certamente per ora né in un prossimo avvenire. Non avverrà perché non lo vogliono gli stessi nemici dell'Austria-Ungheria né la Francia né l'Inghilterra e nemmeno la Russia. Quanto alla Germania Jagow diceva essere inutile espormi le ragioni d'ordine politico e morale per le quali era per essa imprescindibile dovere di appoggiare l'Austria nel caso fosse attaccata dall'Italia. La rottura che ne sarebbe seguita fra i nostri due Paesi avrebbe costituito uno dei più acerbi dolori della sua vita. Egli era sicuro che ove gli italiani non intervenissero la Germania potrebbe ancora riportare sui suoi nemici una vittoria, certamente non così trionfale e completa come vi era qui in molti l'illusione, ma tale da rafforzare la sua posizione internazionale. (È mio stretto dovere di soggiungere, per quanto pericoloso possa apparire l'arrischiare profezie, che questa convinzione, la quale è divisa da tutti questi Rappresentanti delle Potenze neutrali è pure la sincera convinzione mia suffragata dall'avviso competente di questo R. Addetto Militare).

Jagow diceva poi essere tutt'altro che sicuro che tale risultato della guerra potesse essere interamente mutato dall'intervento nostro; ma il fatto che questo intervento si producesse appunto da una parte di un popolo, che per più di trent'anni era stato suo alleato, avrebbe prodotto in tutto il popolo germanico -che da un eventuale insuccesso non potrà essere annientato e rappresenterà sempre in Europa e nel mondo una potenza di prim'ordine -un così vivace e profondo risentimento da rendere per moltissimi anni assai difficile ogni relazione politica economica e sociale coll'Italia. Egli si affrettava a dichiarare che non mi diceva questo come minaccia ma come la constatazione di una deplorevole e tristissima realtà.

Jagow concludeva però col dire che non aveva ancora deposto ogni speranza. Egli mi pregò di inviare subito a V. E. il mio telegramml:'" personale Gabinetto

n. 88 (2) e disse che poiché il Governo Imperiale e Reale si era mostrato disposto discutere e trattare ulteriormente egli confidava che uguali disposizioni sarebbero state dimostrate anche da parte nostra.

(l) -Vedi D. 343. (2) -Per la risposta di Sonnino vedi D. 354.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, clt., D. 259.

(l) -Vedi D. 312. (2) -Vedi D. 342.
344

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 229/65. Vienna, 15 aprile 1915, ore 22,30 (per. ore 1,45 del 16).

Mio telegramma Gabinetto n. 64 riservato speciale (1).

A quanto mi viene riferito, in via confidenziale e indiretta, sembra che il Governo Imperiale e Reale sarebbe disposto a consentire a far qualche concessione, circa le proposte di V. E., relative ai confini del Trentino (articolo l) e alla correzione del confine orientale della Monarchia (articolo 2).

Quanto alle altre proposte della erezione di Trieste e del suo territorio in uno Stato autonomo indipendente (articolo 3), alla cessione del gruppo delle isole Curzolari (articolo 4), alla nostra sovranità su Valona (articolo 6) e al disinteressamento dell'Austria-Ungheria circa l'Albania (articolo 7) esse sarebbero considerate dal Governo Imperiale e Reale come inammissibili. Per ciò che riguarda l'occupazione immediata per parte dell'Italia dei territori ceduti, il Governo Imperiale e Reale persisterebbe nell'opinione già manifestata, secondo cui tale occupazione debba essere effettuata solo dopo la conclusione della pace. Nel trasmettere tali informazioni colle dovute riserve, aggiungo che le proposte di cui agli articoli 3, 4, 6 e 7 sarebbero qui considerate, a quanto pare, come un sintomo dell'intenzione del R. Governo di muovere guerra all'Austria-Ungheria (2).

345

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2668/315. Vienna, 15 aprile 1915, ore 22,30 (per. ore 2,25 del 16).

Parlandomi ieri sera (3) dei fatti avvenuti di recente alla frontiera serbobulgara, il barone di Buriàn mi disse che non attribuiva importanza ai medesimi. Il Governo bulgaro era stato del tutto estraneo a quei fatti ed aveva preso i provvedimenti necessari per impedire che si ripetessero. Buriàn aggiunse che dalle informazioni che gli pervenivano dalla Legazione d'Austria in Serbia, risultava del resto che il Governo bulgaro persisteva nel proposito di mantenere la linea di condotta seguita fino ad ora. Ed osservò che la situazione della Bulgaria, che si trovava fra la Rumania, la Serbia e la Grecia e anche la Russia, era sommamente delicata, e la consigliava di essere molto guardinga e di non accingersi ad avventure. Buriàn mi disse infine che era giunta a sua notizia la voce che, in seguito ai fatti suddetti, la Legazione di Russia a Sofia avrebbe rotte le sue relazioni diplomatiche col Governo bulgaro. Egli non ne aveva però avuto fino ad ora conferma e credeva che la notizia stessa non fosse esatta, il Tarnowsky non avendogli nulla telegrafato in proposito.

(1) -Vedi D. 327. (2) -R!trasmesso a Berlino con t. gab. 203/85 del 16 aprile, ore 20,30. (3) -Vedi D. 327.
346

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 573/106. Londra, 15 aprile 1915, ore 22,45 (per. ore. 2 del 16).

Nel constatare meco indizi di mutate tendenze in Bulgaria, Grey mi diceva ieri (l) che non solo la Bulgaria ma anche altri Stati balcanici erano stati tre mesi fa persuasi da agenti tedeschi che la sconfitta totale russa era matematicamente sicura e si sarebbe verificata non più tardi dei primi di marzo.

La mancata realizzazione di questa così concreta previsione deve, secondo Grey, avere prodotto sull'animo dei governanti balcanici impressione considerevole e deve non poco contribuire ad indurii ad un cambiamento di rotta.

347

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI

T. 1220. Roma, 15 aprile 1915, ore 23,30.

R. Ambasciatore a Washington mi informa che quell'Ambasciatore di Germania ha pubblicato sui giornali un suo memorandum presentato il 4 corrente al Governo degli Stati Uniti contro pretesa inosservanza neutralità da parte di questi ultimi. A tale violazione, senza precedenti, delle norme diplomatiche, viene attribuito carattere di voluta provocazione. Facente Funzione Sottosegretario di Stato ha confermato a Cellere sorpresa e irritazione sfere ufficiali e gli ha detto che si domanderà anzitutto a Berlino se condotta Ambasciatore risponde a istruzioni ricevute, come egli pretende in una dichiarazione fatta alla stampa (2).

348

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. RR. 2724/265. Londra, 15 aprile 1915 (per. il 21).

Nel colloquio di ieri (3) Sir Edward Grey parlandomi in via strettamente confidenziale, mi spiegò l'origine della dichiarazione del settembre relativa all'impegno dei tre alleati a non conchiudere pace separata. A quell'epoca, disse, le ire germaniche non si erano ancora cristallizzate contro l'Inghilterra e da parte tedesca si cercava di insinuare in Francia ed in Russia sospetti contro il Governo Britannico, lasciando intravvedere che l'Inghilterra, non legata da un patto formale di alleanza come quello esistente fra la Francia e la Russia,

avrebbe, ad un momento dato, piantato gli alleati e conclusa la pace per conto proprio. In tali circostanze il Governo Britannico ritenne doveroso, a tutela del suo onore di proporre alla Francia ed alla Russia, che subito accettarono, la stipulazione della precitata dichiarazione impegnativa, equivalente ad un vero e proprio patto di alleanza.

Alla fine di novembre, un personaggio appartenente a stato neutrale (Americano) profondo conoscitore per continuati soggiorni degli uomini e delle cose russe, avvertì segretamente Sir Edward che nei circoli di Corte di Pietrogrado aveva constatata l'esistenza di una forte corrente germanofila attivamente caldeggiante una pace separata colla Germania a spese, beninteso, dell'Austria. Di queste tendenze non trascurabili fautore principale era l'ora defunto Conte Witte. Sir Edward Grey osservò non si preoccupava di tali notizie, ritenendo l'Imperatore assolutamente incapace di venire meno ad un impegno solenne assunto dal suo Governo.

Replicò l'interlocutore che anche senza violare detto impegno la Russia avrebbe ad un dato momento potuto regolarsi in modo da costringere volenti

o nolenti Francia ed Inghilterra a fare comunque la pace. Il medesimo personaggio, tornato recentemente a Londra dopo un nuovo viaggio in Russia, ha riferito a Sir Edward avere ora riportato impressioni radicalmente differenti da quelle previamente manifestategli, ed acquistata invece, in base a colloqui avuti con ogni sorta di persone in Russia, la convinzione che il Governo e la Nazione Russa lungi dal pensare a separarsi dagli alleati, intendono andare fino in fondo, lottare ad oltranza, non risparmiando nessun sacrifizio pur di liberarsi una buona volta dall'incubo permanente della minac'Cia militare tedesca.

Ho creduto utile riferire a V. E. queste personali confidenze del Segretario di Stato; secondo le quali si avrebbe motivo di ritenere poco fondate le rosee speranze ungheresi, segnalate dal R. Console Generale in Budapest (telegramma di v. E. n. 1176) (l} circa possibilità di una pace separata fra la Russia e gli Imperi Centrali. Se le disposizioni russe siano ora così intransigenti e guerrafondaie quali sono state descritte a Sir Edward Grey, solo il R. Ambasciatore a Pietrogrado è competente ad esprimere un autorevole avviso.

La conversazione essendo poi caduta sull'Albania, Sir Edward mi fece un nuovo sfogo affatto personale, da cui potei rilevare quanto esacerbato sia tuttora l'animo suo per l'insuccesso della zelantissima e sincerissima azione da lui spesa per scongiurare la catastrofe di cui è vittima l'Europa. Rievocando meco l'opera volenterosa, disinteressata da lui svolta, con la cordiale collaborazione di tutti gli Ambasciatori, nelle riunioni di Londra, rilevava Sir Edward con grande tristezza che ogni concessione, da lui a grande stento e pro bono pacis strappata alla Russia, era interpretata in Austria come un sintomo di debolezza e di sacro terrore del blocco austro-germanico. «In quell'occasione~. rilevava, «io avevo aperto la porta al concerto europeo che avrebbe potuto dopo il primo soddisfacente risultato lavorare d'amore e d'accordo a favore della pace. Se quella porta non fosse stata violentemente sbarrata dalla Germania nel luglio scorso gli orrori di questa terribile guerra si sarebbero potuti facilmente evitare, data la ferma intenzione nostra, lealmente secondata dall'Italia,

dalla Francia e dalla Russia di regolare la questione con ampia tutela della

dignità di tutte le potenze e con soddisfazione generale».

Facendo eco alle parole sue, rispondenti a sacrosanta verità, io gli ricordai

una frase da lui dettami in uno dei colloqui avuti meco durante la fatale

settimana quando io per ordine del compianto marchese di San Giuliano lo

informavo delle obiezioni tedesche ad una nuova riunione di Londra che avrebbe

dicevasi costituito una umiliazione per l'Austria-Ungheria. «I miei sforzi mi

rispondeva allora Sir Edward, mirano soltanto a mantenere la pace ed escludono

a priori qualsiasi umiliazione per chicchessia. Purtroppo di umiliata -e

profondamente -vi è oggi soltanto la povera Serbia già rassegnatasi ad accet

tare condizioni mai imposte ad un Sovrano indipendente».

Sir Edward mi ripeteva che tutte le accuse e le imprecazioni accumulate

ora dai tedeschi contro di lui lo lasciano indifferente, avendo egli la coscienza

tranquilla per avere fatto quanto era umanamente possibile per scongiurare la

guerra.

Quello che lo amareggia di più, e gli riesce tuttora inspiegabile, è la facilità con la quale in Germania si inclinava a ritenere capace lui ed il Governo Britannico di disonorarsi, sia accettando le infami proposte all'ultima ora rivoltegli per comprare la neutralità inglese, sia rassegnandosi supini alla violazione di quella neutralità del Belgio solennemente garantita da un trattato il rispetto del quale ha, dal 1832 in poi, costituito uno dei cardini fondamentali della politica della Gran Bretagna. E qui ricordava Sir Edward che all'atto della stipulazione del trattato per la neutralità del Lussemburgo Lord Derby, allora Segretario di Stato per gli Affari Esteri, ebbe cura di ben porre on record davanti al Parlamento, che gli impegni dell'Inghilterra in caso di violazione di quel trattato erano molto diversi da quelli assunti nel trattato relativo alla neutralità del Belgio. Ricordato inoltre il contegno deciso di Gladstone nel 1870 e confessatomi che l'Inghilterra non avrebbe nemmeno questa volta esitato a far guerra alla Francia qualora essa avesse attentato alla neutralità belga, il mantenimento della quale rappresenta per l'Inghilterra un debito di onore e ad un tempo un interesse politico primordiale, concludeva Sir Edward che se dopo tutti questi precedenti l'Inghilterra avesse chiusi gli occhi e lasciato mano libera alla Germania si sarebbe disonorata, e, comunque, il Governo colpevole di tale crimine sarebbe stato senza esitazione ignominiosamente rovesciato dall'indignato Parlamento, eco fedele del verdetto della grandissima maggioranza della Nazione Britannica.

(l) -Vedi D. 330. (2) -La risposta di Bollati è al D. 372. (3) -Vedi D. 333.

(2) Vedi D. 307, nota l, p. 247.

349

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (l)

L. P. Berlino, 14-15 aprile 1915.

Mentre sto aspettando il corriere che doveva giungere ieri sera e finora non s'è fatto vedere, comincio la mia solita lettera, prima di tutto per segnarti

ricevuta e ringraziarti della gradita tua del 31 marzo (l), la quale si riferiva ad una fase oramai sorpassata dagli avvenimenti. Oggi ciò che domina la situazione è l'enunciazione fatta dal nostro governo delle domande dell'Italia all'Austria Ungheria (2). Non so quale impressione tu avesti alla lettura di quel telegramma: io, ti confesso, ne rimasi semplicemente sbalordito. Per quanto, dopo quanto avevamo già visto, nulla dovesse più stupirmi, pure non mi sarei aspettato ad un accumulamento di pretese, una più esagerata, più umiliante, più offensiva dell'altra. È un complesso di condizioni quali, dopo una lunga guerra, il vincitore potrebbe imporre al nemico completamente disfatto (3): e noi le esigiamo come prezzo del mantenimento di una neutralità alla quale siamo obbligati dai trattati! Non v'è una di quelle condizioni che regge alla critica: l'inclusione di una regione interamente e accanitamente tedesca, quale è Bozen col suo territorio, l'inclusione di Gorizia e del suo territorio che è slavo, la cessione delle isole Dalmate pure totalmente slave e dominanti la costa vicina, l'erezione di Trieste in uno stato indipendente e, per sopra mercato, la pretesa che tutto ciò sia eseguito subito, dall'oggi al domani, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Tutte queste domande sono talmente ingiuste, talmente eccessive che vi è a chiedersi se chi le fa -tanto più quanto soggiunge che esse rappresentano «il minimum da noi ripetibile nelle presenti circostanze » -abbia veramente la testa sulle spalle. Ma quello che a me sembra ancora più strano e più grave è l'idea direttrice che le ha ispirate, e che non può essere che questa: che la salute, la grandezza e l'avvenire dell'Italia non possono essere ottenute che mediante l'indebolimento e l'annientamnto dell'Austria: «delenda Austria» è il solo, l'esclusivo interesse italiano. Io non so immaginare una concezione più ristretta e più deleteria...

Io m'aspettavo e temevo che la sola risposta che costì si darebbe a queste nostre proposte fosse una semplice ed assoluta «fin de non recevoir » tale da troncare senz'altro i negoziati. Fino a ieri, qui non si aveva alcuna notizia delle decisioni prese al riguardo a Vienna, e nulla ho ricevuto nemmeno da Roma, salvo la comunicazione della 'lettera a te diretta da Tisza (4), la quale, però, potrebbe far credere che la eventualità di una ulteriore discussione non sia senz'altro respinta. L'impressione suscitata qui, l'avrai potuto rilevare dal mio telegramma del 12 (5) che suppongo ti sarà stato comunicato fu naturalmente sfavorevolissima, ma, a dirla fra di noi, io mi attendevo a che la sua manifestazione fosse ancora più vivace -forse, temevano anche peggio: Jagow, per esempio, m'aveva chiesto se volevamo il Tirolo fino al Brenner! I punti sui quali qui credono che l'Austria sarebbe disposta a cedere ancora sarebbero: cessione di tutto il Trentina nelle sue frontiere linguistiche, ad eccezione quindi delle parti del Vinschgau, del Sarntal e della Valle dell'Eisack da noi reclamate -cessione di territorio fino all'Isonzo, esclusa Gorizia -e riconoscimento della nostra sovranità su Valona (per la quale, però, si dovranno fare i conti coi nostri nuovi amici). Per il resto, Jagow dice che è impossibile che

22 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

l'Austria ceda, e che è meglio un « Ende mit Schrecken » che uno «Schrecken ohne Ende »: ciò che d'altronde, egli crede sia nelle intenzioni del nostro governo, il quale, secondo lui (e, purtroppo anche secondo me) ha continuato i negoziati soltanto per attendere la completa preparazione dell'esercito e la conclusione di accordi nostri colla Triplice Intesa.

Sarà, dunque, la guerra, nella quale naturalmente la Germania sarà a fianco dell'Austria: e di questa guerra ha parlato ier l'altro molto chiaramente e molto lealmente il capo di Stato Maggiore dell'esercito tedesco al nostro addetto militare, che aveva inviato al quartiere generale dell'ovest (l). Il generale Falkenheyn, senza esagerare nulla, ha detto che l'intervento dell'Italia costituirà senza dubbio una grave complicazione: che l'offensiva russa dei Carpazi, già rallentata, sarà senza dubbio arrestata: e che lo stesso accadrà per l'eventuale offensiva nostra verso Vienna o Budapest; dati gli attuali modi di combattimento, che danno maggior forza alle posizioni difensive. Il risultato finale della guerra secondo il generale, sarebbe dunque, ·anche con il nostro intervento, non risolutivo né per una parte né per l'altra: e l'Italia finirebbe coll'acquistare, a prezzo di perdite immense di sangue e di averi e dell'odio implacabile dei suoi antichi alleati, tutt'al più gli stessi vantaggi che, se fosse ragionevole, potrebbe ora ottenere pacificamente.

Non credo che siano interamente fondate queste previsioni, che, del resto, non sono nemmeno condivise dal conte Tisza il quale, nella sua lettera a te, contempla l'eventualità che l'Italia possa «mutare il risultato della guerra se si schiera a lato dei nemici dell'Austria». Ma, ciò malgrado, sono assolutamente convinto che ad una liquidazione totale della Monarchia questa volta non si arriverà: prima di tutto, perché ciò supporrebbe, oltre alla completa disfatta -probabile lo ammetto -dell'Austria, anche la disfatta, estremamente improbabile, della Germania: e poi, perché quella liquidazione può essere desiderata dai politicanti da caffè di Belgrado, di Cettigne e di Milano, ma non certo voluta dalla Francia e dall'Inghilterra e nemmeno dalla Russia. E meno che mai dovrebbe essere dall'Italia, la quale nell'esistenza di un'Austria-Ungheria non troppo indebolita -era l'assioma, ti rammenti, del povero San Giuliano avrebbe il necessario « tampon » contro le pretese e le invasioni slave nell'Adriatico e contro il predominio anglo francese nel Mediterraneo. Sono verità intuitive, ma quando si dicono a Sonnino, vi risponde colla imprescindibile necessità di soddisfare le giuste aspirazioni nazionali reclamate dall'opinione pubblica... ! Del resto, chi osa dirle queste verità in Italia? Quei pochi giornali, che non ubbidiscono agli ordini del Corriere della Sera, sono -e tutti lo sanno comperati dalla Germania e scrivono bestialmente: quei molti uomini di buon senso, che non si sono lasciati guadagnare dalla follia intervenzionista, dicono bensì, nelle conversazioni private, di essere contrari alla guerra, ma non hanno il coraggio di proclamarlo apertamente, per timore di essere accusati di mancanza di patriottismo. E così si lascia far tutto ad un volgare parlamentarucolo, ad un dottrinario intestardito, e a un militare tronfio e vanitoso all'opera dei quali sarà dovuto se l'Italia compirà l'atto più ignominoso che la Storia

abbia mai registrato, e si esporrà -anche nelle migliore delle ipotesi -ad orrori e disastri senza fine.

E non so davvero immaginare una situazione più dolorosa di quella di noi due che, pur vedendo tutto ciò, e condannando questa politica, siamo obbligati a rendercene gli istrumenti e i complici necessari, e siamo pure, per sentimento di dovere, obbligati a tacere, senza aver almeno il conforto di dire alto la nostra opinione, nemmeno al governo. Io avrò già, in questi ultimi tempi, preparato una mezza dozzina di rapporti per esporre i miei pensieri sulla situazione, come sarebbe diritto e anche dovere di un ambasciatore di fare: ma ho finito ogni volta col buttarli nel cestino -«a quoi bon »? tanto nessuno avrebbe tenuto conto di ciò che dicevo e il solo risultato sarebbe stato quello di sentirmi ripetere che sono più tedesco che italiano... Eppure vi son dei momenti nei quali mi domando se noi, tacendo, non ci assumiamo una troppo grave responsabilità e se, di fronte al supremo pericolo che minaccia il nostro paese, non sarebbe invece nostro dovere di abbandonare ogni scrupolo e di dire senza riserva tutto ciò che sentiamo, cominciando a rivolgerei direttamente al Re... Non temere, non muoverei nessun passo senza di te, e poi -forse non farei niente in nessun caso, perché anch'io ... non ho il coraggio. Che miseria, mio Dio! D'altronde, sarebbe oramai troppo tardi e credo che questa sarà davvero l'ultima lettera che ti scrivo.

Nella conversazione, cui accenno più sopra, del nostro addetto militare col capo di Stato Maggiore germanico, questi parlò anche di compensi promessi dall'Austria alla Rumania. Qui m'hanno sempre detto che alla Rumania non si poteva fare alcuna concessione territoriale, e anche Beldimann affermava di non saperne nulla: ma Falkenheyn parlava con tanta sicurezza, che bisognava credere che qualcosa vi sia. Io procurerò di informarmi ulteriormente qui, e te ne prevengo per quelle indagini che potresti fare costì: suppongo, in ogni modo, si tratterebbe non già della Transilvania, ma forse della parte meridionale della Bukovina. La Galizia, qui la si considera oramai come russa.

Quanto alla cessione che farebbe la Germania all'Austria, nelle sfere ufficiali si persiste a dire che non v'è nulla di vero: Jagow fu l'altro giorno molto esplicito a questo proposito quando io feci allusione alle voci corse e aggiunsi, come mia idea personale, che, se la cessione germanica fosse fatta subito, ciò avrebbe pure potuto facilitare l'esecuzione immediata delle cessioni austriache all'Italia.

Jagow sostenne che non era il caso di parlare, ma, con tutto ciò, si continua a parlarne con insistenza, specialmente per Berchtesgaden, che, sarebbe ceduto dalla Baviera, alla quale, come credo averti già scritto (1), si darebbe in compenso una parte dell'Alsazia. Ma tutto questo ormai, non ha alcun interesse; tanto, se anche l'Austria si rassegnasse a darci subito il Trentino, non potrebbe fare altrettanto per tutte le altre belle cose che rappresentano il nostro « minimum ». E poi il nostro «santo egoismo» non si contenta di queste mezze misure!

Il corriere arriva in questo momento (ore 19 del 14) e ti faccio subito telegrafare in risposta al tuo telegramma di poco fa (2).

15 [aprile], mezzogiorno.

Un telegramma giunto questa notte (l) ci dà già istruzioni in vista di un eventuale rimpatrio dei nostri connazionali. È dunque evidente che siamo ai ferri corti! Ho avuto stamane una conversazione con Jagow (2), dalla quale è risultato che a Vienna sarebbero ancora disposti a trattare -fino ad un certo punto s'intende -ma a Roma no: Sonnino dichiarò a Btilow (3) che le nostre condizioni sono irremovibili, e che dobbiamo cogliere la presente occasione favorevole, sotto pena di perderla per sempre, Jagow è quindi anche lui convinto che non vi sia più nulla da fare -ed è profondamente depresso...

Io mi proporrei, all'atto della rottura definitiva, di dirigere a Sonnino un telegramma press'a poco in questi termini: «Eseguisco le istruzioni di V. E. Ho adempiuto e adempirò fino all'ultimo tutto il mio dovere di ambasciatore di Sua Maestà, di funzionario e di cittadino italiano. Non appartiene a me di apprezzare i motivi che hanno dettato al R. Governo le sue attuali decisioni. Ma in quest'ora angosciosa, io sento che l'atto che, in seguito ad esse, sta per compiere l'Italia -dando a due Potenze colle quali è stata per trentatre anni e fino ad oggi legata da vincoli di alleanza, il colpo di grazia nel momento. del pericolo supremo -è un atto sleale, che nessun interesse e nessuna aspirazione nazionale possono giustificare, e che costituirà una macchia indelebile nella storia del nostro paese. La mia coscienza mi impone di dichiararlo altamente a V. E.». È, lo ammetto, una soddisfazione platonica, ma a me sembra che noi lo dovremmo fare. Però, non lo farò nemmeno io, se tu mi dai il consiglio di non farlo: e ti sarò grato di v o l ermi telegrafare in proposito.

Dunque, arrivederci presto in Italia a meno che non ci giochino il brutto tiro di mandarci te in Rumania e me in Danimarca! Checché accada, serberò sempre riconoscente ricordo del prezioso sussidio che mi ha accordato, in questo fatale periodo, la tua buona e cordiale amicizia.

(l) Ed., con omissioni e inesattezze, in Carteggio Avarne-Bollati, cit., pp. 82-86.

(l) -Vedi D. 266. (2) -Vedi D. 293. (3) -Vedi D. 343. (4) -Vedi D. 313. (5) -Vedi D. 312.

(l) Vedi D. 317.

(l) -In realtà Bollati aveva solo accennato nella lettera del 24 marzo (vedi D. 185) a generiche cessioni da parte della Germania all'Austria. (2) -I due telegrammi erano relativi all'annuncio e alla conferma dell'arrivo del corriere.
350

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. R. SP. 233/80. Pietrogrado, 16 aprile 1915, ore 3,36 (per. ore 10,15).

Sazonov mi ha fatto testé significare per mezzo del Barone Schilling che nonostante le recriminazioni ed imbarazzi cui lo esporrà il sacrificio degli interessi serbi, si lascia indurre ad accettare ultime proposte di Asquith con l'addizionale e le precisioni di V. E. (5) ma che gli è impossibile ammettere che data della nostra entrata in azione venga protratta. Sazonov sostiene essere nell'interesse di entrambe le parti la simultaneità delle operazioni militari finché Austria-Ungheria è così gravemente impegnata nei Carpazi ed assevera che

egli non avrebbe negoziato l'accordo né tanto meno ceduto su tutti i punti se non avesse considerato come condizione assolutamente impegnativa per l'Italia l'epoca da essa inizialmente proposta della fine di aprile.

Ho fatto rilevare a Schilling che prima della conclusione dell'Accordo l'Italia non può evidentemente procedere alla grande mobilitazione per la quale è indispensabile un mese di tempo e che quindi la proposta dell'epoca suddetta doveva sempre consLderarsi subordinata a quella della conclusione dell'Accordo.

Schilling ha però insistito vivamente sul punto di vista di Sazonov, che corrisponde, egli disse, all'imprescindibile condizione posta in proposito dal Granduca Generalissimo.

Circa la rappresentanza del futuro Stato albanese musulmano Sazonov non si nasconde che essa corrisponde in sostanza, sebbene larvatamente, ad un protettorato italiano su quel nuovo ente politico, ma non per questo vuole sollevare difficoltà alla nostra richiesta. Egli domanda soltanto che rimangano fin d'ora intesi in modo generale, salvo ulteriori precisioni, i limiti di detto ente, che dovrebbero essere: a nord una linea un poco discosta dalla riva sinistra del Drin (per non tagliare in due parti una stessa tribù), ad oriente la nota regione destinata a congiungere Serbia e Grecia, ed a mezzogiorno i possedimenti greci dell'alto Epiro.

Quanto al limite della striscia di Ragusa, Sazonov osserva che i dieci chilometri a sud da Ragusa Vecchia non corrispondono a venti chilometri dall'entrata delle Bocche di Cattaro, ma dal linguaggio di Schilling ho compreso che sarà ben facile ottenere la precisione indicata da V. E.

Schilling non mi ha fatto alcun cenno circa la riconosciuta neutralizzazione degli antichi porti montenegrini, né circa l'appartenenza degli isolotti prospettanti la striscia di Ragusa O).

(l) -Vedi D. 324. (2) -Vedi D. 343. (3) -Il 13 aprile: vedi Diario, cit., pp. 125-126. Sonnino non informò Avarna e Bollati di questo colloquio.

(4) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 260.

(5) Vedi D. 323.

351

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 234/96. Parigi, 16 aprile 1915, ore 13,30 (per. ore 16,15).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 195 riservato speciale (2).

Anche Delcassé nel dirmi che personalmente non aveva nulla in contrario all'assunzione da parte nostra della rappresentanza diplomatica del futuro Stato albanese insistette perché la Grecia e la Serbia dovessero avere nel nord dell'Albania una frontiera comune.

Salvo riserve per la effettiva delimitazione parmi che in massima noi potremmo senza inconvenienti ammetterne il principio tenendo conto la rappresentanza diplomatica d'Albania vuole dire riconoscimento della influenza italiana con esclusione di qualunque altra poiché la rappresentanza diplomatica è stata sempre la forma più chiara e tangibile di un vero protettorato.

(l) -Ritrasmesso Parigi, Londra e Pietrogrado con il D. 353. (2) -Vedi D. 337.
352

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 577/82. Pietrogrado, 16 aprile 1915, ore 14,40 (per. ore 19,40).

Questo Ambasciatore di Francia mi ha detto che fra le varie ipotesi con

template dalle Potenze della Triplice Intesa circa futuro atteggiamento della

Germania è stata esaminata ancora quella di indirette sue proposte di pace

per intermediario del Papa o degli Stati Uniti d'America o di altri.

Secondo Paléologue le tre Potenze si sarebbero accordate per rispondere

in tale eventualità all'intermediario che le proposte di pace devono venire

presentate dalla Germania in via diretta alle tre Potenze la cui decisione in

proposito sarà sempre indivisibile.

Da fonte ufficiale russa mi è stata confermata l'autenticità di questa intesa

fra le tre Potenze.

353

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PIETROGRADO, CARLOTTI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, TITTONI

T. GAB. R. SP. 202. Roma, 16 aprile 1915, ore 16.

(Meno Pietrogrado) R. Ambasciatore a Pietrogrado telegrafa quanto segue:

(telegramma da Pietroburgo n. 80 Riservato Speciale) {1).

(Per Pietrogrado) Telegramma di V. E. n. 80 Riservato Speciale.

(Per tutti) Senza entrare per ora in merito a quanto V. E. mi riferisce nel

telegramma suddetto, e ciò allo scopo di non ingenerare confusione nelle trattative che s,i stanno svolgendo a Londra, sarei grato a V. E. se volesse comunicarmi che cosa precisamente intenda Sazonov per «la nota regione destinata a congiungere Serbia e Grecia», come pure che cosa precisamente significhi «la progettata applicazione del trattato del 1912 per la Macedonia» cu1 V. E. accennava nel suo telegramma n. 68 (2) del 29 ultimo scorso (3).

354

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (4)

T. s. N. Roma, 16 aprile 1915.

Sono grato al vecchio mio amico Jagow del suo buon ricordo e delle sue lusinghiere espressioni a mio riguardo (5). Sarei sempre lieto di incontrarmi

con lui e di discutere della situazione generale; ma il progetto proposto mi pare in questo momento poco attuabile. Non mi sarebbe possibile in questo periodo assentarmi da Roma per più di poche ore, e sarebbe vano illudersi che possa farlo, e per di più avere dovechessia un convegno con Jagow, mantenendo la cosa, segreta. D'altra parte il fatto stesso di un nostro convegno di cui il pubblico avesse notizia potrebbe oggi agitare maggiormente questo ambiente già riscaldato senza che vi siano elementi concreti per sperare che in questo momento esso possa portare frutti tali da rischiarare la situazione generale. Questa situazione, dopo oltre quattro mesi di vane e incresciose discussioni tra Austria e Italia, si è oramai imperniata tutta sulla possibilità di ottenere tempestivamente dalla Corte di Vienna le concessioni che le sono state chieste (1), e che rappresentano le condizioni minime atte a collocare da un lato i rapporti tra i due Stati sopra una base di cordialità e di normale cooperazione verso fini comuni di politica generale, ed insieme a salvaguardare dall'altro la nostra situazione interna.

(1) -Vedi D. 350. (2) -Vedi D. 216. (3) -Per la risposta di Carlotti vedi D. 377. (4) -In Archi1•io Sonnino, Montespertoli, Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 261. (5) -Vedi D. 342.
355

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 581/83. Pietrogrado, 16 aprile 1915, ore 20,50 (per. ore 1 del 17).

Signor Supilo deluso e sconfortato per atteggiamento di queste sfere ufficiali dalle quali non ha potuto ottenere alcun affidamento circa suoi noti piani comprendenti assegnazione Dalmazia al progettato Stato jugoslavo od almeno alla Serbia (2), ha dichiarato a Sazonov che partirà in settimana per Londra. Alcuni giorni or sono egli si recò a perorare sua causa presso Granduca Generalissimo, ma anche impressione da lui riportata dal Quartiere Generale non l'ha punto rassicurato.

Constami che sono dovuti alla sua ispirazione gli articoli amari (già da me segnalati a V. E.) comparsi in qualche giornale circa presunte [pretese] dell'Italia nell'Adriatico e mi consta pure che questa censura ha a parecchie riprese strappato articoli informati allo stesso spirito, ma più infiammabili che dovevano comparire per influenzare opinione e Governo.

356

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 235/108. Londra, 16 aprile 1915, ore 23 (per. ore 4 del 17).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. n. 195 riservato speciale (4).

Grey mi ha detto oggi che non si trattava di entrare in discussione per concretare i particolari confini tra Albania Serbia e Grecia. Tutto quello che egli e gli alleati desiderano è di fare constatare nell'accordo che l'Italia aderisce a che l'hinterland del nuovo Stato Albanese sia delimitato in modo da lasciare una frontiera comune alla Serbia ed alla Grecia. E su questo punto la dichiarazione di V. E. che noi non abbiamo preconcetti o obiezioni contro la predetta frontiera comune è soddisfacente. Grey ha poi osservato, insistendo esplicitamente, essere chiaro che dal momento in cui, concluso l'accordo, noi diventiamo alleati, tutte le questioni d'interesse comune dovranno essere discusse con noi nelle condizioni giustamente accennate da V. E.

Intanto Grey desidera fin da ora che V. E. sappia che per il momento nulla è stato precisato e concordato circa eventuali scambi territoriali fra Bulgaria ed altri Stati balcanici. Alleati desiderano molto intervento bulgaro e si rendono conto dell'impossibilità di attirarla senza adeguati compensi. In questi ultimissimi giorni il Governo Bulgaro ha fatto capire si aspettava a che gli alleati gli facessero un'offerta. Grey ha risposto stava invece alla Bulgaria di manifestare i suoi desiderata che egli prevede esorbitanti. Le cose stanno a questo punto e naturalmente in tali condizioni nessuna trattativa si è potuta iniziare con la Serbia con la quale si discorrerà più tardi ed insieme con noi quando accordo sarà concluso.

Grey ha aggiunto che il nostro desiderio di rinviare l'entrata in campagna ad un mese dopo la firma dell'accordo ha prodotto (non mi ha detto dove) un sentimento di sorpresa alquanto sgradito. Egli però si rende benissimo conto e non ha mancato di spiegare la necessità di tale rinvio essendo evidente che se noi prima della firma dell'accordo spingessimo i preparativi militari oltre certi limiti ci esporremmo al rischio di essere attaccati quando non siamo ancora pronti perfettamente. Nell'intento di conciliare le giuste nostre esigenze con le spiegabili impazienze altrui egli ci propone di procedere, dopo la firma dell'accordo, ad uno scambio di note nel quale noi c'impegneremmo a fare il possibile per affrettare l'entrata in campagna, la quale in ogni modo non sarebbe ritardata oltre il limite di un mese a partire dal giorno della firma stessa.

Grey ha concluso aver disposto che si prepari una redazione in francese di tutto l'accordo con le ultime modifiche; non appena essa sarà pronta e sarà stata approvata dagli alleati me la comunicherà perché io la sottoponga a

V. E. Detta redazione dovrà contenere alcune leggere modifiche. Egli ne ha menzionato due, la prima all'articolo 12 concernente Yemen ed Arabia nel senso già da lui espostomi e da me riferito (mio telegramma n. 74 Riservato speciale) (l), 'la seconda all'articolo 14 circa il prestito che, in conformità degli accordi generali finanziarli anteriori intervenuti colla Francia, dovrebbe concludersi non solo sul mercato di Londra ma anche su quello di Parigi qualora da parte nostra si desideri intervento del Governo per facilitarlo (2).

(l) -Vedi D. 293. (2) -Vedi D. 245. (3) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 262. (4) -Vedi D. 337. (l) -Vedi D. 162. (2) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 207 del 17 aprile, ore 21.
357

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 236/66. Vienna, 16 aprile 1915, ore 23 (per. ore 5 del 17).

Telegramma di V. E. n. 180 Riservato speciale (2).

Barone Burian mi ha pregato di passare oggi alla Ballplatz per comunicarmi la sua risposta alle proposte di V. E. di cui al suo telegramma suddetto. Egli ha cominciato col dirmi che le proposte del R. Governo erano state sottoposte ad un accurato esame da parte del Governo Imperiale e Reale, il quale aveva dovuto constatare con vivo rincrescimento che per ragioni politiche etnografiche strategiche ed economiche, che era superfluo di sviluppare, una gran parte di tali proposte specialmente quelle formulate agli articoli 2, 3 e 4, erano inaccettabili. L'insieme di quelle proposte creerebbe infatti al Governo Imperiale e Reale una situazione inconciliabile coi suoi interessi vitali e sarebbe poco atto a realizzare lo scopo al quale il R. Governo ha sempre dichiarato di mirare, cioè di consolidare i rapporti reciproci fra l'Austria e l'Italia e di basarli sopra una intera buona fede, di eliminare ogni causa di attrito e di rendere possibile la loro collaborazione in questioni di politica generale. A tale proposito barone Burian ha rilevato che una rettifica di confine verso l'Isonzo avrebbe reso difficile la difesa militare di quella frontiera della Monarchia e avvicinato troppo i confini d'Italia alla città di Trieste. Il distacco poi di questa città dall'Austria-Ungheria l'avrebbe privata del più importante suo sbocco marittimo e messo in potere dell'Italia la principale comunicazione tra quel porto e Germania. Infine la questione delle isole Curzolarl che dominavano la Dalmazia avrebbe reso 'l'Italia padrona di quelle regioni e il Mar Adriatico sarebbe divenuto un mare italiano qualora Italia avesse conservato il possesso di Valona. Barone Burian ha aggiunto dal canto suo che ispirandosi sinceramente alle considerazioni che mi aveva sopraesposte sulle quali credeva dovere insistere e che erano state già messe innanzi da V. E. e desiderando di attestare all'Italia fino all'estremo limite del possibile il suo desiderio di arrivare ad una intesa definitiva e durevole il Governo Imperiale e Reale era disposto ad estendere la cessione di territori nel Tirolo Meridionale cui aveva consentito nella comunicazione fattani il primo corrente (mio telegramma Gabinetto n. 56 Riservato speciale) (3). Secondo questa nuova proposta la futura linea di confine si staccherebbe dalla frontiera attuale presso la Zufallspitze e seguirebbe per un tratto il confine fra il distretto di Cles da una parte e i distretti di Schlanders e di Merano dall'altra cioè la linea dello spartiacque tra il Noce e l'Adige fino al Illmenspitze. La linea di confine passerebbe all'ovest di Proveis in modo che questo comune continuerebbe a far parte del Tirolo, raggiungerebbe il torrente Pescara e seguirebbe il Thalweg di quest'ultimo fino alla sua confluenza con

il Noce da cui si distaccherebbe (l) il confine settentrionale ael distretto di

Mezzolombardo e raggiungerebbe l'Adige al sud di Salorno. Essa salirebbe sul

Geiersberg seguirebbe lo spartiacque tra la valle dell'Avisio ed il Castion e si

dirigerebbe verso l'Hornspitze ed il Monte Comp.

Essa volgerebbe quindi al sud, descriverebbe un semicerchio che lascerebbe il comune di Altrei al Tirolo e risalirebbe fino al colle di San Lugano. Seguirebbe il confine fra i distretti di Bolzano e di Cavalese cioè lo spartiacque tra le vallate del'Avisio e dell'Adige e passerebbe per la cima di Rocca ed il Grimmjoch fino al Latemar. Da colle Carnon discenderebbe verso l'Aviso taglierebbe questo fiume fra i comuni di Moena e Forno e risalirebbe verso lo spartiacque tra le vallate di San Pellegrino al nord e di Travignolo al sud. Essa raggiungerebbe il confine attuale all'est della cima di Bocche.

Per conseguenza il Governo Imperiale e Reale non sarebbe in grado di accettare la linea di confine indicata nell'articolo 1° delle proposte di V. E.

Quanto alla proposta contenuta nell'articolo 5 secondo cui i territori ceduti dall'Austria-Ungheria sarebbero trasferiti immediatamente all'Italia Burian ha osservato che il provvedimento che quella proposta trarrebbe seco, che sarebbe tecnicamente impraticabile già in tempo di pace per varie ragioni di amministrazione generale e di altra indole, lo sarebbe ancora più in tempo di guerra. E a questo proposito ha aggiunto che senza volere citare altri esempi storici gli bastava ricordare il procedimento adottato in occasione della cessione di Nizza e della Savoia alla Francia nel 1860 in cui anche dopo la conclusione della pace un certo numero di mesi trascorse tra la conclusione della convenzione relativa e la consegna effettiva dei territori ceduti.

Ho creduto di far rilevare al barone Buriàn che il precedente di Nizza e Savoia non era paragonabile all'attuale * e gli ho riferito quanto V. E. fece conoscere al principe Btilow, che le aveva citato lo stesso precedente (telegramma di V. E. Gabinetto n. 107 Riservato speciale) * (2).

Ma il barone Burian dopo avermi risposto che non poteva convenire meco in tale questione, ha soggiunto che nulla si opponeva da parte del Governo Imperiale e Reale all'accettazione della proposta contenuta nell'articolo 8 relativa alla amministia da accordarsi alle persone appartenenti ai territori ceduti all'Italia e condannati o sottoposti a processi per ragioni militari e politiche.

Venendo poi a parlare della questione dell'Albania in generale e di quella di Valona in particolare, Burian mi ha detto che il Governo Imperiale e Reale non poteva non constatare che la proposta formulata dal R. Governo agli articoli 6 e 7 potrebbe difficilmente essere messa in armonia cogli impegni presi dal R. Governo a quattro riprese cioè: l'accordo austro-ungarico-italiano del 1900 e 1901 e le decisioni della Conferenza di Londra, la sua dichiarazione del 4 agosto dello scorso anno (3) di restare fedele agli impegni assunti verso l'Austria-Ungheria nonché alle decisioni della Conferenza di Londra e di non voler trarre alcun profitto in Albania dal fatto che Austria-Ungheria si trovava

impegnata in una guerra e le sue dichiarazioni formali ln occasione della

occupazione italiana di Valona (1).

D'altra parte il Governo Imperiale e Reale, penetrato dal suo lato dalle necessità di mantenere i diritti e gli obblighi reciproci risultanti dagli accordi vigenti e di perseverare nell'atteggiamento che ha sempre osservato nella questione albanese, non potrebbe disinteressarsi dell'Albania, regione così prossima alla sfera dei suoi interessi «più sensibili», alla creazione della quale esso ha contribuito insieme all'Italia non soltanto politicamente ma anche mediante sacrifici assai notevoli d'ordine militare (mobilitazione parziale del 1913), economico e finanziario. Del resto in seguito alle decisioni di Londra la questione albanese è divenuta una questione europea, cosicché né una sola né più grandi Potenze potrebbero disporre di essa isolatamente o mediante un accordo per l'Albania la cui esistenza e neutralità sono state poste sotto la garanzia dell'Europa. Per cui non è che colla volontà concorde delle Potenze -eventualità irrealizzabile durante la guerra -che la situazione politica dell'Albania potrebbe essere modificata.

Ciò nondimeno il Governo Imperiale e Reale, fedele allo spirito dell'accordo austro-ungarico-italiano riguardante l'Albania, vedendo nella questione albanese uno dei problemi di politica generale circa la quale la collaborazione dell'AustriaUngheria e dell'Italia potrebbe eventualmente continuare in avvenire, si dichiara sempre disposto a discutere con il Governo del Re i reciproci interessi in Albania sulla base della situazione presente o di sottomettere a revisione i comuni accordi qualora dei cambiamenti politici futuri lo facessero apparire necessario per l'una o l'altra delle due parti.

Passando quindi ad esaminare gli impegni da prendersi dall'Italia, il barone Burian mi ha fatto conoscere che il Governo Imperiale e Reale teneva a far notare che la Turchia essendosi unita all'Austria-Ungheria ed alla Germania, per il fatto della sua partecipazione alla guerra, la neutralità, al mantenimento della quale l'Italia si obbligherebbe sino alla fine della guerra, dovrebbe includere ugualmente l'Impero ottomano.

Quanto all'articolo 11 barone Burian mi ha detto che il Governo Imperiale

e Reale accetterebbe le proposte in esso formulate, qualora fosse inserita nell'articolo stesso dopo le parole «guerra attuale» la frase «relativamente pure ai vantaggi territoriali od altri che risultassero per l'Austria-Ungheria dal trattato di pace che terminerà la guerra attuale». Ed ha aggiunto che la rinunzia per parte del Governo Imperiale e Reale a un compenso per l'occupazione italiana delle isole del Dodecanneso sarebbe subordinata pure a tale condizioni.

Per ciò che riguarda infine l'articolo 9 il barone Burian mi ha fatto conoscere che senza essere ancora in grado di precisare la quota parte del Debito Pubblico concernente i territori da cedersi all'Italia, né la somma globale che l'Austria-Ungheria dovrà reclamare a titolo di indennità per investimenti fatti dallo Stato nel territorio in questione, il Governo Imperiale e Reale deve ciò nondimeno dichiarare fin da ora che la cifra proposta dal R. Governo sarebbe del tutto insufficiente e non rappresenterebbe approssimativamente una indennità equa. Ed ha aggiunto che, per non citare che un punto, doveva constatare

che il valore solo degli edifici militari trovantisi nel territorio da cedere all'Italia sorpassa notevolmente la somma totale proposta dal R. Governo. Ma non volendo intralciare la conclusione dell'accordo con delle contese d'ordine finanziario il Governo Imperiale e Reale si dichiarava pronto a sottomettere la questione dell'indennità pecuniaria qualora vi fosse disaccordo con il R. Governo al Tribunale Arbitrale dell'Aja.

Nel rimettermi quindi un promemoria (l) circa le cose da lui esponenti, il barone Buriàn ha concluso con l'esprimermi speranza che l'E. V. avrebbe apprezzato il sentimento che aveva indotto il Governo Imperiale e Reale a fare in favore dell'Italia il nuovo sacrificio.

Ho risposto al barone Buriàn che mi sarei affrettato di telegrafare a V. E. quanto egli mi aveva comunicato in risposta alle proposte da lei formulate (2).

ALLEGATO.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA-UNGHERIA, BURIAN,

ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

SECRET. Vienna, 16 aprile 1915.

Le Gouvernement I. et R. a examiné avec soin les propositions qu'au nom du Gouvernement Royal le Due Avarna lui a faites au sujet de l'accord à conclure entre l' Autriche-Hongrie et l'Italie.

A son vif regret le Gouvernement I. et R. a du constater que pour des raisons politiques, ethnographiques, stratégiques et économiques qu'il serait superflu de développer, une grande partie de ces propositions, notamment celles formulées dans les articles 2, 3 et 4, sont inacceptables. L'ensemble de ces propositions lui créerait une situation inconciliable avec ses intéréts vitaux et serait peu apte à réaliser le but auquel le Gouvernement Royal a toujours déclaré viser, à savoir de consolider les rapports mutuels entre l' Autriche-Hongrie et l'Italie, de les baser sur une benne foi entière, d'éliminer toute cause de frictions entre elles et de rendre possible leur collaboration dans les questions de politique générale.

S'inspirant de son còté sincèrement de ces considérations et voulant témoigner à l'Italie jusqu'à l'extrème limite de la possibilité son désir d'arriver à une entente déflnitive et durable, le Gouvernement I. et R. est disposé à étendre la cession territoriale dans le Tyrol méridional qu'il avait consentie dans la communication faite au Due Avarna le l"' avril. D'après cette nouvelle proposition de notre part la future ligne-frontière se d'étacherait de la frontière actuelle près de la Zufallspitze et suivrait pour un trait la frontière entre le district de Cles d'une part et les districts de Schlanders et de Meran de l'autre, c'est-à-dire la ligne du partage des eaux entre le Noce et l'Adige jusqu'à l'Illmenspitze. Elle passerait à l'ouest de Proveis de sorte que cette commune continuerait à faire partie du Tyrol, rejondrait le torrente Pescara et suivrait le thalweg de ce dernier jusqu'à son embouchure dans le Noce. Elle suivrait le thalweg du Noce dont elle se détacherait au sud de Tajo, monterait sur le Corno di Tres, suivrait la frontière septentrionale du district de Mezzolombardo et rejondrait l'Adige au sud de Salurn. Elle monterait sur le Geiersberg, suivrait la ligne du partage des eaux entre la vallée de l'Avisio et la vallée de l'Adige en passant par le Castion et se dirigerait vers la Hornspitze et le Mont Comp. Elle tournerait ensuite au sud, décrirait un demi-cercle qui laisserait la commune de Altrei au Tyrol et remonterait jusqu'au col de San Lugano. Elle suivrait la frontière entre les districts de Bozen et de Cavalese, c'est-à-dire la ligne du partage des eaux entre la vallée de l'Avisio et la

vallée de l'Adige, et passerait par la Cima di Rocca et le Grimmjoch Jusqu'au Latemar. Du col Carnon elle descendrait vers l'Avisio, couperait cette rivière entre les communes de Moena et Forno et remonterait vers la ligne du partage des eaux entre la vallée de San Pellegrino au nord et la vallée de Travignolo au sud. Elle rejondrait la frontière actuelle à l'est de la Cima di Bocche.

Le Gouvernement I. et R. ne serait point à meme, par conséquent, d'accepter la ligne-frontière indiquée dans l'artide I des propositions italiennes.

Quant à la proposition contenue dans l'artide 5 et selon laquelle les territoires cédés par l'Autriche-Hongrie seraient transférés immédiatement à l'Italie, les mesures abruptes qu'elle entrainerait à sa suite, déjà techniquement impraticlables en temps de paix pour maintes raisons d'administration générale et autres, le seraient encore davantage en temps de guerre. Sans vouloir citer d'autres exemples historiques il suffira de rappeler le procédé appliqué lors de la cession de Nice et de la Savoie à la France en 1860 où, mème après la conclusion de la paix, un certain nombre de mois se sont écoulés entre la conclusion de la convention y relative et la remise effective des territoires cédés.

Rien ne s'oppose de la part du Gouvernement I. et R. à l'acceptation de la proposition contenue dans l'artide 8 et concernant l'amnistie à accorder aux personnes appartenant au territoire cédé à l'Italie et condamnées ou soumises à un procès pour des raisons militaires et politiques.

En ce qui concerne la question de l'Albanie et général et celle de Valona en

particulier, le Gouvernement I. et R. ne peut ne pas constater que les propositions

présentées par le Gouvernement Royal dans les artides 6 et 7 pourraient difficilement

ètre mises en harmonie avec les engagements pris à quatre reprises, à savoir par l'accord

austro-hongrois-italien de 1900-1, par les décisions de la réunion de Londres, par sa

déclaration du 4 aoùt de l'année dernière de rester fìdèle aux engagements pris envers

l'Autriche-Hongrie ainsi qu'aux décisions de la réunion de Londres et de ne vouloir

tirer aucun profìt en Albanie du fait que l'Autriche-Hongrie se trouve engagée dans

une guerre, et par ses déclarations claires et formelles lors de l'occupation italienne de

Valona. Le Gouvernement I. et R., de son còté, pénétré de la nécessité de maintenir

les droits et obligations réciproques résultant des arrangements en vigueur et de per

sévérer dans l'attitude qu'il a toujours observée dans la question albanaise, ne saurait

se désintéresser de l'Albanie, pays si proche de la sphère de ses intérèts les plus sensibles,

à la création duquel elle a, conjointement avec l'Italie, contribué non seulement politi

quement, mais aussi par des sacrifices assez considérables d'ordre militaire (mobilisation

partielle de 1913), économique et fìnancier. A la suite des décisions de la réunion de

Londres la question albanaise est devenue, du rest, une question européenne de sorte

qui ni une ni plusieurs des Grandes Puissances ne sauraient disposer isolément ou

par un accord de l'Albanie dont l'existence et la neutralité ont été placées sous la

garantie de l'Europe. Ce n'est que par la volonté concordante des Puissances -even

tualité irréalisable pendant la guerre actuelle -que la situation politique de l'Albanie

pourrait étre modifiée.

Néanmoins le Gouvernement I. et R., fidèle à l'esprit de l'accord austro-hongrois

italien concernant l'Albtnie et voyant précisément dans la question albanaise un des

problèmes de politique générale au sujet duquel la collaboration de l'Autriche-Hongrie

et de l'Italie pourrait utilement continuer à l'avenir, se dédare toujours pret à discuter

avec le Gouvernement Royal nos intérèts réciproques en Albanie sur la base de la

situation présente ou en tant que des changements politiques futurs feraient paraitre

nécessaire pour l'une ou l'autre des deux parties de soumettre à révision nos arrangements.

Passant à l'examen des engagements à prendre par l'Italie, le Gouvernement I. et R.

tient à faire remarquer que la Turquie s'étant unie à l'Autriche-Hongrie et à l'Alle

magne par le fait de sa participation à la guerre, la neutralité au maintien de laquelle

l'Italie s'obligerait jusqu'à la fin de la guerre devrait inclure également l'Empire Ottoman.

Nous accepterions l'artide 11 des propositions avec l'insertion, après les mots:

«guerre actuelle » de la phrase: «et relativement aussi aux avantages territoriaux ou

autres qui résulteraient pour l'Autriche-Hongrie du traité de paix terminant cette

guerre».

Notre renonciation à une compensation pour l'occupation des iles du Dodékanese aussi serait subordonnée à cette condition.

Sans étre encore à méme de préciser la quote-part des dettes publiques afférente au territoire à céder à l'Italie ni la somme globale que l'Autriche-Hongrie devra réclamer à titre d'indemnité pour toutes les investitions faites par l'Etat dans le territoire en question, le Gouvernement I et R. doit tout de méme déclarer dès-à-présent que le chiffre proposé par le Gouvernement Royal serait tout à fait insuffisant et ne représenterait, à beaucoup près, une indemnisation équitable.

Pour ne citer qu'un point, il sera utile de constater que seule la valeur des bàtisses militaires se trouvant dans le territoire à céder à l'Italie dépasse considérablement la somme totale proposée par le Gouvernement Royal. Ne voulant pas entraver cependant le conclusion de l'accord par des différends d'ordre purement financier le Gouvernement I. et R. se déclare prét à soumettre la question de l'indemnité pécumm.re, en cas de désaccord avec le Gouvernement Royal, au tribuna! d'arbitrage de la Haye.

(1) -Ed. in L.V. 108, D. 71, con soppressione della frase tra asterischi, e integralmente in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 263. (2) -Vedi D. 293. (3) -Vedi D. 246. (l) -Nel telegramma spedito. in questo capoverso era inserita la seguente frase tra le parole <<distaccherebbe>> e «confine settentrionale>>: «... al sud di Tajo, salirebbe sul colle di Tress, seguirebbe il... >>. (2) -Vedi D. 124. (3) -Vedi serie V, vol. I, D. 35.

(l) Vedi serie V, vol. II, D. 484.

(l) -Vedi allegato, successivamente trasmesso per corriere. (2) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 206/85 del 17 aprile, ore 21.
358

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 17 aprile 1915, ore 8.

Iersera tardi ebbi la qui acclusa del senatore Carafa d'Andria (2): il quale

se non lo conosci -è uomo di una certa cultura e prontezza d'ingegno ma leggero vacuo e dissestato. Era l'anno scorso nazionalista ardente; poi è diventato -non so perché -ardente seguace di Camporeale.

La lettera mi ha seccato; perché mi pare che si dovrebbe smettere con questo inframmettersi di politicanti italiani fra Villa Malta e il governo. Avrei quindi pensato di rispondere al Carafa d'Andria con la lettera di cui ti accludo la minuta.

Si potrebbe anche -per non dargli importanza -non rispondergli e non fargli dare l'appuntamento richiesto: se insiste, rispondere che sono occupatissimo.

Ma desidero il tuo parere. Se opini per la risposta, ti prego suggerire le modificazioni che credi alla minuta acclusa. Ti prego mandarmi tutto per mezzo del latore che attenderà quanto tempo vorrai la risposta (3).

359

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (4)

L. P. Roma, 17 aprile 1915, ore 9.

Capisco la Tua irritazione per ripullulare dì questi auto ambasciatori (5). L'ho provata tanto io coi Cappelli, Artom Maraini, ecc. ecc.

Il mio consiglio però è di ricevere il Carafa d'Andrea facendo il nesci o l'ingenuo. Quando Ti avrà comunicato i suoi magni progetti, potrai dirgli che sapevi già tutto questo, e che tutto viene valutato debitamente dal governo; ma che lo preghi di non complicare più la situazione con un nuovo intervento, pur ringraizandolo della sua buona volontà e di quanto ha creduto bene riferirti. Conviene meglio, mi pare, fare qualcosa di questo genere, anche per tenere a bada quel gruppo di senatori a cui accenna il Carafa. Insomma gli comunicherei a voce, anziché per iscritto, il contenuto della Tua lettera, facendo uno sforzo di pazienza.

È arrivato ora un telegramma da Vienna lunghissimo (1). Dalle poche cifre interpretate si può capire bene tutta la portata: pare che allarghi soltanto la cessione nel Trentina, ma escludendo la vallata di Bolzano. Per l'Isonzo, per Trieste, e per le Curzolari, dalle prime frasi del telegramma par che non voglia mollare nulla.

[P.S.] Anche Emilio Maraini mi telefona in questo momento chiedendo di vedermi alle due. Gli rispondo che venga a casa mia a quell'ora.

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli, Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 264.

(2) È edita in SALANDRA, L'intervento, cit., pp. 52-53.

(3) -Vedi D. 359. (4) -Da ACS, Carte Salandra, Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 265. (5) -Vedi D. 358.
360

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 587/135. Washington, [17] aprile 1915, ore... (per. ore 17).

Telegramma di V. E. n. 268 (2).

La illusione di intromettersi nella pace europea era fomentata in Wilson dall'equivoco atteggiamento della Germania che per guadagnarne il favore e per mettere in cattiva luce la resistenza degli alleati simulava per mezzo di questo Ambasciatore di essere disposta negoziare la pace in determinate condizioni sotto l'egida di lui. Non avendo ottenuto quanto desiderava, la Germania nutre ora verso gli Stati Uniti d'America del Nord sentimenti notoriamente ostili e diffidenti. Gli alleati dal canto loro avendo sempre dichiarato dl non voler arrestarsi nella guerra e non avendo mai lusingato le aspirazioni di Wilson questi è costretto a riconoscere l'assoluta inanità di ogni suo eventuale tentativo, al quale pertanto rinunzia sebbene a malincuore.

361

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 582/136. Washington, [17] aprile 1915, ore ... (per. ore 17).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 269 (3).

Questo Ambasciatore di Francia desume desiderio della Turchia di domandare pace separata da notizie private pervenutegli da propri amici in Co

stantinopoli, secondo le quali il sentimento della popolazione turca è nettamente ostile alla Germania e avverso alla guerra. Parlandomene di recente egli intravvedeva però a cagione attuale soggezione turca alla Germania difficoltà per la Turchia di tentare un simile passo che considera d'altronde eventualmente inutile dacché gli alleati nutrono fiducia nell'esito finale delle operazioni nei Dardanelli e che ogni siffatta proposta di pace urterebbe oltre tutto nella decisa opposizione della Russia.

(l) -Vedi D. 357. (2) -Vedi D. 326, nota l. (3) -È la ritrasmissione del t. gab. 570/95 del 14 aprile da Parigi, con il quale Tittoni comunicava: «Delcassé mi ha mostrato un telegramma dell'Ambasciatore di Francia a Washington il quale dice che informazioni di fonte sicurissima giunte colà da Costantinopoli danno per certo che Turchia tra breve domanderà pace separata».
362

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 237/90. Berlino, 17 aprile 1915, ore 12,50 (per. ore 15,15).

In via confidenziale mi risulta nuova pressione si starebbe ancora tentando sull'Austria-Ungheria per indurla a cedere, nella misura del possibile alle domande nostre. L'azione partirebbe non tanto dal Governo germanico, dove sarebbe ormai penetrata la convinzione che l'Italia vuole la guerra ad ogni costo, quanto dai Circoli militari e di Corte a Berlino e in altre Capitali di Stati germanici. Circa le voci non interamente ammutolite malgrado la smentita ufficiosa di cessione di territori della prima all'Austria menzionerò quella stata ultimamente messa in circolazione che all'Austria verrebbe attribuita, in cambio della Galizia, la parte della Polonia russa occupata dalle truppe delle due Potenze centrali (1).

363

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 583/91. Berlino, 17 aprile 1915, ore 12,50 (per. ore 15,20).

È qui molto commentata la smentita pubblicata dal Fremdenblatt di Vienna per le voci di pace separata fra Austria-Ungheria e Russia (2). Naturalmente si dice di prestarvi piena fede ma vi è chi osserva che la notizia interamente priva di fondamento non ha bisogno di essere smentita. Qualche sospetto permane malgrado tutto. D'altra parte persistono le voci di tendenze che si manifesterebbero tanto a Berlino quanto a Pietroburgo per una pace anche della Ger

mania colla Russia: e si sostiene che avvisaglie in questo senso si stiano già facendo per intermediarii fra membri delle rispettive Famiglie Reali: oltre che il Granduca di Assia si cita anche a tale riguardo la Regina di Svezia che trovasi attualmente presso sua madre a Karlsruhe. Nella stampa tedesca si agita in questi giorni una singolare polemica intorno a quella Potenza che deve essere considerata come la peggiore nemica della Germania: i conservatori dicono esser l'Inghilterra, i liberali la Russia. A seconda del loro punto di vista i giornali propugnano l'opportunità di negoziare prima la pace piuttosto coll'una che coll'altra Potenza (l).

(1) -Ritrasmesso a V!enna con t. gab. r. sp. 208/97 del 17 aprile, ore 20. (2) -Vedi D. 341.
364

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 239/93. Berlino, 17 aprile 1915, ore 15,30 (per. ore 18,35).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 203 riservato speciale (2). Le informazioni che ho avuto poco fa in via confidenziale non confermano interamente quelle che furono fornite a! R. Ambasciatore a Vienna. Il Governo Imperiale e Reale sarebbe bensì disposto a fare concessioni circa le nostre domande per i confini del Trentino (salvo Bolzano) e per la rettifica della frontiera orientale, ma anche per le altre domande non le considererebbe a priori come inammissibili; per Valona per esempio esso non si rifiuterebbe di ricono

scere i nostri diritti: ne farebbe piuttosto una questione formale argomentando della necessità di mettere la situazione in armonia colle disposizioni dell'Accordo austro-italiano per l'Albania e colle decisioni della Conferenza di Londra.

Anche per la cessione delle isole vi sarebbe forse materia a discutere.

Quanto a Trieste il Governo Imperiale e Reale non aderirebbe senz'altro alla sua erezione in Stato autonomo ma sarebbe pronto ad accordarle una larga autonomia amministrativa con particolari garanzie per i diritti della nazionalità e della cultura italiana.

Tutto questo, a quanto mi si diceva, non sarà stato probabilmente contenuto nella risposta che il barone Buriàn doveva dare ieri sera al duca Avarna (3), ma si ha ragione di credere nelle intenzioni del Governo austro-ungarico.

La sostanza di quanto precede mi è stata confermata in questo momento in via confidenzialissima pure da Jagow il quale soggiungeva che, a suo avviso, g,vrebbe senza dubbio giovato ad una soluzione favorevole dei negoziati nel nostro senso se la discussione di ciascuna domanda fosse fatta separatamente (4).

(-4) Rltrasmesso a Vienna con t. gab. r. sp. 209/98 del 18 aprile, ore 16.

23 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

(l) -Rltrasmesso a Vienna. Parigi, Londra, Pletrogrado e Bucarest con t. gab. 277 del 18 aprile,)re 19. (2) -Vedi D. 344, nota 2. (3) -Vedi D. 357.
365

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 246/97. Parigi, 17 aprile 1915, ore 16,53 (per. ore 20,50).

Telegrammi di V. E. gab. nn. 195 e 202 r. sp. (2).

Coll'adesione di Sazonov alla nostra ultima proposta per la Dalmazia ed alla Rappresentanza diplomatica dell'Albania che Sazonov si è [indotto] a definire per un vero protettorato italiano, sembra a me che noi abbiamo conseguito un vero successo. A noi importa molto più che il futuro Stato albanese sia un poco più piccolo ma esclusivamente sotto la nostra influenza invece che più grande ed internazionalizzato e cioè aperto a tutte le influenze possibili. E poiché nell'Adriatico, quando non vi è più in gioco la questione di nazionalità, noi non abbiamo veri e reali interessi che sulla costa e nell'hinterland necessario alla sicurezza della costa stessa, parmi che senza alcun sacrificio o danno da parte nostra noi possiamo ben secondare il desiderio della Triplice Intesa che Grecia e Serbia si incontrino nell'Albania del Nord con una frontiera comune. Anzi, se noi a ciò siamo disposti, riterrei miglior consiglio che la nostra adesione apparisse data di buon grado che di mala volontà.

Quanto al Trattato per la Macedonia del 1912 (di cui al suo telegramma gabinetto n. 202) si tratta evidentemente del Trattato segreto tra Bulgaria e Serbia che precedette la guerra balcanica e nel quale la Serbia riconosceva alla Bulgaria il diritto di occupare il distretto Monastir. Tale Trattato, sull'applicazione del quale doveva pronunziarsi l'arbitrato dello Zar che Grecia e Serbia avevano accettato e che Bulgaria mandò all'aria con la sua inconsulta aggressione con grave suo danno poiché è noto che la Russia per quattro quinti avrebbe ammesso le pretese bulgare, è ora nuovamente invocato dalla Bulgaria e la Triplice Intesa vorrebbe dare alla Bulgaria tutti o la maggior parte dei territori che quel Trattato ad essa assicurava e che oggi sono occupati dalla Serbia ed in parte dalla Grecia, compensando Serbia e Grecia in Albania e sovratutto creando per Serbia e Grecia in Albania quella frontiera comune che oggi hanno in Macedonia e che l'occupazione bulgara sopprimerebbe. L'attuazione di questo progetto della Triplice Intesa parmi rispondere ad un grande interesse generale poiché solo contentando tutti gli Stati Balcanici ed eliminando i germi di malcontento e risentimento tra di essi potrà assicurarsi quel lungo periodo di pace che dopo questa immane guerra tutti debbono desiderare.

È perciò che io ora che i nostri interessi sulla costa adriatica sono assicurati, credo fermamente che noi dobbiamo appoggiare e favorire i piani della Triplice Intesa.

(l) Ed. in SoNNINO, Carteggio, clt., D. 267.

(2) Vedi DD. 337 e 353.

366

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 17 aprile 1915.

Carafa d'Andria (2) è stato breve e mi ha lasciato in due copie (una per te) il sunto delle sue comunicazioni. Te ne accludo una.

Come vedrai non ci è nulla, salvo l'opinione di Biilow, smentita dal fatto, che l'Austria avrebbe consentita una rettificazione del nostro confine orientale.

ALLEGATO.

NOTA PER S. E. IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI

S.A.S. il principe di Biilow mi ha lungamente intrattenuto intorno alla situazione politica odierna mostrando il più vivo interessamento ad una soluzione amichevole.

Ha esaminato la sproporzione tra lo sforzo ed i sacrifizi ai quali ci obbligherebbe un'eventuale guerra ed i risultati che ne potremmo trarre.

Si mostrava oltremodo dolente e meravigliato della esitazione e della freddezza che il governo italiano, pareva a lui, portasse nelle trattative.

Dichiarava che le concessioni ottenute riguardo al Trentina ed alla rettificazione del confine orientale erano state il frutto di un lavorio che aveva dovuto superare ostacoli che parevano insormontabili anche per considerazioni gravi di politica interna

della Monarchia.

Dichiarava che una volta aggiustati con l'Austria potevamo liberamente pensare ai nostri interessi mediterranei. Aggiungeva che le potenze centrali non avrebbero in nessun modo contrastato una nostra concessione in Asia Minore (Adalia).

Pur esprimendosi con squisita cortesia di forma e con grande deferenza verso la persona del nostro ministro degli Affari Esteri, non dissimulò le difficoltà che incontrava.

Di fronte al tenore assai scoraggiato dei suoi apprezzamenti chiesi se egli considerasse svanita ogni speranza di venire ad un accomodamento amichevole.

Rispose: no, non oserei affermare addirittura ciò. Poi, con forma delicata, ma chiara e precisa, espresse il dolore ch'egli avrebbe provato per una rottura fra l'Italia e la Germania. L'amore ch'egli porta al nostro paese, i vincoli di famiglia, la considerazione dei comuni interessi, gli facevano meditare dolorosamente sull'odio implacabile che avremmo suscitato contro di noi in Germania e sulle tristi conseguenze che ne sarebbero derivate durante un periodo storico di cui non era facile prevedere la durata.

N. B. Nell'ambiente del Senato tutte le conversazioni ed i giudizi espressi, sia dai più autorevoli membri dell'Assemblea sia dall'immensa maggioranza, non lasciano dubbio intorno al desiderio ardente di vedere eliminato il pericolo d'un conflitto di cui non si possono valutare le conseguenze gravissime e, nel caso più favorevole, non mai proporzionate ai sacrifizii d'ogni genere imposti al paese.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. ln SONNINO. Carteggio, clt., D. 266. (2) -Vedi D. 359.
367

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 241/100. Parigi, 17 aprile 1915, ore 18,05 (per. ore 20,55).

Telegramma di V. E. n. 196 riservato speciale (1).

Parrebbe che nel nostro interesse dovesse redigersi un solo documento da rimanere segreto.

Se opportunità di far conoscere l'adesione dell'Italia alla nota dichiarazione di settembre si verificherà più tardi, ci sarà sempre tempo ad intendersi per la pubblicazione. Oggi però crederei preferibile che la questione della pubblicazione anche di questa parte dell'Accordo restasse impregiudicata.

368

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 247/101. Parigi, 17 aprile 1915, ore 20,50 (per. ore 1,35 del 18).

Telegramma di V. E. n. 202 (2).

L'insistenza della Russia pe1 la nostra immediata entrata in campagna farebbe supporre che la sua situazione militare, arrestata nei Carpazi e minacciata da una nuova offensiva tedesca in Polonia, sia meno lieta di quello che appare dai suoi comunicati.

Discorrendo con Delcassé delle ragioni che ci hanno indotto a chiedere la decorrenza di un mese dalla firma dell'Accordo, egli mi ha detto che comprendeva benissimo che a noi convenisse perfezionare il più possibile la preparazione militare e intenderei colla Romania affinché entri in campagna contemporaneamente a noi.

Per mostrare il nostro buon volere alla Russia, se il nostro Capo di Stato Maggiore non fa obiezioni, potremmo accettare la clausola che la nostra entrata in campagna avrà luogo tra quindici giorni invece che tra un mese se a noi riuscirà di indurre la Romania ad aprire le ostilità insieme a noi. Credo che la Russia dovrebbe considerare che, data l'impossibilità per la nostra flotta di operare efficacemente nell'Adriatico a cagione delle mine e sottomarini, e data l'impossibilità di forzare le formidabili fortificazioni del Trentino, il campo di azione che ci rimane non è tale da produrre risultati immediati circa la durata della guerra.

Invece quando la nostra avanzata contro Trieste e Pola fosse combinata colla avanzata romena in Transilvania, ciò che permetterebbe l'avanzata serba in Bosnia ed una maggiore pressione russa nei Carpazi, l'Austria stretta così da quattro parti dovrebbe capitolare. Ora il nostro intervento non ha utilità nè per la Romania nè per la Triplice Intesa se non conduce in breve tempo a tale risultato.

(l) -Vedi D. 338. (2) -Vedi D. 353.
369

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, BOLLATI, A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A VIENNA, AVARNA, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 1231. Roma, 17 aprile 1915, ore 21.

(Per Atene) Telegramma di V. S. N° 171 (1).

Ho telegrafato quanto segue alle R. Ambasciate in Londra, Parigi, Pietro-grado, Vienna, Berlino. (Per Londra e Vienna) Seguito miei telegrammi 1073 e 1088 (2). (Per Parigi) Telegramma di V. E. N° 299 (3). (Per Pietrogrado) Telegramma di V. E. N° 324 (4). (Per Berlino) Telegramma di V. E. N° 380 (5). (Per tutti) Bosdari telegrafa avergli Zografos diretta una comunicazione

scritta dalla quale risulta che Governo greco intenderebbe realmente tollerare, se non organizzare, elezioni nell'Epiro Settentrionale e nelle isole di Imbro, Tenedos, e Castellorizzo, senza con ciò modificare situazione internazionale di diritto di tali territori.

Prego V. E. farmi conoscere contegno che codesto Governo intende tenere dopo siffatta dichiarazione.

Pur non volendo, per motivi di evidente opportunità, promuovere ad Atene passo collettivo, R. Governo intende che azione R. Ministro ad Atene si svolga analogamente ai passi che venissero fatti colà da Ministri altre Potenze per impedire che Grecia pregiudichi più o meno palesemente situazione di diritto dei territori suddetti.

Ripeto per personale notizia di V. E. che R. Governo si interessa in modo speciale alla questione per ciò che riguarda Isola di Castellorizzo (6).

370

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 242/67. Vienna, 17 aprile 1915, ore 21 (per. ore 1,35 del 18).

Telegramma di V. E. n. 262 (7). La persona di fiducia, che mi riferì a suo tempo (mio telegramma Gabinetto

n. 44 Riservato speciale (8) che Deputato Erzberger aveva rinunziato al suo

proposito di venire a Vienna per parlare all'Imperatore in favore della cessione di territori all'Italia, mi ha informato ora che Erzberger è qui giunto i giorni scorsi. A quanto mi ha detto il mio informatore, Erzberger non sarebbe però entrato in relazione, durante la sua permanenza in Vienna, coi circoli governativi per esplicare presso di loro una azione analoga a quella che si era proposto di esercitare in passato e avrebbe avuto solo vari colloqui col capi del Partito clericale e cristiano-sociale. Non mi è sino ad ora riuscito dt avere maggiori informazioni circa oggetto delle sue conversazioni e mi riservo di riferre a V. E. quando mi sarà dato apprendere eventualmente in proposito (l).

Non mi risulta nemmeno per ora che egli abbia cercato di promuovere qui una sottoscrizione in favore dell'obolo di S. Pietro.

(l) -Vedi D. 335. (2) -Vedi DD. 243 e 261. (3) -Vedi D. 292. (4) -Vedi D. 279. (5) -Vedi D. 286. (6) -Per le risposte vedi DD. 386, 398, 468, 506, 509 e 518. (7) -Vedi D. 321, nota 5. (8) -Vedi D. 78.
371

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 243/68. Vienna, 17 aprile 1915, ore 21 (per. ore 1.40 del 18).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 248 (2).

Dal mio telegramma di Gabinetto n. 17 Riservato speciale (3) risultava che effettivamente la S. Sede aveva spiegato la sua mnuenza a Vienna incaricando il Nunzio Apostolico di manifestare all'Imperatore 1n nome <11 Sua Santità il desiderio che un'intesa potesse intervenire fra l'It:tlia e l'Austria-Ungheria.

Dopo d'allora Monsignor Scapinelli non ha, a quanto m1 risulta, avuto più alcun incarico di spiegare la sua influ:mza nel senso suddetto e ciò tanto più che, giusta quanto appresi in questi ultimi tempi, alle aperture da lui fatte presso Sua Maestà l'Imperatore nei termini sopra esposti, il Sovrano avrebbe risposto con il mutare il tema della conversazione, evitando così di parlare delle relazioni fra la Monarchia e l'Italia.

Persona intima di Monsignor Scapinelli mi ha recentemente riferito che il Nunzio non nasconde le gravissime preoccupazioni che desta in lui la piega che vanno prendendo le relazioni fra l'Austria-Ungheria e l'Italia.

372

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2709/428. Berlino, 17 aprile 1915, ore 21,40 (per. ore 1,50 del 18).

Telegramma di V. E. n. 1220 (4). Al Dipartimento Affari Esteri si dice che il memorandum dell'Ambasciatore di Germania a Washington è stato da lui redatto sulla base di istruzioni ante

r. -sp. da Vlenna).

riori generiche del suo Governo e presentato al Governo Stati Uniti il 4 aprile perché «il momento gli era sembrato a ciò opportuno». Su oual punto non sembra che qui si sia dello stesso parere del conte Bernstorff. Nulla risulta però ufficialmente della pubblicazione da lui fatta nei .~tiornali e anche questo Ambasciatore Stati Uniti non è stato fino ad oggi incaricato chiedere spiegazioni in proposito al Governo Imperiale. Snal mi diceva tuttavia che va crescendo in America il malcontento per l'azione di auella Ambasciata germanica e del suo titolare che si sarebbero gravemente compromessi fra altre cose in una questione di passaporti falsificati. Ebbi già occasione di riferire che anche a Berlino non si mostrano eccessivamente soddisfatti del proprio rappresentante a Washington e che oualche tempo fa si era perfino parlato del suo richiamo ma il pensiero ne fu per ora abbandonato per timore che si dessero al provvedimento interpretazioni esagerate. In generale le relazione fra Germania e Stati Uniti non sono buone né lo diventeranno certamente a meno fosse regolata questione delle forniture di armi e munizioni ai nemici della Germania. Ma per quanto questo mio collega dica talvolta il contrario qui non si vuole o non si crede che possa avvenire una rottura.

(l) -Vedi D. 397. (2) -Vedi D. 280, nota 2. (3) -Vedi serle V, vol. II, D. 770 (numero 17 nella rinumerazlone del telegrammi di gabinetto (4) -Vedi D. 347.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. 590/109. Londra, 17 aprile 1915, ore 22,10 (per. ore 5,30 del 18).

Con linguaggio altrettanto amichevole quanto fermo ed esplicito intrattenni ieri Grey della questione del Senusso (2). Gli consegnai un memorandum riassumente giustissimi rilievi del Ministero delle Colonie e su quelle osservazioni attirai nel modo più assoluto l'attenzione di lui. Ricordando precedenti miei avvertimenti (3) non dissimulai che contegno autorità anglo-egiziane provoca dovunque in Italia sgradita sorpresa, accentuato malcontento, in vista delle conseguenze per noi perniciose derivanti dal fatto dell'avere Senusso a torto interpretato dimostrazioni di amicizia inglese come tacito incoraggiamento a proseguire guerra contro noi.

Per dimostrargli che io non esagerava credetti dargli lettura della conclusione della Nota del Ministro delle Colonie. Osservai che questione potrà essere regolata con tutela presente e futura degli interessi comuni dei due Governi, solo quando autorità anglo-egiziane si saranno persuase della imprescindibile necessità di far entrare una volta per sempre nella testa del Senusso che l'amicizia dell'Inghilterra è assolutamente incompatibile con l'inimicizia di lui contro l'Italia, amica dell'Inghilterra. Occorre inoltre che soluzione del problema sia discussa sulla base non già delle per noi inammissibili proposte accennate da Cheetham, ma sulle basi assai più pratiche e ragionevoli enunciate dal nostro Ministro delle Colonie.

La risposta di Grey, investito per così dire da me, fu alquanto imbarazzata Egli naturalmente escluse ogni intenzione inglese di fomentare ostilità Senusso, insistette sulla attuale delicata posizione inglese in Egitto e sulla necessità di tenersi amico il Senusso ed accennando a certe eventuali e più tangibili manifestazioni dell'amicizia italo-inglese disse le medesime non potrebbero non avere ripercussione anche nella questione del Senusso. Replicai che noi ci rendiamo conto benissimo delle difficoltà in cui versa Inghilterra, ma siamo convinti che se i due Governi procedono di comune accordo esse potrebbero essere superate senza danno nostro e con vantaggio comune. Grey in conclusione disse avrebbe esaminato con la massima buona volontà mio memorandum.

Dopo conversazione di ieri nella quale parmi aver detto quanto era umanamente possibile a sostegno nostre ragioni, sarebbe utile forse, a mio remissivo parere, che da V. E. o dal Ministro de le Colonie si insistesse presso Rodd perché, nel fare bene rilevare qui che mio linguaggio ha esattamente rispecchiate le vedute del Governo di Sua Maestà e le impressioni generalmente prevalenti in Italia, egli si adoperi a convincere suo Governo della necessità di far diritto alle nostre giuste esigenze e di lavorare insieme per trovare soluzione soddisfacente per le due parti.

Invierò per prossimo corriere copia del memorandum.

Gioverebbe pure assai convincere autorità britanniche al Cairo, il parere delle quali esercita qui, come insegna l'esperienza, preponderante influenza, ed a tale scopo potrebbe riuscire assai utile intervento di Sir Rennell Rodd con esse, credo, in corrispondenza diretta.

(l) -Ed. in F. MARTINI, Diario. 1914-1918, Milano, Mondadori, 1966, pp. 387-388. (2) -Imperlali aveva ricevuto istruzioni in questo senso con dispaccio n. 18119/217 del l o aprile, non pubblicato. (3) -Vedi D. 74.
374

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 245/110. Londra, 17 aprile 1915, ore 22,10 (per. ore 4,10 del18).

Ieri venne a vedermi Ministro di Romania. Mi chiese se io avevo motivo di credere all'esistenza di Accordi tra Triplice Intesa circa questione di Costantinopoli e degli Stretti.

Gli risposi che nulla mi risultava al riguardo all'infuori di semplici voci in un senso o nell'altro, sul fondamento delle quali non ero in grado di pronunziarmi. Mishu replicò che Grey, al quale egli aveva fatto la vigilia qualche vago accenno al riguardo, senza esprimersi in modo preciso si era limitato a dargli positivi affidamenti che, in qualunque eventualità, alla Romania sarebbero assicurati identici diritti e privilegi che Inghilterra otterrebbe per se stessa. Ministro dopo aver menzionato soddisfacente risultato suoi colloqui con Grey circa aspirazioni Romania, mi girò intorno per raccogliere qualche informazione sulla esistenza ed andamento delle nostre trattative.

Giusta gli ordini di V. E. (l) io ho dato risposta generica ed evasiva e non gli dissi nulla. Mi diffusi invece sull'intimità delle relazioni fra i due nostri

Paesi e sulle più che cordiali disposizioni nostre a riguaroo Romania, Nazione a noi così cara.

Mishu mi disse poi avergli Grey nel colloquio della vigilia ripetuto con enfasi che Governo britannico, annettendo per motivi sentimentali ed anche d'interesse, speciale importanza all'amicizia dell'Italia, sarebbe eventualmente disposto ad adoperarsi con massimo buon volere perché legittimi interessi italiani ricevessero ampia e dovuta soddisfazione. Linguaggio analogo gli hanno tenuto pure Cambon e Benckendorff, ai quali al pari che a Grey, Mishu disse avere d'ordine suo Governo già due volte dichiarato che Romania, decisa bensì in principio a fare guerra a fianco della Triplice Intesa nel maggio, uniformerebbe però sempre suo contegno a quello dell'Italia.

(l) Vedi D. 229.

375

IL CAPITANO CASTOLDI AL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO (l)

PROMEMORIA. Roma, 17 aprile 1915.

Da una conversazione avuta ieri col Signor Rizoff e col Signor Colonnello Cervenakoff (addetto militare alla Legazione di Bulgaria in Roma) sono risultate le seguenti informazioni:

In base all'accordo intervenuto era stata tracciata una linea che partendo dalla frontiera bulgara dal punto Zar Vrh, per Egri Palanka, Koprtilli raggiungeva il lago di Ohrida il quale veniva tagliato in due parti, una delle quali doveva rimanere all'Albania. Tutto il territorio al Sud di questa linea era senza discussione assegnato alla Bulgaria.

Una seconda linea, a Nord della precedente, seguiva la direzione generale della catena montana del Schar (Schar planina-Schar geb.). Il territorio a Nord di questa linea era assegnato alla Serbia.

In quanto al teritorio compreso fra le due linee, esso rimaneva pel momento escluso da ogni decisione e sulla sua assegnazione avrebbe dovuto pronunziarsi lo Czar di Russia.

Nessun impegno e nessuna discussione era intervenuta circa territori albanesi. Di essi venne fatto parola la prima volta nella primavera del 1913, quando i serbi (ai quali l'Austria intimava di sgombrare le località albanesi occupate durante la guerra) per meglio appoggiare le richieste sui paesi della Macedonia chiedevano fosse tenuto in considerazione la rinuncia che erano costretti a fare in Albania.

Le linee delle quali si tratta sono all'ingrosso segnate sulla carta geografica qui unita. E da tener presente che il Signor Rizoff ebbe gran parte nelle trattative che condussero all'accordo del 1912.

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli.

376

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2728/105. Nish, 18 aprile 1915, ore 13,55 (per. ore 1,25 del 19).

Stampa serba ha iniziato una violenta campagna contro presunte intenzioni dell'Italia di occupare la Dalmazia. Il Novosti di oggi in un articolo intitolato Serbia ed Italia dice fra l'altro che se l'Italia occupasse la Dalmazia serba e l'Istria slovena scaverebbe un abisso tra essa e la Serbia ed assumerebbe di fronte a quest'ultima la parte dell'Austria-Ungheria. Riavvicinamento economico fra i due paesi sarebbe impossibile. Serbia ferita al cuore diverrebbe temibile nemica dell'Italia finché non avesse recuperato quelle regioni. Debbo dire che tali idee sono qui le idee di tutti e che il partito militare più che mai predominante già parla qui fondatamente di far valere con le armi contro noi 11 diritto della Serbia sulla Dalmazia se sarà usurpata. Per quanto intempestiva questa esaltazione del popolo serbo, essendo generale, merita di essere segnalata.

377

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 251/84. Pietrogrado, 18 aprile 1915, ore 15,10 (per. ore 4,10 del 19).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 202/39 Riservato speciale (l).

A quanto ho motivo di credere Sazonov intende per regione destinata a congiungere Serbia e Grecia, quel tratto di territorio albanese contiguo alla Serbia e all'alto Epiro che vorrebbe assegnare a quei due Stati, affinché abbiano una frontiera comune qualora quella esistente venisse loro a mancare. Sazonov non precisa le dimensioni di quel tratto di territorio ma lo chiama couloir e lascia comprendere che le sue proporzioni sarebbero soltanto adeguate allo scopo di mantenere le comunicazioni fra i due Paesi e nulla più. Richiesto di precisioni nominative egli ha sempre obiettato che trattandosi di regione estremamente accidentata e mal nota solo una Commissione tecnica dopo esame dei luoghi potrebbe fornirle.

Ritengo personalmente che Serbia e Grecia desiderino loro contiguità

territori: l o -per impedire che la Bulgaria confini con gli albanesi e complotti

con loro; 2° -per chiudere irevocabilmente alla Bulgaria il varco all'Adriatico;

go -per non perdere il vantaggio strategico di poter congiungere agevolmente

le loro forze contro un eventuale attacco bulgaro. Questi essendo gli scopi,

Serbia e Grecia non abbisognano di un largo tratto di quella regione, la quale

del resto, siccome io stesso ebbi a constatarlo nel recarmi da Ochrida ad

Elbassan, è così sterile da non potere certamente destare cupidigie territoriali. Quello però che a:d ogni patto deve essere evitato al futuro Stato albanese è la perdita di Elbassan che è il cuore dell'Albania musulmana. La sua ubicazione vallaica richiede inoltre che ogni precauzione sia presa per premunirla da possibili colpi di mano, il che non potrebbe attenersi senza assegnargli a levante un territorio comprendente le montagne che dominano le vallate dello Scumbi.

L'annesso segreto del Trattato serbo-bulgaro del 29 febbraio 1912 riconosceva alla Bulgaria il territorio ad oriente del Rodope ed alla Serbia quello a Nord e a Ovest della Sciarplanina, mentre il territorio intermedio veniva denominato zona contestata sulla cui attribuzione si eleggeva arbitro lo Czar. Sopravvenuta la guerra serbo-bulgara il Trattato naturalmente decadde. Ciò non astante e nonostante il Trattato di Bucarest, la Bulgaria ne reclama l'applicazione, grazie alla quale acquisterebbe oltre ai territori sulla sinistra del Vardar anche quelli sulla destra e compresi nel triangolo Veles-Ochrida-Ghevgheli con Monastir e Prilep. Triplice Intesa si è impegnata a «migliorare equamente» le sue frontiere in Macedonia qualora rimanga neutrale. Ma se Bulgaria entrasse in azione al suo fianco le accorderebbe l'applicazione del Trattato. In tal caso converrebbe indennizzare la Serbia della dolorosa perdita della Macedonia. In quale modo [?]. Senza contare la Bosnia ed Erzegovina con la Dalmazia e col «corridoio » di congiunzione. Da ciò, siccome lo supponevo nel mio telegramma n. 68 (1), la resistenza tenace della Triplice Intesa ad ogni limitazione delle aspirazioni serbe in Dalmazia, poiché riducendo il margine dei compensi alla Serbia si aumentavano le difficoltà per il desiderato compromesso serbo-bulgaro per la Macedonia.

Dalla data di quel mio telegramma la situazione è però modificata poiché nel frattempo la Triplice Intesa ha acconsentito a ridurre il margine del compenso dalmatico in vista del maggiore incerto, e forse col proposito di ridurre proporzionalmente il più possibile i sacrifici da chiedere alla Serbia.

(l) Vedi D. 353.

378

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 249/111. Londra, 18 aprile 1915, ore 16,20 (per. ore 0,20 del 19).

Nel pomeriggio d'ieri Grey mi rimise la redazione francese del nostro memorandum, quale essa venne definitivamente concordata fra gli alleati. In essa, disse, sono state iscritte tutte le modificazioni da noi proposte, nonché alcune altre desiderate dagli alleati.

Avendo io nell'esaminare detta redazione constatato che all'infuori delle aggiunte e modificazioni in vari articoli sulle quali si pronunzierà l'E. V. la redazione francese non corrisponde perfettamente in alcuni altri punti col testo

italiano, mi recai subito da Cambon e d'accordo con lui si modificarono alcune locuzioni allo scopo indicato.

Ecco il testo degli articoli modificati:

Articolo l0 • -L'articolo lo del nostro memorandum è soppresso per essere rimpiazzato dalla dichiarazione da firmarsi a parte per la nostra adesione alla dichiarazione di settembre ed il conseguente impegno delle quattro Potenze ai medesimi effetti.

L'articolo 2° del nostro testo, divenuto il l o nella nuova redazione, è redatto come segue:

«Une Convention militaire sera immédiatement conclue entre les Etats Majors Généraux de la France, de la Grande Bretagne, de l'Italie et de la Russie: cette Convention fixera le minimum des forces militaires que la Russie devra employer contre l'Autriche-Hongrie afin d'empécher cette puissance de concentrer tous ses efforts contre l'Italie, dans le cas où la Russie déciderait de porter son principal effort contre l'Allemagne. La Convention militaire réglera la question des armistices, qui relève essentiellement du Commandement en Chef des armées ».

Articolo 2°. -« De son còté l'Italie s'engage à employer la totalité de ses ressources à poursuivre la guerre en commun avec la France, la Grande Bretagne et la Russie contre tous leurs ennemis ».

La modificazione introdotta in detto articolo è quella da me già preveduta dopo le note dichiarazioni di Asquith (l).

Articolo 3°. -« Les flottes de la France et de la Grande Bretagne donneront leur concours actif et permanent à l'Italie jusqu'à la conclusion de la paix ».

Gli articoli 4° e so con la relativa nota non si riproducono perché la redazione è perfettamente conforme al nostro testo, modificato nei termini prescritti da V. E. (telegramma Gabinetto n. 191 Riservato speciale) (2). Ad ogni buon fine io rilevo solo che all'articolo 4° è omessa la parola «naturale» dopo quella « geografica » nella descrizione del confine alpino.

All'articolo so la parola «spetterà» è stata tradotta « recevra ». Nello stesso articolo dopo le parole «dalla punta della Planka » sono state omesse le parole «verso oriente».

Articolo 6°. -« L'Italie recevra l'entière souveraineté sur Valona, l'ile de Sasseno et un territoire suffissamment étendu pour assurer la défense de ces derniers (depuis Vojussa au nord et à l'est, jusque approximativement à la frontière septentrionale du district de Chimara au sud».

La modificazione introdotta in questo articolo, mira, come disse Grey a Cambon, ad assodare che Chimara deve andare alla Grecia.

All'articolo 7°, di cui la redazione è per il resto totalmente conforme al nostro testo quale venne da V. E. formulato col suo telegramma n. 191 Riservato Speciale, è stato aggiunto il seguente capoverso circa la frontiera comune serbogreca: «L'Italie accepte d'autre part de laisser dans tous le cas à l'est de

l'Albanie un territoire suffisant pour assurer l'existance d'une frontière commune à la Grèce et à la Serbie a l'ouest du lac d'Derida». Articolo 8°. -« L'Italie sera maintenue dans sa possession des iles du Dodécannèse qu'elle occupe actuellement ».

Io avevo desiderato una redazione più conforme al nostro testo ma Cambon osservò che la sua era in miglior francese e suonava precisamente lo stesso, tanto più poi in quanto che nel memorandum siamo noi che formuliamo le condizioni.

Articolo 9°. -In questo articolo sono state introdotte riserve per gli interessi già esistenti della Francia e dell'Inghilterra. Lo riproduco ad ogni buon fine interamente:

«D'une manière générale, la France, la Grande Bretagne et la Russie reconnaissent que l'Italie est intéressée au maintien de l'équilibre dans la Méditerranée et qu'elle devra en cas de partage totale ou partiel de la Turquie d'Asie, obtenir une part satisfaisante dans la région méditerranéenne avoisinante la province d'Adalia, où l'Italie a déjà acquis des droits et des intéréts. La zone qui sera éventuellement attribuée à l'Italie sera délimitée, le moment venu, en tenant compte des intéréts existants de la France et de la Grande Bretagne et conformément à l'arrangement intervenu le 19 mai 1914 entre

M. Nogara et la Compagnie du Chemin de fer de Smyrne-Aidin. Les intéréts de l'Italie seront dans la méme mesure pris en considération dans le cas où l'intégrité teritoriale de l'empire Ottoman serait maintenue et où des modifications seraient faites aux zones d'intéréts des puissances. Si la France, la Grande Bretagne et la Russie occupaient des territoires de la Turquie d'Asie pendant la durée de la guerre, les provinces méditerranéennes avoisinantes Adalia dans les limites indiqués ci-dessus seront reservées à l'Italie qui aura le droit de les occuper >>.

Nella redazione primitiva era detto che le tre potenze « riconosceranno » che l'Italia è interessata ecc. ecc. Io chiesi ed ottenni si dicesse <<riconoscono». Come pure, Cambon aveva tradotto la parola <<congruo» con quella << convenable ». Dietro mie osservazioni e dopo molte ricerche la sostituì con la parola «satisfaisant » che mi pare risponda meglio alla nostra locuzione.

Articolo 10°. -« L'Italie sera substituée en Libye aux droits et aux privilèges appartenant actuellement au Sultan en vertu du traité de Lausanne ». L'articolo 11o è conforme al nostro testo.

Articolo 12°. -« L'Italie déclare s'associer à la déclaration faite par la France la Grande Bretagne et la Russie à l'effet de laisser l'Arabie et les Lieux Saints musulmans en Arabie sous l'autorité d'un pouvoir musulman indépendant >>.

Articolo 13°. -«Dans le cas où la France et la Grande Bretagne augmenteraient leurs domaines coloniaux d'Afrique au dépens de l'Allemagne, ces deux puissances reconnaissent en principe que l'Italie pourrait reclamer quelques compensations équitables, notamment dans le règlement en sa faveur des questions concernant les frontières des colonies italiennes de l'Erithrée de la Somalie et de la Libye et des colonies voisines de la France et de la Grande Bretagne. Ces compensations toutefois ne seront pas prises sur la colonie française de l'Oboch-Djibouti dont le territoire est trop restreint pour étre diminué et la situation trop importante sur la route de l'Indochine et de Madagascar pour permettre une cession quelconque ».

Grey rilevò che la riserva per Oboch era stata introdotta dal Governo francese e che per conto proprio il Governo britannico non aveva formulato alcuna riserva.

L'articolo 14° è conforme al nostro testo. Grey era caduto in un equivoco. Egli credeva si trattasse di anticipo da farsi direttamente dal Governo inglese nel qual caso era indispensabile il concorso anche della Francia. Io gli dissi che dai termini del nostro testo mi sembrava chiaro che si trattava di un prestito pubblico come tutti gli altri. Ed egli disse che se le cose stanno così, non vi erano difficoltà e l'articolo nostro poteva rimanere inalterato. Come difatti è rimasto.

Nell'articolo 15° si erano soppresse le parole «ed in altre riunioni diplomatiche ecc. ecc.», ciò unicamente allo scopo di non menzionare nemmeno la possibilità di un congresso posteriore alla pace, al quale le tre Potenze sembrano concordemente contrarie. Dietro mie insistenze l'articolo venne redatto come segue:

«La France, la Grande Bretagne et la Russie appuieront l'opposition que l'Italie forme à toute proposition tendante à introduire un représentant du Saint Siège dans les négociations pour la paix où pour le réglement des questions soulevées par la présente guerre».

Articolo 16°. -Come nel nostro testo.

In vista del desiderio generale di affrettare la firma, Grey sarebbe assai grato a V. E. di fargli conoscere il più presto possibile la sua risposta in merito alla predetta redazione Cl).

La redazione dei noti due documenti da firmarsi separatamente mi verrà rimessa prossimamente ed io la telegraferò subito (2).

(l) -Vedi D. 216. (2) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 266. (l) -Vedi D. 283 e 323. (2) -Vedi D. 323.
379

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 248/112. Londra, 18 aprile 1915, ore 16,45 (per. ore 21,50).

Decifri Ella stessa.

Grey mi disse ieri (3) che aveva invitato Rodd a rivolgere a V. E. calda preghiera allo scopo affrettare possibilmente la nostra entrata in campagna.

Avendo egli accennato alle vivissime insistenze di Sazonov nei senso riferito da Carlotti (4) io osservai che Accordo sarebbe a quest'ora già stato firmato se non si fossero sollevate tante difficoltà.

Senza contestare questa mia osservazione Grey disse che se ci è possibile dare questa soddisfazione a Sazonov faremmo cosa grata a tutti gli alleati. Grey, rilevata pure condiscendenza degli alleati nell'accettare subito la nostra ultima

domanda equivalente in pratica ad un vero e proprio protettorato sull'Albania, concluse sembrargli tutto compreso che Accordo ormai pressoché concluso presenta per noi vantaggi significantissimi in quanto, a prescindere dal resto, ci assicura predominio assoluto nell'Adriatico (1).

(l) -Vedi D. 402. (2) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 216 del 20 aprile, ore 21,30. (3) -Vedi D. 378. (4) -Vedi D. 350.
380

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 595/29. Atene, 18 aprile 1915, ore 18,10 (per. ore 21,35).

Non è dubbio che il Gabinetto Gunaris si tenga in contatto assiduo con queste Legazioni della Triplice Intesa per negoziare condizioni della eventuale uscita della Grecia dalla neutralità. Domande greche sembrano essere soprattutto di natura finanziaria, in quanto tesoro ellenico completamente esausto non permetterebbe nemmeno entrata in campagna. Quanto concessioni territoriali appare certo che Presidente del Consiglio abbia ripreso Ldea di Venizelos circa un vasto territorio in Asia Minore che dovrebbe essere ceduto alla Grecia. A questo proposito da due parti diverse anzi opposte e cioè da questo Ministro di Russia e da questo Ministro d'Austria-Ungheria mi viene riferito fatto che la Grecia non ha sufficiente conoscenza delle aspirazioni italiane nell'Asia Minore. Ministro di Austria-Ungheria ne deduce che se Grecia conoscesse nostre idee al riguardo si asterrebbe dal nutrire speranze ed ambizioni fuori di luogo. Ministro di Russia sembra ritenere invece che la Grecia, se fosse a conoscenza pensiero italiano, procurerebbe conciliare con esso le sue proprie. Ho ugualmente risposto a quei miei colleghi che il mio Governo non mi ha dato ma1i incarico fornire spiegazioni al Governo greco su questo punto.

Si attribuisce una certa importanza al viaggio qui del principe Giorgio che ripartì ieri per Parigi, però col proposito di ritornare presto. Quantunque personalmente inimicissimo di Venizelos egli sembra per amore della Francia essersi appropriato idee di lui ed averle sostenute presso il suo regal fratello. In sostanza domina la più grande incertezza né mi sento per ora in grado modificare apprezzamenti esposti col mio rapporto di ieri (2).

381

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. GAB. R. S.P. 211. Roma, 18 aprile 1915, ore 20.

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 108 Riservato Speciale (4).

(Per Parigi e Pietrogrado) Mio telegramma n. 207 Riservato Speciale (5).

Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Londra quanto segue:

(Per tutti) Ringrazio Sir Ed. Grey per le sue comunicazioni riguardo allo

stato delle trattative colla Bulgaria.

Accetto proposta conciliativa Grey, come da V. E. riferitami, riguardo que

stione sulla data dell'entrata in campagna. Ci impegniamo cioè ad entrare non

più tardi di un mese dalla firma, pur cercando possibilmente di anticipare.

Quanto alle modificazioni agli articoli delle quali V. E. fa cenno, accetto in

massima osservazione Grey sull'art. 12 (telegramma di V. E. n. 74 Riservato

Speciale) (l) salvo vedere testo.

Per articolo 14 avrei veramente preferito emissione prestito sulla sola piazza

di Londra, ma visti gli accordi generali già intervenuti, cui Grey fa cenno, non

muovo obiezioni alla modifica proposta.

Ora attendo comunicazione del testo finale dell'accordo (2) che parmi ormai

concordato in tutti i punti sostanziali.

(l) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 216 del 20 aprile, ore 21,30. (2) -Non rinvenuto.

(3) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 269.

(4) -Vedi D. 356. (5) -Vedi D. 356, nota 2, p. 284.
382

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. U. 250/113. Londra, 18 aprile 1915, ore 23,24 (per. ore 6,15 del19).

Per incarico di Grey, Cambon mi ha testè rimesso il testo della redazione francese dei noti due documenti. Li trascrivo qui appresso:

0 • -Documento da rimanere segreto:

« Après avoir pris acte du mémorandum ci-dessus, les représentants de la France, de la Grande Bretagne et de la Russie diì.ment autorisés à cet effet, ont conclu avec le représentant de l'Italie, également autorisé par son Gouvernement, l'accord suivant:

« La France, la Grande Bretagne et la Russie donnent leur plein assentiment au mémorandum présenté par le Gouvernement italien. Se référant aux articles un, deux et trois du mémorandum qui prévoit la coopération militaire et navale des quatre puissances, l'Italie déclare qu'elle entrera en campagne le plus tòt possible, et dans un délai qui ne pourra excéder un mois à partir de la signature du présent. En foi de quoi ecc. ecc.

2°. -Documento da pubblicarsi a suo tempo.

« Le Gouvernement italien ayant décidé de partkiper à la présente guerre avec les Gouvernements français, britannique et russe et d'adhérer à la déclaration faite à Londre le 5 septembre 1914 par les trois Gouvernements précités, les soussignés, dument autorisés par leurs gouvernements respectifs, font la déclaration suivante:

« Les Gouvernements français, britannique, italien et russe s'engagent mutuellement à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente guerre.

Les quatre Gouvernements conviennent que lorsqu'il y aura lieu de discuter les termes de la paix, aucune des puissances alliées ne pourra poser des conditions de paix sans accord préalable avec chacun des autres alliés ».

Cambon mi ha detto che Grey ha approvato le due redazioni anzidette; egli è per conto suo già autorizzato a firmarle; e Benckendorff le ha telegrafate oggi a Pietroburgo chiedendone l'autorizzazione al suo Governo.

Nel rilevare l'opportunità di procedere al più presto alla firma di questo documento, Cambon ha accennato all'impazienza e nervosità di Sazonov dicendo che era sicuro che noi faremmo al Ministro russo cosa particolarmente gradita qualora, potendolo, riuscissimo ad affrettare la nostra entrata in campagna. Attenderò ora ordini di V. E. prima di procedere più oltre. Sarebbe bene che l'autorizzazione eventuale a firmare mi venisse data con un telegramma speciale e separato da poter all'occorrenza esibire.

Ad ogni buon fine prevengo poi V. E. che nel colloquio odierno con Cambon ho fatto ristabilire nella redazione francese del memorandum le parole « naturale >> e « verso oriente » agli articoli 4 e 5 che, come ho riferito nel mio telegramma odierno n. 111 Riservato speciale (l). erano state omesse nella redazione francese.

Per eccesso di scrupolo credo dover pure rilevare che nella prima parte dell'articolo 7" dopo le parole « la Dalmazia e le isole adriatiche » la redazione francese invece delle parole «ai termini dell'articolo 5 » giusta nostra memoria, contiene le parole <<nei limiti indicati all'articolo 5 » (2).

(l) -Vedi D. 162. (2) -Vedi DD. 378 e 382.

(3) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 270.

383

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 600/114. Londra, 19 aprile 1915, ore 16,05 (per. ore 22).

Nel corso di un lungo e molto amichevole colloquio Cambon riprese a parlarmi della Turchia e del suo avvenire. Linguaggio di lui conferma l'impressione da me già riferita a V. E. (3) nel senso cioè che la prospettiva deUa cacciata definitiva dei turchi da Costantinopoli gli sorride molto mediocremente e che nel fondo del cuore egli conserva forse ancora qualche lontana, per quanto verosimilmente poco fondata, speranza di evitarla. Egli difatti deplorava amaramente la cecità dei turchi tuttora incapaci di riconoscere che il loro vero interesse sarebbe di fare al più presto la pace con gli alleati.

Avendogli chiesto quale futura soluzione della intricata questione degli Stretti egli considerava probabile nella ipotesi del passaggio di Costantinopoli in mani russe, rispose essere in ogni modo evidente la necessità di stipulare al riguardo una nuova convenzione internazionale.

Circa l'avvenire della Turchia asiatica, il collega ripeteva con enfasi che il procedere alla spartizione fra le Potenze alleate sarebbe un grave errore perché

24 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

importerebbe gravi oneri pesanti [a quest'ultime] preparando loro difficoltà ben difficili a superare.

Aggiunse essere sua impressione che tale spartizione vivamente deprecata dall'Inghilterra non sia desiderata nemmeno dalla Russia e secondo lui non può essere caldeggiata nemmeno da noi.

Nel dichiararmi affatto ignaro del pensiero del Governo di Sua Maestà al riguardo, dissi al collega, a titolo di impressione mia personale, sembrarmi in generale che noi non si sia animati da alcun preconcetto di deliberata ostilità contro la sopravvivenza dell'Impero Ottomano. Quello che ci importa in modo primordiale, data la nostra situazione di Potenza Mediterranea, è di non trovarsi in alcuna eventualità in una situazione di inferiorità rispetto alle altre Potenze e di assicurare in modo sicuro e definitivo la tutela dei nostri essenziali diritti ed interessi in Turchia e sul Mediterraneo Orientale. La soluzione favorita di Cambon rimane quella del mantenimento della Turchia, se non sarà possibile in Europa, almeno in Asia sotto il controllo finanziario delle sole Potenze alleate e con una divisione generica di zone d'influenza sulle quali ciascuna vi avrebbe in certe questioni voce preponderante e potrebbe considerarsi al sicuro da invadenze e rivalità altrui.

Ad una mia domanda tendente a sapere se egli riteneva possibile nella ipotesi di una divisione di zone d'influenza che venga fatta una parte pure alla Germania rispose in modo categoricamente negativo. <<Su questo punto, disse, vi garantisco che noi per conto nostro saremo intransigenti. Interessi economici tedeschi in Turchia non debbono più entrare. Secondo me, gli alleati dovrebbero, nel trattato di pace colla Turchia, imporre fra le altre condizioni quella dell'annullamento di tutte le concessioni economiche tedesche. E siccome non siamo dei ladri, è naturale che ciascuna Potenza alleata nella zona rispettivamente assegnatale risarcirà gli interessi dei privati tedeschi. Il conteggio si potrebbe fare con defalcazione dall'indennità di guerra verosimilmente enorme a cui la Germania difficilmente potrebbe far fronte».

Superfluo aggiungere che le vedute di Cambon vanno considerate come esclusivamente personali e aventi carattere confidenziale.

(l) -Vedi D. 378. (2) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 216 del 20 aprile, ore 21,30. (3) -Vedi DD. 233 e 240.
384

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2732/175. Atene, 19 aprile 1915, ore 17,20 (per. ore 18,20).

Zografos, ai diplomatici che lo hanno oggi interrogato circa rumori corsi in questi giorni di nuovi negoziati della Grecia colla Triplice Intesa, non ha negato esistenza di tali negoziati. Ha detto che Grecia avrebbe ciononostante continuato nella neutralità finché avvenimenti orientali, che si annunziano nuovamente minacciosi in seguito ripresa operazioni dei Dardanelli, non avessero [consigliato] al paese di cambiare direzione. Governo greco per la sua [uscita] dalla neutralità esigerà delle serie garanzie e fra le altre vuole che il proprio Stato Maggiore sia lasciato libero giudicare quale possa essere momento opportuno per azione della Grecia.

385

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 598/85. Pietrogrado, 19 aprile 1915, ore 21,20 (per. ore 4 del 20).

Constami che nella corrispondenza trasmessa oggi a Sua Maestà l'Imperatore trovavasi una seconda lettera dello stesso personaggio austriaco che aveva diretto a Sua Maestà la missiva da me segnalata col telegramma Segreto

n. 67 (1). Stante assenza dello Zar sarà ben difficile apprendere contenuto del nuovo messaggio. Secondo confidenze per ora incontrollabili autore delle lettere sarebbe principe Hohenlohe, quello stesso che compì anni or sono una missione presso lo Zar e che era stato nominato Ambasciatore d'Austria-Ungheria a Berlino (2).

386

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2744/363. Pietrogrado, 19 aprile 1915, ore 21,20 (per. ore 3,15 del 20).

Telegramma di V. E. 1231 (3). Governo russo [in] coordina~ione nostro punto di vista e perciò dopo aver avuto conoscenza della comunicazione fatta da Zografos a Bosdari, acconsente ad inviare al proprio rappresentante in Atene istruzioni concepite nei termini seguenti: «Risulta che Governo greco intenderebbe tollerare elezioni politiche in Epiro settentrionale e nelle isole di Imbro, Tenedos e Castellorizzo. Vi prego richiamare attenzione di codesto Governo sulla inammissibilità di violazioni dello statu qua in quei territori».

Mi è stato assicurato che tali istruzioni saranno telegrafate alla Legazione imperiale in Atene entro oggi.

387

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. R. SP. 253/177. Bucarest, 19 aprile 1915, ore 21,30 (per. ore 2,30 del 20).

Riservatissimo per Lei solo.

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 197 riservato speciale (5).

Bratianu non è stato punto soddisfatto, perché già aveva ricevuto, da fonte russa, notizia più completa sullo stadio cui sono giunti negoziati. D'altro lato Ghika, che pure egli ha tenuto all'oscuro di tutto, gli ha telegrafato avere impressione, per quello che se ne dice costì, che noi stiamo addirittura per firmare Accordo colla Triplice Intesa.

Bratianu osserva avere sperato che tra Italia e Romania si sarebbe stabilito accordo che sarebbe andato al di là della guerra attuale. Egli confida perciò che R. Governo prima di impegnarsi definitivamente si intendera col Governo romeno.

Egli si chiede in che forma si verificherà la collaborazione itala-romena colla Triplice Intesa: sarà inteso che verrà allargata comprendendo due nuovi membri, oppure l'Italia e Romania collaboreranno con essa come gruppo autonomo? L'una e l'altra soluzione avrebbe inconvenienti e vantaggi. Egli aggiunge di non aver preso nessun impegno appunto per non disgiungere la propria azione da quella dell'Italia e che prima di impegnarsi dovrebbero risolversi le due questioni del Banato e della Bucovina. Per la prima l'Accordo romeno-russo gU lascia mani completamente libere, giacché senza parlare di maggioranze e minoranze riconosce diritto della Romania sulle regioni abitate da romeni. Egli reclama, contro tutte le pretese serbe, l'intera regione limitata dai fiumi Maros, Tisza e Danubio, sostenendo che la sicurezza di Belgrado può essere garantita coll'acquisto di Semlino e della zona circostante. Per la seconda Bratianu reclama la linea del Pruth, ma i russi non l'hanno fino ad ora accettata. V. E. vorrà considerare se non si possano tenere in debito conto, nell'interesse dei futuri rapporti itala-romeni e della nostra posizione in queste regioni, le recriminazioni di Bratianu di cui non posso non segnalare il carattere molto risentito.

(l) -Vedi D. 214. (2) -Ritrasmesso a Vienna, Berlino, Parigi, Londra e Bucarest con t. gab. 281 del 20 aprile ore 20. (3) -Vedi D. 369.

(4) Ed. in SONNINO, Carteggio, Cit., D. 271.

(5) Vedi D. 340.

388

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 255/97. Berlino, 19 aprile 1915, ore 21,50 (per. ore 3 del 20).

Jagow mi ha chiesto stamane [se] il R. Governo avesse già replicato all'ultima risposta data dal barone Burian al R. Ambasciatore a Vienna (1). Risposi che finora non ne avevo notizia, ma che doveva ricordarsi come V. E. avesse dichiarato, nel presentare le sue proposte, che le considerava come condizioni indispensabili per una riuscita dei negoziati, Soggiunsi che del resto le cose dette da barone Burian mi avevano meravigliato e mi parevano difficilmente conciliabili con quanto egli stesso, Jagow, mi aveva confidato ier l'altro (2). Il Ministro I. e R. degli Affari Esteri si limita infatti a fare circa il territorio da cedere nel Trentina qualche concessione che stabilirebbe una frontiera assurda e non coinciderebbe nemmeno coi confini linguistici e dichiara di non potere ammettere una «rettifica qualsiasi di frontiera verso l'Isonzo » e respinge senz'altro tutte le rimanenti nostre domande e non lascia neppur

!n alcun modo intravedere, salvo vagamente per quanto riguarda il futuro regime dell'Albania, che sarebbe disposto ad una ulteriore discussione. Se Governo austro-ungarico aveva realmente l'intenzione, come Jagow mi aveva confermato, di fare nuove serie e positive concessioni allo scopo di rendere possibile un accordo, esso avrebbe dovuto esporle subito senza cercare di guadagnar tempo, senza tanti giri di frasi, senza trincerarsi dietro questione di principio o accordi passati. Non v'è più ormai tempo da guadagnare e ogni ritardo nella discussione nei momenti attuali e viste le condizioni dell'opinione pubblica in Italia, non può che ostacolare la possibilità di una soluzione favorevole e trarre seco le più gravi complicazioni. Jagow non poté non riconoscere il fondamento di queste mie osservazioni. Diceva che egli stesso era rimasto vivamente e penosamente sorpreso per la risposta del Governo austro-ungarico e che non glie ne aveva dissimulato il suo malcontento. L'attribuiva alla consueta pesantezza e pedantesca inabilità della politica austriaca, alle tendenze personali di barone Burian inerenti alla sua mentalità « più da leguleio che da diplomatico» e all'influenza di Merey che, a quanto gli risulta, sta attualmente collaborando a•l Ballplatz. Ma mi ripeteva che era certo che il Governo I. e R. avrebbe consentito ad ulteriori concessioni e che anche quella, detto al duca Avarna da barone Burian ora, non era affatto la sua ultima parola. Alla mia obiezione che non era posibile, mentre gli avvenimenti si svolgono con tremenda gravità di aspettare all'infinito quest'ultima parola, Jagow replicò che ciò era vero: che però sta nell'essenza di un negoziato che la discussione abbia luogo a base di transazioni reciproche e che persistendo irremovibile in tutte le sue domande, alcune delle quali non erano nella loro integrità accettabili dall'Austria, il R. Governo avrebbe autorizzato il dubbio che col presentare quelle domande esso mirava soltanto ad affrettare una rottura. Respinsi una volta di più questa supposizione ed insistetti sulle considerazioni dalle quali è dettata l'azione del R. Governo.

Malgrado tutto Jagow non mi sembrava avere perduto ogni speranza (1).

(l) -Vedi D. 357. (2) -Vedi D. 364.
389

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 254/69. Vienna, 20 aprile 1915, ore 1 (per. ore 3).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 209 riservato speciale (2).

Da quanto mi risulta in via indiretta e confidenziale il Governo Imperiale e Reale non avrebbe modificato pel momento la sua intenzione manifestatami dal barone Burian nel colloquio del 16 corrente (mio telegramma Gabinetto

n. 66 Riservato speciale) (3), circa le proposte di V. E. da lui riconosciute inaccettabili, relative ad una correzione in favore dell'Italia del confine occidentale dell'Austria, alla costituzione di Trieste in Stato autonomo, alla cessione delle isole Curzolari ed al disinteressamento completo della Monarchia dall'Albania.

Nè sembra che il Governo Imperiale e Reale sarebbe disposto, almeno per ora, a modificare quell'intenzione, per le ragioni stesse espostemi dal Ministro Imperiale e Reale nel colloquio suddetto e contenute nella memoria da lui rimessami che spedii a V. E. con lettera riservatissima, a mezzo del corriere di Gabinetto (l). Per ciò che riguarda, poi, Valona il Governo Imperiale e Reale sarebbe tuttora disposto, siccome risulta da quanto il barone Burian mi dichiarò in quel colloquio, ad addivenire col R. Governo ad una intesa per assicurare all'Italia il possesso di tale porto a condizione, però, che siano salvaguardati gli interessi dell'Austria-Ungheria nei Balcani.

(l) -Ritrasmesso a Vienna con t. gab. r. sp. 220 del 20 aprile, ore 21. (2) -Vedi D. 364, nota 4, p. 293. (3) -Vedi D. 357.
390

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 601/78. Vienna, 20 aprile 1915, ore 4 (per. ore 9).

Telegrammi di V. E. Gabinetto n. 261 e 277 (2).

Le voci di pace che da qualche tempo circolano e che in questi ultimi giorni acquistarono maggiore insistenza dando luogo talvolta a supposizioni più o meno erronee circa le disposizioni di questa o quella Potenza, non sono in fondo che un sintomo evidente della stanchezza e del grande disagio morale e materiale che comincia a farsi sentire nelle popolazioni dei vari Stati belligeranti e che li spinge a desiderare la fine della guerra presente.

Colla anteriore mia corrispondenza telegrafica e specialmente col mio telegramma Gabinetto n. 71 (3) esposi già a V. E. le ragioni che renderebbero poco probabile in questo momento la conclusione di una pace separata fra l'Austria-Ungheria e la Russia. E che tale eventualità non sia stata infatti contemplata ancora dal Governo Imperiale e Reale lo proverebbe il comunicato ufficioso comparso nel Fremdenblatt da me segnalato a V. E. con telegramma 319 (4) per quanto valore possa avere simile comunicato nelle presenti circostanze. Quanto ad una pace che Austria-Ungheria potrebbe stipulare insieme alla Germania colla Russia essa viene smentita nel modo più assoluto a questa Ambasciata di Germania. E persona di fiducia mi ha informato confidenzialmente averle von Tschirschy dichiarato in modo categorico che le Potenze alleate non avevano affatto l'intenzione di fare la pace. ma che avrebbero per contro continuato la guerra nel cui esito finale in loro favore avevano piena fiducia.

Una pace dei due Imperi Centrali colla Russia non sembra del resto potersi effettuare che nel caso che si realizzassero le condizioni seguenti: lo -che situazione militare come quella interna fossero tali da rendere loro quasi impossibile la continuazione della guerra e ciò, a dire delle persone

competenti, non astante quanto si affermi da certa stampa estera, non corrisponderebbe per ora alla realtà;

2° -che i due Imperi Centrali fossero disposti ad accettare le condizioni che verrebbero loro imposte in tale eventualità dalla Russia, che specialmente per ciò che riguarda Austria-Ungheria, segnerebbero lo sfacelo della Monarchia, non essendo da supporre che la Russia possa deporre le armi che dopo aver attuato il programma che si è prefisso verso questa Potenza nell'accingersi alla guerra. (Mio telegramma Gabinetto n. 16) (1).

3° -Che la Russia infine fosse indotta per circostanze speciali a venire meno agli impegni assunti con i suoi alleati col patto del 5 settembre scorso. ciò che sarebbe da escludere a priori non essendo suo interesse di infrangere il patto medesimo.

Non sarebbe invece da esdudere in modo assoluto l'ipotesi che se un conflitto armato tra Italia e Austria-Ungheria dovesse scoppiare, l'eventualità di una pace colla Russia veniss'e seriamente contemplata da quelle due Potenze come unico mezzo per scongiurare i pericoli cui esse potrebbero essere esposte. Ma sembra poco probabile che Russia, qualora avesse sentore della imminenza di quel confUtto, che potrebbe forse essere seguito da un conflitto pure della Romania coll'Austria-Ungheria e Germania, possa essere disposta ad accogliere favorevolmente una entratura che in tal senso le fosse fatta da quelle Potenze.

Non sarebbe infatti nell'interesse della Russia di aderirvi, perché la partecipazione dell'Italia e forse della Romania alla guerra contro gli Imperi Centrali le darebbe agio di schiacciarli più facilmente e contribuire così col trionfo delle sue armi ad accellerare la conclusione della pace.

(l) -Vedi allegato al D. 357. (2) -Vedi D. 320, nota 3 e D. 363, nota l, p. 293. (3) -Vedi D. 267. (4) -Non rinvenuto nP'la raccolta dei telegrammi ordinari In arrivo ma presente con la data del 17 aprile, nella raccolta del telegrammi in partenza da Vienna. Il testo del comunicato ufficioso del Fremdenblatt trasmesso da Avarna era il seguente: «Giornali esteri, specialmente francesi, pubblicano da qualche tempo voci circa la pretesa intenzione dell'Austria-Ungheria di concludere una pace separata con la Russia e si lasciano andare sopra questa base inventata da f'Ssi stessi ad ogni sorta di rivelazioni sensazionali. Queste voci, le quali furono da parte nostra ripctu1amcnk respinte, sono prive di qualsiasi fondamento».
391

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 20 aprile 1915.

Spero che tu stia meglio col raffreddore. Anche per non costringerti a parlare mentre eri tanto rauco aderii volentieri al desiderio di Orlando di rinviare a domattina alle 10 il Consiglio dei ministri; e così resta fissato.

Intanto voglio prevenirti che iersera venne da me Carcano a espormi i suoi disegni sulla «finanza della guerra». Ne discutemmo; ed egli in giornata verrà a parlare pure con te. Sentilo perché la cosa è importantissima; e bisogna preparare tutto.

Poiché egli mi parlò di un prestito all'estero credetti necessario -anche perché ne avevo parlato a Stringher che glielo avrebbe riferito -informarlo della nostra richiesta all'Inghilterra, per la eventualità d'una intesa, di agevolare un prestito di 50 milioni di sterline e degli accenni venutici da Hambro che egli se ne sarebbe occupato dietro autorizzazione del governo inglese. Non gli dissi altro delle trattative né del loro stato attuale.

Domani non potrai esimerti dal fare un poco di relazione ai colleghi, anche perché bisogna farsi dare molte facoltà che presumono l'approssimarsi della conclusione. Poiché Btilow parla con tanta gente, io ritengo che non sarebbe indiscreto né pericoloso informare i ministri delle conclusioni reali a cui sono giunte le trattative con gli Imperi centrali. Bisogna che essi pure si persuadano che la soluzione pacifica non è resa impossibile dalla durezza di noi due, o particolarmente tua, come vanno msmuando i corifei del connubbio Giolitti-Btilow.

(l) -Vedi Serie V, vol. II, D. 642. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, clt., D. 272.
392

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 256/111. Parigi, 20 aprile 1915, ore 9,35 (per. ore 12,15).

Questo Ministro di Romania non si preoccupa personalmente della questione degli Stretti però ha notizia da Bucarest che colà l'opinione pubblica ne è grandemente preoccupata. Egli mi ha detto che dichiarazione fatta dalla Triplice Intesa circa la sicurezza della libertà degli Stretti [è stata] soddisfacente. Però di ciò ha notizia solamente il Governo e non l'opinione pubblica il cui allarme è andato sempre crescendo. Egli più volte ha richiamato l'attenzione di Delcassé sull'opportunità che Triplice Intesa concretasse le sue dichiarazioni in una formula che il Governo romeno fosse autorizzato a rendere di pubblica ragione.

Quanto a noi, dato il grande nostro interesse ad avere buoni rapporti coi romeni, credo che nel momento [in cui] il nostro accordo con la Triplice Intesa si concluderà dovremmo darne ad essi immediata notizia.

Per essere poi sicuri che non oppongono difficoltà ad iniziare le ostilità insieme a noi e poiché [a] ciò potrebbe essere ostacolo la diffidenza dell'opinione pubblica verso la Russia per gli Stretti, crede che noi dovremmo adoperarci a Pietroburgo per facilitare tra Romania e Russia quelle spiegazioni che potranno dissipare tale diffidenza.

Come già ho detto più volte, a me sembra che noi non dobbiamo iniziare le ostilità se non insieme con la Romania.

393

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 218. Roma, 20 aprile 1915, ore 20.

Telegramma di V. S. n. 177 Riservato Speciale (2).

Mi rincresce vivamente che Presidente Bratianu ritenga aver ragione di lamentarsi di noi.

Dopo esserci concertati in massima con la Romania per una entrata in campagna possibilmente simultanea verso il maggio, ci siamo dati cura di

intavolare qualche trattativa con le Potenze dell'Intesa per stabilire alcuni criteri pel regolamento eventuale delle questioni che potrebbero sorgere alla fine della guerra riguardo specialmente all'Adriatico in rapporto agli Slavi, e nel Mediterraneo orientale. Con la Romania dal canto suo ha trattato e tratta. con le stesse Potenze per quelle questioni riguardanti la Bucovina o il Banato che più le stanno a cuore.

Nell'oscillazione quotidiana delle complesse nostre trattative, non era possibile tenere costantemente al corrente codesto Governo delle svariate loro vicende, pur mantenendo sempre ferma la linea direttiva comune.

Non era né sarebbe ora praticamente possibile condurre trattative complessive abbraccianti tutti i disperati problemi che interessano rispettivamente i due Stati, in primo luogo perché occorrerebbe a questo intento far precedere le trattative con le Potenze dell'Intesa da un particolareggiato accordo tra la Romania e l'Italia, che fissasse fino a quali limiti l'una o l'altra parte potesse spingere le proprie esigenze nelle svariate questioni da trattarsi, e inoltre perché i negoziati diventerebbero così vasti e difficili da non poter mai giungere a risultati definitivi.

Crediamo da parte nostra di essere vicini ad un accordo, come già telegrafai a V. S. (mio telegramma n. 197 Riservato Speciale) (l); e confidiamo che anche la Romania possa presto stringere i patti dal canto suo. A Londra non abbiamo mai affermato di essere già intesi, per l'azione, con la Romania, per non diminuire l'incentivo che potevano avere le Potenze dell'Intesa a soddisfare alle sue domande.

Prego V. S. assicurare Bratianu che il R. Governo apprezza altamente il valore delle più intime relazioni nostre colla Romania, non solo nelle contingenze attuali e prossime, ma anche in vista del futuro e di larghi intenti di politica generale da sostenersi in comune.

(l) -Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 273. (2) -Vedi D. 387.
394

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 258/178. Bucarest, 20 aprile 1915, ore 20,14 (per. ore 23).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto n. 177 (2).

Re Ferdinando a cui nell'udienza accordatami iersera ho comunicato le notizie contenute nel telegramma di V. E. Gabinetto n. 264 Riservato speciale (3) mi ha incaricato ringraziare V. E. Sua Maestà si preoccupa molto, ed è ben natura-le data la sua delicata posizione personale, del modo come verrà giustificata la nostra entrata in azione contro i nostri ex alleati ed ha espresso desiderio che si prendano accordi in tempo utile tra i due Governi per rendere la cosa meno odiosa che sia possibile.

(:l) Vedi D. 336.

Prego V. E. volere tener presente questo desiderio di Sua Maestà. Re di Romania mi ha pure confermato lamenti di Bratianu perché non ci curiamo di stringere accordo colla Romania prima di impegnarci colla Triplice Intesa. Dal suo lato Bratianu mi ha detto che le munizioni giungono qui con molto ritardo a cagione delle difficoltà opposte dalla Serbia, sicché sono giunte solo trenta tonnellate di polvere.

Bratianu si preoccupa molto della Serbia e mi ha confermato ritenere che d'ora innanzi sarà più facile alla Romania procedere d'accordo colla Bulgaria che non colla Serbia. Egli reputa che anche in ciò gli interessi italiani coincideranno cogli interessi romeni.

(l) -Vedi D. 340. (2) -Ved iD. 387.
395

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 607/181. Bucarest, 20 aprile 1915, ore 21,15 (per. ore 4,10 del 21).

Ghika, che come è noto per mezzo di suo fratello ha rapporti con la Santa Sede, dice che il Vaticano, che da principio del conflitto europeo era favorevole alle aspirazioni nazionali italiane, ora sarebbe contrario alla partecipazione dell'Italia alla guerra. Se ciò fosse vero potrebbe essere messo in relazione con l'aumentata influenza della Germania sul Vaticano segnalata dal R. Ambasciatore a Berlino (Telegramma di V. E. Gabinetto 262) (l).

396

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 606/86. Pietrogrado, 20 aprile 1915, ore 22,50 (per. ore 4,10 del 21).

Telegrammi di V. E. nn. 271 e 277 (2).

Secondo informazioni di fonte sicura, il Granduca Generalissimo gode di perfetta salute nonostante l'intenso lavoro cui da lungo tempo accudisce. Di una visita del Granduca d'Assia non si ha qui alcuna notizia e si afferma anzi che la sua consueta corrispondenza con questa Corte è da parecchie settimane sospesa.

Regina di Svezia si troverebbe a Baden. In ogni caso Sua Maestà non è presentemente in corrispondenza con questa Corte.

Pubblico russo si è bensì interessato alle voci corse recentemente sulla possibilità di separata pace con Austria-Ungheria ma non ha avuto occasione di occuparsi di eventuale pace con Germania, essendo del resto opinione generale che quella Potenza non potrà indursi a domandarla che dopo disfatta Austria-Ungheria e dopo riconosciuta impossibilità propria vittoria, ciò che non

risulta finora dalle informazioni che qui si hanno sullo spirito pubblico a Berlino. Interesse vivissimo di tutte le classi della popolazione è oggi rivolto al possibile intervento dell'Italia nella guerra, alle operazioni che si preparano contro Turchia ed a grande offensiva contro Germania che si attende sui due fronti nei prossimi mesi.

(l) -Vedi D. 321, nota 5, p. 257. (2) -Vedi D. 341. nota 4 c D. 363, nota l, p. 293.
397

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 261/70. Vienna, 20 aprile 1915, ore 23 (per. ore 7,30 del 21).

Mio telegramma n. 67 Riservato speciale (l).

A complemento del mio telegramma suddetto aggiungo risultarmi dalle ulteriori informazioni che ho potuto procurarmi circa la recente dimora del deputato Erzberger a Vienna che questi si sarebbe adoperato attivamente presso vari membri del partito cristiano-sociale perché agissero sul Governo I. e R. per indurlo a fare una cessione di territorio all'Italia al fine di evitare un conflitto armato. A tal fine egli avrebbe conferito specialmente col Borgomastro di Vienna, coll'ex Ministro dottor Gessmann e col Principe Luigi di Liechtenstein.

In seguito a ciò quest'ultimo sarebbe stato ricevuto dal barone Burian a cui avrebbe parlato nel senso suddetto. È da notare che la venuta del deputato Erzberger a Vienna avvenne prima che io comunicassi al barone Burian le proposte formulate da V. E. (2).

Mi è stato inoltre riferito in via personale che, a quanto si afferma nei circoli cristiano-sociali, il deputato Erzberger si sarebbe recato a Roma verso Pasqua ove avrebbe avuto l'onore di essere ricevuto da V. E.

398

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2762/329. Vienna, 20 aprile 1915, ore 23 (per. ore 6,30 del 21).

Telegramma di V. E. n. 1231 (3). Conte Nemes presso il quale feci ieri passi per sapere quale contegno il Governo I. e R. intendesse tenere dopo le dichiarazioni che Zografos fece per iscritto al R. Ministro in Atene di cui gli diedi comunicazione, mi disse che non poteva ricordare che analoga dichiarazione fosse stata fatta al Ministro I. e R. in Atene. Si riservò ad ogni modo di consultare il relativo incartamento e di darmi poi una risposta. Nemes mi ha infor

mato testè che effettivamente nessuna comunicazione analoga a quella fatta a Bosdari fu fatta né verbalmente né per iscritto al Rappresentante austroungarico in Atene, cosicché il Governo I. e R. non aveva avuto sino ad ora occasione di esaminare quale contegno dovesse tenere. In seguito per altro alla comunicazione da me fattagli ieri il barone Burian aveva creduto telegrafare a Berlino per chiedere al Governo germanico quale attitudine esso ritenesse doversi seguire in proposito di fronte al Governo ellenico. Nemes si è riservato di farmi conoscere la risposta che sarà per pervenire al Ministero I. e R. affari esteri da Berlino (l).

(l) -Vedi D. 370. (2) -Vedi D. 306. (3) -Vedi D. 369.
399

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 263/115. Londra, w aprile 1915, ore 23,50 (per. ore 7,20 del 21).

Riservatissimo per Lei solo.

Cambon è venuto a vedermi testè. Mi ha detto che Sazonov all'ultim'ora ha sollevato nuove obiezioni su punti di dettaglio, a suo parere affatto insignificanti che non mi ha indicato. Tra queste obiezioni però una sola a parere di Cambon ha fondamento: Sazonov dice sarebbe mostruosa ingiustizia che potenze alleate del Montenegro gli tolgano ora i diritti e privilegi riguardo porto Antivari che gli furono dopo tanti stenti concessi nel 1909 in seguito crisi della Bosnia Erzegovina. Dal linguaggio involuto di Cambon ho in sostanza capito che Grey, contrariato, non amerebbe proporci questa nuova modificazione, ma d'altra parte si trova imbarazzato non potendo naturalmente non tener conto alcuno delle insistenze di Sazonov formulate in istruzioni a Benckendorff. In tali condizioni Cambon ha lasciato intendere che, in vista anche delle relazioni speciali intercedenti tra Italia e Montenegro si apprezzerebbe molto se noi spontaneamente offrissimo aggiungere al paragrafo dell'articolo concernente le neutralizzazioni una frase del genere seguente: « sans préjudice des avantages concédés au Monténégro par la déclaration des Puissances en date du etc.>>. Io non ho nascosto la mia sorpresa per queste osservazioni di Sazonov le quali, ho detto, mi sembravano invero tardive e mi ponevano in imbarazzo per avere io, giusta dichiarazione fattemi sabato, telegrafato il testo francese del promemoria (3), che dovevo ritenere come definitivamente concordato tra gli alleati. Unicamente per dovuta cortesia verso Grey ed i due colleghi, avrei riferito a

V. E. questo nuovo e, speravo comunque, ultimo definitivo desiderio di Sazonov, circa il quale però non potevo garantire acquiescenza di V. E.

Cambon mi ha risposto che capiva benissimo e per questo fatto mi aveva soltanto parlato in via privata non senza aggiungere nuovamente che se noi credessimo di poter prendere l'iniziativa dell'aggiunta anzidetta la nostra offerta

sarebbe molto gradita ed avrebbe in ogni caso costituito un semplice atto di giustizia e di riguardo per un Sovrano ed un Governo verso i quali sono ben noti i nostri amichevoli sentimenti. Attendo ordini di V. E. al riguardo (1).

(l) Di tale risposta non risulta che Avarna abbia dato notizia.

(2) Ed. in SoNNJNo, Carteggio, cit., D. 276.

(3) Vedi D. 378.

400

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (2)

T. PERSONALE. Vienna, 20 aprile 1915.

Decifra tu stesso.

Scusa se non risposi subito alla domanda che mi rivolgesti colla tua gradita del 14 corr. (3) ma ne fui impedito dal gran da fare.

Il telegramma che tu proponesti di dirigere a Sonnino all'atto della rottura definitiva sarebbe certamente l'espressione genuina del nostro pensiero, ma non mi sembra che ci convenga darvi seguito.

Esso non avrebbe alcun scopo pratico, perché non sarebbe certamente atto a modificare la linea di condotta del R. Governo. Non potrebbe quindi esser considerato, come tu dici, che come una semplice manifestazione platonica.

Sarebbe inoltre poco opportuno dato il momento in cui verrebbe diretto. Nella grave decisione che il R. Governo fosse per prendere non sarebbe ad ammettere, secondo me, da parte di alcun cittadino italiano e molto meno da parte di pubblici funzionari alcuna manifestazione in senso contrario. Questa non potrebbe non essere condannata da chicchessia, perché in opposizione all'azione del governo che nel momento attuale deve essere lasciato solo giudice di quelle determinazioni che credesse più corrispondenti agli interessi del paese.

Infine il telegramma suddetto non potrebbe esser giustificato in alcun modo nemmeno adducendo come motivo la nostra responsabilità di funzionari pubblici che ci impone di dire la verità piena ed intera al R. Governo perché a questo dovere noi non mancammo di adempiere fin dall'epoca dello scoppio del conflitto attuale.

Entrambi infatti ci siamo adoperati ripetutamente ad aprire gli occhi al governo per fargli cedere l'errore che avrebbe commesso nell'incamminarsi per quella via che ora batte esponendogli i pericoli avvenire a cui sarebbe andato incontro.

Delle nostre parole non essendosi tenuto alcun conto, la nostra responsabilità personale di funzionari pubblici è interamente al coperto e non ci resta altro da fare che di eseguire, sia pure a malincuore, gli ordini che ci vengono impartiti quali siano le conseguenze che ne deriveranno pel nostro Paese.

Ecco il mio modesto parere circa la tua proposta in cui mi dispiace di non poter consentire.

Ti avverto, in via del tutto personale, che quanto ti fece conoscere Jagow non sarebbe esatto (tuo telegramma comunicatomi da Sonnino ieri mattina) (1). Burian mi confidò infatti ieri (2) che non aveva, né avrebbe modificato in seguito le sue intenzioni circa le proposte di Sonnino, di cui agli artt. 2, 3, 4 e 7 che riconosceva sempre inaccettabili. Solo per Valona egli sarebbe disposto ad assicurare all'Italia il diritto di possesso mediante intesa a condizione però che fossero salvaguardati gli interessi dell'Austria Ungheria in Albania.

La rottura definitiva non può più tardare molto, perché Sonnino ha messo oggi per telegrafo a mia disposizione una somma per gli eventuali rimpatri dei connazionali.

Suppongo che ci manderanno via non già per la Rumania ma per la Svizzera.

Se così fosse mi farebbe grandissimo piacere di incontrarti, a Berna.

(l) Vedi D. 408.

(2) Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 86-87.

(3) Vedi D. 349.

401

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (3)

T. GAB. R. SP. 217. Roma, 21 aprile 1915, ore 0,30.

(Per Berlino) Mio telegramma n. 206/85 Riservato Speciale (4).

Ho risposto ad Avarna quanto segue:

(Per Vienna) Telegramma di V. E. n. 66 Riservato Speciale (5).

(Per tutti) Ho esaminate la risposte date all'E. V. dal barone Burian riguardo alle cessioni che Austria-Ungheria sarebbe disposta a fare e sono dolente doverle dichiarare che esse non mi sembrano formare base sufficiente per un accordo tale da creare tra i due Stati quella situazione stabile e normale che sarebbe nei comuni desideri.

In un solo punto, quello che riguarda il Trentino, il Governo I. e R. si è mostrato disposto a cedere ancora qualche cosa di fronte alle sue prime proposte, ma anche qui non si provvede a riparare agli inconvenienti maggiori della situazione presente, sia dal punto di vista linguistico ed etnologico, sia da quello militare.

Per tutte le altre domande il barone Burian ci risponde con una pura negativa mettendo semplicemente in non cale tutte le nostre ragioni.

Riguardo all'Albania e a Valona la ragione messa innanzi dal Barone Burian per sostenere la sua negativa è che esistono già patti diversi tra Austria e Italia e che vi è per di più un accordo europeo in proposito. Noi domandavamo appunto che gli accordi anteriori con l'Austria-Ungheria venissero modificati, di comune consenso, il Governo I. e R. disinteressandosi completamente da quanto noi concordassimo al riguardo coll'Europa, cosi come noi ci disinte

resseremmo (vedi articolo 11 proposto) da quel che Austria-Ungheria combinasse al termine della guerra rispetto ai Balcani.

Riguardo all'articolo 11 era già nel pensiero mio che le rinunzie all'invocazione delle disposizioni dell'articolo 7, si riferissero non solo alla guerra, ma anche ai vantaggi che risultassero dal Trattato di pace per l'una o l'altra parte, rispettivamente nei Balcani e nel Dodecanneso.

Per l'articolo 9 ammetto che si possa ancora discutere sulla misura della somma come quota parte da assumersi del Debito Pubblico dell'Impero, ma non potremmo prendere in valutazione il valore degli investimenti che sarebbero stati fatti dallo Stato nei territori ceduti, e ciò per le ragioni da me spiegate nel mio telegramma n. 157 Riservato Speciale (l).

Dove il disaccordo mi pare difficilmente sanabile è nei riguardi dell'articolo 5 riflettente la data di esecuzione dell'eventuale accordo cui si giungesse. Anche qui non posso che riferirmi alle ragioni già esposte, per cui nessun Governo italiano potrebbe oggi farsi garante dell'esecuzione integrale di un impegno il cui corrispettivo fosse rimandato alla fine della guerra.

(l) -Vedi D. 364. (2) -Vedi D. 389. (3) -Ed. in LV 108, D. 72. e in SONNINO, Carteggio. clt., D. 274. (4) -Vedi D. 357, nota 2, p. 288. (5) -Vedi D. 357.
402

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. R. SP. 222. Roma, 21 aprile 1915, ore 0,30.

(Per Londra) Telegrammi di V. E. n. 111 e 113 (3). (Per Parigi e Pietrogrado) Mio telegramma n. 216 (4). Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

Art. lo -Essendosi rimandata alla convenzione militare il regolamento della questione degli armistizi, occorrerà vigilare a suo tempo perché sotto forma di armistizio generale di un esercito non abbia ad accadere quanto successe nel 1866 e si ricada per un'altra via nel pericolo delle paci separate.

Art. 3° -Occorre assolutamente aggiungere a questo articolo vista la nuova sua forma una clausola che stabilisca che sarà redatta al più presto una speciale convenzione per meglio determinare le modalità del concorso navale promesso dagli alleati per quanto si riferisce specialmente all'Adriatico.

Art. 7° -Il nuovo testo compromette senz'altro la questione che era rimasta impregiudicata intorno al dove lasciare un qualche confine comune tra la Serbia e la Grecia, addossandone addirittura tutto intero il carico all'Albania, col voler determinare fin da ora che esso debba essere preso dal lato Ovest del lago di Ochrida. La formula dovrebbe lasciare più indeterminata questa

ubicazione, non escludendo magari dette località ma nemmeno fissandole. Noi non potremmo consentire a privare l'Albania dei monti che dominano le vallate dello Skumbi, essenziali per premunire Elbassan, che è il cuore dell'Albania musulmana.

Art. 8° -Il testo italiano adoprando pel Dodecanneso la parola << acquisite » implicava che all'attuale possesso dovesse da ora in poi aggiungersi un vero diritto di proprietà, cioè la intera sovranità normale. La formula francese invece dice che «sarà mantenuto il possesso» il che lascierebbe indeterminata la situazione giuridica nostra nel Dodecanneso, mantenendo soltanto lo stato attuale di possesso temporaneo. Questo non ci basta.

Su questo punto V. E. dovrà insistere in modo assoluto, richiedendo che risulti esplicito il riconoscimento della sovranità nostra, così come nell'articolo 6° si fa per Valona.

Art. go -Quando nel marzo u.s. volevamo definire qualche particolare relativamente alle nostre aspirazioni eventuali nell'Asia Minore, accennando al vilayet di Konia e al porto di Mersina (vedi miei telegrammi n. 111 e 136 Riservato Speciale) (l) Sir Edward Grey ci pregava di desistere non essendo ancora stata fissata nessuna ripartizione tra gli alleati (vedi telegramma V. E.

n. 143 e 160 Riservato Speciale) (2) aggiungendo che se l'Italia entrava nell'alleanza avrebbe anch'essa partecipato alle decisioni da prendersi.

Ora invece cambiando tutto ciò la formula introdotta nel testo francese sembra voler limitare la zona su cui possiamo eventualmente sperare a quella sola contemplata dalla convenzione Nogara. I patti Nogara non potevano considerare le zone riservate finora alla Germania e all'Austria, né Konia né Mersina.

Propongo che in via di conciliazione tra le varie tesi si modifichi l'articolo come segue: alle parole che da « avoisinante la province d'Adalia... » vanno fino a « les intérèts de l'Italie seront dans la mème mesure pris en considération dans le cas... » sostituirei le seguenti: « avoisinante la province d'Adalia, où l'Italie a déjà acquis des droits et des intérets, qui ont formé l'objet d'une entente italo-britannique. La zone qui sera éventuellement attribuée à l'Italie sera délimitée, le moment venu, en tenant compte des intérèts existants de la France et de la Grande Bretagne. Les intérèts de l'Italie seront également pris en considération dans le cas... ».

Nella prima parte dell'articolo sembrami che in luogo della parola satistaisant come traduzione di « congruo » starebbe meglio l'espressione équitable.

Art. 13. -Non so vedere una buona ragione per l'introduzione del secondo periodo, relativo a Obok-Djibouti, introduzione che apparisce inesplicabile e inutile, inesplicabile in quanto il memorandum comparisce come presentato dall'Italia mentre qui si fa una riserva per parte della Francia; inutile perché i compensi eventuali dovendo farsi a suo tempo col mutuo consenso la Francia potrà sempre muovere qualunque eccezione voglia.

Non ho obiezioni da fare alle formule proposte per i due documenti di cui nel telegramma di V. E. n. 113 Riservato Speciale.

(l) Vedi D. 230.

(2) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 275.

(3) -Vedi DD. 378 e 382. (4) -È la ritrasmisslone a Parigi e Pietrogrado dei DD. 378, 379 e 382. (l) -Vedi DD. 138 e 183. (2) -Vedi DD. 162 e 195.
403

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2772/178 Atene, 21 aprile 1915, ore 2 (per. ore 15,55).

Questo Ministro d'Inghilterra mi ha detto che Legazioni Triplice Intesa in Atene hanno trasmesso ai loro Governi positive proposte del Governo ellenico per la sua uscita dalla neutralità. Esse attendono istruzioni. Circa contenuto di quelle proposte Elliot si è scusato di non potermi dare informazioni essendo esse impegnate al segreto.

Da tutto ciò che ho udito dire in questi giorni mi sembra però confermarsi quanto riferii a V. E. nel mio telegramma di Gabinetto 29 (l) che cioè domande greche concernono ampie concessioni in Asia Minore, potenti sussidi finanziari e scelta momento opportuno da parte dello Stato Maggiore ellenico. Elliot ha aggiunto incidentalmente che greci hanno grande desiderio essere lasciati liberi attaccare Bulgaria ma che Triplice Intesa non lo permetterà loro. Quest'ultima informazione corrisponderebbe a timori espressi in questi giorni dal Ministro di Bulgaria che Grecia sotto il nuovo Gabinetto non si contenta ormai più di fronte alla Bulgaria di una politica di attesa difensiva. Secondo alcuni fra le. domande greche vi sarebbe anche che il Comando supremo delle operazioni contro i Dardanelli fosse affidato al Generale Costantino (2).

404

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 264/113. Parigi, 21 aprile 1915, ore 16 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 216 Riservato speciale (3).

Dal momento che la Francia vuole che si menzioni Gibuti nell'accordo per assicurarsi che non potrà mai formare oggetto di cessione all'Italia, parmi che l'Italia e l'Inghilterra dovrebbero subordinare il consenso a tale aggiunta all'impegno che la Francia dovrebbe prendere non solo di non permettere il contrabbando di armi e munizioni, ma eziandio di non permettere nemmeno il semplice transito per l'Abissinia senza il consenso dell'Italia e dell'Inghilterra. Per l'Inghilterra è questione importantissima. Per i nostri possessi di Eritrea e Somalia è questione vitale di prim'ordine. Con questo impegno della Francia non solo noi salveremo le nostre colonie da gravi futuri pericoli, ma elimineremo un elemento di sicuro dissidio tra la Francia e l'Italia. Se la Francia non consentisse, io sarei d'avviso di respingere l'aggiunta e ove V. E. convenisse in quest'idea, io potrei appoggiarla vivamente presso Delcassé ( 4).

25 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

(l) -Vedi D. 380. (2) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pletrogrado, Nlsh, Bucarest e Sofia con X 1269 del 22 aprile, ore 15. Per le osservazioni di Tittoni e Carlotti vedi DD. 455 e 447. (3) -Rltrasmette i DD. 378, 379 e 382. (4) -Il parere di Sonnino in proposito risulta dal D. 402.
405

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2776/491. Valona, 21 aprile 1915, ore 17,30 (per. ore 18,10).

Osman Effendi ha ricevuto lettera privata da persona di Berat secondo la quale quella popolazione, stanca deHe vessazioni del gheghi, che si trovano colà in numero non molto rilevante, ne chiese insistentemente il richiamo che fu accordato dal Comitato di Scisk ma rifiutato da quello di Tirana sicché la popolazione liberò allora i detenuti politici e col loro concorso avrebbe avuto luogo un conflitto in seguito al quale il presidio di Gheghi sgombrò Berat. Lo scrivente della lettera domandava anche a Osman Effendi se Valona sarebbe disposta riprendere traffici con Berat alla quale cosa Osman ha risposto subito che non vi sarebbero difficoltà purché vi fosse reciprocità. Dalle Autorità di Berat però nessuna analoga richiesta è stata fatta finora. Secondo voci qui giunte, popolazione Berat sembrerebbe però preoccupata per la sua situazione di fronte agli insorti di Tirana dopo i fatti su accennati e si parlerebbe anche di chiedere aiuto da Valona. Tuttociò si collega colle informazioni contenute telegramma

R. Legazione n. 711 (1).

406

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 268/116 Londra, 21 aprile 1915, ore 20 (per. ore 8 del 22).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mi riservo di riferire più tardi in merito telegramma di V. E. Gabinetto

n. 222 (3) dopo aver veduto Cambon con il quale Grey mi ha pregato di conferire. Grey insistendo assai sull'importanza di affrettare nostra entrata in campagna, caldamente desiderata dagli alleati non soltanto per ragioni militari quanto per l'enorme effetto morale che nostra decisione è destinata a produrre, mi ha chiesto se ritenevo noi consentiremmo a pubblicare eventuale dichiarazione di adesione [al patto del 5 settembre 1914] nei primi di maggio.

Ho risposto che tale pubblicazione, equivalente ad una dichiarazione di guerra, ci esporrebbe alle spiacevoli conseguenze da lui stesso riconosciute e per tanto era mia impressione, ben inteso personale, difficilmente a ciò consentirsi da parte nostra. Grey mi ha detto che nostra decisione avrà preponderante influenza su quella della Romania all'intervento della quale Pietroburgo specialmente annette particolare importanza. Avendo io al riguardo ricordatogli la

comunicazione segreta che per ordine del Marchese di Sangiuliano gli feci (telegrammi Ministeriali Gabinetto n. 69 e n. 81 (l) il 1° ottobre, ha replicato Grey che visto il carattere esclusivamente personale di quella comunicazione egli non ne aveva fatto cenno ad anima viva. Ciò stante egli sarebbe assai grato a V. E. se ella giudicasse opportuno dopo firmato l'accordo con gli alleati, informarne Governo romeno ed autorizzare lui a prevenire di ciò confidenzialmente Parigi e specialmente Pietroburgo. Grey mi ha da ultimo avvertito aver rilevato che questo Ministro di Romania ha avuto sentore delle trattative in corso con noi. Ciò stante sarei grato a V. E. darmi ordini per norma di linguaggio mio eventuale con Mishu (2).

(l) Con questo telegramma, del 18 aprtle, Aliotti riferiva circa attacchi ai partigiani di Essad da parte degli insorti di Tirana.

(2) Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit.• D. 278.

(3) Vedi D. 402.

407

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2779/492. Valona, 21 aprile 1915, ore 20,15 (per. ore 21, 45).

Ho telegrafato alla R. Legazione quanto segue:

«Mi riferisco mio telegramma n. 491 (3). Dalla lettera pervenuta sembrerebbe che fra il Comitato di Sciak di cui si parla in detta lettera e il Comitato di Tirana vi sia vera opposizione, al punto che la cacciata dal presidio di Gheghi da Berat, pare fossero quattrocento uomini, sarebbe stata incoraggiata dal primo dei due Comitati. Sarei grato S. V. volesse comunicarmi per mia norma se costà risulta qualche cosa di più chiaro ed accertato in proposito'>.

408

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (4)

T. GAB. R. SP. 224. Roma, 21 aprile 1915, ore 20,30.

(Per Parigi e Pietrogrado) Il R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «telegramma n. 115, (5).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 115.

(Per tutti) Lieto di aver occasione di dar prova delle nostre vive simpatie pel Montenegro ed insieme di far cosa personalmente grata a Sazonov autorizzo

comune».

V. -E., quando le tre Potenze accettino le osservazioni e modifiche da me proposte al testo francese e riferite a V. E. col mio telegramma n. 222 riservato speciale (1), di proporre di sua iniziativa la seguente aggiunta da farsi al n. 2 dell'articolo 5, là dove si parla del tratto di costa da neutralizzarsi: alla fine del paragrafo dopo le parole «San Giovanni di Medua, Durazzo ecc.», aggiungere le seguenti: « tout en respectant la situation spéciale faite au port de Antivari par les déclarations des Puissances de 1909 ».

Ho preferito questa redazione a quella suggeritami da V. E. non risultandomi il preciso testo di una dichiarazione fatta sotto una sola data da tutte le Potenze nel 1909 e per meglio tener conto della speciale situazione che vige a favore del porto di Antivari, situazione che non si potrebbe estendere ad altri porti che venissero eventualmente assegnati al Montenegro.

(l) -Vedi serie V, vol. I, DD. 796, 829 e 859. (2) -Nel ritrasmettere questo telegramma a Parigi e Pietrogrado (t. gab. r. sp. 230 del 22 apr!le, ore 4) Sonnino aggiungeva, solo per Pietrogrado, la seguente comunicazione: «A chiarimento del telegramma surriferito La informo in via assolutamente confidenziale che con la Romania abbiamo concordato nel 1914 di tenere! in costante contatto per concertare via via la condotta (3) -Vedi D. 405. (4) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 277. (5) -Vedi D. 399.
409

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 267/114. Parigi, 21 aprile 1915, ore 20,50 (per. ore 23,40).

Telegramma n. 222/47 Segreto (1).

È giustissima l'osservazione di V. E. circa Gibuti. Il sollevare la questione del contrabbando di armi, che sorge naturale quando si parla di Gibuti, sarebbe un modo efficace per obbligare la Francia a non tenerne più parola. Delcassé di Gibuti non mi ha mai parlato. Devo quindi supporre che si tratta di suggerimento dato all'ultima ora da Cambon il quale in parecchie occasioni e più dal tempo della Conferenza di Londra durante guerra balcanica sembrami abbia dimostrato scarsa benevolenza per noi.

410

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2788/309 Costantinopoli, 21 aprile 1915, ore 20,50 (per. ore 2,05 del 22).

Dopo giornata 18 marzo ed altro successo ai Dardanelli situazione interna va vieppiù migliorando e tendono a scomparire quei dissidi che prima si erano manifestati fra Governo e Comitato ed elementi tedeschi e locali. Oramai è generale convinzione che tutti i tentativi degli alleati di forzare gli Stretti saranno frustrati: la sicurezza è così grande che si sono in questi ultimi tempi prelevati dai Dardanelli truppe ed artiglieria per la difesa di Adrianopoli e Cistalgia. Qualche preoccupazione st comincia infatti a nutrire sul conto della

Bulgaria: Tabat bey per chiarirne le intenzioni è stato alla frontiera bulgara dove sembra abbia avuto intervista con qualche personaggio che non mi è stato dato ancora precisare. Per parare in modo conveniente ad un eventuale pericolo che potesse venire da quella parte Golz Pascià si è fatto nominare comandante Armata della Tracia: in questo modo sarà assicurato all'elemento tedesco direzione delle operazioni anche da quella parte poiché Comando dell'Armata nei Dardanelli è stato da tempo assunto da Liman.

Questi provvedimenti denotano programmi in qualsiasi eventualità della resistenza ad oltranza e costituiscono una smentita alle voci di pace separata che erano state attribuite a questo Paese.

(l) Vedi D. 402.

411

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 269/100. Berlino, 21 aprile 1915, ore 21,15 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 217 Riservato speciale (l).

A Jagow che me ne chiedeva con vivo interesse ho fatto conoscere stamane il tenore della risposta stata data da V. E. all'Ambasciatore a Vienna. Senza che me lo dicesse esplicitamente egli non poteva non ammettere il fondamento delle osservazioni enunciate da V. E., la maggior parte delle quali erano state fatte da lui stesso nel nostro precedente colloquio (mio telegramma Gabinetto n. 97) (1). Egli ascoltò con molta attenzione, prendendone nota, la chiara definizione delle nostre domande pel disinteressamento austriaco in Albania, e la illustrazione fatta da V. E. della proposta contenuta nell'art. 11 circa la reciproca rinunzia ad una ulteriore invocazione dell'art. 7 del Trattato della Triplice Alleanza. Quest'ultimo punto gli sembrava particolarmente importante per quanto, egli soggiungeva, non appaia in questo momento probabile che dal Trattato di pace possano risultare per l'Austria grandi vantaggi nei Balcani.

Un altro punto nel quale Jagow era d'accordo con V. E., ma nel quale l'accordo era da lui deplorato è quello che concerne l'articolo 5: anche egli teme che il dissenso fra il R. Governo e il Governo I. e R. sia difficilmente sanabile, perché non si vede come l'Austria possa consentire a sgomberare durante la guerra una parte del suo territorio ed a congedare i soldati combattenti che vi appartengono. Ma egli non disperava che si trovasse una via di uscita. Per questo e per tutti gli altri punti il Governo germanico non cessa di agire colla massima premura ed energia a Vienna. A quanto mi risulta da buona fonte, l'azione che colà si sta proseguendo in questo senso dal Governo è appoggiata anche da altri fattori tedeschi (3).

(l) -Vedi D. 401. (2) -Vedi D. 388. (3) -Ritrasmesso a Vienna con t. gab. r. sp. 233 del 22 apnle. ore 20,30.
412

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 608/103. Berlino, 21 aprile 1915, ore 21,20 (per. ore 23,05).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 281 (1).

Principe Hohenlohe cui accenna R. Ambasciata a Pietroburgo non è soltanto attuale Ambasciatore d'Austria-Ungheria a Berlino ma è anche il genero dell'Arciduca Federico Generalissimo dell'esercito austro-ungarico. Egli aveva infatti conservato ottime relazioni colla Corte e cogli alti circoli di Pietroburgo dove fu per alcuni anni Addetto Militare. Il suo intervento acquisterebbe dunque un particolare significato ma la sua posizione ufficiale in questo momento e in questa residenza parmi possano renderlo meno indicato a ciò.

Siccome nelle informazioni date precedentemente da Carlotti io già aveva creduto scorgere una allusione a questo mio Collega cercai con ogni cautela di appurarne da altra fonte il fondamento: e mi venne apposta la più recisa smentita. Il che non basta naturalmente a togliere ogni credibilità alla notizia.

Continuerò le indagini e riferirò (2). Qui le voci di una possibile non lontana pace colla Russia continuano a circolare ma senza nessun nuovo serio indizio che le avvalori.

413

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 270/72. Vienna, 21 aprile 1915, ore 22,40 (per. ore 2,50 del 22).

Telegramma di V. E. n. 217 Riservato speciale (4).

Ho parlato al barone Burian nel senso telegramma suddetto facendogli conoscere che le risposte da lui datemi nel colloquio di venerdì scorso (mio telegramma n. 66 Riservato speciale) (5) riguardo alle cessioni che Austria-Ungheria era disposta a fare, non sembravano a V. E. formare base adatta per un accordo quale sarebbe nei comuni desideri, e gli ho quindi comunicato le varie osservazioni da lei fatte in ordine a quella risposta.

Burian mi ha detto che prendeva notizia della comunicazione da me fattagli, ma siccome desiderava esaminare attentamente le osservazioni di V. E. si è riservato di farmi conoscere la sua risposta alle stesse nel più breve tempo passi bile ( 6).

(l) -Vedi D. 385, nota 2. (2) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che Bollati abbia in seguito riferito nuove Informazioni sull'argomento. (3) -Ed. in L V 108, D. 73, e in SnNNINO, Carteggio, cit., D. 279. (4) -Vedi D. 401. (5) -Vedi D. 357. (6) -Vedi D. 510.
414

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 271/117 Londra, 21 aprile 1915, ore 23 (per. ore 16,15 del 22).

Grey è rimasto un poco male quando io gli ho oggi comunicato le modificazioni indicate nel telegramma di V. E. n. 222/53 Riservato speciale (2). Ho detto che se noi proponiamo nuove modificazioni, per quanto plausibili e fondate, ricomincerebbe la discussione e la firma sarebbe ancora ritardata, visto che egli ha già altre quattro modificazioni (suppongo proposte dalla Russia) accettabilissime dagli Alleati perché non meno fondate e plausibili delle nostre. Ad evitare appunto discussioni e ritardi egli da tre giorni sta battagliando e decisamente rifiutandosi di formulare alcuna di tali modificazioni, tra le quali una relativa alla delimitazione dei confini interni della parte della Dalmazia attribuita a noi.

Come Dio ha voluto, a forza di insistenze personali sono riuscito a persuaderlo a non fare difficoltà sulle modificazioni agli artt. 3, 8, 9 e 13. Ma sull'art. 7 è stato intransigente. Mi ha pregato di rivolgere a V. E. calda preghiera sua personale di non insistere perché in tale caso egli dovrebbe ricominciare a telegrafare a Sazonov e metter fuori l'emendamento relativo al confine interno della Dalmazia ed allora la discussione potrebbe durare un pezzo mentre urge concludere. In conclusione, Grey mi ha pregato di intendermi, per la redazione modificata dei predetti articoli, con Cambon, col quale, al pari che con Benckendorff, egli avrebbe prima conferito.

Con Cambon abbiamo concordato la redazione che ad ogni buon fine sottopongo a V. E. previamente.

All'art. 3 -aggiungere il capoverso seguente: «Une Convention navale sera immédiatement conclue à cet effet entre la France, la Grande Bretagne et l'Italie ».

Art. 8 -rimane redatto come segue: « L'Italie recevra l'entière souveraineté sur les iles du Dodécannèse qu'elle occupe actuellement ». Art. 9 -rimane modificato nei termini precisi prescritti da V. E. nel telegramma Gabinetto n. 222 Riservato speciale.

Art. 13 -Cambon ha detto che le riserve essendogli state prescritte da Delcassé egli non poteva consentire alla soppressione senza ordini, che avrebbe subito provocati, esponendo i motivi delle nostre obiezioni.

Cambon mi ha detto da ultimo che Sazonov fa una grossa questione sull'accettazione di due aggiunte. Eccole:

l. -La nota esplicativa dell'art. 5 dovrebbe essere redatta come appresso, e sopprimendo la prima parte, cominciare così:

« Les territoires de l'Adriatique énoncés ci-dessous seront attribués par les quatre Puissances à la Croatie, à la Serbie et au Monténégro ».

2. -Al secondo capoverso dell'art. 5 (neutralizzazione), dopo le parole «San Giovanni di Medua, Durazzo ecc.» aggiungere le parole seguenti: «sans préjudice des droits et privilèges du Monténégro résultant des déclarations échangées entre les Puissances en avril et mai 1909 >>. Al riguardo Cambon mi ha fatto osservare che quelle dichiarazioni prevedono praticamente la neutralizzazione del Porto di Antivari. Cambon ha manifestato fervida speranza che

V. E. non sollevi obiezioni sulla questione degli emendamenti nè insista sulle modificazioni dell'art. 7 per i motivi indicati da Grey, tenendo presente che quando a suo tempo il nostro Accordo sarà pubblicato, Sazonov non si troverà su di un letto di rose, esposto come sarà alle virulenti aggressioni degli slavi.

Se V. E. accetta quest'ultima redazione del nostro promemoria, Cambon ritiene sicura la firma entro la presente settimana.

Cambon mi ha fatto osservare che al nostro memorandum occorre un cappello, circa la redazione del quale si doveva rimettere a me. Salvo ordini in contrario di V. E. proporrei la seguente redazione (in francese) :

«L'Ambasciatore di S. M. il Re d'Italia, d'ordine del suo Governo, ha presentato a Grey ed agli Ambasciatori di Francia e Russia il seguente memorandum: (segue memorandum e poi la redazione già approvata da V. E. di cui al mio telegramma Gabinetto n. 113 Riservato speciale) » (1).

Nell'uscire dal Foreign Office ho incontrato Benckendorff; le insistenze di lui sulla accettazione nostra degli emendamenti russi, specie per quelli concernenti il Montenegro, sono state tante e così intense da !asciarmi l'impressione che alla questione prendono speciale interesse personaggi più elevati di Sazonov.

(l) -Ed. in SoNNINO, Cart6ggio, cit., D. 280. (2) -Vedi D. 402.
415

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 272/87. Pietrogrado, 21 aprile 1915, ore 23 (per. ore 7 del 22).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 216 Riservato speciale (2) Le notizie di cui V. E. si è compiaciuta darmi comunicazione mi suggeriscono alcune considerazioni che mi permetto di sottoporle:

l. -Nell'articolo ottavo la dicitura « L'Italie sera maintenue dans sa possession » indica « conservazione » di uno stato di cose che a noi conviene invece mutare per rendere il nostro acquisto assoluto e definitivo. Se tale acquisto ci venisse riconosciuto soltanto più tardi in occasione di eventuali ripartizioni territoriali in Turchia, esso ci verrebbe computato fra i futuri vantaggi e potrebbe diminuire la portata di questi in altri campi.

2. -Nell'articolo nono mi sembra non si dovrebbe abbandonare la base della nostra formula primitiva «Italia dovrà avere sua congrua parte tra le

Provincie bagnate dal Mediterraneo in contiguità della zona d'Adalia dove già Italia ha acquistato noti diritti ed interessi».

«Congruo» qui ha anche significato di proporzionalità all'acquisto altrui che non si rileva nella parola « soddisfacente ».

Inoltre i «diritti e interessi» riconosciutici dovrebbero risultare in dipendenza non solo di Adalia, ma anche del possesso del Dodecanneso, poichè quest'ultimo contribuisce a giustificare i nostri interessi sul fronteggiante Sangiaccato di Mentescé.

Finalmente una più chiara definizione delle nostre aspirazioni in Asia Minore dovrebbe essere ammessa. In tale caso basterebbe fosse presupposta in parentesi dopo « Provincie bagnate dal Mediterraneo ove ecc. » il Sangiaccato di Tekke coi Sangiaccati di Mentescé e di Itkili. Redazione attuale dà l'impressione che nostri eventuali interessi siano limitati alla zona di Adalia.

3. -Le parole di Grey relative al nostro «predominio assoluto sull'Adriatico» mi sembrano meritevoli di essere raccolte. Non è da escludere che si presenti per noi l'occasione di domandare l'inaccessibilità di quel mare alle navi da guerra estere, domanda che troverebbe la sua base, oltre che nelle neutralizzazioni già ottenute, nel riconoscimento del nostro predominio assoluto e quindi nelle notevoli analogie che l'avvenire riserva tra la posizione dell'Italia nell'Adriatico e quella della Russia nel Mar Nero. Non sarebbe pertanto privo d'importanza il potere fissare fin da ora in qualsivoglia atto e sia pure in forma incidentale la dichiarazione di Grey.

(l) -Vedi D. 382. (2) -È la ritrasmissione dei DD. 378. 379 e 382.
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IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 274/182. Bucarest, 21 aprile 1915, ore 23,10 (per. ore 9,20 del 22).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Pur ritenendo che telegramma di V. E. Gabinetto n. 218 Riservato speciale (2) sia stato spedito prima che le pervenisse il mio telegramma Gabinetto Segreto n. 178 (3), mi sono recato subito da Bratianu ed ho cercato di fargli accettare nel miglior modo il punto di vista di V. E. Bratianu mi ha detto che egli non aveva mai pensato ingerirsi dei particolari dei nostri negoziati circa l'Adriatico e Mediterraneo orientale. Egli chiede solamente che il Governo italiano agisca colla Romania come il Governo romeno ha agito coll'Italia e cioè che non si impegni in modo definitivo per l'entrata in campagna prima di essersi assicurato che anche la Romania ha potuto intendersi con la Triplice Intesa.

Bratianu ricorda a tale riguardo che la Triplice Intesa lo ha sempre sollecitato entrare in azione senza attenderci, ma che egli vi si è rifiutato sempre dichiarando che l'intervento dell'Italia era per lui condizione determinante, se non addirittura sine qua non. Egli dice così a Londra come a Pietroburgo non si vogliono fissare particolari delle concessioni territoriali reclamate dalla Romania se questa non si impegna ad entrare in azione.

Aggiungo per conto mio che ciò mi è stato incidentalmente confermato da questo Ministro di Russia. Ad ogni modo Bratianu farà ripartire domani Diamandy per Pietroburgo con istruzioni di cercare di persuadere la Russia ad accettare i confini indicati nel mio telegramma Gabinetto Segreto n. 177 (l). Eguali istruzioni egli dà a Mishu.

Quello a cui soprattutto Bratianu tiene è che l'Italia e la Romania si impegnino colla Triplice Intesa insieme e non separatamente.

Egli penserebbe che le cose dovrebbero procedere così:

L'Italia e la Romania concluderebbero tra loro un Trattato in vista della guerra contro l'Austria-Ungheria (senza nominare la Germania) coll'impegno di non fare pace separata. Quindi ciascuna di esse regolerebbe separatamente coll'Intesa le singole questioni che l'interessano (noi l'Adriatico ed il Mediterraneo orientale, i romeni il Banato e la Bucovina) e concluderebbe speciali accordi militari colle Potenze con cui sarebbe chiamata a collaborare militarmente in modo più diretto.

Bratianu, come V. E. vede, ritorna sul pensiero già da lui espresso precedentemente e riportato nel mio telegramma Gabinetto Segreto n. 47 (2), di trovare nell'Italia quello stabile appoggio che la Romania aveva finora nella Germania. Se ora noi ci tireremo indietro malgrado gli impegni presi nel settembre scorso, tutte le nostre dichiarazioni di amicizia riusciranno assolutamente inutili. ~ 'G< ~r5W\

Mi sembra adunque che la questione si presenti in questi termini: ha o no l'Italia interesse di assicurarsi l'amicizia della Romania per l'avvenire ed esercitare in questa regione la sua egemonia? Se ciò non c'importa, noi possiamo rispondere addirittura negativamente. Ma se invece lo crediamo utile al nostro Paese bisognerebbe, secondo il mio subordinato parere, trovare un modo qualsiasi per accontentare il Governo romeno.

D'altro lato mi permetto di osservare che la procedura suggerita da Bratianu non implica per noi alcun maggior impegno verso la Romania, in ultima analisi, di quello risultante dalla nostra partecipazione alla guerra europea, essendo base di ogni collaborazione militare quella di non far pace separata, ed avrebbe il vantaggio di crearci a buon mercato un titolo di riconoscenza romeno legando a noi in modo duraturo un Paese che dovrebbe avere a guerra finita e vittoriosa circa quattordici milioni di abitanti.

Non ho bisogno di avvertire che io mi sono limitato a ripetere a Bratianu quello che V. E. mi ha telegrafato e a rassicurarlo che le avrei telegrafato dal canto mio le risposte di lui.

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., D. 281.

(2) -Vedi D. 393. (3) -Vedi D 394. (l) -Vedi D. 387. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 721.
417

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. sP. 275/183. Bucarest, 21 aprile 1915, ore 23,10 (per. ore 9,40 del 22).

Bratianu mi ha detto che Ministro di Bulgaria è andato ieri da lui a chiedergli a nome di Radoslavov che la Romania autorizzi passaggio del materiale di guerra destinato alla Bulgaria. Bratianu ha risposto che Governo bulgaro non poteva dubitare dei sentimenti amichevoli del Governo romeno, confermati anche dalle recenti indiscrezioni di Venizelos, ma che doveva dichiarargli con intera franchezza di non poter consentire passaggio di materiale di guerra senza avere assoluta certezza che non sarebbe stato adoperato non solo contro la Romania, ma neppure in un campo diverso da quello in cui Romania potesse eventualmente trovarsi.

Radoslavov ha replicato in termini un poco vaghi essere escluso che Romania e Bulgaria possano trovarsi in campo avverso. Bratianu mi chiede quindi se non sarebbe giunto momento di far nuovi passi a Sofia per ottenere collaborazione della Bulgaria e domanda a questo riguardo avviso di V. E.

418

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 273/184. Bucarest, 21 aprile 1915, ore 23,10 (per. ore 14,35 del 22).

Qui corre voce che i russi abbiano avuto degli insuccessi non lievi nei Carpazi. Bratianu me lo ha confermato e ne trae conseguenza che gli austrotedeschi sono ancora forti e che vi è ogni interesse a !asciarli esaurire per qualche altra settimana prima di impegnarsi contro essi.

419

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 278/118. Londra, 22 aprile 1915, ore 15,08 (per. ore 19,05).

A titolo di semplice informazione e perchè V. E. possa trarne elementi nella decisione da prendere, ritengo, dopo il colloquio di ieri con Grey e Cambon (2), doveroso sottometterle la mia impressione nel senso cioè che una nostra insistenza nella modificazione dell'articolo 7° potrebbe provocare una spinosa discussione con conseguenze poco favorevoli alla conclusione dell'accordo. In tal caso difatti Grey, siccome mi disse, si vedrebbe costretto per lealtà verso Sazonov

a mettere fuori quella proposta che si è finora categoricamente rifiutato a formulare e che io considererei assolutamente inaccettabile. Proposta a quanto ho capito, consiste nel lasciare indeterminato il confine interno della parte della Dalmazia attribuita a noi, stabilendo che esso venga più tardi definito da una Commissione mista itala-serba con l'assistenza eventuale, se necessario, di delegati delle tre Potenze alleate. Circa questa proposta che mi fu accennata da Asquith nel Giovedì Santo (mio telegramma Gabinetto n. 92 Riservato Speciale) (1), io manifestai allora la mia contrarietà in modo tanto esplicito che finì col dire che non vi insisteva e così essa non venne menzionata insieme con le note infelici altre proposte da noi giustamente respinte. Senza menomamente esagerare il valore della modestissima mia azione personale, posso assicurare in coscienza V. E. che il persuadere Grey ad accedere alle modificazioni sugli altri articoli, non fu impresa facile e che a ottenere lo scopo contribuì in una certa misura anche il desiderio di lui di fare cosa a me personalmente grata. Aggiungerò che Grey con molto tatto accennò solo di passaggio alle insistenze vivissime di Sazonov per l'aggiunta concernente il Montenegro che evitò di precisare e presentare come una vera e propria condizione. Avendo oramai ottenuto causa vinta su tutti i punti meno uno, lascio V. E. nell'alta sua saggezza giudicare se ci convenga insistere sull'art. 7° esponendoci alle conseguenze sovraindicate. In vista delle nostre relazioni future con i tre alleati, coi quali certamente a suo tempo avremo tante e non facili questioni da discutere e regolare, permettomi esprimere subordinato parere sulla convenienza nello interesse esclusivo nostro di dare loro, sempre quando V. E. Io ritenga possibile, soddisfazione su questo punto, appagando il desiderio vivissimo esplicitamente e con insistenza manifestatomi da Grey e Cambon di vedere l'accordo definitivamente firmato entro questa settimana.

Una testimonianza di deferenza personale verso Grey ed Asquith che, è onesto riconoscerlo, hanno strenuamente difeso i nostri interessi, mi apparirebbe ora molto opportuna e potrebbe riuscirei utile in seguito.

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 281.

(2) Vedi DD. 406 e 414.

420

IL CONSOLE A VALONA, LORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. U. 612/498 (2). Valona, 22 aprile 1915, ore 20 (per. ore 20,35).

Miei telegrammi nn. 491 e 492 (3).

II Mudir di Zemblan telegrafa che notabili di Malacastra si sono rivolti a lui pregandolo di far sapere a Valona che essi sarebbero pronti a far causa comune con Valona per opporsi ad un ritorno dei ghenghi se Valona dal canto suo è disposta ad aiutarli: una formula abbastanza trasparente per chiedere, a quanto sembra, l'intervento italiano.

Per non rispondere troppo seccamc:-.~3 ho detto a Osman Effendi rispondere in questi termini: che questo comando militare non è autorizzato intervenire affari di Malacastra, che in ogni modo Console avrebbe subito informato Governo di Roma della situazione (1).

(l) -Vedi D. 242. (2) -Partito come telegramma ordinario è stato protocollato In arrivo nella serie del telegrammi d! gabinetto. (3) -Vedi DD. 405 e 407.
421

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 277/116. Parigi, 22 aprile 1915, ore 20,30 (per. ore 24).

A chiarimento dell'ultima parte del telegramma di V. E. Gabinetto n. 224 Riservato Speciale (2) ricordo che la libertà del porto di Antivari fu stabilita nel 1909 nel modo seguente: Aehrenthal tenne a far risultare che la rinunzia dell'Austria alla polizia delle acque montenegrine era una concessione che l'Austria faceva esclusivamente all'Italia quale corrispettivo per l'annessione della Bosnia ed Erzegovina oltre l'abbandono del Sangiaccato di Novi Bazar nei termini con i quali io l'annunziai al Parlamento Nazionale nel dicembre 1908. Si stabilì quindi di far risultare la rinunzia dell'Austria e la libertà del Porto di Antivari da uno scambio di note tra me e Aehrenthal comunicato ufficialmente alle Potenze firmatarie del trattato di Berlino le quali ne presero atto.

422

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 279/117. Parigi, 22 aprile 1915, ore 20,30 (per. ore 24).

Il giorno in cui a Londra sarà firmato l'accordo tra noi e la Triplice Intesa, noi diverremo alleati dell'Inghilterra. Ora, dovere di ogni alleato è di non aiutare a favorire i nemici dell'altro alleato. Parmi quindi che nell'atto della firma Grey dovrebbe sentire un dovere elementare di lealtà, e cioè quello di dichiararci che la frontiera fra la Cirenaica e l'Egitto sarà rigorosamente chiusa alle armi e munizioni pel Senusso. Se, quando l'Inghilterra temeva l'invasione turca in Egitto si comprendeva, pur non giustificandola, una intesa con il Senusso nostro nemico, ora che il timore dell'invasione turca è completamente dileguata, la continuazione dell'intesa col Senusso non si giustificherebbe né si comprenderebbe a meno che l'Inghilterra non riuscisse ad indurlo a desistere dalla sua ribellione all'Italia.

(l) -Sonnino rispose con t. gab. 287 del 24 aprlle: «Approvo la riserva tenuta da V. S. e che occorre mantenere, nella presente situazione, non convenendoci intervenire nella regione di Malacastra ». (2) -Vedi D. 408.
423

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 232/23. Roma, 22 aprile 1915, ore 21.

Telegrammi di V. S. 182, 183 Riservati Speciali (2).

Le confermo mio telegramma n. 218 (3). Nelle trattative pendenti a Londra abbiamo dovuto transigere sopra parecchi punti per poter conciliare le nostre aspirazioni con quelle discordanti dei serbi patrocinati dalla Russia. Oggi credo che superate le maggiori divergenze l'accordo sia molto prossimo; raggiuntolo non potremmo sospendere più oitre la nostra firma senza mettere tutto in forse. Stringendo l'accordo la nostra entrata in azione avverrebbe verso il 20 maggio; e confidiamo che Romania possa avere tutto combinato diplomaticamente e militarmente per la stessa epoca.

Ho pregato Imperiali (4) di esprimere a Grey il nostro vivo interessamento a che le tre Potenze si accordino anche con la Romania per ottenere la simultanea sua entrata in azione. Avvenendo tale accordo Romania potrebbe fare essa pure adesione alla dichiarazione del 5 settembre vietante paci separate, così come faremmo noi.

Rispondendo alla domanda rivoltami da Bratianu credo che sarebbe consigliabile cominciare a scandagliare le disposizioni della Bulgaria per una eventuale cooperazione con noi. Però tali scandagli andrebbero fatti con molta prudenza e circospezione, perché ignoransi gl'intendimenti e i vincoli della Bulgaria e perché oggi a Sofia la discrezione non abbonda.

424

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (5)

T. GAB. R. SP. 234. Roma, 22 aprile 1915, ore 21

(Per Parigi e Piertogrado) Miei telegrammi n. 228 e n. 230 ( 6).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegrammi di V.E. n. 116 e 117 ( 7).

(Per tutti) Non è assolutamente possibile ammettere che si anticipi la pubblicazione della dichiarazione di adesione al Patto del 5 settembre prima della effettiva apertura delle ostilità. Ciò equivarrebbe a voler provocare il nemico ad attaccarci prima del tempo che ci occorre per prepararci.

{l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 282.

Quanto alla Romania al cui concorso simultaneo terremmo moltissimo, l'abbiamo già avvisata (l) che sono in corso trattative e che ne riteniamo prossima la conclusione. Non abbiamo obiezioni a che Sir Ed. Grey faccia altrettanto da parte sua se ciò può facilitare le intelligenze delle tre Potenze colla Romania.

Passando a quanto ella mi riferisce col suo telegramma n. 117, la prego in primo luogo di far rilevare a Grey che le molte modificazioni di cui egli si lamenta non sono state proposte da noi, ma originarono a Londra in occasione della versione in francese del nostro memorandum e seguitano a pullulare costì, mentre noi ci sforziamo semplicemente di non discostarci troppo dal primo testo concordato.

Articolo 3° -Accetto l'aggiunta come formulata da V. E. con Cambon.

Articolo 5° -Nota esplicativa. A condizione che per l'aggiunta al secondo capoverso dell'articolo 5 si accetti la formula da me proposta, sono disposto ad accettare per parte mia la formula combinata da Sazonov e Cambon quanto alla nota esplicativa dell'articolo 5, lasciando vivere ben s'intende l'ultimo periodo relativo a Durazzo e all'Albania centrale.

Al secondo capoverso dell'articolo 5 (neutralizzazione) propongo che per l'aggiunta desiderata da Sazonov si adotti la formula seguente: «Sans préjudice de la situation spéciale faite au Monténégro pour le port de Antivari par les déclarations échangées entre les Puissances en avril et mai 1969 ». Posso consentire che per effetto del presente Accordo non debba al Montenegro derivare alcuna menomazione dei diritti che già fruisce; ma non potrei ammettere che per altri poteri che gli venissero ceduti, come per esempio Cattaro, potesse invocare le concessioni speciali fattegli nel 1909 per Antivari. Altrimenti riuscirebbe vano tutto quanto abbiamo discusso e negoziato circa le neutralizzazioni da un mese a questa parte. Su questo punto fò questione assoluta, tanto più che sostanzialmente Sazonov raggiunge con la mia formula tutto quanto ha detto di desiderare.

Relativamente all'articolo 7 mi rassegno, per riguardo a Grey, ad accettare l'aggiunta introdotta nel testo francese, relativa all'eventuale frontiera serbogreca ad ovest di Ochrida; ma ciò a condizione che si accetti la mia formula al 2" capoverso dell'articolo 5, che non si facciano ulteriori modificazioni, e si rinunzi al secondo comma dell'articolo 13 contenente la riserva di Obok-Djibouti.

Per l'articolo 8 accetto la nuova redazione.

Approvo il preambolo da lei formulato.

(2) -Vedi DD. 416 e 417. (3) -Vedi D. 393. (4) -Vedi D. 424.

(5) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 283.

(6) -Sono la ritrasmissione a Parigi e Pietrogrado dei DD. 406 e 414. (7) -Vedi DD. 406 e 414.
425

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2801/447. Berlino, 22 aprile 1915, ore 22 (per. ore 2,30 del 23).

Da qualche giorno vi è qui nuovamente qualche preoccupazione pel contegno della Grecia. Si conferma che abbiano ripreso con rinnovata insistenza

le pressioni della Triplice Intesa e specialmente dell'Inghilterra presso il Gabinetto di Atene per farlo uscire dalla neutralità. Ciò malgrado si continua a confidare nella fermezza di Re Costantino e anche del suo Governo per quanto non tutti i membri ne appaiano ugualmente sicuri. Si crede in ogni caso che il pericolo di un intervento ellenico potrebbe soltanto presentarsi quando si prevedesse inevitabile la caduta di Costantinopoli. E siffatta eventualità benché stiasi iniziando dagli alleati un nuovo attacco dei Dardanelli viene qui considerato come almeno estremamente impossibile. In questo senso si espresse meco stamane Zimmermann.

(l) Vedi DD. 393 e 423.

426

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 610/119. Londra, 22 aprile 1915, ore 22,42 (per. ore 3,45 del 23).

Parlandomi ieri delle difficoltà e degli imbarazzi in cui trovasi Sazonov per la propaganda jugoslava, Cambon mi diceva che i serbi si agitano dappertutto. Questo Ministro di Serbia ha già più volte diretto a lui ed al Foreign Office insistenti domande e raccomandazioni per la tutela dei diritti serbi slavi ecc.

D'altronde canto Vesnié a Parigi, incontrato giorni sono Giulio Cambon, si lagnò molto pel contegno evasivo di Delcassè che ha girato conversazione ogni qualvolta Ministro di Serbia ha toccato questo argomento.

427

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 280/120. Londra, 22 aprile 1915, ore 22,42 (per. ore 4,30 del 23).

Steed, venuto ieri da me mi disse Times doveva presto pubblicare lettere ed articoli per patrocinare causa jngoslava, ritenendo necessario illuminare Governo ed opinione pubblica inglese affatto ignorante di una questione importantissima per l'onere e gli interessi britannici. Avendo chiesto mio parere gli dissi che simili articoli non mi parevano in questo momento opportuni, perché destinati ad irritare nostra opinione pubblica già nervosa provocando polemiche poco vantaggiose alla cordialità relazioni anglo-italiane che a lui stesso, siccome professava, stanno tanto a cuore. Rispose Steed avrebbe riflettuto e forse soprasseduto, ma gli occorreva sapere in generale se nostre eventuali domande lederanno o meno diritti ed interessi popolazioni jugoslave.

Sciorinò allora le solite sue teorie sui pericoli presenti e futuri cui certamente si espone l'Italia se intende estendere sue annessioni calpestando diritti di quelle popolazioni, che in tal caso preferiranno, come ha già dichiarato Supilo, far causa comune con Austria contro noi.

Risposi egli entrava in un campo sul quale io non poteva seguirlo, ignaro

come sono delle intenzioni del R. Governo solo giudice degli interessi italiani.

Come rappresentante italiano in Inghilterra e pertanto giustamente desideroso

evitare innanzitutto inutili frizioni fra i due paesi, gli aveva a sua domanda

manifestato avviso personale sull'inopportunità predetto articolo.

Di più non credevo dover dire né tanto meno avventurarmi in disquisizioni su questioni concernenti direttive generali politiche italiane sulle quali non posso permettermi di discutere, mio compito limitandosi alle relazioni dirette italo-inglesi. Egli insistette con usata indiscreta veemenza, ma io tenni duro e non volli aggiungere una sola parola. Per levarmelo d'attorno gli dissi alla fine che avendo egli l'onore di conoscere personalmente V. E. nulla gli impediva. di scriverle e di esporle quello che credeva, non senza aggiungere magari che tutti i suoi tentativi di discutere meco erano riusciti vani. Egli disse allora che le avrebbe scritto.

Evidentemente Steed si prepara a fare presto o tardi una grossa campagna che non mancherà di produrre in Italia pessima impressione e viva irritazione. Se V. E. crede, firmato l'accordo, potrei dire una parola a Grey per vedere se a lui o ad altri del Governo riesce possibile persuadere Lord-Northcliffe, padrone del Times (con Steed è impossibile ragionare sul serio) a stare zitto e ciò nell'interesse delle relazioni cordiali fra i due paesi alleati (l).

428

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. UU. 276/121. Londra, 22 aprile 1915, ore 22,42 (per. ore 5,20 del 23).

Mio telegramma Gabinetto n. 117 Riservato speciale (2).

Benckendorff è venuto testè a vedermi ed in via affatto personale, mi ha ripetuto che il suo Governo annette importanza massima all'accettazione da parte nostra dell'aggiunta già da me telegrafata ieri sera. A quanto mi ha detto il collega, Sazonov fin da principio ha sostenuto la teoria che in tesi generale ed in omaggio al diritto internazionale le clausole di neutralizzazione, se si possono imporre a territori appartenenti a paesi nemici, e destinati a passare poi in altre mani, non si possono per contro, senza grave ingiustizia, imporre ad uno Stato sovrano indipendente e per giunta alleato.

Io avendogli detto che, informato soltanto avantieri da Cambon del desiderio di Sazonov, avevo già due volte telegrafato a V. E. in proposito (3), egli mi ha pregato con vivissima insistenza di telegrafare nuovamente dicendo che considererebbe come un favore a lui personalmente fatto se io rappresentassi esattamente a V. E. il punto di vista di Sazonov, importandogli sommamente

26 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

di poter annunziare a Pietroburgo che i desideri del Governo Russo circa il

Montenegro sono stati definitivamente appagati nei termini già indicati nel predetto mio telegramma.

Ho risposto che in tali condizioni non avevo alcuna difficoltà a fargli cosa personalmente gradita aggiungendo che non dubitavo che su questo, come già su altri punti. V. E. potendolo, sarebbe stato lieto di fare cosa gradita a Sazonov.

Non ho creduto menzionare ancora l'emendamento di cui al suo telegramma

n. 224 Riservato speciale (l) in attesa di ulteriori suoi ordini in risposta al mio telegramma n. 117 Riservato speciale.

A mio remissivo parere, i diritti del Montenegro, il desiderio russo e gli interessi nostri si potrebbero forse conciliare con una redazione dalla quale risulti ben chiaro che i predetti diritti e privilegi siano limitati al solo tratto di costa oggi come nel 1909 appartenente al Montenegro, ferma restando la posizione speciale di An tivari (praticamente neutralizzato), quale fu precisata nelle dichiarazioni di quell'anno.

(l) -Sonnino rispose il 24 aprile con t. gab. r. sp. 244/67 delle ore 13,30: "Approvo line;uaggio tenuto da V. E. con Steed. È opportuno che appena firmato l'Accordo V. E. parli con Grey a proposito del Times nel senso da lei suggerito e ciò nell'interesse delle relazioni cordiali tra i dù.e Paesi alleati ". (2) -Vedi D. 414. (3) -Vedi DD. 399 e 419.
429

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2804/316. Pera, 22 aprile 1915, ore... (per. ore 5,30 del 23).

Mio telegramma n. 309 (2). Continuano a circolare varie voci sull'esito del viaggio di Talaat bey ad Adrianopoli, la più accreditata, segnalata anche da Grossardi, è che in seguito qualche allarme venuto da parte Bulgaria per scongiurare pericolo di un'azione combinata dell'esercito bulgaro su Costantinopoli dei corpi di spedizione inglese, francese e russo Talaat bey si sia deciso trattare alla frontiera con emissari bulgari per la cessione della Pinev EnosMidia. Come primo corrispettivo Talaat bey avrebbe chiesto invio immediato di alcuni vagoni di munizioni aeroplani ed altresì effetti provenienti dalla Germania che Bulgaria ha negli ultimi tempi trattenuti nel suo territorio. Parte di questo materiale sarebbe ormai qui giunto. Talaat bey si è fatto accompagnare nel suo viaggio da un noto giurista, il che fa supporre che trattative da lui avviate sono molto importanti e si vorrebbe quindi che patti siano ben chiari e precisi. Occupazione bulgara sarebbe provvisoria e bulgare sarebbero le autorità civili e militari. Ordine pubblico invece sarebbe affidato alla gendarmeria ottomana e sarebbe sintomatico fatto che sono già inviati ad Adrianopoli 1.000 gendarmi. Al Comando della Piazza è inoltre arrivato ordine inviare d'urgenza tutte le munizioni colà esistenti tranne cento cartucce per ciascun soldato: ordine è stato già eseguito ed i depositi sono vuoti. Talaat bey evita di parlare del suo viaggio ad Adrianopoli ed è dopo suo ritorno piuttosto abbattuto, conscio forse del grande sacrificio che rappresenterebbe per il suo partito cessione di una città la cui riconquista era stata il principale pretesto del colpo di stato del

gennaio 1913. Ministro di Bulgaria nega invece esistere qualsiasi accordo fra Turchia e Bulgaria a tale riguardo ma è evidente che anche nell'ipotesi vantaggiosa non potrebbe esprimersi diversamente.

(l) -Vedi D. 408. (2) -Vedi D. 410.
430

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 23 aprile 1915.

Ho veduto Mayer ieri. Mi ha detto che Vianini (non so se il nome è proprio così) gli ha detto averti veduto e che Tu approvi che facessero ora un movimento nel Trentina. Mayer dubitava dell'esattezza di ciò, e chiedeva a me se potevo verificare la cosa. Io gli ho detto che non credevo che le cose stessero così: che da quanto mi risultava, Tu ritenevi, come ritenevo io, che tra qualche tempo (forse tra poco) converrebbe far qualcosa dal lato dell'Istria; ma che non ci pareva né pratico, né umano, né utile far nulla nel Trentina; e che a ogni modo pel momento non si doveva precipitare. A ogni modo Ti avrei avvisato. Avendo il Mayer anche alcuni altri dati da comunicarti gli consigliai di cercare di vederti. Se puoi riceverlo per pochi minuti (non è di quelli lunghi) credo che potrebbe giovare. È lui che fa da ministro del Tesoro tra quegli amici.

[P. S.] Leggi le accluse carte (2). Una può giovare per arrestare il contrabbando per Pola che si tenta a Genova, l'altra è divertente e interessante.

431

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2824/318. Pera, 23 aprile 1915, ore 14,20 (per. ore 1,30 del 24).

Ulteriori indagini confermano movimento da me riferito coi miei telegrammi 309 e 316 (3). Un punto dell'accordo turco-bulgaro sarebbe stato concluso sotto gli auspici del Golz pascià e mirerebbe a continuare agitazione alla frontiera serba in modo fare apparire Bulgaria quale vittima di una aggressione. Truppe bulgare avrebbero cosi occasione di rispondere e sarebbero spalleggiate da rinforzi di effettivi tedeschi e turchi che si troverebbero già in territorio bulgaro. Si tratterebbe infine di ripetere nei riguardi della Bulgaria quanto è già stato fatto per la Turchia dove Governo benché non tutto favorevole alla guerra ha finito per esservi trascinato dall'audacia dell'elemento tedesco che è riuscito a comprometterlo in modo irreparabile (4).

(l) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 284.

(2) -Non sono state rinvenute. (3) -Vedi DD. 410 e 429. (4) -Ritrasmesso a Parigi, Londra, Pietrogrado, Berlino, Nish, Sofia, Bucarest ed Atene con t. 1288 del 24 aprile, ore 15.
432

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. 614/122. Londra, 23 aprile 1915, ore 15,58 (per. ore 20,35).

Mio telegramma Gabinetto n. 120 (l).

Ad ogni buon fine prevengo V. E. che stamane Times pubblica vibrata lettera del Signor Watson nell'ordine di idee propugnate da Steed. Pubblica pure telegramma da Roma contenente specificazioni riprodotte dal Giornale d'Italia del 19 corrente di pretese domande italiane in Adriatico. Ieri poi pubblicò nota dichiarazione di Supilo al Novoie Vremia (2). Ho saputo che Steed preparasi a recarsi Parigi, ignoro però motivo gita.

433

IL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. GAB. R. SP. VV. 236. Roma, 23 aprile 1915, ore 16.

(Per Parigi e Pietrogrado) Il R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto

segue: <<Telegramma n. 276/121 Riservato Speciale>> (4).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 121.

(Per tutti) Occorre che V. E. insista per l'accoglienza testuale dell'aggiunta al n. 2 dell'articolo 5°, come da me proposta nel mio telegramma n. 234 (5), facendo espressa menzione del porto di Antivari e non altrimenti.

434

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. GAB. R. SP. 238. Roma, 23 aprile 1915, ore 16.

(Per tutti) R. Console a Valona telegrafa quanto segue:

«In vista delle notizie comunque confuse circa situazione a Berat e Malacanestra, mi sembra da tener presente il pericolo che la Grecia ne colga l'occasione per avanzare su Berat, magari mettendo in scena le solite bande rivo

luzionarie. A questo proposito da jeri sera mi si riferisce con insistenza una voce che da altre fonti però è smentita e che riferisco per ciò con tutte le maggiori riserve, secondo la quale presso la frontiera epirota si andrebbero raccogliendo forti bande di << Antarti » cui presenza e scopo apparirebbero certamente sospetti. Secondo altre voci provenienti da Massplice, anch'esse però non confermate né controllate finora, a Chimara sarebbero state sbarcate munizioni e vi sarebbe lo stesso Spiro Milice. Non ho costatato ancora con certezza se queste voci siano tutte delle solite invenzioni o se siano invece indizi che dalla parte dell'Epiro si stia preparando qualche cosa>>.

(Per le R. Ambasciate) Ho telegrafato al R. Ministro in Atene quanto

segue:

(Per tutti) Prego assumere informazioni e riferirmi. Confido che Governo ellenico manterrà le promesse fatteci in passato e non avanzerà né favorirà in alcun modo avanzate oltre il territorio attualmente occupato.

(Per le R. Ambasciate) Sarebbe opportuno che codesto Governo facesse un passo analogo ad Atene anche in relazione ai negoziati attualmente in corso con noi, contemplanti uno Stato dell'Albania Centrale. Prego V. E. agire efficacemente in questo senso e telegrafarmi (l).

(l) -Vedi D. 427. (2) -Vedi D. 245.

(3) Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 285.

(4) -Vedi D. 428. (5) -Vedi D. 424.
435

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 282/88. Pietrogrado, 23 aprile 1915, ore 16 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 222 Riservato speciale (3).

Sazonov, dopo scambio di vedute con me circa le considerazioni e le richieste di V. E. contenute nel telegramma suddetto, non muove alle medesime alcuna obiezione e, quanto alla forma meno determinata da darsi all'art. 7, se ne rimette a quanto Grey converrà con le parti.

Sazonov accetta entrambe le formule, sia la segreta che quella destinata a pubblicazione, ed autorizza Benckendorff a firmarle. Benckendorff rimetterà, in pari tempo o successivamente, alle altre parti una nota dichiarativa del punto di vista della Russia:

lo -circa la neutralizzazione della costa montenegrina. In merito a questo punto la Russia considera che la parte di detta costa che già appartiene al Montenegro non potrà essere soggetta a nuove servitù salvo quelle che il Montenegro stesso ha accettate nel 1909 per il porto di Antivari;

2° -e circa i passaggi dell'articolo 5 del memorandum italiano relativi al rinvio alla fine della guerra del regolamento delle sorti del litorale Adriatico ed isole non attribuite fino da ora all'Italia. In merito a questo punto la Russia

::lal canto suo considera questa parte del litorale e queste isole come territorio da ripartirsi tra la Croazia la Serbia il Montenegro e la Grecia. Sazonov spera che dopo ciò gli sarà riconosciuto che ha raggiunto l'estremo limite della sua condiscendenza Cl).

(l) Imperiali e Tittoni non risposero. Per le risposte di Carlotti e De Bosdari vedi rispettivamente DD. 459 e 451.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 286.

(3) Vedi D. 402.

436

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI. TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (2)

T. GAB. R. SP. 240. Roma, 23 aprile 1915, ore 16,40.

Mio telegramm(Per Parigi e quanto segue: a n. Piet 234 (3). rogrado) Ho tel egrafato al R. A mbasciatore a L ondra

(Per tutti) Osservazioni riferitemi su modificazioni desiderate da Sazonov ma non proposte da Grey sui confini orientali della Dalmazia assegnata all'Italia (telegramma di V. E. n. 117) (4) mi fanno nascere il dubbio che nel testo francese dell'art. 5°, di cui non ho avuto comunicazione, non siano riportate precisamente dopo le parole «la provincia di Dalmazia» le altre che seguivano «secondo l'attuale sua delimitazione amministrativa... ». Prego V. E. rassicurarmi su questo punto essenziale (5).

437

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (6)

T. GAB. R. SP. 281/123. Londra, 23 aprile 1915, ore 21,11 per. ore 3 del 24).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 234 Riservato speciale (7).

Grey mi ha detto oggi che egli conveniva nelle osservazioni di V. E. circa la questione del Montenegro. Doveva però osservare che la formula da lei proposta non tiene conto del fatto che, in virtù della nota dichiarazione del 1909, la situazione del porto di Antivari fu ed è bensì speciale, ma non privilegiata, in quanto esso venne invece sottoposto a restrizioni in pratica equivalenti ad una vera neutralizzazione.

Ciò stante sembrava a Grey che le giuste vedute di V. E. e le insistenti premure di Sazonov potevano conciliarsi mediante l'inserzione nella formula redatta aa Cambon (mio telegramma n. 117 Riservato Speciale) (8) delle parole «nel territorio attualmente appartenente al Montenegro ».

(-5) Per la risposta di Imperiall vedi D. 445.

Fregatone da Grey sono andato da Cambon e da Benckendorff i quali entrambi hanno sollevato le medesime obiezioni di Grey, consentendo però nella modifica da lui proposta.

Poco dopo Benckendorff è venuto da me mostrandomi un recentissimo telegramma di Sazonov con nuove insistenze sulla esplicita menzione della non neutralizzazione della costa montenegrina, insistenze giustificate anche dalla necessità da lui ravvisata di salvaguardare la dignità del Re del Montenegro.

Mi sono quindi nuovamente recato da Grey, dove sono pure sopraggiunti i due colleghi. Grey ha osservato che l'aggiunta desiderata dalla Russia gli pareva superflua, ma poiché Sazonov vi insisteva egli doveva a sua volta insistere perché nella nuova formula fosse inserito un capoverso che tenesse esplicitamente conto del desiderio di V. E.

Grey ha quindi redatto la formula seguente che io ho detto avrei sottoposto a V.E.:

« Sans préjudice des droits du Monténégro résultants des déclarations échangées entre les Puissances en avril et mai 1909, ces droits ne s'appliquant qu'au territoire actuel monténégrin. En conséquence aucune partie des còtes appartenant actuellement au Monténégro ne pourra étre neutralisée. Resteront en vigueur les réstrictions concernant le port d'Antivari, auxquelles le Monténégro a lui méme consenti en 1909 ».

Questa formula mentre da un lato consacra in modo ineccepibile i concetti esposti dall'E. V. nel suo telegramma n. 234 Riservato speciale, riconferma dall'altro per il futuro le restrizioni imposte nel 1909 al porto di Antivari.

Di tutto quanto precede Grey ha informato Rodd invitandolo a vedere subito V. E. per esprimerle il suo vivo desiderio di firmare possibilmente domani.

Per tutto il resto siamo a posto.

Nella nota all'articolo 5 è stato naturalmente mantenuto intatto l'ultimo periodo concernente Durazzo e l'Albania centrale. D'altra parte Delcassé ha autorizzato Cambon a sopprimere la riserva per Djibouti all'articolo 13. Attendo ora ordini di V. E. (l).

(l) Ritrasmesso a Parigi e Londra con t. gab. r. sp. 241 del 24 aprile, ore 12.

(2) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 285.

(3) -Vedi D. 424. (4) -Vedi D. 414.

(6) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 287.

(7) -Vedi D. 424. (8) -Vedi D. 414.
438

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 284/104. Berlino, 23 aprile 1915, ore 21,25 (per. ore 4 del 241.

In una lettera di un diplomatico tedesco della quale ho avuto fortuitamente conoscenza ho letto un chiaro accenno alla possibilità che l'Italia, nel caso di una sua entrata in azione contro le Potenze Centrali, si trovasse di fronte a complicazioni colla Svizzera. So bene che le condizioni costituzionali della Svizzera, le reiterate dichiarazioni del suo Governo e lo stato stesso della sua opinione pubblica, risolutamente decisa a mantenere la neutralità e in buona

parte ostile alla Germania, sembrano dover escludere interamente siffatta eventualità. Pur tuttavia in relazione alle voci che già più volte circolarono a questo proposito credo dover segnalare all'E. V. quanto precede.

(l) Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 242 del 24 aprile, ore 13. La risposta di Sonnino è al D. 441.

439

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 283/124. Londra, 23 aprile 1915, ore 22,40 (per. ore 4,20 del 24).

Dopo due conferenze avute con Grey e colleghi, sulle quali ho riferito col mio telegramma Gabinetto n. 123 Riservato speciale (l), mi giunge ora telegramma di V. E. n. 236 Riservato speciale (2).

Io non ho mancato di insistere per accettazione formula di V. E., ma trovatomi di fronte a serie concordi obiezioni, non poteva assumermi la responsabilità di compromettere seriamente l'intesa quasi raggiunta, rifiutandomi a sottoporle una nuova formula nella quale sono esplicitamente rispecchiati i concetti manifestatimi nel telegramma di stamane. Se poi V. E. non approva tornerò ad insistere presso Grey, pur non dissimulando apprensione per il risultato dei miei sforzi. Come V. E. rileverà la formula contiene l'esplicita menzione del porto di Antivari sul quale vengono mantenute le note restrizioni.

V. E. può essere sicura che dacché sono cominciate queste delicate trattative io ho fatto quanto era umanamente possibile per far trionfare il nostro punto di vista attraverso a difficoltà sovente anche maggiori di quanto ha potuto apparire nella mia corrispondenza ( 3).

440

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (4)

L. P. Vienna, 23 aprile 1915.

Mi dispiace moltissimo di non poter rispondere alla tua gradita del 14 corrente (5) che brevemente, perché mi è stato impossibile di preparare la mia lettera prima dell'arrivo del corriere essendo stato in questi ultimi giorni occupatissimo.

Anch'io fui sbalordito nel leggere le domande del nostro governo e convengo intieramente con te su quanto mi scrivi in proposito. Burian, quando gliene detti lettura ne fu sorpreso e mi dichiarò subito (6), in via privata, che quelle agli articoli 2, 3, 4 e 7 erano del tutto inaccettabili, ciò che mi confermò nella sua risposta ufficiale (7).

A quest'ora ne avrai avuto comunicazioni, come conoscerai già la risposta che Sonnino mi incaricò di dare a Burian (1). Questi intanto continua ad illudersi di potere giungere ancora ad un accordo basandosi sulle erronee informazioni trasmessegli da quel buon uomo di Macchio circa le disposizioni del nostro governo. Inoltre egli non crede che da noi si voglia veramente la guerra, perché non sarebbe, secondo lui, nel nostro interesse di inimicarsi per sempre l'Austria Ungheria e la Germania e non ha torto. Queste illusioni io ho cercato e cerco, naturalmente in via privata, di dissipare in lui, ma finora invano.

All'ultima risposta di Sonnino egli si è riservato di rispondere (2) e mi aspetto domani o dopodomani di essere chiamato da lui al Ballplatz (3). Credo che egli pensa ora di fare qualche concessione sia nel Tirolo come da parte dell'Isonzo, quantunque mi abbia dichiarato, in via confidenziale, che ciò sarebbe contrario agli interessi militari della Monarchia. Ma queste concessioni, se saranno fatte, saranno del tutto inutili. È tempo perso oramai! Dopo la somma inviatami per i rimpatri dei connazionali e dopo la recente circolare del Ministero della Guerra, non v'ha più dubbio che ci avviciniamo all'ora estrema.

Credo che questa suonerà prima della riunione della Camera, cioè il 12 maggio, forse il governo vorrà allora annunziare la rottura e la guerra per chiedere i fondi necessari. Speriamo che questa sciagurata guerra non produca spiacevoli sorprese. Ma essa è una triste e grave avventura a cui il governo spinge il paese con tanta leggerezza.

Quanto alle voci di eventuali cessioni all'Austria Ungheria per parte della Germania, qui si continua a dichiarare che esse sono del tutto false.

Hai saputo più nulla delle disposizioni della Romania? Mentre secondo i nostri giornali essa marcerebbe coll'Italia, al Ministero I. e R. si persiste ad affermare che non muoverà passo, per ora, contro la Monarchia (4).

Dal mio telegramma avrai veduto che io non credo potere consentire, con vivo mio rincrescimento, nell'idea che mi manifestasti.

Questa è l'ultima lettera che potrò scriverti.

Ti ringrazio di cuore di aver voluto tener meco una corrispondenza che mi è stata di grande utilità, e sarà per me un prezioso tuo ricordo. Mi farebbe grandissimo piacere se potessi incontrarti in Italia o altrove. Ma chissà dove saremo inviati.

(l) -Vedi D. 437. (2) -Vedi D. 433. (3) -Ritrasmesso a Parigi e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 242 del 24 aprile, ore 13.

(4) Ed. In Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 88-90.

(5) -Vedi D. 349. (6) -Vedi D. 306. (7) -Vedi D. 357.
441

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (5)

T. GAB. R. SP. 243. Roma, 24 aprile 1915, ore 12.

(Per Parigi e Pietrogrado) Mio telegramma n. 242 (6).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegrammi di V. E. n. 123 e 124 (1).

Accetto la formula ultima proposta da Grey circa questione Montenegro.

Attiro attenzione di V. E. sul mio telegramma odierno n. 241 Riservato Speciale (2) dal quale risulta che Sazonov si rimette a Grey per formula meno determinata da darsi all'articolo 7°.

Gradirei che per questo articolo 7° fosse adottata una formula intermedia secondo il suggerimento contenuto nel mio telegramma n. 222 (3) e non quella della redazione francese determinante << ad ovest di Okrida » l'ubicazione precisa della frontiera serbo-greca.

Richiamo pure l'attenzione di V. E. sul fatto che per la nota illustrativa dell'articolo 5° Sazonov si contenta di una sua «nota dichiarativa » del proprio punto di vista (4) senza quindi modificare il primo testo da me proposto in cui si faceva pure menzione dell'Ungheria.

(l) -Vedi D. 401. (2) -Vedi D. 413. (3) -Fu invece chiamato il 29: vedi D. 510. (4) -Vedi D. 400. (5) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 288. (6) -È la ritrasmissione a Parigi e Pietrogrado dei DD. 437 e 439.
442

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2839/111. Nish, 24 aprile 1915, ore 12,40 (per. ore 18,50).

Qui corre voce che la Bulgaria stia mobilizzando e si è inquieti nel dubbio se essa pensi entrare in azione contro la Turchia, contro la Grecia o contro la Serbia. I più ritengono che si prepari ad avanzare in Tracia ma non escludono possibilità conflitto greco-bulgaro. Si dice poi che la Triplice Intesa abbia declinato partecipazione Grecia alla guerra alle condizioni da essa poste.

443

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2830/181. Atene, 24 aprile 1915, ore 14 (per. ore 16).

Secondo notizie da me raccolte fra ieri e stamane sarebbe giunta qui una preliminare risposta della Triplice Intesa redatta in termini poco incoraggianti rispetto eccessive domande della Grecia per l'uscita dalla neutralità (5), si afferma però che detta risposta non chiuda via ad ulteriori negoziati e che soprattutto

Romanos ed il Principe Giorgio si sforzeranno a Parigi mantenere contatto col Governo francese e coi governi alleati. Se poi elezioni riconducessero Venizelos al potere, questi probabilmente sarebbe portato allearsi Triplice Intesa senza condizioni. Frattanto Gabinetto Gunaris sembra avere raggiunto uno dei suoi intenti che era quello poter dire ai suoi elettori che esso ha fatto ogni sforzo per continuare nella politica nazionalista iniziata da Venizelos ma che pel malvolere delle Potenze della Triplice Intesa suoi sforzi non sono stati coronati da successo.

Questo Ministro di Germania è stato ieri ricevuto dal Re e mi ha parlato a lungo di questa udienza. Il Re gli è apparso in uno stato di grande incertezza ed agitazione. Stretto dal Ministro di Germania ha dovuto confessare che attuali negoziati della Grecia colla Triplice Intesa non sono puramente dovuti a pressioni di questa, ma che Grecia vi si è portata volonterosamente. Ha fatto però intendere che la soluzione e la decisione non sono prossime. Mirbach è uscito dalla udienza del Re colla persuasione che più che altro con intenti elettorali Grecia tirerà in lungo le cose continuando nel sistema di fare proposte inaccettabili. Regina invece disse al Ministro di Germania che tutto era perduto e che essa, che aveva riposto tanta speranza nel nuovo Gabinetto, Io vedeva purtroppo mettersi in una via peggiore di quella di Venizelos. Stampa stamane ha poche ed incerte notizie; ma giornali più in contatto col Governo già accentuano la qui sopra riportata politica di rigettare sulle Potenze della Triplice Intesa colpa insuccesso di questa prima fase dei negoziati: insuccesso che evidentemente non sarà possibile nascondere a lungo al pubblico.

(l) -Vedi DD. 437 e 439. (2) -Vedi D. 435, nota l, p. 346. (3) -Vedi D. 402. (4) -Vedi D. 435. (5) -Vedi D. 380.
444

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 294/187. Bucarest, 24 aprile 1915, ore 14,30 (per. ore 19,40).

Ho comunicato a Bratianu il telegramma di V. E. Gabinetto n. 232 Riservato speciale (2).

Egli mi ha pregato di telegrafarle che ne è rimasto profondamente addolorato. Egli credeva poter attendersi a che l'Italia avrebbe agito colla Romania come questa aveva fatto con essa e cioè che non avrebbe concluso una convenzione per l'entrata in azione prima che la Romania non fosse stata in grado di farlo anch'essa.

Egli aggiunge che i due Stati presentandosi uniti avrebbero avuto ben altra forza e che d'altra parte impegnandosi ognuno per suo conto cade la possibilità da lui vagheggiata di una politica comune tra i due Paesi anche in avvenire.

Infine Bratianu mi ha detto, pregando di avvertire V. E., che così stando le cose egli si trova nella necessità di mettere Ghika per sua norma al corrente della situazione mentre finora lo aveva tenuto all'oscuro di tutto.

Avverto infine che Bratianu sostiene che il nostro contegno indebolisce la situazione della Romania e che egli attende risposta a queste sue osservazioni.

(l) -Ed. in SONNINO, Carteggio, cit. D. 290. (2) -Vedi D. 423.
445

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 300/125. Londra, 24 aprile 1915, ore 16,18 (per. ore 23,40).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 240 Riservato speciale (l).

A riassicurare pienamente V. E, trascrivo qui appresso tutto il testo francese della parte dell'art. 5 concernente la delimitazione della frontiera interna ed isole della futura Dalmazia italiana. Come V. E. rileverà il testo è pienamente conforme a quello del nostro memorandum:

«L'Italie recevra également la province de Dalmatie dans ses limites administratives actuelles, y comprenant au nord Lisarica et Tribania et au sud jusqu'à une ligne partant sur la còte du Cap Planka et suivant vers l'Orient les sommets des hauteurs formant la ligne de partage des eaux, laissant dans le territoire italien toutes les vallées et cours d'eau descendant vers Sebenico, camme la Cikola, la Kerka, la Butisnica et leurs affluents.

Elle O'Italie) recevra aussi toutes les iles situées à nord et à l'ouest de la Dalmatie, depuis Premuda, Selve, Ulbo, Skerda, Maon, Pago et Patadura au nord, jusqu'à Meleda au sud. en y comprenant Saint André, Busi, Lissa, Lesina, Tercola, Curzola, Cazza et Lagosta ainsi que les rochers et nots, et Pelagosa, à l'exception seulement des iles Grande et Petite Zirona, Bua, Salta et Brazza.

Seront neutralisées:

l. -toute la cote depuis le Cap Planka au nord jusqu'à la racine méridionale de la pénisule de Sabbioncello au sud, de manière à comprendre toute cette péninsule;

2. --la partie du littoral commencant au nord à un point situé à dix kilomètres au sud de la pointe de Ragusa Vecchia, descendant au sud jusqu'à la rivière Vojussa, de manière à comprendre le Golf et les Ports de Cattaro, Antivari, Dulcigno, Saint Jean de Medua, Durazzo ecc. ecc. (qui dovrebbe entrare il paragrafo ancora controverso concernente i diritti del Montenegro); 3. --et enfin toutes les nes qui ne son pas attribuées à l'Italie ».

È appunto questa precisa delimitazione in contrasto con quella vaga ed indeterminata della frontiera albanese, che aveva provocato da parte di Sazonov le osservazioni e la proposta di emendamento che Grey ha rifiutato di presentare qualora da parte nostra non si insistesse sulle note modificazioni all'art. 7.

(l) Vedi D. 436.

446

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 289/126. Londra, 24 aprile 1915, ore 16,18 (per. ore 20,35).

Da mezze parole sfuggite nei recenti colloqui ai colleghi di Francia e di Russia ho tratto seguente impressione che ad ogni buon fine comunico a V. E. a chiarimento della situazione.

Sazonov aveva fino dal principio dato a Benckendorff tassative istruzioni di ottenere a qualunque costo riserve per diritti sovrani Montenegro nel senso precisato ieri (l) e da qui si era consentito in questo principio. Per una svista del collega, o di Asquith durante l'assenza di Grey, di queste istruzioni non è stato tenuto conto nella redazione del testo francese. Sazonov andato su tutte le furie per tale omissione deve avere mosso lagnanze e ricordato qui affidamenti dati. Difatti ieri Grey dopo avere percorso alcuni telegrammi mi disse che se egli consentiva nelle vedute di V. E. circa la limitazione dei diritti sovrani Montenegro ai soli territori attualmente montenegrini aveva del pari già assentito alle vedute, da lui riconosciute giuste, di Sazonov a tutela dei preesistenti sovraccennati diritti. In seguito alla confusione verificatasi Sazonov aveva prescritto a Benckendorff di presentare eventualmente all'atto della firma formale enfatica riserva su questo punto. Ad evitare tale riserva, prima Cambon e poi Grey hanno redatto la nota formula con intento conciliativo.

Cambon mi confessò ieri che quando venne a parlarmi martedì scorso, non ricordava, come non ricordavo del resto nemmeno io, il tenore preciso della dichiarazione del 1909. Egli riteneva il porto di Antivari, in base alle medesime, esente da qualsiasi restrizione e per tale motivo egli menzionò in modo speciale quel porto (mio telegramma Gabinetto n. 115. Riservato speciale) (2).

447

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2847/374. Pietrogrado, 24 aprile 1915, ore 19 (per. ore 0,10 del 25).

Telegramma di V. E. n. 1269 (3).

A quanto mi fu detto da Gulkievich e dall'Ambasciatore di Francia, il Gabinetto ellenico non ha formulato precise proposte, ma ha scandagliato in questi ultimi giorni le disposizioni della Triplice Intesa per un'eventuale entrata in azione della Grecia. Il Gabinetto ellenico ha esposto le sue aspirazioni nel Vilayet di Aidin, la sua richiesta di appoggio finanziario e il suo desiderio di avere libertà di scelta circa epoca d'intervenire. Esse: non ha chiesto facoltà di attaccare Bulgaria, ma semplicemente la garanzia della propria integrità territoriale contro eventuali minaccie bulgare. Tale garanzia dovrebbe estendersi anche a

dopo la guerra per lungo spazio di tempo. La Grecia ha domandato altresì se le verrebbe tassativamente indicato contro chi dovrebbe portare le armi.

Altri assaggi ha fatto dal canto suo in Atene il Principe Giorgio per sapere se l'Inghilterra cederebbe Cipro e se la Triplice Intesa ammetterebbe che le truppe greche (il cui comando sarebbe affidato ad un ufficiale superiore dal fatidico nome di Comneno) fossero le prime a entrare in Cospoli.

Ho fondato motivo di credere che questo Rappresentante ellenico, il quale ha intrattenuto avantieri Paléologue e Sazonov di quanto precede, non sia rimasto soddisfatto dell'esito dei suoi colloqui. Gli fu fatto comprendere infatti, a quanto mi disse il Collega di Francia, che nel chiedere più di quanto Venizelos aveva domandato, il Gabinetto di Atene dimostrava maggiore tendenza a fare della politica interna che della politica estera e che la Triplice Intesa non lo avrebbe seguito su questa via. A Dragoumis fu anche fatto rilevare che Venizelos nella sua sapiente moderazione era disposto a fare qualche ragionevole concessione territoriale alla Bulgaria, ciò che era la migliore garanzia d'integrità per la Grecia, ed aveva in generale fatto prova di una fine intuizione circa limiti del realizzabile, il che aveva contribuito ai suoi grandi successi.

In conclusione la Russia, e suppongo anche la Francia e l'Inghilterra non hanno raccolto l'invito alla conversazione cui mirava coi suoi assaggi il Gabinetto di Atene, e non hanno nascosto loro contrarietà al suo unilaterale ed esagerato punto di vista.

(l) -Vedi D. 437. (2) -Vedi D. 399. (3) -Vedi D. 403, nota 2.
448

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 290/119. Parigi, 24 aprile 1915, ore 21,20 (per. ore 24).

Delcassé, parlandomi oggi della menzione di Djibouti nell'accordo di Londra, mi ha detto che l'idea di tale menzione non era stata sua e che egli non ne aveva parlato perché nGn dava alla cosa importanza. Appunto per ciò appena ha appreso le obiezioni formulate da V. E. si è affrettato a rinunziare a tale menzione (l). Delcassé, essendo stati accordati tutti i punti dell'Accordo, attende da un momento all'altro la notizia della firma.

449

L'AMBASCIATO.:lE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 299/105. Berlino, 24 aprile 1915, ore 22,05 (per. ore 2,30 del 25).

Mi risulta in modo positivo che il maresciallo Hindenburg, il quale già altre volte (mio telegramma Gabinetto n. 56) (2) era intervenuto presso lo Stato Maggiore austriaco nel senso di un accordo coll'Italia, sollecitato ora ad intervenire di nuovo vi si è rifiutato dichiarando di comprendere come l'Austria

non possa fare ulteriori concessioni inco':llpatibili colla propria dignità e sicu-rezza. Certamente, egli aggiunge, l'entrata in azione dell'Italia, soprattutto Si' seguita da quella della Romania, costituirebbe una complicazione ed un pericolo: ma le forze di cui l'Austria già dispone alle sue frontiere meridionali e quelle che la Germania vi ha mandato o è pronta a mandarvi sono abbastanza considerevoli per far fronte a qualsiasi eventualità.

Il Maresciallo assicura che la Russia nei Carpazi è stata ormai arrestata e che tutta la situazione nell'Est è favorevole alla Germania.

Tutte queste cose erano contenute in una lettera privata del Maresciallo della quale mi fu data conoscenza. Non è quindi da escludere che sia stata scritta appunto in vista di ciò.

Da altra fonte buona però, mi viene riferito che appunto il Maresciallo suddetto sarebbe eventualmente destinato a comandare le forze alleate che dovrebbero operare contro l'Esercito italiano.

In questi ultimi giorni considerevoli trasporti di truppe, più di duecento cinquanta treni militari con circa centotrenta mila uomini, sono passati da Berlino provenienti dal teatro della guerra all'Ovest e diretti, a quanto si afferma, all'Est. Vi è però chi asserisce che esse si dirigono invece verso il Sud, per tenersi pronte ad una azione da quella parte.

Il R. Addetto Militare al quale ho comunicato tutte queste notizie ha espresso il desiderio che esse vengano comunicate al Comando del Corpo di Stato Maggiore.

(l) -Vedi D. 414. (2) -Vedi D. 79.
450

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 297/189. Bucarest, 24 aprile 1915, ore 22,30 (per. ore 7 del 25)

Riservatissimo per Lei solo.

Mio telegramma Gabinetto Segreto n. 187 (2).

Bratianu mi ha detto anche che egli non consentirà assolutamente di entrare in azione se non gli si assicura come frontiera la linea Danubio-TheissMaros-confine provinciale della Transilvania e Bucovina fino al Pruth seconde la carta unita al mio rapporto n. 193 (3) in data di ieri, spedito ieri stesso a mezzo persona di fiducia. In altri termini egli non vuole ammettere che i Serbi passino il Danubio di fronte a Belgrado né che i Russi si impossessino di una parte della Bucovina, maggiore di quella delimitata a sud dal Pruth. Bratianu giustifica le sue pretese sul Banato oltre che con ragioni etniche anche con ragioni economiche e militari accorrendogli libertà di percorso sul Danubio, la Theiss ed il Maros. Circa la Bucovina osserva che la parte a nord del Pruth è più piccola, ma più ricca del resto della provincia e che inoltre intera provincia dovrebbe rivenire alla Romania anche per ragioni storiche, avendo appartenuto fino ad un secolo fa alla Moldavia. Bratianu dice che piuttosto che partecipare alla guerra senza ottenere questo confine darebbe dimissioni. Circa data entrata

in azione conferma essere sempre insufficiente la provvista di munizioni causa difficoltà che Serbia continua opporre loro transito. Aggiunge dover tener conto situazione militare alla frontiera romena la quale non sarebbe ora (mio telegramma odierno n. 201 (l) buona per i russi.

V. E. ben sa che io non mi preoccupo degli interessi e delle aspirazioni degli altri paesi ma solo dei nostri. Siccome però reputo che la Romania costituisce un non indifferente coefficiente di successo per noi nel presente e più forse per l'avvenire prossimo e lontano, mi permetto richiamare attenzione di

V. E. sulla possibilità di secondare in qualche modo, senza compromettere i nostri interessi, i desideri di Bratianu in quanto le sembrasse abbiano di più ragionevole tenendo conto, oltre della lettera, dello spirito del nostro accordo del 23 settembre ultimo scorso (2).

(l) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 290

(2) -Vedi D. 444. (3) -Non rinvenuto.
451

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 620/34. Atene, 24 aprile 1915, ore 22,30 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 51 (3).

Zografos mi ha dato le più ampie assicurazioni che il Governo ellenico non tollera nell'Epiro settentrionale formazione di bande. Mi ha detto anche che poteva ripetermi in modo non meno assoluto e perentorio l'assicurazione che la Grecia non intende oltrepassare limiti della sua attuale occupazione militare. «Se avessi voluto occupare Berat (egli mi ha detto), lo avrei fatto quando ero capo di un Governo provvisorio senza alcuna responsabilità di fronte alle Potenze. Aspettare adesso che sono custode degli impegni internazionali della Grecia sarebbe follia». Mi ha pregato fare a V. E. le più impegnative dichiarazioni in questo senso. Farà una inchiesta per verificare da che cosa siano potute nascere le voci raccolte dal R. Console Valona.

452

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2844/182. Atene, 24 aprile 1915, ore 22,30 (per. ore 2,30 del 25).

Zografos accennandomi alla poco favorevole risposta giunta alla Grecia da parte delle Potenze Triplice Intesa ha voluto farmi intendere che Governo ellenico non è disposto diminuire sue pretese. Ciò dicendo, ha, in sostanza confermato l'impressione che la Grecia non ha fretta di concludere né di agire.

(l) -T. 2850/201 con il quale Fasciottl comunicava "Bratianu dice che anche da fonte russa gli viene confermato che l'avanzata russa nel Carpazi sarebbe stata arrestata dal rinforzi tedeschi, i quali, a loro volta, avanzerebbero !n qualche punto con successo ed avrebbero fatto non meno di 10.000 prigionieri". (2) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 250 del 25 aprile, ore 21. (3) -Numero particolare di protocollo per Atene del D. 434.
453

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. NN. 287/127. Londra, 24 aprile 1915, ore 23,30 (per. ore 3 del 25).

Nell'esaminare esemplare stampato dell'Accordo da firmare, ho rilevato che per errore la nota esplicativa all'articolo so figura come facente parte dello articolo stesso e non come nota separata, mentre come tale figura invece la nota all'articolo 4°, riprodotta alla fine del memorandum.

Sebbene si tratti di questione di semplice forma credo tuttavia a scanso di equivoci riferirne a V. E., avvertendo che se da noi si desiderasse mutamento, diverrebbe naturalmente impossibile firmare domani domenica, come desidera Grey.

454

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 292/128. Londra, 24 aprile 1915, ore 23,30 (per. ore 5 del 25).

Telegramma di V. E. n. 243 Riservato speciale (3).

Grey mi ha detto testè che circa l'art. 7° non gli risultava punto che Sazonov abbia menomamente modificato le [vedute] che egli, Grey, ha incaricato Rodd di esporre a V. E. In tale condizione Grey è dolente di non potere introdurre modificazioni alla redazione concordata e, secondo quanto gli ha telegrafato Rodd, già accettata da V. E., perché in tale caso egli sarebbe obbligato a rimettersi in comunicazione con Sazonov e ciò riaprirebbe senza alcun dubbio la discussione su di un punto circa il quale egli, in base al telegramma di Rodd, considerava l'intesa come già raggiunta. Per tali motivi Grey sarebbe assai grato a V. E. di non ritornare sull'assenso già dato e da lui molto apprezzato.

Circa alla nota esplicativa all'art. so ha osservato avergli Sazonov già da vari giorni fatto sapere che, tutto compreso, considerava preferibile non fare dichiarazione separata mantenendo il testo della modificazione da me telegrafata a V. E. col mio telegramma n. 17 ( 4). Grey ha concluso che, se V. E. non ha ulteriori obiezioni al testo oramai concordato, l'intesa essendo completamente raggiunta, l'Accordo si potrebbe firmare subito, egli anzi sarebbe specialmente lieto se la firma potesse avvenire domani, suo giorno genetliaco, tutti i documenti essendo già pronti. Ha telegrafato subito a Rodd di esprimere a V. E. questo suo desiderio.

27 -Doru menti cliplomatici -flerte V -Vol. Ili

Per parte mia ho dichiarato a Grey nonché ai due colleghi, che non mi è possibile di firmare senza espressa speciale autorizzazione di V. E. Se ella quindi consente nel desiderio di Grey, le sarò grato di telegrafarmi il più presto possibile autorizzazione.

Ad ogni buon fine credo dover avvertire V. E. che quanto alla data della dichiarazione da pubblicarsi, tanto Grey quanto i colleghi ritengono in modo assoluto che la data non può essere che quella della firma. Grey mi ha pregato con insistenza di non sollevare una questione che dovrebbe essere sottoposta a Parigi e Pietrogrado e provocherebbe sicura opposizione e nuovi ritardi. Ma io ad evitare equivoci, credo doverne riferire a V. E.. Grey ha, come idea sua personale, accennato al riguardo senza però prendere alcun impegno che se noi lo desideriamo si potrebbe forse dopo la nostra dichiarazione di guerra firmare una seconda identica dichiarazione con la data del giorno della pubblicazione.

Attendo ora autorizzazione per poter procedere alla firma (l).

(l) Ed. !n SONNINO, Carteggio, cit., D. 291.

(2) -Ed. in SoNNINO, Carteqgio, cit., D. 292. (3) -Vedi D. 441. (4) -Vedi D. 414.
455

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 301/118. Parigi, 25 aprile 1915, ore 0,20 (per. ore 3).

Telegramma di V. E. n. 1269 (2).

Delcassé nulla di concreto mi ha detto circa la Grecia limitandosi a dichiarare che non vi era nulla di nuovo. Ho aggiunto però che ad Atene più di una volta si è fatto correre voce di offerte della Triplice Intesa che da questa non erano state fatte. Esempio tipico ne sarebbe quello di Venizelos il quale nelle lettere al Re che testè ha fatto pubblicare ha affermato che aveva ottenuto dalla Triplice Intesa per l'abbandono di Kavalla un territorio estesissimo in Asia Minore ed ha perfino precisato i chilometri quadrati che avrebbe ceduto a Kavalla e quelli che avrebbe acquistato in Asia Minore.

Ora la verità è che Venizelos si è sempre rifiutato di discutere colla Triplice Intesa la cessione di Kavalla e quindi Triplice Intesa nulla gli ha mai promesso in corrispettivo di una cessione circa la quale egli non ammetteva nemmeno la discussione.

Perché un uomo serio come Venizelos abbia voluto fare apparire le cose al pubblico in modo diverso dalla realtà è cosa che non si riesce a spiegare. Poincaré che ho veduto dopo Delcassé si è espresso con me al riguardo negli stessi termini.

Ciò comunico a V. E. in via del tutto riservata e confidenziale e per sua esclusiva personale notizia poiché ove si risapesse ad Atene sarebbe certamente sfruttato colà per fini di politica interna.

(l) -Vedi D. 463. (2) -Vedi D. 403, nota 2.
456

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 293/120. Parigi, 25 aprile 1915, ore 0,20 (per. ore 3).

Stamane il Capo del protocollo è venuto a dirmi che Poincaré lasciando stasera Parigi avrebbe desiderato prima conferire meco. Mi sono recato da lui nel pomeriggio.

Egli mi ha detto che, dovendo considerare raggiunto l'accordo tra noi e la Triplice Intesa, mentre egli non potrà avere notizia della firma effettiva dell'accordo prima della sua partenza da Parigi, teneva a manifestarmi la sua grande soddisfazione pel felice risultato che egli considera come l'inizio di una intima e feconda collaborazione fra Italia, Francia e Inghilterra. Mi ha espresso il suo rammarico di non potere, come avrebbe desiderato, telegrafare direttamente a Sua Maestà il Re, stante la necessità del segreto per il momento. Mi ha pregato quindi di farmi interprete presso Sua Maestà dei suoi sentimenti e di prestargli i suoi omaggi. Prego V. E. informare di ciò S. M. il Re.

Poincaré continuando a parlare dell'accordo mi ha detto che la questione degli slavi nell'Adriatico era particolarmente delicata per la Russia e che tanto egli quanto il Re d'Inghilterra hanno telegrafato allo Czar per fargli rilevare l'opportunità di concedere il più possibile all'Italia. Ha detto che l'accordo, men· tre dava all'Italia nell'Adriatico quella posizione di giusta predominanza alla quale ha diritto, teneva conto anche dei legittimi interessi della Serbia e doveva quindi riconoscersi come ispirato soprattutto a grande equità.

Poincaré mi ha detto poi che la ragione della inazione delle flotte inglese e francese nell'Adriatico era stata la lontananza di basi di rifornimento non avendo che quella di Malta. Ora le cose cambieranno poiché flotte inglese e francese potranno rifornirsi come quella italiana a Brindisi e Venezia.

Quanto alla guerra terrestre Poincaré mi ha detto avere Joffre riconosciuto che se al principio della guerra lungo la frontiera fosse stata tracciata quella linea di trincee che oggi dall Yser passando per Arras, Lens e Reims va fino ai Vosgi, l'esercito francese dopo gli insuccessi dell'offensiva a Mons e Charleroi avrebbe potuto impedire all'esercito tedesco di invadere una parte della Francia. La posizione di quasi immobilità in cui si trovano oggi le forze anglo-francesi-belghe da un lato e quelle tedesche dall'altro deriva dall'impossibilità di espugnare una linea ben costruita di trincee a meno di dedicarvi considerevoli forze e sopportare enormi sacrifici. È perciò opinione dei capi militari francesi che l'Italia farebbe bene di preparare in tempo una linea di trincee non solo sulla frontiera del Trentino da cui può venire un attacco austro-tedesco ma anche sulla linea dell'Isonzo, dove dovrà svolgersi l'offensiva italiana, in guisa che in caso di eventuale ripiegamento di un qualsiasi reparto questo possa trovare le trincee già pronte per arrestare il nemico.

Poincaré ritiene sicuro che la Romania appena conoscerà l'accordo tra l'Italia e Triplice Intesa deciderà anch'essa di entrare in campagna. Per facilitarle ciò, Poincaré si sta adoperando presso la Russia sia per ottenere che il Governo romeno possa rassicurare completamente la sua opinione pubblica circa timori che questa nutre per la libertà degli Stretti, sia per mettere d'accordo la Russia e la Romania circa la spartizione della Bucovina, volendo Russia annettersi tutta la parte abitata da ruteni mentre la Romania per ragioni geografiche ritiene necessario annettersi anche una parte delle popolazioni rutene. Poincaré confida di potere comporre tali divergenze.

Poincaré ritiene poi indispensabile che prima dell'apertura delle ostilità oltre all'accordo militare tra i capi degli eserciti italiano francese ed inglese, ne abbia luogo un altro tra i capi dell'esercito russo, romeno, serbo ed italiano per coordinare la convergenza e contemporaneità dell'attacco contro l'Austria.

Poincaré ha preso commiato da me ripetendo le espressioni più calorose e cordiali (l) .

457

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2865/461. Berlino, 25 aprile 1915, ore 4 (per. ore 7,55).

In un comunicato ufficioso che sarà stato certamente trasmesso anche costi dalle Agenzie telegrafiche Norddeutsche Allgemeine Zeitung ha pubblicato ieri sera una recisa smentita a tutte voci circa pretese aperture per negoziati pace e le qualifica assurde maligne e in ogni caso inutili invenzioni. Germania vi si dice non può rinunziare ai vantaggi di una situazione militare per essa favorevole per concludere pace prematura con uno qualunque dei suoi nemici. La smentita vale dunque per tutti. Ho inteso però da taluni osservare che nel comunicato è fatta speciale menzione di voci di una pace separata coll'Inghilterra le quali in realtà hanno ben poco circolato mentre non vi si accenna affatto alle tendenze ad una pace separata colla Russia le quali in alcuni circoli si mantengono insistenti.

458

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 296/73. Vienna, 25 aprile 1915, ore 11,20 (per. ore 15).

Quantunque io mi sia sempre studiato nei vari miei colloqui con Burian di convincerlo della necessità di non tardare a dare soddisfazione alle nostre aspirazioni nazionali col consentire alle proposte di V. E., facendogli presente le gravi conseguenze che un suo rifiuto potrebbe trarre seco, egli ha continuato

a mantenersi fino ad ora, siccome V. E. avrà potuto constatare, 1n vane discussioni e non sembra rendersi conto esatto del vero stato di cose da noi. Ma ciò che non può sorprendere specialmente si è l'illusione che. il barone Burian avrebbe tuttora che R. Governo possa finire per convincersi del grande sacrificio fatto dal Governo I. e R. se egli addiviene alle note cessioni di territorio del Tirolo meridionale e della impossibllltà ln cul sl troverebbe di fare ulteriori concessioni.

Da quanto ho potuto arguire, questa strana illusione che lo ml sono adoperato a dissipare invano, sarebbe originata dalle erronee lnformazlonl che circa le disposizioni del R. Governo e della nostra opinione pubblica gli perverrebbero da Roma.

D'altra parte Burian, siccome più volte mi ha fatto intendere non può capacitarsi ancora della eventualità, in cui potrebbe trovarsi il R. Governo ove le sue domande non fossero accolte integralmente, di muovere guerra all'Austria-Ungheria e alla Germania, alle quali, secondo lui, i suoi interessi presenti e futuri la consiglierebbero di rimanere unita evitando di inimicarsi per sempre.

Non dispera di poter giungere ad un accordo col R. Governo mediante le cessioni già fatte o quelle altre minime che ha forse in mente di fare in seguito. E che ogni speranza egli non abbia persa ancora, mi è stato pure confermato confidenzialmente da fonte autorevole. Se le illusioni circa le disposizioni del R. Governo vennero pure nutrite fino a poco tempo fa dallo stesso Jagow, il quale, attenendosi alle informazioni trasmessegli dal principe di Biilow, si lusingava, a quanto mi risulta in modo positivo, che l'Italia si sarebbe accontentata della cessione soltanto del Trentina e di una lieve rettifica di confine all'Isonzo, siccome riferisce il R. Ambasciatore a Berlino

(telegrammi di V. E. Gabinetto nn. 208 e 220 Riservato speciale {l)) incomincerebbe, sebbene un poco tardi, a penetrare in lui la convinzione dei pericoli cui le due Potenze potrebbero essere esposte qualora il Governo I. e R. persistesse nella sua intransigenza attuale.

È forse da aspettarsi che in seguito alle nuove e più insistenti pressioni che è da prevedere saranno fatte dal Governo germanico il barone Burian possa indursi ad estendere in parte le sue cessioni trritoriali nel Tirolo meridionale ed a fare qualche concessione dalla parte della nostra frontiera orientale.

A tale cessione però egli era pochi giorni fa del tutto contrario, a quanto mi è stato riferito in via indiretta e riservata, per le ragioni seguenti: sebbene non disconosca che la parte della vallata del Noce esclusa dalle sue concessioni territoriali sia abitata da popolazioni italiane, il barone di Burian ritiene che quella vallata non potrebbe essere ceduta perché iruhspensabile alla difesa della Monarchia; e quanto alla vallata di Fassa e all'Ampezzano, quella regione sarebbe, secondo lui, abitata non già da· popolazioni italiane ma ladine e necessaria altresì alla difesa della Monarchia.

Ragioni di natura militare sarebbero pure da lui invocate per non fare concessioni di territori dal lato della nostra frontiera orientale e dalle conces

sioni stesse dovrebbero essere poi eliminati in ogni caso i distretti di Tolmino e Gorizia perché abitati, a suo parere, da popolazioni slave eccettuata qualche isola di italiani.

Ma pur ammettendo che il barone Burian si inducesse a fare le concessioni suddette e ad estenderle ai limiti stessi tracciati dal R. Governo, resterebbero ancora da risolvere le altre questioni importanti, quella cioè dell'erezione di Trieste in stato autonomo, della cessione delle isole Curzolari e del di.sinteressamento della Monarchia in Albania, circa le quali, se si deve tener conto delle disposizioni manifestatemi in proposito da Burian, è da dubitare che Governo I. e R. possa cedere non ostante il linguaggio ottimista tenuto da Jagow a Bollati (telegramma di V. E. Gabinetto n. 233 Riservato Speciale (l).

Se poi per circostanze impreviste il Governo I. e R. finisse per cedere all'ultimo momento anche su questo argomento come già avvenne per la questione di massima, cosa poco probabile, vi sarebbe sempre da risolvere la grave questione dell'esecuzione immediata dell'accordo.

Circa tale questione che è considerata da noi una condizione sine qua non dell'accordo stesso è da ritenersi come oltremodo difficile, come V. E. afferma (2), che i dissidi che esistono in proposito tra il R. Governo e Governo

I. e R. siano sanabili dopo la recisa opposizione fatta dal barone Burian a quella questione.

Per cui, salvo che R. Governo non fosse per modificare nel frattempo le sue attuali disposizioni, un accordo con Austria-Ungheria sulla base delle proposte formulate da V. E. sembra quasi irrealizzabile nello stato attuale delle cose.

Non è da credere del resto che R. Governo abbia potuto mai illudersi di giungere veramente ad un accordo. Data infatti da un lato la natura delle nostre proposte e le disposizioni del Governo I. e R. dall'altro, le trattative da noi iniziate e che durano da oltre quattro mesi non potevano essere considerate che come puramente formali e non aventi altro scopo che quello di non lasciare nulla di intentato per addivenire possibilmente a una intesa con Governo I. e R. e soddisfare cosi in via pacifica le aspirazioni nazionali e di procedere in caso di rifiuto a quelle decisioni che fossero giudicate dal

R. Governo atte a tutelare gli interessi italiani.

Per quanto concerne le tendenze del barone Burian inerenti alla sua mentalità più da « legulejo » che da diplomatico e all'influenza del Signor di Mérey cui ebbe ad accennare Jagow al R. Ambasciatore a Berlino (telegramma di V. E. Gabinetto n. 220 Riservato speciale) non vi ha dubbio che esse rispondono in parte alla realtà dei fatti. Non posso a questo proposito che riferirmi a quanto io stesso ebbi a far conoscere a V. E. sul conto del barone Burhin allorché assunse il potere (3). Sarebbe però errato attribuirgli unicamente la colpa di ciò che accade giacché sicuramente il Signor Jagow non dovrebbe ignorare, per l'esperienza acquistata nelle relazioni da lui intrattenute con Governo

I. e R. nella sua qualità di Segretario di Stato, che Burian non è se non l'esponente della situazione esistente in Austria-Ungheria e delle influenze

(!) Vedi D. 411. nota 3.

che qui sì fanno valere mentre non si deve scordare che politica generale nella Monarchia è diretta non già dai suoi governanti bensì da Sua Maestà l'Imperatore personalmente (1).

(l) -Rltrasmesso a Londra, Pietrogrado e Bucarest con t. gab. r. sp. 252 del 25 aprile, ore 21. (2) -Ed. In L V 108, D. 74. con soppressione delle parti tra asterischi, e integralmente, in SONNINO, Carteggio, clt., D. 294. La minuta, conservata nell'Archivio dell'Ambasciata a Vlenna, reca la data 23 aprile

(1) Vedi rispettivamente D. 362, nota l e D. 388, nota. l, p. 313.

(2) -Vedi D. 401. (3) -Vedi serie V, \'01. n D. n25.
459

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 302/89. Pietrogrado, 25 aprile 1915, ore 13,12 (per. ore 16).

Telegramma di V. E. n. 238 Riservato Speciale (2).

Sazonov impartisce oggi stesso istruzioni telegrafiche a Ministro Imperiale in Atene perché richiami attenzione dì quel Gabinetto su voci insistenti di sbarchi di munizioni a Chìmara e formazione di «Andartes » presso frontiera epirota e perché esprima ferma fiducia che Governo ellenico si asterrà dall'oltrepassare i limiti dei territori occupati e non permetterà che in qualsivoglia modo, per quanto indirettamente, venga minacciato status qua.

460

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 25 aprile 1915.

Ho visti gli ultimi telegrammi (4). Bratianu ha torto: perché nessuno si era mai impegnato ad accoppiare le nostre trattative alle sue e perché egli stesso aveva trattato per suo conto senza informarne. (Già v1 e un accordo con la Russia per compensi per la neutralità mantenuta). Tuttavia sarebbe dì grandissimo vantaggio che la Rumenia entrasse con noi.

Ti prego quindi considerare se non sia il caso di informare Imperiali -e forse anche Tittoni e Sazonov -dello stato d'animo della Rumenia e di fare che essi collaborino a che le potenze dell'Intesa le facciano i patti più larghi che sia possibile (5).

Anche a Bucarest Fasciotti -che, senza dirlo, dà ragione a Bratianu dovrebbe avere per sua norma un testo su cui regolarsi: altrimenti da sé non troverà le ragioni per rispondere a Bratianu e i margini per rimettersi con lui in tono amichevole. Non accenna in fatti a risposte che egli avrebbe potuto dare a Bratianu. Occorre dirigerlo (6).

Ho veduto Stringher e Carcano insieme per la convenzione finanziaria.

Stringher prenderà contatto diretto con te per presentarti il suo messo e

(-4) Si riferisce in particolare al D. 444.

avere per lui le tue istruzioni. Forse sarà bene che tu preghi Carcano dt intervenire.

I due messi militari verranno da te alle 17,30, se male non ricordo l'appuntamento preso stamane. Ti prego farti ripetere le istruzioni avute e moderarle se occorre; perché i militari sono spesso unilaterali.

Hai telegrafato ad Imperia li consentendo che l'accordo sia firmato oggi? (1). Se sì, che Iddio cl aiuti.

P. S. Il re stamattina. mi ha detto che era molto contento perché tu avevi consentito per Antivari. Non ne aveva parlato prima per non parere mosso da ragioni di famiglia.

(l) -R.itrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 249 del 25 aprile, ore 20,30. (2) -Vedi D. 434. (3) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 293. (5) -Vedi D. 466. (6) -Vedi DD. 462 e 465.
461

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (2)

L. P. Roma, 25 aprile 1915.

Ho telegrafato a Imperiali che può firmare (3), ma essendovi ancora da regolare qualche piccola questione di forma, come vedrai dal mio telegramma ( 4), l'accordo non potrà probabilmente sottoscriversi prima di domani.

Comunicherò a Imperiali il telegramma di Fasciotti (5), ma vedrai dal telegramma n. 189 (6) che le pretese di Bratianu sono ancora tali che difficilmente potranno consentirvi per intero le potenze, e specialmente la Russia cos1 per conto dei ruteni come per quello dei serbi.

Vedrò alle 17,30 i due militari. [P.S.] Ho parlato con Martini riguardo alla forma della denuncia (7). C\ penserà sopra anche lui.

462

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (8)

T. GAB. R. SP. 245/24. Roma, 25 aprile 1915, ore 17.

Suoi due telegrammi n. 187 e n. 189 Riservati Speciali (9).

V. S. può rassicurare Bratianu che R. Governo mette ogni maggiore impegno perché Potenze si accordino con Romania per assicurare suo contemporaneo intervento che preme naturalmente a tutti.

(.5) Vedi D. 466.

Credo che per le stesse ragioni per cui finora codesto Governo tenne Ghika all'oscuro della situazione sarebbe miglior consiglio non informarlo ora di quanto abbiamo comunicato confidenzialmente a Bratianu su nostre pratiche con la Triplice Intesa.

(l) Vedi D. 461.

(2) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in fìoNNINO, Carteggio, clt., D. 295.

(3) -Vedi D. 460. (4) -Vedi D. 463. (6) -Vedi D. 450. (7) -Si riferisce alla denuncia della Triplice Alleanza: vedi MARTINI, Diario, cit., p. 304. (8) -Ed. in SONNI:\'0, Carteggio, cit., D. 297. (9) -Vedi DD. 444 c 450.
463

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 246. Roma, 25 aprile 1915, ore 16,35.

(Per Parigi e Pietrogrado) Il R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: « 1° (telegramma n. 287/127) (2).

2• (telegramma da Londra n. 292/128 Riservato Speciale)» (3).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegrammi di V. E. n. 127 e n. 128.

(Per tutti) La nota esplicativa dell'art. 5 deve assolutamente figurare come nel nostro promemoria e cioè come facente parte separata, come la nota all'art. 4 e non come facente parte del testo dell'art. 5. Con questa avvertenza accetto le ultime formule concordate per l'art. 5 e per l'art. 7.

Circa la data della dichiarazione da pubblicarsi, questa non può essere che quella della sua pubblicazione, da farsi dopo la nostra entrata in campagna. Su questo punto non è possibile né intendo assolutamente transigere. Posso accettare però l'idea di Grey di firmare nuovamente tale documento dopo la dichiarazione di guerra, ma è indispensabile che tale procedura assolutamente impegnativa e categoricamente esplicita risulti da un documento scritto da firmarsi contemporaneamente agli altri. Solo se quanto sopra viene nettamente accettato autorizzo V. E. a firmare.

464

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 304/130. Londra, 25 aprile 1915, ore 17,42 (per. ore 24).

Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Riservato speciale n. 128 (4). Nicolson che vidi ieri prima di Grey mi disse che, rilevata dal telegramm.l allora ricevuto di Rodd la menzione fatta da V. E. dell'articolo 7, aveva esami

nato tutti i telegrammi di Pietroburgo e tutti i resoconti dei recenti colloqui con Benckendorff e aveva potuto constatare che su quel punto Sazonov !ungi dal lasciare decisione a Grey manteneva inalterate le note sue vedute.

D'altra parte ho potuto accertare che al riguardo autorizzazione a Benckendorff di firmare l'Accordo era espressamente subordinata al mantenimento integrale del testo dell'articolo 7 da lui approvato ed a cui egli annette speciale importanza. Tutto ciò mi ha lasciato l'impressione che Sazonov, non desiderando forse continuare con Carlotti conversazione su quell'argomento (1), abbia voluto cavarsi d'impaccio con la frase adoperata, spiegabile del resto per il fatto che le trattative ad espresso desiderio nostro furono concentrate qui. Io sono convinto che Grey personalmente non avrebbe avuto obiezioni alla modificazione da noi sollevata e se ha pregato V. E. di non insistere è stato per tema di riaprire discussione e rinviare la conclusione dell'Accordo, che in tal caso Benckendorff non avrebbe potuto firmare senza ulteriori istruzioni. Nicolson e due colleghi impazienti di concludere adoperansi con insistenza a persuadermi a firmare, dimostrandomi che con l'accettazione di V. E. della formula per il Montenegro eravamo oramai perfettamente d'accordo, che tutto era pronto ecc. ecc., ma io, come era naturale, dichiarai non firmavo nulla senza una esplicita autorizzazione di V. E.

Di che i colleghi mostraronsi alquanto contrariati.

Da qualche parola dettami da Cambon ho capito che l'obiezione principale di Sazonov contro il testo del memorandum era che mentre venivano ben concretate e stabilite tutte le attribuzioni all'Italia nell'Adriatico, si adoperavano termini meno precisi per le attribuzioni interessanti gli slavi. Donde sua tenace insistenza circa articoli 5 e 7.

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, cit., D. 296.

(2) -Vedi D. 453. (3) -Vedi D. 454. (4) -Vedi D. 454.
465

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)

T. GAB. R. SP. 247/25. Roma, 25 aprile 1915, ore 18.

A conferma del mio telegramma n. 245 (3) prego comunicare a Bratianu che ho dato istruzioni alle RR. Ambasciate a Londra, Parigi e Pietroburgo (4), di secondare nel modo più opportuno e continuativo i desideri della Romania quali risultano dal telegramma di V. S. n. 297/189 (5). Osservo però fin d'ora, che tali aspirazioni mi paiono troppo ampie e che difficilmente la Triplice Intesa potrà ammetterle per intero. Nonostante questo mio convincimento, che non manifesto ad alcuno, seguiterò a dare, ai R. agenti predetti, istruzioni di sostenerle con ogni maggiore vigore. Sarà però opportuno che V. S. consigli ed induca Bratianu alla moderazione, perché solamente così si renderà probabile il raggiungimento dell'Accordo che conviene alla Romania come a noi.

(-5) Vedi D. 450.

(l) Vedi D. 435.

(2) Ed. in SoNNINo, Carteg,qio, cit., D. 298.

(3) -Vedi D. 462. (4) -Vedi D. 466.
466

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. R. SP. 250. Roma, 25 aprile 1915, ore 21.

Il R. Ministro a Bucarest telegrafa quanto segue: « Bratianu mi ha detto... (come nel telegramma da Bucarest n. 297/189, sino alle parole «sarebbe buona per i russi) » (l).

Poiché la Romania costituisce indubbiamente un importante coefficiente di successo, prego secondare nel modo più opportuno e continuativo i desideri di Bratianu tenendomi al corrente dell'azione che ella svolgerà a questo scopo (2).

467

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI TITTONI, A PIETROBURGO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI (3)

T. GAB. R. SP. 251. Roma, 25 aprile 1915, ore 21,15.

(Per tutti meno Stoccolma) Ho telegrafato al R. Ministro a Stoccolma quanto segue:

(Per tutti) Questo Ministro di Svezia venuto a trovarmi oggi mi ha detto che il Re di Svezia gli ha telegrafato di chiedere se vi è pericolo che l'Italia esca dalla neutralità, poiché ciò potrebbe influire anche sulle risoluzioni della Svezia. Il Re Gustavo lo incaricava di rivolgersi oltre che al R. Governo anche al nostro Sovrano per scongiurare tali pericoli. Il Signor de Bildt ha perorato presso di me la causa della neutralità chiedendomi che cosa poteva rispondere al suo Governo. Egli parlava sempre come se dovesse essere indiscutibile che se la Svezia entrava nella lotta essa si schiererebbe a fianco della Germania.

Risposi che non vi era nulla di deciso fino a questo momento; che la situazione era sempre incerta perché le concessioni austriache, di cui Btilow aveva parlato a de Bildt esagerandole, non apparivano sufficienti.

(Solo per Stoccolma) Ma i negoziati non erano stati rotti.

(Per tutti) Che non potevo dire di più non volendo moltiplicare gli intermediari che già erano stati troppi ed avevano resa la situazione più difficile anziché no. Che non avevo nulla da osservare a che egli si rivolgesse a Sua Maestà e gli riferisse il desiderio del Re di Svezia. Che non riuscivo ad intendere in che cosa le nostre eventuali decisioni potessero influire su quelle della Svezia, che non aveva nessuna questione in comune con noi, nè che toccasse il Mediterraneo.

II Signor de Bildt conveniva in ciò con me, dicendo che in ogni caso sperava che le ostilità non si estendessero mai fra i nostri due Paesi. Quanto precede per sua esclusiva informazione personale, e con preghiera di riferirmi quanto possa risultarle a questo proposito (l). (Per tutti meno Stoccolma) Quanto precede per esclusiva notizia personale di V. E.

(l) -Vedi D. 450. (2) -Per le risposte di Imperiali e Carlotti vedi DD. 477, 484 e 491, mentre non risulta che Tittoni abbia risposto. (3) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 128-129.
468

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2874/184 (2). Atene, 26 aprile 1915, ore 13,30 (per. ore 16,20).

Telegramma di V. E. n. 1231 (3). Questo Ministro di Russia mi ha detto che egli intendeva provocare un serio passo collettivo contro l'intenzione del governo greco sia pure di tollerare elezioni politiche · nell'Epiro settentrionale e nelle isole Imbro. Tenedos e Castellorizzo; mi ha chiesto se io fossi disposto associarmi ad un tale passo. Gli ho risposto che V. E. era su tutto in rapporti coi vari Gabinetti, ma che fino ad ora V. E. non mi aveva date altre istruzioni che quelle già da me eseguite. Che d'altra parte non mi sembra V. E. avesse intenzione spiegare su di ciò un'azione soverchia contro governo greco. Questa mia risposta non mi parve soddisfare il mio collega russo che dopo la caduta di Venizelos ha spiegato una ellenofobia da fare invidia a Rastignac. Alcuni giornali pubblicarono giorni sono come altra Legazione aveva fatto energica protesta contro la Grecia per queste ragioni. Ma i giornali amici governo si sono affrettati smentire informazione ed hanno detto che si è semplicemente, da parte nostra, alle informazioni in proposito chieste dalla Legazione Italiana, altre potenze alle proteste da essa presentate.

469

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 306/190. Bucarest, 26 aprile 1915, ore 14,30 (per. ore 21).

Mio telegramma Gabinetto n. 189 (4).

Sono informato che noto Accordo russo-romeno per quanto concerne Bucovina stabilisce che delimitazione delle zone che dovrebbero spettare alla Romania ed alla Russia sarebbe fatta da una Commissione russo-romena sulla

(-4) Vedi D. 450.

base del principio di nazionalità. Secondo la Russia la linea di confine dovrebbe essere a sud del Pruth, perché anche al di là di questo fiume vi sono molti ruteni. Circa il Banato l'Accordo è quale ho riferito col mio telegramma Gabinetto n. 177 (1). Mi risulta pure che questo Ministro di Russia ha cercato di raccomandare al suo Governo che venga accolta la domanda romena tanto per il Banato quanto per la Bucovìna a condizione che la Romania concluda subito una Convenzione militare impegnandosi a entrare in azione per una data fissa. I Ministri d'Inghilterra e di Francia hanno suggerito ai loro Governi di appoggiare caldamente a Pietroburgo questa soluzione.

Prego mantenere segreto su quanto precede.

(1) -Vedi D. 472. (2) -Nota dell'Utficio cifra: <<L'intero tP-legramma è così pieno di errori da far supporre che essi siano Intenzionali. Per l'ultimo periodo specialmente non si può garantire che esso sia stato decifrato esattamente ». (3) -Vedi D. 369.
470

ACCORDO DI LONDRA (2)

Londra, 26 aprile 1915, ore 15.

D'ordre de son Gouvernement, le Marquis Imperiali, Ambassadeur de Sa Majesté le Roi d'Italie, a l'honneur de communiquer au Très Honorable Sir Edward Grey, Principal Secrétaire d'Etat de Sa Majesté britannique pour les Affaires Etrangères, et à leurs Excellences M. Paul Cambon, Ambassadeur de la République française, et M. le Comte de Benckendorff, Ambassadeur de Sa Majesté l'Empereur de Toutes les Russies, le mémorandum suivant:

ARTICLE l.

Une convention militaire sera immédiatement conclue entre les états-majors généraux de la France, de la Grande-Bretagne, de l'Italie et de la Russie; cette convention fixera le minimum des forces militaires que la Russie devra employer contre l'Autriche-Hongrie afin d'empècher cette Puissance de concentrer tous ses efforts contre l'Italie, dans le cas où la Russie déciderait de porter son principal effort contre l'Allemagne.

La convention militaire réglera la question des armistices, qui relève essentiellement du commandement en chef des armées.

ARTICLE 2.

De son còté, l'Italie s'engage à employer la totalité de ses ressources à poursuivre la guerre en commun avec la France, la Grande-Bretagne et la Russle contre tous leurs ennemis.

ARTICLE 3.

Les flottes de la France et de la Grande-Bretagne donneront leur concours actif et permanent à l'Italie jusqu'à la destruction de la flotte austro-hongroise ou jusqu'à la conclusion de la paix.

Une convention navale sera immédiatement conclue à cet effet entre la France, la Grande-Bretagne et l'Italie.

ARTICLE 4.

Dans le traité de paix, l'Italie obtiendra le Trentin, le Tyrol cisalpin avec sa frontière géographique et naturelle (la frontière du Brenner), ainsi que Trieste, les Comtés de Gorizia et de Gradisca, toute l'Istrie jusqu'au Quarnero et y compris Volosca et les iles istriennes de Cherso, Lussin, de meme que les petites iles de Plavnik, Unie, Canidole, Palazzuoli, San Pietro di Nembi, Asinello, Gruica, et les Hots voisins.

Note.

La frontière nécessaire pour assurer l'exécution de l'article 4 sera tracée comme suit:

Du Piz Umbrail jusqu'au nord du Stelvio, elle suivra la crete des Alpes rhétlennes jusqu'aux sources de l'Adige et de l'Eisach, passan t alors sur l es monts Reschen et Brenner et sur !es hauteurs de l'Oetz et du Ziller. La frontière ensuite se dirigera vers le sud, traversera le mont Toblach et rejoindra la frontière actuelle des Alpes carniques. Elle suivra cette frontière jusqu'au mont Tarvis, et après le mont Tarvis la ligne de partage des eaux des Alpes juliennes par le col Predil, le mont Mangart, le Tricorno (Terglou) et la ligne de partage des eaux des cols de Podberdo, de Podlaniscam et d'Idria. A partir de ce point, la frontière suivra la direction du sud-est vers le Schneeberg, laissant hors du territoire italien tout le bassin de la Save et de ses tributaires; du Schneeberg la frontière descendra vers la còte de manière à inclure Castua, Mattuglia et Volosca dans le territoire italien.

ARTICLE 5.

L'Italie recevra également la province de Dalmatie dans ses limites administratives actuelles en y comprenant au nord Lisarica et Tribania, et au sud jusqu'à une ligne partant sur la cote du cap Planka et suivant vers l'est les sommets des hauteurs formant la ligne de partage des eaux de manière à laisser dans le territoire italien toutes les vallées et cours d'eau descendant vers Sebenico, comme la Cicola, la Kerka, la Butisnica et leurs affluents. Elle recevra aussi toutes les iles situées au nord et à l'ouest de la Dalmatie depuis Premuda, Selve, Ulbo, Scherda, Maon, Pago et Patadura au nord, jusqu'à Meleda au sud en y comprenant Sant'Andrea, Busi, Lissa, Lesina, Tercola, Curzola, Cazza et Lagosta, ainsi que les rochers et ilots environnants et Pelagosa, à l'exception seulement des iles Grande et Petite Zirona, Bua, Solta et Brazza.

Seront neutralisées:

Note.

Les territoires de l'Adriatique énumérés ci-dessous seront attribués par les quatre Puissances alliées à la Croatie, à la Serbie et au Monténégro.

Dans le Haut-Adriatique, toute la cote depuis la baie de Volosca sur les confins de l'Istrie jusqu'à la frontière septentrionale de Dalmatie comprenant le littoral actuellement hongrois et toute la cote de Croatie, avec le port de Fiume et les petits ports de Novi et de Carlopago, ainsi que les iles de Veglia, Fervichio, Gregorio, Goli et Arbe. Et, dans le Bas-Adriatique (dans la région intéressant la Serbie et le Monténégro) toute la cote du cap Planka jusqu'à la rivière Drin, avec les ports importants de Sapalto, Raguse, Cattaro, Antivari, Dulcigno et Saint-Jean de Medua, et les iles de Zirona Grande, Zirona Piccola, Bua, Solta Brazza, Jaclian et Calamotta. Le port de Durazzo resterait attribué à l'Etat indépendant musulman d'Albanie.

ARTICLE 6.

L'Italie recevra l'entière souveraineté sur Vallona, l'ile de Sasseno et un territoire suffisamment étendu pour assurer la défense de ces points (depuis Voi:ussa au nord et à l'est, approximativement jusqu'à la frontière septentrionale du district de Chimara au sud).

ARTICLE 7.

Si l'Italie obtient le Trentin et l'Istrie conformément aux termes de l'article 4, la Dalmatie et les iles de l'Adriatique dans les limites indiquées dans l'article 5 et la baie de Vallona (artici e 6) et si la partie centrale de l' Albanie

est réservée pour la constitution d'un petit Etat autonome neutralisé, elle ne s'opposera pas à ce que les parties septentrionale et méridionale de l'Albanie soient, si tel est le désir de la France, de la Grande-Bretagne et de la Russie, partagées entre le Monténégro, la Serbie et la Grèce. La còte à partir de la frontiére meridionale de la possession italienne de Vallona (voyez article 6) jusqu'au cap Stylos sera neutralisée.

L'Italie sera chargée de représenter l'Etat d'Albanie dans ses relations avec l'étranger.

L'Italie accepte, d'autre part. de laisser dans tous les cas à l'est de l'Albanie un territoire suffisant pour assurer l'existence d'une frontière commune à la Grèce et à la Serbie à l'ouest du lac d'Ochrida.

ARTICLE 8.

L'Italie recevra l'entière souveraineté sur !es iles du Dodécanése qu'elle occupe actuellement.

ARTICLE 9.

D'une manière générale, la France, la Grande-Bretagne et la Russie reconnaissent que l'Italie est intéressée au maintien de l'équiHbre dans la Méditerranée et qu'elle devra, en cas de partage total ou partiel de la Turquie d'Asie, obtenir une part équitable dans la région méditerranéenne avoisinant la province d'Adalia où l'Italie a déjà acquis des droits et des intéréts qui ont fait l'objet d'une convention italo-britannique. La zone qui sera éventuellement attribuée à l'Italie sera délimitée, le moment venu, en tenant compte des intéréts existants de la France et de la Grande-Bretagne.

Les intéréts de l'Italie seront également pris en considération dans le cas où l'intégrité territoriale de l'Empire ottoman serait maintenue et où des modifications seraient faites aux zones d'intérét des Puissances.

Si la France, la Grande-Bretagne et la Russie occupent des territoires de la Turquie d'Asie pendant la durée de la guerre, la région méditerranéenne avoisinant la province d'Adalia dans les limites indiquées ci-dessus sera réservée à l'Italie qui aura le droit de l'occuper.

ARTICLE 10.

L'Italie sera substituée en Lybie aux droits et privilèges appartenant actuellement au Sultan en vertu du Traité de Lausanne.

ARTICLE 11.

L'Italie recevra une part correspondant à ses efforts et à ses sacrifices dans l'indemnité de guerre éventuelle.

ARTICLE 12.

L'Italie déclare s'associer à la déclaration faite par la France, la GrandeBretagne et la Russie à I'effet de laisser l'Arabie et les lieux saints musulmans en Arabie sous l'autorité d'un pouvoir musulman indépendant.

ARTICLE 13.

Dans le cas où la France et la Grande-Bretagne augmenteraient leurs domaines coloniaux d'Afrique aux dépens de l'Allemagne, ces deux Puissances reconnaissent en principe que l'Italie pourrait réclamer quelques compensations équitables, notamment dans le règlement en sa faveur des questions concernant les frontières des colonies italiennes de l'Erythrée, de la Somalie et de la Lybie et des colonies voisines de la France et de la Grande-Bretagne.

ARTICLE 14.

La Grande-Bretagne s'engage à faciliter la conclusion immédiate, dans des conditions équitables, d'un emprunt d'au moins f: 50.000.000 à émettre sur le marché de Londres.

ARTICLE 15.

La France, la Grande-Bretagne et la Russie appuieront l'opposition que l'Italie formera à toute proposition tendant à introduire un représentant du Saint Siège dans toutes les négociations pour la paix et pour le règlement des questions soulevées par la présente guerre.

ARTICLE 16.

Le présent arrangement sera tenu secret. L'adhésion de l'Italie à la déclaration du 5 septembre, 1914, sera seule rendue publique aussitòt après la déclaration de guerre par ou contre l'Italle.

Après avoir pris acte du mémorandum ci-dessus, les représentants de la France, de la Grande-Bretagne et de la Russie, dftment autorisés à cet effet, ont conclu avec le représentant de l'Italie, également autorisé par son Gouvernement, l'accord suivant:

28 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

La France, la Grande-Bretagne et la Russie donnent leur plein assentiment au mémorandum présenté par le Gouvernement italien.

Se référant aux articles l, 2 et 3 du mémorandum, qui prévoient la coopération militaire et navale des quatre Puissances, l'Italie déclare qu'elle entrera en campagne le plus tòt possible et dans un délai qui ne pourra excéder un mois à partir de la signature des présentes.

En foi de quoi les soussignés ont signé le présent accord et y ont apposé leurs cachets. Fait à Londres, en quadruple originai, le 26 avril, 1915.

IMPERIALI

BENCKENDORFF

PAUL CAMBON

E. GREY

Déclaration par laquelle la France, la Grande-Bretagne, I'Italie et la Russie s'engagent à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente Guerre européenne.

Le Gouvernement italien ayant décidé de participer à la présente guerre avec les Gouvernements français, britannique et russe et d'adhérer à la déclaration faite à Londres le 5 septembre, 1914, par les trois Gouvernements précités,

Les soussignés, diìment autorisés par leurs Gouvernements respectifs, font la déclaration suivante: «Les Gouvernements français, britannique, italien et russe s'engagent mutuellement à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente guerre.

Les quatre Gouvernements conviennent que, lorsqu'il y aura lieu de discuter les termes de la paix, aucune des Puissances alliées ne pourra poser des conditions de paix sans accord préalable avec chacun des autres Alliés ».

En foi de quoi les soussignés ont signé la présente déclaration et y ont apposé leurs cachets. Fait à Londres, en quadruple originai. le 26 avril, 1915.

IMPERIALI

BENCKENDORFF

PAUL CAMBON

E. GREY

SECRETE.

DECLARATION.

La Déclaration du 26 avril, 1915, par laquelle la France, la Grande-Bretagne, l'Italie et la Russie s'engagent à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente guerre européenne, restera secrète.

Après la déclaration de guerre par ou contre l'Italie, les quatre Puissances signeront une nouvelle déclaration identique qui sera rendue publique à ce moment.

En foi de quoi les soussignés ont signé la présente déclaration et y ont apposé leurs cachets. Fait à Londres, en quadruple originai, le 26 avril, 1915.

IMPERIALI

BENCKENDORFF

PAUL CAMBON

E. GREY

(l) Vedi D. 387.

(2) Ed. in L V 110.

(1). Toute la cote depuis le cap Planlm au nord jusqu'à la racine méridionale de la péninsule de Sabbioncello au sud, de manière à comprendre toute cette péninsule; (2) la partie du littoral commençant au nord à un point situé à 10 kilomètres au sud de la pointe de Ragusa Vecchia descendant au sud jusqu'à la rivière Voi:ussa, de manière à comprendre le golfe et les ports de Cattaro, Antivari, Dulcigno, Saint-Jean de Medua, Durazzo, sans préjudice des droits du Monténégro résultant des déclarations échangées entre les Puissances en avril et mai 1909. Ces droits ne s'appliquant qu'an territoire actuel monténégrin ne pourront etre étendus aux territoires ou ports qui pourraient etre attribués au Monténégro. En conséquence, aucune partie des cotes appartenant actuellement au Monténégro ne pourra etre neutralisée. Resteront en v'igueur les restrictions concernant le port d'Antivari auxquelles le Monténégro a lui-meme consenti en 1909; (3) et enfin toutes les iles qui ne sont pas attribuées à l'Italie.

471

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 308/131. Londra, 26 aprile 1915, ore 18,27 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. n. 246/68 (1).

Condizioni di V. E. circa nota separata all'articolo 5° e documento speciale scritto per stabilire la firma della nuova dichiarazione da pubblicarsi dopo la dichiarazione di guerra essendo state accettate, alle ore quindici di oggi è stato firmato l'Accordo in quadruplice esemplare (2).

Nel darne annunzio a V. E., permettomi con tutto il cuore d'italiano aggiungere fervido augurio che il concluso Accordo valga, mercè l'aiuto divino ed il valore delle armi italiane, ad assicurare all'amata patria nostra il pieno raggiungimento degli alti suoi destini al grido fatidico <<Italia e Vittorio Emanuele'>.

Mi incombe altresì il grato obbligo di rassegnare al Presidente del Consiglio ed a V. E. l'espressione della devotissima mia riconoscenza per l'onore partico

lare procuratomi, con la benevola fiducia concessami, di apporre la modesta mia firma allo storico documento. Segue altro telegramma di Gabinetto con maggiori particolari (l).

(l) -Vedi D. 463. (2) -VPdi D. 470.
472

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 310/4. Stoccolma, 26 aprile 1915, ore 21 (per. ore 10 del 27).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 251 Riservato speciale (2).

Da quando giunsi segnalai al R. Governo la possibilità che un nostro inter

vento nella guerra avesse per conseguenza quello della Svezia nel campo avverso

e trattai specialmente tale argomento nella lettera particolare a V. E. del

21 novembre 1914 (3).

Da allora la situazione si è modificata in questi punti:

1°. -i rapporti con la Germania si sono migliorati mentre quelli coll'In

ghilterra si sono in questa ultima settimana inaspriti di nuovo per le continue

ditllcoltà che il Governo britannico crea al commercio svedese;

2°. -probabilità di una vittoria clamorosa della Germania e pericolo di

egemonia tedesca in Europa sembrano scomparsi, mentre invece se l'Italia e

qualche Stato balcanico intervenissero, si intravvederebbe la possibilità di una

decisiva sconfitta degli Imperi Centrali e quindi di un perturbamento di quel

l'equilibrio europeo che la Svezia considera come la migliore garanzia della

sua effettiva indipendenza.

Queste considerazioni renderebbero ora forse meno difficile un intervento

della Svezia, ma tuttavia io ritengo sempre che il Governo e la grande maggio

ranza del Parlamento e del Paese vi opporrebbero seria resistenza.

Questo Ministro degli Affari Esteri, che ho avuto l'occasione di vedere oggi,

mi ha parlato spontaneamente del passo di cui il signor de Bildt è stato inca

ricato presso Sua Maestà e presso il R. Governo. Riferendosi alle obiezioni di

V. E. circa l'influenza che le nostre decisioni possono avere su quelle della Svezia, egli ha ammesso che nessuna questione positiva può metterei in contrasto, ma ha rilevato ancora una volta che qualsiasi complicazione del conflitto mondiale renderà ancora più precaria la situazione già molto delicata della Svezia. Egli si aspetta delle nuove pressioni tedesche e teme che l'opinione pubblica, che in fondo ha viva simpatia per la Germania, possa commuoversi se vede quest'ultima alle prese con l'Europa intera.

Ho fatto osservare che le forze di cui la Svezia potrebbe disporre non sono certamente tali da inHuire sull'esito della lotta, diguisa che l'intervento della Svezia sarebbe un inutile sacrificio, di cui mi sembra impossibile che un popolo evoluto come questo possa essere capace. Questo Ministro degli Affari Esteri

ha convenuto meco che l'intervento sarebbe disastroso, ma non ne ha escluso la possibilità, pur affermando che il Governo svedese farebbe di tutto per evitarlo.

Ho chiesto a questo Ministro degli Affari Esteri se il Re Gustavo avesse fatto anche presso l'Imperatore di Germania qualche passo analogo a quello di cui ha incaricato il signor de Bildt. Egli mi ha risposto negativamente ed ha aggiunto che questo Sovrano si astiene da rapporti diretti di natura politica con la Corte di Germania, per poter affermare dinanzi all'opinione pubblica svedese di conservare completa libertà d'azione. Però il Governo svedese non ha mancato di far presente a Berlino l'interesse che porta ad una pacifica soluzione del dissidio fra noi e gli Imperi centrali.

(l) -Vedi D. 476. (2) -Vedi D. 467. (3) -Non pubblicata.
473

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 311/107. Berlino, 26 aprile 1915, ore 22 (per. ore 11 del 27).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 249 riservato speciale (1).

Per quanto riguarda le convinzioni qui dominanti circa le decisioni definitive che prenderà il Governo austro-ungarico di fronte alle nostre domande, mi permetto far osservare che il relativo ottimismo statomi manifestato con qualche intermittenza in queste sfere ufficiali, è stato sempre finora confermato dai fatti. Mentre il Gabinetto di Vienna lasciava intendere che non avrebbe potuto mai consentire nella questione di massima per le cessioni territoriali, qui dissero sempre fin da principio che il consenso sarebbe stato difficile ma non impossibile ad attenersi: e in realtà, grazie beninteso allo svolgersi degli avvenimenti, il consenso finì coll'essere accordato e il Gabinetto di Vienna ha poi successivamente ceduto su tutte le questioni procedurali presentatesi nei negoziati.

Circa i limiti fino ai quali esso sia disposto a cedere ulteriormente ora nella questione di fatto parmi che si abbia qui l'opinione seguente:

Cessione del Tirolo meridionale nelle sue frontiere linguistiche, escludendo quindi Bolzano e territori limitrofi; rettifica della frontiera orientale fino all'Isonzo; accettazione con qualche riserva del punto di vista italiano nella questione albanese; concessione di larga autonomia amministrativa a Trieste con efficaci garanzie per la popolazione italiana.

Jagow mi aveva anche accennato la prima volta (mio telegramma Gabinetto n. 93) (2) che forse vi sarebbe stata materia a discutere anche per la cessione delle isole; ma poi non ha più toccato questo punto, e, da quanto mi ha detto stamane, credo poter argomentare che abbia dovuto persuadersi dell'intransigenza di Vienna al riguardo. In ogni modo, al di là di questo limite egli crede che il Governo austro-ungarico non potrebbe andare, come pure che non potrebbe consentire all'esecuzione immediata dell'accordo; la quale, secondo

lui, potrebbe facilmente dar luogo ad atti di ostilità fra l'esercito sgombrante e l'esercito occupante e costituire quindi un pericolo gravissimo. Vi sono del resto, Jagow soggiungeva, questioni implicanti l'onore e l'esistenza stessa di uno Stato, sulle quali il Governo non può cedere per quanto minacciosa sia la situazione, e deve invece affrontare la sorte delle armi qualunque possa esserne l'esito.

Non mancano bensì a Vienna ed a Budapest persone le quali, appunto in vista delle minaccie della situazione, vorrebbero far accogliere integralmente le domande dell'Italia, salvo a piombare poi su di essa a guerra finita ed al momento opportuno per riprenderle ciò che le sarebbe stato per necessità ceduto. Ma a ciò si oppongono recisamente l'Imperatore d'Austria-Ungheria e il suo Governo i quali, avendo ammesso il principio delle cessioni territoriali all'Italia, sono risoluti a mantenere lealmente gli impegni presi ed a continuare, anche dopo il nuovo stato di cose, le antiche relazioni fra i due Paesi, col proposito di migliorarle e di farle servire ad una cooperazione reciprocamente proficua.

Così mi confermava stamane Jagow. Il quale mi ha detto che continua ad insistere a Vienna perché, nella misura di quello che si crede possibile, siano fatte all'Italia ulteriori concessioni atte ad evitare una rottura. Ciò che è finora avvenuto parmi non lasci dubbio che questo Governo si adopererà a ciò con ogni maggior impegno.

Facendo astrazione da quel po' di simpatia sentimentale che è ancora rimasta per l'Italia in una porzione dell'opinione pubblica germanica, i moventi di questa sua azione sono, per una piccola parte, il convincimento che i grandi interessi d'ordine generale, i quali hanno presieduto all'alleanza con l'Italia, persistano anche dopo la guerra e possano, malgrado le odierne dimcoltà, servire tuttavia di base per i rapporti fra i due Stati, e per una parte incomparabilmente maggiore, la chiara ed esatta visione dei gravissimi pericoli che minaccerebbero la situazione militare delle Potenze Centrali nel caso di un intervento dell'Italia seguito inevitabilmente (benché a questo riguardo ultimamente venga da taluni risollevato qualche dubbio) da quello della Romania. Poiché qui, per quanto si dica talora di non volervi ancora credere, non si fanno più alcuna illusione circa le conseguenze che avrebbe la persistenza del Governo austro-ungarico nel suo attuale atteggiamento. Il linguaggio molto preciso che è stato tenuto da questo Capo di Stato Maggiore al R. Addetto Militare (1), e che mi fu più volte confermato da Jagow, dà prova che questo Governo si rende conto pienamente della portata di quelle conseguenze e che si è già interamente preparati ad affrontarle.

Ho riferito nel mio telegramma Gabinetto n. 105 (2) alcune notizie che sono venute a tale proposito a mia conoscenza: quella di dieci corpi d'armata che sono pronti a marciare al primo avviso verso il sud mi è stata oggi ripetuta da fonte autorevole.

Jagow concludeva però anche stamane di non aver perduto ogni speranza in un accordo: e si compiaceva del consenso che, a quanto gli aveva riferito

Bulow, V. E. aveva accordato all'invio a Roma di un messo speciale del Governo austro-ungarico per trattare sulle questioni pendenti (1). Ier l'altro egli mi aveva lasciato intendere che la personalità a ciò designata è il Conte Andrassy; oggi mi disse soltanto che la scelta definitiva non era stata ancora fatta.

(l) -Vedi D. 458, nota l, p. 363. (2) -Vedi D. 364. (1) -Vedi D. 317. (2) -Vedi D. 449.
474

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 628/108. Berlino, 26 aprile 1915, ore 21,45 (per. ore 1 del 27).

In una delle mie recenti conversazioni con Jagow accennando alla situazione che sarebbe fatta ai rappresentanti diplomatici presso la Santa Sede di Potenze colle quali l'Italia entrasse in stato di guerra, egli diceva che in una simile eventualità il Ministro di Prussia al Vaticano sarebbe stato richiamato. Non risultandomi in modo positivo il pensiero del R. Governo su tale questione ho lasciato cadere il discorso.

Oggi i giornali tedeschi commentano la smentita dell'Osservatore Romano alla notizia data dal Matin di pretese intenzioni del Sommo Pontefice al riguardo, attribuiscono alla Triplice Intesa il proposito di sollevare in questa occasione la «questione romana»: la Vossische Zeitung dice che questo era lo scopo principale dell'invio di un rappresentante inglese al Vaticano.

475

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2889/467. Berlino, 26 aprile 1915, ore 22 (per. ore 2,50 del 27).

Mio telegramma n. 461 (2).

Jagow, al quale ho parlato stamane (3) del comunicato ufficioso della Nordeutsche Allgemeine Zeitung circa pace pretende che se le voci di una pace separata coll'Inghilterra si sono forse meno diffuse nel grosso del pubblico, che non quelle di una pace separata colla Russia, esse circolavano però con una certa insistenza in taluni circoli politici abbastanza influenti. Era, quindi necessario tagliarvi corto con una recisa smentita. Jagow soggiungeva però che questa era piuttosto destinata per l'interno che non per l'estero dove i Governi nemici sanno perfettamente checché ne dicano talvolta in contrario e facciano dire dai loro giornali, che la Germania pensa a tutt'altro che a chiedere la pace. Malgrado queste dichiarazioni da molti si persiste a dire che dopo polemica insorta in questa stampa circa «il peggior nemico della Germania » (mio tele

gramma n. 91 Gabinetto) (l) Governo Imperiale abbia voluto marcare coll'attuale comunicato le sue preferenze per le tendenze conservatrici di mirare prima ad una pace colla Russia di fronte alle tendenze liberali di affrettare pace coll'Inghilterra. In realtà a quanto si afferma non vi sarebbe nulla di serio né da una parte né dall'altra.

(1) -Né dal Diario di Sonnino, né dalla documentazione esistente risultano tracce di un colloquio tra Sonnino e Blilow su questo argomento. Per la prima notizia di un "messo speciale " si veda il D. 495. (2) -Vedi D. 457. (3) -Vedi anche D-473.
476

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 305/132. Londra, 26 aprile 1915, ore 22,47 (per. ore 5,35 del 27).

Mio telegramma n. 131 Riservato speciale (2). I documenti firmati oggi sono tre (3). l -Accordo sul promemoria giusta redazione approvata da V. E. col telegramma Riservato speciale n. 222 (4). 2 -Dichiarazione di non concludere pace separata ecc. nella redazione autorizzata con predetto telegramma. 3 -Altra dichiarazione di cui trascrivo qui appresso testo che confido

V. E. vorrà approvare compiacendosi significarmelo telegraficamente per mia tranquillità: «Déclaration. -La déclaration du 26 avril 1915 par laquelle la France, la Grande Bretagne, I'Italie et la Russie s'engagent à ne pas conclure de paix séparée au cours de la présente guerre européenne restera secrète. Après la déclaration de guerre par-ou contre l'Italie, les quatre Puissances signeront une nouvelle déclaration identique qui sera rendue publique à ce moment. En foi de quoi ecc.». Seguono firme.

Spedisco i tre documenti a mezzo del corriere di Gabinetto che ho a tale scopo qui trattenuto.

Dopo la firma Grey con accentuata cordialità mi ha stretta la mano dicendomi, e pregandomi di riferirlo a V. E. che il fatto dell'essere noi divenuti ora alleati dell'Inghilterra gli cagionava profonda soddisfazione per ragioni non solo politiche ma anche personali e che considerava come ottimo augurio l'entrata dell'Italia nell'Alleanza.

In termini altrettanto cordiali mi manifestava ieri sera suo vivissimo compiacimento il Lord Cancelliere. Anche colleghi specialmente Cambon, hanno abbondato in espansioni.

Grey mi ha pregato pure di partecipare a V. E. la notizia, proprio allora giuntagli, del felice sbarco degli alleati ai Dardanelli.

Grey al pari di Cambon mi ha da ultimo espresso la speranza che, vista l'urgenza, il R. Governo vorrà designare presto ufficiali di terra e di mare destinati a stipulare due Convenzioni tecniche da discutersi, per comodità maggiore di tutti, a Parigi.

(l) -Vedi D. 363. (2) -Vedi D. 471. (3) -Vedi D. 470. (4) -Vedi D. 402.
477

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R.SP. 309/133. Londra, 26 aprile 1915, ore 22,49 (per. ore 5 del 27).

Telegramma di V. E. n. 250 Riservato speciale (1).

Il linguaggio di Bratianu mi ha cagionato alquanta sorpresa perché non perfettamente collimante con enfatiche dichiarazioni da Mishu fatte a me, a Grey (2) ed ai colleghi sulla definitiva decisione già presa dalla Romania di entrare in campo verso il quindici maggio.

Non mancherò di eseguire domani ordine di V. E. (3) intrattenendo Grey dell'importanza di assecondare i desiderata della Romania.

Intanto sarei assai grato a V. E. di darmi qualche istruzione per norma di linguaggio con Mishu (4), verso il quale io mi sono finora rinchiuso in un massimo riserbo che potrebbe essere da lui giudicato eccessivo. Se gli potrò parlare a cuore aperto mettendolo al corrente di quanto è avvenuto oggi, mi riescirà più agevole sapere da lui con maggiori particolari entità domande Romania, il che mi permetterà di adoperarmi meglio in conformità degli ordini di V. E.

Vista d'altra parte importanza di attivare con gli alleati lo scambio di informazioni sugli interessi comuni e ad evitare ad un tempo equivoci, sarò pure grato a V. E. di autorizzarmi, qualora lo creda utile, a comunicare a Grey tutti i telegrammi che a Lei sembrano rispondenti a tale scopo all'infuori di quelli contenenti le parole «per sua informazione personale».

478

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 307/134. Londra, 26 aprile 1915, ore 22,04 (per. ore 5 del 27).

Telegramma di V. E. n. 251 riservato speciale (5).

A meno che non si tratti di una manovra tedesca a scopo di intimidirei, alla quale la Svezia si è docilmente prestata, la comunicazione fatta a V. E. da de Bildt mi è apparsa non destituita di una certa gravità.

Pur ignorando numero, importanza dell'Esercito svedese, mi sembra, a occhio nudo, che l'azione di quelle truppe, assistite dalla squadra germanica, potrebbe creare imbarazzi non spregevoli alla Russia.

In vista della mutata nostra situazione verso la Triplice Intesa sarebbe forse, a mio remissivo parere, opportuno sia per dovere di lealtà, sia soprattutto

nell'esclusivo nostro tornaconto, avvertire confidenzialmente Grey di questa possibile minaccia ponendo così i nostri alleati in grado di parare il colpo con mezzi diplomatici e, quando ciò non riesca, di prendere qualche provvedimento per non essere colti di sorpresa.

Qualora V. E. approvi questo subordinato suggerimento le sarò grato di significarmelo, indicandomi eventualmente in quali termini potrei dare tali riservate informazioni a Grey con naturalmente l'autorizzazione di informare se lo crede a proposito gli altri alleati.

In attesa di ordini di V. E. io manterrò naturalmente scrupoloso silenzio (1).

(l) -Vedi D. 466. (2) -Vedi D. 374. (3) -Lo eseguì n 28: vedi D. 491. (4) -Vedi D. 482. (5) -Vedi D. 467.
479

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 256. Roma, 27 aprile 1915, ore 10,25.

(Per Parigi e Pietrogrado) Il R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: « (Telegramma n. 131) » (2).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per tutti) Ringrazio V. E. per il suo telegramma col quale mi annunzia l'avvenuta firma dell'accordo tra l'Italia e la Triplice Intesa e la ringrazio dell'opera attiva ed efficace che V. E. ha svolto anche in questa occasione. La informo poi che Sir Rennell Rodd mi ha espresso in nome di Sir Ed. Grey «la grandissima soddisfazione che prova il Governo britannico nel trovarsi alleato all'Italia, il cui popolo ha corrisposto così costantemente con cordialità alla amicizia della Gran Bretagna>>. Prego V. E. ringraziare Sir Ed. Grey di queste sue espressioni che rispondono interamente al profondo sentimento del Governo e del popolo italiano.

480

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO A BUCAREST FASCIOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 260 Roma, 27 aprile 1915, ore 18.

(Per tutti meno Bucarest) Come è noto a V. E. noi abbiamo particolari intese con la Romania ed abbiamo il massimo interesse di entrare in campagna

t. -gab. r. sp. 361/104 del 4 maggio: «Sazonov è molto grato all'E. V. delle comunicazioni fattegli per mezzo mio circa l'atteggiamento della Svezia>>. Per le risposte di Imperiali e Tittoni vedi DD. 498 e 514.

contemporaneamente ad essa. Ho creduto opportuno perciò telegrafare a Bucarest quanto segue:

(Per tutti) Nostre conversazioni con Triplice Intesa possono considerarsi concluse. Prego darne notizia confidenziale a Bratianu confermandogli che faremo ogni sforzo perché aspirazioni del Governo romeno siano accolte, nel desiderio che entrata in campagna dell'Italia e della Romania avvenga contemporaneamente.

(Per tutti meno Bucarest) Quanto precede per conoscenza esclusivamente personale di V. E.

(l) -Con t. gab. r. sp. 263 del 27 aprile. ore 22 Sonnino autorizzava Imperiali, ed anche Tittonl e Carlotti ai qual! ritrasmetteva i DD. 472 e 478, ad avvertire confidenzialmente l governi di Londra, Parigi e Pletrogrado del passo svedese. Carlotti rispose semplicemente, con (2) -Vedi D. 471.
481

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO. ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 261. Roma, 27 aprile 1915, ore 18.

Informo V. E. che giungerà costà per pratiche relative all'articolo XIV del noto accordo Commendatore Arrigo Rossi Capo del servizio estero alla Banca d'Italia accompagnato dal suo segretario Joe Nathan.

Prego V. E. fornirgli opportune direzioni atte a facilitargli compito (1).

482

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO A BUCAREST FASCIOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 262. Roma, 27 aprile 1915, ore 20.

(Per Parigi Pietrogrado e Bucarest) Mio telegramma n. 250 (2).

Il R. Ambasciatore a Londra telegrafa quanto segue: «Il linguaggio di Bratianu... » (come nel telegramma n. 133 sino alle parole: «in conformità agli ordini di V. E.)» (3).

Ho risposto ad Imperiali quanto segue:

(Per Londra) Telegramma di V. E. n. 133 Riservato Speciale.

(Per tutti) V. E. potrà mettere al corrente Mishu dell'azione che ella ha avuto istruzione di svolgere presso il Governo britannico a favore della Romania.

Circa le domande romene ella trarrà ragguagli nel mio telegramma n. 250 (l). Pur insistendo per il loro accoglimento presso Grey, ella vorrà consigliare a Mishu una opportuna moderazione. Analoga comunicazione ho fatto ai R. Ambasciatori a Parigi Pietrogrado ed alla R. Legazione a Bucarest.

(Solo per Parigi e Pietrogrado) V. E. potrà comportarsi analogamente con codesto Ministro di Romania (2).

(l) -Imperiali rispose il 2 maggio con t. gab. r. sp. 346/147 comunicando: "Sono giunti Rossi e Nathan. Li presenterò io stesso al Cancelliere dello Scacchiere da ieri assente, ma di ritorno lunedì. A richiesta di Rossi prego V. E. informare dell'arrivo Stringher "'. (2) -Vedi D. 466. (3) -Vedi D. 477.
483

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 633/62. Sofia, 27 aprile 1915, ore 20 (per. ore 2,30 del 28).

Telegramma di V. E. n. 1288 (3) riferendomi mio telegramma n. 212 (4).

In questi circoli politici non si lascia nulla trasparire circa possibilità dl un accordo bulgaro-turco ma, benché non vi sia alcun indizio positivo neanche nel campo militare, si raccoglie impressione che qualcosa di (concreto) sta maturandosi e fino ieri non pochi affermavano che se Bulgaria dovrà prendere una decisione questa sarà favorevole alla Triplice Intesa.

Oggi però vi è una nuova circostanza che, per quanto debba essere accolta con riserva, merita essere presa in considerazione.

Capo dell'Ufficio Stampa di questo Ministero degli Affari Esteri che, per cosi dire, maneggia questi giornali ufficiosi, preoccupato da una notizia pervenuta da Atene da lui interpretata come l'entrata in azione della Grecia colla Triplice Intesa ha detto « giammai Bulgaria potrà mettersi sullo stesso carro della Grecia , e che per conseguenza dovrà marciare contro Triplice Intesa e intendersi eventualmente colla Turchia per la Tracia.

E tanto più strano sembra il suo discorso, che in questi ultimi giorni (pur essendo di sentimenti germanofili) egli ammetteva che Bulgaria dovesse seguire politica della Triplice Intesa, nel quale senso si era pure espresso già da tempo anche il Ministro della Guerra (mio telegramma n. 42 Gabinetto) (5).

Per potere meglio apprezzare altri indizi che qui si raccogliessero, interesserebbe sapere se, in base ad eventuali informazioni sicure da altra fonte, le due notizie di un accordo turco-bulgaro e di una adesione della Grecia alla Triplice Intesa possano essere messe in relazione di causa ad effetto.

Aggiungo, per notizia appresa in questo momento, che Daneff esclude in modo assoluto che Bulgaria possa mettersi in conflitto con la Grecia dato che questa entrasse in azione e che anzi Bulgaria dovrebbe in tal caso essere a maggior ragione nell'orbita della Triplice Intesa.

(l) -Vedi D. 450, nota 2, p. 356. (2) -Per le risposte vedi DD. 512, 519 e 525. (3) -Vedi D. 431, nota 4, p. 343. (4) -Con t. 2857/212 del 24 aprile, ore 10,30, non pubblicato, Cucchi aveva riferito che nulla era trapelato circa le proposte di Talaat bey alla Bulgaria. (5) -Non pubblicato.
484

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 313/91. Pietrogrado, 27 aprile 1915, ore 20,46 (per. ore 4 del 28).

Telegramma di V. E. n. 250 (1).

Ministro di Romania non arriverà qui dal suo congedo che alla fine della corrente settimana o lunedì prossimo. Stimo opportuno aver previamente conoscenza da lui del modo nel quale presenterà a Sazonov i desiderata di Bratianu per potere meglio assecondare così le sue pratiche e per ciò, salvo contrari ordini di V. E. mi asterrò nel frattempo dall'intrattenere Sazonov su tale argomento.

485

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 264. Roma, 27 aprile 1915, ore 21.

Prego V. S. insistere con ogni maggiore efficacia presso codesto Ministro degli Affari Esteri perché notizia circa l'accordo di Londra non formi oggetto di indiscrezioni, essendo nostro massimo interesse come lo è degli alleati, evitare che tali indiscrezioni provochino un'aggressione a nostro danno o un nostro troppo affrettato ingresso in campagna quando ancora non perfettamente pronti.

486

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 28 aprile 1915, ore 8.

Leggo il telegramma di Carlotti n. 313 gab. ris. spec. (3). Penso che forse sarebbe bene inculcare a Carlotti di prendersela un po' più calda per la Rumenia. Egli potrebbe, aspettando il collega, preparare genericamente il terreno con Sazonov, dimostrandogli la decisiva importanza che avrebbe l'intervento dei rumeni contemporaneo, o quasi, al nostro.

Del resto decidi tu (4).

(l) -Vedi D. 466. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Categgio, cit., D. 299. (3) -Vedi D. 484. (4) -Vedi D. 487.
487

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 265. Roma, 28 aprile 1915, ore 11.

(Per tutti meno Pietrogrado) Il R. Ambasciatore a Pietrogrado telegrafa

quanto segue: << (telegramma da Pietrogrado n. 313/91 Riservato speciale)» (1). Ho risposto a Carlotti: (Per Pietrogrado) Telegramma di V. E. n. 91 Riservato Speciale. (Per tutti) Dato il sommo interesse e l'urgenza di giungere ad una con

clusione prego V. E. iniziare senz'altro le conversazioni con Sazonov in favore delle aspirazioni romene (2).

488

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 28 aprile 1915.

Avendo avuto in agosto per mezzo di Imperiali (4) e di Rodd, qualche rapporto diretto con Grey, che diffidava di San Giuliano, ho pensato che fosse bene mandare ad Imperiali il telegramma, del tutto formale, di cui ti accludo copia perché tu ne sia informato.

Vi ho aggiunto una esortazione generica ad Imperiali per la Rumenia, alla quale da ieri penso molto.

ALLEGATO.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. s. n. Roma, 28 aprile 1915, ore 10,25.

Ringrazio V. E. di quanto a me si riferisce nel suo telegramma gabinetto n. 131 riservato speciale (5) e Le ricambio personali congratulazioni associandomi ai Suoi auguri pel nostro p:!.ese.

La prego rendersi interprete presso il primo ministro e presso Grey della mia grande soddisfazione per lo storico evento compiutosi, dal quale i nostri due paesi trarranno ragione di rinsaldare sempre più l'antica amicizia che la crisi europea era destinata non a rompere ma a rafforzare e trasformare in efficace cooperazione per la libertà e la pace del mondo.

(-4) Vedi serie v, vol. I, DD. 134, 165 e 191.

La prego pure considerare come parte integrante del suo compito arrivare ad ottenere la completa intesa con la Rumenia e la sua effettiva cooperazione. Oltre ai vantaggi obiettivi ch'é superfluo spiegare e che V. E. intende benissimo, occorre che v. E. sappia che la condotta della Rumenia avrà grande influenza sopra lo spirito pubblico italiano tuttora malsicuro della sua strada e travagliato da torbide correnti alimentate dagli interessati. Consideri dunque tale questione come di vitale importana (1).

(l) -Vedi D. 484. (2) -Per la risposta di Carlottl vedi D. 513. (3) -Da Archivio Sonnino. Montespertoli. Ed. In SoNNINo, Carteggio, clt., D. 300. (5) -Vedi D. 471.
489

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2943/114. Nish, 28 aprile 1915, ore 17 (per. ore 5,30 del 29).

Nella seduta odierna alla Skupcina il deputato Pavlovic ha domandato al Ministro degli Affari Esteri che cosa vi fosse di vero nelle voci corse sullo intervento dell'Italia alla guerra in relazione ad alcuni compensi a danno dei popoli serbo-croati sloveni.

Pasic ha risposto che corrono simili voci ma che egli non vi presta fede poiché (ritiene che) l'Italia non vorrà dipartirsi dal principio delle nazionalità cui deve la sua unità.

Ha soggiunto sapere che vi sono in Italia grandi e prudenti uomini di Stato i quali preferiranno concordia ed amicizia col popolo serbo-croato sloveno al possesso di qualche territorio che quei sentimenti (contraddicono).

490

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 327/138. Londra, 28 aprile 1915, ore 19,25 (per. ore 13,25 del 30) (2).

Lunedì scorso ricordai a Grey la questione del Senussi, insistendo sulla premura nostra a che essa abbia finalmente soluzione conforme al nostro interesse che al postutto è anche quello dell'Inghilterra. Rispose Grey voleva appunto parlarmi della cosa e recatomi oggi da lui, secondo il convenuto, mi ha detto si proponeva di incaricare Sir Rennell Rodd di intendersi col Ministro delle Colonie per trovare insieme una soluzione soddisfacente per le due parti. Io ho osservato che questa soluzione si potrà trovare soltanto se si tiene debito conto delle giuste osservazioni di S. E. Martini, da me enunciate nel memorandum rimessogli la settimana scorsa (3). Intanto, ho aggiunto, sarebbe, per cominciare, desiderabile s'i cessi dal sollevare difficoltà alla presenza di un nostro agente a Solum. Grey ha detto avrebbe telegrafato istruzioni generali a quel Commissario britannico di adoperarsi perché il Senussi non ci dia fastidio in attesa che sulla soluzione della questione generale si mettano d'accordo i due

387 Governi. Ha poi aggiunto essere evidente che, verificandosi certe eventualità sulle quali per il momento non conviene insistere pubblicamente, Inghilterra dovrà esplicitamente significare al Senussi che se egli non diventa amico dell'Italia non può aspettarsi l'amicizia inglese.

(l) -Per la risposta, vedi D. 507. (2) -Pervenuto o registrato In arrivo In ritardo. (3) -Vedi D. 373.
491

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 326/140. Londra, 28 aprile 1915, ore 19,45 (per. ore 10 del 30) (1).

Telegramma di V. E. n. 250 riservato speciale (2).

Grey, cui ho rivolto oggi pressanti raccomandazioni nel senso prescrittomi dall'E. V., ha preso nota dei desiderata della Romania circa i quali avrebbe subito telegrafato a Pietrogrado.

Egli ha però fatto la medesima osservazione che feci io nel mio telegramma di ieri [l'altro] (3), e cioè che Mishu gli ha esplicitamente dichiarato senza alcuna restrizione o condizione che la Romania entrerebbe in campo alla metà di maggio.

Sarà forse bene, qualora i miei telegrammi sull'argomento siano ripetuti a Bucarest, raccomandare a Fasciotti di non menzionare le dichiarazioni di Mishu a me, stantele strettamente private confidenze fattemi. Se egli si fosse troppo avanzato coll'Inghilterra, provvederà Grey, se lo crede, a chiarire la cosa per conto suo (4).

492

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. sP. 315/192. Bucarest, 28 aprile 1915, ore 21 (per. ore 3,30 del 29) (5).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Bratianu, avendo passato due giorni fuori di Bucarest, solamente domattina potrò esprimermi con lui nel senso telegrammi Gabinetto n. 245 e 247 riservati speciali (6).

Mi permetto tuttavia far presente che sarebbe preferibile non insistere ora sui consigli di moderazione, in primo luogo perché Bratianu non ne terrà alcun conto finché spererà che le sue domande siano accolte, ed in secondo luogo perché,

se noi avremo dato tali consigli e le domande romene saranno soddisfatte, noi avremo contribuito inutilmente a mettere in miglior luce servizi alla Romania dalle Potenze dell'Intesa, e se invece domande stesse saranno respinte ci saremo addossati una parte dell'odiosità di tale ripulsa, che altrimenti ricadrebbe interamente sulle Potenze suddette. Mio avviso subordinato sarebbe quindi rinviare tali consigli a quando saremo sicuri che le domande romene saranno respinte ed occorrerà dare qui l'ultima spinta per far entrare in azione Romania.

In relazione al telegramma di V. E. prego V. E. voler considerare opportunità che quando accordo tra noi e l'Intesa verrà firmato Bratianu ne sia avvertito da me, prima che da qualsiasi altro. Così pure se R. Governo crederà utile accogliere proposte di Poincaré, circa accordo militare (1), V. E. vorrà tener conto utilità che presenterebbe per la nostra influenza che noi stessi prendessimo iniziativa qui di scambi d'idee militari tra Italia e Romania.

Prendomi libertà di suggerire tutto quanto precede per evitare che la nostra influenza, qui così felicemente stabilitasi ·in questi ultimi anni, in seguito eccezionali circostanze favorevoli, svanisca di fronte a ben più positiva influenza di altri Stati.

(l) -Pervenuto o registrato In arrivo In ritardo. (2) -Vedi D. 466. (3) -Vedi D. 477. (4) -Ritrasmesso a Parigi. Pletrogrado e Bucarest con t. gab. r. sp. 275 del 30 aprlle, ore 21. (5) -Questo telegramma è stato scritto 11 27, come appare chiaramente dal testo. ma risulta spedito il giorno dopo. contemporaneamente al telegramma seguente 193 e risulta anche arrivato poco dopo quest'ultimo. (6) -Vedi DD. 462 e 465.
493

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 314/193. Bucarest, 28 aprile 1915, ore 21 (per. ore 1,40 del 29).

Stamane quando ho veduto Bratianu, secondo avevo preannunziato col mio telegramma Gabinetto n. 192 (3), egli non è stato punto soddisfatto delle assicurazioni che io gli davo a nome del R. Governo e mi ha ripetuto le ben note sue recriminazioni. Ho tentato di dargli consigli di moderazione, ma egli ha dichiarato che se non ottiene tutto il Banato e la Bucovina fino al Pruth assolutamente non entra in campagna.

Ritornato alla Legazione ho trovato il telegramma di V. E. Gabinetto

n. 260 Riservato speciale (4). Sono quindi andato da Bratianu per comunicargliene il contenuto. Bratianu si è rassegnato. Egli prega vivamente il R. Governo di adoperarsi a mezzo dei RR. Ambasciatori presso le Potenze dell'Intesa affinché la Romania ottenga tutto il Banato fino al Theiss. Circa la Bucovina egli non ha difficoltà che noi facciamo passi a Londra e Parigi. Allo scopo però di evitare di urtare la suscettibilità della Russia raccomanda di agire a Pietrogrado con circospezione e prega Carlotti di mettersi d'accordo con Diamandy per quello che vi sarebbe di meglio da fare.

Bratianu chiede poi di essere a suo tempo informato della data del nostro accordo, della sua forma e del modo come motiveremo la nostra entrata in azione contro i due Imperi, nonché della data precisa della entrata stessa.

29 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

Richiamo l'attenzione dell'E. V. ancora una volta sulla importanza che questo Governo e specialmente Re Ferdinando attribuiscono alla motivazione suddetta.

Del resto ormai che, bene o male, abbiamo fatto accettare da Bratianu il fatto compiuto di un accordo separato fra l'Italia e l'Intesa, faccio presente l'opportunità di tenere questo Governo informato e di secondario in modo da attenuare il suo malcontento e di cercare di mantenere qui la situazione acquisita.

Bratianu raccomanda di affrettare le forniture di munizioni per la Romania le quali da noi pure sarebbero in ritardo, avvertendo che anche dallo stato dell'approvvigionamento delle munizioni egli fa dipendere la data dell'entrata in campagna dell'esercito romeno.

Ad ogni buon fine credo opportuno di ripetere che, qualunque cosa dica Bratianu, mi pare per lo meno difficile che egli possa riuscire ad impedire che la pubblica opinione romena imponga l'entrata in campagna al momento della nostra dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria. Secondo le istruzioni di

V. E. ho raccomandato a Bratianu il massimo riserbo con Ghika.

(l) Vedi D. 456.

(2) Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 301.

(3) -Vedi D. 492. (4) -Vedi D. 480.
494

IL MINISTRO DEGLI ESTERI SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (l)

T. GAB. R. SP. 266. Roma, 28 aprile 1915, ore 21,10.

Il Signor de Bildt mi ha detto che il Re di Svezia lo ha incaricato di ripetere (2) a me a di lui nome che spera che l'Italia manterrà la sua neutralità, perché la Svezia non abbia pure a prendere qualche decisione per effetto del mutamento della situazione generale.

Risposi che nulla vi era di mutato da ieri l'altro ad oggi, onde non gli avrei potuto che ripetere le stesse parole dettegli allora. Gli dovevo pur ripetere che non sapevo rendermi conto, qualunque fosse per essere la decisione dell'Italia, quale interesse potesse avere la Svezia di uscire dalla sua neutralità, e di spingere così la Russia che ora rivolgeva tutte le sue aspirazioni al possesso di un mare libero verso il Sud, cioè verso il Mediterraneo, a tornare invece alle sue antiche mire dal lato del Mare del Nord. Non volevo del resto dar consigli non chiesti, ma non poter nascondere la mia meraviglia che la Svezia facesse in qualche modo dipendere la sua condotta da quella dell'Italia, che non aveva nessun interesse o aspirazione in contrasto con lei nè direttamente nè indirettamente.

(l) Ed. in SONNINO, Diario, c!t., p. 131.

(2) Vedi D. 467.

495

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (l)

T. GAB. R. SP. 267. Roma, 28 aprile 1915, ore 21.

(Per Berlino) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per tutti) Il barone Macchio mi ha annunziato che sarebbe per venire a Roma il Conte Goluchowski, già Ministro degli Esteri, persona molto al corrente dello stato delle nostre trattative, e legato col barone Burian. Verrebbe non ufflcialmente, ma desidererebbe conferire qui con me e col Presidente del Consiglio.

Risposi che non avevo ragione alcuna per non ricevere il Conte Goluchowski, per quanto non sapessi vedere di quale utilità potesse essere un terzo intermediario nelle trattative, viste le buone relazioni personali esistenti tra Burian e

V. E. da un lato e tra Macchio e me dall'altro. Macchio mi disse che la venuta del Goluchowski avverrebbe al più presto. Sarebbe opportuno che V. E. agisse urgentemente in modo da evitare questa

visita del conte Goluchowski che non è opportuna. In ogni peggiore ipotesi prego adoperarsi per ritardarla. (Per Berlino) Quanto precede per sua esclusiva informazione personale.

496

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 316/109. Berlino, 28 aprile 1915, ore 21,30 (per. ore 5,50 del 29).

Jagow mi illustrava stamane le ragioni che avevano determinato la scelta del conte Goluchowski per la missione speciale presso il R. Governo, di cui mi aveva precedentemente parlato (mio telegramma Gabinetto n. 107) (2).

Contro l'invio del conte Andrassy, cui si era dapprima pensato, stava il fatto che egli è uno dell'opposizione al Governo ungherese e che quindi, malgrado la « tregua di Dio » fra i partiti esistente anche a Budapest, il suo nome sarebbe stato poco gradito al conte Tisza; stanno pure altre considerazioni inerenti alle qualità personali ed al carattere vivace ed a scatti di quell'uomo politico. Il conte Goluchowski era invece raccomandato per molteplici aspetti, per la !neontestata autorità che lo circonda, perché possiede al più alto grado la fiducia personale dell'Imperatore d'Austria-Ungheria, perché presiedette per anni alla politica estera della Monarchia ed ebbe in tale qualità ad occuparsi in modo speciale delle relazioni fra la Monarchia e l'Italia, soprattutto in occasione dell'accordo per l'Albania, da lui stipulato col marchese Visconti Venosta. Egli era quindi particolarmente indicato per discutere circa le modificazioni a quell'accordo, chiesto ora dal R. Governo, ma avrà del resto le più larghe istruzioni per

trattare anche tutte le altre proposte messe tnnanzi da V. E. Jagow si augurava che la missione del conte Goluchowski potesse approdare a felice risultato nell'interesse del consolidamento dei buoni rapporti dell'Italia coll'Austria-Ungheria e conseguentemente colla Germania. Io gli risposi che all'infuori di qualsiasi apprezzamento circa la scelta del personaggio, senza dubbio autorevolissimo e a me ben noto per antiche relazioni di amicizia, ciò che più importava era che egli fosse interprete di disposizioni del suo Governo tali da permettere al Governo del Re di ravvisare in esse la possibilità di una soluzione che dia adeguata soddisfazione alle aspirazioni nazionali del Paese.

(l) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 131-132. (2) -Vedi D. 473.
497

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 317/93. Pietrogrado, 28 aprile 1915, ore 21,30 (per. ore 8 del 29).

Sazonov mi prega d'interpretare presso V. E. la sua vivissima soddisfazione per l'accordo intervenuto fra l'Italia e la Triplice Intesa nel quale, oltre alla singolare sua portata sul corso degli avvenimenti, egli ravvisa la consacrazione da lui costantemente vagheggiata dell'amicizia tradizionale che unisce la Russia all'Italia e che, divenuta fratellanza d'armi, lo induce a trarre i più fausti auspici per l'avvenire dei due Paesi.

Sazonov ha soggiunto che le sue profonde simpatie per l'Italia sono di antica data, da quando cioè durante il suo undicenne soggiorno in Roma poté apprezzare da vicino le qualità insignì della nostra nazione e constatare la sua reciprocanza di sentimenti verso la Russia. Egli mi ha poi rammentato la lunga serie delle nostre conversazioni costantemente improntate dal comune grande desiderio di rendere sempre più intimi i rapporti fra l'Italia e la Russia e si è meco felicitato con calorosa cordialità di vedere quel desiderio tradotto in realtà.

498

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 320/141. Londra, 28 aprile 1915, ore 22,27 (per. ore 9 del 29).

Decifri Ella stessa.

Telegramma di V. E. n. 263 Riservato speciale (1).

Grey ringrazia V. E. vivamente per l'importante comunicazione giuntagli, mi è sembrato, inaspettata e poco gradita. Ha osservato che dalle ultime informazioni giuntegli aveva finora motivo di ritenere assicurata la neutralità svedese. Risultavagli di fatto che la Regina di Svezia al suo ritorno da Berlino aveva detto aver l'Imperatore convenuto che la Svezia rimanendo neutrale renderebbe alla Germania servizio maggiore che partecipando alla guerra (con le note facili

tazioni del contrabbando). D'altra parte Svezia non può ignorare che schieranGrey ritiene inoltre poco probabile che Danimarca e Norvegia facciano causa Grey ritiene ~noltre poco probabile che Danimarca e Norvegia facciano causa comune con la Svezia qualora essa abbandonasse neutralità.

Secondo le impressioni sue, passo di de Bildt dovrebbe attribuirsi più ad un impulso del Re istigato direttamente dall'Imperatore, che a decisione concreta del Governo svedese. Comunque sia, concluse, la cosa non era da prendere alla leggera e meritava considerazione. Io ho detto che se Inghilterra e Russia hanno qualche questione in sospeso con la Svezia potrebbero forse profittare dell'occasione per darvi soluzione favorevole a quel regno cercando così di attenuare eventuale risentimento dell'opinione pubblica e facilitare al Governo svedese il mantenimento della neutralità nel che Grey ha avuto l'aria di convenire.

Vista la delicatezza della cosa, Grey, riconoscendo benissimo il fondamento della raccomandazione mi ha detto che nell'informare Pietroburgo avrebbe comunicato notizia senza menzionarne l'origine aggiungendo soltanto averla avuta da «sorgente ineccepibile».

(l) Vedi D. 478, nota l, p. 382.

499

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. S. 635/63. Sofia, 29 aprile 1915, ore 6,30 (per. ore 9,30).

In questi circoli militari va prendendo sempre maggior consistenza l'idea che la Bulgaria avrebbe tutto interesse ad intervenire dalla parte verso la quale potrebbe eventualmente schierarsi l'Italia. Tuttavia non è da escludere che una possibile entrata in azione della Grecia a favore della Triplice Intesa possa dar modo ai partiti più violenti nell'odio contro la Grecia a spingere la Bulgaria, senza attendere decisione dell'Italia, ad intervenire contro la Grecia e quindi gettarsi in un'azione che non potrebbe eventualmente essere contraria alla stessa Italia nel caso che questa non avesse già colla sua attitudine influito sul contegno oscillante di questa e forse di altri Stati minori. Prego comunicare quanto precede al Comando del Corpo di Stato Maggiore.

500

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2964/190 (1). Atene, 29 aprile 1915, ore 18,50 (per. ore 21,35).

L'annunzio dello sbarco delle truppe alleate nella penisola di Gallipoli ha, come è naturale, eccitato qui grandemente gli animi. Zografos me ne ha parlato

con viva preoccupazione sopratutto perché teme che alleati non siano venuti a questo passo senza previa intesa colla Bulgaria.

Mi ha detto egli sente ostilità della Triplice Intesa e gli intrighi di Venizelos e teme che la Grecia debba essere vittima di qualche brutto tiro. Considera ricevimento entusiastico fatto a Venizelos in Egitto come organizzato od almeno tollerato dall'Inghilterra per preparare a Venizelos un ritorno trionfale che sarebbe uno smacco per il Re.

Zografos mi ha però confermato che nessuna preoccupazione o intimidazione potrà mutare proposito saldo del Governo ellenico di non muoversi se non colle serie garanzie da esso chieste alla Triplice Intesa e che questa non vuole accordare. Alle agitazioni di Zografos fa contrasto tono della stampa che pressiché unanime asserisce che il contingente sbarcato non è sufficiente per iniziare serie operazioni di avanzata avendo Turchi forze considerevoli che si fanno salire a 300 mila uomini per la difesa degli stretti ed essendo stata penisola Gallipoli fortificata in questi ultimi tempi in modo formidabile.

Anche il Re, discorrendo ieri sera con parecchie persone, si è mostrato assai tranquillo e più che mai persuaso avere ben agito tenendosi neutrale e determinato a non uscire dalla neutralità se non con garanzie assolute ed adeguate.

(l) Nota dell'Ufficio cifra: «Il presente telegramma è la ripetizione chiesta di un altro pressoché indecifrabile giunto il 28 aprile alle ore 17,30 ».

501

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. 300. Roma, 29 aprile 1915, ore 19.

Prego V. E. telegrafarmi, per mia opportuna conoscenza se si può affermare che fino dal 1913 era noto a codesto Governo il punto di vista del Governo italiano contrario ad ogni azione, anche isolata, dell'Austria-Ungheria, tendente a menomare l'indipendenza della Serbia. Gradirei conoscere in che data ed in quali termini furono fatte eventuali comunicazioni dall'E. V. in quel senso e quali comunicazioni nel medesimo senso furono fatte dal mio predecessore al Signor De Merey.

Non risulta da questo archivio che sia stata data risposta alla comunicazione che venne qui fatta dal Signor De Merey mentre il mio predecessore era a Stoccolma il 6 luglio 1913. Si trattava del resto di un telegramma diretto da Berchtold all'Ambasciatore d'Austria-Ungheria a Berlino da comunicare al Governo germanico, e di cui Merey dette qui lettura confidenziale. Ma può darsi che

V. E. abbia ricevuto istruzioni direttamente da Stoccolma ovvero che il punto di vista italiano sia stato fatto conoscere a Berchtold per mezzo del Governo Germanico. Sarebbe utile chiarire questi diversi punti.

Circa le relazioni austro-serbe ho notato i telegrammi diretti a V. E. in data 2 agosto 1913 n. 291 Gabinetto e 19 ottobre stesso anno n. 7219 ma gradirò che V. E. mi segnali altri analoghi telegrammi eventualmente sfuggiti alle ricerche fatte (1).

(l) Vedi D. 552.

502

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 270. Roma, 29 aprile 1915, ore 21.

Prego V. E. comunicare a Sir Ed. Grey il seguente messaggio che S. M. il Re dirige a S. M. il Re d'Inghilterra in risposta a una comunicazione che S. M. il Re Giorgio ha fatto pervenire al Nostro Augusto Sovrano (l) per il tramite dell'Ambasciata Britannica in Roma e del R. Ministro degli Affari Esteri:

« Assai gradite mi giunsero le cordiali espressioni di V. M.. La decisione presa dal mio Governo si accorda interamente all'antica e salda tradizione di amicizia e di fiducia che ha sempre guidato le relazioni fra i nostri Paesi. Il popolo italiano saluterà con gioia l'alleanza che risponde ai suoi intimi sentimenti ed il mio esercito adempirà con entusiasmo il dover suo a compimento dei nostri destini nazionali».

503

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 271. Roma, 29 aprile 1915, ore 20,30.

(Per Parigi e Londra) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Pietroburgo quanto segue:

(Per tutti) Questo Incaricato d'Affari di Russia mi ha comunicato quanto segue: «Art. l del Trattato coll'Italia prevede la conclusione di una convenzione militare tra gli Stati Maggiori delle quattro Potenze alleate. Il Governo francese propone che queste trattative abbiano luogo a Parigi.

Inoltre uno degli articoli del Trattato suddetto dispone che la quantità delle truppe russe in Galizia sia fissata. Poiché la Russia e l'Italia avranno lo stesso nemico, è indicata una stretta collaborazione tra le Armate di terra di queste due Potenze. Perciò il Governo russo troverebbe preferibile che le trattative contemplanti lo stabilimento delle basi di questa collaborazione abbiano luogo al Gran Quartiere Generale dell'Armata russa. Il Governo italiano potrebbe a questo scopo munire di istruzioni a ciò relative il suo Addetto Militare a Pietroburga che gode la fiducia di S. A. Imperiale il Granduca Generalissimo.

I risultati di queste trattative potranno essere in seguito comunicati ai Generalissimi francese ed inglese e coordinati con le decisioni prese a Parigi in rapporto alla cooperazione degli eserciti e delle forze navali».

Ho risposto che sembrami opportuno concretare le trattative in un solo luogo e che, vista l'urgenza, il luogo più appropriato sembravami essere Parigi, dove noi abbiamo già mandato due rappresentanti che sono al corrente dei piani dei Capi dello Stato Maggiore del nostro Esercito e della nostra Marina.

Ho soggiunto che mi pareva perciò opportuno che l'Addetto Militare russo a Parigi fosse posto in grado di intervenire nelle trattative. Se ciò non fosse stato possibile mi riservavo di cercare di prendere ulteriori provvedimenti (l).

(l) Non rinvenuta ma i testi dei due messaggi sono editi in L. ALDROVANDI MARESCOTTI, Nuovi ricordi e frammenti di diario, Milano, Mondadori, 1938, pp. 247-248.

504

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 321/122. Parigi, 29 aprile 1915, ore 20,35 (per. ore 23,05).

Telegramma di V. E. n. 264 Riservato speciale (2).

Ho nuovamente insistito personalmente presso Delcassé e Margerie nel massimo comune interesse che accordo di Londra sia mantenuto segreto. Delcassé mi ha detto che aveva dato ordini severissimi e che censura mantenevasi inflessibile a questo riguardo. Mi ha aggiunto che però telegrammi indiscreti giungono continuamente anche dall'Italia.

Se è vero che in questi giornali non ho rilevato accenni positivi alle trattative di Londra, debbo però dire a V. E. che qui in tutti i centri... si parla e si dà per certo avvenuta firma accordo.

Un giornalista italiano, di cui non mi si è dato il nome, telegrafava due giorni or sono al suo giornale: « Accord signé ». Telegramma venne naturalmente soppresso dalla censura.

505

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2969/341. Parigi, 29 aprile 1915, ore 20,35 (per. ore 23,40).

Telegrammi di V. E. 1231 (3) 1319 (4). Al passo fatto Triplice Intesa a Atene per fare presente a quel Governo inammissibilità elezioni greci nell'Epiro

e nelle Isole di Tenedos Imbros e Castellerizzo, Governo Ellenico avendo risposto in forma troppo vaga e insoddisfacente, Ministro di Francia colà venne incaricato al pari dei suoi colleghi di Inghilterra e Russia di rinnovare loro rimostranze.

(l) -Vedi D. 521. (2) -Vedi D. 485. (3) -Vedi D. 369. (4) -Con t. 1319 Sonnino aveva sollecitato la risposta al t. 1231.
506

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. R. SP. 272. Roma, 29 aprile 1915, ore 22.

Prego V. E. comunicare sia personalmente sia per il tramite che crederà migliore a Sua Maestà lo Zar il seguente messaggio direttogli da Sua Maestà il Re Nostro Augusto Sovrano:

«Sono lieto che l'Accordo firmato a Londra sanzioni la comunanza di interessi e di intenti dell'Italia e della Russia, rafforzando quei sentimenti di simpatia che esistevano tra le nostre Case, i nostri Governi e i nostri Popoli.

Mi auguro che l'intervento dell'Italia possa affrettare la fine della presente guerra e dare al più presto all'Europa un assetto che per lunghi anni le assicuri i benefici della pace. Questo intento sarà più presto e più facilmente raggiunto se insieme all'Italia la Romania combatterà a fianco della Triplice Intesa. Le disposizioni della Romania sono le più favorevoli ma essa subordina la sua entrata in azione al conseguimento di aspirazioni che soprattutto hanno bisogno dell'approvazione della Russia in esse più direttamente interessata (l).

Io ritengo che la Maestà Vostra darà come me grandissima importanza al simultaneo concorso della Romania e dell'Italia. Prego quindi la Maestà Vostra di voler accogliere le domande della Romania con la maggiore benevolenza facendo ad essa le più larghe concessioni possibili».

Fine del telegramma di Sua Maestà il Re.

V. E. vorrà far noto che tale messaggio non è stato spedito direttamente per la necessità in cui ci troviamo di mantenere il segreto sulle cose in esso contenute.

Prego poi V. E., in risposta al suo telegramma n. 93 (2), di rendersi interprete presso Sazonov dei sentimenti che mi animano nelle presenti circostanze e che corrispondono perfettamente a quelli espostimi per suo incarico da V. E. Ella vorrà soggiungere che io partecipo pienamente al desiderio di Sazonov che i rapporti di amicizia fra Italia e Russia testè consacrati da una alleanza si rendano sempre più intimi nell'avvenire per lo sviluppo degli interessi reciproci.

Prego inoltre V. E. di non tralasciare occasione per parlare con Sazonov della Romania. Considerata la enorme importanza che ha dal punto di vista morale e politico oltrechè militare, specialmente per noi, la contemporanea entrata in campagna delle forze romene contro l'Austria-Ungheria, sono certo che

V. E. si adopererà con il maggior zelo e con la maggiore efficacia onde la Russia faccia le concessioni necessarie per conseguire sollecitamente tale intento.

(l) -Vedi D. 450. (2) -Vedi D. 497.
507

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA

T. s. N. Londra, 29 aprile 1915.

Stamane ho eseguito ordini di V. E. comunicando suo messaggio al primo Ministro (l). Asquith mi ha detto apprezzava più di quanto poteva esprimere gentile pensiero di V. E. e mi ha pregato assicurare V. E. che i sentimenti da Lei manifestateg!i sono cordialissimamente reciprocati da lui, dal Governo e dalla nazione.

Gli ho poi parlato con gran calore della Romania, e della necessità di fare 11 possibile per assicurarsene cooperazione la quale ha primaria importanza nell'interesse di tutti gli alleati. Nel che Asquith ha pienamente convenuto.

Maggiori particolari del colloquio circa questione Romania riferisco con altro telegramma agli Esteri (2). Rinnovo a V. E. espressione profonda mia riconoscenza per benevolente Suo incoraggiamento modesta mia opera (3).

508

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 322/74. Vienna, 29 aprile 1915, ore 22,30 (per ore 4,15 del 30).

Telegramma di V.E. n. 267 Riservato speciale (4).

Qualche tempo fa barone Buriàn ebbe a dirmi, in via confidenziale e del tutto riservata nel corso di uno dei nostri colloqui che egli si domandava se non sarebbe stato opportuno che avesse potuto avere un colloquio con V. E. per poterle chiarire le vedute del Governo Imperiale e Reale e facilitare in tale modo la buona riuscita del negoziato in corso. Risposi al barone Buriàn che non vedeva francamente l'utilità che simile incontro avrebbe potuto avere giacché ritenevo che V. E. fosse esattamente informata delle intenzioni del Governo I. e R. e che d'altra parte se egli avesse voluto farle pervenire qualche comunicazione o chiarire meglio le sue idee poteva farlo a mezzo del barone Macchio e anche se lo credeva conveniente a mezzo mio. D'altra parte un incontro con V. E. non avrebbe potuto rimanere segreto e i commenti cui esso avrebbe dato luogo avrebbero probabilmente nociuto anziché giovato alla causa di cui si tratta.

Barone Buriàn si mostrò convinto delle cose da me dettegli e lasciò cadere

il discorso. Essendomi recato da lui alcuni giorni fa egli riprese tale argomento

domandandomi perché, non potendo avere egli un colloquio con V. E., non mi sarei recato io a Roma per esporre al R. Governo le vedute del Governo Imperiale e Reale.

Risposi al barone Burian che avevo la coscienza di aver sempre informato

V. E. nel modo più completo circa i propositi del Governo Imperiale e Reale cosicché in una relazione verbale non avrei potuto aggiungere nulla a quanto già ho riferito per iscritto. E aggiunsi che d'altronde anche la mia andata a Roma avrebbe dato luogo indubbiamente a commenti inopportuni per parte della stampa giacché anche il mio viaggio in Italia al mese di agosto scorso aveva dato origine a una infinità di dicerie. Gli ripetei infine che ero del resto a sua disposizione per far conoscere a V. E. qualunque considerazione egli credesse svolgere nello interesse della buona riuscita del negoziato, che potevo assicurarlo che avrei potuto informare V. E. per iscritto con altrettanta cura che a voce. Non credetti comunicare quanto precede a V. E. perché tali conversazioni con barone Burian ebbero un carattere puramente accademico e personale. Il proposito di inviare prossimamente a Roma il Goluchowski, annunziatole dal barone Macchio, dimostra però come il barone Burian, pur avendo rinunziato per le considerazioni da me espostegli all'idea di incontrarsi con V. E., persiste nell'idea di doverle fare rappresentare a voce le istruzioni del Governo Imperiale e Reale. È da ritenersi che in vista delle considerazioni suddette il barone Burian abbia evitato di prevenirmi della visita del Goluchowski nella supposizione che io mi sarei adoperato presso lui per dissuaderlo a darvi seguito. Ma tale visita viene a confermarmi quanto ebbi a riferire a V. E. con il mio telegramma Gabinetto n. 73 Riservato speciale (l) che qui cioè non ci si rende conto esatto del vero stato delle cose esistente in Italia, ci si illude di giungere ad un accordo e di poter quindi modificare mediante influenze ritenute autorevoli le disposizioni del R. Governo.

Mi risulta del resto da varie fonti in via confidenzialissima che anche i circoli politici non avrebbero perduto ogni speranza di potere addivenire ad un accomodamento coll'Italia fondando il loro ottimismo sopra informazioni secondo cui non sarebbe da escludere che all'ultimo momento, nella imminenza delle decisioni che fossero per essere prese dal R. Governo, la corrente neutralista possa prevalere e obbligarlo forse a cedere il potere all'on. Giolitti cui qui si guarda come un'àncora di salvezza.

Poiché barone Burian mi ha dato appuntamento per oggi (2) non mancherò di esprimermi in senso del telegramma di V. E. Gabinetto suddetto adoperandomi presso lui perché l'andata a Roma di Goluchowski sia possibilmente evitata o per lo meno ritardata. E siccome sono legato da oltre 40 anni da vincoli di antica e cordiale amicizia con Goluchowski e intrattengo con lui relazioni seguite, gU esporrò direttamente in via privata e confidenziale le ragioni che sembrerebbero rendere poco opportuno un suo viaggio a Roma in questo momento.

Dubito però che questi miei passi possano sortire il desiderato effetto giacché, come annunziano i giornali odierni, il Goluchowski fu ieri ricevuto in udienza

da Sua Maestà l'Imperatore che gli avrà certamente impartito le sue istruzioni. E sembrerebbe molto difficile che il Goluchowski possa sottrarsi all'ultimo momento dal conformarsi alle istruzioni sovrane (1).

(l) -Vedi D. 488. allegato. (2) -Vedi D. 512. (3) -Con altro telegramma senza numero, del 30 aprile, Imperiali riferì sul messaggio di Salandra per Grey nei seguenti termtm: « Grey ringrazia vivamente V. E. per cordiale messaggio giuntogli, ha detto, non meno caro e gradito di quello da V. E. inviatogli al principio della guerra. Circa Romania riferisco con altro telegramma odierno>>. (4) -Vedi D. 495. (l) -Vedi D. 458. (2) -Vedi D. 510.
509

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2979/664. Londra, 29 aprile 1915, ore 22,47 (per. ore 3,25 del 30).

Telegramma di V. E. n. 1319 (2). Al Foreign Office mi dicono che, dopo la dichiarazione fatta dal rappresentante britannico in Atene a quel Ministro degli Affari Esteri nel senso che Governo britannico non avrebbe potuto ammettere una eventuale azione del Governo Ellenico intesa a portare modificazioni allo Status quo nell'Epiro e nelle tre isole di Imbros, Tenedos e Castellorizzo, questo Governo ha stimato opportuno di astenersi dal fare nuovi passi in proposito. A questa decisione sarebbe venuto perché Ministro Affari Esteri ellenico ha detto che suo Governo sarebbe eventualmente disposto a discutere questione con rappresentanti Potenze dal punto vista della situazione internazionale di diritto di tali territori e Governo britannico, ritenendo opportuno non rinnovare insistenze dirette in questo momento, considera preferibile aspettare apertura e nel senso predetto da parte del Governo Ellenico. Di tutta questa questione Ronnell Rodd è stato e continuerà ad essere tenuto esattamente al corrente e messo in grado di ragguagliare con precisione l'E. V.

510

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. GAB. R. SP. 323/75. Vienna, 29 aprile 1915, ore 24 (per. ore 4 del 30).

Telegramma di V. E. n. 217 Riservato speciale (4).

Essendomi recato oggi al Ballplatz a richiesta del barone Burian egli mi ha detto che mi aveva pregato di andarlo a vedere per farmi conoscere il suo parere circa le osservazioni fatte da V. E. alle risposte da lui date alle proposte formulate dal R. Governo da me comunicategli nel colloquio del 21 corrente (mio telegramma Gabinetto n. 72 Riservato speciale) (5).

(-4) Vedi D. 401.

Nel rilevare come tali risposte fossero sembrate a V. E. non formare nel loro insieme una base conforme ad assicurare la buona intesa e l'armonia durevole cui i due Governi miravano, Burian mi ha fatto conoscere che teneva a constatare che il sincero desiderio da lui più volte manifestatomi di addivenire ad un accordo definitivo con Italia aveva incontrato serie difficoltà nel fatto che alcune delle proposte suddette toccavano gli interessi vitali dell'Austria-Ungheria. Ora l'abband'1no di questi interessi creerebbe per la Monarchia una situazione tale non solo ver:;o l'Italia ma anche verso le altre Potenze che la sua parte nella collaborazione politica alla quale mirava V. E. sarebbe naturalmente diminuita.

* All'osservazione poi di V. E. che egli non avesse tenuto conto circa le varie proposte stesse dei motivi addotti in loro appoggio, il barone Burian mi ha detto che quantunque l'Ambasciatore d'Austria-Ungheria a Roma avesse già avuto occasione di spiegare a V. E. e a S. E. Salandra il punto di vista del Governo I. e R. egli si prestava volentieri a delucidare tale questione *.

Ha osservato quindi innanzi tutto per ciò che riguarda Trieste che in virtù della costituzione austro-ungarica questa città godeva di un larga autonomia. Essa formava un territorio a parte e il suo Consiglio Comunale era investito delle attribuzioni delle diete provinciali. L'elemento italiano era largamente rappresentato nell'Amministrazione autonoma della città. Il suo numero, il livello della sua cultura e la sua situazione economica gli assicuravano al di fuori delle garanzie costituzionali una esistenza soddisfacente sotto tutti i rapporti. Staccando Trieste e i suoi dintorni dalla Monarchia austro-ungarica facendone uno Stato separato, si porterebbe un colpo mortale alla prosperità economica di quella città che, privata del suo hinterland, perderebbe tutta la sua importanza, prospettiva questa cui anche un annessione all'Italia, della quale non sarebbe che un porto superfluo alla periferia, non potrebbe nulla mutare.

Trieste aveva sempre formato oggetto delle sollecitudini particolari del Governo I. e R. che nell'interesse beninteso dello Stato stesso continuerà anche in avvenire a favorire il suo progresso materiale e intellettuale conformemente ai voti della popolazione la cui prosperità dipendeva interamente dal legame che la univa all'Austria-Ungheria che pure esigendo la fedeltà dei suoi cittadini non aveva mai fatto nulla per intaccare il loro carattere nazionale.

* E ha aggiunto che egli si intratterrebbe per ciò con V. E. su qualsiasi questione che le fosse suggerita dal suo desiderio di informarsi circa i veri interessi di Trieste *.

Non ho potuto a meno di far rilevare al barone Burian come mia opinione personale che da noi non si avrebbe potuto certamente ammettere in alcun modo quanto egli affermava, cioè che Governo I. e R. non aveva fatto nulla per intaccare il carattere nazionale della popolazione triestina. E gli ho ricordato a questo proposito l'interminabile questione della Università italiana a Trieste, che aveva dato luogo a frequenti lunghe discussioni e pratiche confidenziali tra i due Governi e aveva provocato in più circostanze vive agitazioni in !talla, nonché il trattamento di favore fatto alle scuole slovene a detrimento della cultura nazionale italiana in quella città.

Ma barone Burian proseguendo ha accennato alla proposta relativa alla cessione all'Italia delle isole Curzolari e ha osservato che questa cozzava ugualmente contro difficoltà insormontabili. Astrazione fatta dalla nazionalità puramente slava della popolazione di quelle isole, queste rappresenterebbero in mano all'Italia una posizione strategica che dominerebbe da un lato la parte superiore dell'Adriatico dove vi potrebbe più essere questione di equilibrio per Austria-Ungheria, e minaccerebbe dall'altro il possesso stesso delle coste adiacenti.

Circa la cessione di territori proposta nel Friuli austriaco barone Burian ha rilevato che essa priverebbe Austria di una frontiera indispensabile per la difesa non solo di una parte del suo litorale ma anche di varie delle sue Provincie centrali e avvicinerebbe inoltre il confine italiano al suo porto principale. Del resto l'elemento italiano non era che debolmente rappresentato almeno in gran parte del territorio in questione popolato da slavi.

Infine accennando al Tirolo, Burian mi ha fatto conoscere che se, secondo la sua futura delimitazione tale e quale era precisata dall'ultima proposta austroungarica, una parte della vallata del Noce, nonché le vallate di Fassa e Ampezzo erano escluse dalla cessione di territori, la causa che aveva prevalso in proposito non era certamente quella di voler conservare qualche regione di lingua italiana.

Questo non era il caso innanzi tutto per Vallate di Fassa e di Ampezzo la cui popolazione era Ladina (Grigioni) e teneva con tutte le fibre dell'animo suo a restare unita all'Austria-Ungheria e gravitava dal punto di vista di tutti i suoi interessi esclusivi verso il nord. * Così come nessuno in Italia aveva mai considerato come italiani gli abitanti del Cantone dei Grigioni svizzeri, l'Italia non avrebbe alcun titolo più fondato per rivendicare la popolazione Ladina delle due vallate suddette la cui esistenza si fonde con quella del vicino Pusterthal *.

Ragioni strategiche imperiose creavano per Austria-Ungheria la necessità di conservare la parte orientale della vallata del Noce che senza le alture proteggenti la regione di Bolzano resterebbe mal assicurata. E ha soggiunto che nella supposizione che per l'una o per l'altra delle località suddette si opponessero da parte nostra ai suoi punti di vista degli argomenti più o meno analoghi, non bisognava perdere di vista che si trattava per Austria-Ungheria di una cessione amichevole di una parte dei suoi possessi secolari e che gli argomenti di colui che nel caso presente abbandona dei confini sicuri, dovevano secondo la natura delle cose, aver la precedenza sopra gli argomenti dell'acquirente.

Venendo quindi a parlare della domanda concernente l'esecuzione immediata delle cessioni territoriali il barone Burian mi ha detto che non abbandonava la speranza che V. E. sottomettendo la questione ad un approfondito esame avrebbe riconosciuto la impossibilità materiale di un tale provvedimento.

Il segreto assoluto che su proposta di V. E. era osservato da entrambe le parti circa l'esistenza e le differenti fasi dei negoziati impediva fino alla conclusione dell'Accordo tutti i preparativi militari amministrativi e di altro genere che dovrebbero precedere la consegna del territorio ceduto.

Ora tutte queste misure preparatorie richiedevano un certo tempo e non potevano essere improvvisate all'ultimo momento.

E ciò senza parlare della situazione più che anormale che verrebbe creata all'Austria-Ungheria dalla presa di possesso del territorio in questione per parte dell'Italia in un momento in cui la Monarchia austro-ungarica era impegnata in una vasta guerra e in cui per conseguenza la più gran parte del suo territorio era sguarnito di mezzi di difesa, il suo Esercito trovandosi concentrato sui diversi teatri della guerra.

Volendo tuttavia facilitare nella misura del possibile al R. Governo in un determinato momento la sua posizione di fronte al Parlamento e all'opinione pubblica si potrebbe prendere in considerazione dei provvedimenti che dimostrerebbero agli occhi di tutto il mondo la volontà reale e seria di eseguire fedelmente gli impegni assunti. A tale scopo si potrebbe procedere non appena l'Accordo fosse concluso alla riunione di una Commissione mista cui spetterebbe il regolamento delle molteplici questioni di dettaglio risultanti dalla cessione di territori. L'istituzione e il funzionamento di questa Commissione non potrebbe più lasciare esistere l'ombra di un dubbio circa l'esecuzione integrale e definitiva della cessione stessa. Barone Buriàn ha aggiunto che se V. E. volesse dal canto suo proporre altro provvedimento tendente allo stesso scopo egli non mancherebbe di esaminarlo colle migliori disposizioni e di accoglierlo nella misura del possibile.

Ho detto al barone Buriàn che nonostante queste buone disposizioni io dovevo rammentargli circa questa questione quanto gli avevo già fatto conoscere in precedenti colloqui che cioè l'esecuzione immediata dell'Accordo era una condizione sine qua non dell'Accordo stesso onde non potevo che riferirmi alle ragioni già comunicategli per le quali nessun Governo italiano potrebbe farsi garante dell'esecuzione integrale di tutti gli impegni assunti il cui corrispettivo fosse rimandato alla fine della guerra.

Passando quindi a parlare delle proposte di V. E. di cui all'art. 9 il barone Buriàn mi ha detto che quantunque fosse facilissimo di mostrare in modo probatorio che la somma offerta dal R. Governo a titolo di quota parte del Debito Pubblico e di indennizzo era di molto inferiore ai valori pubblici che sarebbero ceduti all'Italia, egli condivideva il parere manifestato da V. E. che tale questione non dovrebbe intralciare l'intesa qualora questa fosse stabilita su tutti gli altri punti dell'Accordo progettato. Era precisamente ispirandosi a quest'ordine d'idee e per dare una prova di più del suo desiderio di circondare la cessione di territori di garanzie esteriori rassicuranti che egli proponeva di sottoporre all'evenienza la controversia finanziaria ad un foro internazionale cioè al Tribunale dell'Aja.

Per quanto concerneva la questione albanese il barone Buriàn mi ha reiterato l'espressione del buon volere di discutere con V. E. gli interessi reciproci in Albania tenendo conto delle circostanze mutatesi durante guerra attuale e di giungere col R. Governo a una nuova intesa al riguardo che potrebbe, nel porre nuovamente le cose sul terreno europeo, implicare anche il disinteressamento dell'Austria-Ungheria purché Italia si disinteressi egualmente dell'Albania ad eccezione di Valona e della sfera d'interessi che avrebbe colà il loro centro e che garanzie sufficienti fossero stabilite contro imprese o stabilimenti di altre Potenze in Albania, eventualità questa altrettanto minacciosa per gli interessi politici e marittimi dell'Austria-Ungheria che per quelli dell'Italia.

Ha concluso col dirmi che questa sarebbe una base di transazione indicata in massima che potrebbe essere tuttavia sviluppata nei nostri pourparlers nel senso di proporre modificazioni le quali potrebbero essere assai accettabili per entrambe le parti.

Ho detto al barone Burian che mi sarei affrettato di far conoscere a V. E. le osservazioni da lui comunicatemi circa proposte di lei, ma che credeva per parte mia dovere rilevare che salvo talune modalità da lui suggerite per alcune di esse egli persisteva a pronunziarsi in modo negativo intorno a quelle formulate specialmente agli articoli l, 2, 3, 4, e 5 * senza tener conto delle ragioni espostegli. * (l).

(l) -Rltrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 274 del 30 aprile, ore 21. (2) -Con t. 1319 del 27 aprile Sonnino aveva sollecitato la risposta al D. 369. (3) -Ed. in L V 108, D 75 con soppressione delle parti tra asterischi, e, integralmente, In SONNINO, Carteggio, cit., D. 305. (5) -Vedi D. 413.
511

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 325/76 Vienna, 29 aprile 1915, ore 24 (per. ore 4,30 del 30).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 267 Riservato speciale (2).

Mi sono recato oggi da Goluchowski e, nel parlargli in via privata e confidenziale della prossima sua visita a Roma, mi sono adoperato presso di lui per dimostrargliene l'inopportunità nel momento attuale e per cercare di persuaderlo a evitarla o per lo meno a ritardarla.

Il conte Goluchowski mi ha detto che, allorchè era stato officiato perchè accettasse di recarsi a Roma, egli aveva resistito alle insistenze fattegli osservando che non vedeva quale utilità avrebbe potuto avere tale sua andata in Italia ed esprimendo il dubbio che potesse avere alcun risultato pratico. Egli aveva pure espresso l'avviso che essa avrebbe potuto nuocere anzichè giovare, giacchè avrebbe potuto essere considerata come una specie di pressione, e aveva a tale proposito rammentato come l'annunzio della missione a Roma del principe di Btilow fosse stato commentato assai aspramente.

In seguito alla informazione che gli era stata data, secondo la quale V. E. avrebbe fatto comprendere che non avrebbe avuto difficoltà di intrattenersi con un personaggio austro-ungarico di marca (3), egli aveva finito per accettare l'incarico che si credeva di affidargli.

Goluchowski ha aggiunto che, dopo quanto io gli avevo detto, egli avrebbe cercato di essere dispensato dall'incarico suddetto e che si sarebbe recato al Ballplatz per conferire al riguardo col Barone Burian.

Essendo poscia andato dal Ministro I. e R. (4), mi sono espresso con lui nello stesso senso che con Goluchowski, aggiungendo che se egli mi avesse

prevenuto dell'incarico affidatogli, non aveva manifestato l'intenzione di abboccarsi con V. E. (mio telegramma Gabinetto n. 74 Riservato speciale) (1).

Il barone Burian mi ha detto innanzi tutto che era stata sua intenzione di avvertirmi dell'incarico affidato al Conte Goluchowski, e che anzi voleva pregarmi di andare da lui, ma ne era poi stato impedito dalle molte occupazioni. Egli non aveva ancora avuto dal barone Macchio alcuna comunicazione circa l'accoglienza da V. E. fatta all'annunzio dell'andata del conte Goluchowski in Roma ma non poteva ad ogni modo trovar fondate le considerazioni da me espostegli. Aveva infatti pensato di pregare il conte Goluchowski di recarsi a Roma e questi aveva accettato, giacché da fonte germanica gli era stato riferito che V. E. aveva lasciato intendere che non avrebbe avuto alcuna difficoltà ad entrare in conversazioni con qualche personaggio austro-ungarico di marca. Il conte Goluchowski gli era sembrato l'uomo indicato, giacché per essere stato a lungo Ministro degli Affari Esteri, era persona rotta alle questioni politiche. Non aveva del resto creduto affidargli alcuna missione speciale politica, ma lo aveva solamente pregato di visitare V. E. e il Presidente del Consiglio e, nel caso che essi avessero creduto di entrare con lui in conversazioni, egli avrebbe dovuto spiegare loro le intenzioni del Governo I. e R. e soprattutto procurare di conoscere il vero pensiero del R. Governo.

Credeva infatti che un colloquio fra V. E. e il Conte Goluchowski avrebbe potuto chiarire i diversi punti, facilitare i negoziati e condurre ad una situazione più favorevole.

La decisione da luì presa non poteva del resto non dimostrare le sue buone disposizioni ed era una nuova prova del suo sincero desiderio di arrivare ad un accordo col R. Governo.

Vedendo come non fosse possibile di convincere il barone Burian della necessità di evitare il viaggio del conte Goluchowski, mi sono adoperato presso lui affinché esso venisse, se non altro, ritardato; ma anche in ciò il Ministro

I. e R. non ha voluto convenire e mi ha detto che il conte Goluchowski si sarebbe recato a Roma nella prossima settimana e mi avrebbe informato della sua partenza ( 2).

(l) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 274 del 30 aprlle, ore 21. (2) -Vedi D. 495. (3) -Vedi D. 473. (4) -Vedi D. 510.
512

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 328/142. Londra, 29 aprile 1915, ore 24 (per. ore 10 del 30).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 262 Riservato speciale (3).

Al Ministro di Romania, venutomi a vedere stamane, ho detto che io mi mettevo interamente a sua disposizione avendo da V. E. ricevuto precise istruzioni di adoperarmi a favore soddisfazione domande Romania, che confidavo

30 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

siano giuste e moderate. Ministro mi ha spiegato come stanno esattamente le cose. Le domande Romania sono quelle indicate da Carlotti (1). Bratianu insiste perché le due questioni, della frontiera cioè con la Russia e quella con la Serbia vengano trattate separatamente, la prima a Pietrogrado e la seconda qui . In altri termini, a quanto ho capito, Romania non vuole essere lasciata da sola, per conseguenza alle prese con la Russia. Grey, informato giorni fa di questo desiderio, dette a Mishu risposta evasiva limitandosi a dire che doveva consultare alleati. Cambon si mostrò alquanto imbarazzato, insinuando che in una questione simile, interessante in prima linea la Russia, alleati si trovano nella necessità di !asciarle la parte dirigente nelle trattative.

Benckendorff dichiarò nettamente che conversazioni debbono svolgersi a Pietrogrado.

A titolo personale ho fatto osservare a Mishu che questa divergenza su di una questione di semplice procedura mi pareva di natura a complicare anzichè a semplificare le trattative. Egli mi ha fatto capire che riconosceva il fondamento della mia osservazione, ma non osava muovere rilievi a Bucarest, legato come è da istruzioni tassative.

Mi ha pregato di interrogare Grey in proposito per cercare di conoscere suo pensiero. Vedrò domani Grey (2).

Intanto stamane, recatomi dal Primo Ministro per comunicargli amichevole messaggio del Presidente del Consiglio (3), l'ho intrattenuto della questione dimostrandogli l'importanza assoluta di affrettare intesa in modo da porre Romania in grado di prendere disposizioni per entrare in campo contemporaneamente a noi. Asquith, pure convenendo meco nella grandissima importanza dell'intervento Romania, ha osservato sembragli assurda l'idea di una doppia contemporanea discussione qui ed a Pietroburgo.

Ho replicato che il desiderio della Romania mi sembrava al postutto comprensibile. La questione della frontiera russo-romena non può evidentemente trattarsi che fra le due parti direttamente interessate. Invece quella della frontiera serbo-romena rientrante nel campo dell'assestamento generale europeo, potrebbe benissimo essere discussa qui dove, grazie al tatto, imparzialità e autorità di Grey, vi è ogni motivo di sperare in un'equa e più rapida soluzione, ciò tanto più poi, in vista del desiderio della Romania di intensificare la cordialità delle sue relazioni con l'Inghilterra. Asquith mi ha detto avrebbe di tutto ciò parlato subito a Grey, non senza rilevare però che fino ad ora egli aveva considerato intervento romeno come definitivamente deciso.

Avendo più tardi incontrato Benckendorff, senza entrare in particolari, ho attirato attenzione sua su necessità di giungere presto ad una conclusione in vista delle conseguenze sotto ogni aspetto spiacevoli per tutti che potrebbero derivare da ritardo. Collega mi ha risposto non aveva ricevuto alcuna istruzione da Sazonov che vuole discutere lui. Ha aggiunto sembragli in generale domande della Romania eccessive.

Riservandomi riferire a V. E. risultato colloquio di domani con Grey, permettomi sottoporle mia espressione nel senso cioè che al punto in cui siamo

giunti gioverà, a facilitare soluzione da noi caldeggiata, procedere in questa non facile questione con grande cautela e delicatezza ad evitare confusione e maggiori complicazioni.

Ad ogni buon fine aggiungo che nel colloquio di stamane Mishu non ha fatto accenno alle nostre trattative.

(l) -Vedi D. 508. (2) -Ritrasmesso a Berlino con t. gab. r. sp. 274 del 30 aprile, ore 21. (3) -Vedi D. 482. (l) -Lapsus calami per «Fasciotti »; vedi D. 450, nota 2, p. 356. (2) -Vedi D. 527. (3) -Vedi D 507.
513

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 324/95. Pietrogrado, 30 aprile 1915, ore 0,30 (per. ore 4,30).

[Telegramma di V. E. 265 ris. sp.J (1).

Ho iniziato assaggi presso Sazonov in vista di preparare una favorevole accoglienza alle aspirazioni territoriali romene, la cui soddisfazione è posta dal Governo di Bucarest per condizione alla sua entrata in azione ed ho partico

larmente insistito sul comune grande vantaggio di una cooperazione simultanea dell'Esercito romeno, nonché sull'interesse della Russia di conservare anche in avvenire l'amicizia della Romania.

Sazonov mi ha risposto che a lui pure non sfugge l'importanza del simult::meo concorso romeno e che quanto al valore da lui attribuito all'amicizia della Romania egli ne aveva dato prova non dubbia anche prima della guerra.

Egli era pertanto animato dalle migliori disposizioni verso quella nazione e non domandava di meglio che vedere le sue armi associate a quelle della Russia e degli alleati.

Le domande territoriali della Romania, egli ha soggiunto, devono però ispirarsi al principio di nazionalità che formava la base dell'Accordo generico romeno-russo del 18 settembre-lo ottobre (2), assicurante alla Romania «i territori abitati da romeni», e determinante la nomina di una Commissione Mista per lo studio sui luoghi della situazione etnografica in Bucovina. Scostandosi da quei principi, egli ha osservato, si potrebbe far torto alla popola?.ione serba nel Banato ed alla russa in Bucovina; ciò che il Governo russo non potrebbe ammettere in alcun caso.

Ho replicato che le delimitazioni a base puramente etnografica sono talvolta inattuabili e che qualche deroga al principio di nazionalità per tener conto di altre imprescindibili considerazioni si dimostra indispensabile ed ho espresso il voto che, ove simili casi, come sembra probabile, si presentassero, egli spiegherebbe nell'esaminarli un largo spirito conciliativo e, in generale, si lascierebbe guidare dalla benevolenza da lui costantemente professata verso la Romania.

Da questa mia prima apertura con Sazonov ho tratto impressione favorevole sulle sue disposizioni generali, ma anche il fondato dubbio che una accettazione «integrale» da parte sua delle domande romene non sia prevedibile.

Sazonov è partito per la sua campagna presso Grodno, dove rimarrà due

o tre giorni.

(l) -Vedi D. 487. (2) -Per il contenuto di tale accordo vedi serie V, vol. I, DD. 797, nota l e 848. Il testo completo fu trasmesso da Carlotti con t. gab. r. sp. 363/102 del 4 maggio, ore 15,15.
514

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 330/123. Parigi, 30 aprile 1915, ore 10,13 (per. ore 14).

Delcassé, al quale ho fatto la comunicazione ordinatami col telegramma di V. E. Gabinetto n. 263 Riservato speciale (1), mi ha pregato di ringraziare V. E.

Egli non ritiene probabile che la Svezia si decida ad uscire dalla neutralità.

La Svezia, secondo il pensiero di Delcassé, al pari della Bulgaria, rimase fedele ad una politica di aspettativa anche quando la vittoria germanica poteva sembrare sicura; tanto meno essa si comprometterà ora che, sfatata la leggenda dell'invincibilità dell'esercito tedesco, segni indubbi di stanchezza si manifestano negli Imperi Centrali, mentre la causa degli alleati verrà ad un tratto grandemente rafforzata dall'intervento dell'Italia.

Egli inclina a credere che il passo di de Bildt, inspirato dalla Germania, aveva duplice scopo di attingere informazioni sulle intenzioni dell'Italia e di esercitare una pressione sul Governo del Re.

Militarmente l'eventuale entrata in azione della Svezia non potrebbe preoccupare gli alleati. Quanto alla questione delle comunicazioni con la Russia, oltre che sono abbastanza difficili attraverso il paese scandinavo, questa sarebbe risolta colla probabile non lontana apertura degli Stretti.

515

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 30 aprile 1915.

In relazione ai discorsi di stamane credo opportuno di informarla che corpi d'armata alla frontiera del Friuli potranno considerarsi mobilitati e pronti a muoversi il 12 maggio.

(l) -Vedi D. 478, nota l, p. 382. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 306.
516

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2988/198. Atene, 30 aprile 1915, ore 13,30 (per. ore 17,25).

Per opera di questa Legazione di Turchia si sono qui diffuse jeri notizie di gravi scacchi degli alleati nella penisola Gallipoli e sulla costa asiatica. Re ed i militari prestano fede a tali notizie accettandole come conferma delle previsioni. Giornali governativi lodano Re e Gabinetto Cunavris per la loro saggezza e prudenza nell'essersi tenuti lontani da impresa così arrischiata e destinata a clamoroso insuccesso.

517

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2990/200. Atene, 30 aprile 1915, ore 13,30 (per. ore 17,15).

Nea Imera annunzia stamane che Consiglio dei Ministri ha deciso bandire elezioni nell'Epiro Settentrionale e costituire due prefetture in quella regione, una ad Argirocastro e l'altra a Koritza. Mi sono immediatamente recato da Politis e gli ho chiesto dirmi se notizia era vera. Egli ha voluto asserirmi non avere notizie precise al riguardo. L'ho invitato ad assumerne ed a trasmettermele dicendogli, frattanto, che un simile provvedimento non potrebbe mancare di fare pessima impressione su tutti i Gabinetti (l).

518

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 2992/482. Berlino, 30 aprile 1915, ore 16,46 (per. ore 19,30).

Telegrammi di V. E. nn. 1231 (2) e 1319 (3).

Questo Governo non ha ancora fatto alcun passo presso Governo ellenico circa preparazione delle elezioni politiche nell'Epiro settentrionale e nelle isole di Tenedos Imbros e Castellorizo. Si propone tuttavia di attirare in via ami

(J) -Con t. 1319 cl~l 27 aprile Sonnino aveva sollecitato la risposta al t. 1231.

chevole attenzione di Zografos sulle decisioni della Conferenza di Londra aggiungendo che a suo avviso il Governo ellenico non può modificare con un provvedimento unilaterale la situazione internazionale di diritto di quei territori.

(l) -Con successivo t. 3005/202 del 1° maggio. ore 11,40 De Bosdari comunicò: «Politis mi scrive che il Ministero Interno lo autorizza smentire notizia della Nea Imera circa jstituzione Prefetture Argirocastro e Koritza ». (2) -Vedi D. 369.
519

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 336/96. Pietrogrado, 30 aprile 1915, ore 17,45 (per. ore 23).

[Telegramma di V. E. 262 ris. sp.J (l).

Ministro di Romania ha fatto ritorno a Pietroburgo; egli mi ha comunicato le domande territoriali alla cui soddisfazione il suo Governo subordina il proprio intervento armato e mi ha vivamente pregato di appoggiarle presso questo Governo al quale le presenterà tosto che Sazonov sarà qui di ritorno.

Gli ho risposto che V. E. mi aveva già caldamente raccomandato di adoperarmi in favore delle aspirazioni romene e che anzi, credendo, giusta notizia di questo Ministro degli Affari Esteri, più lontana la data del suo ritorno a Pietroburgo, avevo già fatto qualche assaggio presso Sazonov (2), del quale erano bensì risultate le buone disposizioni generali del Ministro verso la Romania, ma anche la sua riserva di volere salvaguardato il principio di nazionalità nelle attribuzioni territoriali in suo favore.

Diamandy mi ha detto che il suo Governo conosceva il nostro interessamento alla sua causa e ce ne era tanto più grato in quanto prevedeva difficoltà che avrebbe incontrate e che trasparivano anche dal linguaggio usato meco da Sazonov. Egli ha però confermato che Bratianu insiste assolutamente per accettazione integrale della linea di delimitazione da lui tracciata.

Da me interpellato circa il numero degli abitanti che quella delimitazione assegnerebbe alla Romania, Diamandy mi ha risposto: sei milioni, ciò che porterebbe la futura popolazione della Romania a 14 milioni.

Diamandy mi ha domandato la data della «firma» dei nostri accordi con

la Triplice Intesa a Londra ed io gli ho risposto che da quanto mi risultava,

i negoziati continuavano tuttora. Egli mi ha soggiunto di essere incaricato di

trattare qui gli accordi non solo con la Russia ma con la Triplice Intesa e che

perciò gli interesserebbe di conoscere sotto quale forma il nostro accordo ver

rebbe stipulato a Londra.

Oltre a ciò egli desiderebbe in via subordinata che la data della nostra

entrata in azione venisse determinata soltanto dopo concluso l'accordo romeno.

Mi sono limitato a rispondergli che ignoravo attuale stato delle trattative ma

che avrei comunicato a V. E. i suoi desideri.

A mio credere Diamandy non tarderà molto ad avere notizie, o dal suo

Governo o da altri, dello stato delle cose e sono perciò a pregare V. E. di

volermi indicare i limiti entro i quali posso fargli confidenze (3).

(l) -Vedi D. 482. (2) -Vedi D. 513. (3) -Per la rlspost.a di Sonnino vedi D. 529.
520

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 30 aprile 1915, ore 18.

Btilow è stato da me tre quarti d'ora. Ha cominciato in tono melanconico e con aria quasi tragica, ma non minacciosa: «J'ai le coeur gros; la situation devient très-inquiétante ». Poi si è diffuso sui soliti ragionamenti, quasi con le stesse parole: il polmone, ecc. ecc. Ha tenuto a ripetere, pur escludendo ogni proposito di minaccia, che la rottura con l'Austria sarebbe per noi la rottura con la Germania per cinquant'anni almeno. Nulla ha domandato o accennato di trattative nostre dall'altra parte. Si è dimostrato inquieto per la festa di Quarto e in ispecie pel discorso di D'Annunzio. Ha annunziato l'arrivo di Goluchowski; al che io ho osservato che non ne vedevo l'utilità. Sarebbe stato meglio -ho detto -mandare le proposte, se l'Austria intende farcene altre, più presto per mezzo di Avarna soltanto: promesse per l'autonomia amministrativa e guarentigie per le istituzioni italiane in Trieste, sancite non per trattato ma per protocollo; e accenno vago alla concessione definitiva di Valona.

Io ho creduto di dire molte buone parole ma, in sostanza, quasi niente.

521

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PIETROGRADO, CARLOTTI, E A LONDRA, IMPERIALI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 273. Roma, 30 aprile 1915, ore 21,40.

(Per Parigi e Londra) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Pietrogrado quanto segue: (Per tutti) Questo Incaricato d'Affari di Russia mi ha presentato da parte del Granduca Generalissimo i seguenti quesiti: lo -se la mobilitazione segreta sia stata effettuata in Italia ed in quale misura; 2° -quando avrà luogo di fatto la mobilitazione generale in Italia; 3° -a quale data approssimativamente l'Italia sarà pronta ad entrare in guerra. Ecco le risposte del Capo di Stato Maggiore da me date al Signor Poggenpohl:

1° -la mobilitazione segreta è stata effettuata in parte. Abbiamo quasi duecento battaglioni lungo tutta la frontiera, che saranno interamente mobilitati il 12 maggio. Si tratta di 240 mila uomini di truppe combattenti;

2° -si desidera, possibilmente, che la mobilitazione generale non abbia luogo prima del 15 maggio; 3° -l'Italia sarà pronta con tutte le sue forze quindici giorni dopo l'ordine di mobilitazione generale.

L'Incaricato d'Affari russo mi ha detto allora che il Granduca Generalissimo insiste perché la cooperazione degli Eserciti italiano e russo debba discutersi al Gran Quartiere Generale russo e che siano date a tale proposito istruzioni telegrafiche al Colonnello Ropolo (l).

Il Ministero della Guerra provvede in questo senso e perché non nasca confusione nel trattare le stesse cose in due luoghi, dà istruzioni opportune al Colonnello Montanari che travasi già a Parigi, nel senso che gli accordi per la cooperazione degli Eserciti si prenderanno al Quartiere Generale russo. A Parigi si prenderanno invece gli accordi per la Convenzione navale.

Prego V. E. disporre che il Colonnello Ropolo si rechi senza indugio al Grande Quartiere Generale russo (2).

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 307.

522

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. R. SP. 277. Roma, 30 aprile 1915, ore 20,30.

V. S. potrà chiedere a Bratianu se egli non creda opportuno cominciare scambio d'idee militari tra Italia e Romania (3).

523

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 333/5. Stoccolma, 30 aprile 1915, ore 20,30 (per. ore 1,10 del 1° maggio).

Riservatissimo per Lei solo.

Sembrandomi dal telegramma di V. E. n. 266/2 (4) che V. E. avesse riguardo alla Svezia una impressione diversa dalla mia, ho voluto chiarire il dubbio parlando oggi con questo Ministro degli Affari Esteri il quale mi ha dichiarato testualmente che non vede nessun interesse per la Svezia ad uscire dalla neutralità e che, come per il passato, anche per l'avvenire, qualunque sia la nostra decisione, farà di tutto per mantenerla. Però nell'interesse del suo Paese egli desidera vivamente che possa evitarsi intervento dell'Italia il quale aggravando

K. -17 di cui R. Alnbflf'('ifltorP possicd0 d110 f·~rlnplari '>. (•!) Vccli D. •W4.

la situazione generale renderebbe ancora più difficile la posizione della Svezia e l'esporrebbe a nuove pressioni tedesche. In tal senso ha telegrafato ieri a Bildt.

Sebbene questo Ministro degli Affari Esteri mi abbia confermato oggi che la Corte di Germania non ha contatti diretti con Re Gustavo e che non ha avuto nessuna influenza sui passi fatti a Roma, io non sarei alieno dal supporre che propositi di Sua Maestà siano un poco meno fermi di quelli del suo Governo e che almeno egli tema di aver personalmente difficoltà colla Germania in caso d'un nostro intervento.

Non bisogna dimenticare che la Regina di Svezia si trova attualmente a Karlsruhe. Non credo però che l'attuale Gabinetto si presterebbe a velleità di intervento.

(l) -Vedi D. 503. (2) -Carlotti rispose con t. gab. r. sp. 345l98 del l" maggio, ore 20,40: «Colonnello Ropolo partirà domani sera. Prego V. E. aut0nzzarmi rimettere a R. Addetto Militare un cifrario

(3) Pf'r 1:-~ ri~post:1 eli F:1sciolti vrdi n. 581.

524

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 332/97. Pietrogrado, 30 aprile 1915, ore 21,30 (per. ore 2,15 del 1° maggio).

Telegramma di V. E. n. 272 Riservat o speciale (l).

Lo Zar trovasi tuttora nella Russia meridionale in giro d'ispezione ed è accompagnato soltanto dal suo Gabinetto militare, il quale non dispone che del cifrario russo. Per telegrafare in via segreta allo Zar il messaggio del Nostro Augusto Sovrano è quindi necessario di tradurlo in russo, ciò che farà oggi stesso il Barone Schilling.

Mediante un corriere per Kiev, che partirà domani farò pervenire all'Alta Sua destinazione il messaggio stesso con una traduzione in lingua francese, lo Zar non avendo famigliarità col nostro idioma.

Al ritorno di Sazonov gli comunicherò la risposta di V. E. alle di lui dichiarazioni in occasione della firma dell'Accordo, e non mancherò di adoperarmi col maggiore zelo e continuatamente presso di lui per ottenere il più sollecitamente possibile tutte le concessioni indispensabili all'entrata in azione della Romania (2).

525

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 334/124. Parigi, 30 aprile 1915, ore 23,20 (per. ore 2 del 1° maggio).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 262 Riservato speciale (3).

Margerie parlandomi di sua iniziativa delle domande romene che qualificò appetits féroces mi ha detto che Francia lascierà Russia intendersi col Governo di Bucarest.

fl) VN!i D. 306. 1'-l \"~eli D. 558.

Sullo stesso argomento Presidente Poincaré intrattenne recentemente Ministro di Romania osservando che aspirazioni serbe essendo già state in parte sacrificate per contentare Italia nell'Adriatico, era tanto più difficile imporle nuovi sacrifici nel Banato; Romania poteva aumentare sue pretese in altra parte dell'Ungheria mostrandosi conciliante verso la Serbia.

Ministro di Romania presso il quale mi adoperai nel senso del telegramma di V. E., si mostra personalmente convinto della opportunità per la Romania di moderare le sue pretese tenendo debito conto dei vantaggi grandissimi che si assicura fuori del Banato.

Questo Ministro di Romania come pure gli altri rappresentanti romeni all'estero non essendo tenuti al corrente delle disposizioni e trattative del loro Governo, non sono in grado di esercitare opera efficace.

(3) Vedi D. 182.

526

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI

T. 1362. Roma, 1° maggio 1915, ore 0,30.

Seguito mio telegramma 1231 (l).

Dalle risposte pervenutemi dalle R. Ambasciate risulta: l) che Governi di Berlino e Vienna, basandosi sul fatto che non è stata fatta ai loro Rappresentanti in Atene comunicazione analoga a quella fatta da Zografos alla S. V., sono d'accordo nel voler per ora ignorare la questione; 2) che Governo inglese non intende per ora fare nuovi passi ad Atene dopo prime osservazioni già mosse da codesto Rappresentante Britannico su inammissibilità modificazioni statu quo di quei territori; 3) che invece Governo francese insoddisfatto delle vaghe assicurazioni date dalla Grecia ha incaricato codesto suo Rappresentante di rinnovare rimostranze; 4) che anche Governo russo ha dato istruzioni suo Rappresentante Atene di muovere rimostranze.

V. S. potrà per ora limitarsi a far comprendere a codesto Ministro degli Affari Esteri che Governo italiano aderisce in massima alle osservazioni mosse al riguardo da codesti Rappresentanti esteri e vorrà tenermi esattamente informato dell'ulteriore contegno di questi.

527

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 337/144. Londra, 1° maggio 1915, ore 1,35 (per. ore 11).

Mio telegramma n. 142 Riservato speciale (2).

Grey cui ho tenuto linguaggio identico a quello adoperato ieri con Asquith mi ha detto ritenere poco pratico, quindi inaccettabile, il desiderio romeno di trattare separatamente due questioni sostanzialmente connesse. Ciò:

1" -ad evitare sicure complicazioni e perdite di tempo;

2" -perché fu Romania stessa ad iniziare a Pietrogrado circa le condizioni del suo intervento le conversazioni che condussero ad una intesa che, se ben ricordava, era stata messa per iscritto e che comunque aveva considerato completa e definitiva;

3" -perché al postutto non si può disconoscere che le questioni in litigio concernono in prima linea la Russia cui incombe la tutela dei propri interessi e la protezione più diretta di quelli della Serbia per la quale essa ha fatto la guerra;

4" -perché se le trattative avessero luogo separatamente qui ed a Pietroburga, conseguenza inevitabile sarebbe che a strappare qui alla Romania qualche concessione sulla questione della frontiera con la Serbia occorrerebbe lavorare a Pietroburgo per indurre la Russia a cedere sulla questione della Bucovina e ciò potrebbe irritare Sazonov. Tutto ciò, ha concluso, egli aveva cercato di lasciare intendere a Mishu al quale avrebbe domani o lunedì parlato più chiaramente in tal senso.

Io ho osservato sembrarmi giusti tutti questi argomenti, ma interesse essenziale comune essendo di giungere al più presto ad una soluzione per non ritardare l'entrata in azione della Romania, occorre che a tale scopo siano diretti in un modo o nell'altro tutti i nostri sforzi perché, se la Romania o ritarda o non interviene, le conseguenze saranno perniciose per tutti gli alleati a cominciare dalla Russia la quale quindi mi sembra abbia ogni interesse a mostrarsi arrendevole.

Ha replicato Grey che convenendo pienamente in queste mie vedute egli subito dopo i colloqui meco di avantieri (l) telegrafò a Buchanan di rappresentare a Sazonov le difficoltà sollevate da Bratianu.

Grey ha però rilevato sembrargli che Bratianu non si mostri moderato nelle sue pretese (frontiera della Theiss) di cui non aveva parlato prima. Ha al riguardo ripetuto che al suo ritorno da Bucarest Mishu gli dichiarò avere la Romania deciso definitivamente di intervenire alla metà di maggio, beninteso alle condizioni che Grey considerava già concordate con Pietroburgo e alle quali Inghilterra e Francia avevano dato pieno consenso, cioè cessione alla Romania della Transilvania e di una parte della Bucovina. L'unica riserva (non condizione) formulata da Mishu fu che la Romania, annettendo speciale importanza all'intervento dell'Italia, desiderava venissero soddisfatte le sue domande. Al che Grey rispose che stesse egli pure senza preoccupazioni perché intervento Italia era dalla Triplice Intesa, e dall'Inghilterra in prima linea, non meno caldeggiato che dalla Romania.

n colloquio di oggi ha [confermato la] mia impressione che Inghilterra e

Francia desiderano cioè caldamente intervento Romania ma non se la sentono

di ricominciare a Pietroburgo troppo intense pressioni dopo lo sforzo fatto per

persuadere Sazonov a consentire alle nostre domande.

Ciò stante mi parrebbe consigliabile, ad evitare confusioni e facilitare soluzione da noi desiderata, di consigliare Romama a non insistere sulle trattative separate, a non chiedere troppi vantaggi specie a pregiudizio della Serbia, e di patrocinare in pari tempo presso Sazonov la causa della Romania con un'azione conciliativa da svolgersi da Carlotti d'accordo con colleghi di Inghilterra e Francia tenendo presente pure l'interesse nostro di non indisporre Sazonov, sovente nervoso e facilmente impressionabile. Quanto all'equivoco, evidentemente verificatosi in base mi ha detto Grey, mi parrebbe da parte nostra opportuno di non mostrarsene edotti studiandoci invece, se necessario, di metterlo a tacere.

Attendo però ora ulteriori ordini di V. E. (l) per riparlare della questione con Grey (2).

(l) -Vedi D. 369. (2) -Vedi D. 512.

(l) Vedi D. 491.

528

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (3)

T. GAB. R. SP. 278. Roma, 1' maggio 1915, ore 11,10.

V. S. avrà rilevato dai miei telegrammi (4) che già le RR. Ambasciate hanno iniziato conversazioni per sostenere efficacemente le aspirazioni romene. Aggiungo, per informazione personale e riservatissima di S. M. Re Ferdinando, di V. S. e di Bratianu, che Sua Maestà il Re ha diretto allo Zar un messaggio (5) in cui egli dice fra l'altro: di augurarsi che l'intervento dell'Italia possa affret.~ tare la fine della presente guerra e dare al più presto all'Europa un assetto che per lunghi anni le assicuri i benefici della pace. Soggiunge Sua Maestà che questo intento sarà più presto e più facilmente raggiunto se insieme all'Italia la Romania combatterà a fianco della Triplice Intesa e ricorda che le disposizioni della Romania sono le più favorevoli, ma essa subordina la sua entrata in azione al conseguimento di aspirazioni che soprattutto hanno bisogno dell'approvazione della Russia in esse più direttamente interessata.

Sua Maestà conclude ritenere che al pari di lui lo Zar darà grandissima importanza al simultaneo concorso della Romania e dell'Italia e prega quindi lo Zar di voler accogliere le domande della Romania con la maggiore benevolenza facendo ad essa le più larghe concessioni possibili.

Circa la procedura per la nostra entrata in azione mi riserbo di farle tra breve opportune comunicazioni. Per quanto riguarda la comunicazione sopra riportata di Sua Maestà il Re allo Zar, è indispensabile la assoluta riservatezza non constando che essa sia

state inviate.

finora pervenuta al suo alto destino, secondo risulta dal telegramma seguente del R. Ambasciatore a Pietroburgo:

«Lo Zar travasi tuttora ... (come nel telegramma da Pietroburgo n. 332 Riservato Speciale)>> (1).

(l) Non risulta dall'esame della corrispondenza telegrafica che le attese istruzioni siano

(2) -Ritrasmesso a Parigi, Pietrogrado e Bucarest con t. gab. r. sp. 285 del 1° maggio, ore 21,30. (3) -Ed. in Ar.oOVRANnr MAnr,scoTTI, Nuovi ricordi, cit., pp. 202-203. (4) -Vedi DD. 480, 482 c 487. (5) -Vedi D. 50G.
529

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. R. SP. 283. Roma, 1° maggio 1915, ore 17.

Rinnovo preghiera a V. E. di adoperarsi con ogni maggiore efficacia per il raggiungimento dell'accordo russo-romeno. Per sua norma di linguaggio con Diamandy la informo che fino dal 27 aprile feci dare notizia confidenziale a Bratianu che le nostre conversazioni con la Triplice Intesa potevano considerarsi concluse (2). È nostro sommo interesse però che nessuno possa affermare che è stato firmato un accordo (3).

530

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3033/116. Nish, 1° maggio 1915, ore 19 (per. ore 5,30 del 2).

In un articolo intitolato Barbaro sacrificio il giornale Novosti di qui si occupa diffusamente del progetto attribuito all'Inghilterra ed alla Francia di dare, nell'interesse generale, la maggior parte della Dalmazia all'Italia. Col sacrificio dei più vitali interessi e del più incontestabile diritto della [Serbia], la Dalmazia sarebbe così sottratta al giogo austriaco per essere sottoposta all'italiano. Il progetto, all'insaputa della Serbia, sarebbe già in via di essere attuato. Mancherebbe soltanto sanzione della Russia. Contro tale progetto il giornale insorge e protesta con aspre parole che non risparmiano neanche le Potenze della Triplice Intesa. Del resto tutta la stampa locale, seguendo la corrente dell'opinione pubblica esaltata, discute la questione nel medesimo senso considerandola ora come quella della maggiore importanza e della più grande attualità.

Esagerata ambizione di grandezza ed ignoranza delle complicate questioni onde è travagliata in questo momento l'Europa offuscano la mente dei serbi e l'allontanano dal sentimento della realtà. Proseguendo su quella strada essi incontreranno sicure amare delusioni. Diventa intanto generale malumore contro Italia mentre alcuni rimpiangono la perduta amicizia ed altri minacciano eterna

guerra.

(l) -Vedi D. 524. (2) -Vedi D. 480. (3) -Questo telegramma r. stato trasmesso anche a Fasciotti insieme al D. 519 cui risponde.
531

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONINNO

T. GAB. R. SP. 338/125. Parigi, 1° maggio 1915, ore 20,05 (per. ore 23,30).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 271 Riservato speciale (1).

Ufficiale delegato inglese alla convenzione militare fra le quattro potenze alleate giungendo qui questa sera, prima riunione generale avrà luogo domani. Oggi intanto ebbe luogo al Ministero della Guerra una riunione preliminare presieduta da Millerand. Sono delegati: per la Francia Generale Pellé, Capo di Stato Maggiore del Generale Joffre, Generale Graziani, Sotto Capo di Stato Maggiore e Vice Ammiraglio Aubert, Capo di Stato Maggiore della Marina; per l'Inghilterra Generale Callwell, Ammiraglio Jackson e Comandante Richmond; per la Russia suo Addetto Militare Colonnello Conte Ignatiev e Addetto Navale Capitano di fregata Dimitrov.

Parlasi pure di un Generale russo attualmente a Londra che giungerebbe domani.

Intesa speciale fra Italia e Russia, secondo nota rimessa da Iswolsky a Delcassé, verrebbe trattata al Quartier Generale russo e decisione telegrafata a Parigi e incorporata nella Convenzione Generale. A questo riguardo ho fatto presentire Margerie punto di vista di V. E. (2) circa opportunità che trattative siano concentrate in un solo luogo (3).

532

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONINNO

T. GAB. R. SP. 347/110. Berlino, 1° maggio 1915, ore 21,30 (per. ore 3,35 del 2).

Stampa germanica continua obbedire parola d'ordine del Governo di serbare silenzio sui negoziati itala-austriaci e sulle relazioni coll'Italia. Ha fatto quindi una certa impressione un articolo pubblicato oggi dal Tag nel quale, pur dicendosi di voler ancora credere al mantenimento della neutralità dell'Italia, si esamina molto apertamente l'eventualità che essa entri in azione contro i suoi

termini:

«Pomeriggio conversazione preliminare tutti delegati eccetto inglese presieduta da Ministro della Guerra.

Delegati francesi sono Generale Pellé Capo Stato Maggiore di Joffre e Generale Graziani Sottocapo Stato Maggiore. Per l'Inghilterra sarà Generale Callwell Capo Informazioni Londra e Colonnello Buller addetto militare.

Assistevano anche addetto militare Italiano e russo.

Ministro della Guerra e suoi Generali mostrato vivo desiderio nostra entrata campagna immediatamente. Non sanno [quanto tempo perJ nostra preparazione è necessario né difficoltà compito, perciò ho fornito elementi giudizio per togliere ldubbi] e calmare impazienza vedere! effettivamente agire.

Ministro della Guerra desidera conoscere data più prossima entrata campagna, ricordando impegno fissa data massima 26 maggio.

Non mi lascio tirare promessa alcuna se non collima con interessi S. E. Cadorna tuttavia prego di telegrafarmi in proposito». (In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggioredell'Esercito).

antichi alleati. Articolo è tanto più significativo in quanto il giornale che lo pubblica è notoriamente ufficioso e che il pubblicista che lo firma è un ex-diplomatico in costanti e continui rapporti col Dipartimento degli affari esteri.

Con tutto ciò nelle sfere governative si affretta di avere e si cerca di inspirare agli altri la speranza che i rapporti coll'Italia possano ancora essere mantenuti.

Mi risulta però che tale non è più il caso per le sfere militari. Queste ultime, le quali da principio contrariamente a quanto si poteva credere avevano vivamente premuto sull'Imperatore e sul Governo perché inducessero Austria-Ungheria a cedere alle domande dell'Italia, ora invece, dacché si sono sparse certe supposizioni sulla natura e sui limiti delle medesime, si mostrano assolutamente contrarie a ulteriori concessioni all'Italia. Una nuova lettera privata del Maresciallo Hindenburg (mio telegramma n. 105) (l) che fu posta sotto i miei occhi è improntata a questi sentimenti e conclude esprimendo la fiducia che la Germania e l'Austria Ungheria riusciranno a vincere anche i nuovi nemici.

Non mi è stata finora confermata notizia che Maresciallo avrebbe direzione delle nuove Armate destinate ad operare nel Sud.

(l) -Vedi D. 503. (2) -Vedi D. 521. (3) -Su questa seduta, il colonnello Montanari riferì al Ministro della Guerra nei seguenti
533

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONINNO

T. GAB. 645/111. Berlino, 1° maggio 1915, ore 21,30 (per. ore 2,40 del 2).

Mi risulta da fonte degna di fede, che un personaggio influente del partito cattolico olandese si sarebbe recato in questi giorni a Roma per prendere intese col Vaticano circa una azione concorde da espletarsi in vista di un avviamento alla pace. Si offrirebbe di adottare l'Olanda come luogo atto a centralizzare i lavori preliminari che si farebbero a tale scopo, e si chiederebbe alla Santa Sede di venire preventivamente informata di tutti i passi che essa muoverebbe dal canto suo. Il viaggio sarebbe stato intrapreso se non per incarico almeno colla conoscenza e coll'approvazione del Governo olandese.

534

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 341/197. Bucarest, 1° maggio 1915, ore 21,35 (per. ore 3 del 2).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Bratianu ha esposto ieri a questo Ministro di Russia pretese territoriali della Romania le quali sono anche un poco più estese di quelle da me indica

te (l). Col corriere che parte domani mando a V. E. una carta da cui esse risultano esattamente. Bratianu ha detto al mio collega che egli fa della linea della Theiss e di quella del Pruth delle condizioni sine qua non dell'entrata in azione della Romania. Ministro di Russia consiglia nuovamente al suo Governo di mostrarsi condiscendente ma fissa una data irrevocabile per l'entrata in campagna.

Però Giers che è qui di passaggio ha portato da Pietroburgo notizia che difficilmente Governo russo cederà così per la Theiss come per il Pruth (2).

(l) Vedi D. 449.

535

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 343/145. Londra, 1° maggio 1915, ore 23,38 (per. ore 6 del 2).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 271 .Riservato speciale (3).

Grey mi disse ieri che Benckendorff a nome di Sazonov avevagli fatto poco prima comunicazione identica a quella segnalatami da V. E. chiedendo suo pensiero. Grey ha risposto sembrargli che il punto speciale, ossia la fissazione del numero di truppe russe da operare in Galizia, potrebbe utilmente essere discusso pel tramite del R. Addetto Militare a Pietroburgo che, dice Sazonov, gode simpatia e fiducia del Granduca Generalissimo.

Per tutto il resto sarebbe preferibile mantenere conversazioni a Parigi. In tal senso Grey ha telegrafato a Rodd ed a Buchanan (4).

536

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 647/146. Londra, 1° maggio 1915, ore 23,38 (per. ore 4,50 del 2).

Mio telegramma n. 122 (5).

Convenendo pienamente nelle mie osservazioni Nicolson mi disse avantieri che Steed è un esaltato sprovvisto di tatto e di sentimento di opportunità. Da tempo egli non è stato più ricevuto né da lui né da Grey. Col redattore principale del Times, che giorni fa gli chiese consigli sulla opportunità o meno di pubblicare un articolo di commento alla nota lettera di Watson, Nicolson

(-4) Vedi D. 541.

raccomandò caldamente di non farne nulla deplorando la pubblicazione di detta lettera.

È da tenersi presente in generale che il Times va assumendo sempre più un contegno poco simpatico verso il Governo e verso il Foreign Office contro il quale non risparmia, quando può, critiche e più o meno velate recriminazioni. Stamane il Times pubblica una lettera di un Professore di questa Università il quale ci rende piena giustizia dimostrando servizi già resi agli alleati dalla neutralità italiana.

Morning Post attualmente giornale più serio ed autorevole pubblica un articolo simpatico e pienamente riguardoso verso l'Italia insistendo sul punto che ad essa sola compete l'assoluta libertà di decisione, ed aggiungendo che se l'Italia credesse di unirsi agli alleati creerebbe certamente tra essi, ed in ogni caso in Inghilterra, un tale sentimento di accresciuta simpatia calda ammirazione e riconoscenza che non potrebbero sicuramente cessare con guerra.

(l) -Vedi D. 450. (2) -Nel ritrasmettPre quAsto telegramma a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 288 del 2 maggio, ore 18, Sonnino aggiunse la seguente istruzione: «Prego V. E. non tralasciare alcun mezzo per favorire conclusione di un accordo colla Romania>>. (3) -Vedi D. 503. (5) -Vedi D. 432.
537

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 348/147. Londra, 1° maggio 1015, ore 23,30 (per. ore 3,30 del 2).

Grey diceva oggi che a correre dietro alle pretese, alle rivalità, agli odii dei balcanici specie dei Greci e dei Bulgari vi è da perdere la testa e si rischia di preparare non una lega ma una nuova guerra balcanica. Grecia ha presentato una serie di domande che si stanno esaminando ma che a lui sembrano difficilmente accettabili. D'altra parte l'interessante in questo momento è di attrarre la Bulgaria perché in tal caso Grecia, spinte o sponte, seguirà. Per quanto concerne la Bulgaria le cose stanno così: Re Ferdinando sa benissimo che, comunque guerra vada a finire, non ha più nulla da temere o da sperare dall'Austria. A Sua Maestà però ambizioso e bramoso come è di preponderare in Oriente, poco va a genio prospettiva di un trionfo della Russia, contro la quale d'altro canto per motivi facilmente comprensibili non osa schierarsi apertamente. Egli quindi continua a tenersi in bilico non osando prendere una decisione. In tali condizioni, osserva Grey, sarebbe poco dignitoso da parte degli alleati di presentarsi « col cappello in mano » per pregare Re Ferdinando a manifestare i suoi desideri. Pertanto a questo Ministro di Bulgaria, venuto giorni fa a tenergli il solito linguaggio, Grey disse che Triplice Intesa sa benissimo di non godere simpatia del Re, ma non per questo è aliena dall'assecondare entro i limiti del giusto e del ragionevole le legittime aspirazioni bulgare. Se Bulgaria crede utile entrare nel campo degli alleati non avrà che a significare in modo chiaro e definitivo tale sua decisione ed allora gli alleati esamineranno il modo di darle soddisfazione. Io ho osservato, e Grey ha convenuto, che elemento importantissimo per determinare contegno Bulgaria è intervento della Romania che occorre quindi ad ogni costo facilitare.

31 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

538

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 344/6. Stoccolma, 1° maggio 1915, ore 23,40 (per. ore 6 del 2).

Sua Maestà il Re Gustavo, con cui ho pranzato stasera, mi ha detto che, informato dal suo Ministro degli Affari Esteri del nostro colloquio di ieri, (l) teneva a ringraziarmi di aver preso l'iniziativa di chiarire ogni malinteso e di aver rettificato impressione inesatta che si era prodotta costà circa le intenzioni della Svezia. Egli mi ha confermato in tutto e per tutto le dichiarazioni fatte ieri da questo Ministro degli Affari Esteri e mi ha dato la sua parola d'onore che nessuna influenza da parte della Germania era entrata nei passi di cui Bildt è stato incaricato presso Sua Maestà, Nostro Augusto Sovrano e presso

V. E.

Re di Svezia ha aggiunto che, senza volere menomamente pronunziarsi in merito al nostro conflitto coll'Austria-Ungheria, sperava che noi potessimo conservare neutralità ed evitare una guerra colla Germania che per tanti anni è stata la nostra alleata. Dopo di aver premesso che ignoravo le condizioni effettive dei nostri negoziati cogli Imperi centrali ho risposto a Sua Maestà che non dubitavo che il Governo italiano avesse presente tutta la importanza dei nostri buoni rapporti colla Germania e procurasse di mantenerli preservando però gli interessi vitali del paese.

539

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 1407/166. Washington, 1° maggio 1915 (per. il 24).

Una delle conseguenze di maggior rilievo della immane lotta che si svolge in tre continenti è il rimaneggiamento dell'assetto del Pacifico e dell'Estremo Oriente al quale, profittando delle favorevoli circostanze, si è accinto il Giappone. L'annunzio ne giunse qui dapprima debole ed ebbe scarsa eco. Fin dall'll febbraio la Associated Press di New York, il London News ed il Chicago Daily News offrivano la primizia delle domande presentate dal Giappone alla Cina. Ma non fu che il 31 marzo successivo che la Associated Press pubblicava il testo completo del programma del Giappone nell'emisfero del Pacifico. Il Governo di Washington non proferì verbo. Questo argomento non è qui volentieri toccato.

La verità è che sul terreno cinese il Governo degli Stati Uniti si sente inevitabilmente e definitivamente sopraffatto dalla politica giapponese. Di questo stato di cose sarebbe forse ingiusto voler far risalire la intera responsabilità all'Amministrazione del Signor Wilson e del Signor Bryan. E' bensì vero che lo

attuale Presidente, dopo aver iniziato ìa sua politica personale nel campo internazionale con l'ormai storico insuccesso rappresentato dall'intervento negli affari del Messico, è rimasto come sotto l'incubo di quell'errore, che gli alienò irrimediabilmente l'opinione pubblica, e non si è peritato di assumere in altre questioni un atteggiamento risoluto né una linea di condotta precisa. Ma non conviene dimenticare che il mandato del Signor Wilson si avvicina alla scadenza e che, pur volendo escludere dalla sua mente calcoli speculativi in vista di una ambita rielezione, il dovere di non legare al successore una troppo pesante eredità gli vieterebbe da solo di ingolfarsi in una politica che potrebbe trascinare rapidamente il paese in una situazione grave. Né conviene parimenti dimenticare che soltanto a condizione di non essere coinvolto in nessun conflitto con l'estero può il Signor Wilson alimentare il proprio desiderio di intromettersi, quando che sia, nella pace d'Europa.

La debolezza, del resto, o, se si vuole, l'opportunismo degli Stati Uniti negli affari di Cina rimontano ad epoca remota. È noto che un articolo segreto del Trattato di Portsmouth riconosceva mutuamente al Giappone ed alla Russia i rispettivi speciali diritti in Cina, mentre la Russia si impegnava di far estendere al Giappone tutti i trattati russo-cinesi che costituivano la base dei suoi diritti speciali: diritti di natura del tutto particolare, quali nessun altro paese possedeva in Cina. Venuto in possesso di quei trattati, il Giappone iniziò subito negoziati col Governo cinese, secondato in ciò dalla Russia. Komura, il geniale iniziatore di questa politica, diceva che se il Giappone non aveva potuto ottenere dalla nemica della vigilia una indennità di guerra, la compartecipazione ai diritti della Russia avrebbe dischiuso al suo paese un ben più vasto avvenire. Fu iniziata così la politica di collaborazione del Giappone con la Russia negli affari cinesi, che dura tuttora. La guerra vittoriosa aveva assicurato al Giappone il possesso territoriale della Corea. Il godimento dei privilegi russi gli permetteva di conservare un piede al di là del Yalu, sfuggendo così al dogma della porta aperta. Ora, gli speciali diritti riconosciuti alla Russia dalla Cina, le consentivano, com'è noto, una compartecipazione di sovranità nella Manciuria settentrionale.

La esistenza della compartecipazione di sovranità in Manciuria restò ignorata dal Governo degli Stati Uniti fino al 1908. Essa fu rivelata in seguito alla contestazione sorta per l'amministrazione municipale di Harbin. Fu in quella circostanza che da Pietrogrado si informò l'allora Segretario di Stato Root dell'esistenza di un certo articolo 6 di un accordo russo-cinese del 1896, a sensi del quale la Cina delegava alla Russia la propria sovranità nella zona delle ferrovie russe. Il Root non credette di replicare. E al suo successore, il Signor Knox, rimase soltanto da constatare che il principio della porta aperta in Cina si riduceva ormai ad una espressione priva di significato. Nei riguardi del Giappone soltanto, il Root, sullo scorcio del 1908, era giunto ad una intesa in cinque articoli, dei quali il quinto diceva: «In qualunque eventualità che minacciasse lo statu quo su descritto o il principio della uguaglianza di interessi, quale sopra descritto, i due governi si porranno in comunicazione per conseguire una intesa circa le misure da adottarsi».

Nel 1909, sotto l'amministrazione Taft, il Segretario Knox tentò di ritornare sul famoso articolo 6 russo-cinese, per eliminare la minaccia ch'esso racchiudeva contro la porta aperta, col proporre una commissione internazionale che si assumesse in Manciuria l'amministrazione delle ferrovie tanto russe quanto giapponesi. Sarebbe stato per tal modo impossibile all'uno o all'altro paese di esercitare funzioni sovrane nelle zone delle concessioni ferroviarie russe, possedute allora da entrambi congiuntamente, o di estendere tali privilegi ad altre linee. Non vi riuscì.

La importanza del trattato segreto di Portsmouth, congiuntamente all'articolo 6 del trattato russo-cinese del 1896 e della conseguente politica parallela russo-giapponese, cominciò a rivelarsi nel 1909. Ne furono infatti conseguenza la costruzione da parte del Giappone di due nuovi tronchi nella Manciuria orientale, la annessione della Corea, la alienazione alla Russia di tutta la Mongolia esteriore, la concessione al Giappone di quattro ferrovie in Mongolia e, per quanto è dato sapere, la estensione del periodo di esercizio delle ferrovie, concedenti il diritto di «sola ed esclusiva amministrazione » nelle proprie zone a 99 anni. Questa specie di sovranità ferroviaria russo-giapponese comporta il controllo del commercio e dell'incremento della Manciuria e della Mongolia orientale, nelle quali il principio della porta aperta non è più che lettera morta e che sono nel fatto divenute sfera comune d'influenza russo-giapponese.

Ora il Giappone, profittando della crisi che travaglia il mondo, ha chiesto l'illimitata estensione di speciali diritti. Facendo precedere, com'è noto, le sue domande dalla dichiarazione del sincero desiderio di mantenere la pace nello Estremo Oriente e di consolidare le relazioni tra due nazioni finitime, esso reclama il diritto di disporre della colonia tedesca di Kiao Tciaou, concessioni ferroviarie e minerarie, controllo di ferrovie, miniere e regioni minerarie, estensione di affitti territoriali e ferroviari, il diritto di residenza e di intraprese d'ogni genere, la estensione della extra territorialità, il veto sopra concessioni ferroviarie ed imprestiti, la nomina di propri consiglieri nelle varie amministrazioni cinesi, la disposizione di isole o di porti, un mercato per munizioni di guerra per materiali da campagna e da arsenale con relativi prestiti, e infine il diritto di nominare ispettori di polizia e consiglieri pel Governo centrale. A parte le concessioni industriali, il Giappone sollecita insomma la estensione della extraterritorialità e della sovranità nelle zone ferroviarie ed in porti situati nelle regioni della Manciuria e della Mongolia orientale. Esso chiede inoltre una amministrazione comune in tutta la zona d'influenza giapponese a nord della Gran Muraglia e la facoltà di collocare a Pechino consiglieri tali che tolgano al Governo cinese ogni velleità di emancipazione. Scopo di questi Agenti dovrebbe essere evidentemente quello di annientare l'influenza delle Potenze in etna.

Si è discusso lungamente se il principio della porta aperta avrebbe offerto alla Cina un'effettiva protezione in caso di pericolo. Il pericolo si affaccia adesso, e quale la Cina non intuì forse mai. Le Potenze europee sono nella impossibilità di fornire al presente una risposta a quel quesito. Gli Stati Uniti soltanto potrebbero tentare di farlo. Ma per risolvere la situazione in modo conforme agli interessi americani, necessiterebbero in questo governo un massimo di energia e considerevoli rischi. Ecco perché, in vista delle considerazioni sopra esposte, si preferisce qui di non toccare l'argomento.

Il diritto degli Stati Uniti di intervenire fra Giappone e Cina, per salvaguardare insieme con la indipendenza di quest'ultima il principio della porta aperta e gli interessi americani, parrebbe consacrato dalle note scambiate

fra il Segretario Root e il Barone Takira, Ambasciatore giapponese a Washington, nel 1908. Quelle note, e segnatamente l'articolo 5, sembrano autorizzare questo Governo ad essere parte attiva negli attuali negoziati fra Giappone e Cina, che della Cina minacciano l'integrità territoriale ed amministrativa. Ma tutto induce a credere che il Governo americano si asterrà dall'intervenire efficacemente.

Le prime domande del Giappone alla Cina (del febbraio scorso) (l) vennero comunicate confidenzialmente dall'Ambasciatore giapponese al Dipartimento di Stato il quale formulò vaghe riserve circa il rispetto al principio della porta aperta ed ai trattati esistenti fra Stati Uniti e Giappone. Queste riserve od osservazioni vennero confermate all'Ambasciatore americano a Tokio, ma per lettera, com'ebbe a dirmi il Segretario di Stato, quasi a diminuirne il significato e l'importanza. E la stampa americana, che portò tanto ritardo a pubblicare il testo delle domande giapponesi, riprodusse con sollievo le parole del Signor Okuma: «Nella mia qualità di primo ministro del Giappone ho già dichiarato e dichiaro al popolo americano ed al mondo che il Giappone non ha ulteriori motivi né desiderio di acquistare nuovi territori, né pensa a togliere alla Cina

o ad altro popolo alcun loro possedimento. Il mio Governo ed il mio Paese hanno dato a questo riguardo la loro parola che verrà tenuta, come la sa tenere ad ogni occasione il Giappone». Dimenticò però la stampa americana di rammentare la precedente annessione della Corea, che Ito aveva dichiarato il Giappone non annetterebbe mai. Pubblicando dopo sette settimane il testo delle domande del Giappone alla Cina, questa stampa lo faceva seguire concordemente dal seguente commento: «Il disagio e la diffidenza degli Stati Uniti nei riguardi dei negoziati del Giappone a Pechino non possono essere se non il frutto di malintesi e di maligne informazioni sparse ad arte da interessati pescatori nel torbido». E si compiaceva delle parole di Okuma: <<Il Giappone cerca unicamente di sistemare questioni moleste in modo da assicurare definitivamente la pace e la buona intesa ».

Altre voci, peraltro, improntate a minor ottimismo pervenivano dagli americani residenti in Cina. Una petizione firmata da cinquemila missionari americani scongiurava il governo patrio di non restare indifferente all'accaparramento meditato dal Giappone. E invocazioni consimili son partite dai commercianti americani che si vedono irreparabilmente minacciati. Ciò nondimeno, la più esplicita dichiarazione fatta a tutt'oggi in proposito dal Signor Wilson, che pure in questi giorni non è stato avaro di parole in argomenti di minore interesse, è la seguente: «L'America sta assumendo informazioni circa la portata delle domande del Giappone alla Cina».

In questi ultimi giorni l'Ambasciatore giapponese ha avuto ripetute conferenze col Segretario di Stato. Pare che il Visconte Chinda abbia comunicato a questo Governo il testo delle nuove domande del Giappone. Mentre scrivo giunge però notizia che la Cina le abbia nuovamente respinte. Quale che possa essere l'esito delle trattative cino-giapponesi, è facile comunque prevedere che l'America non muoverà un dito per portare alla Cina un aiuto effettivo, che si risolverebbe pure nella tutela dei propri interessi. Ma conviene pur dirlo:

se il Governo degli Stati Uniti non assume verso il Giappone nella questione cinese una politica più attiva, è che effettivamente non si sente in grado di farlo. Sono tramontati i sogni imperialistici del Presidente Roosvelt per il quale il Pacifico doveva essere interamente ed esclusivamente sotto l'influenza americana. Lo stesso Roosvelt, rientrato nelle file, ebbe a riconoscere che l'influenza degli Stati Uniti avrebbe potuto predominare forse nel litorale orientale del Pacifico ma che nell'occidentale vi predomina l'influenza del Giappone.

La questione cinese rientra così nel suo vero quadro come parte essenziale della questione del Pacifico, che assume sempre maggior gravità per questo Governo di fronte alle sconfinate ambizioni del Giappone. E' noto che dalle proprie mire il Giappone non esclude le isole Filippine, che sono esposte e completamente indifese. Nessuna fortificazione le protegge, né le fortificazioni del Canale di Panama verso il Pacifico sono state condotte a termine. Preoccupato dagli avvenimenti europei, il Governo americano ha ora concentrato tutta la flotta nell'Atlantico, e solo cinque corazzate non moderne incrociano attualmente nel Pacifico. Un eventuale attacco del Giappone ai possedimenti americani del Pacifico non potrebbe incontrare in tali condizioni seria resistenza. Questo stato di cose non isfugge alle persone più oculate. Si va facendo da qualche tempo sui giornali d'America una vivace campagna per l'incremento della flotta e si parla pure di fortificare le Filippine e l'isola di Guam. Ma tutto ciò con estrema prudenza, per non svegliare le suscettibilità dell'intraprendente competitore d'oltre mare. La campagna per l'incremento della flotta è condotta perciò in vista del pericolo che potrebbe minacciare il Paese dal lato dell'Atlantico da parte di chi trionferà della presente guerra. Intorno a questo immaginario pericolo si sta sgrigliando da qualche tempo tutta una letteratura romanzesca sui fogli americani. Ad ogni modo se una potente flotta esistesse e ne fosse libero e sicuro il transito dall'uno all'altro oceano, l'impiego potrebb'esserne altrettanto facile verso occidente che verso oriente. E il problema dell'incremento del proprio naviglio tiene perplesse le menti dei dirigenti americani, mentre, a scongiurare per altra via possibili ingerenze esterne nelle Filippine, il Signor Wilson presentò e si adoperò a far passare, senza però riuscirvi. il « bill » che alle Filippine medesime concedeva l'autonomia.

Un altro incidente che, alla stregua di quanto avviene per incidenti di minore importanza nell'altro oceano, avrebbe dovuto commuovere l'opinione pubblica americana, è stato assolutamente e rapidamente qui messo in tacere. Nei primi giorni dello scorso febbraio l'incrociatore giapponese «Asama » si arenò sulla spiaggia di Turtle Bay, nella California meridionale a 145 miglia da San Diego. Le operazioni di disincaglio non sono ancora terminate. E per procedervi il Giappone, adducendo il pericolo di un attacco da parte di navi tedesche (che nel Pacifico più non esistono) inviò colà navi da guerra e vi sbarcò truppe e materiale. Il fatto trapelò e la stampa americana non poté tacerne. Questo Governo inviò cola una propria nave, che tornò assicurando che le truppe giapponesi erano state rimbarcate e che le operazioni procedevano in modo normale e tale da non dover destare preoccupazioni di sorta. Ciò che preme di rilevare in questo incidente non è il supposto tentativo, da altri intraveduto, dei giapponesi di costituirsi una base sulle spiagge messicane, né quello di voler esercitare una intimidazione sul Governo americano, ma la evidente preoccupazione del Governo degli Stati Uniti di non annettervi importanza e di non darvi seguito.

Per tornare ai negoziati cino-giapponesi, tutto dimostra quindi che la linea di condotta del Governo americano continuerà a mantenervisi passiva. La speranza dell'America di salvaguardare qualche brano dei propri interessi in Cina poggia ormai soltanto sull'avverarsi di fatti estranei, quali la resistenza di qualche Potenza d'Europa alle pretese giapponesi o lo scoppio di rivalità tra Russia e Giappone. Ma non pare questo il momento propizio ad avvenimenti di tal genere.

(l) Vedi D. 523.

(l) Vedi serle V, vol. Il, D. 690.

540

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI (l)

T. GAB. R. SP. S. N. Roma, 2 maggio 1915, ore 12.

Capo di Stato Maggiore Esercito pregami far pervenire codesto R. Addetto militare seguente telegramma cifrato:

« 180 G. Perché V. S. possa insistere su assoluta necessità che alla rottura nostre ostilità esercito russo pronunci vigorosa offensiva, V. S. faccia rilevare che rilevanti forze nemiche sono già raccolte nostra frontiera, che organizzazione difensiva nemica è stata resa potente con recenti lavori, per cui nostro primo sbalzo offensivo sarà lento, difficile, possibile solo se contemporaneo energica pressione esercito russo. Generale Cadorna ».

541

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI

T. GAB. R. SP. 287. Roma, 2 maggio 1915, ore 16.

Questo Ambasciatore d'Inghilterra mi ha fatto seguente comunicazione (2): «Allo scopo di assicurare il coordinamento fra le mosse russe e italiane Grey considera essenziale che il Granduca s'intenda con l'agente militare italiano. Essendo stato comunicato a Grey il desiderio del Granduca che tali discussioni abbiano luogo al Quartiere Generale russo, Grey ha telegrafato all'Ambasciatore britannico a Pietroburgo di non avere obiezioni a tale procedura purché rimanga inteso che tali discussioni non escludono la convenzione navale e militare tra gli alleati e l'Italia ma siano considerate come sussidiarie e riferentisi ai quantitativi e alla disposizione delle forze italo-russè impiegate contro l'Austria-Ungheria.

È molto desiderabile che alla Conferenza di Parigi assistano gli Addetti Militare e Navale russi e Grey spera che il Granduca permetterà all'Addetto Militare britannico a Pietrogrado di essere presente alla Conferenza da tenersi al Quartiere Generale russo».

Non ho per mio conto alcuna obbiezione a quanto precede.

(l) -In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. (2) -Vedi D. 535.
542

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI (l)

T. GAB. R. SP. S. N. Roma, 2 maggio 1915, ore 17.

Per colonnello Montanari.

«183 G. V. S. può assicurare (2) pel 26 maggio al più tardi primo sbalzo offensivo truppe copertura di cui telegramma 179 G (3) a condizione però che esercito russo pronunci vigorosa offensiva verso 20 et azione analoga esercito anglo-francese per evitare concentramento truppe austro-tedesche nostra frontiera. Generale Cadorna » <4) .

543

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 352/101. Pietrogrado, 2 maggio 1915, ore 19,25 (per. ore 1,55 del 3).

Ieri dopo la lettura dei giornali del mattino mi sono recato dal barone Schilling e gli ho manifestato la mia sorpresa e rincrescimento per la notizia pubblicata da due di essi della firma accordo Italia con Triplice Intesa in data 13/26 corrente. Gli ho detto che a prescindere dall'origine della indiscrezione per la quale non nutrivo sospetti verso Ministero non comprendevo come mai avesse lasciato passare quella voce. Barone mi ha risposto che purtroppo il segreto sull'accordo era stato mantenuto anche con signor Nelidov, Capo della Censura, il quale reputando immaginaria quella notizia al pari delle altre notizie non vi aveva prestato alcuna attenzione e aveva concesso il nulla osta come per quelle che corrono da parecchio tempo a questa parte.

Venuti alla discussione dei rimedi, è stato stabilito: l o -di trattenere tutti i telegrammi dei corrispondenti con l'estero relativi a quelle notizie;

2" -dichiarare a tutti i corrispondenti dei giornali russi che chiedessero notizie al riguardo, che nessun accordo era stato concluso fra l'Italia e Triplice Intesa.

Entrambe le misure furono applicate ed oggi i giornali compreso il Novoe Vremia modificano notizie di ieri nel senso che nessun accordo è intervenuto ma che esistono indubbiamente conversazioni tra Italia e Triplice Intesa e che il loro procedere lascia sperare favorevole risultato. Quanto alle altre notizie relative all'oggetto delle conversazioni, alla capitale ove queste hanno luogo ecc., e che sono in buona parte erronee e contraddittorie, esse vengono riprodotte con altre varianti e sono quelle stesse che da circa un mese si vanno ripetendo quali congetture.

(l) -In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. (2) -Risponde al telegramma riportato nella nota 4 al D. 531. (3) -Di questo telegramma dello Stato Maggiore nell'Archivio Storico del Ministero degliEsteri esiste solo il foglio di trasmissione (T. 6939 del 1o maggio 1915, ore 15) ma non il testo cifrato trasmesso che non è stato rinvenuto nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. (4) -Analogo telegramma, recante lo stesso numero 183 G fu inviato anche all'Ambasciata di Pietrogrado per l'addetto militare tenente colonnello Ropolo.
544

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 350/127. Parigi, 2 maggio 1915, ore 20,40 (per. ore 0,55 del 3).

Questo Ministro di Serbia, assistendo ad una conferenza sulla Serbia tenutasi ieri alla Società Geografica di Parigi, prese la parola per dire che « quando guerra attuale fu scatenata, le Potenze della Triplice Intesa proclamarono in faccia all'universo che esse iscrivevano sulla loro bandiera vittoriosa giustizia e i diritti per tutte le nazioni ed il principio di nazionalità come base dei futuri regolamenti territoriali. Queste promesse, venendo dalla nobile Francia dalla generosa Inghilterra e dalla magnanima Russia, hanno sostenuto il coraggio e l'energia del popolo serbo». Nel corso della riunione egli si lamentò apertamente ed in termini assai vivi che con l'Accordo di Londra si era sacrificata la Serbia. Più che contro l'Italia questo sfogo è diretto evidentemente contro le pretese romene sul Banato. Vesnii in altre sue conservazioni con colleghi si è espresso nel senso che spettava di diritto alla Serbia di ereditare la situazione dell'Austria-Ungheria sulla costa orientale dell'Adriatico.

545

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RUSPOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 349/128. Parigi, 2 maggio 1915, ore 20,40 (per. ore 0,55 del 3).

Oggi ha avuto luogo la riunione plenaria di tutti i delegati militari (l) sotto presidenza Ministro della Guerra. Furono accettate le proposte del nostro Delegato nel senso di non vincolare l'Italia ad accelerare la sua entrata in azione prima del termine fissato dallo

accordo intervenuto. All'uopo fu espresso il semplice desiderio che ciò accada compatibilmente con la preparazione necessaria. Fu convenuto che gli eserciti alleati faciliteranno con tutti i mezzi l'entrata in campagna dell'Italia in relazione alle conseguenti sue difficoltà di azione.

I Comandanti delle varie forze alleate si scambieranno le idee circa il modo di azione più opportuno per raggiungere tale scopo. A tale fine i delegati italiani militari si recheranno domani al Quartiere Generale degli eserciti francese ed inglese.

Circa la reciproca azione della Russia e dell'Italia fu determinato di lasciare la decisione al Granduca Nicola col Delegato Italiano Addetto Militare a Pietroburga.

I rapporti fra i Ministri della Guerra e gli ufficiali delegati francesi, inglesi e russi furono improntati alla massima cordialità ed al desiderio di procedere nel massimo accordo.

Ogni preoccupazione circa i nostri scopi, specialmente per ritardare la nostra entrata in campagna, fu decisamente abbandonata e la convinzione circa la nostra buona fede è pienamente subentrata dopo l'esposizione fatta dal nostro delegato delle ragioni che ci rendono sconsigliabile un anticipo sulla data fissata.

Sulle sedute di ieri e di oggi il Colonnello Montanari ha riferito direttamente ed in dettaglio al Ministro della Guerra (1).

(l) Vedi D. 531.

546

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 353/112. Berlino, 2 maggio 1915, ore 20,55 (per. ore 0,40 del 3).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 274 Riservato speciale (2).

Jagow mi ha detto stamane che aveva avuto conoscenza dell'ultima risposta stata data da Burian ad Avarna. Gli ho risposto che la lettura di quel documento, stato anche a me comunicato, mi aveva altamente sorpreso. Non vi era in esso alcuna traccia di quelle ulteriori concessioni cui egli, Jagow, mi aveva assicurato (3) essere disposto il Governo austro-ungarico. Questi persiste invece e nelle sue precedenti proposte intorno ai confini del Trentina, e nel suo reciso diniego per la rettifica della frontiera orientale e per la situazione di Trieste e per la cessione delle isole e in generale per la esecuzione immediata dell'eventuale accordo.

E lo fa con molti argomenti che non reggono, quali le affermazioni inesatte circa la nazionalità dell'Ampezzano e la esposizione ad usum delphini del trattamento fatto a Trieste ecc. Ciò che più mi stupiva, soggiunsi, era che le ripetute assicurazioni da lui datemi fossero state sotto tutti i rapporti completamente smentite dai fatti, poiché, a quanto egli mi aveva detto, il Governo ger

manico si era di nuovo adoperato a Vienna per ottenere un contegno più favorevole alle nostre domande, non comprendevo come i suoi sforzi non fossero approdati ad alcun risultato; ciò comprometteva grandemente l'esito dei negoziati e creava una situazione estremamente difficile.

Jagow non voleva ammettere che queste mie osservazioni fossero, interamente fondate. Riconosceva bensì che la risposta austriaca era nella sostanza e nella forma tutt'altro che felice; è, egli diceva, la maniera del Ballplatz e per quanto si insista non si riuscirà mai a mutarla completamente. Ma per apprezzare al suo giusto valore la dichiarazione di Burian occorreva tener conto del fatto che essa era destinata a soddisfare al desiderio stato espresso dal duca Avarna di conoscere le ragioni che avevano determinato le sue dichiarazioni precedenti. Non si trattava dunque di decisioni nuove, ma soltanto di spiegare i motivi delle antiche. E del resto già nella presente risposta si notava qualche chiaro accenno alla possibilità di ulteriori concessioni. Per esempio riguardo a Trieste nella frase che il barone Burian << si intratterebbe con V. E. su qualsiasi questione che gli fosse suggerita dal suo desiderio di informarsi circa i veri interessi di Trieste »; riguardo all'Albania nel proposito di «giungere col R. Governo ad una nuova intesa che potrebbe implicare anche il disinteressamento dell'Austria-Ungheria»; riguardo all'esecuzione immediata dell'accordo nella frase di istituire, non appena l'accordo concluso. una Commissione mista cui spetterebbe il regolamento delle questioni risultanti dalla cessione di territori; e finalmente nella conclusiva colla quale il barone Burian dichiarava che la base di transazione indicata in massima potrebbe essere tuttavia sviluppata nel senso di proporre modificazioni accettabili da ambo le parti: in tutto ciò non vi era adunque alcun vero diniego, e le ulteriori modificazioni cui si accennava il Governo austro-ungarico aveva l'intenzione di indicarle al R. Governo per mezzo di Goluchowski. Poiché aveva voluto inviare a Roma un suo delegato, era naturale che a questo fosse riservata la presentazione di quelle proposte concrete che si credevano atte a facilitare la conclusione dell'accordo. E il Conte Goluchowski doveva essere munito delle più larghe istruzioni in questo senso. Senonché Jagow aveva saputo il R. Governo aver fatto comprendere a Vienna che la venuta di quella persona non veniva da esso considerata opportuna. Jagow diceva di esserne sinceramente addolorato: poiché ciò non faceva che confermare il suo dubbio che il R. Governo non si proponesse oramai più di arrivare ad una intesa coll'Austria, ma avesse già presa una diversa risoluzione iniziando con altre Potenze negoziati che non vengono più nemmeno ufficiosamente smentiti.

Per ciò che riguarda la missione di Goluchowski io ripetei a Jagow le fondate ragioni che militavano contro di essa e che il R. Ambasciatore a Vienna aveva esposto al conte stesso ed al barone Burian. E le stesse cose io dissi a questo mio Collega d'Austria che vidi poco dopo e che mi aveva espresso in proposito il suo rammarico. Egli soggiungeva che il Governo I. e R., il quale aveva già ceduto su tanti punti, dava ancora adesso la prova, pel fatto stesso di continuare trattative per mezzo di uno speciale delegato, che era disposto a consentire ad ulteriori concessioni: esso non chiedeva che la manifestazione di altrettanto buon volere da parte del R. Governo; se questo buon volere non esiste poco importa, diceva il principe Hohenlohe, quale sia il tenore della risposta austriaca e la portata delle concessioni contenutevi.

Quanto a Jagow egli concludeva che da tutto ciò dovevasi purtroppo indurre che la situazione era da considerarsi come poco meno che disperata. Btilow gli aveva reso conto di un colloquio recentemente avvenuto con il Presidente del Consiglio (l) nel quale questi gli avrebbe detto che certamente a lui come a tutti gli italiani una rottura delle relazioni colla Germania sarebbe riuscita singolarmente penosa, ma che la responsabilità di quanto era accaduto spettava alla politica seguita dall'Austria, e che di fronte agli sconvolgimenti determinati dalla presente guerra mondiale era dovere del Governo italiano di cogliere, per la soddisfazione di antiche e ardenti aspirazioni nazionali, l'attuale momento favorevole che non si sarebbe mai più ripresentato.

Jagow diceva di essere costernato al pensiero che potessero così venire cancellati dalla storia 33 anni di intima e reciproca benefica collaborazione tra due grandi popoli, che erano legati da tanti reali comuni interessi e fra i quali una guerra scoppiata in simili circostanze renderebbe impossibile una riconciliazione per un lungo avvenire.

Risposi che nessuno più di me lo avrebbe deplorato, ma che si stavano ora scontando le colpe del passato e che la Germania doveva pur chiedersi se a tale dolorosa soluzione non avesse essa pure contribuito.

(l) -Vedi D. 531, nota 3, p 418 e D. 547. allegato. (2) -È la ritrasmissionc dei DD. 508, 510 e 511. (3) -Vedi D. 473.
547

IL CAPO DI GABINETTO, ALDROVANDI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (2)

N. u. 232. Roma, 2 maggio 1915.

D'ordine di S. E. il barone Sonnino, mi onoro trasmetterLe, qui unito, un telegramma Riservato Speciale (senza numero), a firma del Colonnello Montanari, testè pervenuto dalla R. Ambasciata d'Italia a Parigi.

ALLEGATO.

In conformità noto memorandum delegati convennero oggi seguenti disposizioni sommarie: l 0 ) Interesserebbe data intervento Italia fosse più prossima possibile compatibilmente esigenze preparazione.

2°) Scopo eserciti alleati distruzione nemico, perciò combatteranno fino a che scopo raggiunto. Comandanti in capo si accorderanno piano di guerra per scopo suddetto, soprattutto per facilitare entrata esercito italiano. Comandante Russia tratterà direttamente articolo primo memorandum.

3°) Stretto legame alleati mediante ufficiali.

4°) Nessun armistizio senza accordo unanime Stato Maggiore quattro potenze alleate.

Qualora questo testo incontri approvazione, prego di telegrafarmi autorizzazione

llrmare questa convenzione militare.

In relazione paragrafo 2• vado domani lunedì Gran Quartiere generale francese e posdomani inglese (l) accordo facilitazione entrata Italia. Conchiudo tutti convinti convenienza reciproca Italia inizi solo quando pronta ma non oltre ventisei. Mancano notizie circa entrata Romania.

(l) -Vedi D. 520. (2) -In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
548

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 351/77. Vienna, 2 maggio 1915, ore 21,50 (per. ore 4,50 del 3).

Mio telegramma Gabinetto n. 76 Riservato speciale (2).

Il Conte Goluchowski che ho visto or ora mi ha detto che in seguito a quanto V. E. aveva fatto conoscere di nuovo al barone Macchio (3) che non vedeva di quale utilità potesse essere pel negoziato in corso la sua visita in Roma, che non gli sembrava del resto opportuna in questo momento, egli aveva dichiarato ieri al barone Burian che in tali condizioni non era sua intenzione di recarsi in Italia e aveva declinato l'incarico che gli si voleva affidare.

In tale occasione Goluchowski mi ha ripetuto ciò che il barone Burian mi ha detto nel colloquio di sabato scorso (4) che la sua andata a Roma, colla quale il Governo Imperiale e Reale aveva dimostrato le sue buone intenzioni, non avrebbe avuto altro scopo che quello di spiegare meglio le sue intenzioni e discutere con V. E. le varie proposte del R. Governo sulla base dell'ultima risposta data al medesimo dal Ministro I. e R. (mio telegramma Gabinetto n. 75 Riservato speciale (5) per giungere ad un accordo e assicurare così la buona intesa e armonia a cui miravano i due Governi.

549

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (6)

L. P. Roma, 3 maggio 1915, ore 8.

Per uscire alla meno peggio dall'imbroglio in cui ci troviamo, che ti parrebbe di una deliberazione formulata presso a poco così:

«Superiori ragioni di servizio pubblico non consentendo ad alcuno dei membri del governo di assentarsi nei prossimi giorni da Roma, il Consiglio dei ministri, previo assenso di S. M. il Re, ha deliberato che le cerimonie della inaugurazione del monumento a Quarto e della posa della prima pietra del Policlinico a Pavia, fissate per i giorni 5 e 6 corrente, siano rinviate a giorni da destinarsi. Si spera che il rinvio possa essere breve».

(-4) Colloquio del 24 aprile, sul quale però Avarna riferì con ritardo: vedi D. 508.

Poi si dovrebbe aggiungere qualche deliberazione relativa alla Libia, che, senza dare dettagli, lascerebbe indurre la gravità dell'ultimo fatto: per esempio, la proclamazione dello stato d'assedio in Tripolitania e il disarmo delle bande.

Pensaci. Ne riparleremo di qui a poco.

(l) -Vedi D. 5tr7. (2) -Vedi D. 511. (3) -Vedi SoNNINO, Diario, cit., p. 132: di questo colloquio Sonnino non aveva dato notizia ad Avarna. (5) -Vedi D. 510. (6) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 308.
550

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. 307. Roma, 3 maggio 1915, ore 13.

R. Ministro a Belgrado telegrafa:

«Mi risulta da fonte attendibile che una deputazione di personalità serbocroate fra le quali figurerebbero i Dottori Trumbic (mio telegramma n. 99) (l) e Bacotic, lo stesso che trattò per il concordato, è andata in questi giorni a Parigi e Londra per scongiurare pericolo di una cessione della Dalmazia all'Italia)).

Sarebbe opportuno che codesto Governo si adoperasse ad impedire queste agitazioni serbe contrarie agli accordi intervenuti con noi, le quali possono influire sfavorevolmente sulla cooperazione militare itala-serba.

Prego V. E. esprimersi in conseguenza con codesto Ministro degli Affari Esteri (2).

551

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A VIENNA, AVARNA, E A BERLINO, BOLLATI (3)

T. GAB. R. SP. 295. Roma, 3 maggio 1915, ore 19,30.

(Per Berlino) Mio telegramma Gabinetto n. 274 Riservato speciale (4).

Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Vienna quanto segue:

(Per Vienna) Telegramma di V. E. n. 75 Riservato speciale (5).

Prego V. E. fare a codesto Ministro degli Affari Esteri la seguente comunicazione, della quale Ella gli rilascerà copia per iscritto.

« L'alliance entre l'Italie et l'Autriche-Hongrie s'affirma, dès son origine, camme un élément et une garantie de paix et visa, d'abord, au but principal de la défense commune. En présence des événements ultérieurs et de la situation nouvelle qui en résultait, les Gouvernements des deux Pays durent se proposer un autre but non moins essentiel, et au cours des renouvellements successifs du traité, s'appliquèrent à sauvegarder la continuité de leur alliance, en stipulant le principe des accords préalables relativement aux Balkans, en vue de concilier les intérets et les tendances divergents des deux Puissances.

Il est de toute évidence que ces stipulations, loyalement observées, auraient suffi à fournir une base solide pour une action commune et féconde. Par contre l'Autriche-Hongrie, au cours de l'été 1914, sans prendre aucun accord avec l'Italie, sans méme lui faire parvenir le moindre avertissement, et ne faisant aucun cas des conseils de modération qui lui étaient adressés par le Gouvernement Royal, notifia à la Serbie l'ultimatum du 23 juillet qui fut la cause et le point de départ de la présente conflagration européenne.

L'Autriche-Hongrie, en négligeant les obligations découlant du traité, troublait profondément le status qua balcanique et créait une situation dont elle seule était appelée à profiter, au détriment des intéréts, de la plus grande importance, que son alliée avait tant de fois affirmés et proclamés.

Une violation aussi flagrante de la lettre et de l'esprit du traité non seulement justifia le refus de l'Italie de se ranger du còté des alliés dans une guerre provoquée sans son avis, mais enleva du méme coup à l'alliance son contenu essentiel et sa raison d'étre.

Le pacte méme de la neutralité bienveillante prévue par le traité se trouvait compromis par cette violation. La raison et le sentiment s'accordent en effet à exclure que la neutralité bienveilante puisse étre maintenue lorsqu'un des alliés prend les armes pour la réalisation d'un programme diamétralement opposé aux intéréts vitaux de l'autre allié, intéréts dont la sauvegarde constituait la raison principale de l'alliance méme.

Ce nonobstant, l'Italie s'est efforcée, pendant plusieurs mois, de créer une situation favorable au rétablissement entre les deux états de ces rapports amicaux qui constituent le fondement essentiel de toute coopération dans le domaine de la politique générale.

Dans ce but et dans cet espoir le Gouvernement Royal se déclara disposé à se préter à un arrangement ayant pour base la satisfaction, dans une mesure équitable, des légitimes aspirations nationales de l'Italie et qui aurait servi en méme temps à reduire la disparité existante dans la situation réciproque des deux états dans l'Adriatique.

Ces négociations n'aboutirent toutefois à aucun résultat appréciable.

Tous les efforts du Gouvernement Royal se heurtèrent à la résistance du Gouvernement I. et R., lequel après plusieurs mois, s'est seulement décidé à admettre des intéréts spéciaux de l'Italie à Valona et à promettre une concession non suffisante de territoires dans le Trentin; concession qui ne comporte aucunement le règlement normal de la situation, ni au point de vue ethnique, ni au point de vue politique ou militaire. Cette concession, en outre, ne devait avoir son exécution qu'à une époque indéterminée, c'est à dire seulement à la fin de la guerre.

En cet état de choses le Gouvernement italien doit renoncer à l'espoir de parvenir à un accord et se voit contraint de retirer toutes ses propositions d'arrangement.

Il est également inutile de maintenir à l'alliance une apparence formelle, qui ne serait destinée qu'à dissimuler la réalité d'une méfiance continuelle et de contrastes quotidiens.

C'est porquoi l'Italie, confiant dans son bon droit, affirme et proclame qu'elle reprend dès ce moment son entière liberté d'action, et déclare annulé et désormais sans effets son traité d'alliance avec l'Autriche-Hongrie ».

(Per Berlino) Quanto precede per esclusiva conoscenza personale di V. E. (l).

(l) -Con t. 2688/99 del 16 apr!le Squittl aveva dato notizia di un prossimo viaggio di Antonio Trumbic «avvocato in Spalato, membro della Dieta dalmata, agitatore molto in vista». (2) -Per le risposte di Tittoni, Imperiali e Carlottl vedi DD. 565, 583 e 589. (3) -Ed. in L V 108, D. 76, e in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 309. (4) -È la ritrasmissione dei DD. 508, 510 e 511. (5) -Vedi D. 510.
552

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 649/78 bis (2). Vienna, 3 maggio 1915, ore 21 (per. ore 0,10 del 4).

Telegramma di V. E. Gabinetto 300 (3).

Si può senza dubbio alcuno affermare sino dal 1913 era noto a questo Governo il punto di vista del R. Governo contrario ad ogni azione, anche isolata dell'Austria-Ungheria, verso Serbia e Montenegro, giacché tutta la politica italiana in quel periodo di tempo mirò a tale scopo. Ciò risulta dal carteggio telegrafico del luglio e ottobre 1913 circa invasione di territori albanesi per parte della Serbia, e dell'aprile dello stesso anno circa occupazione montenegrina di Scutari, nonché durante guerra balcanica. Il Marchese Di San Giuliano non ebbe ad impartire istruzioni da Stoccolma o da altre località di fare qualche comunicazione al conte Berchtold in risposta alla comunicazione fatta da Merey a Roma il 6 luglio 1913.

Al suo ritorno in Roma dalla Svezia rispose egli stesso a Merey in termini molto espliciti e tali da non lasciare sussistere dubbi al riguardo (telegramma del Ministro Di San Giuliano 258 del 12 luglio 1913). Credo del resto attirare attenzione di V. E. sopra quest'altri telegrammi riguardanti le relazioni austroungariche serbe e montenegrine aprile 1913: telegrammi del Ministro Di San Giuliano 2375, 2622, 2655, 2699, 2719 e Gabinetto n. 150, 151, 152, 154 e 169 nonché mio telegramma Gabinetto 38: nel luglio telegrammi del Marchese Di San Giuliano Gabinetto n. 259, 275 e 277: nell'ottobre telegrammi del Marchese di San Giuliano nn. 7140 e 7239 nonché mio telegramma 1575.

553

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

T. GAB. R. SP. 360/14. Nish, 3 maggio 1915, ore 21,10 (per. ore 11,30 del 4).

Tutti i giornali continuano ad occuparsi della Dalmazia, nel senso da me riferito a V. E. (5). La Tribuna di oggi chiama l'Adriatico mare serbo e dice che l'Italia vuole assassinare il popolo serbo, strappandogli il suo azzurro

Adriatico e la sua cara Dalmazia. Ciò fa l'Italia contro la Serbia, che l'ha amata sinora come sorella, ma questo nuovo dolore condurrà la Serbia a nuove glorie.

Un'altra interpellanza è stata presentata alla Scupcina sulla sorte della Dalmazia. A Uskub è stato tenuto un meeting nel quale si è deciso di pregare il Ministro di Russia a Nish di far pratiche a Pietroburgo acciocché la Dalmazia non sia staccata dalla madre patria.

È grande l'agitazione e l'indignazione di tutto il paese contro l'Italia.

Ho cercato di vedere Pasic per intrattenermi con lui sull'argomento ma è assente ed ho parlato col Ministro Jovanovic. Prima che io aprissi bocca questi mi ha detto sapere in modo positivo che tra l'Italia e la Triplice Intesa si è fatto un accordo ai termini del quale la Dalmazia viene assegnata all'Italia, Zara compresa. Questo fatto, ha proseguito, non è una delusione pei serbi, ma un colpo mortale al cuore dato loro dall'Italia, la quale calpesta così il principio di nazionalità che ha avuto ed è la base della sua propria esistenza. Serbia non accetterà mai tale ingiustizia. Alla dominazione austriaca succederebbe nella Dalmazia serba una sistematica dominazione italiana. Come deve cessare la prima cesserà anche la seconda.

Qui ho dovuto interromp~re il mio interlocutore per fargli osservare che non potevo seguirlo nella conversazione su questo terreno; ed ho aggiunto che se a lui è noto accordo sopra menzionato io sono di un siffatto e di qualsiasi altro accordo completamente ignaro e non mi trovo per conseguenza in grado di rispondervi.

Ho rilevato soltanto che le questioni di questo genere non dovrebbero essere trattate e discusse da fattori irresponsabili ed incompetenti come qui accade ora, perché ci potrebbe condurre a deplorevoli conseguenze.

Le dichiarazioni di Jovanovic vanno notate quale prova che il modo di vedere della stampa e dell'opinione pubblica serba nella questione della Dalmazia è pure quello del Governo.

(l) -Con successivo telegramma 296, Sonnino dava ad Avarna l'istruzione di comunicare questo telegramma a Burian «senza alcun indugio e possibilmente nella mattinata stessa di domani martedì ». (2) -Il telegramma reca il numero 78 bis sul registro dell'ambasciata d! Vienna, ma il numero 78 (vedi D. 561) è del 4 maggio. (3) -Vedi D. 501.

(4) Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 310.

(5) Vedi D. 530.

554

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 359/129. Parigi, 3 maggio 1915, ore 23,35 (per. ore 3,50 del 4).

Oggi sono stato ricevuto da Poincaré. Gli ho riferito quanto Sua Maestà il Re mi aveva incaricato (l) di dirgli in replica a quanto io telegrafai col mio telegramma Gabinetto n. 120 (2) ed egli se ne è mostrato particolarmente soddisfatto. Prego V. E. di volerne informare Sua Maestà il Re.

Poincaré quindi mi ha detto che la Grecia ha presentato alla Triplice Intesa una nuova proposta, quella di intervenire non ponendo alcuna condizione, ed

che era stato a Roma alla fine d'aprile. (2)Vedi D. 456.

32 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

associandosi alla Triplice Intesa solo nella guerra navale contro la Turchia, e concedendo essa tutte le isole greche dell'Egeo come base d'operazione. In questo modo Grecia dichiarerebbe guerra alla Turchia ma non all'Austria e Germania. La proposta è ora esaminata dalla Triplice Intesa. A Londra e soprattutto a Pietroburgo si mostrano poco propensi ad accettarla. Invece a Parigi le disposizioni sono più favorevoli, perché i capi della Marina francese darebbero molta importanza alla base d'operazione nelle isole e specialmente a Mitilene ed inoltre dicono che se navi più grandi della Grecia non servirebbero loro, invece alcuna delle minori potrebbe portare un concorso apprezzabile per certe speciali operazioni. Poincaré mi ha assicurato che io sarò tenuto al corrente dell'ulteriore avviamento delle trattative.

Venendo poi alla Romania, Poincaré si è lamentato che questa dopo aver detto in tutti i toni che a marzo sarebbe intervenuta ora non solo non dimostra molta voglia di intervenire ma affaccia pretese molto più estese di quelle enunciate tempo fa. A Pietroburgo non si vuole sentire parlare di cedere alla Romania i serbi del Banato ed i ruteni della Bucovina, ed a Londra non si è affatto disposti ad appoggiare le domande romene. Poincaré invece manifesta un apprezzamento più equo e più conciliante. Egli dice che dichiarare senz'altro inammissibili le proposte romene, è lo stesso che interrompere il contatto colla Romania e ritardare a chi sa quando il suo intervento. Egli dice che bisognerebbe esercitare contemporaneamente una azione moderatrice a Pietroburgo per indurre Russia a cedere la linea del Pruth in Bucovina ed a Bucarest per indurre Romania a rinunziare alla parte serba del Banato. Avendo io a questo punto osservato che tale era anche il pensiero del Governo italiano il quale volentieri avrebbe date istruzioni al suo Ambasciatore a Pietroburgo ed al suo Ministro a Bucarest di agire di accordo coll'Ambasciatore di Francia e col Ministro di Francia, Poincaré mi ha detto che per oggi egli non mi esprimeva che la sua opinione personale ma che domani mattina egli parlerà della cosa prima con Delcassé e poi nel Consiglio dei Ministri che egli presiederà e che nel pomeriggio mi farà dare da Delcassé una risposta che io telegraferò a V. E. (1).

Avendo io quindi vivamente e con copia di validi argomenti insistito circa la necessità dell'intervento romeno, facendo anche rilevare come esso permetterà di prendere l'offensiva ai serbi finora inutilizzati nella difensiva, Poincaré ne ha convenuto pienamente. Ha detto soltanto che tanto Francia quanto Inghilterra hanno dovuto fare molte pressioni a Pietroburgo affinché la Russia facesse concessioni nella Dalmazia, e che lo Czar, nell'informarlo della sua adesione, lo aveva fatto in termini che denotavano la tristezza che nel suo animo avevano lasciato le concessioni fatte. Poincaré, che ha giudicato molto equo il compromesso per la Dalmazia, ha constatato questa tristezza solo per dedurne che oggi, se si devono fare alla Russia nuove pressioni per la Romania, bisogna farle con molto tatto e con molta cautela, tanto più che se la Russia, basandosi sul principio di nazionalità, insistesse nel negare alla Romania la linea del Pruth e volesse per sé i ruteni della Bucovina, bisognerebbe suggerirle, in base allo stesso principio di nazionalità, di cedere una parte della Bessarabia

che è prettamente romena e già si sa che tale suggestione riuscirebbe alla Russia particolarmente sgradita.

Avendo poi Poincaré detto che la Russia desidererebbe molto che noi anticipassimo la nostra entrata in campagna, ho creduto rispondergli che se non si otterrà con opportune concessioni l'intervento romeno, noi saremo costretti ad attendere fino all'ultimo giorno poiché l'annunzio della dichiarazione di guerra da parte dell'Italia non accompagnata da quella della Romania, produrrebbe una grande delusione nella opinione pubblica italiana che la ritiene certa.

In ultimo Poincaré è venuto a parlare della Serbia dicendo che Pasic si trova in grande imbarazzo perché l'opinione pubblica serba teme che le concessioni fatte all'Italia in Dalmazia siano molto maggiori di quelle che sono in realtà. Poincaré è convinto che appena potrà comunicare alla Serbia l'accordo di Londra, le apprensioni serbe cesseranno, mentre ora sono disgraziatamente alimentate dalla stampa italiana che continua a chiedere la Dalmazia con tutte le isole.

All'uopo faccio notare all'E. V. che sarebbe bene cessassero i lunghi articoli coi quali il Giornale d'Italia vuole dimostrare quotidianamente che Fiume e Spalato devono appartenere all'Italia. È specialmente il dubbio circa Fiume e Spalato che agita l'opinione pubblica serba.

Poincaré ha concluso dicendo che l'Accordo di Londra ha posto solo le basi dell'edificio che deve essere poi edificato, quello dell'alleanza franco-italiana (1).

(l) La comunicazione da trasmettere a Poincaré il Re l'aveva affidata oralmente a Tittonl

(l) Vedi D. 564.

555

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 354/149. Londra, 3 maggio 1915, ore 23,50 (per. ore 5 del 4).

Miei telegrammi Gabinetto nn. 142 e 144 Riservati speciali (2).

Avantieri vidi Ministro di Romania. Gli dissi in termini generali che dal mio colloquio con Grey, avevo tratto l'impressione che le disposizioni di questo Governo non sono favorevoli alla discussione separata delle due questioni interessanti Romania. Aggiunsi che, senza entrare in particolari per tema di fare confusione, io, giusta gli ordini di V. E. (3) non avevo mancato di patrocinare col massimo calore causa Romania e di insistere perché sue domande vengano accolte.

Ministro, ringraziatomi molto, mi mostrò telegramma di Bratianu con cui dava ordine di spingere Grey a dare a Buchanan istruzione di appoggiare note due domande sulle quali importa continuare ad insistere vigorosamente. Mishu avendomi pregato di vedere pure Cambon, gli promisi che lo avrei fatto facen

dogli però rilevare desiderabilità di pratiche dirette presso Delcassé. Nel che Mishu pienamente convenne.

Cercherò in giornata vedere Cambon (l).

(l) -Ritrasmesso a Londra, Pietrogrado e Bucarest con t. gab. r. sp. 304 del 4 maggio, ore 20,30. (2) -Vedi DD. 512 e 527. (3) -Vedi D. 482.
556

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 358/150. Londra, 3 maggio 1915, ore 23,50 (per. ore 5,15 del 4).

Mio telegramma Gabinetto n. 149 Riservato speciale (2).

Cambon che ho veduto oggi, si è espresso in termini sostanzialmente analoghi a quelli di Grey circa necessità discutere soltanto a Pietroburgo le domande della Romania.

Egli le trova eccessive e ritiene che la Russia non potrà consentirvi. Cambon al pari di Grey si è molto meravigliato di queste improvvise difficoltà sollevate da Bratianu all'ultima ora, alla vigilia della già esplicita significata decisione finale della Romania di entrare in campo il 15 maggio. Ha impressione che Bratianu cerchi mercanteggiare, ma che finirà per intervenire lo stesso.

Io gli ho fatto osservare che in questioni simili è sempre prudente di aspettare di vedere il nero sul bianco e che, ciò stante, visto l'interesse essenziale comune di assicurare l'intervento della Romania, mi sembra indispensabile fare ogni sforzo per contentarla, esaminando magari possibilità di qualche offerta intermedia. Ha replicato Cambon che egli da qui poco può fare, conviene pertanto che il Governo romeno faccia pratiche dirette presso Delcassé. Questo consiglio ha dato stamane a Mishu il quale gli ha lasciato capire che Bratianu non ha grande fiducia nel suo Ministro a Parigi che trova leggermente agitato e troppo loquace. Cambon ha detto pure in conclusione a Mishu che se la Romania vuole troppo tirare la corda affacciando pretese smoderate corre il rischio di trovarsi più tardi nella situazione della Grecia, la quale, secondo Collega, finirà all'ultimo momento per chiedere di intervenire senza condizioni.

Nicolson, che ho veduto successivamente, pure abbondando nel mio senso circa necessità di facilitare intervento Romania, ha naturalmente manifestato vedute conformi a quelle di Grey e di Cambon.

In complesso a me sembra che per il momento almeno la chiave della situazione travisi unicamente a Pietroburgo dove urge adoperarsi per persuadere Sazonov, l'acquiescenza del quale apparendo niente facile, sarebbe forse opportuno esaminare d'accordo Delcassé e Grey qualche soluzione conciliativa accettabile da Sazonov concentrando poi sforzi a Bucarest per indurre Bratianu a moderare sue esigenze.

Da quanto ho potuto capire Russia sarà intransigente tanto su Czernowitz che intende assolutamente conservare quanto sulle pretese Romania circa Theiss che considera troppo lesive interessi vitali dell'alleata Serbia per la quale Russia ha fatto la guerra.

(1) -Vedi D. 556. (2) -Vedi D. 555.
557

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 654/66. Sofia, 3 maggio 1915, ore ... (per. ore 12,50 del 4).

Mio telegramma Gabinetto n. 52 (1).

Situazione continua essere incerta, dipende essa dalla decisione che potrà prendere il Re, il quale rimane tuttora chiuso in una attitudine impenetrabile. Fra i membri del Gabinetto tanto Radoslavoff che Genadieff sembrano disposti ad un'azione in favore della Triplice Intesa a cui invece recisamente si oppone Tontcheff il quale, a quanto si dice, è anche personalmente interessato al contrabbando colla Germania. Da alcuni si vorrebbe vedere negli stessi Ministri stambulovisti una evoluzione verso la Triplice Intesa determinata dallo stesso Genadieff che ora ammette che per avere Macedonia bisogna prima conquistare Tracia. Anche un influente capo macedone si è espresso nello stesso senso, aggiungendo che il Re pagherebbe il fio delle delusioni che potrebbe avere Bulgaria.

Genadieff, come ho già riferito (2), ha sempre influenza sul Re cui fa credere di essere arbitro del partito macedone; si dice anche che egli abbia legato a sè con affari finanziari lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri presso il quale lavora tuttora per ottenere attitudine politica tale da giustificare la sua nomina a Ministro a Parigi.

Nuove operazioni nei Dardanelli hanno prodotto poca impressione in questi circoli politici e militari che ritengono che Triplice Intesa da sola non può ottenere successo per cui aiuto della Bulgaria diverrebbe forse il modo di ottenere compensi territoriali in Macedonia.

In complesso impressione che una qualunque azione della Bulgaria non potrebbe essere determinata che da una spinta esterna.

558

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 364/106. Pietrogrado, 4 maggio 1915, ore 3,15 (per. ore 13,25).

[Telegramma di V. E. 283 risp. sp.J (3).

Ho approfittato dell'assenza di Sazonov, che ha impedito l'immediato contatto di lui con Diamandy, per preparare un terreno propizio alle aperture di quest'ultimo circa le domande del suo Governo per l'entrata in azione (l).

Conveniva in primo luogo evitare che il contrasto fra i due punti di vista assumesse, fin dall'inizio, un carattere acuto e rendesse difficile lo svolgimento delle ulteriori conversazioni.

A Sazonov arrivato ieri ho rappresentato nuovamente la grande importanza dell'intervento romeno e l'urgenza di assicurarne la simultaneità nello speciale comune interesse. Ho accennato all'opportunità di non lasciar tempo all'intrigo di intralciare le buone intenzioni della Romania, nonché alla possibilità che, nel mentre s'indugia, abbiano a sopravvenire delle complicazioni balcaniche, quando invece si potrebbe prevenirle con l'efficacissimo esempio che darebbe la Romania con la sua entrata in azione. Ho toccato altresì una corda sensibile di Sazonov ricordandogli che egli era stato l'artefice principale del riavvicinamento russo-romeno e che dalla di lui attitudine conciliante dipendeva in gran parte il dare ora un felice compimento all'opera sua, staccando definitivamente la Romania dall'orbita austro-tedesca, mediante soltanto qualche non grave rinunzia. A quanto mi è sembrato, Sazonov non è rimasto indifferente a queste considerazioni e mi ha ripetuto che era animato dalla migliore buona volontà di appagare i desideri romeni, ma a condizione di non pregiudicare gli interessi russi e serbi, della cui difesa sentiva tutta la responsabilità.

Dall'altro canto non ho dissimulato a Diamandy che il linguaggio di Schilling lasciava prevedere una viva resistenza da parte russa all'accettazione integrale delle domande romene, che l'Ambasciatore di Francia non poteva assicurare né una pressione né un appoggio assoluto, e che l'Ambasciatore di Inghilterra considerava addirittura esagerate ed inattese quelle richieste. Diamandy mi ha detto che faceva il maggiore assegnamento sulle disposizioni del R. Governo e sulle mie personali di cui facevano fede l'azione da me svolta in favore della Romania, sia nella soluzione dell'incidente del << Regele Carlo», sia nella rappresentanza degli interessi romeni in Grecia e nel ristabilimento delle relazioni fra la Grecia e la Romania, sia finalmente in seno alla Conferenza di Pietroburgo. Per mia parte l'ho assicurato che il R. Governo non cessa dal raccomandarmi di prestare il più zelante appoggio alle sue pratiche in vista di un sollecito accordo e che io sono ben lieto di avere nuovamente occasione per far prova dei miei sentimenti verso la Nazione sorella.

Dlamandy ha avuto oggi con Sazonov il suo primo colloquio che si è svolto in un'atmosfera di fiducia e di simpatia e gli ha comunicato per iscritto la delimitazione territoriale domandata dalla Romania, che non riproduco supponendola già nota a V. E.. Sazonov gli ha risposto che avrebbe esaminato con spirito di benevolenza le domande romene, ma che, senza entrare in particolari, doveva fin d'ora renderlo avvertito:

l o -non essere possibile privare i serbi del territorio trans-danubiano nella parte occidentale del Banato, ove si trovano i loro fratelli e che è loro necessario per non lasciare Belgrado nell'attuale infelice posizione di frontiera:

2• -doversi mantenere circa la Bucovina i criteri della nazionalità stabiliti nell'atto del 1 • ottobre. Colà, ove non fosse possibile far coincidere la frontiera geografica con quella etnografica, converrebbe procedere a base di scambi compensativi, in guisa che al numero dei russi passanti alla Romania corrispondesse quello dei romeni passanti alla Russia;

3° -doversi lasciare alla Russia i territori degli ugro-russi che abitano le falde dei Carpazi ed il sottostante piano nella provincia di Marmaros.

Seguì una conversazione d'ordine generale in merito alle domande romene ed alle restrizioni di Sazonov, ma sempre sotto l'ispirazione di una perfetta cordialità e di un mutuo desiderio di arrivare all'intesa che, nonostante permanenza delle divergenze consente buoni presagi per il loro appianamento.

(l) -Con t. gab. 579/52 del 16 aprile Cucchi aveva telegrafato: «Ritengo esatta impressione di Bratianu circa situazione Bulgaria sempre incerta e che è influenzata da sospensione azione Dardanelli e lentezza operazioni russe nei Carpazi. Ho appreso che questo Ministro di Inghilterra ha telegrafato suo Governo che nonostante buona impressione ricevuta dal generalePaget e dal generale Pau dai loro colloqui! col re Ferdinando, S. M. non sembrava avere modificato sue tendenze austro-tedesche». (2) -Con t. gab. 638/64 del 29 aprile Cucchi aveva riferito che il re Ferdinando, ancora sotto il fascino d\ Genadieff. aveva interpretato il rifiuto da parte francese della nomina di quest'ultimo a Parigi come una mancanza di riguardo alla sua persona. (3) -Vedi D. 529.

(l) Vedi D. 519.

559

IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3077/52. Janina, 4 maggio 1915, ore 12,40 (per. ore 17).

Mi riferisco al mio telegramma n. 37 O). Benché ritenga che R. Legazione Atene ne abbia già informato V. S., comunque credo dover riferire che giornali greci Nea Imera e Nea Ellas hanno pubblicato testè notizia che Governo Atene ha deciso definitivamente di ordinare che si proceda alle elezioni politiche nell'Alto Epiro. Ciò conferma esattezza notizia data da me con mio telegramma citato. Giornali annunziano ugualmente essere imminente pubblicazione decreto reale che ripartisce amministrativamente Alto Epiro nelle due prefetture di Koritza e Argirocastro. Pertanto è certo che deputati territorio suddetto faranno il loro ingresso alla Camera ellenica. II reclutamento regolare militare nello Epiro del Nord, l'amministrazione locale in tutti i suoi rami completamente assimilata a quella del resto della Grecia, l'istituzione di Tribunali di prima istanza con dipendenza dalle Corti d'Appello di Salonicco e Koritza, l'ordine del Governo di Atene di procedere alle elezioni generali politiche ed il prossimo ingresso dei deputati Nord Epiro alla Camera greca, equivalgono all'annessione vera e propria dell'Epiro settentrionale alla Grecia anche se questa non è stata ancora proclamata ufficialmente. Segue rapporto. Consta che distaccamenti di truppe e artiglieria di montagna partono anche di notte per Alto Epiro.

560

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 365/113. Berlino, 4 maggio 1915, ore 14 (per. ore 19,15).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 295 Riservato speciale (2).

In obbedienza alle istruzioni di V. E. terrò per mia esclusiva conoscenza personale la dichiarazione di cui è stato incaricato il R. Ambasciatore a Vienna. Siccome non vi ha dubbio che appena eseguita colà la comunicazione questo Governo ne sarà informato e che Jagow me ne parlerà, così sarei grato a V. E. di volermi impartire le sue direttive per il linguaggio che dovrò tenere con lui circa le conseguenze che quella comunicazione è destinata ad avere sulle relazioni fra l'Italia e la Germania (l).

(l) -Vedi D. 232. (2) -Vedi D. 551.
561

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. 366/78. Vienna, 4 maggio 1915, ore 19 (per. ore 22,40).

Telegrammi di V. E. Gabinetto nn. 295, 296 (3) e 297 (4) Riservati speciali.

II telegramma di V. E. Gabinetto n. 295 Riservato speciale essendo stato rimesso alla R. Ambasciata solamente alle nove antimeridiane passate non ha potuto essere decifrato corretto e ricopiato che alle tredici cosicché non mi è stato possibile far nella mattinata al barone Burian la comunicazione in esso contenuta. Nel frattempo barone Burian mi aveva fatto telefonare dandomi appuntamento per le ore quindici e mezzo.

Essendomi recato alla Ballplatz ho fatto la comunicazione di cui al primo dei telegrammi suddetti e gliene ho rilasciato copia.

Barone Burian mi ha espresso la sua meraviglia che R. Governo avesse preso una decisione così grave mentre erano tuttora in corso trattative condotte in un tempo così amichevole e conciliante e al momento in cui egli offriva nuove concessioni. Ed ha aggiunto che egli declinava ogni responsabilità circa la piega che la comunicazione di V. E. dava alla situazione presente.

562

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. R. SP. 302. Roma, 4 maggio 1915, ore 20.

Telegramma di V. E. n. 113 Riservato speciale (5).

Poiché nei riguardi della Germania non è nostra intenzione prendere iniziativa alcuna, è opportuno che V. E., pur sostenendo la nostra tesi, si limiti ad ascoltare e riferirmi quello che Jagow le dirà a proposito della dichiarazione da noi formulata a Vienna.

r. -sp. 295.
(l) -Per la risposta di Sonnino vedi D. 562. (2) -Ed. in L V 108, D. 77, ove il telegramma è ridotto alla frase seguente: «Ho fatto oggi al barone Buri{m la comunicazione prescrittami da V. E. ». (3) -Vedi D. 551 e not.a 4 allo stesso. (4) -Questo telegramma ripeteva, a scanso di errori di cifra, l'ultimo brano del t. gab. (5) -Vedi D. 560.
563

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 368/79. Vienna, 4 maggio 1915, ore 20,50 (per. ore 1,30 del 5).

Mio telegramma Gabinetto Riservato speciale n. 76 (1).

Barone Burian mi ha detto che mi aveva pregato di recarmi oggi da lui (2) desiderando parlarmi di una comunicazione fattagli in mattinata dal Conte Tschirchky. L'Ambasciatore di Germania avevagli infatti dato lettura di un telegramma del principe Biilow al suo Governo nel quale riferiva avergli V. E. detto, accennando alla missione del conte Goluchowski, che da quanto io le aveva telegrafato risultava che Goluchowski venedo a Roma non avrebbe potuto dire o recare nulla di nuovo (3).

V. E. aveva aggiunto averle io manifestato l'impressione che Ministro I. e R. attribuiva poca importanza alla missione medesima. Ho risposto al barone Burian che ero molto sorpreso di quanto Biilow avrebbe riferito al suo Governo giacché ciò era completamente non corrispondente in alcun modo alla comunicazione da me fatta a V. E. circa la missione suddetta di cui ho creduto fargli conoscere il tenore (4). Doveva ritenere quindi che qualche equivoco fosse occorso e che Biilow avesse frainteso le parole di V. E.

564

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 371/130. Parigi, 4 maggio 1915, ore 21,10 (per. ore 2 del 5).

[Telegramma di V. E. gab. r. sp. 285] (5).

Anche Delcassé si è lagnato della Romania. Dice che nell'agosto scorso l'Accordo tra Russia e Romania si fece sulla base delle domande di quest'ultima, che allora si limitavano alla Transilvania ed alla parte romena della Bucovina (6). Dall'agosto ad oggi, i diplomatici romeni presso la Triplice Intesa hanno più volte detto che a primavera la Romania sarebbe entrata in campagna, ma mai hanno accennato a nuovi desideri. Pertanto l'Inghilterra e la Francia quando dettero alla Romania la prima i danari, la seconda le munizioni, avevano ragione di ritenere che al momento stabilito non sarebbero sorte difficoltà.

Tuttavia Delcassé, vista l'importanza che ha l'intervento romeno, non si rifiuta a spiegare con noi una azione moderatrice affinché la Russia faccia qualche concessione in Bucovina e la Romania abbandoni una parte delle sue

pretese sul Banato. Però Delcassé dice che per ottenere qualcosa bisogna prendere la Russia colle buone, facendo appello alla sua generosità. Diamandy è stato mal ispirato perché ha preso a Pietroburgo una attitudine quasi di minaccia.

Delcassé telegrafò a Paléologue perché s'intenda con Carlotti perché con garbo e tatto procurino di persuadere Sazonov scegliendo la via e la forma che essi d'accordo reputeranno più opportuna. Pertanto V. E. può pure telegrafare subito a Carlotti in questo senso.

Delcassé naturalmente dice che, come egli si associa alla nostra azione moderatrice a Pietroburgo, noi ci associamo alla sua azione moderatrice a Bucarest.

Dopo, Delcassé ha veduto Lahovary il quale, pienamente persuaso che l'Accordo potrà farsi soltanto se la Russia e la Romania cercheranno, con spirito di conciliazione, una soluzione media, ha telegrafato al suo Governo appoggiando lungamente e vivamente questo punto di vista (1).

(1) -Vedi D. 511. (2) -Vedi D. 561. (3) -Per tale colloquio, svoltosi il 2 maggio, vedi SoNNINO, Diario, cit., pp. 132-133: Sonnino non ne detta notizia né a Bollati né ad Avarna. (4) -Vedi D. 508. (5) -Vedi D. 527, nota 2 di p. 416. (6) -Vedi serie V, vol. I, D. 181.
565

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 373/132. Parigi, 4 maggio 1915, ore 21,10 (per. ore 1,25 del 5).

Telegramma di V. E. n. 307 (2).

Vesnié ha chiesto udienza a Delcassé per la deputazione serbo-croata che comprendeva tra gli altri i Rappresentanti di Spalato, Serajevo, Agram. Delcassé l'ha ricevuta a condizione che Vesnié l'accompagnasse.

La Commissione ha esposto a Delcassé il suo programma panserbo e gli ha chiesto che non fosse compromesso dagli accordi tra la Triplice Intesa e l'Italia. Delcassé ha risposto che egli non poteva dire nulla circa gli accordi, ma poteva dire solo che in qualunque modo gli interessi opposti italiani e serbocroati sarebbero stati equamente contemperati. La Commissione ha chiesto se era autorizzata a ripetere tale dichiarazione. Delcassé ha risposto negativamente e così colloquio ha avuto fine.

Partiti i serbo-croati Vesnié ha rappresentato con molta nervosità a Delcassé le preoccupazioni della Serbia. Delcassé gli ha confermato la dichiarazione fatta e null'altro ha aggiunto.

Delcassè, confermando quanto già ieri mi aveva detto Poincaré, mi ha detto che l'Italia sola deve decidere quando la Serbia potrà essere messa al corrente dell'Accordo di Londra per la parte che riguarda la Dalmazia. Però sarebbe interesse dell'Italia che ciò avesse luogo appena possibile, poiché Delcassé, al pari di Poincaré, è convinto che la conoscenza precisa dei termini dell'Accordo, che sono veramente equi, basterà a calmare la Serbia (4).

(l) -Rltrasmesso a Pietrogrado. Londra e Bucarest con t. gab. r. sp. 311 del 5 maggio, ore 16. Per i commenti di Carlottl vedi D. 617. (2) -Vedi D. 550. (3) -Vedi D. 554. (4) -Sonnino non rispose a questo telegramma. Esso fu rltrasmesso a Pletrogrado e Londra con t. gab. r. sp. 307 del 5 maggio, ore 17.
566

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 370/203. Bucarest, 4 maggio 1915, ore 22 (per. ore 3,20 del 5).

Riservatissimo per Lei solo.

Ieri sera sono stato ricevuto in udienza dal Re Ferdinando a cui ho fatto tomunicazione ordinatami col telegramma di V. E. n. 278 Riservato speciale (1). Non potrò fare comunicazione a Bratianu prima di domani, perché egli è stato tre giorni in campagna e vi è ritornato stasera dopo aver passato notte scorsa e mattinata in città.

Re Ferdinando è stato commosso dall'interessamento mostrato dal Nostro Augusto Sovrano per le aspirazioni nazionali della Romania e mi ha incaricato far pervenire a Sua Maestà i suoi ringraziamenti. Re Ferdinando mi ha pure espresso la sua riconoscenza verso il R. Governo.

Ho colto l'occasione per fare appello alla benevolenza di Re Ferdinando per me affinché Sua Maestà mi permettesse fare qualche osservazione, nell'interesse della Romania, sulle domande romene.

Avutone permesso di Sua Maestà ho fatto presente da un lato che le domande stesse avrebbero dovuto essere accompagnate dall'impegno di entrata in azione per una data fissa, e dall'altro che la base di ogni negoziato deve essere un certo spirito di arrendevolezza e che quindi non era possibile formulare pretese irriducibili.

Sua Maestà ha convenuto pienamente nella prima mia osservazione e in quanto alla seconda mi ha promesso avrebbe dato a Bratianu consigli di moderazione.

Debbo osservare che un modo sicuro per indurre la Romania a moderare le sue pretese sarebbe o di giungere ad un'intesa colla Bulgaria oppure la rioccupazione della Bucovina da parte della Russia. Altrimenti occorrerà combattere contro esitazioni e metodo orientale di prendere un impegno col maggior vantaggio e col minimo rischio, come si è qui fatto due anni fa contro la Bulgaria.

567

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. S.N. Parigi, 4 maggio 1915.

Per il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.

«Ieri ricevuto Gran Quartiere Generale da Generalissimo. In lunga soddisfacentissima riunione esposi idea V. E. pienamente conforme sue vedute.

Pregato dirmi sue idee circa sua azione corrispondente nostro lngresso campagna, ho ricevuto assicurazioni che meglio non potrebbero collimare coi desiderata di V. E.

Ho perfetta convinzione che reciproca cooperazione iniziasi sotto migliori auspici.

S. E. Joffre incaricami porgere V. E. saluti cordialissimi augurandosi occasione personale conoscenza ed esprimendo fiducia riuscita operazioni. Colonnello Montanari » (l).

(1) -Vedi D. 528. (2) -In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.
568

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. S. N./107. Pietrogrado, 4 maggio 1915 (per. il 5).

Per il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.

<<Giunto stamane Quartier Generale. Ricevuto benissimo da S. A. Granduca. Avuto quindi subito conferenza con Capo Stato Maggiore Generale Januskevic circa la quale riferisco quanto segue:

Criterio contemporaneità sforzi è pienamente condiviso. Capo Stato Maggiore mi ha assicurato che obiettivo esercito russo è quello di agire contro nemico che si trova sulla linea dei Carpazi per raggiungere pianura ungherese e battere definitivamente, col concorso nostro e serbo, esercito austriaco. Escluse truppe per fronteggiare nemico in Galizia, Polonia e Prussia orientale, tutte le forze russe disponibili saranno quindi rivolte a detto scopo.

Capo Stato Maggiore mi assicura che unità effettive di prima linea e di Landwehr, che Austria ha disponibili, sono attualmente impegnate sul fronte russo, meno due Corpi d'Armata che si trovano sulla frontiera serba.

In risposta alle insistenze da me fatte in seguito alle istruzioni ricevute coi telegrammi di V. E. 180 e 183 (3), Capo Stato Maggiore ha promesso che esercito russo eserciterà massima pressione per tenere impegnata ovunque forza tedesca e austriaca che ha di fronte, avanzando con energica offensiva dove è possibile, specialmente se forze nemiche tenteranno sottrarsi o trasferirsi a Sud. Di più non può assicurare; ma, dato come eserciti sono impegnati in questo momento su tutto il fronte, non crede possano avvenire spostamenti e giudica avere promesso quanto in coscienza crede attuare abilmente, e rassicurante per noi [sicJ.

Anche criterio contemporanea azione serba è accolto favorevolmente. Principe Ereditario Serbia ha fatto sapere che esercito serbo è pronto con 200 mila uomini di prima linea e circa 200 mila fra seconda e terza linea. Difettano sola

mente viveri e Governo russo ha già provveduto per invio grano e derrate. Sul concorso esercito serbo di prima linea si può quindi calcolare.

Altro punto discusso e [su cui] mi sono riservato di chiedere istruzioni a

V. E.: se Comando russo può contare sul concorso intero esercito italiano oppure se frazioni esercito nostro saranno devolute ad operazioni su altro teatro; se è possibile conoscere qualche dato é:ll direzione e primo obiettivo avanzata italiana; se è possibile avere qualche dato sulla costituzione esercito nostro operazioni. Naturalmente di questi dati, che mi sarebbero pure personalmente indispensabili, farei l'uso più di convenienza, in quanto potrei avere dal Comando russo i corrispondenti.

Infine desidererei sapere se questione degli armistizi deve essere trattata qui.

Non appena mi perverrà risposta di V. E. al presente telegramma, S. A. il Granduca desidera concretare in protocollo accordo preso. Di questo accordo darò conoscenza telegraficamente a V. E. per ottenere, se nulla osta, l'autorizzazione necessaria a firmarlo a tempo opportuno.

Alle trattative assisterà rappresentante [esercito] francese ed esercito inglese presso Quartier Generale russo. Ropolo » (1).

(l) -Il 5 maggio il colonnello Montanari riferiva ancora: <<Conferito Maresciallo French e ottenuta esplicita assicurazione uguale quella generale Joffre circa prossima azione vigorosa truppe inglesi unitamente francesi. Allo scopo pendono accordi e segretissime disposizioni». (In archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito). (2) -In Archivio dell'ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. (3) -Vedi DD. 540 e 542. nota 4.
569

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (2)

L. P. Berlino, 4 maggio 1915.

Dunque «alea jacta est»!

Un telegramma di stamane mi ha recato il testo della comunicazione che fosti incaricato di fare a Burian (3), e che a quest'ora avrai certo già fatta. A me si dice semplicemente «per mia esclusiva conoscenza personale». Ho quindi evitato di vedere oggi Jagow e Zimmermann. Del resto, è strano che si dichiari annullato il trattato d'alleanza coll'Austria Ungheria che, in questa forma, non ha mai esistito. Forse si vuole aspettare che l'iniziativa dell'« annullamento» anche con la Germania parta da qui.

Non è naturalmente, che una questione di forma e di giorni, perché alla possibilità che la Germania non aiuti la sua alleata, non è nemmeno il caso di pensare, per quanto qualcuno, segretamente, l'abbia pensato anche a Berlino. Ora che il dato è tratto, anche a noi, che abbiamo la coscienza di aver fatto quanto stava in noi per impedire un atto sleale e funesto, non resta più altro che far voti per la salvezza della Patria, ed esprimere l'augurio che coloro, i quali hanno assunto questa enorme responsabilità, non abbiano a renderne un terribile conto al Paese!

Ti scrivo due righe soltanto, in grandissima fretta. Arrivederci presto, in Svizzera, spero ancora, e, se no, a Roma. In questo momento, sento più profondo che mai il bisogno e il conforto della tua antica buona amicizia.

(l) Nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito non è stata rinvenuta la risposta di Cadorna a questo telegramma.

(2) Ed. in Carteggio A.varna-Bollati, cit., p. 90.

(3) Vedi D. 551.

570

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 376/152. Londra, 5 maggio 1915, ore 3,30 (per. ore 19,10).

Grey mi ha detto aver ieri ricordato a Mishu che, al suo ritorno da Bucarest, egli annunziò la decisione finale del suo Governo di entrare in campagna entro maggio, ma non pronunziò nemmeno la parola Theiss e Pruth. Ciò stante Grey non ha dissimulato la sua sorpresa per queste condizioni venute fuori all'ultima ora. Ha osservato inoltre che una volta fissati i punti essenziali, non è possibile entrare, circa la delimitazione della frontiera, in minuti particolari che debbono essere definiti solo al momento dell'assestamento generale a guerra terminata.

Mishu avendogli chiesto se era comunque disposto ad appoggiare ora a Pietroburgo la domanda circa Theiss, Grey rispose negativamente perché essa non gli sembra giusta come quella che troppo lede vitali interessi della Serbia, la quale verrebbe privata di un territorio al nord di Belgrado che è indispensabile per sua sicurezza. Soggiunse però Grey che, come aveva già una prima volta raccomandato in tesi generale al Governo russo di fare il possibile per contentare la Romania, avrebbe ora rappresentato l'opportunità di esaminare se vi era modo di delimitare diversamente la frontiera lasciando alla Romania una parte almeno della Theiss, a conciliare così desiderata Romania con la dovuta tutela dei legittimi essenziali interessi serbi. Mishu nel corso della conversazione lasciò intendere aver Bratianu riportato dalle recenti conversazioni con Giers l'impressione essere la Russia sostanzialmente favorevole alle due domande della Romania. Replicò Grey che le sue informazioni non confermano tale impressione, indicando invece che la Russia persiste nella manifestata opposizione.

Come V. E. rileverà Grey ha praticamente accennato oggi a quella soluzione conciliativa che io mi permisi di suggerire col mio telegramma di ieri (l) ed alla quale, a mio remissivo parere, converrà per forza arrivare se si vuole uscire da questa situazione di incertezza che più si prolunga più può diventare perniciosa per tutti.

D'altra parte parmi che Romania dovrebbe pure tener presenti le conseguenze punto vantaggiose per i suoi interessi cui potrebbe esporla un brusco voltafaccia all'ultima ora (2).

(l) -Vedi D. 556. (2) -Ritrasmesso a Parigi, Pietrogrado e Bucarest con t. gab. r. sp. 316 del 6 maggio, ore 19.
571

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3096/119. Nish, 5 maggio 1915, ore 11,40 (per. ore 22).

In questi circoli politici si parla con insistenza di una prossima crisi ministeriale sulla questione della Dalmazia. La Skupscina in armonia col sentimento nazionale giudicherebbe che il Gabinetto Pasié non ha adottato una politica abbastanza energica nella tutela dei diritti della Serbia sulla Dalmazia. Non è escluso che l'agitazione sia mantenuta viva per impressionare la Russia e spingerla ad opporsi alle mire attribuite all'Italia su quella regione (1).

572

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 374/114. Berlino, 5 maggio 1915, ore 12,45 (per. ore 16,30).

Ringrazio V. E. del telegramma n. 302 Riservato speciale (2). Mi atterrò scrupolosamente alle istruzioni in esso impartitemi. Jagow non avendomi ieri fatto chiamare mi sono astenuto finora dal visitarlo.

Questi giornali hanno lunghi telegrammi dall'Italia e svariati commenti circa decisione di Sua Maestà il Re e dei Ministri di non intervenire alle odierne feste di Quarto (3). In generale prevale naturalmente la tendenza di dare a questa astensione carattere di un sintomo pacifico ma non mancano interpretazioni in senso contrario. Alcuni giornali esprimono anche il pensiero che sulle risoluzioni del Re possano ancora influire l'impressione della «grande ~ vittoria riportata dalle Armate austro-tedesche in Galizia. Non è da escludersi la supposizione che la rinnovata intensa attività manifestatasi in questi giorni tanto sul fronte orientale quanto sul fronte occidentale in Fiandra nonché l'importanza eccezionale che si cerca di attribuire ai successi ottenuti abbiano avuto fra gli altri scopi anche quello di influire sul contegno dei neutrali. Sceverandoli dalle consuete esagerazioni i competenti ammettono però che i risultati conseguiti specie in Galizia sono realmente notevoli e che la situazione militare delle Potenze Centrali si presenti nel momento attuale sotto un aspetto particolarmente favorevole.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. 1402 del 6 maggio, ore 15. (2) -Vedi D. 562. (3) -Vedi D. 549.
573

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 384/7. Stoccolma, 5 maggio 1915, ore 14 (per. ore 21).

Il mio collega d'Inghilterra mi ha detto a titolo confidenziale che avendo avuto occasione di vedere ieri questo Ministro Affari Esteri ha fatto cadere la conversazione sul discorso del Re di Svezia da me riferito col mio telegramma 42 (l) temendo che esso potesse produrre a Londra impressione sfavorevole.

Questo Ministro Affari Esteri lo avrebbe rassicurato dicendogli che nel discorso di Sua Maestà si deve vedere anzitutto un ammonimento a tutti gli svedesi di evitare qualsiasi manifestazione od atto che potesse rendere più difficile la situazione già così delicata del Governo.

Ministro d'Inghilterra, pur trovando che il discorso del Re non è giustificato dalle contingenze presenti, non crede che la Svezia possa uscire dalla neutralità, non solo perché ciò non sarebbe conforme ai suoi interessi ma anche perché nella situazione attuale alla Germania stessa la Svezia può essere più utile rimanendo neutrale e favorendone gli approvvigionamenti che fornendole un molto limitato concorso militare.

574

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A NISH, SQUITTI (2)

T. GAB. R. SP. 306. Roma, 5 maggio 1915, ore 16.

(Per tutti meno Nish) Il R. Ministro a Nish teìegrafa quanto segue: « (come nel telegramma n. 360/14) » (3).

Ho risposto a Squittì quanto segue:

(Per Nish) Telegramma di V. S. n. 14.

(Per tutti) V. S. potrà esprimersi con codesto Governo lasciando intendere che Italia non potrebbe procedere che d'accordo con la Russia e con le altre Potenze dell'Intesa senza alcun spirito di intransigenza, ma con lo scopo di contemperare nel miglior modo possibile gli interessi dell'Italia e della Serbia

nell'Adriatico. L'Italia ha tenuto nel passato in molteplici occasioni un atteggiamento favorevole alla Serbia e si ripromette di poter procedere nell'avvenire in perfetto accordo con lei per fini di politica comune (ll.

(l) -Con t. 3082/42 del 4 maggio, ore 16,15, Tommasini aveva riferito il seguente pezzo del discorso del Re: «Finora ci è fortunatamente riuscito di tenere la patria all'infuori del conflitto mondiale e spero sinceramente che possa continuare cosi, ma nessuno sa quello che avvenire riserva. Pericolo di essere coinvolti nella lotta non è ora minore che al principio della guerra poiché le difficoltà aumentano coll'inasprirsi della lotta stessa. Non ci addormentiamo quindi in una sicurezza fallace ed aspettiamoci sempre che l'ora della prova possa suonare anche per noi. Fin da principio ho considerato mio stretto dovere mantenere rigorosa neutralità ciò che mi è stato tanto più facile in quanto sapevo di aver consenso di tutto il paese. Ma sono egualmente sicuro che se dovessi chiamare popolo svedese alla difesa della libertà e dell'indipendenza della patria esso si leverebbe immediatamente come un solo uomo. La responsabilità è grande non solo per me, ma per ciascuno di voi e quindi mi aspetto che nessuno né con parole né con atti renda più difficile azione del Governo e aggravi situazione del paese». (2) -Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 312. (3) -Vedi D. 553.
575

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, BULOW, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. [Roma, 5 maggio 1915].

En me référant à notre entretien de ce matin (3) je voludrais Vous répéter expressément, que la communication que j'ai eu l'honneur de Vous faire au sujet des nouvelles propositions du Gouvernement Austro-Hongrois, a été faite de ma part en méme temps au nom du Cabinet de Vienne. L'Ambassadeur d'Autriche-Hongrie Vous soumettra sans delai ces propositions, qu'il vient de recevoir.

Mon Gouvernement assume la garantie pour l'exécution fidèle et loyale de ces propositions autrichiennes.

576

L'AMBASCIATORE D'AUSTRIA-UNGHERIA A ROMA, MACCHIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (4)

L. P. Roma, 5 maggio 1915, ore 16.

Comme vous ne douterez pas je me suis empressé d'informer immédiatement le Baron Burian de notre conversation de hier (5) en lui suggérant surtout de concrétiser ses propositions.

Il me charge à l'instant, par rapport à mon télégramme, de vous informer immédiatement qu'il prépare une réponse circonstantiée par télégraphe.

En ne manquant pas de venir vous voir demain à 10 heures pour vous faire en attendant la communication que vous a déjà faite aujourd'hui le Prince Billow (6), agréer l'expression de ma très haute considération.

(l} Squitti non rispose.

(3} Vedi SnNNINn, Diario. cit., pp. 137-138. Sonnino non informò né Bollati né Avarna di tale colloquio.

33 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

(2) In Archivio Sonnino, Montespertoli.

(4) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. (5) -Vedi SnNNINo, Diario. cit. pp. 135-136. Di tale colloquio Sonnino non informò né Avarna nè Bollati. (6) -Vedi DD. 575 e 586.
577

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DE REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

PROMEMORIA (2) Roma, 5 maggio 1915 (3).

Il Capitano di Vascello Signor Mario Grassi è partito da Roma il 26 aprile in qualità di delegato del Ministero della Marina per trattare una Convenzione militare navale con la Marina Francese e con la Marina Inglese, nel caso che l'Italia credesse di entrare in conflitto armato con l'Austria-Ungheria.

Prima che il Comandante Grassi partisse da Roma, gli è stato consegnato un Promemoril:t, circa i criteri da seguire nelle trattative, che può così riassumersi: a) Chiedere il concorso: di sei navi da battaglia con velocità di resistenza non inferiore a diciassette nodi, ed armamento principale di cannoni da 305;

di ventiquattro cacciatorpediniere preferibilmente a carbone con velocità di trenta nodi, e possibilmente armati con pezzi di calibro superiore al 76: dodici di questi cacciatorpediniere dovrebbero essere aggregati permanentemente alla nostra Armata e farne parte integrante;

di siluranti minori, sommergibili, dragamine, idrovolanti possibilmente con una nave appoggio, e nel maggior numero possibile. b) Il Comando in Capo dell'Armata operante in Adriatico dovrebbe restare al Comandante in Capo dell'Armata italiana. Al Comandante Grassi furono anche date le necessarie notizie circa il Piano generale di campagna progettato per l'eventualità di operazioni in Adriatico.

Le trattative per la Convenzione si stanno svolgendo a Parigi: il Comandante Grassi ne ha tenuto informato il Ministero della Marina con successivi telegrammi, ed ha avuto pure per telegramma più particolareggiate istruzioni per la buona riuscita della missione. Confermando un ordine già datogli verbalmente prima che partisse, si è telegrafato al Comandante Grassi di non firmare la convenzione prima che essa fosse approvata dal Ministero della Marina.

Le trattative si sono svolte piuttosto laboriosamente, ed in modo non conforme al punto di vista della Marina Italiana. Uno schema di Convenzione fu concretato il 4 maggio e il Comandante Grassi ne ha comunicato telegraficamente gli articoli più importanti.

Da questi risulta che il concorso alleato, sul quale la nostra Marina potrebbe contare immediatamente, sarebbe limitato a dodici cacciatorpediniere francesi, a sommergibili e navi speciali dragamine nel numero che sarà possibile al Comandante la flotta francese distaccare: questo numero è imprecisato, e potrebbe anche essere di pochissime unità. Occorre altresì considerare che la Marina francese ha soltanto pochi cacciatorpediniere di tonnellaggio relativamente elevato e di alta velocità, dei quali difficilmente si vorrà disfare: e poiché il tipo

dei dodici cacciatorpediniere che concede non è precisato, avremo probabilmente unità piccole e di efficienza limitata.

Quattro incrociatori leggieri inglesi sono promessi soltanto, quando le operazioni marittime contro Costantinopoli saranno terminate, cioè in epoca imprecisata, e certo non fra breve tempo; anzi molto probabilmente li avremo soltanto in un avvenire non prossimo, e che potrebbe anche protrarsi indefinitivamente se il forzamento dei Dardanelli non riuscisse.

Nella Convenzione si parla bensì di una seconda flotta alleata, che si costituirebbe nel basso Adriatico, quando il grosso della nostra Armata si dislo· casse nell'Adriatico Nord, e che sarebbe costituita con unità italiane e francesi. Ma la Convenzione stabilisce che questa seconda flotta resterebbe alla dipendenza del Comandante in Capo l'Armata francese, pur tenendosi pronta a rispondere all'appello del Comandante in Capo l'Armata italiana: non è ben precisato nelle comunicazioni finora pervenute, se per rispondere all'appello questa seconda flotta, dovrà anche eventualmente spostarsi in Adriatico Nord.

Occorre comunque osservare che l'azione di essa sarà di ben scarsa utilità nei riguardi delle nostre operazioni marittime, perché queste si svolgono il più delle volte così rapidamente, e con circostanze imprevedibili, che ben poco affidamento si può fare sull'aiuto di reparti navali dei quali non si esercita il Comando diretto: il più delle volte essi giungerebbero troppo tardi nei paraggi o ve la loro azione sarebbe necessaria.

A prescindere dalla seconda flotta alleata di cui si è detto, e dalla quale potremo avere ben scarsa utilità, la nostra Armata non riceve alcun afforzamento di navi da battaglia. Per conseguenza se l'Armata austriaca ci desse modo di impegnare una battaglia risolutiva, dovremmo sostenerne da soli l'urto, e se pure riusciremo vittoriosi subiremo perdite gravissime. Nella migliore ipotesi per noi conseguiremo bensì il dominio dell'Adriatico, ma dopo ci troveremo quasi senza flotta: ciò non avrebbe grande importanza per l'ulteriore andamento delle operazioni militari in terra ed in mare purché, s'intende, riuscissimo a distruggere completamente la flotta austriaca; ma avrà in seguito grandissima importanza politica, perché -a prescindere dall'Inghilterra colla quale non potremo mai competere in mare -la Francia avrà una superiorità marittima schiacciante, e la farà certo valere a vantaggio dei suoi interessi e contrariamente ai nostri, quando si discuterà il nuovo assetto politico. Ci troveremo anche di fronte alla Grecia, se questa riuscirà a conservare intatta la sua flotta.

Appunto in previsione dei gravissimi inconvenienti che potrebbero derivare in futuro da questo stato di cose, sempreché si è parlato di un eventuale concorso di Marine alleate, avevo indicato la necessità di assicurarci almeno sei buone navi da llattaglia, poiché cosi se la squadra austriaca ci avesse dato la possibilità di impegnare battaglia avremmo potuto distruggerla con perdite minori per la nostra Marina, e queste sarebbero state con ogni probabilità subite anche dalle Marine alleate.

Avevo altresì insistito sulla necessità di un poderoso concorso di caccia

torpediniere e in genere di siluranti e naviglio leggiero, che è indispensabile per

operare in Adriatico con l'energia necessaria a conseguire il dominio almeno

relativo del mare, senza esporre navi maggiori a rischi successivi.

A mio avviso gli Alleati non si rendono esatta ragione dell'importanza che ha nell'economia generale della guerra una energica azione navale in Adriatico, intesa ad acquistarne al più presto il dominio, sia pure con le limitazioni e la prudenza necessarie per non far correre eccessivi rischi alle navi maggiori.

In Mediterraneo, a parte l'operazione dei Dardanelli, le Marine alleate hanno in sostanza ben poco da fare: la loro superiorità è tale da costringere gli Austriaci a non oltrepassare il Canale d'Otranto; e ad esse importa ben poco conseguire e mantenere il dominio diretto dell'Adriatico: basta che gli Austriaci non ne escano. La scarsissima efficienza delle operazioni che gli Alleati hanno tentato su Cattaro, il risultato completamente negativo delle stesse, il fatto che navi austriache corrono liberamente fra Pala e Cattaro, senza che gli Alleati siano mai riusciti ad impedirglielo, e neppure ad impedire scorrerie lungo le coste montenegrine, sono prova evidente che essi non si preoccupano affatto di dominare l'Adriatico, e si contentano di impedire alle navi austriache di uscirne.

Le condizioni militari navali mutano però radicalmente nel caso che l'Italia partecipi alla guerra. Non si tratta più allora di impedire semplicemente che le navi austriache escano dall'Adriatico; ed è questione di somma importanza politica e miiitare conseguire il dominio effettivo di quel mare, per facilitare le operazioni del nostro esercito, per evitare la devastazione del nostro litorale -esposto dal Gargano a Venezia a qualsiasi colpo di mano del nemico ed anche per ragioni morali che esercitano anch'esse talora notevole influenza sull'andamento delle operazioni di guerra. Il dominio dell'Adriatico è bensì questione di grandissimo interesse per noi, ma gli Alleati dovrebbero comprendere che ha anche notevole importanza per essi, dappoiché tutto ciò che può facilitare e rendere più intensiva ed energica l'azione del nostro esercito giova, sia pure indirettamente ma molto efficacemente, al buon andamento della guerra terrestre in genere, e quindi all'obbiettivo essenziale degli alleati stessi.

Ritengo quindi necessario insistere affinché il concorso delle Marine alleate,

per le operazioni che la nostra Armata dovrà in caso di guerra effettuare in

Adriatico, sia assai più efficiente ed effettivo di quello che risulterebbe dallo

schema di Convenzione proposto dagli Alleati stessi. Occorre avere alcune buone

corazzate, molti cacciatorpediniere e siluranti in genere; occorre altresì che

questo naviglio sia posto alla diretta dipendenza del Comandante in Capo

l'Armata italiana, tanto più che la forza di questa sarà certamente superiore a

quella dei reparti alleati che potranno esservi aggregati, anche se nella conces

sione di questi gli Alleati largheggeranno.

L'unità di comando è indispensabile per assicurare il successo nella guerra

in genere e nella guerra marittima in ispecie; ed ovvie ragioni politiche impon

gono di stabilire le cose in modo che, se successi si riporteranno in Adriatico,

questi sieno conseguiti sotto il Comando in Capo di un nostro Ammiraglio, il

quale fortunatamente è un Principe di Casa Savoia. Non bisogna, che la storia

registri, che il disastro di Lissa è stato cancellato da un Capo straniero.

Qualora non si riuscisse ad ottenere che lo schema di Convenzione tuttora

in discussione sia modificato nel senso suesposto, ritengo preferibile rinunziare

a concluderla e contare essenzialmente sulla nostra Armata qualora l'Italia

dovesse prendere le armi. S'intende che allora le useremo con la prudenza necessaria per evitare insuccessi e soprattutto di rimanere senza Squadra; ed in conseguenza l'efficienza del nostro dominio in Adriatico risulterà assai limitata, e pure limitato sarà l'aiuto che dal mare potremo dare all'avanzata del nostro Esercito (1).

(l) -Da Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare. (2) -Il documento è Intitolato: «Promemoria circa trattative In corso per una Convenzione militare navale con la Marina Inglese e la Marina francese». (3) -Una nota avverte che il documento è stato consegnato personalmente al ministro degli Esteri la sera del 5 maggio.
578

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. R. P. Roma, 5 maggio 1915.

Con riferimento a quanto ho avuto l'onore di comunicare nel «Promemoria circa trattative in corso per una convenzione militare navale» in data odierna (2), mi pregio informarLa che contavo molto sull'immediato concorso inglese, perchè il Primo Lord dell'Ammiragliato aveva già consegnato al nostro Addetto navale a Londra il Codice dei segnali e delle comunicazioni radiotelegrafiche comuni alle Marine inglese, francese e russa, affinché lo traducesse in italiano, e si era persino occupato di far stabilire la bandiera distintiva delle navi italiane, comunicandoci quella di ciascuna Marina alleata, affinché la facessimo diversa.

Dubito, quasi, che il Delegato della Marina inglese a Parigi non abbia bene interpretato gli intendimenti dell'Ammiragliato, e in particolar modo quelli del Primo Lord Navale Ammiraglio Fisher. Sarei d'avviso di trasmettere al nostro Addetto navale a Londra il seguente telegramma:

<<Faccia presente Primo Lord Ammiragliato che Convenzione navale in discussione a Parigi non provvede in modo conveniente alle esigenze di una energica azione marittima in Adriatico, alla quale Italia non può rinunziare per ragioni politiche e militari, e per la quale contava molto sull'aiuto inglese in considerazione dei vantaggi che gli alleati ne avrebbero. Tale aiuto occorre averlo subito in congrua misura, non potendosi attendere fine operazione Dardanelli per iniziare energica azione in Adriatico. Soggiunga come sua osservazione personale che sembra superfluo prendere accordi per le comunicazioni fra reparti alleati dei quali V. S. si sta occupando in seguito a richiesta dell'Ammiragliato quando occorre ancora definire quistioni di ben più alto interesse».

Gradirei conoscere se V. E. concorda ·nella opportunità di trasmettere il telegramma sumenzionato (3).

579

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 377/115. Berlino, 5 maggio 1915, ore 19,35 (per. ore 1,10 del 6).

In seguito a notizia pubblicata da (l) ... è qui telefonata, s1 è sparsa la voce stamane che l'Italia avesse presentato un ultimatum all'Austria-Ungheria. La stampa di Berlino tiene finora un linguaggio moderato, non cerca però più di dissimulare l'estrema gravità della situazione. Nella popolazione cominciano a notarsi sintomi di viva agitazione e da informazioni, che mi vengono da più parti, risulta che l'annunzio dell'entrata in azione dell'Italia susciterebbe in tutto l'Impero, specialmente nelle regioni dove sono agglomerazioni d'operai, uno scoppio violento di indignazione. Per sottrarre il maggior numero possibile di nostri connazionali ai pericoli che li minaccerebbero mi parrebbe opportuno ed urgente avvisare i R. Consoli di carriera in Germania perché diano alle rispettive Colonie il consiglio di partire. Attendo, per ciò fare. l'autorizzazione di V. E. (2).

(l) -Per il séguito che Sonnino dette a questo promemoria vedi DD. 596 e 613. (2) -Vedi D. 577. (3) -Sonnino trasmise all'Ambasciata a Londra il telegramma per il comandante Villarey lo stesso 5 maggio alle 21 (T.s.n.) la risposta dell'addetto navale a Londra è al D. 606.
580

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 382/108. Pietrogrado, 5 maggio 1915, ore 20,12 (per. ore 4,15 del 6).

Signor Stojanovic ex Presidente del Consiglio serbo e professore Belic dell'Università di Belgrado sono da pochi giorni a Pietroburgo. In seguito a loro viva istanza sono stati ricevuti da Gulkievic, al quale hanno esposto loro proteste per eventuale consenso della Russia alle presenti domande italiane in Dalmazia. Essi hanno descritto con foschi colori il fermento degli elementi serbo-croati in Dalmazia in seguito voci imminente occupazione italiana ed hanno cercato di far credere che questa, al momento di verificarsi, si troverebbe di fronte una insurrezione armata del Paese. Gulkievic ha manifestato sua sorpresa per loro sfiducia all'indirizzo Russia, la cui opera è stata ed è una prova luminosa dei suoi paterni sentimenti verso Serbia. Governo Imperiale, egli aggiunse, ha tutte le cognizioni necessarie per giudicare del miglior modo di salvaguardare interessi serbi, non già come i suoi interlocutori sulla base ristretta d'uno o d'altro acquisto territoriale, ma bensì su quella del generale e stabile compimento delle aspirazioni serbe, il quale richiede in primo luogo buona intesa coll'Italia, naturale alleata della Serbia contro il comune nemico. Gulkievic ha poi dichiarato prematura ed inattesa notizia recata da alcuni giornali circa accordo con l'Italia che però confidava veder raggiunto presto ed ha rinnovata la più calda raccomandazione di consigliare ai propri compatrioti intera fiducia nella Russia e nell'Italia e serena attesa degli avvenimenti

che matureranno così alte sorti per il popolo serbo, ma che esigono concentramento di tutti suoi sforzi contro l'Austria, non indeboliti da inutili e dannose polemiche interne.

Gulkievic mi ha detto che suoi interlocutori partirono poco soddisfatti delle risposte avute ma assicurarono che in ogni modo non avrebbero sollevato imbarazzi alla Russia né cercato di far propaganda in questa stampa nazionalista. A quest'ultimo riguardo mi sono però inteso con Gulkievic per necessarie precauzioni. Gulkievic esprime parere che anche da parte nostra sia usato qualche ménagement alle suscettibilità serbe e che possibilmente nostra azione militare non s'inizi con immediata occupazione dei territori assegnati all'Italia in Dalmazia.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Sonnino rispose con t. gab. r. sp. 319. del 6 maggio, ore 22, inviato anche a Vienna, Costantinopoli e Monaco: «V. E. potrà avvisare RR. Consolati dipendenti perchè diano alle rispettive Colonie consiglio di rimpatriare».
581

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 381/206. Bucarest, 5 maggio 1915, ore 21 (per. ore 5,15 del 6).

Riservato per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mio telegramma Gabinetto n. 205 (1).

Bratianu mi ha detto aver incaricato Ghika, senza parlargli delle comunicazioni da noi fattegli (2) ma riferendosi solamente alle voci che qui corrono di un'accordo tra Italia e Triplice Intesa, di comunicare a V. E. ed a S. E. Presidente Consiglio che in nessun caso egli rinunzierà aver Theiss e Pruth come frontiera (3). A me egli ha ripetuto che, lui [essendo] Presidente del Consiglio, Romania non entrerebbe in campo senza avere ottenuto questa frontiera e che se per ciò dovesse lasciare il potere, condurrebbe una campagna nel Paese per impedire che nessun altro Governo si adattasse a meno di quanto egli chiede.

Ora la stessa eccessiva violenza di queste dichiarazioni toglie del loro valore e mi permetto suggerire, per la conoscenza che ho di questo Paese e degli uomini politici romeni, che così V. E. come S. E. il Presidente del Consiglio tengano a Ghika un linguaggio amichevole ma sufficientemente energico. Io consiglierei di dichiarargli che l'Italia farà tutto quello che potrà perché la Romania riceva ampie soddisfazioni ma che dal canto suo il Governo romeno deve rendersi conto della necessità di adattare le sue pretese alle necessità altrui evitando di indisporre le grandi Potenze. Il R. Governo può tanto più tenere ora simile linguaggio inquantoché il passo fatto da Sua Maestà il Re presso lo Czar (4) ha dimostrato tutta la nostra benevolenza verso le domande

(-4) Vedi D. 528.

romene. Occorre tener presente che non sempre i rappresentanti romeni osano farsi interpreti fedeli delle comunicazioni che vengono loro rivolte quando queste possono riuscire sgradite al loro Governo, e che quindi può darsi che Bratianu non si renda completamente conto della sfavorevole impressione fatta a Pietroburgo, Londra e Parigi dalle sue pretese. Credo che coscienziosamente Diamandy come Mishu gliene abbiano telegrafato qualchecosa, sebbene non senza reticenze, mentre Lahovary si è limitato ad attribuire a Ruspoli un linguaggio poco favorevole alle aspirazioni romene. Siccome in un argomento di tanta importanza Bratianu non potrà agire senza consenso degli altri principali uomini politici, mi riservo assumere informazioni in proposito e riferirle a V.E.

Credo opportuno avvertire che Bratianu, oltre alle note pretese territoriali intende formulare anche delle altre domande che non ha ancora precisato ma che riguardano:

lo -impegno dei russi di concorrere con cento o duecento mila uomini all'azione dell'esercito romeno; 2° -impegno degli inglesi di operare uno sbarco di un centinaio di migliaia di uomini;

3° -impegno degli alleati o della sola Russia, se Dardanelli non saranno stati forzati, di provvedere al riapprovvigionamento in munizioni dell'esercito romeno;

4° -che nel fissare la data precisa dell'entrata in azione della Romania si tenga conto della situazione militare alle sue frontiere.

Di fronte a tutte queste pretese ed in generale al contegno assunto da Bratianu ho creduto opportuno rinviare l'esecuzione delle istruzioni impartitemi col telegramma di V. E. Gabinetto n. 277 Riservato speciale (l) e mi riservo, se V. E. consente, di parlare a Bratianu di accordi militari con noi quando la situazione si sarà rischiarata.

Per ora influiscono anche su Bratianu voci insistenti di gravi insuccessi russi in Galizia.

Persone che ben conoscono il Paese affermano che quando noi entreremo in azione, Bratianu sarà trascinato e la Romania dovrà fatalmente seguire. Io ne sono molto meno sicuro da quando Bratianu minaccia di sollevare una questione nazionale tanto per Banato quanto per la Bucovina, ed ho paura che coloro i quali potrebbero forzargli la mano arrestino di fronte al pericolo di essere accusati di non volere la completa unificazione di tutti i romeni. Debbo tuttavia osservare che è modo di procedere abituale di Bratianu quello di cominciare col rifiutare tutto, salvo poi a cedere a poco a poco. Cosi ha agito con noi quando si è trattato di concludere l'accordo del 23 settembre. In ogni caso confermo che se la Bulgaria si pronunziasse per la Triplice Intesa ciò trascinerebbe la Romania, e che quindi sarebbe oltremodo utile cercare di agire a Sofia approfittando del fatto che le notizie circa nostro contegno sono oramai di pubblica notorietà e non possono non influire sulla condotta del Governo bulgaro.

(l) -Con il t. gab. r. sp. 385/205 del 5 maggio, ore 17,40, non pubblicato, Fasciotti riferiva su argomenti di minore importanza trattati nel colloquio con Bratianu. (2) -Vedi D. 480. (3) -Vedi D. 598.

(l) Vedi D. 522.

582

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 379/207. Bucarest, 5 maggio 1915, ore 21,50 (per. ore 5,15 del 6).

Per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Mio telegramma n. 206 (l).

Ministro di Russia ha ricevuto un telegramma con cui Sazonov gli comunica avere visto Diamandy e avere trovato inaccettabili le proposte romene attesoché la Russia non può lasciare sotto la dominazione romena i ruteni di Ungheria e Bucovina e i serbi del Banato con Belgrado esposta alla minaccia romena.

Bratianu rinunzierebbe ruteni del Marmaros ma, come ho riferito, insiste sul resto. Ho veduto il Ministro delle Finanze il quale mi ha detto che nel Consiglio dei Ministri in cui Bratianu aveva sollevato la questione delle future frontiere, egli aveva osservato non poter pretendere territori di qua dal Theiss in faccia a Belgrado perché abitati da serbi e minaccianti quella capitale. Consiglio dei Ministri però adottò l'idea di Bratianu perchè è sempre più facile farsi approvare quando si promette di più che non quando ci si limita a quello che è ragionevole, cioè al meno. Però il Ministro delle Finanze è convinto che tutti i Ministri, compreso Bratianu. cederanno quando saranno posti nell'alternativa o di contentarsi di quello che è realmente romeno o di rimanere senza nulla. Ministro delle Finanze insiste invece anche per ragioni storiche, sulla linea del Pruth in Bucovina. In termini quasi identici si è meco espresso Take Jonesco. Mia impressione è quindi che si potrebbe indurre Romania ad entrare in azione per la fine del corrente mese purché Russia cedesse la linea del Pruth in Bucovina e si contentasse, per quello che riguarda il Banato, che la Serbia abbia un rettangolo avente per lato minore il Theiss e per lato maggiore il Danubio in faccia a Belgrado in modo da costituire circa il terzo del rettangolo formato dal Maros a Nord, dal Theiss a Ovest e dal Danubio a Sud (2).

583

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 383/153. Londra, 5 maggio 1915, ore 23,32 (per. ore 9,50 del 5).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 157 (3).

Ho parlato oggi a Grey non nascondendo che questa agitazione pro Serbia, di cui l'anima è Steed, mi cagiona rincrescimento ed irritazione perché la con

sidero supremamente ingiusta. Non contento, ho detto, del mischie!, Steed è andato ora a Parigi inspirando verosimilmente nota nel Journal des Débats riprodotto dal Tic.

Premesso che sulle cose decise non ci si ritorna più Grey ha detto vedeva bene il fondamento mie osservazioni. Già ha parlato personalmente con Watson e senza naturalmente entrare in particolari ha cercato di calmarne apprensioni che erano molto gravi specie per Fiume, Spalato e Ragusa.

Quanto a Steed mi ha detto Grey l'unico modo di prenderlo è di solleticarne la smodata vanità. Mancandogli tempo per ciò fare ha già da un pezzo rinunciato a riceverlo e non desidera ritornare su tale decisione. Cercherà però di avvicinare Lord Northcliff che non conosce personalmente per quanto il farlo gli ripugni un poco in vista della violenta campagna che Northcliff per mezzo di quattro giornali da lui controllati sta menando ora contro il Governo ed in modo speciale contro il Primo Ministro che vantasi di voler abbattere o per lo meno forzare a costituire Gabinetto coalizione.

In generale Grey ha osservato che al postutto questa agitazione non commuoverebbe gran fatto opinione pubblica inglese che poco conosce la questione e meno ancora se ne interessa. Ho replicato occorre evitarla per la ripercussione che può avere in Italia con pregiudizio della cordialità e delle relazioni fra i due Paesi alleati. Grey ha da ultimo detto che gli pareva comunque opportuno calmare Pasic attualmente agitato e nervoso; senza beninteso fargli rivelazioni concrete converrebbe trovare il modo di rassicurarlo ad evitare così inutili discussioni e frizioni con noi con perniciose conseguenze giustamente indicate da

V. E. (1).

(l) -Vedi D. 581. (2) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 31'; del 6 maggio, ore 19,30. (3) -Numero particolal'e di protocollo per Londra del D. 550.
584

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 386/154. Londra, 5 maggio 1915, ore 23,32 (per. ore 4 del 6).

Stamane ho presentato personalmente al Cancelliere dello Scacchiere Rossi e Nathan (2).

Rossi prega comunicare seguente telegramma a Stringher:

«Veduto oggi Cancelliere dello Scacchiere presente Governatore Banca di Inghilterra: Prestito sessanta milioni di sterline sarebbe fatto dal Governo inglese al Governo italiano contro buoni del Tesoro a sei mesi con affidamento rinnovazione semestrale fino ad un anno dopo la cessazione della guerra, epoca destinata per il rimborso. Anticipazione avverrebbe saggio collocamento buoni del Tesoro inglese attualmente tre cinque ottavi per cento per sei mesi. Rinnovazione sempre al saggio collocamento buoni del Tesoro inglese giorno rinnovo. Lloyd George dichiara prestito solamente ammissibile per far fronte nostri

(!) Ritrasmeeso a Parigi ~ Pictrogrado con t. gab. r. sp. 322 del 6 maggio, ore 22.

bisogni all'estero, quindi importo sarebbe tenuto a nostra disposizione qui presso Banca d'Inghilterra, rateato, giusta nostre indicazioni, mensilmente da oggi fino al 31 dicembre 1915. Però ad ogni prelevamento mensile noi dovremmo inviare qui un terzo in oro in copertura presunta quota pagamento che a sua volta Banca d'Inghilterra dovrebbe fare per conto nostro in oro all'estero. Comunque Cancelliere dello Scacchiere desidera conoscere ammontare previsto per tale pagamento. S'intende che oro inviato andrebbe a diminuzione debito.

Tali condizioni applicate Russia e Francia il cui inviato Ribot ha stipulato in questi giorni identico compromesso. L~oyd George non ritiene possibile collocamento mercato Londra attuale momento e consiglia accogliere sua proposta nostro Governo fare prestito momento più favorevole.

Anche Barone Hambro condivide questa opinione e sopratutto non vede possibilità esimerci invio oro. Supponiamo a tale indirizzo abbia contribuito insuccesso trattative collocamento buoni inglesi a New York dove fu chiesto sette per cento» (l).

(2) Vedi D. 481.

585

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. R. SP. S. N. Parigi, 6 maggio 1915, ore ... (per. ore 6,25).

Per il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.

« 8983. Articoli Memorandum a noi letti nella riunione [plenaria] (3) obbligano nostro intervento non oltre 26 et viceversa stabiliscono vincolo militare per solo esercito russo.

Desiderio espresso Ministro Guerra francese nostro intervento anticipasse più presto possibile rispetto al 26.

In seguito alla mia dimostrazione aderì non insistendo assolutamente. Viceversa quantunque Memorandum non fissi vincoli per i franco-inglesi per facilitare nostra entrata, fu unanimamente accettato, stabilendo dover concordare personalmente con Joffre e French loro azione per suddetto scopo.

Come telegrafato (4) entrambi mi hanno assicurato, in presenza dei loro Capi di Stati Maggiore ed addetto militare nostro ed inglese, che fra alcuni giorni, beninteso prima notificazione entrata, sarà iniziata vigorosa offensiva inglese francese.

Occorrono pertanto completi preparativi che, reduce oggi stesso da visita larga parte del fronte sul quale si pronuncierà offensiva, ho constatato essere in corso esecuzione.

(-4) Vedi D. 567.

Inizio offensiva dipende sopratutto dalla ultimazione preparativi, tenendo presente anche situazione nemico, cui elementi, ora instabili, solo due Capi possono valutare.

Aggiungo che le due condizioni telegramma 190 (1), alle quali Alleati dovrebbero subordinare offensiva, diminuirebbero probabilità riuscita per fissare sul terreno il nemico.

Concludo perciò che, àvendo i due Capi aderito anticipo loro entrata rispetto nostra, e ciò appunto per impedire che nemico trasporti forze contro noi, nè essendo possibile stabilire data precisa in questa difficilissima situazione, credo che, allo stato presente delle cose, non potrebbero essere accettate due condizioni; tanto più che non possiedo informazioni, che mi saranno richieste, sul nemico tali da servire da sicura base per cambiamento delle loro decisioni apertamente esposte, la cui gravità deve essere tenuta in gran conto.

Aggiungo inoltre che gli accordi con Joffre e French furono dietro loro desideri presi verbalmente per evitare le influenze politiche che possono pesare sul segreto voluto nella scelta del momento opportuno prossima offensiva che pochissimi conoscono fra cui V. E. Ricordo che nelle riunioni si escluse trattare relazione russo-serba con Italia. Montanari>>.

(l) -Il 6 maggio con t. gah. r. sp. 3891159 delle ore 23,45, Imperiali comunicava un alt;·o telegramma di Rossi a Stringher: « Facendo seguito al mio telegramma di ieri, prego tener presente desiderio Cancelliere dello Scacchiere che nostre trattative sulla base fatta a Russia e Francia, siano solo comunicate al Governo evitando assolutamente possa venirne discussione parlamentare >>. (2) -In Archivio dcll'Pffieio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. (3) -Vedi DD. 545 e 547.
586

DIARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

[Roma], 6 maggio 1915, mattina.

Barone Macchio -Egli è latore di nuove proposte di concessioni per parte del Governo Austro-Ungarico. 1° -Pel Trentina: la frontiera di nazionalità secondo la linea già comunicata.

2° -Per l'Isonzo: la seguente linea di confine conformandosi alla nazionalità: il confine partendosi dal mare vicino a Sdobba (bocca dell'Isonzo) seguirebbe il Thalweg del fiume a monte fino al nord di Gradisca, lasciando questa all'Italia. Di là in direzione Nord-Ovest verso Medea fino a Ludrio, che di là farebbe frontiera fino alla frontiera vecchia.

3° -Per Trieste: costituzione di una Università e revisione completa dello Statuto Municipale per assicurare il carattere italiano della città. (Già ora lo Statuto municipale e il carattere della città sono in questo senso; con qualche allargamento l'autonomia sarà assicurata).

4° -Per l'Albania: disinteressamento completo, con un accordo che fissi che nessuna altra potenza possa insediarvisi.

5° -Per l'effettuazione dell'accordo offre varie garanzie:

I -firma dell'accordo;

II -garanzia della Germania;

III - annuncio ufficiale e solenne del Governo A.U.;

IV -commissioni miste di cui già fece parola; aggiungendovi che secondo l'idea del Governo A. U. non si tratterebbe di Commissioni deliberative, ma il cui lavoro rappresenterebbe il principio di esecuzione della cessione, e che in conseguenza potranno anche prendere delle decisioni, da ratificarsi dai due Governi. Ciò aumenta l'importanza delle Commissioni;

V -il Governo A. U. dà la sua promessa formale che appena concluso l'accordo tutti i militari originari dei paesi ceduti non saranno più impiegati sul fronte. (Nell'appunto rimesso da Macchio al Ministro Mattioli il 7 maggio, vi è un'aggiunta a questo punto <<et libérés du service », che a me non disse).

Governo Austro-Ungarico ritiene con questo di aver eliminato pericoli e danni accennati.

Dal lato dell'Italia si pattuirebbe:

-la neutralità fino alla fine della guerra;

-mano libera per l'Austria-Ungheria nei Balcani ad eccezione dell'Albania; -questioni finanziarie si regolerebbero di comune accordo, e mancando questo si ricorrerebbe all'arbitrato dell'Aja. Il Governo Austro-Ungarico spera che queste proposte potranno essere prese in considerazione e ritiene di aver fatto quanto più possibile per contentare le domande dell'Italia. Le proposte vanno oltre quanto aveva annunciato ieri il Principe di Biilow (per esempio per i militari). Risposi che io, mi tengo fermo alle dichiarazioni fatte a Vienna il 4 cor

rente (1), cioè: 1° -al ritiro delle proposte da noi fatte e fine dei negoziati di Vienna; 2° -denuncia del Trattato di Alleanza; 3° -affermazione della nostra libertà d'azione.

Ora Burian fa nuove offerte, da trattarsi a Roma. Considero questa come la proposta di un nuovo negoziato che parte dalla situazione risultante dalle nostre dichiarazioni a Vienna.

Il Principe Biilow avendomi esposte ieri (2) in parte tali proposte facendosi garante dell'ejjetiva loro prestazione gli dissi che le avrei sottoposte al Consiglio dei Ministri non ritenendomi più autorizzato a decidere nulla in questa nuova fase.

Debbo ora dichiarare che consideriamo quelle proposte come base insufficiente per un nuovo negoziato. Però le proposte formulate dal Barone Macchio contenendo alcune concessioni maggiori, consento a risottomettere la cosa al giudizio dei colleghi.

In via di conversazione osserverò come dilucidazione della loro insufficienza:

l o -Pel Trentina: non vi è nulla di nuovo dopo le dichiarazioni passate escludenti l'Ampezzano e Val di Fassa.

2° -Unica nuova concessione è una rettifica verso l'Isonzo, che considero insufficiente anche dal punto di vista militare, oltreché da quello etnologico.

3° -Trieste: nessuna garanzia di durata. La sovranità restando all'AustriaUngheria. Se si sciogliesse l'Amministrazione autonoma, dovremmo noi fare la guerra? Sarebbe un eterno argomento di litigio.

4° -Albania: un disinteressamento che comincia col porre condizioni, renderebbe oggi impossibile accomodamenti, come la cessione dell'Epiro alla Grecia, o altri con il Montenegro, ecc.

5° -Per l'Adriatico non vi è nulla.

6° -L'esecuzione dell'accordo resta egualmente differita, malgrado l'attenuazione parziale che si è voluta proporre pei militari.

Non so se oggi il R. Governo si contenterebbe delle proposte da noi fatte a Vienna quasi un mese fa (l) e ora ritirate; le condizioni dello spirito pubblico essendosi molto mutate. Ma certamente non si potrebbe accettare niente in meno.

Barone Macchio dice che per l'Albania si sente autorizzato di rinunziare alla condizione e alla riserva espresse. Egli riferirà al Barone Buriàn le mie parole; e aspetterà una risposta dal Ro Governo. Aggiunge che se Governo Italiano accettasse basi proposte, egli si sente autorizzato, per dimostrare che non si ha nessuna intenzione di dilazionare, di preparare tutte le formule per accelerare la conclusione dell'accordo.

Lessi al Macchio gli appunti da me presi mentre mi esponeva le nuove proposte di Buriàn; ed egli li trovò esattissimi. Scrissi per così dire sotto dettatura, traducendo soltanto via via in italiano quanto egli mi diceva in francese, avendo davanti a sè i dispacci ricevuti.

(l) -Di questo telegramma dello Stato Maggiore nell'Archivio Storico del Ministero degli Esteri esiste solo il foglio di trasmissione (T. 7217 del 5 maggio 1915, ore 11) ma non il testo cifrato trasmesso che non è stato rinvenuto nell'Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. (2) -In Archivio Sonnino. Montespertoli. Queste annotazioni sono state da Sonnino estratt-e dal suo Diario e fatte copiare a macchina per costituire l'allegato D del D. 735. Sono, naturalmente, edite in SoNNINO, Diario, cit., pp. 138-140. (l) -Vedi D. 561. (2) -Vedi D. 571.
587

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 394/110. Pietrogrado, 6 maggio 1915, ore 13,45 (per. ore 0,10 del 7).

Questo Ministro di Romania mi ha detto che Bratianu è venuto a conoscenza di un telegramma diretto dal Re d'Italia allo Zar in favore della Romania (2) ed è di ciò in sommo grado riconoscente al Nostro Augusto Sovrano, molto più che, ben lungi dal trovar lo sperato appoggio in Francia ed in Inghilterra, egli deve constatare con rincrescimento che esse tendono a ridurre le domande romene.

Diamandy si dice persuaso che l'atteggiamento di questi Ambasciatori di Francia e d'Inghilterra corrisponde ad una tattica, giusta la quale essi si riser

verebbero d'intervenire nella discussione romeno-russa solo al momento che sembrasse propizio ad una soluzione transazionale, mentre Sazonov, dal canto suo, conterebbe sopra un immancabile movimento dell'opinione in Romania per l'entrata in azione non appena che vi fosse nota quella dell'Italia.

Diamandy sostiene che queste previsioni sono erronee perché Bratianu non intende transigere, ed ha già l'autorizzazione del Re per proclamare stato d'assedio ove ciò occorra per contenere spirito bellicoso popolazione.

Tesi romena è che l'Accordo del primo ottobre prometteva alla Romania territori abitati da romeni e quindi anche il Banato contro la sua neutralità benevola, e che, per conseguenza, a maggior ragione, quei territori le spettano in compenso della sua cooperazione.

Tesi russa è che dei tre distretti in cui dividesi Banato, quello di Torontal contiene maggioranza serba e spetta alla Serbia, molto più che esso fronteggia Belgrado, che non può rimanere città di confine. La linea che, a quanto crede, è reclamata da Sazonov lungherebbe press'a poco la ferrovia Temeswar-Weisskirchen. Quanto alla Bucovina, egli rifiuta la linea del Pruth e la cessione di Czernowitch, ma evita indicazioni circa delimitazioni da lui desiderate.

Nei miei ultimi colloqui con Sazonov e con Schilling (1), ho fatto rilevare che punto di divergenza fra le due parti non giustificherebbe l'arresto delle conversazioni, mentre urge arrivare all'intesa per una questione ben più importante per tutti, che è la simultaneità dell'azione romena colla nostra, ed ho inoltre segnalato pericolo di conflitto romeno-serbo qualora Romania intervenisse più tardi per proprio conto, e disputasse alla Serbia i suoi eventuali acquisti nel Banato.

Sazonov mi risponde costantemente che le sue disposizioni sono conciliative e più che amichevoli verso la Romania ma che non può sacrificare interamente i diritti dei serbi e dei piccoli russi, che se Romania fa valere la sua cooperazione, essa deve calcolare anche quella della Russia, che egli non esclude Romania dal Banato sebbene di esso non sia questione nell'Accordo del lo ottobre, ma ne chiede soltanto la parte che spetta ai serbi, che in Bucovina vi sono termini di transazione, ma che linea del Pruth è inammissibile. Sazonov riconosce meco l'importanza grandissima dell'intervento romeno e mi assicura che per parte sua non arresterà conversazioni. Essa non è ancora giunta e gli verrà rimessa da Diamandy il quale è stato da lui invitato per pranzare domani venerdì.

Ho domandato a Diamandy che cosa pensasse della questione di Belgrado sulla quale Sazonov e i due Ambasciatori ritornano sempre insistentemente. Egli mi ha risposto non potermi esprimere a tale proposito che idee sue personali, cui probabilmente Bratianu non si associerebbe e delle quali mi pregava quindi di non fare uso. A suo parere quanto potrebbe concedersi alla Serbia sarebbe «una testa di ponte» a Belgrado intendendosi con ciò una zona di qualche chilometro al di là del Danubio.

Mie conversazioni con Buchanan e Paléologue continuano frattanto ininterrottamente, essendo mio scopo non lasciarli chiudere nell'indifferenza neppure apparente (2).

(l) -Vedi D. 293. (2) -Vedi D. 528. (l) -Vedi DD. 513 e 5.18. (2) -Ritrasmesso a Pari>;!. Londra e Bucarest con t. gab. r. sp. 334 del 7 maggio, ore 21,40; Per i commenti di Fasciottl vedi D. 638.
588

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 396/111. Pietrogrado, 6 maggio 1915, ore 15 (per. ore 21,10).

Linguaggio stampa russa nella questione della Dalmazia è ora sensibilmente più favorevole alla tesi italiana.

Russkoe Slavo dice che Serbia non avrà di che lamentarsi della parte che le verrà assegnata e che slavi che rimarranno sotto il Governo italiano godranno di piena libertà per la loro coltura. Basta ricordare come vive e prospera in Italia grande colonia albanese. Del resto qualche sacrificio va fatto per un intervento di così singolare importanza come quello dell'Italia.

Dien pone in evidenza effetto entrata in azione Italia che trascinerà seco Romania e Bulgaria e crede non solo accettabile ma in parte giusta richiesta dell'Italia suo dominio assoluto nell'Adriatico.

Sviet pubblica intervista con diplomatico ben informato il quale esprime rammarico per polemiche giornalistiche russo-italiane di giorni or sono e dice ridicola asserzione di alcuni che l'Italia voglia prendere il posto dell'Austria nel perseguitare slavi.

Intervistato dice Italia a buon diritto reclama alcuni punti della costa adriatica, ma sarà sempre guidata dal desiderio di vivere in buon accordo con la Serbla.

589

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 400/112. Pietrogrado, 6 maggio 1915, ore 15 (per. ore 21,35).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 307 (l).

Feci rilevare a Gulkievic opportunità impedire agitazioni serbe all'estero contrarie accordo e che possono influire sfavorevolmente sulla cooperazione militare italo-serba. Egli mi ha ripetuto per quanto lo concerne dichiarazione fatta a Stojanovic e Belic (2) e mi ha assicurato avrebbe telegrafato a Parigi e Londra per mettere quei Governi sull'avviso e perché conformino loro linguaggio a quello qui usato. Accoglienze fatte dalla stampa locale a quei due signori sono fredde. Essa rammenta loro gratitudine che devono alla Russia e stigmatizza come folle idea da essi emessa di far pace con Austria se Dalmazia dovesse venire ceduta all'Italia.

Rietch osserva che vitali interessi Italia esigono innanzitutto piena garanzia

del suo assoluto dominio nell'Adriatico ma che non per questo saranno Jesi

interessi economici della Serbia che avrà desiderato sbocco su quel mare. Gevia Wiedomostt sostiene analogo punto di vista osservando che non poteva pensarsi ottenere concorso italiano di così grande importanza senza compensi adeguati e quindi senza qualche sacrificio aspirazioni serbe.

(l) -Vedi D. 550. (2) -Vedi D. 580.
590

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 390/113. Pietrogrado, 6 maggio 1915, ore 15 (per. ore 19,10).

Partenza Ropolo (l), come era da prevedere, è stata risaputa prontamente. Alle domande che da molti le vengono rivolte, R. Ambasciata risponde che egli è partito per il fronte, che ha ottenuto permesso visitare valendosi precedenti di altri Addetti Militari neutrali, l'americano, ammesso tempo fa al teatro delle operazioni. Ho dato questa versione anche a Diamandy che era molto preoccupato della notizia. Qualora V. E. credesse che io esponga confidenzialmente a Diamandy come stanno le cose, la pregherei volermelo significare per telegrafo (2).

591

IL CONSOLE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3124/54. Janina, 6 maggio 1915, ore 15 (per. ore 21,25).

Mio telegramma n. 52 (3).

Mi risulta in modo certo che complessivamente un battaglione di fanteria è partito da Janina per Premeti e Frasciari per rinforzo dei distaccamenti di frontiera. Del pari son partiti per la stessa destinazione almeno due batterie da montagna. Vengono spedite anche munizioni.

Truppe sono state inviate segretamente: Si nasconde e si smentisce loro partenza. Mi consta che qui si teme spedizione italiana nell'Epiro settentrionale: invio rinforzi sembra determinato da questo timore. D'altra parte non è escluso che tali rinforzi siano destinati al momento opportuno compiere avanzata su Berat e Musachin regioni che, a quanto scrive intenzionalmente il giornale Epiro continuano a lanciare il loro grido di dolore verso la madre Grecia. A questo proposito credo dover rilevare che il predetto giornale ha sempre previsto esattamente avvenimenti come nel caso elezioni politiche (mio rapporto N° 41) (4), che sono state ufficialmente ordinate anche nell'Alto Epiro, in dipendenza del decreto Reale del 1° maggio che ripartisce quel territorio nelle due prefetture di Argirocastro e Coritza. Riunione Premeti di cui è cenno mio telegramma

34 -Documenti diplomatici -Serie v -Vol. III

N° 51 (1) non è stata quindi che una delle solite commedie inscenate dal Governo greco, forse per servirsene come di un argomento nel caso che fossero sollevate difficoltà contro la decisione presa di fare le elezioni nell'Alto Epiro.

Circa giornale menzionato aggiunge che direttore del medesimo trovasi in ottime relazioni con Zografos il quale, allorché era Presidente del Governo provvisorio epirota, aveva fatto di tale giornale il suo organo, tantoché, invece che a Janina, questo era pubblicato in Argirocastro sede del Governo provvisorio epirota.

In un articolo testé apparso il Direttore dell'« Epiro » che fu per un mese ad Atene ed ottenne da Zografos una sovvenzione di mine dracme, al pari degli altri giornali ufficiosi greci, si vanta tra le linee di aver contribuito perché Governo Atene prendesse decisione di ordinare elezioni dell'Epiro settentrionale. Dato quanto precede notizie del Giornale Epiro sono degne di considerazione. Mi consta infine che a Prevesa vengono sbarcate munizioni, armi, indumenti militari e foraggi che si fanno proseguire per Janina.

Ho comunicato quanto precede alla R. Legazione.

(l) -Vedi D. 521, nota 2. (2) -Sonnino rispose con t. gab. r. sp. 333 del 7, ore 22: «Approvo risposta data da V. E. Per ora non occorre fare alcuna altra comunicazione a Diamandy ». (3) -Vedi D. 559. (4) -Non rinvenuto.
592

IL SEGRETARIO GENERALE, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

APPUNTO. Roma, 6 maggio 1915.

Conte Berchem a nome del Principe Btilow.

Parlando in via puramente ipotetica domanda di conoscere il punto di vista del R. Governo circa la situazione che sarà fatta ai Rappresentanti Germanici (Prussia e Baviera) presso la Santa Sede, in caso di guerra fra Italia e Germania. Dice che il principio della extraterritorialità di quei Rappresentanti decorre dalla qualità di Sovrano del Pontefice, riconosciuta dalla legge delle Guarentigie. La extraterritorialità dovrebbe estendersi al personale delle Legazioni. Desidera anche sapere se il R. Governo assumerà la protezione delle Legazioni in caso di tumulti, e quali norme saranno stabilite circa la corrispondenza.

593

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. R. SP. 314. Roma, 6 maggio 1915, ore 18.

V. E. potrà comunicare al Governo germanico il testo della dichiarazione da noi fatta il 4 corrente a Vienna e riportata nel mio telegramma a V. E. Gabinetto n. 295 (3). Riservato Speciale (4).

(l) -T. 3049/51 del 2 maggio, non pubblicato, con il quale Nuvolari informava circa una riunione svoltasi a Premeti con l'intervento di 21 rappresentanti dell'Epiro settentrionale. (l) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. (3) -Vedi D. 551. (4) -Bollati informò Sonnino dell'avvenuta comunicazione con t. gab. r. sp. 398/120 del 7 maggio, ore 15,07.
594

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. 315. Roma, 6 maggio 1915, ore 19.

Telegrammi di V. E. n. 79 (l) e n. 80 (2).

Circa missione Goluchowski osservo che V. E. nel suo telegramma n. 76 (3) mi riferiva che il Barone Burian non aveva creduto affidare al Conte Goluchowski alcuna missione politica, ma l'aveva solamente pregato di visitare me e il Presidente del Consiglio per spiegare le intenzioni del Governo I e R. e sopratutto procurare di conoscere il vero pensiero del R. Governo.

Nel telegramma n. 77 (4) poi, V. E. mi riferiva che il viaggio del Conte Goluchowski non avrebbe avuto altro scopo che quello di sp~egare meglio le intenzioni del Barone Burian sulla base dell'ultima risposta già da lui datami per il tramite di V. E.

595

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 395/117. Berlino, 6 maggio 1915, ore 21,20 (per. ore 3 del 7).

A pochi passi dalla R. Ambasciata ho incontrato oggi l'Imperatore, il quale era a piedi e mi ha fermato. Mi ha detto che aveva spedito stamane un telegramma a Sua Maestà il Re (5) per fare appello negli attuali gravissimi momenti ai sentimenti di amicizia intima e cordiale che per tanti anni hanno legato fra di loro i Sovrani ed i popoli d'Italia e di Germania.

Ciò che ora accade e ciò che viene minacciato era per lui particolarmente doloroso.

Egli aveva creduto, allo scoppiare della guerra, di poter contare sul concorso di un alleato, concorso che, sancito dai Trattati, gli era stato ancora poco prima assicurato da Sua Maestà il Re nell'ultimo convegno di Venezia.

Se non che malgrado la delusione patita, egli si era reso conto dei motivi che avevano determinato la neutralità dell'Italia: e sempre penetrato dal desiderio di mantenere buone relazioni con essa e di conservare valore ed efficacia alla Triplice Alleanza, aveva in tutti i modi energicamente influito presso il Sovrano ed il Governo I. e R. perché aderissero alle domande italiane.

Ad onta delle difficoltà incontestate che vi si opponevano, il Governo austroungarico aveva ceduto su quasi tutti i punti e le ultime concessioni che ieri

p. -223, nota l.

ancora Biilow aveva comunicato a V. E. (l) erano così larghe ed importanti che egli non comprendeva come dopo averle ottenute l'interesse e l'avvenire d'Italia non la sconsigliassero dal cacciarsi in una guerra, nella quale naturalmente la Germania avrebbe dovuto trovarsi a fianco dell'Austria-Ungheria. Certamente, se ciò avvenisse, se in un momento in cui la Germania sta lottando per la sua esistenza, il suo antico alleato sorgesse pure ad attaccarla, l'Esercito e i popoli germanici, nei quali fu sempre cosi viva la simpatia per l'Italia, si riterrebbero così profondamente colpiti, che un abisso incolmabile sarebbe per secoli scavato. Ma l'Imperatore aveva ancora fiducia che sarebbe loro risparmiata questa jattura.

Io risposi a Sua Maestà che constatavo come non potesse esser posta in discussione l'attitudine tenuta dal R. Governo all'inizio di una guerra scoppiata senza che esso ne fosse stato in alcun modo previamente avvertito e per una causa diametralmente contraria agli interessi italiani dal R. Governo ripetutamente proclamati. Ciò stante, il diritto suo di dichiarare la neutralità era assoluto ed incontestabile.

La situazione attuale non è che il risultato della linea di condotta seguita per tanti anni dal Governo I. e R. il quale non ha mai saputo tener conto della necessità di informare la sua politica ai riguardi dovuti ai sentimenti ed alle legittime aspirazioni del suo alleato. Ed in ciò non era piccola anche la responsabilità del Governo germanico, che non aveva saputo prevedere le inevitabili conseguenze di questo stato di cose e in molte occasioni non aveva fatto quanto avrebbe potuto e avrebbe dovuto fare per ripararvi. Ed esposi a Sua Maestà le supreme ragioni che imponevano al R. Governo di ottenere una soddisfazione alle aspirazioni nazionali del Paese. Conclusi io che avrei riferito al R. Governo quanto Sua Maestà mi aveva detto.

(l) -Vedi D. 563. (2) -Con il t. gab. r. sp. 380/80 del 5 maggio Avarna aveva riferito di aver ripetuto all'ambasciatore di Germania quanto aveva detto a Buri{m (vedi D. 563) circa la missione Goluchowskl. (3) -Vedi D. 511. (4) -Vedi D. 548. (5) -Non rinvenuto; il testo è però pubblicato in ALDROVANDI MARESCOTTr, Nuovi Ricordi, cit.,
596

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TITTONI E A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 320. Roma, 6 maggio 1915, ore 21,30.

(Per Londra) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Parigi quanto segue: (Per tutti) V. E. sarà al corrente dell'andamento delle trattative del nostro Rappresentante navale.

Tali trattative non sono soddisfacenti: 1° -perché non è stata chiaramente accolta e stabilita un'assoluta unità di comando che riteniamo indispensabile e che non sarebbe ammissibile fosse data ad altri se non a noi che contribuiamo col maggior numero di forze; 2° -perché il concorso offertoci dalla Francia e dall'Inghilterra è minimo ed anzi praticamente nullo.

Il Capo di Stato Maggiore della Marina invia questa sera a Parigi un suo

Delegato con promemoria nel quale sono contenuti specificatamente il massimo

ed un minimo delle nostre richieste.

Prego V. E. esaminare tale promemoria col Comandante Grassi e richiamare l'attenzione di codesto Governo sulla necessità di dare istruzioni ai suol Delegati ben diverse da quelle date sinora, perché se si mantenessero i punti di vista esposti sin qui, non sarebbe possibile concludere la Convenzione marittima.

Con ciò si verrebbe ad infirmare l'intero Accordo di Londra.

Aggiungo per opportuna notizia di V. E. che il Capo dello Stato Maggiore della Marina ritiene in piena coscienza che le Marine francese e britannica possano fornire il minimo o anche il massimo delle nostre richieste, senza per ciò pregiudicare le loro operazioni ai Dardanelli. È inoltre impressione qui che il concorso tanto inadeguato offertoci da Francia e Inghilterra, oltre al non corrispondere per niente all'articolo 3 dell'Accordo di Londra, sia mosso dal segreto pensiero di non giungere all'annichilimento della squadra austro-ungarica, mentre si vedrebbe senza troppo dispiacere un indebolimento anche grave delle nostre forze.

Avverto essere molto probabile che se dovremo restare soli a combattere contro la flotta austro-ungarica, o quasi soli, come lo saremmo con l'insignificante concorso finora offertoci, anche in caso di fortunata vittoria, questa non potrebbe avvenire se non con nostre gravissime perdite che renderebbero per prossimi anni di un'efficienza quasi nulla la nostra Marina da guerra (1).

(l) Vedi D. 571.

597

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BERNA, P AULUCCI

T. GAB. R. SP. 325. Roma, 6 maggio 1915, ore 23.

Questo Ministro di Svizzera ha detto stamane al Sottosegretario di Stato quanto segue:

«Ricordo il colloquio tenuto con V. E. il giorno del mio arrivo circa l'atteggiamento e le relazioni tra il mio Paese e l'Italia. Oggi, come allora, posso assicurarvi che le disposizioni della Svizzera sono le più amichevoli verso di voi. Ed anzi vengo a vedervi oggi ed a parlarvi per spiegarvi cosa che succede da noi e perché non l'abbiate ad interpretare in modo non conforme al vero. Abbiamo mobilitato una divisione che, però, ora si è fatta passare al centro della Svizzera. Nè voi dovreste meravigliarvi se, nel caso, che noi sentiamo prossimo, di vostra entrata in guerra, contro gli Imperi Centrali, noi questa Divisione trasporteremo alla vostra frontiera. Ciò neppure non avrebbe alcun carattere di ostilità, perché ciò sarebbe una misura troppo naturale verso la frontiera di uno Stato che sarebbe in guerra; e ciò sarebbe trattare la vostra al pari delle altre frontiere di altre nazioni che tutte noi guernimmo di truppa. I nostri sentimenti però resterebbero immutati».

(l) Per la risposta di Tlttoni vedi D. 622.

598

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (l)

T. GAB. R. SP. 326. Roma, 6 maggio 1915, ore 23.

Questo Ministro di Romania è venuto a vedermi oggi (2) e mi ha chiesto il nostro appoggio nelle trattative con le Potenze dell'Intesa per ottenere come corrispettivo della entrata in campo dei Romeni, il nuovo confine della Theiss pel Banato e del Pruth nella Bucovina.

Ho assicurato il signor Ghika che noi abbiamo appoggiato ed appoggiamo con ogni mezzo le domande romene. Gli ho detto che non mi nascondo però che le opposizioni e le difficoltà sono molte, specialmente a Pietroburgo dove hanno pure il dovere di tutelare nella misura del possibile gli interessi dei Serbi. Il mio consiglio alla Romania, come suo sincero e caldo amico, è di transigere in qualche parte specialmente per quanto riguarda la sponda sinistra del Danubio di fronte a Belgrado e l'angolo che vi fa la Theiss, regione dove predomina l'elemento serbo e che rappresenta un interesse vitale per la Serbia, vista la posizione della sua capitale.

Dati gli enormi vantaggi che può ritrarre la Romania da una odierna alleanza con l'Intesa, vale la pena per lei di sacrificare qualche obiettivo secondario pur di non perdere l'occasione propizia per poter raddoppiare di popolazione e di forza.

599

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 393/156. Londra, 6 maggio 1915, ore 23,55 (per. ore 5,50 del 7).

Telegramma di V. E. n. 304 Riservato speciale (3).

Cambon venuto ieri a vedermi parlò della proposta greca fatta da Romanos a Delcassé, proposta alla quale disse che Grey non sarebbe contrario.

Aggiunse però che Re di Grecia in una recentissima conversazione con Elliot ritornò ad insistere sulle domande precedentemente formulate ossia la garanzia delle Potenze alla Grecia contro qualsiasi attacco da parte Bulgaria.

Tale garanzia, secondo Cambon, potrebbero Potenze dare senza inconvenienti.

Su questo secondo punto però collega disse ignora pensiero di Grey che nella giornata di ieri ebbe lungo colloquio con questo Ministro di Grecia. Circa tale colloquio Cambon non aveva ancora particolari (1).

(l) -Ed. in SnNNINn, Diario, cit., p. 142. (2) -Vedi D. 581. (3) -Vedi D. 554, nota l, p. 439.
600

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 391/157. Londra, 6 maggio 1915, ore 23,45 (per. ore 7,20 del 7).

Cambon mi disse che aveva anche lui rappresentato a Delcassé necessità comporre dissidio russo-romeno con una soluzione conciliante nel senso accennato da Grey (2), ossia, approssimativamente, concessioni alla Romania di una parte Theiss, lasciando alla Serbia territorio sufficiente per assicurare difesa al Nord di Belgrado. Circa il Pruth, dice Cambon, Russia non vuole cedere Czernovitz, sul possesso della quale Romania invece energicamente insiste. Mishu, che vidi ieri, aveva l'aria piuttosto contrariata per l'ultimo suo colloquio con Grey, il quale deve avere accentuato con alquanta vivacità discrepanza fra precedenti dichiarazioni ed attuali pretese Romania. Avendo io rilevato grave difficoltà in cui si verrebbe a trovare ora Romania se, dopo essersi spinta così avanti, mutasse ad un tratto contegno, e pertanto conseguente suo interesse di prestarsi a facilitare l'azione a Pietroburgo delle Potenze amiche, l'Italia in prima linea, egli, a titolo assolutamente privato e personale, osservò Bratianu essersi messo in una falsa posizione ed aver mal condotto negoziati a tempo debito non avendo precisato e specificato condizioni eventuale intervento. Esso a lui apparirebbe ormai inevitabile perché in caso contrario Romania si attirerebbe risentimento Russia e suoi alleati, mentre ben poco avrebbe da sperare dall'Austria vinta e tutto da temere da un'Austria vittoriosa.

601

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 388/158. Londra, 6 maggio 1915, ore 23,45 (per. ore 5,50 del 7).

Mio telegramma Gabinetto n. 156. Riservato speciale (3).

Nicolson mi ha detto che questo Ministro di Grecia ha ieri parlato a Grey nello stesso senso all'incirca del suo collega di Parigi a Delcassé circa intervento Grecia senza condizioni, con sola partecipazione navale.

Ministro Grecia non ha accennato ad alcuna garanzia da parte Potenze. Suo linguaggio non ha avuto carattere di comunicazione ufficiale ma di semplice manifestazione confidenzialissima di vedute personali di Zografos.

(l) -Ritrasmesso a Parigi, Pietrogrado, Bucarest, Atene e Sofia con t. gab. r. sp. 330 del 7 maggio, ore 22,30. (2) -Vedi D. 570. (3) -Vedi D. 599.
602

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. PER CORRIERE 669/741 (1). Londra, 6 maggio 1915 (per. il 13).

Mio telegramma 541 (2).

Critiche e mormorii già segnalati si sono in questi ultimi tempi intensificati e fattisi strada anche nella stampa. Specialmente viva è eccitazione, non limitata alla sola opposizione, contro Churchill, essendo radicata convinzione generale, non distrutta dalle artificiose denegazioni del Ministro in Parlamento, che azione prematura e mal preparata Dardanelli nel maggio scorso fu da lui imposta al primo Ministro malgrado parere contrario di Lord Fisher e dei due Ammiragli Comandanti flotta operante.

Si accentuano inoltre recriminazioni contro Asquith cui rimproverasi inesplicabile debolezza verso Churchill, ed in linea più generale, rilasciatezza, esitazione, e mancanza di energica azione direttiva sull'insieme degli atti del Governo. Risentimento è anche acuito dalla ostinazione del Governo nel tenere la Nazione poco ed imperfettamente al corrente dello svolgimento azione militare lasciando così determinarsi nel pubblico impressioni che vanno dall'esagerato ottimismo a non meno esagerata ed ingiustificata depressione.

Contegno opposizione in parlamento continua ad essere come prima patriottico e correttissimo. Informazioni raccolte in private conversazioni non lascerebbero ritenere probabile la costituzione di un Gabinetto di coalizione da molti ardentemente caldeggiata, ritenendosi poco verosimile consenso personaggi cospicui unionisti ad assumere responsabilità decisioni prese dal Governo durante i nove mesi già trascorsi dall'inizio della guerra. A quanto dicesi però non sarebbe da escludersi eventualità di qualche modificazione nel Gabinetto, sempre nell'ambito della maggioranza. Parlasi ad esempio della possibilità nomina a Vice Re delle Indie di Churchill che sarebbe sostituito all'Ammiragliato da Lord Fisher, personaggio concordemente indicato dalla voce pubblica.

Un'altra assai più grave modificazione del Gabinetto potrebbe purtroppo verificarsi nel caso di un ritiro di Grey o quanto meno di un lungo suo congedo.

Da una diecina di giorni egli è stato colpito da un male agli occhi, originato a quanto pare da eccesso di lavoro e da tensione nervosa. Persona che potrebbe saperlo mi ha confidato che i medici insistono per una cura radicale ed un lungo periodo di riposo assoluto, in caso contrario temono potrebbe perdere la vista.

Io voglio augurare con tutto il cuore queste informazioni siano esagerate perché considererei il diritto, anche temporaneo, di Grey, una vera jattura per tutti. A prescindere dalla affettuosa e devota amicizia che mi lega a lui, confesso, io non arrivo a scorgere, fra gli uomini più eminenti della maggioranza liberale il personaggio dotato di quell'insieme di qualità che hanno contribuito a pro

curare a Grey il rispetto, la considerazione, la fiducia non solo nel suo Paese ma anche all'estero. Se Grey dovesse fatalmente ritirarsi, l'unico personaggio avente ogni requisito per sostituirlo degnamente sarebbe il Marchese di Lansdowne. Ma a parte avanzata età di lui e pur facendo il più ampio omaggio all'illuminato suo patriottismo, non appare troppo probabile che egli, capo dell'opposizione, si decida ad entrare da solo in un Gabinetto accanto a persone i cui principii e la cui condotta politica ha finora così tenacemente, aspramente combattuta. Comunque, ripeto, è da augurare che l'arduo problema della sostituzione di Grey, non abbia a presentarsi perché, in tal caso, è inutile dissimularsi che la compagine, l'autorità del presente Gabinetto, al momento presente, per un cumulo di circostanze alquanto indebolite, verrebbero a soffrire una grave scossa della quale sarebbe in oggi prematuro prevedere conseguenze.

(l) -Partito come telegramma ordinario è stato protocollato nella serie dei telegrammi di gabinetto in arrivo. (2) -Vedi D. 331.
603

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 392/118. Berlino, 7 maggio 1915, ore 1 (per. ore 4).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 302 riservato speciale (l).

Ho veduto oggi successivamente Zimmermann e Jagow.

Mi chiesero se avevo qualche comunicazione da fare a nome del R. Governo. Risposi negativamente e che ero stato soltanto informato delle dichiarazioni che il R. Ambasciatore a Vienna aveva avuto incarico di presentare a Vienna (2).

Nel riferirne il tenore mi studiai di esporre gli argomenti di fatto e di diritto che militano a favore di ciascuno dei punti sviluppati nella dichiarazione. Jagow pur riconoscendo le lacune e gli errori da lui già sovente rilevati della politica del Governo austro-ungarico, non voleva naturalmente ammettere il fondamento di tutte le mie osservazioni: deplorava sopratutto la conclusione cui il R. Governo era giunto colla denunzia dell'Alleanza nei riguardi dell'Austria-Ungheria. Siccome però non era stato fatto nei riguardi della Germania nè egli si proponeva di farlo per conto suo, così egli considerava che i nostri due Paesi fossero ancora alleati ed è appunto in vista di queste considerazioni che egli aveva aderito alla domanda del Gabinetto di Vienna di interporsi ancora una volta per cercare di evitare la rottura definitiva e l'Ambasciatore di Germania a Roma era stato incaricato di render note a V. E. le ulteriori concessioni cui il Governo austro-ungarico si era dichiarato disposto (3) e che avrebbero dovuto formare la sostanza della fallita missione del Conte Goluchowski.

Jagow mi enumerava quelle concessioni: cessione di tutto il Trentina nelle sue frontiere linguistiche ed etnografiche; rettifiche della frontiera orientale all'Isonzo compresa Gradisca; autonomia, università, garanzie contro la slavizzazione di Trieste; disinteressamento completo dell'Austria-Ungheria in favore

dell'Italia per l'Albania. Biilow aveva riferito che alla comunicazione da lui fattale circa tali concessioni V. E. aveva risposto che un mese fa esse avrebbero fornito una base di soluzione accettabile: e, senza pronunziarsi sulla loro accettabilità nel momento attuale, aveva soggiunto che le avrebbe sottoposte al Consiglio dei Ministri. Jagow confidava che il R. Governo avrebbe riconsiderato la questione e avrebbe giudicato che gli interessi e le aspirazioni nazionali ricevevano coi risultati ottenuti una soddisfazione così rilevante da sconsigliarlo di cercare di ottenere altri non di molto maggiori sfidando alea e danni di una guerra. Non voleva egli parlare delle relazioni colla Germania, la quale naturalmente avrebbe dovuto aiutare la sua alleata. Egli poteva solo ripetermi che ravvisava in una rottura fra i nostri due Paesi la più grande jattura per entrambi. E non voleva ancora abbandonare ogni speranza che essa potesse essere evitata.

(l) -Vedi D. 562. (2) -Vedi D. 551. (3) -Vedi D. 571.
604

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 7 maggio 1915, ore 7.

Dalle notizie arrivatemi, da Roma e dalle provincie, iersera risulta che l'esodo dei tedeschi e degli austriaci -dei primi palesemente come dei secondi -s'intensifica rapidamente. L'entourage delle Ambasciate e dei Consolati crede la rottura imminente; c'è chi dice: lunedì. I consoli, qualcuno soltanto con la riserva di non farlo ufficialmente, consigliano di partire.

Io crederei perciò opportuno d'insistere presso i nostri rappresentanti di Germania ed Austria e di Turchia perché sia promossa, senza troppa lentezza e riguardi comunque non in via ufficiale, la partenza dei nostri connazionali. Si potrebbe, a incoraggiare i nostri rappresentanti che sono frigidi, dir loro appunto quello che fanno qui gli austro-tedeschi e raccomandare di non perdere tempo.

Per scambiarci qualche idea prima del Consiglio sarebbe necessario vedere! non a [palazzo] Braschi, dove sopravvengono i colleghi e sta male appartarsi. Potrei venire da te verso le 9,15; tu sei sulla strada. Dimmi se preferisci che io venga alla Consulta o a casa tua.

[P.S.] Il latore attenderà la risposta.

605

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, BuLOW, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 7 maggio 1915.

Je viens d'apprendre que le Conseil des Ministres se réunira aujord'hui à 10 heures du matin. Etant donné qu'il ne me sera donc plus possible de Vous

voir avant cette réunion du Conseil, comme j'en avais l'intention, je tiens à Vous

informer, « que d'après un télégramme du Chancelier Impérial, l'Autriche-Hon

grie est disposée à faire encore de nouvelles concessions très importantes, qui

dépassent les propositions que l'Ambassadeur d'Autriche-Hongrie vous a soumises

hier » (1).

Je vous prie de bien vouloir porter ce qui précède à la connaissance du

Conseil des Ministres et de croire à mes meilleurs sentiments.

(l) Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SONNINo, Carteggio, cit., D. 313, con la data, per errore di stampa, del 6.

(2) In Archivio Sonnino. Montespertoll. Ed. in SoNNINo, Scritti e discorsi extraparlamentari,cit., vol. II, p. 1646.

606

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. GAB. S. NUMERAZIONE SPECIALE/161. Londra, 7 maggio 1915, ore 12,06 (per. ore 22,10).

R. Addetto Navale prega comunicare seguente telegramma al Gabinetto di

S. E. il Ministro della Marina (3).

« Lord Churchill non torna che domani da Parigi e ho veduto intanto Lord Fischer ed il Capo di Stato Maggiore. Fischer mi disse che Churchill era andato appositamente a Parigi per premere sul Governo francese il cui Ministro della Marina, mi disse, non sembra uno di facile composizione, ma di cui si finisce per avere ragione. Spera quindi che Churchill torni domani con buone notizie. Fischer disse subito essere ovvio che noi dobbiamo avere il comando supremo in Adriatico, e negli stessi termini si espresse Oliver, Capo di Stato Maggiore. Fischer aggiunse che anzi si aveva intenzione, finita espugnazione della penisola di Gallipoli, di dare il Comando supremo nei Dardanelli ai Francesi, lasciando agli Inglesi quello delle acque egiziane. Non sapeva dire ciò che aveva combinato Churchill, di cui occorreva attendere il ritorno, però riteneva che fosse inteso darci otto grandi navi da battaglia, e cioè quattro gl'inglesi e quattro i francesi. Oliver mi disse poi che le navi inglesi sarebbero probabilmente i due « Nelson », i due «Triumph >>, e quattro incrociatori tipo « Dortmonth ». Fischer disse che tutto ciò che è in Mediterraneo, salvo la «Queen Elisabeth » che deve tornare qui, rappresenta il massimo margine di sicurezza di cui si può fare a meno nel Mare del Nord, e che è da quelle forze che si devono prelevare le navi per l'Adriatico.

Ho spiegato a Fischer e ad Oliver parte ragioni impellenti per noi di agire subito energicamente ed essi mi sembrarono convenire interamente di tale necessità. Sta bene per Ruspoli. Era già inteso che avremmo preso possesso ufficiale dei documenti segreti all'apertura delle ostilità, anche per riguardo Inghilterra verso altre alleate. Prevengo V. E. che sommergibile germanico sfuggì ieri inseguimento siluranti inglesi vicino Gilbilterra ».

(1) -Vedi D. 586. (2) -Da Archivio dell'ufficio Storico della Marina Militare. (3) -Vedi D. 578.
607

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3141/358. Costantinopoli, 7 maggio 1915, ore 13,04 (per. ore 19,40).

Attitudine Italia nel presente momento o notizie che qui giungono su certe sue pretese imminenza decisione sono assai sfavorevolmente commentate dai circoli politici ottomani dell'elemento tedesco ed in parte anche dalla popolazione. Stampa locale da qualche giorno ha ripreso sua campagna sullo stesso tema insistendo sull'argomento che non è da ammettere che una potenza quale Italia possa mancare al proprio onore nazionale al punto da portare le armi contro i suoi alleati. Non mancano allusioni al nostro Sovrano di cui si pubblica ritratto osservando che egli non verrà certo meno ad impegni che portano la sua firma della quale si riproduce il facsimile. E neppure ci è risparmiata qualche voluta minaccia. Tengo a far presente a V. E. quanto precede per influenza che eventuale sorte di queste nostre colonie possa avere sulle decisioni del Governo. Dette colonie sono tanto maggiormente esposte in quanto che non vi è nelle attuali condizioni la possibilità materiale di farle partire mentre l'elemento tedesco per diminuire grave responsabilità incorsa nel fare entrare la Turchia nel conflitto europeo non mancherà certo di aizzare questa opinione pubblica e questo governo contro noi additandoci come causa unica e determinante di un eventuale disastro.

608

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 397/119. Berlino, 7 maggio 1915, ore 13,10 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 319 riservato speciale (1).

Avendo V. E. accordato autorizzazione chiesta col mio telegramma di Gabinetto n. 115 (2) ho telegrafato ai RR. Consoli di carriera in Germania di dare alle rispettive colonie consiglio di rimpatriare.

È stata anche qui pubblicata una notificazione dell'autorità di polizia di

Monaco, la quale, nel constatare che non esiste pericolo immediato di una rot

tura di relazioni fra l'Italia e le Potenze Centrali, raccomanda alla popolazione

di conservare la calma, dichiarando che una attitudine ostile verso gl'italiani

colà dimoranti sarebbe incompatibile colla dignità e col rispetto a se stessi del

tedeschi.

Alcuni giornali di qui approvano vivamente la notificazione ed esprimono

fiducia che pure a Berlino e nelle altre città dell'Impero nessuno vorrà, anche in

(I) -Vedi D. 579, nota 2.

caso di complicazioni guerresche, assumue un contegno ostile ed offensivo verso gli italiani.

Nella mia conversazione d'ieri con Jagow (l) egli accennò alla situazione che nell'eventualità, da lui non voluta ancora considerare come inevitabile, di una rottura delle nostre relazioni verrebbe fatta ai sudditi rispettivi dimoranti nell'altro Stato. Governo germanico, egli diceva si era astenuto al principio della guerra da qualsiasi misura di costrizione o di internamento per i sudditi delle Potenze nemiche; vi si decise soltanto più tardi, come rappresaglia, in seguito al trattamento inflitto ai sudditi germanici in Francia, Inghilterra e Russia.

Esso sarebbe disposto ora a permettere ai sudditi italiani soggetti a servizio militare di rimanere a piede libero in Germania ed a lasciare partire, appena cominciate le ostilità, tutti coloro che lo desiderebbero, accordando loro un congruo lasso di tempo. Tutto ciò beninteso in caso di reciprocità. Jagow mi ha pregato di fargli conoscere se R. Governo si proponeva di manifestare le sue intenzioni in proposito (2).

(2) -Vedi D. 579.
609

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 328. Roma, 7 maggio 1915, ore 18.

Telegramma di V. E. n. 154 (3).

Il Direttore Generale della Banca d'Italia prega comunicare quanto segue al

Commendator Rossi:

« La limitazione del prestito per fronteggiare esclusivamente nostri bisogni

all'estero non è ammissibile e non risponde alle intelligenze precorse fra nostro

Governo e quello inglese. Premessa questa pregiudiziale, conviene precisare se

per nostri bisogni all'estero si intenda bisogni generali del Paese come dovrebbe

essere necessariamente e non e soli limitati bisogni dello Stato. La proposta

forma del prestito mediante Buoni del Tesoro a sei mesi rinnovabili potrebbe

essere accolta, ma anche qui giova chiarire che la misura dell'interesse indicata

in tre e cinque ottavi si riferisce ad anno non a semestre. Non riesce poi chiara

la condizione dell'invio dall'Italia a Londra di somma in oro uguale a un terzo

dei pagamenti che dovrebbe fare la Banca d'Inghilterra per conto nostro, poi

ché così com'è indicata siffatta condizione si risolverebbe in una riduzione effet

tiva di un terzo del prestito onde l'Italia abbisogna, e sarebbe il nostro oro che

servirebbe a corrispondenti pagamenti all'estero, stringendo le riserve bancarie

destinate alla copertura della nostra circolazione cartacea. Non si comprende

perché l'Italia debba domandare tre terzi per restituire immediatamente un

terzo in oro, e quindi questo grave punto va chiarito con precisione. Come

risulta dalle istruzioni fornite il 27 aprile siamo disposti a impegnarci a lasciare sull'ammontare del prestito un valore di cento cinquanta milioni di lire italiane presso la Banca d'Inghilterra senza farne ritiro per tutta la durata della operazione considerando tale valore come riserva equiparata, e siamo altresì disposti a fare ogni opera per compensare quanto più è possibile attraverso Londra i nostri pagamenti all'estero per stringere l'ammontare delle rimesse da Londra a Roma. ma la condizione di fare il prestito solo per i nostri bisogni all'estero e quella di coprire i relativi pagamenti con esportazione di oro sarebbero incomportabili ».

(l) -Vedi D. 603. (2) -Vedi D. 658. (3) -Vedi D. 584.
610

IL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 403/8. Stoccolma, 7 maggio 1915, ore 18,30 (per. ore 1,40 dell' 8).

Sebbene io abbia mantenuto rigorosamente il segreto mi consta questi circoli sono informati dei passi fatti costà da Bildt(l). Sembra che notizia sia venuta dal Gabinetto di Pietroburgo a cui si suppone sia stata comunicata dal

R. Governo. Un mio collega ne avrebbe parlato a questo Ministro degli Affari Esteri il quale avrebbe mostrato di dare alla cosa poca importanza dicendo che si trattava sopratutto di un malinteso, che Bildt aveva interpretato male le istruzioni ricevute e che si erano date a me le più ampie spiegazioni.

611

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 404/133. Parigi, 7 maggio 1915, ore 20,55 (per. ore 0,55 dell' 8).

Telegramma di V. E. 1402 (2) e telegramma di V. E. Gabinetto n. 322 (3).

Pasic è l'uomo più savio e moderato che abbia la Serbia. Sarebbe un male per noi che egli dovesse lasciare il potere ed è nostro interesse facilitargli il compito. Inghilterra e Francia ce ne sarebbero particolarmente grate.

Credo che R. Ministro a Belgrado potrt;bbe dichiarargli che affermazioni del Comitato italiano «pro-Dalmazia» e di alcuni giornali italiani non corrispondono affatto al pensiero del Governo italiano il quale vuole i buoni rapporti colla Serbia e perciò tiene conto in equa misura sue aspirazioni e interessi. Riterrei inoltre indispensabile che i comizi che vuol tenere il Comitato italiano «pro-Dalmazia» fossero proibiti (4).

(l) -Vedi DD. 467 e 494. (2) -Vedi D. 571, nota l. (3) -Vedi D. 583, nota l, p. 462. (4) -Vedi D. 623.
612

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI (l)

T. 7367. Roma, 7 maggio 1915, ore 21.

Per colonnello Montanari.

« 196 G. Risposta telegramma 8983 (2). Non conoscendo Memorandum riten~vo vincolo militare esteso anche anglo-francesi. Mi compiacio risultato ottenuto V. S. di far riconoscere tale necessità.

Circa due condizioni poste per firma convenzione osservo:

A senso telegramma V. S., prima condizione sarebbe soddisfatta, cioè anglofrancesi, qualche giorno prima nostra entrata campagna, prenderebbero vigorosa offensiva.

Seconda condizione mirava salvaguardare nostra mobilitazione-radunata occulta prima 26. Considerava cioè ipotesi che prima 26 austro-tedeschi tentassero irruzione su noi. Allora eserciti alleati con subitanea vigorosa offensiva avrebbero dovuto paralizzare sforzo nemico diretto contro noi. Sembra interesse comune evitare nostro scacco durante fase maggiormente critica che ritengo perdurerà fino 20. V. S. tuteli come meglio crede a questa eventualità.

Se ragioni riservatezza sconsigliano prendere accordi scritti, prenda accordi verbali. Comunichi data suo ritorno. Generale Cadorna ».

613

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. GAB. R. SP. 329. Roma, 7 maggio 1915, ore 22.

(Per Parigi e Pietrogrado) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Londra quanto segue: (Per tutti) Prego V. E. richiamare la più seria attenzione di Sir Ed. Grey su quanto segue:

L'accordo del 26 aprile contempla l'uscita dell'Italia dalla neutralità sotto determinate condizioni. Queste riflettono una convenzione militare, una convenzione navale, una convenzione finanziaria, e determinano gli acquisti che gli alleati riconoscono spettare all'Italia.

È opportuno notare che questi acquisti non implicano alcun sacrificio da parte dell'Inghilterra e della Francia. Tali infatti non possono certamente chiamarsi le rettifiche previste, in determinate eventualità, dall'articolo 13.

Rimane, per parte dell'Inghilterra e della Francia, l'obbligo di concorso nella parte navale e finanziaria.

Per la parte finanziaria, di grandissima importanza per noi, le condizioni offerteci (telegramma di V. E. n. 154) (l) non sono affatto soddisfacenti. Mi riferisco a questo proposito al mio telegramma n. 328 Riservato Speciale (2) nel quale sono esposte partitamente le ragioni che ci fanno ritenere tali condizioni inammissibili e non rispondenti alle intelligenze generali già precorse.

Altrettanto può dirsi per le condizioni del concorso navale.

Data la presente relatività di potenze delle flotte italiana ed austriaca, per compensare il notevole vantaggio bellico di questa rispetto a quella, derivante dalla maggiore capacità strategica delle coste adriatiche orientali rispetto alle occidentali, è indispensabile un concorso attivo da parte degli alleati costituito da almeno ventiquattro cacciatorpediniere moderne e da cinque navi di velocità assicurata non inferiore a diciassette miglia con armamento principale da 305 mm.

Solo in questo modo noi possiamo con sufficiente probabilità raggiungere lo scopo della distruzione della flotta nemica, esplicitamente contemplato dall'articolo 3 dell'accordo del 26 aprile, e garantire le nostre coste fino alla conclusione della pace.

Risulta invece, da quanto ci è stato comunicato dal Comandante Grassi (3), che il concorso alleato, sul quale la nostra Marina potrebbe contare immediatamente, sarebbe limitato a dodici cacciatorpediniere francesi, alle quali si aggiungerebbero sommergibili e navi speciali dragamine «nel numero che sarà possibile al Comandante la flotta francese di staccare». Quattro incrociatori leggeri inglesi sono promessi soltanto «quando le operazioni marittime contro Costantinopoli saranno terminate».

Con un contributo così scarso ed indeterminato una nostra entrata in campagna significherebbe per noi un possibile disastro.

Poiché la situazione nostra nell'Adriatico é questione di ordine tecnico, è chiaro che essa è certamente nota alla Francia ed all'Inghilterra ed evidentemente lo era quando fu firmato l'accordo del 26 aprile, e quindi le due Potenze non potevano farne astrazione ma dovevano anzi tenerla presente nel valutare le condizioni essenziali alla conclusione ivi contemplata di una apposita convenzione navale.

A questo proposito gioverà ricordare i precisi termini con i quali Churchill si espresse nell'agosto 1914 che furono comunicati da Grey a V. E. che me li riferì col suo telegramma n. 1186 del 24 agosto u. s. (4) Churchill dichiarò allora, in risposta a nostre tassative domande «di considerare la pronta distruzione della flotta austriaca come operazione urgente e vitale nella guerra navale e come operazione che soltanto può spianare la via per una decisiva fase offensiva in altro teatro ». E dal suo discorso si rilevava che se vi fosse stato qualche dubbio circa la forza « della flotta francese unita all'italiana per schiacciare

la flotta austriaca», l'Ammiragliato sarebbe stato in grado di mandare «grossi, rinforzi.

Ritengo pertanto che Sir Ed. Grey riconoscerà la fondatezza delle nostre osservazioni che ci vengono suggerite dai negoziati in corso per la conclusione delle due convenzioni.

Se noi non esigemmo prima d'ora maggiori specificazioni si fu perché lo ritenemmo inutile. Ma ora, in presenza della enorme divergenza fra le prestazioni da noi richieste e quelle consentite dagli alleati, è nostro obbligo richiamare su questo punto, che implica la stessa esistenza dell'accordo generale, la più grande attenzione di Sir Ed. Grey.

Per quanto riguarda la convenzione navale e finanziaria abbiamo stipulato ed abbiamo diritto di ottenere dalla Francia e dall'Inghilterra appoggi reali e non fittizi.

Senza questi, tanto varrebbe far la guerra da soli, per nostro conto, e con maggiore libertà d'azione anche per la scelta della data in cui iniziare le operazioni.

E non sarebbe certo per colpa nostra che verrebbero a mancare condizioni essenziali dell'accordo generale del 26 aprile. Mi affido allo zelo patriottico dell'E. V. per esporre a Sir Ed. Grey con la maggiore efficacia quanto precede (1). Avverto V. E. che nei sensi di quanto precede, come del contenuto del telegramma n. 328, Riservato Speciale ho già intrattenuto Sir Rennell Rodd.

(l) -In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. (2) -Vedi D. 585.

(3) Ed. in SnNNINO, Carteggio, cit., D. 315.

(l) -Vedi D. 584. (2) -Vedi D. 609. (3) -Vedi D. 577. (4) -Vedi serie V, vol. I, D. 434.
614

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. 337. Roma, 7 maggio 1915, ore 22.

In caso di rottura delle relazioni itala-austriache sarebbe mia intenzione presentare al Parlamento un Libro Verde particolareggiato sui recenti negoziati.

Prego farmi conoscere se Ella crede potrebbe esservi inserito promemoria segreto di cui ai suo telegramma 12 febbraio 41 Riservato Speciale (2) che barone Burian considerava riservato e rimesso ad informazione personale di V. E.

615

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 402/122. Berlino, 7 maggio 1915, ore 22,30 (per. ore 3,40 dell' 8).

Jagow mi ha detto stamane risultargli da fonte sicura che il signor Delcassé avrebbe fatto conoscere al R. Ambasciatore a Parigi, prima del suo ultimo

35 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

viaggio a Roma, che il Governo austro-ungarico e Governo germanico nell'intendersi per accordare all'Italia le cessioni territoriali da essa domandate si sarebbero già messi d'accordo per volgere poi le armi contro di essa una volta finita la guerra attuale allo scopo di riprendere il giorno stesso i territori ceduti. Il signor Delcassé avrebbe suffragato la sua asserzione colla presentazione di documenti. Jagow mi ha pregato dichiarare a V. E. che tutto ciò non è che un'« infame menzogna». Se documenti furono presentati essi furono falsificati.

(l) -Vedi D. 650. (2) -Vedi serle V, vol. Il, D. 802.
616

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 405/81. Vienna, 7 maggio 1915, ore 22,50 (per. ore 4 dell' 8).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 315 Riservato speciale (1). Alle osservazioni di V. E. circa contenuto dei miei telegrammi Gabinetto nn. 76 e 77 (2) mi permetto di notare:

l o -Che per ciò che riguarda il primo di essi la frase riprodotta nel telegramma di V. E. suddetto «che BurHm non aveva creduto affidare al conte Goluckowski alcuna speciale missione politica ecc.» era seguita dalla frase: «credeva infatti che un colloquio diretto fra V. E. e il conte Goluchowski avrebbe potuto chiarire diversi punti, facilitare i negoziati e condurre a una soluzione più favorevole. La decisione da lui (Burian) presa non poteva del resto non dimostrare le sue buone disposizioni ed era una nuova prova del suo sincero desiderio di arrivare a un accordo col R. Governo».

2°. -Quanto al secondo dei miei telegrammi citati da V. E. io non le feci solo conoscere con esso ciò che ella riferisce nel suo telegramma «che viaggio del conte Goluchowski non avrebbe avuto altro scopo che quello di spiegare meglio le intenzioni del barone Burian >>, ma aggiunsi anche, «di discutere con

V. E. le varie proposte del R. Governo sulla base della ultima risposta data alle stesse dal Ministro I e R.».

3°. -Infine in nessuno dei due telegrammi si trovano espressioni qualsiasi che potrebbero essere interpretate anche lontanamente nel senso indicato dal principe di Biilow al suo Governo, cioè «che Goluchowski non avrebbe potuto dire o recare nulla di nuovo e che alla sua missione barone Burian attribuiva poca importanza».

Aggiungo del resto che nel dirigere tali telegrammi a V. E. io mi limitai a ripeterle puramente e semplicemente le cose dettemi dal barone Burian e dal conte Goluchowski evitando di farle seguire da qualsiasi osservazione o commento miei propri.

Di fronte a quanto il principe Btilow avrebbe riferito al suo Governo ho creduto mio dovere di ristabilire le cose tali quali risultano realmente dai miei telegrammi suddetti.

(l) -Vedi D. 594. (2) -Vedi DD. 511 e 548.
617

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 406/115. Pietrogrado, 7 maggio 1915, ore 23,25

(per. ore 8 dell'B).

Telegramma di .V. E. Gabinetto n. 311 (1).

Sta di fatto che nell'agosto scorso ebbero luogo negoziati russo-romeni nei quali era in questione la Transilvania, però unico accordo esistente è quello del 1° ottobre sul quale rinnovo preghiera all'E. V. volere serbare segreto (2). In quell'accordo si parla «di regioni della Monarchia austro-ungarica abitate da romeni». Diamandy ravvisa compreso in questa dicitura anche il Banato; Sazonov rileva invece che del Banato non si fa cenno nell'accordo. Tuttavia Sazonov ha receduto da questo punto di vista e acconsente a ripartire il Banato fra romeni e serbi. Quanto alla Bucovina egli non ammette la linea del Pruth, ma è ben disposto a trattare degli scambi compensativi delle rispettive popolazioni e quindi della delimitazione che fosse per risultarne.

È però mia impressione che se la Russia, sensibile all'alta parola del Nostro Augusto Sovrano (3) mostra spirito conciliativo, essa si considera moralmente impegnata a non sacrificare gli interessi dei serbi nella parte occidentale del Banato e dei piccoli russi in Bucovina.

Quanto a Diamandy, egli ha bensì esposto con fermezza e come condizione sine qua non le domande di Bratianu, ma non ha assunto atteggiamento minaccioso ed i suoi rapporti personali con Sazonov sono caratterizzati dall'invito a pranzo fattogli da quest'ultimo per oggi. È appunto quello spirito conciliativo di Sazonov e questa atmosfera di cordialità fra i due che io mi sono sforzato di preparare e mantenere, mentre insisto presso entrambi con gli argomenti già riferiti nel comune singolare interesse di una intesa immediata.

618

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3163/209. Atene, 8 maggio 1915, ore 1,30 (per. ore 16).

Circa telegramma di Nuvolari in data 6 corrente n. 31 (4) osservo: 1° -tendenza Grecia a rioccupare Berti e Musacchia esiste senza dubbio sotto il presente come sotto il passato Gabinetto e va sorvegliata da vicino togliendo, se è possibile, l'occasione favorevole; 2° -come risulta dalle mie comunicazioni,

elezioni politiche nell'Alto Epiro non furono mai ufficialmente ordinate dal Governo ellenico ed il decreto dell'istituzione delle prefetture di Argirocastro e Koritza venne ufficialmente smentito (miei telegrammi 171 e 202) (1).

(l) -Vedi D. 564, nota l, p. 456. (2) -Carlotti ne aveva trasmesso 11 testo a Sonnino con t. gab. r. sp. 363/102 del 4 maggio. (3) -Vedi D. 528. (4) -Vedi D. 591 che fu Inviato ad Atene col n. 31.
619

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 8 maggio 1915, ore 11.

l. Frassati è venuto da me. Non gli ho detto che avevo la copia, da te mandatemi iersera, della lettera di Preziosi (3), bensì che tu me ne avevi fatto verbalmente un cenno sommario. Quindi egli me l'ha sviluppata, soggiungendo una sua lunga esortazione coi soliti argomenti sull'utilità di evitare la guerra. Mi ha detto che tu ti eri rimesso a me circa l'opportunità di far venire,

o meno, da Vienna il sig. Nemes. Io gli ho risposto che non intendevo prendermi su di me di iniziare trattative a conto e che mi pareva che gli austriaci perseguissero nella via sbagliata di non affrontare direttamente e senza perder tempo le questioni concrete. Egli ha concluso che avrebbe telegrafato in questo senso, invitando a offrire presto tutto ciò che credevano possibile, al massimo. Io non ho risposto né si né no. Ha finito per domandarmi -non, diceva lui, come giornalista -se la guerra era proprio inevitabile. Gli ho risposto che, finché si trattava, la guerra non era mai inevitabile, ma certo la situazione era gravissima. L'ho lasciato molto parlare con molta pazienza -del resto è stato correttissimo -e gli ho detto pochissimo.

2. Notevole il telegramma n. 122 ris. spec. di Bollati (4). Jagow sapeva esattamente ciò che Tittoni ti aveva telegrafato da Parigi (5). Se era così esattamente informato sopra un dettaglio, a fortiori deve esserlo sulla firma del nostro accordo con l'Intesa. Tuttavia si può anche presumere che le offerte attuali siano non soltanto schermo per l'effetto morale posteriore ma anche tentativo con speranza di successo per mettere il governo italiano contro una forte corrente della pubblica opinione. E posson fino a un certo punto riuscirvi.

Ad ovviare, per quanto è possibile, a ciò, sarebbe opportuno che tu facessi preparare fin da ora un riassunto esatto e documentato delle trattative, per servire per la discussione alla Camera, ed anche per dichiarazioni che si potrebbero fare innanzi alla commissione che faremo nominare al presidente sul disegno di legge con cui domanderemo i poteri eccezionali.

3. Mi pare che vada benissimo il tuo telegramma ad Imperiali sulle due Convenzioni (6). Per oggi non si poteva dire di più. Per lo meno si dovrebbe ottenere un miglior trattamento nella convenzione finanziaria. In quanto alla navale conviene anche insistere non fosse altro per giustificare una nostra eventuale inazione quando i patti convenuti non fossero nella realtà mante

nuti. Ma conviene pure pensare alla ipotesi peggiore: che nulla, o pochissimo, si ottenga per l'una e per l'altra. In tale ipotesi che cosa faremo? Io ne sono preoccupatissimo; e il mio ottimismo comincia a scuotersi sebbene ieri ne facessi mostra per rincuorare Grippo e i colleghi.

Pensaci tu pure. Meglio forse, senza rompere gli accordi, rifiutarsi di firmare una convenzione o ambedue. Il che implicherebbe nostra libertà d'azione in quanto all'entrata in campagna. In tale ipotesi la domanda dei pieni poteri alla Camera dovrebbe essere motivata non con la guerra certa e dichiarata ma con la guerra possibile e con la mobilitazione. Ma converrebbe pure trovar modo di non rompere del tutto le trattative con gli Imperi centrali.

4. -Numerosi telegrammi di prefetti informano dell'esodo dei tedeschi e degli austriaci da ieri apertamente consigliato dai rispettivi consoli. Qualcuno di questi ha parlato persin di passaporti per sé. Deve esserci stati ieri, o ieri l'altro, una circolare degli ambasciatori. Il che dimostrerebbe che ritengono la rottura imminente non so se per fatto nostro o per fatto loro che preparino. La stessa impressione deriva dal discorso di Jagow a Bollati circa il reciproco trattamento dei connaziona:li (l). 5. -Su quest'ultimo punto -su cui credo tu debba rispondere a Bollati (2) -io credo convenga a noi accettare, o anche promuovere, i criteri più umani, sempre sotto condizione di reciprocità ed accennando alla necessità che i sudditi di Stati nemici, che rimanessero a piede libero in Italia, dovrebbero, nel loro stesso interesse, tenere la condotta più riservata e guardinga per non eccitare in qualsiasi modo i sospetti, se anche infondati, o il risentimento popolare. Mi pare però che si dovrebbe far presente la necessità di escluderli assolutamente dalle province contigue al teatro della guerra.
(l) -Vedi D. 335 e D. 517. nota l. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 316. (3) -Vedi SoNNINO, Diario, cit., p. 144 e pp. 357-360, dove è pubblicata la lettera di Prezioso. (4) -Vedi D. 615. (5) -Telegramma non rinvenuto. (6) -Vedi D. 613.
620

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 409/209. Bucarest, 8 maggio 1915, ore 14,30 (per. ore 20,15).

Questo Ministro d'Inghilterra ha letto a Bratianu un telegramma molto risentito di Grey, in termini analoghi a quelli riportati nel telegramma di V. E. Gabinetto n. 316 riservato speciale (3). Bratianu ha cominciato col dichiarare essersi astenuto dall'insistere fin da principio sulle sue pretese per non ostacolare trattative coll'Italia (il che, osservo io, non è vero) ed ha poi contestato non averne tenuto parola anteriormente: in prova di ciò ha fatto vedere al Ministro d'Inghilterra un telegramma di Mishu, in cui questi riferiva aver parlato a Grey della Theiss e del Pruth. Probabilmente è una questione di data sulla quale Bratianu giuoca col suo solito sistema orientale.

Ministro di Russia ha ricevuto un telegramma in cui Sazonov insiste nel rifiuto precedentemente opposto alle domande di Diamandy (4) ed aggiunge

che n Granduca Generalissimo non attribuisce più grande importanza all'intervento romeno e che se la Romania non vuole intervenire egli non ha che farci. Tuttavia Sazonov non dà istruzioni a Poklewski di esprimersi in questo senso con Bratianu e dice di avere chiesto a Diamandy una carta geografica su cui siano indicate pretese romene ed un promemoria esplicativo, 11 che è considerato dal mio collega come indizio di intenzioni relativamente concilianti.

Io reputerei necessario che ci venisse comunicato d'urgenza se e quali concessioni la Russia è disposta fare. Su questa base noi potremo agire sul Re, sui Ministri e sui Capi dei partiti politici in modo da ottenere che essi persuadano Bratianu ad adattarsi in considerazione degli immensi vantaggi che anche senza gli ultimi tratti della Theiss nel Banato e la frontiera del Pruth in Bucovina, la guerra può procurare alla Romania. Occorre infatti tenere presente che finché vi saranno speranze di ottenere queste due concessioni, i Ministri e gli altri Capi partito e lo stesso Sovrano saranno disarmati di fronte a Bratianu e che è, secondo me, indispensabile porli in presenza di una situazione netta (1).

(l) -Vedi D. 608. (2) -Vedi D. 658. (3) -Vedi D. 570, nota 2. (4) -Vedi D. 582.
621

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. R. SP. 338. Roma, 8 maggio 1915, ore 18.

Prego V. E. di rimettere personalmente a Sua Maestà l'Imperatore n seguente telegramma di S. M. il Re.

«Je te remercie infiniment pour les expressions si amicales que tu as bien voulu m'adresser par ton télégramme d'aujourd'hui (2). J'ai très vivement regretté que des profonds contrastes politiques aient sérieusement influencé les relations entre l'Italie et l'Autriche-Hongrie, et j'ai beaucoup apprécié la haute valeur des efforts que ton Gouvernement a poursuivis dans un but de conciliation ».

622

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 407/S. N. Parigi, 8 maggio 1915, ore 20,30 (per. ore 23,45).

Telegramma di V. E. n. 320 Riservato speciale (3). In seguito ad intelligenze private col delegato inglese, intese risolvere difficoltà insormontabili con francesi, il Comandante Grassi mediante Pappoggio

inglese ha ottenuto nella conferenza utnciale odierna che gli articoli due e quattro venissero così modificati:

Art. 2. -Sarà costituita sotto il controllo del Comandante in Capo della flotta italiana una prima flotta alleata che sarà composta, indipendentemente dalle unità italiane:

a) di dodici cacciatorpediniere francesi; b) torpediniere, sottomarini, navi speciali draga-mine quante ne sarà possibile distaccare al Comandante in Capo della flotta francese; c) se possibile, una squadriglia di idroplani e una nave porta-idroplani francese; d) quattro incrociatori leggeri inglesi, che raggiungeranno la prima flotta alleata appena saranno numericamente rimpiazzati da quattro incrociatori francesi ai Dardanelli; e) una divisione di quattro corazzate inglesi a disposizione del Comando in Capo la flotta italiana. Art. 4. -Tutto come l'articolo omonimo già trasmesso ad eccezione della frase: « ed eventualmente dopo fine operazioni nei Dardanelli delle quattro corazzate inglesi». Tutto il resto della Convenzione resta uguale al testo trasmesso. Si ritiene che le torpediniere saranno otto, gli idrovolanti quattro o sei, attualmente a Dunkerque, le navi porta-idrovolanti appena pronte dalle riparazioni [..., i] sottomarini sei da quattrocento tonnellate. I dodici cacciatorpediniere a carbone o a petrolio a nostra scelta: i primi armati con cannoni da 47 e 65, miglia ventiquattro, i secondi con cannoni e velocità superiori. I quattro incrociatori leggeri tipo Saphire Dublino. Non possono precisare i nomi delle quattro corazzate, ma saranno del tipo migliore che potranno inviarsi armati con 305, velocità diciotto miglia assicurate. Esse non potranno essere a Brindisi prima di quindici giorni: ordini già dati per il loro approntamento. Grossa squadra francese pronta fin da ora venire a Taranto primo cenno nostro Comandante flotta. Debbo avvertire che è stato concesso quanto era attualmente possibile, delegati francesi inglesi confermarono non avere altre unità disponibili. Prego urgentissimamente risposta per autorizzare firma Convenzione, tutti i delegati avendo assoluto bisogno rimpatriare. Sembrandomi che nel complesso le modificazioni ottenute tanto per il Comando Supremo che, come era giusto, viene riconosciuto all'Italia, quanto per le navi poste nostra disposizione, rispondono alle giuste esigenze formulate dallo Stato Maggiore R. Marina, ne raccomando per parte mia l'approvazione. La firma della Convenzione militare è stata sospesa, essendo opportuno che· ambedue le Convenzioni militare e navale siano firmate assieme. Prego comunicare Ministero Marina.

(l) -Sonnino con t_ gab. r. sp. 354 del 10 maggio, ore 19, rltrasmlse questo telegramma a Londra, Pletrogrado e Parigi e rispose a Fasclottl: «Approvo azione che Ella si propone di esplicare costà tenendo presente quanto cl hanno comunicato e cl comunicano l R. Ambasciatori a Parigi, Londra e Pietroburgo del quali seguiterò a trasmetterle l tC'legramml ». (2) -Per 11 testo si veda ALDROVANDI MARESCOTTI, Nuovi ricordi, cit., p. 223, nota l. (3) -Vedi D. 596.
623

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A NISH, SQUITTI (l)

T. GAB. R. SP. 339. Roma, 8 maggio 1915. ore 21.

(Per Parigi) Telegramma di V. E. n. 133 (2). Concordando pienamente

con V. E. ho telegrafato analogamente a Squittì ed al Ministero dell'Interno. (Per Nish) Telegramma di V. S. n. 119 (3). (Per Londra e Pietrogrado) Mio telegramma n. 322 (4). Ho telegrafato al R. Ministro a Nish: (Per tutti) È nostro interesse che Pasic non lasci il potere ed è nostro

interesse facilitargli il compito. V. S. potrà dichiarargli che affermazioni del Comitato italiano Pro Dalmazia e di alcuni giornali italiani non corrispondono affatto al pensiero del R. Governo che vuole i buoni rapporti colla Serbia e perciò terrà sempre conto in equa misura delle sue aspirazioni ed interessi.

624

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 343. Roma, 8 maggio 1915, ore 21.

In aggiunta al mio telegramma di ieri n. 328 Riservato Speciale (5) relativo alla Convenzione finanziaria (telegramma di V. E. Riservato Speciale

n. 154) (6) prego far rilevare a Grey che operazioni Francia e Russia furono contratte con scopo speciale ed unico di saldare alcuni pagamenti da farsi all'estero per merce ricevuta, mentre prestito da noi richiesto e contemplato nella Convenzione 26 aprile ha scopi più larghi, e deve servire tanto per pagamenti all'estero come per agevolare altre operazioni finanziarie all'interno.

Insista fortemente perché si esegua l'operazione secondo il vero spirito della Convenzione 26 aprile. Farebbe qui effetto disastroso il sapere che gli alleati ci lesinano le poche agevolazioni chieste loro come corrispettivo della nostra azione.

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, clt., D. 317.

(2) -Vedi D. 611. (3) -Vedi D. 571. (4) -Vedi D. 583, nota l, p. 462. (5) -Vedi D. 609. (6) -Vedi D. 584.
625

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, GARRONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 417/363. Costantinopoli, 8 maggio 1915, ore 21 (per. ore 12 del 9).

Sublime Porta ha delegato Hilmi Pascià incaricandolo di rappresentare a Buriàn gravissime difficoltà a cui Austria-Ungheria esporrebbe Governo ottomano se non venisse ad un soddisfacente componimento coll'Italia. AustriaUngheria deve questa soddisfazione alla Turchia anche perché essa ne ha già compromesso seriamente posizione coll'insuccesso dell'azione in Serbia, le cui dolorose conseguenze si sono fatte sopratutto qui risentire.

Da questi Governanti mi sono poi in questi giorni state date nuove e ripetute assicurazioni che la Turchia ha rinunziato per sempre ad ogni sua ingerenza negli affari della Libia, e che essa è completamente estranea all'agitazione che colà perdura, che sarebbe invece da altri alimentata. Turchia infine cerca in ogni modo di non aggravare una situazione che nei nostri riguardi le è annunziata dal suo Ambasciatore a Roma come abbastanza seria. Nel regolamento dei varii incidenti incorsi negli ultimi tempi, e che sono d'altra parte inevitabili in paesi la cui amministrazione ha sempre lasciato, per ragioni notissime, molto a desiderare, Governo ottomano ha dato prova del maggiore spirito di conciliazione. Farebbe quindi una penosa impressione se dovesse apparire che una delle cause di un nostro eventuale ingresso nella conflagrazione fosse una azione contro la Turchia, azione che, per sue incalcolabili conseguenze e dati i recenti precedenti nella storia delle relazioni fra i due Paesi, Governo ottomano sentirebbe di non aver assolutamente meritato. Un'azione di questo genere, massimamente dopo mancato intervento della Grecia potendo sembrare... (l), non addicentesi a Grande Potenza, menomerebbe nostro prestigio in Levante.

626

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 415/116. Pietrogrado, 8 maggio 1915, ore 22,38 (per. ore 5 del 9).

Nella breve conversazione che ebbe uogo ieri sera (2) dopo pranzo fra Diamandy e Sazonov, la questione non ha fatto un passo innanzi. Sazonov ha accennato alla proposta inglese di stabilire le condizioni dell'intervento romeno in grandi linee (3), rimettendo a pace fatta la fissazione dei particolari, a somiglianza di quanto è stato convenuto, fra Inghilterra, Francia e Russia.

Diamandy ha risposto coll'osservazione che ciò possono fare grandi Potenze per grandi interessi, che esigono lungo esame, e sulla base di fatti compiuti non misurabili previamente, ma non già uno Stato sprovvisto di garanzie ed avente interessi facilmente precisabili. Diamandy ha poi insistito sulla impossibilità di ridurre le domande romene circa Banato e Bucovina, mentre Sazonov ha ripetuto noti argomenti circa il diritto della Serbia sulla parte occidentale del Banato in relazione con i suoi vitali interessi per Belgrado e circa i diritti dei piccoli russi in Bucovina. Sazonov ha poi soggiunto che l'irrisoluzione del Governo romeno gli ispirava qualche dubbio circa suo saldo proposito d'intervenire. Diamandy si è affrettato a rispondere le intenzioni di Bratianu essere così sicure che qualora Triplice Intesa accettasse sue domande, egli invierebbe subito qui delegato militare per trattare convenzione.

Diamandy non ha ancora ricevuto la carta indicante delimitazione richiesta da Romania. Bratianu con odierno telegramma gliene annunzia invio. Nello stesso telegramma Bratìanu osserva che negoziatori romeni del prestito non avevano veste per parlare di questioni politiche, e tutto al più potevano assicurare Inghilterra, siccome hanno fatto, che ammontare prestito non sarebbe stato impiegato contro Triplice Intesa. Essi non potevano quindi assumere alcun impegno circa limiti domande territoriali romene, le quali non sono in disaccordo con alcuna dichiarazione anteriore della Romania. Quanto al rinvio a pace fatta della fissazione delle frontiere, Bratianu osserva che determinarle previamente è necessario anche per evitare possibili dissidi con Serbìa. Dal telegramma suddetto non traspare alcuna veduta di carattere transazionale da parte della Romania.

Nonostante immutate divergenze i rapporti Diamandy Sazonov continuano nell'usata cordialità. Per parte mia non perdo occasione per attivare conversazioni fra Diamandy, Sazonov, Paléologue, Buchnan e Schilling, facendo ogni sforzo perché questione sia sopratutto considerata dal punto di vista del comune ed urgente interesse che ci lega per simultanea entrata in azione Romania.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Vedi D. 617. (3) -Vedi D. 570.
627

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 414/162. Londra, 9 maggio 1915, ore 2,15 (per. ore 7,40).

Rossi prega comunicare a Stringher seguente telegramma: « Stamane prima di ricevere suo dispaccio (l) ho conferito col Governatore della Banca d'Inghilterra.

Pur confermandogli mia opinione grave difficoltà esportazione oro dall'Italia, chiesi se impiegando una parte del prestito in buoni del Tesoro inglese, sarebbe ridotta esportazione oro proporzione residuo.

Governatore rispose affermativamente salvo approvazione Cancelliere dello Scacchiere, ma ebbi l'impressione di poter ottenere condizioni migliori sia per quantità oro da esportare, sia per saggio interesse, che intendesi attualmente tre cinque ottavi per cento all'anno per buoni a sei mesi; sembrava invece esclusa rinunzia completa nostra esportazione oro. Confermo informazioni richieste Cancelliere dello Scacchiere relative bisogni generali nostro paese fuori Londra, specialmente per America.

Governatore aggiunse che interpellerà qualche banchiere circa possibilità collocare prestito sul mercato escludendo comunque possibilità ottenere oltre 10 milioni sterline, cifra corrispondente quella indicatami in passato in condizioni normali.

Rivedrò Governatore Banca d'Inghilterra lunedì mattina e [mi] conformerò sue originali istruzioni ».

(l) Vedi D. 609.

628

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. P. 659/164. Londra, 9 maggio 1915, ore 2,15 (per. ore 9,30).

Mio telegramma 741, spedito corriere (1).

Sarei grato a V. E. di voler considerare come strettamente personali le informazioni che ho creduto doverle riferire circa la salute di Grey. Ieri mi è stato assicurato non esservi motivo di serie apprensioni per la sua vista e che un periodo relativamente breve di riposo contribuirà ad assicurare la guarigione. A quanto mi viene riferito, intenderebbe prendere un congedo in occasione delle prossime vacanze di Pentecoste. Se ne ignora la durata, nè si sa ancora da quale Ministro sarebbe egli temporaneamente sostituito.

629

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 413/165. Londra, 9 maggio 1915, ore 2,15 (per. ore 9,30).

Uno di questi corrispondenti dei nostri giornali mi ha riferito che Steed e la sua nota amica, hanno avuto a Parigi informazioni che affermano sicure e particolareggiate circa l'accordo che credono sia stato firmato a Roma. Sembrano furibondi per le concessioni che Italia avrebbe ottenuto in Dalmazia e si lagnano molto di alcune frasi contenute articolo del Giornale d'Italia in tono offensivo per dottor Trumbic e compagni.

Io naturalmente continuo a mantenermi muto con tutti, dichiarandomi di tutto assolutamente ignaro. Nei numeri del Giornale d'Italia finora giuntimi, non ho trovato alcuna menzione di quelli agitatori.

Mi parrebbe però, per ovvii motivi di opportunità e nel nostro interesse esclusivo, desiderabile che di essi nostra stampa si occupasse il meno possibile e comunque si adoperasse a rabbonirli anziché a stizzirli maggiormente.

(l) Vedi D. 602.

630

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3192/153 GAB. (1). Washington, [9] maggio 1915, ore (per. ore 19,30).

Ho parlato quest'oggi col Segretario di Stato e col suo primo assistente. Da entrambi i colloqui ho riportato convinzione che neanche in questo caso (2) Governo americano accetterà la sfida tedesca. La perplessità di questo Governo è grande. Ma essa deriva non tanto dalla visione o dalla semplice possibilità di un conflitto nel quale continua a non voler lasciarsi trascinare quanto dalla ricerca di una soluzione che salvi il decoro del paese e calmi opinione pubblica che nel suo estremo eccitamento reclama piena soddisfazione. Il fermento dell'opinione pubblica costituisce il maggior ostacolo ai propositi ostinatamente pacifici del Governo. Bryan mi ha detto che Wilson nella sua saggezza appianerebbe anche questa volta ogni maggior difficoltà e mi ha aggiunto che ad ogni modo sarebbe evitata la guerra. Il suo assistente confermando che ogni decisione è nelle mani di Wilson mi ha promesso di confidarmi appena possibile le deliberazioni che saranno adottate.

631

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 9 maggio [1915]

Mi si segnalano accenni di dimostrazioni, per ora non gravi, contro sudditi austro-tedeschi e qualche rottura d'insegna.

Prima che l'esempio trovi imitatori vorrei mandare l'acclusa circolare ai prefetti (4). Ma desidero prima il tuo parere, specialmente sulla frase segnata in rosso che si potrebbe pure omettere.

Dammi il tuo parere, segnando le modificazioni ed aggiunte che ti sembrino opportune.

P.S. Bertolini è venuto a dirmi che Giolitti desidera vedermi, senza entrare in considerazioni lui, Bertolini, anche perché aveva fretta. Gli ho risposto informandolo del convegno fissato, d'intesa con noi, da Carcano con Giolitti. Sia

mo rimasti d'accordo che Bertolini vedrebbe Giolitti dopo la visita di Carcano e quindi, se Giolitti persistesse nel desiderio di vedermi, io lo avrei ricevuto a palazzo Braschi o a casa mia, a sua scelta, all'ora che gli facesse comodo.

T'informerò del seguito.

(1) -Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato in arrivo nella serie ordinaria. (2) -SI riferisce all'affondamento del Lusitania. (3) -Da Archivio Sonnino. Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 318. (4) -L'allegato manca.
632

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3190/212. Atene, 9 maggio 1915, ore 12,30 (per. ore 17,20).

Le trattative tra [Grecia e] Triplice Intesa si sono svolte sulla base di una proposta greca di impegnare solo propria flotta nel conflitto. Tale idea sembra essere riuscita gradita alla Triplice Intesa, ma Governo elllenico che, quali che siano i motivi, non vuole a nessun costo prendere responsabilità di mischiare il Paese nella guerra europea, ha procurato ritiro propria proposta sotto il pretesto che Potenze della Triplice Intesa non vogliono dare Grecia sufficienti garanzie per la integrità del suo territorio. Tutto ciò avendo creato una difficile situazione, il Gabinetto ieri si riunì per deliberare se fosse il caso dimettersi e permettere ritorno Venizelos che si era mostrato disposto allearsi alla Triplice Intesa senza condizioni. Proposta di dimissioni,. però, quantunque appoggiata da Gunaris e da Zografos fu respinta a piccola maggioranza ed il Governo decise restare al potere fino alle prossime elezioni.

633

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 419/83 Vienna, 9 maggio 1915, ore 15,10 (per. ore 19,15).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 337 Riservato speciale (1).

Il promemoria inserito nel mio telegramma di Gabinetto segreto 19, Riservato speciale (2), mi fu bensì rimesso dal barone Buriàn con la preghiera che io lo considerassi riservato a mia informazione personale, per le ragioni stesse da lui dettemi. Ma tale preghiera aveva essenzialmente una portata formale e non sostanziale giacché il promemoria era destinato ad essere portato a conoscenza di V. E. contenendo pratiche riguardanti l'oggetto delle conversazioni che avevano allora luogo tra due Governi. Se pertanto in tempi normali per la pubblicazione di esso sarebbe necessario il previo consenso del barone Buriàn in caso di rottura relazioni mi sembra che esso potrebbe venir pubblicato, costituendo un elemento importante di giudizio circa i negoziati.

Mi permetto al tempo stesso di osservare che qualora V. E. credesse oppor

tuno inserire nell'eventuale Libro Verde i miei telegrammi Gabinetto segreto

nn. 10 (1), 38 e 44 Riservati speciali (2) riterrei necessario sopprimere: nel

1° le parole «che è in contatto continuo con l'Arciduca Ereditario», riferentesi

alla persona che mi fornì le informazioni in esso contenute; nel 2° le parole

«che è in rapporti segreti colla famiglia dell'Arciduca Ereditario» riferentesi

alla medesima persona; nel 3° le parole «per dimostrargli la convenienza di non

ménager più oltre l'Imperatore».

Credo inoltre che V. E. non troverà confacente allo scopo di pubblicare

i miei telegrammi Gabinetto segreto, nn. l, 3, 29 (3) e 35 Riservati speciali (4)

quali non contengono che apprezzamenti personali circa questi Governanti.

Essi del resto non riguardano veramente la sostanza dei negoziati.

(l) -Vedi D. 614. (2) -Vedi serle V, vol. II, D. 802.
634

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 430/126. Berlino, 9 maggio 1915, ore 17,50 (per. ore 1 del 10).

Mio telegramma Gabinetto n. 124 (5).

Ho consegnato stamane a Jagow il telegramma di Sua Maestà il Re che

sarà subito trasmesso a Sua Maestà l'Imperatore. Jagow, nel prenderne lettura,

mi disse, che pur costatandone la perfetta cortesia del tono, vi ravvisava soltanto

l'espressione di un rincrescimento pel passato, ma non quello di una speranza

qualsiasi per l'avvenire. Era del resto l'impressione che aveva riportato e rife

rito il principe di Btilow dalla sua ultima udienza presso Sua Maestà il Re.

635

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 420/118. Pietrogrado, 9 maggio 1915, ore 19,50

(per. ore 3,45 del 10).

Telegramma di V. E. n. 330 (6).

Sazonov mi ha detto non essere in principio contrario all'eventuale proposta della Grecia. Egli prevede che entrata in azione della Grecia determinerà quella

della Bulgaria la quale però secondo ogni probabilità domanderà fra gli altri compensi la cessione di Kavala, il che verrebbe a contrastare con le garanzie d'integrità territoriale che la Grecia porrebbe fra le sue condizioni. Sazonov sembra credere tuttavia alla possibilità di un compromesso e constata frattanto che Grey si mostra ben disposto verso eventuale proposta ellenica.

(1) -Vedi serle V, vol. II, D. 664. (2) -Vedi DD. 39 e 78. (3) -Vedi serie V, vol. II, DD. 593 e 854; il t. gab. r. sp. 3 (nuova numerazione del riservati speciali da Vienna) del 10 gennaio non è pubblicato. (4) -Vedi D. 17. (5) -Con t. gab. r sp. 410/124 dell'8 maggio, ore 12,35, Bollati aveva comunicato a Sonnino: «Sua Maestà l'Imperatore, essendo partito ieri sera per il teatro della guerra all'est, non gU potrei rimettere personalmente il telegramma di S. M. il Re che al suo ritorno la cui data è indeterminata. Mi propongo quindi farglielo pervenire consegnandolo domattina al Segretario di Stato per gli Affari Esteri ». (6) -Vedi D. 599, nota l, p. 475.
636

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 423/127. Berlino, 9 maggio 1915, ore 21,08 (per. ore 0,50 del 10).

Da qualche giorno il Governo germanico ha data carta bianca alla stampa per occuparsi delle relazioni coll'Italia raccomandando però di tenersi ancora in tono moderato. Il linguaggio dei giornali è quindi spesso amaro, ma non violento a nostro riguardo e si applica più specialmente a svolgere la vecchia tesi che un'entrata in azione dell'Italia a fianco della Triplice Intesa sarebbe essenzialmente dannosa ai nostri interessi nel Mediterraneo ed alla nostra situazione di grande Potenza. In generale si considera ormai la rottura come quasi inevitabile ed imminente; ma da taluni indizi più o meno rettamente interpretativi,come per esempio la proroga del Parlamento, si vuole qua e là indurre che la situazione non sia tuttora irrimediabilmente compromessa. Certamente il giorno in cui ci si trovasse di fronte al fatto compiuto lo scoppio di indignazione in tutto l'Impero sarà vivacissimo: il grado di accanimento contro il nuovo nemico potrà però subire notevoli variazioni secondo che le nostre truppe operassero soltanto contro l'Austria-Ungheria e anche la Turchia, oppure si recassero a portare aiuto alle truppe anglo-francesi direttamente contro la Germania.

637

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI

T. GAB. R. SP. 349/118. Roma, 9 maggio 1915, ore 22,15.

Telegramma di V. E. n. 407 (1).

Capo dello Stato Maggiore della Marina comunica quanto segue:

«Colle varianti concordate all'art. 2 del primitivo schema di Convenzione, ci sarebbe concesso precisamente il concorso minimum da noi richiesto, cioè:

dodici cacciatorpediniere, torpediniere, sottomarini, dragamine e idrovolanti in numero imprecisato -francese;

quattro incrociatori leggeri e quattro corazzate -inglese.

Senonché dal telegramma di S. E. Tittoni risulterebbe che:

a) i quattro incrociatori leggeri inglesi li potremmo avere soltanto dopo che saranno sostituiti ai Dardanelli da quattro incrociatori francesi cioè, nella migliore ipotesi, non prima di dieci o quindici giorni;

b) le quattro corazzate inglesi non potrebbero essere a Brindisi prima di quindici giorni. Il concorso concesso che, ripeto, corrisponde al minimum delle nostre richieste si può ritenere sufficiente. È però necessario a mio avviso che esso sia pronto ad entrare in azione insieme alla nostra Armata, immediatamente dopo l'apertura delle ostilità. Occorrerebbe quindi a mio avviso stabilire con apposito allegato alla Convenzione, che immediatamente dopo la firma di essa:

1° -gli idrovolanti francesi attualmente a Dunkerque saranno spediti per ferrovia a Venezia insieme al personale aviatore e meccanico per il loro impiego;

2° -i dodici cacciatorpediniere ed i quattro incrociatori leggeri inglesi saranno immediatamente radunati a Malta per mettersi in assetto e tenersi pronti a recarsi a Brindisi o altrove non appena ne avranno ordine dal Comandante in Capo dell'Armata italiana, precisando bene che quest'ordine potrà essere dato anche prima della dichiarazione ufficiale di guerra tra l'Italia e l'Austria;

3° -le quattro corazzate inglesi dei tipi precedentemente previsti saranno allestite immediatamente e si raduneranno a Malta, pronte a recarsi a Brindisi

o altrove, come sopra è detto. Nei riguardi del concorso di siluranti francesi riterrei opportuno precisare che:

dei dodici cacciatorpediniere almeno sei saranno di dislocamento superiore a 700 tonnellate con combustione a nafta; gli altri sei potranno essere più piccoli e con armamento meno poderoso, con combustione a carbone o a nafta secondo preferirà la marina francese. I sommergibili saranno in numero non inferiore a sei.

Anche questo naviglio si riunirà immediatamente e si terrà pronto a Malta

o in altra località più vicina all'Adriatico, all'ordine del Comandante in Capo della nostra Armata, che avrà facoltà di dislocarlo ave crede anche prima della dichiarazione ufficiale di guerra fra l'Italia e l'Austria.

Nel telegramma di S. E. Tittoni si accenna ad una «grossa Squadra francese pronta fin da ora venire a Taranto primo cenno nostro Comandante flotta».

Mi pregio far presente a V. E. che la presenza di questa grossa Squadra a Taranto nel primo periodo delle ostilità, e fino a quando la situazione militare marittima non sarà ben chiarita, non solo non ci arrecherebbe vantaggio alcuno, ma cagionerebbe un eccessivo agglomeramento di navi a Taranto e conseguenti difficoltà per i rifornimenti, per la presenza a terra di numerosi marinai francesi, ecc.

La dislocazione di questa Squadra a Taranto è prevista dalla Convenzione solo in secondo tempo; quando cioè sia decisa l'avanzata al Nord del grosso della nostra Armata. A mio avviso è meglio lasciare le cose a questo modo e, qualora le autorità marittime francesi ne tenessero nuovamente parola a s. E. Tittoni o al Comandante Grassi, ritengo che converrebbe rispondere prendendo atto della graziosa offerta e soggiungendo che qualora il Comandante in Capo dell'Armata italiana ritenesse utile la presenza di una Squadra francese a Taranto, ne avvertirà il Comandante in Capo l'Armata francese comunicandogli di quante corazzate converrà che sia composta per evitare un eccessivo agglomeramento di navi in quella base navale.

A mio avviso i criteri su esposti corrispondono a quanto strettamente occorre nei riguardi delle esigenze tecnico-militari affinché la nostra azione in Adriatico possa svolgersi in modo soddisfacente fin dall'inizio delle ostilità non ostante la ben nota sproporzione di capacità strategica delle due sponde.

Il Comandante Grassi dovrà assicurarsi che le unità assegnate siano per armamento ed epoca di costruzione della migliore efficienza.

S'intende che queste forze sono quelle che entreranno all'inizio delle operazioni restando impregiudicato l'ulteriore concorso che dovrà essere dato dalle flotte alleate durante la guerra secondo la lettera e lo spirito dell'art. 3° del memorandum di Londra.

Purché sia tenuto strettamente conto di tutto quanto precede, particolarmente in relazione al necessario intervento immediato non solo dei dodici cacciatorpediniere ma anche delle quattro corazzate e dei quattro incrociatori leggeri, nonché di tutto quanto si riferisce anche in relazione alla preventiva preparazione e riunione delle unità secondo è detto ai numeri l e 2 e che tutto ciò risulti in un chiaro ed esplicito impegno scritto nell'accordo, autorizzo la firma dell'accordo stesso. Thaon di Revel >>.

(l) Vedi D. 622.

638

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 425/210. Bucarest, 9 maggio 1915, ore 23 (per. ore 4,35 del 10).

Ministro di Russia mi ha detto che Diamandy partì di qui manifestando convinzione che le domande di Bratianu erano moderate e ragionevoli e sarebbero state facilmente accolte a Pietroburgo. Tutto quanto Poklevskij fece per cercare di dissipare queste illusioni riuscì inutile ed il mio collega dovette quindi limitarsi a raccomandare a Diamandy massima prudenza di linguaggio con Sazonov. Circa quanto ha dichiarato Diamandy al R. Ambasciatore a Pietroburgo e V. E. mi ha comunicato -telegramma di V. E. n. 334 Riservato speciale Cl) -debbo osservare quanto segue:

36 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

1° -A suo tempo manifestai a V. E. convinzione che l'opinione pubblica romena avrebbe forzato Governo partecipare alla guerra al momento in cui Italia fosse entrata in azione. Aggiungevo però doversi sottintendere che la nostra entrata in azione per ottenere tale effetto non avrebbe dovuto coincidere con insuccesso russo. Invece proprio in questi giorni si annunzia che i russi sono battuti così nei loro territori attigui alla Prussia orientale che in Galizia, il che non può non influire su questa opinione pubblica. D'altro lato, modo come l'adesione nostra alla Triplice Intesa si è verificata di fronte alla Romania, non ha neppure potuto riuscire indifferente a questo Governo, di cui all'E. V. sono ben noti sforzi quasi disperati per legare propria sorte alla nostra. Suppongo anzi che il R. Governo malgrado manifestazioni di Diamandy non si faccia illusioni circa sentimenti di Bratianu verso noi. Aggiungo che tali sentimenti, per quanto ingiusti, non sarebbero tuttavia migliori neppure tra altri uomini politici e nel pubblico, se Bratianu rendesse noto nostro contegno.

2° -Malgrado tutto ciò io considero sempre molto probabile che la opinione pubblica forzi la mano a Bratianu al momento in cui noi entreremo in guerra, sempre ben inteso purché non continuino e non si estendano insuccessi russi, [se] Russia si deciderà far ragionevoli concessioni così nel Banato come in Bucovina. Nel Banato non bisognerebbe certamente parlare della cessione alla Serbia dell'intero Distretto di Torontal, giacché allora tutta la opinione pubblica romena si ribellerebbe, ma solo di un terzo od al più della metà di questo Distretto e cioè della parte più prossima a Belgrado ed abitata quasi esclusivamente da serbi. In Bucovina occorrerebbe dare ai romeni linea del Pruth o se russi tengono assolutamente a Czernovitz almeno una linea che pur escludendo questa città si avvicini il più possibile al Pruth.

3° -È vero che questo Governo può in base ad una legge recente proclamare stato d'assedio. Ma per fare ciò occorrerebbe a Bratianu, oltre autorizzazione del Re Ferdinando, che pur dubito sia stata accordata, consenso dei suoi colleghi del Gabinetto, ed innanzi tutto, del Ministro delle Finanze, che è dopo Bratianu il più importante personaggio del Partito liberale, nonché degli altri capi partito. Ora io sono sicuro che il Ministro delle Finanze si contenterebbe delle concessioni sopra indicate e appoggiato anche da autorevoli membri dell'opposizione, [non] rifiuterebbe proclamazione stato d'assedio e riuscirebbe in tal caso ad imporre a Bratianu entrata in azione.

4° -Confermo che quello che è più importante ora è conoscere le concessioni che la Russia è disposta fare per dare modo a quelli tra gli uomini politici romeni che sono partigiani dell'entrata in azione immediata di convincere gli altri, mettendoli in presenza dell'assoluta impossibilità di ottenere di più e del pericolo di perdere tutto in caso di esitazione.

Concludo infine colla viva raccomandazione di tenere coi Rappresentanti romeni linguaggio il più possibile esplicito per evitare che essi, come fece da principio Diamandy, incoraggino le iLlusioni di Bratianu (1).

(l) Vedi D. 587, nota 2, p. 467.

(l) Ritrasmesso a Parigi. Londra, Bucarest, Sofia e Nish con t. gab. r. sp. 358 del 10 maggio, ore 21.

639

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. S. N. Pietrogrado, 9 maggio 1915 (per. il 10).

Per il generale Cadorna. Decifri personalmente.

Trasmetto a V. E. il seguente protocollo preliminare della convenzione concordata oggi col Capo di Stato Maggiore russo rappresentante dei francesi ed inglesi.

!) I due Stati Maggiori russo ed italiano s'impegnano ad agire contemporaneamente contro il nemico comune austro-tedesco sino alla vittoria finale, scegliendo come primo obiettivo generale delle loro operazioni forze del nemico che si trovano fra le Alpi ed i Carpazi.

II) A questa operazione debbono contribuire: direttamente, l'esercito serbo, prendendo l'offensiva nella direzione della Bosnia settentrionale, così da cooperare in relazione con ala destra esercito italiano operante verso Lubiana; indirettamente, eserciti francese ed inglese, prendendo un'energica offensiva contro il nemico che hanno di fronte per fissarlo e impedirgli di manovrare liberamente le proprie forze. Scopo e necessità di questa azione contemporanea di tutti gli eserciti alleati è di evitare il pericolo della manovra centrale la più facile e la più utile pel nemico.

III) Lo Stato Maggiore italiano s1 Impegna ad entrare in azione non più tardi del 26 maggio ma, considerando le difficoltà alle quali dovrà urtarsi nel suo primo sbalzo [sia] per le difese preparate sia pel terreno, pone la condizione che gli alleati inizino, alcuni giorni prima del 26 maggio, un'azione offensiva contro il nemico per impedirgli di concentrare forze troppo rilevanti sulle potenti linee di difesa esistenti sulla frontiera austriaca. Se però le truppe austro-tedesche prendessero loro l'iniziativa dell'operazione, prima della data stata indicata, gli alleati opereranno subito un'energica offensiva per paralizzare il più che possibile i movimenti del nemico durante il periodo di mobilitazione dell'esercito italiano.

Gli Stati Maggiori degli eserciti francese. inglese, serbo e montenegrino accettano la condizione e assicurano d'impiegare le forze necessarie per raggiungere lo scopo.

n Comando Supremo russo, data la seria lotta impegnata attualmente sul suo fronte, assicura d'impegnare tutte le sue forze per trattenere dovunque il nemico che ha di contro, cercando agire offensivamente dove potrà e specialmente dove si accorgerà che il nemico cerca sottrarre forze dal fronte russo per trasferirle altrove.

IV) Primo scopo in generale da raggiungersi dagli eserciti russo, italiano, serbo e montenegrino sarà quello di battere il nemico che travasi tra i Carpazi, la Bosnia e le Alpi. Il primo obiettivo parziale da raggiungersi dai suddetti eser

citi sarà stabilito di comune accordo fra gli Stati Maggiori che se lo comunicheranno reciprocamente.

Così gli obiettivi successivi saranno stabiliti secondo le circostanze tra i comandanti supremi degli eserciti e sempre in relazione allo scopo da raggiungersi. Gli eserciti francese ed inglese opereranno pure in seguito d'accordo ai quattro eserciti predetti, onde le operazioni possano avere nel tempo e nei mezzi un insieme unico.

V) Data la situazione attuale, gli eserciti russo ed italiano si impegnano di riunire il massimo delle forze necessarie per raggiungere il primo scopo comune sopra indicato, lasciando su tutta la rimanente altra fronte le forze strettamente necessarie per salvaguardare la posizione strategica. Nel caso però di un radicale cambiamento nei raggruppamenti delle truppe austro-ungarichetedesche, gli Stati Maggiori alleati inizieranno immediatamente nuovi accordi aventi sempre lo scopo stesso di sostenersi reciprocamente per vincere il nemico.

VI) Uno stretto accordo fra gli Stati Maggiori alleati sarà preso mediante ufficiali specialmente a ciò delegati affinchè le operazioni siano collegate ed a perfetta conoscenza di tutti, unico mezzo per assicurare la riuscita degli sforzi comuni.

Aggiungo ora i seguenti schiarimenti:

Per quanto riguarda la Serbia, il Granduca ha accolto bene la proposta di V. E. ma osservando che non poteva disporre dell'esercito serbo senza consultarne il Comandante. Il Principe Ereditario ha già telegrafato in tal senso al Principe e si attende risposta che si ritiene sicura. Così pure il Granduca ha desiderato si accennasse all'esercito montenegrino che combatte insieme alla Serbia. Condizione da attendersi sarà la seguente: difettando esercito serbo di viveri, dovremo con probabilità, nello svolgimento delle operazioni, facilitare rifornimento viveri alla truppa serba. Non ho creduto fare opposizione a questa eventualità e ho motivo di credere che una parola affermativa di V. E. renderebbe assai favorevole noi decisione del Principe Ereditario di Serbla ed accontenterebbe Granduca.

Sulla questione di fiducia delle forze che Russia ed Italia s'impegnano di impiegare nella comune azione si è scelta la dicitura del protocollo non ritenendosi pratico fissare numeri. Il Capo di Stato Maggiore mi ha però assicurato che opererà con noi il gruppo di Armate del Generale Ivanov forte di diciotto Corpi d'Armata e, appena sarà possibile, ancora un'altra Armata, ora seriamente impegnata in Galizia. Credo anche per noi sia meglio non fissare numero, dipendendo molto dal nemico il poter disporre di forze. Sussiste però il principio che l'offensiva per i due eserciti deve essere rivolta con tutte le truppe disponibili verso obiettivo fissato di comune accordo.

Circa un obiettivo parziale ho comunicato al Capo di Stato Maggiore quanto V. E. mi ha telegrafato 0). Capo Stato Maggiore ne è stato soddisfatto e mi ha confermato che primo obiettivo Russia è quello di forzare i passi dei Carpazi per discendere nella pianura ungherese.

Delle forze nostre e del nostro primo sbalzo ho parlato col Capo e Sottocapo di Stato Maggiore e ne venne riferito a S. A. I. il Granduca.

Rimango in attesa delle decisioni e non appena mi perverranno, se V. E. approverà protocollo, ne verrà subito stesa copia in francese per procedere alla firma. Tenente colonnello Ropolo » (l).

(l) In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

(l) Telegramma non rinvenuto in Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito.

640

IL SEGRETARIO GENERALE, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

APPUNTO. Roma, 9 maggio 1915.

L'Italia non deve e non può entrare in guerra se non insieme alla Romania. È questa una necessità di ordine militare che tanto più s'impone ora in quanto le sorti delle armi sui Carpazi volgono a favore degli austro-tedeschi.

È pure una necessità di ordine politico esterno in quanto una possibile astensione romena avrebbe diretta ripercussione nei Balcani e metterebbe in dubbio il successo della Triplice Intesa contro l'Impero ottomano, venendo così a mancare quella che considero come una motivazione fondamentale della nostra entrata in guerra, cioè la questione del Mediterraneo orientale.

E, in terzo luogo, è una necessità di ordine politico interno in quanto l'astensione romena produrrebbe un effetto deprimente e grave sull'opinione pubblica italiana.

Per contro, l'entrata in azione simultanea della Romania costituisce tale un diversivo militare da accrescere in proporzioni enormi, e quasi fino al limite della certezza, le probabilità di vittoria nostra; inoltre trascinerebbe Grecia e Bulgaria contro la Turchia; renderebbe sicura e più efficace l'offensiva serba; contribuirebbe potentemente a dare allo spirito pubblico italiano quel tono indispensabile, che non pare oggi, purtroppo, molto assicurato.

Dagli ultimi telegrammi di Fasciotti (3) si rileva un mutamento nell'attitudine della Romania.

Soprattutto è da notare la nuova intonazione generale dei telegrammi di Fasciotti il quale prima assicurava che in ogni modo la Romania sarebbe trascinata inevitabilmente dall'Italia, mentre ora usa espressioni riservate.

Ma questo mutamento apparisce meno strano quando si percorra la passata corrispondenza con Bucarest mettendo a raffronto gli eventi della guerra collo svolgimento dell'attitudine romena, e si scorgerà a prima vista che ogni volta la triplice Intesa riportava successi militari, il linguaggio di Bratianu diveniva impaziente e categorico, con affermazioni di date fisse per l'entrata in azione della Romania. Quando invece la sorte delle armi volgeva a favore degli austrotedeschi l'attitudine di Bratianu ne veniva subito influenzata.

Del resto Bratianu fin da principio non fece mistero delle sue direttive generali. Il telegramma di Fasciotti in data 23 febbraio scorso (n. 69) (4)

documenta e precisa l'intesa tra Italia e Romania. Il presidente del Consiglio romeno partecipa la decisione di entrare in azione contemporaneamente all'Italia, ma quanto alla data fa la riserva della «situazione militare dei belligeranti». E più oltre spiega: «la scelta del momento opportuno dipende anche dalla situazione dei belligeranti in quel dato momento». Le nuove pretese romene non sono che un pretesto inteso a mascherare queste direttive.

E poiché attualmente la «situazione dei belligeranti>> non è a favore della triplice Intesa (e particolarmente della Russia) è da prevedere che, salvo nuovi eventi di guerra, la Romania ci lascierà entrare da soli in campo e poi si regolerà secondo la sorte delle battaglie, vale a dire entrerà in guerra se saremo vittoriosi (e pertanto senza utilità per noi), e si terrà in disparte in caso contrario. Così il coefficiente romeno sarà praticamente nullo per noi (mia relazione circa la Romania del 27 gennaio 1915 (1).

Tutto il possibile bisogna fare per ovviare a questo pericolo. Occorre poter offrire alla Romania un elemento atto a rimpiazzare, nei suoi calcoli, l'elemento mancante della favorevole situazione dei belligeranti. Questo può essere un trattato italo-romeno coll'impegno di non fare pace separata, cui alluse Bratianu il mese scorso (telegramma da Bucarest 21 aprile n. 12 (2).

È vero che successivamente Bratianu mosse le note recriminazioni sulla base dell'accordo di settembre, ma questa parte è ormai sanata come risulta chiaramente dal telegramma di Fasciotti in data 28 aprile (n. 314) (3). «Bratianu si è rassegnato»; e «abbiamo fatto accettare da Bratianu il fatto compiuto ». Per questo lato, dunque, il terreno si deve ritenere sgombro.

È da tener presente che poco o nulla v'è da sperare per una pronta conclusione dei negoziati Romania-triplice Intesa. È manifesta la cattiva volontà della Romania nonché quella della Russia. Salvo, sempre, eventi favorevoli della guerra, l'ultima speranza per far muovere la Romania insieme con noi sta nell'annunzio di un trattato italo-romeno, che il valoroso nostro ministro a Bucarest saprà utilizzare.

Di fronte alla necessità del simultaneo concorso romeno, passano in seconda linea gli inconvenienti di legarci colla Romania. Di due cose l'una: o la sorte delle armi volge contro di noi, e il vantaggio del patto sarà tutto a nostro favore; ovvero la sorte sarà a noi propizia e in tal caso non v'è altro risultato possibile se non lo sfasciamento dell'Austria, con la vittoria finale della Romania quando anche durante la guerra fosse rimasta soccombente. Resteranno le controversie serbo-romene, ma queste possono bene escludersi dall'ambito del nostro patto.

Concludendo. A mio subordinato parere sarebbe da offrire immediatamente alla Romania l'alleanza sulla base dell'impegno di non fare pace separata, e coll'impegno assoluto della Romania di dichiarare la guerra a data fissa.

Contemporaneamente sarebbe da comunicare alla triplice Intesa tutti i nostri accordi scritti e verbali colla Romania informandola di quest'ultimo nostro negoziato, che deve rappresentarsi come seguito naturale e integrazione dei predetti accordi.

Inoltre: esprimere vivaci riserve contro il nuovo punto di vista della Russia che tende fare a meno del concorso romeno, e dare alla triplice Intesa la chiara impressione che per noi il simultaneo concorso armato della Romania fu sempre, ora e prima, considerato come acquisito e come necessità imprescindibile politica e militare, e che ci troviamo di fronte a un voltafaccia romeno impreveduto cui dobbiamo tosto porre riparo.

Sarebbe pure consigliabile promuovere senza comparire un movimento di stampa che abbia per base il presupposto del contemporaneo concorso romeno. Così si potrà far valere, a Londra, soprattutto, quel coefficiente della pubblica opinione che già tante volte servì utilmente di ausilio all'azione diplomatica presso il governo inglese.

Niuna previsione è da escludere dai nostri calcoli, e con quegli espedienti troveremo qualche via d'uscita di fronte alla triplice Intesa, qualora per malasorte dovessimo tra breve fronteggiare la seguente situazione: nuovi successi militari austro-tedeschi contro la Russia; successi militari tedeschi in Francia; non riuscita dell'impresa dei Dardanelli; non riuscita dei negoziati tra Romania e triplice Intesa. Quando una tale situazione si determinasse mi permetto esprimere il parere che, per motivi militari e di politica interna ed estera, tanto più si imporrebbe il principio che solamente insieme colla Romania potrebbe l'Italia intraprendere ora la guerra.

P. S. Mettere un milione di fondi segreti a disposizione di Fasciotti.

(l) Vedi D. 684.

(2) Ed. !n SnNNINn, Carteggio, c!t., D. 319.

(3) -Vedi DD. 581 e 582. (4) -Vedi serie V, vol. II, D. 855. (l) -Vedi serie v. vol. II, D. 722. (2) -Vedi D. 416. (3) -Vedi D. 493.
641

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 426/119 Pietrogrado, 10 maggio 1915, ore 2,45 (per. ore 10).

Non mi era difficile immaginare che l'effervescenza manifestatasi a Nish in seguito a voci attribuzione Dalmazia all'Italia avesse qui una ripercussione perchè questo Ministro di Serbia se ne facesse eco presso Sazonov cercando impressionarlo esagerando forse portata dell'agitazione. Mi sono perciò indotto giorni or sono a richiamare l'attenzione di Sazonov sulla opportunità che nel comune interesse egli porga consiglio di calma e moderazione al Ministro di Serbia e si adoperasse perchè la stampa russa non si prestasse ad agevolare propaganda. Ministro di Serbia si è infatti recato da Sazonov e col più accalorato linguaggio gli ha esposto le lagnanze serbe per il presunto riconoscimento delle pretese italiane in Dalmazia. Sazonov gli ha risposto ricordando quanto ha fatto la Russia in prò della Serbia; gli ha ripetuto presso a poco ciò che Gulkievitch aveva detto a Stojanovitch, mio telegramma Gabinetto n. 108 (l) e gli ha raccomandato tranquilla e fiduciosa attesa da parte dei suoi compatrioti che permetta di concentrare tutti gli sforzi della Serbia nel compimento dell'opera da essa con tanto slancio intrapresa e che deve condurla a così alto destino.

Quanto ai giorni conferma all'E. V. che il loro linguaggio su tale questione si mantiene sereno e contiene spesso equanimi apprezzamenti in favore della nostra causa.

(l) Vedi D. 580.

642

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 428/120. Pietrogrado, 10 maggio 1915, ore 2,45 (per. ore 11,15).

Paléologue ha detto non doversi escludere che Sazonov si apponga al vero sospettando scarsa volontà di Bratianu di uscire dalla neutralità. Così stando le cose egli ha suggerito, come idea sua personale, che Triplice Intesa indirizzi una Nota alla Romania nella quale vengano precisati gli acquisti che le verrebbero riconosciuti qualora entrasse tosto in azione. Ciò avrebbe il duplice scopo di chiarire prontamente situazione e di provare, qualora Romania insista nelle sue domande, che sua astensione non è stata occasionata da un rifiuto della Triplice Intesa di appagare le sue rivendicazioni nei limiti del possibile. Si tratterebbe insomma di troncare gli indugi e di evitare che Governo romeno potesse eventualmente fare ricadere sulla Triplice Intesa responsabilità del mancato intervento.

Paléologue attende istruzioni dal suo Governo su tale progetto e frattanto Sazonov ha incaricato Neratov di recarsi domani al Quartiere Generale ed ivi precisare d'accordo col Generalissimo la proposta di delimitazione da farsi alla Romania. Sazonov mi ha assicurato in seguito alle mie istanze che Neratov ha istruzioni d'informare i suoi suggerimenti a spirito di transigenza, ma senza rinunziare alla doverosa tutela degli interessi vitali dei serbi e dei piccoli russi.

643

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, TITTONI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. 1438 Roma, 10 maggio 1915, ore 15.

Il R. Console a Salonicco telegrafa quanto segue:

«Da Monastir. Ho l'onore d'informare V. E. che stamane 8 corrente sono

partiti per frontiera albanese Striuga 2200 soldati, 600 cavalli con provvigioni.

Altri 2000 soldati sarebbero arrivati colà da Kicavo. umciali soldati interrogati

dichiarano marciare [verso] Albania e Durazzo. Calcolansi raccolti fra Straluga

e San ... 11.mila serbi. Giornali continuano denunziare attacchi albanesi».

È opportuno che codesto Governo sconsigli Serbia da una avanzata in Albania, contraria, fra l'altro, al nostro accordo del 26 aprile. Prego fare urgenti pratiche e telegrafarmi (l).

644

CONVENZIONE NAVALE

Parigi, 10 maggio 1915, ore 17.

En exécution de l'Article 3 du Memorandum Italien signé à Londres le 26 Avril 1915 et dont les termes sont rappelés ci-après:

Les Flottes de la France et de la Grande Bretagne donneront leur concours actif et permanent à l'Italie jusqu'à la destruction de la Flotte Austro-Hongroise ou jusqu'à la conclusion de la paix.

Une Convention Navale sera immédiatement conclue, à cet effet, entre la France, la Grande Bretagne et l'Italie ». La Convention Navale suivante a été passée à Paris entre les représentants des trois Amirautés intéressées:

ARTICLE PREMIER.

Les Flottes Alliées coopéreront ensemble avec le plus grand accord.

ARTICLE 2.

H sera constitué, sous le Commandement du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne, une Première Flotte Alliée qui sera composée, indépendamment des unités Italiennes:

1° -De douze contre-torpilleurs Français; 2° -D'autant de torpilleurs, de sous-marins et de navires spéciaux dragueurs de mines qu'il sera possible au Commandant en Chef de l'Armée Navale Française de détacher; 3° -Si possible, d'une escadrille d'avions et d'un navire porte-avions Français; 4° -De quatre croiseurs légers Anglais, qui rallieront la Première Flotte Alliée dès qu'ils seront numériquement remplacés par quatre croiseurs Français aux Dardanelles; 5° -D'une Division de quatre cuirassés Anglais à la disposition du Commandant en Chef Italien.

ARTICLE 3.

Le Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne aura l'initiative et la direction complète des opérations qui seront exécutées dans l'Adriatique par la Flotte Alliée indiquée à l' Article 2.

ARTICLE 4.

En vue des éventualités qui imposeraient à la Flotte alliée indiquée à l'Article 2 de se porter dans le Nord de l'Adriatique, ou pour toute opération importante dans l'Adriatique paraissant nécessiter l'intervention de l'ensemble des forces navales Alliées, il sera constitué une Seconde Flotte Alliée composée des vaisseaux de combat Français, des vaisseaux de combat Italiens ou Anglais dont n'aurait pas disposé le Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne.

Cette Seconde Flotte Alliée, accompagnée de ses batiments de Flottille et placée sous le Commandement du Commandant en Chef de l'Armée Navale Française, sera prete à répondre à l'appel du Commandant en Chef de la Flotte Italienne.

ARTICLE 5.

Toutes les bases de la còte Italienne seront mises à la disposition des Alliés.

Toutefois, lorsque la Première Flotte Alliée aura Brindisi comme base, la Seconde Flotte Alliée utHisera de préférence 1les bases de Tarente, de Malte et de Bizerte.

Si la Première Flotte Alliée remonte dans le Nord avec Venise comme base, la piace de Brindisi ainsi que celle de Tarente seront à la disposition de la Seconde Flotte Alliée.

ARTICLE 6.

Tant qu'il y aura des forces navales ennemies dans l'Adriatique, les alliés s'engagent à assurer leur concours à l'Armée Navale Italienne, de façon à maintenir, autant que possible, la puissance navale Alliée nettement supérieure à celle de l'ennemi.

ARTICLE 7.

En vue de combiner leur action, les deux Commandants en Chef, se tenant en rapports de tous les instants, se communiqueront leurs plans d'action, leurs positions, les résultats des opérations, les renseignements sur l'ennemi et tous documents utiles à l'oeuvre commune.

Pour réaliser plus étroitement cette union, chaque Commandant en Chef accréditera auprès de l'autre un ou plusieurs officiers de son Etat-Major.

Il est entendu que la première disposition à prendre est la constitution d'un code de signaux secrets pour les communications des Flottes Alliées entre elles. Ce travail sera exécuté à Londres.

Fait à Paris, le 10 Mai 1915.

Pour la Marine Italienne:

MARIO GRASSI

Capitano di Vascello

Pour la Marine Française:

E. DE JONQUIÈRES Vice Amiral

Pour la Marine Britannique:

H. B. JACKSON Admiral

CODICILLE A LA CONVENTION NAVALE ENTRE LES REPRESENTANTS DES PUISSANCES ALLIEES

I -Les 12 contre-torpilleurs français qui doivent etre mis à la disposition du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne comprendont 6 bàtiments chauffant au charbon et 6 chauffant au pétrole.

Autant que possible les 6 contre-torpilleurs chauffant au pétrole auront un déplacement supérieur à 600 tonnes.

II -Le nombre de sous-marins français qui doivent ètre mis à la disposition du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne sera de 6 au moins.

III -Les contre-torpilleurs et sous-marins français indiqués aux paragraphes I et II ci-dessus seront envoyés à la disposition du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne dès qu'il demandera au Commandant en Chef de l'Armée Navale française.

IV -Le nombre des croiseurs français aux Dardanelles sera le plut tòt possible porté à quatre.

V -Dès que chaque croiseur français arrivera aux Dardanelles, un croiseur léger anglais quittera les eaux des Dardanelles pour rejoindre le plus tòt possible l' Armée Navale Italienne.

VI -Le nombre des cuirassés français aux Dardanelles sera le plus tòt possible porté a six.

VII -Quatre cuirassés anglais de l'Escadre des Dardanelles, armés autant que possible de canons de 305 mm, seront mis le plus tòt possible à la disposition du Commandant en Chef de l'Armée Navale Italienne.

Ces cuirassés quitteront successivement les Dardanelles à mesure qu'y arriveront les derniers des six cuirassés français.

VIII -Une escadrille française de six hydroavions sera dirigée le plus tòt possible sur Modane et Venise.

Fait a Paris le dix Mai mil neuf cent quinze. Pour la Marine Italienne

MARIO GRASSI

Pour la Marine française

F. DE JONQUIÈRES

Pour la Marine anglaise

DOUGLAS A. GAMBLE

(l) Tittoni non rispose. Per le risposte di Imperiali e Carlotti vedi rispettivamente DD. 664 e 659.

645

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 443/16 Nish, 10 maggio 1915, ore 19,15 (per. ore 9,35 dell'11).

Telegramma circolare di V. E. 339. (2)

Pasic ha accolto con molta soddisfazione la dichiarazione che gli ho fatta stamane nel senso indicatomi dall'E. V. Egli mi ha ripetuto in questa occasione che il Governo serbo desidera vivamente da parte sua mantenere migliori rapporti con l'Italia i cui interessi nell'Adriatico pienamente riconosce. Disapprova le esagerate pretese ed ingiustificate rivendicazioni di alcuni agitatori, non tutti di buona fede, che seminano la discordia tra l'Italia e la Serbia. Secondo lui noi saremmo alla vigilia dell'entrata in azione e dovremmo far conoscere al Governo serbo quali siano effettivamente le nostre aspirazioni per poterei mettere ed agire d'accordo con esso. In caso contrario riuscirà difficile frenare i moti popolari che seguiranno qui all'improvviso attacco italiano delle terre adriatiche e specialmente delle dalmate.

Ancora più difficile sarà prevenire dimostrazioni ostili all'Italia nella stessa Dalmazia per opera dei nazionalisti serbi ed agenti austriaci. Concluse col dire che un accordo italo-serbo gli pareva urgente.

Gli ho risposto che ne avrei riferito a V. E. obiettando soltanto in via personale che scorgevo qualche ostacolo ad un immediato scambio di vedute quale è da lui proposto nel fatto che l'Italia è tuttora in una delicata posizione di neutralità.

646

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, BULOW, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 10 maggio 1915 (4).

En me référant à notre dernier entretien (5) et à ma lettre du 7 de ce mois (6) j'ai I'honneur de Vous transmettre, ci-après, le résumé signé par le

Baron Macchio et moi, des concessions que l'Autriche-Hongrie est prete à faire à l'Italie. (l)

(l) Ed. In SONNINO, Carteggio, cit., D. 321.

(2) Vedi D. 623.

(3) In Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Scritti e discorsi extraparlamentari, vol. II, clt., p. 1646.

(4) -Annotazione di Sonnino: «Ricevuto» la mattina dell'll maggio. (5) -Colloquio del 6 maggio, pomeriggio: vedi SoNNINO, Diario, cit., pp. 141-142. (6) -Vedi D. 605.
647

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 437/136 Parigi, 10 maggio 1915, ore 21,05 (per. ore 1 dell'11).

Telegramma di V. E. n. 349 (2) Ho conferito col Comandante Grassi dandogli lettura del telegramma di

V. E. Egli mi ha fatto osservare che quanto si richiede nel telegramma di V. E. già ci è stato concesso ed anzi in gran parte in via di esecuzione. Infatti in un codicillo alla Convenzione è stato stabilito quanto è richiesto nel telegramma di V. E. riguardante i cacciatorpediniere, sottomarini e idrovolanti. Circa le navi inglesi non potendosi, come ben si comprende, sospendere le azioni dei Dardanelli, ed i dieci mesi di guerra avendo grandemente ridotta la potenzialità delle forze, non potranno essere a nostra disposizione che allorquando saranno sostituite da altrettante francesi. Ordini di sollecitare tale movimento furono già impartiti. Per le navi corazzate inglesi, abbiamo formale assicurazione che ci daranno le migliori unità disponibili, ma non hanno specificato i nomi delle navi, volendo tener conto delle avarie che potessero verificarsi nel frattempo. È però stata inserita la clausola che l'armamento principale di cannoni sia di trentacinque.

Ciò posto, tenuto conto del fatto che le comunicazioni a noi fatte sono divenute impegnative verso di noi, e che Ammiraglio inglese ha dovuto lasciare ieri Parigi, e che per riprendere la discussione, bisognerebbe attendere suo ritorno

o sostituzione, ho autorizzato Comandante Grassi a firmare la Convenzione e essa è stata difatti oggi firmata, insieme al codicillo aggiunto.

La grossa squadra francese, di cui al mio telegramma di ieri (3) è pronta venire a Taranto, ma solo nell'ipotesi che noi lo vorremo; quindi non può obiettarsi che la sua presenza a Taranto abbia a recarci imbarazzi, poiché se tale sarà il caso, noi non la chiameremo, e quindi non verrà. Del resto su questo punto e su questa base si intenderanno i Comandanti in Capo. Ad ogni modo la squadra francese, ove a noi convenga, sarà pronta ad assalire la squadra austro-ungarica ove questa debba attaccarci prima che siano giunte le navi inglesi. Comandante Grassi partirà per Roma domani sera ed a voce darà tutti i maggiori dettagli assumendo egli la piena responsabilità delle cose che mi ha riferite.

Ritengo infine opportuno prospettare necessità che relazioni ed accordi fra Stati Maggiori navali siano come quelli militari improntati reciproca fiducia e considerazione per assicurare rapidità ed efficacia alla cooperazione.

(l) -L'allegato non si pubblica perché è integralmente riprodotto nel D. 653. (2) -Vedi D. 637. (3) -Vedi D. 622, che A però de11'8 maggio.
648

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 431/165. Londra, 10 maggio 1915, ore 23,07 (per. ore 3,40 dell'11).

Telegramma del Comm. Rossi per il Comm. Stringher:

«Conferito con il Governatore della Banca d'Inghilterra Hambro (1). Confermasi grave preoccupazione Banca d'Inghilterra per esodo oro che poteva importare nostra operazione, temendo che in date circostanze la relativa diminuzione di riserva possa produrre panico con detrimento grave per l'Inghilterra e i suoi alleati. Ritengo che sarebbe utile indicare per approssimazione minimum cui potrebbesi ridurre tale esodo ».

649

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 433/166. Londra, 10 maggio 1915, ore 23,07 (per. ore 4 dell'11).

Cancelliere [dello Scacchiere] mi ha detto stamane che se egli potesse conferire per mezz'ora con il R. Ministro delle Finanze tutte le diffi.coltà per l'operazione da concludere (2) sarebbero subito appianate siccome avvenne in seguito suo colloquio col Ministro delle Finanze russo. Ho risposto avrei riferito a V. E. tale suo desiderio ma che mi pareva poco probabile che in questo momento eccezionale un membro del Gabinetto potesse allontanarsi da Roma.

Cancelliere ha osservato che se il nostro Ministro non potesse venire fino a Londra egli nelle prossime vacanze di Pentecoste sarebbe ben lieto andarlo ad incontrare a metà strada. Se poi incontro con Ministro delle Finanze riuscisse impossibile sarebbe assolutamente desiderabile che R. Governo mandi qui una persona avente pieni poteri per discutere e concludere. Rodd informato di tutto con ordine di parlarne a V. E.

650

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 439/167. Londra, 10 maggio 1915, ore 23,07 (per. ore 5,15 dell'11).

Telegrammi di V. E. Gabinetto n. 328 e n. 329 Riservati speciali (3). Grey fu assente da sabato ad oggi. Recatomi stamane dal Cancelliere dello Scacchiere (4) che aveva manifestato il desiderio di vedermi d'urgenza, ho

trovato pure Grey. Ad entrambi i Ministri ho parlato chiaramente nel senso prescrittomi insistendo sul punto essenziale cioè che il Governo deve in un modo

o nell'altro poter disporre di una somma di cinquanta milioni visto che tale condizione già da mesi da noi formulata non ha mai incontrato obiezioni o difficoltà di sorta. Ha risposto Grey che non si trattava di diminuire i 50 milioni ma di trovare modo di « make them available », in condizioni da conciliare i nostri interessi con esigenze imperiose Tesoro inglese. Grey ha domandato poi se proprio non era possibile di facilitare buona parte emissione prestito di 50 milioni. Ha replicato il Cancelliere dello Scacchiere che, per motivi già esposti al Consiglio dei Ministri, l'emissione di qualsiasi prestito è in questo momento una assoluta impossibilità per tutti, a cominciare dal Governo inglese. Cancelliere dello Scacchiere ha aggiunto essere egli animato dalle migliori disposizioni, essere però obbligo imperativo procedere in modo da impedire che troppo considerevole esodo oro possa intaccare riserva metallica nel quale caso vi sarebbe da prevedere qui grave panico con disastrose conseguenze non solo per l'Inghilterra, ma per tutti gli alleati.

Ad una mia osservazione che tale esodo poteva attenuarsi sia con i sei milioni da noi lasciati in deposito presso la Banca d'Inghilterra sia con compensazioni per pagamenti da farsi a Londra, Cancelliere dello Scacchiere mi espresse desiderio di conoscere ammontare del fabbisogno dell'Italia per pagamenti fuori del Regno, primo nel Regno Unito, secondo in altri paesi. Mia impressione complessiva è che qui si desidera mantenere lealmente impegno preso. Resta però da escogitare combinazione permettente farci avere il danaro tenendo conto necessità imprescindibile di non intaccare riserva metallica.

Circa convenzione navale, non appena vi ho accennato stamane, Grey mi ha detto che aveva veduto poco prima Churchill reduce da Parigi, e da lui aveva con piacere saputo che tutto era aggiustato e che firma era imminente (1).

(l) -Vedi D. 627. (2) -Vedi D. 648. (3) -Vedi DD. 609 e 613. (4) -Vedi D. 649.
651

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 664/155. Washington, [10] maggio 1915, ore... (per. ore 10,30 dell'11).

Questo Ambasciatore di Germania ha visitato oggi Segretario di Stato per gli Affari Esteri. D'accordo fra i due è stato diramato poi seguente comunicato: «Ambasciatore di Germania si è recato al Dipartimento di Stato ed ha espresso il suo profondo rincrescimento che gli eventi della guerra abbiano occasionato la perdita di tante vite americane». Dal canto suo Dottor Dernburg dichiara in una intervista che Germania continuerà nell'impiego dei sottomarini ed

ammonisce gli americani che reclamano sicurezza, fidarsi imbarcare soltanto su navi neutre e che non portino contrabbando. Nessuna decisione ancora da parte di questo Governo (l).

(l) Vedi D. 644.

652

IL MINISTRO A PECHINO, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 267/68. Pechino, 10 maggio 1915 (per. il 5 luglio).

Coi telegrammi n. 12, 13, 14, 15 e 16 (2) ho dal 5 corrente a ieri succintamente riferito a V. E. le ultime fasi della crisi cino-giapponese.

Invio ora qui unito il testo dell'ultimatum che il Ministro del Giappone consegnò il 7 a questo ministro degli affari esteri, che, ieri, rispondeva uftl.cialmente, piegandosi a tutte le domande.

Gli eventi si sono svolti siccome previdi sin dal primo mio rapporto sull'argomento (n. 7 del 23 gennaio scorso) (3) e come confermai dipoi con altro mio rapporto (n. 61 del 23 aprile) (4) in cui esprimevo l'avviso che la Cina si sarebbe a tutto rassegnata elemosinando in cambio, all'ultimo momento, qualche vantaggio di «faccia». Né le cose potevan andare altrimenti, data da un lato la debolezza deHa Cina, e dall'altro la necessità pel Giappone di conservare certi riguardi per l'alleanza britannica.

Ecco, riassunte, le domande cui il Giappone ha col suo ultimatum ottenuto soddisfazione: (il modo testuale onde son formulate appare dall'ultima nota giapponese del 2e apnie, citata appunto nell'ultimatum, e riprodotta nel comunicato ufficiale a Tochio il 7 corrente e di cui qui accludo il testo):

Shantung. Passaggio al Giappone di tutti i privilegi e vantaggi germanici. Diritto di costruire una ferrovia fra Cifù o Lungkou e un punto intermedio della linea Tsinanfu-Tsingtao.

Manciuria meridional~. Estensione per un periodo di 99 anni dei contratti di cessione di Porto-Arturo, della ferrovia Sud-mancese e di quella AntungMukden. Permesso ai giapponesi di posseder terra, anche a scopo industriale o agricolo. Libertà ai giapponesi di viaggiare e commerciare in ogni parte della regione. Diritto delle autorità consolari giapponesi di fissar esse le tasse che i loro sudditi dovran pagare e di essere in ogni caso i soli magistrati competenti per giapponesi.

Mongolia orientale. Diritto di intraprese miste cino-giapponesi nel campo industriale e agricolo. Diritto di priorità del Giappone in caso di costruzioni di ferrovie o emissioni di prestiti.

Intraprese minerarie sullo Yangtzè. Passaggio effettivo in mani giapponesi della Compagnia Hanyehping (presso Hankow), la massima intrapresa mineraria in Cina. Altri diritti minerari nella stessa zona.

Fukien. Impegno della Cina di non concedere colà diritti e intraprese a gruppi appartenenti a terze Potenze.

Non alienazione di coste cinesi. Dichiarazione del Governo cinese che ciò non avverrà mai a favore di nessuna Potenza. Futuri desiderata giapponesi. Il Governo cinese prende atto dei seguenti desideri giapponesi, riservando li peraltro a future discussioni:

1° -che in caso di necessità la Cina si varrà di consiglieri giapponesi;

2° che i giapponesi possan possedere nell'interno per costruirvi scuole e ospedali;

3° -che la Cina acquisterà armi e munizioni al Giappone e che si stabi liranno in Cina arsenali sotto direzione sino-giapponese;

4° -che la Cina concederà al Giappone il diritto di costruire una ferrovia fra Wuchang, Kiukiang e Nan-ciang, una fra Nan-ciang e Ciao-chou (tutte al sud dello Yangtzè, e tutte già chieste da gruppi inglesi) ;

5° -che i missionari giapponesi (buddisti) avranno gli stessi diritti e privilegi dei cristiani stranieri.

Il Giappone ha dal canto suo promesso alla Cina:

Restituzione di Kiaociao, alle seguenti condizioni:

1o -che rimanga aperto come porto commerciale;

2° -che vi si crei una concessione giapponese, a scelta del Giappone;

3° -che un settlement internazionale vi sia pure creato, se richiesto dalle Potenze (ciò per evitare una concessione per un'altra singola Potenza);

4° -obbligo di porsi d'accordo col Giappone circa tutti gli edifici e stabilimenti germanici nell'antico Schutz-gebiet.

Questa restituzione di Kiao-ciao costituisce per la Cina il vantaggio di

«faccia» che avevo preveduto; ma che non trattisi che di un successo apparente

provano le condizioni postevi che creeranno colà una situazione preponderante

pei giapponesi.

Il Giappone è quindi riuscito: a affermare sulla ricchissima provincia dello Sciantung un potere che sarà molto più profondo ed efficace di quel che i tedeschi non avrebbe potuto sperare di raggiungere; a suggel,lare definitivamente la sua sovranità di fatto sulla Manciuria meridionale; a far riconoscere sotto la sua sfera d'influenza la Mongolia interna e il Fukien; e, infine, a crearsi dei grandiosi interessi industriali nel cuore stesso di quella vallata dello Yangtzè che a Londra un'antica illusione faceva credere destinata a rimanere sfera d'influenza britannica.

Si può da Tochio affermare, anche in buona fede, che nessuno dei nuovi

vantaggi ottenuti viola il principio della porta aperta; e i Gabinetti europei

posson, ora, finger di crederlo. In realtà non è lecito dubitare che, se dei cambia

37 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

menti non intervengono, le importazioni estere in Manciuria diverran vieppiù difficili, e che lo stesso, poco a poco, accadrà nello Sciantung.

Il profondo malcontento dei circoli inglesi nell'Estremo Oriente prova che si senton minacciati nella borsa.

(l) -Vedi D. 674. (2) -Non pubblicati. (3) -Vedi serle V, vol. II, D. 690. (4) -Non pubblicato.
653

DIARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

[Roma], 11 maggio 1915.

Principe di Btilow stamane (ore 9) mi aveva mandato una lettera (2) con cui mi rimetteva una nota sommaria, firmata da lui e dal Barone Macchio, delle concessioni che l'Austria Ungheria è pronta a fare all'Italia, che vengono così enumerate:

Les concessions, que l'Autriche Hongrie est prete à faire à l'Italie, sont les suivantes: l o -tout le Tyrol qui est de nationalité italienne; 2° -toute la rive occidental de l'Isonzo qui est de nationalité italienne, avec Gradisca; 3° -pleine autonomie municipale, Université italienne et port frane pour Trieste, qui sera ville libre;

4° -Valona;

5o -désintéressement complet de l'Autriche en Albanie;

6° -sauvegarde pour les intérets nationaux des sujets italiens en Autriche-Hongrie;

7° -examen bienveillant de voeux que l'Italie émettrait encore sur tout l'ensemble des questions qui forment l'objet des négociations (notamment Gorizia et les iles) ;

8° -l'Empire d'Allemagne assume toute garantie pour l'exécution fidèle et loyale de l'arrangement à conclure entre l'Italie et l'Autriche-Hongrie. L'Ambassadeur d'Autriche-Hongrie et l'Ambassadeur d'AUemagne garantissent l'autenticité des propositions susmentionnées.

Ho osservato al principe: che nella situazione attuale, così difficile e delicata, ogni incertezza di espressioni e di assicurazioni è cagione di diffidenza e di sospetto, e che quindi per poter riferire ai miei colleghi del Governo intorno ai punti enumerati, e a suo tempo al Parlamento, mi sembravano necessarie varie delucidazioni intorno alle offerte elencate.

1° -Trentina. Il 6 maggio il barone Macchio (3) aveva escluso dalla cessione il lato orientale della valle della Noce, e ciò non per ragioni di nazio

nalità ma di carattere militare. Nella formula presente resta invece incluso? E per Val di Fassa e l'Ampezzano Buriàn e Macchio avevano dato come ragione della esclusione che erano da considerarsi come valli ladine piuttosto che italiane. Noi le consideriamo come italiane. La formula ora usata comprende o no queste valli?

Riguardo pure al Trentina l'On. Giolitti ieri, ragionando col Presidente del Consiglio, mostrava di aver fondata ragione di ritenere che per questa parte di cessione l'Austria-Ungheria fosse disposta a farne la consegna immediata. Sta questo in fatto? Qui non se ne parla.

Inoltre, per quanto riguarda i militari dei territori da cedersi, mentre il barone Macchio il 6 maggio parlava a me soltanto dei propositi di ritirarli dal fronte della guerra, invece al Ministro Mattioli aveva poi fatto sapere che oltre al ritirarli dal fronte si sarebbero anche «liberati dal servizio». A me questo non risultava.

Nel colloquio del 6 maggio io aveva letto al baro!l.c Macchio gli appunti da me presi su tutto quanto mi aveva riferito, ed egli li aveva riconosciuti esattissimi. Era questo dei militari un punto importante su cui avevo spesso insistito in passato, e che andava chiarito.

Sul N. 2 -confine verso l'Isonzo -osservavo che la interpretazione precisa alla frase usata nella nota ora firmata dai due ambasciatori, era stata data fin dal 6 maggio dal barone Macchio e implicava soltanto che il confine italiano seguisse il lato destro dell'Isonzo dal mare fino a Gradisca (questa restando compresa) e poi voltasse a sinistra fino al Ludrio che rimonterebbe tutto. Tale confine sarebbe imperfettissimo al punto di vista militare e sarebbe sorgente di continue dispute e questioni.

Sul N. 6 della nota, osservavo che la frase era cosi generica che diceva poco o nulla. Occorreva che fosse più chiaro e precisato che cosa s'intendeva per « sauvegarde des intérétes des nationaux italiens ». Si trattava di autonomie municipali, di garanzie scolastiche, o di che cosa?

Sul N. 7 osservavo che la promessa di un esame benevolo dei voti nostri sulle altre questioni non implicava nulla di serio e di concreto, ed era piuttosto atta a destare diffidenze che a rassicurare. E riguardo alla menzione fatta incidentalmente di Gorizia e delle isole doveva narrargli come tanto il generale Brusati come l'On. Giolitti avevano mostrato di aver ragione seria di ritenere che l'Austria avesse consentito ad offrirei Gorizia ed inoltre due isole. A me non risultava niente in proposito. Parlare poi di due isole in genere, senza precisare nulla in proposito, mancava di serietà, viste le centinaia di isolotti anche minuscoli esistenti nell'Adriatico.

Del resto tutti i nostri voti sulle varie questioni erano stati ripetutamente formulati; e quindi non era più il caso di parlare di un futuro esame benevolo, ma di precisare quali erano le decisioni ultime in proposito.

Non era possibile portare alla Camera assicurazioni vaghe ma accorrevano dati precisi e sicuri. Btilow prese nota di tutto, dicendo che avrebbe fatto meglio precisare le offerte a Vienna ed a Berlino.

(l) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. Queste annotazioni sono state da Sonnino estratte dal suo diario e fatte copiare a macchina per costituire l'allegato K al D. 735. Sono naturalmente ed. in SoNNINO, Diario, cit., pp. 144-147. (2) -Vedi D. 646. (3) -Vedi D. 586.
654

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 438/121. Pietrogrado, 11 maggio 1915, ore 12,45 (per. ore 19,35).

Sazonov non ha fino ad oggi ricevuto da Diamandy la carta recante precise indicazioni delle domande territoriali romene.

Egli ritiene che Romania non abbia premura di arrivare all'Accordo e non tenga alla simultaneità della propria entrata in azione se pure ha intenzione di entrarvi.

Ho detto a Sazonov che siffatte ipotesi devono assolutamente scartarsi essendo ovvio interesse Romania procedere insieme, e gli ho rinnovata raccomandazione di agevolare l'intesa mediante tutte le concessioni possibili.

Ricevo in questo momento telegramma di V. E. n. 113 (1).

Siccome ho telegrafato all'E. V. (2), Neratov parte oggi per il Quartiere Generale ove Generalissimo concreterà d'accordo con lui tracciato frontiera romena cui Russia consentirebbe in Ungheria ed in Bucovina.

Dai dati di cui dispongo risulta che la Russia vuole assolutamente riservare alla Serbia quella parte del Banato che è circoscritto dalla Theiss dal Maros e da una linea lungheggiante pressapoco la frontiera fra Temeswar e Weisskirchen. Tutto il resto del Banato passerebbe alla Romania. Quanto alla Bucovina la delimitazione seguirebbe una linea intermedia tra i fiumi Serech e Suczawa.

Telegramma del Granduca accennato da Poklewsky (3) è autentico e devo aggiungere che se non fosse mio continuo intervento, Sazonov andrebbe adattandosi all'idea di rinunciare al concorso romeno (4).

655

DIARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (5)

[Roma], 11 maggio 1915, ore 17.

Mi viene rimessa una nuova lettera del Principe di Biilow (6), evidentemente in seguito aUa nostra conversazione di stamane (7), in cui mi rimette una nota firmata da lui e dal Barone Macchio sulle modalità proposte dal Governo austro-ungarico per la effettuazione delle concessioni offerte all'Italia (8).

Non vi è nulla di nuovo di fronte a quanto mi comunicava Macchio il 6 Maggio (l); e riguardo ai militari originari dei territori da cedersi non si parla che di ritiro dal fronte deHa guerra, e non deUa liberazione dal servizio; il che è chiaro segno, dopo il mio quesito di stamane, che questa viene esclusa.

Nessun cenno di immediata cessione pel Trentino, che viene anzi implicitamente esclusa.

ALLEGATO I

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, B"OLOW, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. P. Roma, 11 maggio 1915 (2).

J'ai l'honneur de Vous transmettre ci-après un résumé signé par le Baron Macchio et par moi des modalités proposées par le Gouvernement Autrichien pour la mise en effet des concessions que l'Autriche-Hongrie est prete à faire à l'Italie.

ALLEGATO II

GLI AMBASCIATORI DI GERMANIA E D'AUSTRIA-UNGHERIA A ROMA, B"OLOW E MACCHIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. P Roma, 11 maggio 1915.

Résumé des modalités proposées par le Gouvernement Impérial et Royal d'AutricheHongrie pour la mise en effet des concessions que l'Autriche-Hongrie et prete à faire à l'Italie:

l -Signature de l'accord; 2 -Garantie des concesslons par l'Empire d'Allemagne; 3 -Manifestation solennelle du Gouvernement Impérial et Royal d'Autriche-Hongrie. 4 -Institution de commissions mixtes qui par le fait qu'elles seront autorisées

à prendre des décisions, représenteront le commencement de la mise en effet de l'accord; 5-Les militaires originaires des territoires cédés à l'Italie ne prèteront plus service sur le front de l'armée austro-hongroise, dès que l'accord aura été conclu.

(l) -Numero di protocollo particolare per Pietrogrado del t. gab. r. sp. 354 (vedi D. 620, nota 3). (2) -Vedi D. 642. (3) -Vedi D. 620. (4) -Ritrasmesso a Parigi, Londra e Bucarest con t. gab. r. sp. 367 dell'll maggio, ore 21,30. Per le osservazioni di Fasciotti vedi D. 671. (5) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. Queste annotazioni sono state da Sonnino estratte dal suo diario e fatte copiare a macchina per costituire l'allegato G al D. 735. Sono naturalmente ed. tn SoNNINo, Diario, ctt., p. 148. (6) -Vedi allegato I. (7) -Vedi D. 653. (8) -Vedi allegato II.
656

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

PROMEMORIA. Roma, 11 maggio 1915 (4).

Ho preso conoscenza del telegramma n. 437 del 10 maggio di S. E. Tittoni (5), dal quale risulta, che in seguito a Sua autorizzazione il Comandante

Grassi ha firmato la Convenzione navale prevista dall'art. 3 della Convenzione politica.

Risulta altresì che il codicillo annesso alla Convenzione determina il concorso del naviglio silurante e degli idrovolanti francesi in conformità delle nostre richieste.

Per quanto riguarda invece il concorso della Marina inglese, risulterebbe che le quattro corazzate ed i quattro incrociatori leggieri potranno aversi soltanto

quando saranno sostituite ai Dardanelli da altrettante unità francesi.

È ben vero che ordini di sollecitare tale movimento turano già impartiti ma non sembra che il concorso inglese corrisponda esattamente agli intendimenti espressi dal R. Governo con telegramma n. 349 del 9 maggio (Ministero degli Affari Esteri) a S. E. Tittoni (l), nel quale è detto: «I quattro incrociatori leggeri inglesi saranno radunati immediatamente a Malta per mettersi in assetto e tenersi pronti a recarsi a Brindisi o altrove non appena ne avranno ordine dal Comandante in Capo dell'Armata italiana, precisando bene che quest'ordine potrà essere dato anche prima della dichiarazione ufficiale di guerra tra l'Italia e l'Austria; le quattro corazzate inglesi saranno allestite immediatamente e si raduneranno a Malta, pronte a recarsi a Brindisi o altrove, come sopra è detto».

Era chiaro l'intendimento di poter disporre di queste unità al più presto,

anche prima della dichiarazione ufficiale di guerra fra l'Italia e l'Austria,

mentre invece se questa avvenisse fra qualche giorno le avremo indubbiamente in ritardo. Osservo inoltre che soltanto adesso si apprende che le quattro corazzate saranno distaccate dalla Squadra dei Dardanelli, che ha già subito rudi prove ed è da tempo soggetta ad un servizio molto attivo, sicché non può farsi completo affidamento sull'efficienza dei loro apparati motori.

Stabilito così che, almeno a mio avviso, i termini della Convenzione navale ed annesso codicillo non corrispondono esattamente agli intendimenti espressi dal R. Governo col telegramma 349 del 9 maggio, riconosco che le differenze non sono sostanziali, e riguardano questioni secondarie le quali non possono influire notevolmente sull'andamento di una eventuale campagna di guerra in Adriatico: basterà tenere una condotta prudentemente temporeggiatrice e rinunziare a qualsiasi azione oltre al parallelo del Gargano, fino a quando i rinforzi non saranno completamente disponibili ed il loro impiego sarà stato convenientemente organizzato.

Avrei persino tralasciato di richiamare l'attenzione di V. E. su queste differenze, ripeto secondarie, se non mi avesse indotto a farlo una considerazione d'ordine generale a mio avviso di grande importanza.

Dal dispaccio di S. E. Tittoni («non potendosi sospendere l'azione dei Dardanelli, ed i dieci mesi di guerra avendo grandemente ridotta la potenzialità delle forze») risulterebbe che l'efficienza della Marina inglese e di quella francese è effettivamente inferiore a quanto si poteva ritenere: ciò è confermato dal fatto che gli inglesi, per darci quattro corazzate, devono distaccarle dalla Squadra dei Dardanelli, e dalle dichiarazioni ripetutamente fatte al Comandante Grassi dai Delegati militari navali inglese e francese, che cioè queste Marine danno tutto quello che possono. L'operazione dei Dardanelli è

ben !ungi dall'essere compiuta, ed altre perdite, forse notevoll, sul>irà la Squadra alleata prima di riuscire a forzarlo.

In questo stato di cose, che probabilmente corrisponde alla realtà, non vedo in qual modo Francia ed Inghilterra potrebbero effettivamente soddisfare gli obblighi stabiliti dall'art. 3 della Convenzione politica stipulata con l'Italia: « le flotte di Francia ed Inghilterra daranno il loro concorso attivo e permanente fino alla distruzione della flotta austriaca o fino alla conclusione della pace».

Molto probabilmente, ripeto, queste Marine hanno subito perdite notevolmente superiori a quelle ufficialmente comunicate, specie in fatto di naviglio leggero e silurante, che ha ormai affermato la sua eccezionale importanza nella guerra marittima. E per ogni buon fine osservo che, molto probabilmente, queste Marine sono meno temibili di quanto si potrebbe a primo aspetto ritenere: in ogni modo è certo che dieci mesi di notevole attività, alla quale esse sono state costrette, a differenza delle Marine tedesca ed austriaca, ne ha di certo diminuito notevolmente l'efficienza specie nei riguardi delle macchine delle caldaie.

Ignoro se la Convenzione politica conclusa con Francia ed Inghilterra impegni tassativamente l'Italia a prendere le armi, ed in questo caso le considerazioni suesposte non avrebbero evidentemente alcun valore; ma se così non fosse, parmi che, prima di decidersi ad un'impresa dalla quale possono essere decise le sorti del Paese, sia opportuno considerare le possibili conseguenze dello stato di cose che ho avuto l'onore di prospettare a V. E.

(l) -Vedi D. 586. (2) -Ricevuta alla Consulta alle ore 17. (3) -Da Archivio dell'LTfficio Storico della Marina Militare. (4) -Una nota in calce al documento precisa: «Letto da S. E. 11 Capo di Stato Maggiore a S. E. il Ministro Sonnino nel pomeriggio del giorno 11 maggio ». (5) -Vedi D. 647.

(l) Vedi D. 637.

657

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. [Roma], 11 maggio 1915.

Barrère, venuto da me nel pomeriggio, si è mostrato preoccupato del lavorio dei parlamentari neutralisti. Egli suggeriva di precipitare le cose, mettendo tutto in pubblico. Gli risposi che ciò non era possibile. Mi chiese se intendevamo fare una dichiarazione alla Camera esponendo lo stato delle cose. Dissi che certamente si sarebbero chiesti i pieni poteri e in quella occasione la situazione si sarebbe definitivamente chiarita.

Anche Rodd, che ho veduto or ora, è preoccupatissimo della situazione che si fa alla Camera. Egli vorrebbe, come voleva Barrère, che si facesse qualche atto di decisiva compromissione delle cose prima della Camera, cioè prima del 20.

Gli risposi che questo non era possibile e avrebbe potuto aggravare la situazione. Rodd dubitava che Giolitti potesse preparare una rivolta.

Gli dissi che oggi Giolitti sapeva che il governo era definitivamente impegnato; e che aveva detto, pur disapprovando la via in cui ci eravamo incamminati, che egli non avrebbe fatto nulla per creare ostacoli. Che egli aveva parlato al Re. Aggiunsi che il governo avrebbe chiesto i pieni poteri alla Camera alla sua prima adunanza, e avrebbe proceduto risolutamente in avanti.

Rodd si mostrava mediocremente rassicurato. Temo che o lui o Barrère mettano in piazza le cose per rompere gli indugi, benché questo potrebbe sortire un effetto opposto ai loro desideri.

[P.S.] Tittoni telegrafa che da Milano si è telegrafato a Parigi che il Consiglio dei ministri è stato rimandato perché Tu avevi presentato le dimissioni del ministero. Chiede una pronta smentita. Gli telegrafo subito che è tutta una invenzione tendenziosa e malevola.

(l) Da ACS, Carte Salandra, Ed. in SoNNINO, Carteggio, c!t., D. 322.

658

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. R. SP. 368. Roma, 11 maggio 1915, ore 21.

Telegramma di V. E. n. 119 (1).

È nostra intenzione, data l'ipotesi espostale da Jagow, non far subire agli stranieri appartenenti a Nazioni eventualmente belligeranti misure di restrizione e !asciarli liberi di uscire dal Regno se lo vorranno o rimanervi, con l'unica limitazione di divieto di soggiorno nelle zone di confine da determinarsi e che comprenderebbero specialmente le provincie confinanti con gli Stati con cui si fosse in guerra. Tutto ciò salvo beninteso reciprocità da parte degli altri.

Per chiarire a questo proposito il pensiero di Jagow con cui nostre disposizioni sembrano in massima concordare, prego V. E. telegrafarmi se egli intende che sieno lasciati liberi di partire entro congruo lasso di tempo anche gli individui soggetti a servizio militare.

659

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 450/122. Pietrogrado, 11 maggio 1915, ore 21,20 (per. ore 2,50 del 12).

Telegramma di V. E. 1438 (2) del 10 corrente relativo notizie di movimenti serbi verso l'Albania. Ministro di Russia a Nish ha ricevuto istruzioni: 1° -di rinnovare a Pasic

raccomandazione di concentrare tutti gli sforzi militari contro l'Austria e di non lasciarsi distrarre da altri obiettivi; 2° -di rammentargli che quando chiese di occupare alcuni punti strategici sulla frontiera albanese, egli promise che si sarebbe a ciò limitato, e non avrebbe in alcun modo cercato espansioni territoriali. Inoltre questo Governo proporrà a Parigi e Londra di dare analoghe istruzioni ai propri rappresentanti in Serbia.

(l) -Vedi D. 608. (2) -Vedi D. 643.
660

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 451/128. Berlino, 11 maggio 1915, ore 21,50 (per. ore 3,55 del 12).

Telegramma di V. E. n. 359 Riservato speciale (1).

Il proposito di presentare al R. Governo una specie di ultimatum quale sarebbe quello cui accenna il telegramma del R. Ministro in Bucarest, era certamente finora molto lontano dalle intenzioni del Governo germanico. Finché si possa conservare a Berlino un barlume di speranza di evitare la rottura coll'Italia (e, da quanto mi è stato detto ancora stamane, ho l'impressione sotto tutti i rapporti che sia tuttora il caso) non si farà qui nulla per affrettare la soluzione.

Quando rimisi a Jagow la copia della dichiarazione da noi fatta a Vienna (2), egli ripetè l'osservazione che la denuncia dell'alleanza era stata fatta soltanto nei riguardi dell'Austria-Ungheria e che non vi era dunque nulla di mutato nei rapporti colla Germania. Ma si affrettò a soggiungere che la Germania dovrebbe naturalmente accorrere in aiuto dei suoi attuali alleati ove l'Italia aprisse le ostilità contro l'Austria-Ungheria e anche contro. la Turchia. Egli faceva con ciò allusione alla notizia pubblicata da alcuni giornali che il

R. Governo volesse considerare come casus belli la presenza di utnciali ottomani negli ultimi combattimenti di Tripolitania e la inosservanza dei patti del trattato di Losanna. Potrebbe così accadere, continuava Jagow, che la Germania dovesse fare il primo passo e che venisse quindi una volta di più accusata di provocare una guerra che invece ha fatto tutto quanto è umanamente possibile per impedire. Senonché ciò non avverrebbe in ogni caso se non dopo che fosse seguita una dichiarazione di guerra da parte nostra sia contro l'Austria che contro la Turchia.

Cosi almeno parmi si presenti la situazione fino ad oggi. Essa potrebbe a mio avviso soltanto essere a'lterata da uno scatto improvviso dell'Imperatore, scatto sempre possibile, ma dopo dure esperienze assai meno probabile ora che in altri tempi.

(l) -:t la rltrasmissione del t. gab. r. sp. 424/212 del 9 maggio, da Bucarest, con Il quale Fasclottl aveva riferito: <<Questo Ministro di Germania ha detto a persona di fiducia mia, che Il suo governo è stanco delle Incertezze itallane e che intende dare al R. Governo un breve termine per pronunciarci nettamente in un senso o nell'altro». (2) -Vedi D. 593, nota 4, p. 470.
661

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. 449/129. Berlino, 11 maggio 1915, ore 21,50 (per. ore 3,45 del 12).

Riferendosi ad una nostra precedente conversazione (mio telegramma Gabinetto n. 119) (2). Jagow mi ha stamane consegnato lo schema di un accordo che proporrebbe di stipulare fra l'Italia e la Germania pel trattamento dei reciproci sudditi e dei loro averi durante lo stato di guerra.

L'accordo è ispirato ai principii più liberali, concede ai sudditi dei due Paesi (salvo che agli ufficiali) la facoltà di partire in qualunque momento, assicura il godimento ed esercizio di tutti i diritti privati e contiene alcune disposizioni relative alla marina mercantile conformi a quelle della undicesima Convenzione dell'Aja.

Trasmetto il testo per posta. Jagow mi ha pregato di informarlo dell'accoglienza che a questo progetto farà il R. Governo.

Egli ha però soggiunto, con molta insistenza, che mi faceva tale proposta a titolo puramente confidenziale e come semplice misura di precauzione in vista di una eventualità che egli non solo persisteva a non considerare come inevitabile ma sperava sempre sarebbe stata evitata.

662

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI

T. GAB. R. SP. 369. Roma, 11 maggio 1915, ore 22.

Telegramma di V. E. n. 136 (3).

Il Capo di Stato Maggiore della Marina comunica quanto segue (4):

«Poiché i quattro incrociatori leggieri si potranno avere solamente dopo che essi saranno stati sostituiti ai Dardanelli da altrettanti incrociatori francesi e che i predetti incrociatori inglesi, esposti alle vicende delle operazioni di guerra, dovranno probabilmente subire riparazioni o per lo meno non saranno in piena efficienza militare al momento del bisogno, viene a mancare la possibilità di radunarli immediatamente a Malta unitamente ai dodici cacciatorpediniere per mettersi in assetto e la certezza di averli pronti a recarsi a Brindisi

-o altrove non appena ne avranno ordine dal Comandante in Capo dell'Armata italiana, ordine che potrebbe essere dato anche prima della dichiarazione ufficiale di guerra tra l'Italia e l'Austria.

Analogamente l'assegnazione delle quattro navi corazzate Inglesi essendo subordinata alla disponibilità che se ne avrà in dipendenza di avarie, viene a mancare la garanzia di averle al momento opportuno pronte in buona efficienza.

Per conseguenza non essendo soddisfatte condizioni chiaramente esposte ai numeri 2 e 3 del telegramma n. 349/118 Riservato Speciale del Ministro degli Esteri (l) non posso approvare la firma apposta alla Convenzione dal Comandante Grassi e ne autorizzo la firma solamente quando siano assicurate le sopradette condizioni».

(l) -Ed in SONNINO, Carteggio, cit., D. 323. (2) -Vedi D. 608. (3) -Vedi D. 647. (4) -Vedi D. 656.
663

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 446/189. Londra, 11 maggio 1915, ore 23 (per. ore 4,55 del 12).

Questo Incaricato d'Affari di Francia venutomi oggi a vedere ha accennato ad un telegramma comunicatogli da Parigi in cui Ambasciata di Francia a Berna riferisce regnare quivi alquanta nervosità su nostre intenzioni verso la Svizzera come conseguenza dell'entrata in campagna. A parere dell'Ambasciata di Francia una qualche parola da parte nostra per rassicurare la Svizzera giungerebbe molto opportuna.

Incaricato d'Affari ha aggiunto che anche questo Ministro di Svizzera, in recente colloquio con Cambon, aveva pure manifestato una certa apprensione.

Ho risposto che a me non risultava che in Svizzera esistessero apprensioni, che comunque mi sembravano affatto ingiustificate non essendo certo nostra intenzione di violare la neutralità svizzera.

664

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3236/793. Londra, 11 maggio 1915, ore 23 (per. ore 2,15 del 12).

Telegramma di V. E. 1438 (2).

Crowe col quale, in assenza di Nicolson, ho parlato oggi, mi ha detto che questo Governo ha già più volte dato a Belgrado pressanti consigli di astenersi da qualsiasi azione contro Albania. Avendo io insistito perché tali consigli vengano ora rinnovati, Crowe, prese nota delle informazioni segnalate dal R. Console ed ha promesso che avrebbe subito preso ordini di Grey.

Egli mi ha chiesto poi se da parte nostra erano stati dati a Belgrado analoghi consigli. Ho risposto che lo ignoravo, ma lo supponevo ricordando che già più volte in passato abbiamo manifestato alla Serbia nostro punto di vista nel senso cioè che, in attesa futura decisione delle Potenze, a guerra finita, deliberazioni di Londra vanno scrupolosamente rispettate.

(l) Vedi D. 637.

(2) Vedi D. 1543.

665

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. RR. 2112/533. Parigi, 11 maggio 1915.

Come l'E. V. avrà rilevato dai miei telegrammi (l) la firma della Convenzione navale è stata possibile per l'intervento dell'Ammiraglio inglese, il quale ha dichiarato che ben volentieri avrebbe posto le navi inglesi agli ordini di

S.A.R. il Duca degli Abruzzi, sostituendole alle navi francesi che dovevano operare nell'Adriatico e che il Ministro della Marina francese Augagneur voleva fossero comandate dall'Ammiraglio Boué de Lapeyrère al quale pretendeva anche che fosse dato il comando dell'intera flotta franco-italiana. Di questa esorbitante ed inammissibile pretesa il Signor Augagneur non aveva prevenuto i suoi colleghi di Gabinetto, tanto che ieri Delcassé, apprendendolo da me, se ne mostrò grandemente meravigliato.

Il Signor Augagneur, deputato di Lione, appartiene alla frazione radicale socialista della Camera nella quale ha molta influenza. Fu già sindaco di Lione e Governatore di Madagascar. Ritiratosi da tale ufficio si fece liquidare una pensione straordinaria per pretesa malattia contratta in servizio e ciò dette luogo ad attacchi vivacissimi dei suoi avversari politici, i quali nei loro giornali stamparono il suo nome diviso cosi: Au gagneur. Quando dopo il ritiro di Doumergue, il Ribot presentò alla Camera il suo ministero del quale facevano parte Delcassé e Briand, e che sostenne apertamente il principio della ferma del tre anni, Augagner fu l'oratore che in nome del partito radicale propugnò la ferma dei due anni e fece cadere il ministero. Ciò non gli impedì di entrare subito dopo nel Gabinetto di Viviani che mantenne la ferma dei tre anni e questa sua patente contraddizione a breve distanza gli procurò, quando si presentò alla Camera, un chiassoso « charivari » da parte dei deputati socialisti.

Augagneur è medico e fu nominato Ministro della Marina. Non soltanto sotto «l'ancien régime » poteva dirsi «il fallait mathématicien, on nomma un danseur ». Augagneur Ministro della Marina et Malvy Ministro dell'Interno, uomini mediocri ma energici, hanno un ascendente nel Gabinetto ed anche presso il Presidente della Repubblica, al quale hanno riconciliato le simpatie del partito radicale che forma la maggioranza della Camera e del Senato e che fino a poco fa si è sempre manifestato apertamente ostile al Signor Poincaré.

Per un complesso di ragioni difficili a definire e spiegare il Signor Poincaré ha perduto una parte della popolarità nel paese ma invece ha migliorata e consolidata la sua posizione nel Parlamento.

(1) Vedi DD. 622 e 647.

666

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. [Roma], 12 maggio 1915.

È stato or ora da me il nuovo ambasciatore russo, cav. Michele Giers. Uomo intelligente, di fondo duro, e di forme insistenti e aggressive.

Egli è evidentemente in sospetto sulla serietà dei nostri propositi, e non meno di lui il suo consigliere Poggenpohl. Oramai la mia impressione è che tanto Barrère, come Giers credono che noi vogliamo giuocarli, o almeno che noi ci lascieremo giuocare dalla Camera.

Giers ha insistito, in modo quasi sconveniente, perché lo Stato Maggiore nostro gli faccia sapere al più presto per mezzo mio a quale data intende pubblicare la mobilitazione; e a quale data entrare effettivamente in campagna. Gli ho detto che l'avrei chiesto. Ha insistito perché gli procurassi la risposta

per domani.

Ha pure insistito perché fosse telegrafato al colonnello Ropolo di firmare la convenzione militare, che questi avrebbe annunziata come concordata fin dal 9 maggio (2).

Mi ha chiesto quali erano le ragioni per cui non compromettevamo la situazione con qualche atto decisivo prima del 20, cioè prima della Camera; se eravamo assolutamente sicuri dei partiti, e di ottenere subito i pieni poteri; se non c'era modo di evitare una discussione della domanda dei pieni poteri alla Camera; se gli uomini principali della Camera sapevano degl'impegni da noi stessi. Gli dissi che Giolitti li sapeva e aveva dichiarato di non opporsi. Ho cercato di schermirmi il meglio che potevo, senza mostrare di irritarmi e senza reagire, e con tutta l'aria di essere convinto del pieno successo, ma mi c'è voluto un bello sforzo. E l'impressione mia, torno a dirlo, è che l'Intesa, informata dell'agitazione parlamentare, non crede più alla nostra buona fede o per lo meno alla nostra forza, e farà qualche atto inconsulto per compromettere la situazione irreparabilmente prima del 20, o prima che gli avversari possano mutare la situazione.

Il ministro della Marina inglese telegrafa al nostro; domani un cacciatorpediniere francese va a Taranto; e anche un dragamine. Viale mi ha mandato il suo capogabinetto per chiedere come doveva regolarsi. Ho risposto che risponda con un telegramma di cortesia; ma quanto alla venuta di torpediniere o navi

che volessero compromettere la situazione prima del giorno in cui determinassimo di entrare in azione, doveva sconsigliarla senza tanti complimenti (l).

Ti consiglio di sollecitare la consultazione degli uomini politici, perché gli avvenimenti precipitano. e l'essenziale è che non ne venga un danno alla cosa pubblica.

(l) -Da BCL, Archivio Salandra. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 324. (2) -Vedi D. 639.
667

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 459/130. Berlino, 12 maggio 1915, ore 19,30 (per. ore 23,55).

Telegramma di V. E. n. 368 Riservato speciale (2).

Alla domanda che gli rivolsi, Jagow ha risposto che nel pensiero di questo Governo anche gli individui soggetti al servizio militare dovrebbero essere lasciati liberi entro congruo lasso di tempo colla sola eccezione degli ufficiali in attività servizio o in ritiro. Egli si è riferito per questi al progetto d'accordo che mi aveva trasmesso (mio telegramma n. 129 (3) e mio rapporto di ieri

n. -512) (4). Jagow ha preso atto con compiacimento delle disposizioni manifestate dal R. -Governo che concordavano essenzialmente colle sue pur esprimendo di nuovo la speranza che non avrebbero occasione di venire applicate.
668

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 457/131. Berlino, 12 maggio 1915, ore 19,30 (per. ore 23).

Jagow mi ha informato delle ultime comunicazioni state fatte a V. E. da Biilow (5) circa le nuove concessioni dell'Austria comprendenti fra l'altro l'impegno di congedare subito i militari combattenti appartenenti alle provincie da cedersi all'Italia. Egli diceva che con questa concessione le domande messe innanzi dal R. Governo ricevono quasi completa soddisfazione: e che egli non poteva credere che dopo ciò una rottura non potesse essere evitata. La notizia da iersera data da un giornale ufficioso di un colloquio avuto nell'Alta Ungheria dall'Imperatore Guglielmo con il barone Buriàn e coi Presidenti del Consiglio austriaco ed ungherese viene questa mattina ufficialmente smentita. Anche Jagow mi confermava tale smentita ma in una forma che mi ha lasciato qualche dubbio circa la sua veridicità.

(l) -Vedi D. 676. (2) -Vedi D. 658. (3) -Vedi D. 661. (4) -Non rinvenuto. (5) -Vedi DD. 646, 653 e 655.
669

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 456/241. Parigi, 12 maggio 1915, ore 20,40 (per. ore 23,15).

[Telegramma di V. E. n. 369] (l).

Assicurazioni avute dal Comandante Grassi dal Capo di Stato Maggiore francese informano ordini già impartiti per partenza per Dardanelli navi francesi destinate sostituire quelle che devono recarsi a Malta nostra disposizione.

Attualmente vi è ai Dardanelli già un incrociatore; fra quattro giorni circa altri due e fra otto vi giungerà l'ultimo; e secondo impegno preso nel codicillo firmato in aggiunta alla convenzione, gli inglesi ci invieranno immediatamente i quattro che si sono impegnati di dare.

Per le corazzate cinque francesi almeno si troveranno ai Dardanelli fra cinque o sei giorni e con ogni probabilità vi saranno tutte e sei: attualmente ve ne sono già tre. Se gli inglesi non perdono tempo si può essere sicuri che tra dieci giorni tutte le navi inglesi potranno essere a Malta a disposizione del Comandante in Capo flotta italiana nella loro efficienza.

All'uopo ho telegrafato a Imperiali per sollecitare presso Ammiragliato dislocazione navi inglesi con preghiera comunicare V. E. direttamente data movimenti avvenuti e nomi unità che raggiungeranno flotta italiana; notizie che solo da Londra si possono avere.

Comunico anche telegramma che questo Ministero della Marina ha spedito giorno nove al Comandante in Capo flotta francese: «Informazioni italiane fanno credere che squadra austro-ungarica voglia attaccare squadra italiana prima della dichiarazione di guerra. Rinforzate blocco Cattaro coi sottomarini e state pronti a ogni evenienza».

Codicillo aggiunto convenzione stabilisce che i cacciatorpediniere e sottomarini francesi saranno inviati a disposizione del Comandante in Capo della flotta italiana appena questi lo richiederà al Comandante in Capo flotta francese e quindi anche subito, se si vuole; la squadriglia aviatori ha già ricevuto ordine di lasciare Dunkerque per Saint Raphael e di qui verrà spedita a Ventimiglia. Sarà cura del Governo italiano di farla scortare a Venezia o dove meglio crederà.

Con queste disposizioni ritengo che clausole siano tutte soddisfatte nei limiti di quanto può pretendersi e che più nulla vi sia da opporre. Reputo necessaria pronta intesa tra Comandanti flotta italiana e francese che può risolvere più rapidamente e esaurientemente ogni difficoltà tecnica ed è questo pure il parere e il desiderio delle autorità marittime locali. Ministero della Marina francese comunica che giorno 14 giungerà a Spezia rimorchiatore francese con apparecchi dragamine e con esso pure ufficiale ingegnere per dare ragguagli e istruzioni per costruzione dragamine tipo francese. Inoltre giorno venti circa giungerà Taranto da Biserta un << chalutier » dragamine con Tenente di vascello

francese per eseguire istruzioni di dragaggio sistema francese agli equipaggi che dovranno armare i venti «chalutiers » attualmente in viaggio dalla Manica per Taranto dove giungeranno verso fine mese.

(l) Vedi D. 662.

670

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 465/124. Pietrogrado, 12 maggio 1915, ore 21,16 (per. ore 6,10 del 13).

Ministro di Romania ha testè rimesso a Sazonov attesa carta precisante domande territoriali romene O).

Sazonov ha rilevato che nessuna modificazione appare recata a queste ultime e Diamandy ha confermato che Governo romeno non si scosta dalla sua prima proposta che non ha formulata come un massimo, ma come un mintmum sul quale non intende negoziare. Sazouov ha ripetuto le note lagnanze per le inattese richieste romene ed ha poi particolarmente insistito sull'inammissibilità che Belgrado e in generale gli interessi serbi rimangano sacrificati, mentre Diamandy ha rinnovata osservazione che se la Triplice Intesa attribuisce importanza alla cooperazione romena deve ricompensarla riconoscendo quanto Bratianu domanda.

Colloquio non ha pertanto condotto ad alcun risultato. Spetterà ora a Sazonov riprendere conversazioni, ciò che probabilmente avrà luogo dopo il ritorno qui di Neratov che recherà seco elementi necessari alle controproposte russe.

Diamandy ha meco insistito per ottenere da V. E. informazioni circa il « modo » nel quale si tratta nostro accordo con Triplice Intesa, essendo desiderio di Bratianu usare di ugual modo di procedere.

671

IL MINISTRO A BUCAREST, F ASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 460/217. Bucarest, 12 maggio 1915, ore 21,30 (per. ore 3 del 13).

In relazione al telegramma di V. E. n. 367 Riservato speciale (2) debbo avvertire che la zona indicata dal R. Ambasciatore a Pietroburgo come destinata dai russi alla Serbia nel Banato è l'intero distretto di Torontal il quale solo nella parte inferiore è abitato prevalentemente da serbi. Ora simile soluzione sarebbe certamente respinta non solo da Bratianu ma anche da tutti gli altri principali uomini politici romeni. Perché siano accettabili dalla Romania pretese serbe nel distretto suddetto debbono limitarsi alla parte di fronte Belgrado e cioè ad un solo terzo del distretto.

Prego insistere d'urgenza in questo senso se non si vuole fare cadere tutto il lavoro che facciamo qui (3).

(l} Vedi D. 654.

(2) -Vedi D. 654, nota 4. (3) -Con successivo t. gab. r. sp. 471/219 del 13 maggio, ore 15, Fasciotti aggiungeva: «Anche il confine della Bucovina romena indicato dal R. ambasciatore a Pietroburgo sarebbe inaccettabile da parte della Romania che già trova poco conveniente quello del Siret di cui finora si è parlato >>.
672

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 461/171. Londra, 12 maggio 1915, ore 23 (per. ore 6,50 del 13).

Ministro di Romania venutomi ieri a vedere mi mostrò un telegramma in cui Bratianu in termini piuttosto vivaci gli dava istruzioni di «protestare» presso Grey per telegramma da lui inviato a Barclay contestando affermazioni di Grey sulle anteriori dichiarazioni Romania nel senso riferito da Fasciotti (1).

Mishu manifestamente perplesso ed imbarazzato, chiese mio parere sull'opportunità di tale comunicazione. A titolo semplicemente personale ed amichevole, osservai esperienza di cinque anni di continuo contatto con Grey mi ha insegnato che nulla lo indispone di più che postume contestazioni sulla portata e significato di dichiarazioni precedentemente fattegli ed in base alle quali egli si è onestamente e lealmente formato un convincimento. Una simile contestazione specie nei termini adoperati da Bratianu avrebbe a mio avviso unico effetto di irritare Grey e paralizzare indubbiamente buona volontà da lui dimostrata nell'adoperarsi a Pietroburgo e facilitare soluzione conciliativa che tenga conto nei limiti del giusto e del possibile degli interessi della Romania. Allo stato attuale delle nostre trattative mi pareva consigliabile non lasciarsi andare a sterili proteste e recriminazioni per evidenti malintesi verificatisi, mentre urge invece se il Governo romeno ha serie intenzioni di concludere, siccome debbo ritenere sia sua intenzione, adoperarsi con indispensabile reciproca arrendevolezza a raggiungere presto una intesa definitiva che a me sembra rispondere al desiderio generale, e della quale a mio remissivo parere la Romania è destinata a trarre vantaggi considerevoli, malgrado qualche concessione al postutto sempre inevitabile in qualsiasi negoziato. Mishu, pur riconoscendo opportunità mia osservazione, mi disse trovarsi alquanto imbarazzato in presenza categoriche istruzioni di Bratianu. Gli risposi che ad un diplomatico di tanto tatto come lui godente per giunta stima e benevolenza di Grey, non doveva riuscire difficile di eseguire ordini suo Governo senza irritare inutilmente Grey. Mishu disse che avrebbe seguito mio consiglio riconoscendo in via privata e confidenziale meco convenienza per Romania di non mostrarsi intransigente, insistendo più oltre sulla pretesa cessione della parte del Banato a nord di Belgrado, questione circa la quale credetti avvertirlo nè Russia vorrà e potrà cedere nè Francia ed Inghilterra vorranno appoggiare Romania, perché non ritengono giuste le sue pretese. Sempre in via privata e confidenziale, Mlshu mi fece uno sfogo sulla situazione a Bucarest dove disse che le cose sono complicate dalla agitazione, indiscrezione e mancanza di tatto del Ministro di Francia il quale tresca tutto il tempo con la opposizione rivelando a Take Jonesco tutte le conversazioni sue con Bratianu e creando così imbarazzi e difficoltà interne al Governo. Ministro di Francia è per giunta in relazioni personali non eccessivamente cordiali con quello dl Russia. In tutto questo armeggio la notizia più curiosa, attinta a buona fonte inglese ieri, è che Romania ha fatto recentemente un nuovo appello dì [pre

38 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

stito] attirandosi ovvia risposta che prima di parlare di questo argomento qui si aspetterà che Governo romeno abbia preso una decisione irrevocabile ed abbia tangibilmente dimostrato proposito di tradurla in atto.

Per un dovuto riguardo al collega che mi parla sempre con grande libertà, sarò grato a V. E. voler considerare come strettamente personale informazione sul mio colloquio con Mishu.

(l) Vedi D. 620.

673

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3264/806. Londra, 12 maggio 1915, ore 23 (per. ore 5,45 del 13).

Qui, come ho già pm volte riferito, non esisteva finora un vero sentimento di odio contro la Germania. In questi ultimi tempi inoltre scorgevansi nelle grandi masse popolari sintomi di torpore, indifferenza e troppo ottimistica fiducia nel trionfo finale, i quali tendevano ad addormentare energia nazionale e paralizzare sforzi sempre maggiori necessari a conseguirlo. Situazione è sensibilmente modificata negli ultimi giorni. Avvelenamento pozzi in Africa ed impiego gas asfissianti in Fiandra. criminosi affondamenti, recentissimo raid degli Zepplin a 12 miglia da Londra, sono stati tanti colpi di frusta che hanno svegliato la nazione dandole più esatta nozione gravità situazione determinata dall'implacabile odio tedeschi. Di questo risveglio indizi impressionanti sono apparsi dalla subitanea manifestazione in Londra, e in altre principali città di violenta animosità contro i tedeschi compresi i naturalizzati inglesi contro i quali tutti ha già cominciato la City a prendere ostiche misure escludendoli dalla Borsa. Ieri alla Camera Deputati di vari partiti hanno insistentemente reclamato provvedimenti eccezionali contro i tedeschi ed il Governo si è veduto finalmente costretto a riconoscere che la nuova situazione meritava esame, riservandosi di manifestare presto sue intenzioni. La violentissima lettera al Times di Lord Rosebery è stata tanto più notata in quanto che non si ignoravano le sue antiche simpatie germanofile, ispirate principalmente da una scarsa tenerezza francofila.

674

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3267/156 GAB. (l). Washington, [12] maggio 1915 ore ... (per. ore 13,30 del13).

Wilson premuto da ogni parte del paese che ha reclamato con innumerevoli telegrammi una soddisfazione alla dignità nazionale offesa, manda in questo momento una nota al Governo tedesco chiedendo riparazioni per l'affondamento del Lusitania e per gli attacchi alle navi americane e la cessazione di simili

operazioni militari. Mi si dice che la nota redatta in termini assai energici verrebbe telegrafata a Roma per essere rispedita a Berlino da codesta Ambasciata americana. Spero essere in grado più tardi telegrafarne un sunto (1).

(l) Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato in arrivo nella serie ordinaria.

675

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 3350/276. Durazzo, 12 maggio 1915 (per. il 17).

Per le istruzioni che V. E. crederà opportuno impartire (2) sia a questa R. Legazione, sia al R. Console in Scutari, trasmetto seguente telegramma da me spedito al cav. De Facendis. « 828. Mio telegramma n. 797 del 5 corrente. Jussuf Agà Loja di cui la S. V. si era interessato e che era stato impedito dalla gente di Bid Dada di ricongiungersi con Shesik Ramdì al Mati, era stato accompagnato, secondo mi si riferisce da buona fonte, da un preteso rappresentante di Prenk, ma questi colla solita sua .astuzia, avrebbe per mezzo degli Skreli impedito il passo agli amici di... (3) che intendevano operare contro i ribelli come pure il ritorno a Scutari del suddetto Agà. Alla notizia vengono aggiunti commenti sui motivi persuasivi e finanziari usati presso Bib Dada dal solito gruppo austro-turco, intento ad ordire contro i nostri interessi e contro Essad. Corre voce anche, degna però di conferma, che Jussuf Loja con molti armati sia vicino a Scutari e chieda l'allontanamento di Bib Dada. Prima che tutta questa losca matassa venga sbrogliata sarebbe bene trovare un motivo per sospendere sussidio a Prenk Pascià che ormai non nasconde quasi più la sua doppiezza ed aiuta i ribelli nonostante la sua parola».

676

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI

T. GAB. R. SP. 377. Roma, 13 maggio 1915, ore 11,50.

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 241 riservato speciale (4).

Prego far partire subito per Roma Comandante Grassi.

Per quanto riguarda rimorchiatore che dovrebbe giungere alla Spezia il 14 corrente ed in genere per qualunque altro invio di forze, apparecchi bellici

o personale militare francese in territorio italiano, è assolutamente indispensabile che ciò non avvenga prima del nostro avviso e consenso, per non preci

pitare le cose innanzi che si possa pubblicamente dichiarare la nostra nuova situazione internazionale. Fino a quel giorno dobbiamo contenerci rigorosamente secondo le regole della neutralità.

Prego V. E. agire in questo senso e favorirmi un cenno di assicurazione.

(l)Vedi D. 683.

(2) -Vedi D. 762. (3) -Gruppo indecifrato. (4) -Vedi D. 669.
677

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 378. Roma, 13 maggio 1915, ore 13,30.

Commendatore Stringher prega comunicare Comm. Rossi quanto segue:

«Dalle sue ultime comunicazioni (l) rilevasi come permangano preoccupazioni Banca Inghilterra per sua riserva aurea, mentre noi dobbiamo poter utilizzare tutta la somma del prestito domandato pei bisogni generali del Tesoro, e non possiamo ridurre le riserve auree mentre aumenteremo considerevolmente circolazione biglietti. Se necessario si potrebbe accogliere impegno acquisto sei milioni sterline buoni Tesoro britannico per .!asciarli in deposito presso Banca Inghilterra e noi considerarli come riserva equiparata. Si potrebbe compensare a Londra tutte le somme da noi dovute in Francia per pagamenti di Tesoro e altri. Ritengo che ora dovrebbero aumentare le importazioni dirette e indirette inglesi in Italia ciò che determinerebbe possibilità di notevoli compensazioni. Avvertola che sbilancio commerciale fra Stati Uniti e Italia negli ultimi anni fu in media di dieci milioni per anno a nostro carico. Siffatto sbilancio crebbe in questi mesi a cagione nostri acquisti straordinari specialmente in cavalli e cereali. Nei commerci di Italia con America meridionale la differenza fra importazioni e esportazioni è piccola e non ha importanza per saldo pagamento tranne per questo semestre 1915 a cagione straordinarie provviste grano ormai in gran parte pagate. Per ciò credo eccessive preoccupazioni Banca d'Inghilterra e in ogni caso noi non possiamo impegnarci a esportazioni oro. Prendesi atto volentieri che saggio interesse indicato nei suoi telegrammi si riferisce ad anno. Saluti cordiali».

678

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 469/17. Nish, 13 maggio 1915, ore 18 (per. ore 1,25 del 14).

La grande agitazione sorta recentissimamente in Serbia per le mire attribuite all'Italia sulla Dalmazia comincia a calmarsi per effetto di notizie fatte circolare circa l'azione esercitata dalla Russia sui Gabinetti di Londra e Parigi

in difesa della Serbia. La Triplice Intesa si sarebbe indotta così a dichiarare a Roma che la Serbia deve aver un largo sbocco sull'Adriatico corrispondente alla sua importanza territoriale. Queste dichiarazioni avrebbero fatto comprendere all'Italia la necessità di mettersi d'accordo con la Serbia. Il giornale Usberg riporta la notizia con compiacenza inneggiando alla Russia per aver considerato la questione come propria e di tutto lo slavismo.

Siamo lontani dalle strane ed esagerate pretese di giorni sono. L'opinione pubblica sarebbe in via di acquistarsi un concetto più esatto della situazione e tale da rendere possibile un accordo itala-serbo per una soluzione dei problemi adriatici ugualmente soddisfacente per i due Stati.

(l) Vedi DD. 627 e 648.

679

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 380. Roma, 13 maggio 1915, ore 18,25.

Ho comunicato telegramma di V. E. n. 166 Riservato Speciale (l) al Ministro del Tesoro cui spetterebbe trattare questione.

Egli si dichiara lieto ed onorato di fare eventualmente la personale conoscenza del Cancelliere dello Scacchiere nelle vacanze di Pentecoste. Ove non gli fosse possibile assentarsi da Roma sarà mandato un Delegato dal R. Governo con pieni poteri per combinare e concludere. Intanto egli è a conoscenza ed approva il telegramma che Stringher ha diretto oggi a Rossi (mio telegramma n. 378) (2).

680

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 468/220. Bucarest, 13 maggio 1915, ore 21,15 (per. ore 6,25 del 14).

Riservatissimo per Lei solo. Decifri Ella stessa.

Sazonov ha telegrafato al Ministro di Russia di avere ricevuto da Diamandy la carta geografica su cui erano indic::o"te le pretese romene (3) ed avergli detto che l'avrebbe esaminata, ed avrebbe poi dato una risposta, esprimendo in pari tempo certezza che tali pretese sarebbero soggette a riduzione giacché altrimenti avrebbero costituito ultimatum e non base di negoziati. Diamandy replicò che non aveva istruzioni di fare dichiarazioni in proposito. Bratianu d'altra parte

ha detto ai Ministri d'Inghilterra e di Francia che le sue domande costituiscono un minimo irriducibile. Io confermo quanto ho riferito in proposito precedentemente e specialmente con i telegrammi Gabinetto Segreto n. 217 e n. 219 (1). A dimostrarle lo stato d'animo al campo del Granduca Generalissimo, riferisco che S. A. Imperiale ha qualificato con questo Addetto Militare britannico pretese romene come «follia furiosa».

(l) -Vedi D. 649. (2) -Vedi D. 677. (3) -Vedi D. 670.
681

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 470/125. Pietrogrado, 13 maggio 1915, ore 22,45 (per. ore 4 del 14).

Dalla relazione fattami da Diamandy del suo breve colloquio con Sazonov iersera (2), non mi fu difficile intravedere la possibilità di una interruzione delle loro conversazioni e mi sono quindi affrettato a recarmi oggi da Sazonov per parare a tale pericolo. Sazonov non mi nascose infatti la sua delusione per il tracciato della carta romena, che, nonostante considerazioni ripetutamente esposte dalla Russia, non conteneva la benchè minima concessione alle sue istanze e sembrava anzi aggravare nella regione carpatica le richieste romene. Egli aggiunse essere dolente di non potere proseguire trattative avendogli Diamandy dichiarato non avere istruzioni che per integrale riconoscimento delle proposte romene. Egli ne concluse che tutto ciò lo confermava nell'ipotesi che il Gabinetto di Bucarest cercasse pretesti per non intervenire.

Ho dimostrato a Sazonov, che tutto induce a credere fallace simile ipotesi ed a ritenere invece che la Romania, contando sul grande valore della propria cooperazione nonché sul contenuto dell'accordo del primo ottobre, non si attendesse a vedersi eccepita con tanta resistenza una parte dei compensi richiesti, quando anche essa implicasse qualche sgradevole rinuncia da parte della Russia. Da ciò, a mio avviso, aveva origine l'atteggiamento di Bratianu, nell'apprezzare il quale conveniva però tenere ben presenti i servigi insignì che la cooperazione romena renderebbe alla causa comune. Ho osservato che quando pure si ammettesse l'altra inverosimile ipotesi, la Triplice Intesa si presterebbe al giuoco della Romania col mostrarsi intransigente e col fare motivare così di fronte agitazione uomini politici a Bucarest l'astensione di Bratianu. Ho infine sostenuto che alla proposta Bratianu bisognava pure rispondere e che il rispondervi al più presto ed in modo conciliante era nell'interesse di tutti compreso quello dei serbi dai quali necessita allontanare ogni pericolo di ostilità romena.

Sazonov, pur senza riconoscere integralmente buon fondamento di queste considerazioni e pur continuando a ripetere che contegno Romania aveva indisposto i Gabinetti della Triplice Intesa, ha finito per assicurarmi che oggi stesso all'arrivo di Neratov avrebbe formulato una controproposta ispirandosi a quelle

disposizioni conciliative dalle quali non intende dipartirsi qualora Romania le condivida. Egli ne darà poi questa sera contemporaneamente comunicazione a Poklevskij e Diamandy (l).

Sazonov si è sottratto alle mie domande di precisare circa transazione cui era disposto osservando tra l'altro che doveva prima prendere conoscenza da Neratov delle vedute del Generalissimo e mi ha soltanto rinnovato assicurazione della sua transigenza e del suo proposito di serbare al coperto responsabilità della Triplice Intesa, non omettendo alcun mezzo entro il limite del possibile, per agevolare e affrettare accordo con Romania.

(l) -Vedi D. 671 e nota 3 allo stesso. (2) -Vedi D. 670.
682

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI (2)

L. P. Vienna, 13 maggio 1915.

Dopo la comunicazione da me fatta a Burian, il 4 corrente del telegramma di Sonnino in cui si dichiarava annullato e senza effetto H trattato coll'Austria Ungheria ( 3), non ho ricevuto da Roma alcun altro telegramma. Sono quindi nella più grande incertezza circa le decisioni ulteriori del governo. Fui informato però da Burian delle nuove concessioni da lui fatte per mezzo di Macchio a Sonnino, che promise sottometterle al Consiglio del Ministri (4). Ma ftno ad oggi egli non ha dato alcuna risposta in proposito.

Intanto le disposizioni che continua a prendere il governo circa il rimpatrio di questi nostri connazionali, come l'invio a tale scopo d'un piroscafo a Fiume, ecc. dimostrerebbero che esso non intende per ora almeno di modificare la sua linea di condotta, di muovere cioè guerra all'Austria-Ungheria.

Qui però non si è perso ancora la speranza che le concessioni suddette vengano accolte e si possa così evitare la guerra. Si fa assegnamento sulla presenza di Giolitti a Roma e sulla sua azione sul governo. Ch'egli agisca in questo momento lo farebbero supporre l'udienza accordatagli dal Re ed i suoi colloqui con Salandra. Ma se egli si adopera, come si crede generalmente ad impedire la guerra, è da domandare se non sia ciò troppo tardi di fronte agli impegni che si afferma esser stati presi dal Governo coll'Intesa ed all'eccitazione che esiste nel partito d'azione, che vuole ad ogni costo la guerra. È da sperare che Giolitti riesca nell'intento. Ma in qual modo?

Il Re non può certo affidargli il potere, sarebbe un colpo di Stato, e poi Sua Maestà è favorevole alla guerra, nè il ministero, come qui si suppone, può render giudice la Camera, che conta molti neutralisti, della decisione da prendere sulla grave situazione ch'esso ha creato. Solo un movimento popolare generale, in senso neutralista, potrebbe trattenere il Governo dal mal passo. Mi pare però difficile che Salandra e Sonnino diano macchina indietro.

Nella mia lunga carriera non ho mai visto condurre la nostra politica estera in modo così bestiale e così poco leale come è stata condotta dacché Sonnino è alla Consulta. Sei stato informato da Jagow dell'incidente, a cui ha dato luogo la progettata missione Goluchowski?

Sonnino, appena informato da Macchio di tale missione, mi incaricò di fare in modo che non si effettuasse (1). Ciò che feci, ma invano. Nei miei telegrammi in risposta a Sonnino (2) mi limitai a riferirgli le ragioni per le quali Burian credeva darvi seguito, senza farle seguire da alcun commento o osservazione mia propria. La missione però non avvenne, perchè Sonnino, richiesto di nuovo da Macchio in proposito, fece capire che essa era inutile e non opportuna (3). A Btilow che gli chiedeva perché si fosse espresso in quel modo, Sonnino rispose che dai miei telegrami risultava che Goluchowski «non avrebbe potuto dire o recare nulla di nuovo e che io gli avevo manifestata l'impressione che Burian attribuiva alla missione poca importanza». Ci vuole una bella faccia tosta per mentire in tal modo. Interpellando su di ciò da Burian e Tschirschky feci loro conoscere chiaramente il tenore dei miei telegrammi ed informai di ciò Sonnino ( 4). Questi per giustificarsi. mi telegrafò (5) citando alcuni brani dei miei telegrammi, che non avevano nulla a che fare con quanto aveva detto a BUlow, ed omettendo i punti principali di essi. Gli risposi come conviene in termini molto espliciti, ristabilendo le cose tal quali risultavano dai miei telegrammi (6).

Quanto all'idea di denunziare il trattato all'Austria Ungheria senza denunziarlo alla Germania, essa è una di quelle « finesse » puerili e sciocche che possono venire solo in menti così ristrette come quelle dei nostri attuali governanti.

Le lettere private pervenutemi col corriere non mi hanno appreso nulla di nuovo. Da esse risulta soltanto la grande incertezza che esiste tuttora nella nostra opinione pubblica circa le decisioni del governo. E questa incertezza, in cui si è pure qui, mi pesa enormemente.

Vorrei che questa triste storia avesse al più presto una soluzione per porre termine alla penosa agonia in cui sto da più mesi.

P. S. Dimenticavo dirti che nella lettera suddetta si parla del gran lavorio che sarebbe fatto dalle Ambasciate di Francia ed Inghilterra e da certi signori del Quirinale in favore della guerra.

(l) Vedi D. 697.

(2) Ed. in Carteggio Avarna-Bollati, cit., pp. 90-93.

(3) -Vedi DD. 561 e 551. (4) -Vedi D. 586.
683

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 673/158. Washington, [14] maggio 1915, ore... (per. ore 16).

Mio telegramma Gabinetto 157 (7).

D. -674.

La nota alla Germania è stata trasmessa oggi. Sarà pubblicata qui domani. Vi si riassumono dichiarandoli inescusabili gli ultimi fatti verificatisi in violazione dei diritti americani. E rammentando alla Germania che le sarebbe stato chiesto stretto conto delle vite americane perdute e delle navi americane affondate o danneggiate, le si domanda riparazione per le une e per le altre pur osservando che nessun indennizzo compenserà la perdita delle prime. Vi si dice che le espressioni di rincrescimento non hanno valore se non accompagnate dalla cessazione degli atti che hanno provocato il male; e riaffermando il diritto dei neutri di viaggiare liberamente dove piaccia loro, tanto su navi neutre che belligeranti, si chiede la cessazione dell'attuale sistema e l'assoluta sicurezza avvenire.

Si stigmatizza il fatto che questo Ambasciatore di Germania malgrado l'anteriore protesta del Governo contro minacciata azione navale tedesca, abbia diffidato il popolo americano a mezzo avviso sui giornali di non avventurarsi nella zona di guerra e si osserva che comunque il notificare l'intenzione di un atto illegale non può giustificare l'esecuzione dell'atto medesimo.

Si esprime la speranza che Governo tedesco vorrà sconfessare l'azione dei propri sottomarini anche perché essa è in violazione dei termini del trattato prussiano-americano del 1828. Si conclude testualmente così:

«Governo tedesco non supporrà che Governo degli Stati Uniti ometterà di ricorrere ad ogni parola e ad ogni atto necessario al compimento del suo sacro dovere di tutelare i diritti dei suoi cittadini e di salvaguardare il loro libero esercizio e godimento ».

Queste ferme conclusioni più che da Wilson che vi era contrario sono dell'unanime sentimento del Paese al quale egli ha dovuto piegarsi.

Un forte pressione è stata esercitata da Roosevelt che qualificando affondamento Lusitania atto di pirateria ha invocato pubblicamente azione immediata anche se foriera di guerra.

Ciò nondimeno Wilson ha evitato ogni frase che suonasse provocazione volendo lasciare alla Germania la rr.sponsabilità intera di eventuali alterazioni nei rapporti fra i due Paesi. Ipotesi di una rottura relazioni diplomatiche da iniziare col richiamo dell'Ambasciatore a Berlino è ormai qui scontata se Germania non offrirà soddisfazione.

(l) -Vedi D. 495. (2) -Vedi DD. 508, 511 e 548. (3) -Vedi SONNINO, Diario, cit., p. 132. (4) -Vedi D. 563. (5) -Vedi D. 594. (6) -Vedi D. 616. (7) -Con t. 3268/157 gab. del 12 maggio, Cellere aveva comunicato: «È stata rinviata a domani la trasmissione della nota a Berlino avendo Bryan chiesto all'ultim'ora che il testo fosse riesaminato dall'Ufficio del contenzioso diplomatico del Dipartimento di Stato». Vedi
684

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, CADORNA (l)

T. GAB. S. N./13 R. SP. Roma, 14 maggio 1915, ore 11.

Mi pregio confermare la comunicazione fatta a V. E., per mio ordine dal mio Capo di Gabinetto, circa quanto venne stabilito, d'accordo con S. E. il Ministro della Guerra, di rendere noto al Colonnello Ropolo: «Lo Stato Maggiore dichiara che il Governo non può assumere l'impegno degli approvvigiona

menti della Serbia, essendo appena sufficienti pei bisogni della popolazione italiana le provviste di grano e di granone esistenti nel Regno.

Il Ministero essendo dimissionario, lo Stato Maggiore non si ritiene oggi autorizzato a dare l'ordine al Colonnello Ropolo di firmare la convenzione militare (1).

Lo Stato Maggiore non può per lo stesso motivo fissare per la mobilitazione, ecc. alcuna data precedente al 26 corrente».

(l) In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Vedi SoNNINO, Diario, cit., pp. 151-152.

685

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 472/5. Madrid, 14 maggio 1915, ore 11,20 (per. ore 16,15).

Ho avuto stamane una lunga conversazione con S. M. il Re. Spedisco rapporto per corriere di Gabinetto (2). Egli pure esprimendomi le sue simpatie per la causa degli alleati mi disse augurarsi vivamente per l'interesse che porta all'Italia che essa non esca dalla neutralità. Qualunque cosa si potesse da noi guadagnare con la guerra non compenserebbe, secondo lui, la gravità dei sacrifici che in ogni ipotesi dovremmo incontrare.

Egli crede di sapere che la Germania è disposta concentrare contro noi suo sforzo a costo anche di perdere terreno sulle altre fronti. Egli teme le occasioni che la guerra potrebbe porgere ai sovversivi all'interno. Desidera la nostra neutralità anche nell'interesse della Spagna, che potrebbe a suo tempo agire con noi per mediazione con vantaggio reciproco. Nostro interesse è di avere per vicina un'Austria diminuita, meno forte di noi, ma non sostituirla nell'Adriatico. Per conto suo egli consiglierebbe Governo austriaco intendersi con noi ad ogni costo.

Ho risposto a Sua Maestà ringraziandola dell'interesse che ci portava ed assicurandolo che in Italia nessuno voleva la guerra per la guerra e che il Governo del Re non lascerebbe nulla di intentato per giungere a una soluzione pacifica che garantisca i nostri interessi.

686

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 473/142. Parigi, 14 maggio 1915, ore 14 (per. ore 16,20).

Notizia crisi italiana giunta qui ieri sera verso mezzanotte fu subito comunicata ai Ministri e produsse enorme impressione.

A vari giornalisti francesi che si sono recati stamane all'Ambasciata per

notizie, ho fatto rispondere che non ne avevo alcuna. Ai giornalisti italiani ho

raccomandato la maggiore riserva.

Addetto Militare recatosi al Ministero della Guerra per sollecitare invio

materiale aviazione ha avuto risposta che qualunque invio per l'Italia rimane

sospeso finchè non si avrà certezza sua entrata in campagna. Giornali di sta

mane pubblicano telegrammi circa dimostrazioni avvenute a Milano, Genova e

Roma e circa aggressioni di cui furono oggetto onorevoli Bertolini e Facta.

Nulla dicono circa la crisi perchè il Governo francese ha dato ordine nulla

lasciar pubblicare.

Sarò grato V. E. se appena possibile mi metterà al corrente per mia norma

esclusivamente personale della nostra situazione interna (l).

(l) Vedi D. 639.

(2) Non pubblica~o.

687

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 474/126. Pietrogrado, 14 maggio 1915, ore 15,15 (per. ore 21,40).

Riservatissimo per Lei solo.

Testo francese della Convenzione Militare stipulata al Quartier Generale russo, che il Tenente Colonnello Ropolo prega V. E. di voler far decifrare e quindi far consegnare d'urgenza personalmente a S. E. il Capo di Stato Maggiore:

«Art. 1. -L'Italie s'étant jointe à l'entente entre la Russie, la France et l'Angleterre, les hauts Commandements des armées de ces quatre puissances s'engagent par cet acte d'agir communement, en déployant tous leurs efforts pour atteindre le but final, qui est de vaincre l'ennemi commun.

Les alliés doivent faire le possible pour s'entr'aider mutuellement en combinant, autant que possible, leurs operations, tant pour en fixer l'objet que pour s'entendre sur le moment propice de leur exécution.

Art. 2. -L'armée italienne s'engage d'entrer en campagne au plus tard le 26 mai 1915 nouveau style; son intervention offensive doit etre facilitée par les opérations des trois autres armées alliées, qui s'engagent de leur còté de prendre toutes les mesures les plus energiques possibles, afin d'empecher l'ennemi de concentrer sur la frontière italienne des forces d'une supériorité accablante.

Art. 3. -Au cas où les armées austro-allemandes devanceraient l'armée italienne dans l'entrée en campagne, les trois autres armées alliées s'engagent de paralyser, autant que possible, par leurs énergiques opérations, l'offensive de l'ennemi contre l'armée italienne, afin de donner à cette dernière la possibilité d'achever sa concentration.

Art. 4. -Dans les conditions actuelles le premier but à atteindre, par l'armée italienne et les forces russes concentrées en Galicie, sera de battre l'eunemi se trouvant sur le commun théàtre austro-hongrois de la guerre, notamment dans la région entre les Carpathes et les Alpes formant la frontière italienne.

Pour atteindre ce but, les armées russe et italienne s'engagent réciproquement:

l. -de réunir sur ces fronts les maximum possible de leurs forces en ne gardant sur tous les autres fronts que les forces strictement nécessaires pour ne pas compromettre la position stratégique de chacune des armées;

2. -de choisir d'accord au commencement et dans le courant des opérations les directions plus favorables à donner aux deux armées.

Les armées serbe et monténégrine doivent prèter leur concours pour atteindre le but mentionné ci-dessus; notamment il sera désirable que l'armée serbe prenne l'offensive se portant préférablement dans la direction nord-ouest, afin de rélier le plutot possible son action à celle de l'aile droite de l'armée italienne, cette dernière se dirigeant sur Laybach.

L'Italie s'engage, une fois que l'armée serbe prendra l'offensive dans cette direction, de concourir autant que possible à son ravitaillement.

Art. 5. -Au cas d'un changement radica! du groupement actuel des forces austro-hongroises et allemandes, le pian des opérations se combinera d'accord entre les commandants des armées russe et italienne, tenant compte de la nouvelle situation telle qu'elle pourrait se présenter pour chacun des alliés, mais en poursuivant avant tout le but principal.

Art. 6. -Pour maintenir en tous les hauts Commandements des armées alliées la plus étroite liaison, indispensable pour l'accord complet des opérations communes, des officiers spéciaJ.ement délégués à ce propos seront attachés aux Etats Majors de ces hauts Commandements ».

(l) Vedi D. 690.

688

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. R. SP. S.N./127. Pietrogrado, 14 maggio 1915, ore... (per. ore 22,30).

Per il generale Cadorna. Decifri personalmente.

«In seguito telegramma di V. E. 199 (2) per evitare equivoco trasmetto per il tramite Ministero Esteri il testo francese della convenzione quale venne

definitivamente concordato salvo eccudoni di V. E. ed approvato da S. A. il Granduca (1). Come V. E. osserverà, nella forma furono apportate modificazioni.

S. A. il Granduca ha desiderato che il testo definitivo francese fosse più succinto del pre1iminare (:l) e redatto stile più conveniente ad una convenzione militare, evitando alcune prolissità che nel testo preliminare si [dovettero] lasciare perché non fosse dubbio sulle idee delle parti contraenti.

Nella sostanza non furono in complesso recati mutamenti. Credo conveniente tuttavia comunicare gli schiarimenti che durante la discussione mi furono forniti dal Capo di Stato Maggiore sopra due punti.

l) Al numero due della convenzione si ritennero superflue le parole alcuni giorni prima del ventisei, sia perché il loro senso sorge dal complesso dell'articolo, sia perché di fatto non sono più corrispondenti alla situazione per le seguenti ragioni. Gli eserciti francese ed inglese hanno già iniziato in questi giorni il loro movimento offensivo e lo intensificheranno nei prossimi. Esercito russo dal suo canto si è attirato contro in questi giorni, oltre tutte le truppe che già aveva di fronte, altre undici nuove divisioni tedesche. Tutte queste forze si sono spinte ora offensivamente verso Est per oltre 120 Km, cosicché si trovano lontane da noi a stretto contatto coi russi e certo stancate per lo sforzo compiuto. Esercito russo non le abbandonerà anche se ripiegheranno e così per qualche tempo questa massa non può essere un pericolo per noi. Nella convenzione, come già ho telegrafato, Comando russo non può promettere di più.

Il) Numero quattro della convenzione: per quanto riguarda la Serbia le cose stanno così. Principe Ereditario ha telegrafato che esercito è pronto e che aderisce a cooperare con esercito italiano nel senso desiderato dal Granduca alla condizione già nota di facilitare vettovagliamento suo esercito. Questo vettovagliamento però finanziariamente dovrà venire risarcito dalle quattro potenze Alleate. Principe Ereditario fa solamente osservare che Austria avendo già concentrato molta forza nella Sirmia gli occorre avanzare dapprima verso Nord e respingere dette forze, potere quindi volgere ad Ovest lungo la Valle della Sava sicura sul suo fianco destro. Granduca approva piano indicato e, appena sarà possibile firmare presente convenzione, telegraferà al Principe Ereditario perché inizi subito la sua azione. Granduca fermo però nel concetto che esercito serbo non dipende da lui e che Serbia non firma presente convenzione, non vuole mutare la forma dell'articolo relativamente al concorso serbo-montenegrino. Non ho creduto insistere più oltre dopo le dichiarazioni fattemi. S. M. il Re del Montenegro ha posto senz'altro il suo esercito a disposizione del Granduca e quindi degli Alleati.

Rimango ora in attesa degli ordini di V. E. Non nascondo però che discussione fu lunga e decisioni di V. E. sono con impazienza attese qui poiché si desidererebbe molto potere firmare la convenzione e porre termine al periodo di trattative. Tenente colonnello Ropolo ».

(l) -In Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. (2) -Di questo telegramma dello Stato Maggiore nell'Archivio Storico degli Esteri esiste solo il fog·lio di trasmissione (T. 7826 del 12 maggio 1915, ore 18,15) ma non il testo del cifrato trasmesso che non è stato rinvenuto nell'Archivio dell'Ufficio Stor!co dello Stato MaggiorF dell'Esercito. (l) -Vedi D. 687. (2) -Vedi 0.639.
689

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. Roma, 14 maggio 1915.

Barrère e Rodd sono stati da me l'uno dopo l'altro. Barrère mi accennò che avrebbe cercato di vedere anche Te. Ti rimetto copia del sunto della nostra conversazione (2). A Rodd dissi all'incirca le stesse cose. Rodd mi chiese se fosse vero che avevamo fatto la denuncia del trattato della Triplice, come pubblica il Corriere della Sera. Risposi che nella mia situazione di ministro dimissionario non mi ritenevo autorizzato a rispondere a questo genere di domande su cose di fatto. Rodd non ha insistito.

P. S. Rodd mi ha detto di aver sentito che è stata devastata la libreria di Loescher; come pure altri negozi tedeschi sarebbero stati saccheggiati. Sarebbe deplorevole.

690

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, E A PIETROGRADO, CARLOTTI (3)

T. GAB. R. SP. 388. Roma, 14 maggio 1915, ore 20.

Il Signor Barrère mi ha chiesto quale fosse la situazione dopo il fatto nuovo delle dimissioni del Ministero.

Gli ho risposto che il Ministero, vedendo scissa la parte costituzionale intorno alle direttive da lui adottate nella politica estera, e che questa scissione anziché diminuire era aumentata dopo che l'On. Giolitti, che indubbiamente rappresentava la forza numerica maggiore nella Camera, era stato messo pienamente al corrente degli impegni presi dal R. Governo e nonostante la dichiarazione da lui fatta al Presidente del Consiglio che non intendeva mettere alcun ostacolo alla sua azione, aveva creduto suo dovere, per non aggravare le difficoltà della situazione, di rimettere nelle mani del Sovrano la designazione delle persone che avrebbero dovuto tradurre in atto i suddetti impegni, e di dover far ciò quanto prima, perché ci fosse maggior lasso di tempo per provvedere a tutto prima del 26.

La rotta restava quella fiSsata dagli accordi intervenuti a Londra.

La persona del timoniere potrebbe variare, secondo le decisioni del Sovrano. Se noi, cioè il Ministero Salandra, fossimo chiamati a dover riprendere il timone non avremmo potuto mutare di una linea la direttiva adottata.

Intanto tutto quanto poteva conc:rilere la mobilitazione di fatto e i preparativi militari continuava ad effettuarsi senza sospensione alcuna.

Il Signor Barrère si mostrò molto preoccupato della situazione; disse che a.vrebbe riferito al suo Governo; ma non fece altri rilievi.

Mi sono espresso negli stessi sensi anche con Rennell Rodd.

(l) -Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 326. (2) -Vedi D. 690. (3) -Ed. in SmmrNo, Diario, cit., pp. 150-151.
691

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 482/74. Sofia, 14 maggio 1915, ore 21 (per. ore 17,05 del 15).

Questo Ministro delìa Guerra ha lasciato comprendere al R. Addetto Militare di credere che Italia sta per uscire dalla neutralità insieme colla Romania schierandosi colla Triplice Intesa e essere convinto che tale intervento accelererà soluzione del conflitto europeo.

Pur dicendo di non essere ancora il momento per Bulgaria prendere posizione generale Ficeff ritiene che essa per evitare isolamento dovrà uscire dalla neutralità schierandosi da quella parte che le assicurerà il possesso della Macedonia. Afferma risultargli che Italia avrebbe già sotto le armi circa un milione di uomini raggruppati in grandi unità strategicamente nell'Alta Italia e che notevoli movimenti di truppe austro-tedesche sarebbero già avvenuti verso Innsbruck e verso Lubiana.

Ministro Guerra si n10stra scettico circa cooperazione della Grecia alla Triplice Intesa limitata alla flotta che secondo lui sarebbe efficace soltanto se completata da sbarchi di truppe di terra elleniche in Asia Minore.

In quanto alle recenti operazioni in Galizia egli attende notizie sicure per poter apprezzare entità dell'insuccesso russo, che, se avesse le grandi proporzioni vantate dalla Germania e dall'Austria, impedirebbe per molto tempo una offensiva russa e renderebbe disponibili truppe austro-tedesche per altre fronti.

Prego comunicare quanto precede al Comando Stato Maggiore.

692

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 15 maggio 1915, ore 16.

Vedo il telegramma da Berlino n. 449 ris. spec. (2). Io aderisco a tutte le proposte più liberali per ciò che riguarda il reciproco trattamento delle persone nel caso di una guerra.

Ma bada che potrebbe esservi una insidia nell'accenno aUa marina mercantile. Potrebbe essere un tentativo di salvare dalla nostra requisizione o eventuale confisca i numerosi bastimenti tedeschi ricoveratisi nei nostri porti al principio della guerra; mentre non vi sono bastimenti italiani in porti tedeschi.

Notizie della crisi:

Sua Maestà mi ha fatto chiamare stamattina alle 10.30. Mi ha detto che Marcora aveva rifiutato dopo un lungo discorso; che Carcano, chiamato subito dopo, aveva rifiutato immediatamente e in modo reciso. Ambedue irritatissimi contro Giolitti. Ha lasciato quasi arbitro me di consigliargli il rigetto delle dimissioni o il tentativo Boselli. Era molto esitante. Non mi è parso di potere sconsigliare il tentativo Boselli, anche perché a Milano oggi ci è sciopero generale e i neutralisti sono in piazza: onde una notizia decisiva potrebbe provocare fatti gravi. Quindi si è telegrafato al prefetto di Torino di cercare Boselli e di farlo partire questa sera stessa. Boselli era a Cuminiana. Lo si è mandato a cercare in automobile. Non so se verrà.

Naturalmente questi dettagli sono per te solo.

Avendo altre notizie te le comunicherò.

Mi pare inevitabile, in conclusione, la nostra risurrezione e il resto.

Conviene quindi avere tutto pronto pel 20, anche perché il significato del rigetto delle dimissioni sarebbe ormai chiaro per gli Imperi centrali, i quali si regolerebbero in conseguenza.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINo, Carteggio, cit., D. 327. (2) -Vedi D. 661.
693

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA (l)

L. P. [Roma,] 15 maggio 1915, ore 16.

Mi sento mancare le forze dalla grande stanchezza fisica e dalla continua preoccupazione morale, e vorrei prendermi un ventiquattr'ore di riposo e di aria libera per evitare qualche subitaneo collasso generale. Se non hai nulla in contrario, visto che domattina non c'è la firma al Quirinale, partirei alle 9,30 dopo letti i dispacci della notte, e me ne anderei a Nettuno, alla Villa Borghese (dove c'è il telefono intercomunale) col proposito di riessere a Roma lunedì mattina per le 10. In caso di necessità potresti sempre farmi chiamare per telefono, e in un paio d'ore o poco più tornerei a Roma anche prima del fissato.

Se ci fosse Consiglio di ministri Ti lascio piena facoltà di rappresentare anche il mio voto per qualunque contingenza. Se vado è proprio perché temo di non potermi materialmente tener su; e finché sto in questo ambiente non mi riesce di riposarmi. Rispondimi, se puoi, per lettera o pel telefono diretto, se non ci vedi qualche particolare grosso inconveniente. [P.S.] In sei mesi non ho preso che un solo giorno di riposo.

(l) Da ACS, Carte Salandra. Ed. in SONNINO, Carteggio, cit., D. 328.

694

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 486/223. Bucarest, 15 maggio 1915, ore 16 (per. ore 20,05).

Bratianu mi ha ripetuto stamane che egli non intende assolutamente permettere che la Serbia passi il Danubio ed insiste quindi così per la frontiera della Theiss come per il Pruth. Egli dice che i russi battuti dovranno cedere. Egli si lamenta sempre del R. Governo perché: l0 • -non ha dato nessuna precisa notizia dell'accordo del 26 aprile, mentre da altra fonte gliene sono stati comunicati i particolari; 2°. -accordo stesso è stato concluso senza attendere che anche la Romania avesse ultimato le sue trattative; 3°. -l'Italia non ha voluto unirsi alla Romania, il che avrebbe anche reso più forte la sua posizione in Europa.

Per brevità non telegrafo ovvie argomentazioni che ho opposte a queste recriminazioni. Debbo tuttavia confermare parere precedentemente esposto che sarebbe stato forse utile anche per noi di tener maggior conto degli interessi romeni.

695

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 495/130. Pietrogrado, 15 maggio 1915, ore 21 (per. ore 12 del17).

Barone Schilling mi ha detto che Sazonov aveva appreso non senza disappunto la notizia comunicatagli da Giers della decisione del Gabinetto italiano di soprassedere, stante le sue dimissioni, alla stipulazione della Convenzione militare (l) Sazonov considera quella Convenzione non già come un atto separato, ma come un corollario indivisibile degli Accordi già presi tanto che sua perfezione non dipende che dalle modalità, la cui fissazione oramai sarebbe affidata agli Stati Maggiori dei due eserciti.

696

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 488/177. Londra, 15 maggio 1915, ore 22,40 (per. ore 4,05 del16).

Mi sono astenuto ieri e mi asterrò anche oggi dal recarmi al Foreign Otll.ce ad evitare interrogazioni imbarazzanti (2). Mi risulta però indirettamente che notizia dimissioni Ministero ha procurato, come era del resto naturale, grandisdissima e non gradita impressione, per quanto, secondo che mi è stato detto,

39 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

nessuno mette in dubbio un momento solo che Governo di Sua Maestà manterrà comunque scrupolosamente suoi impegni.

Times pubblica oggi articolo di apprezzamenti e giudizi di indole personale. Daily News and Leader considera crisi come terzo importante successo diplomazia germanica e se la prende con la diplomazia della Triplice Intesa cui rimprovera di non aver data soddisfazione alle domande italiane per la Dalmazia, mentre rileva e deplora inopportunità polemiche stampa russa ed agitazione qui fomentata dal Times e dal nucleo ristretto dei fautori causa slava. Altri giornali odierni riferiscono senza commenti notizie sulla agitazione interna e sulla probabile soluzione crisi.

(l) -Vedi SONNINO, Diario, cit., pp. 150-151 e D. 684. (2) -Le domande sulla situazione interna italiana le aveva già fatte Rodd a Sonnino: vedi DD. 689 e 690.
697

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. U. 490/224. Bucarest, 16 maggio 1915, ore 1 (per. ore 8,40).

Mio telegramma Gabinetto Segreto n. 220 (l).

Ministro di Russia mi comunica seguente risposta telegrafatagli da Sazonov per trasmetterla a Bratianu: «D'accordo alleati Russia trova inaccettabili domande romene e propone invece una delimitazione che dà alla Romania non solo tutela popolazione romena della Monarchia austro-ungarica ma anche alcuni gruppi di serbi, ungheresi e ruteni. Sazonov conclude esprimendo speranza che l'Esercito romeno collaborerà coll'Esercito russo>>.

Risposta è formulata in modo molto amichevole e contiene quindi molte altre espressioni in questo senso che ometto per brevità.

Delimitazione proposta dalla Russia è seguente: parte da Botosciani sulla frontiera della Moldavia colla Bucovina e si dirige ad ovest verso il fiume Suceava a nord di Udin; segue quindi Suceava fino a Scipot donde va in linea retta fino alla frontiera della Transilvania attraversandola e continuando fino a Borsa; di qui, lasciando fuori Marmorosc Sziget, in linea retta fino a Nagy Ban... ; di qui seguita ad ovest fino fiume Samos proseguendo poi fino a Tisza Usclac donde raggiunge il Maros nel punto in cui si getta nella Theiss seguendo poi il Maros fino a Pecska; scende quindi fino a raggiungere Danubio e Bazias lasciando Temesvar e Weisskirchen Ce cioè intero Distretto di Torontal) al serbi.

Bratianu essendo partito per la campagna, Ministro di Russia non potrà fargli la sua comunicazione prima di lunedì o martedì. Non ho bisogno di dire a V. E. dopo quello che ho telegrafato i giorni scorsi ed anche stamane (2) che l'effetto di questa comunicazione sarà disastroso e che essa farà sì che Bratianu sarà appoggiato nella sua resistenza da tutta l'opinione pubblica senza distinzione di persona e di partiti.

Forse si può approfittare del ritardo derivante dall'assenza di Bratianu per

suggerire a Pietroburgo, se ·non è già stata fatta colà una comunicazione diretta

{2) Vedi D. 694.

a Diamandy, di rispondere semplicemente che gli alleati non trovano accettabili le domande romene, senza formulare una controproposta che certo, contrariamente alle intenzioni del Governo russo, indignerà intera Romania. Temo che non solo Sazonov ma anche gli Ambasciatori di Francia e di Inghilterra a Pietroburgo si facciano delle illusioni a tale riguardo. Infatti, secondo telegramma ricevuto da questo Ministro di Francia, Paléologue dice che proposte russe sono tali da poter, nel caso in cui Bratianu seguiti dopo averle conosciute a non voler entrare in azione, essere pubblicate allo scopo dimostrare all'opinione pubblica romena che Triplice Intesa ha fatto prova della massima arrendevolezza. Ora non vi è dubbio che colla pubblicazione dell'odierna risposta di Sazonov si otterrebbe il risultato diametralmente opposto (l).

(l) Vedi D. 680.

698

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)

T. GAB. R. SP. 396. Roma, 16 maggio 1915, ore 21.

Telegramma di V. S. n. 221 (3).

Se noi, cioè il Ministero Salandra, fossimo chiamati a riprendere la direzione della po1itica estera dell'Italia, non potremmo mutare di una linea le direttive adottate. La crisi è stata determinata dalla situazione parlamentare, ove apparivano scissioni, per opera dell'Onorevole Giolitti, rappresentante indubbiamente la forza numerica maggiore della Camera dei Deputati. In vista dell'imminenza del momento in cui ci siamo obbligati ad entrare in guerra, abbiamo creduto rimettere nelle mani del Sovrano la designazione delle persone che avrebbero dovuto tradurre in atto i suddetti impegni, ed abbiamo creduto di farlo quanto prima perché ci fosse maggior lasso di tempo per provvedere a tutto, entro il 26, termine massimo del nostro intervento.

699

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 492/179. Londra, 16 maggio 1915, ore 13,38 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. n. 380 Riservato speciale giuntomi venerdì sera (4).

Per motivi già da me ri:feriti (5) non mi sono recato nemmeno ieri al Foreign OIDce.

Non ho quindi ancora fatto comunicazione della quale del resto suppongo qui saranno stati informati da Rodd. Ad ogni buon fine avverto V. E. che Parlamento prenderà vacanze il 20 corrente fino 8 giugno.

Ignoro progetti Cancelliere dello Scacchiere, ma non riterrei improbabile che egli faccia qualche assenza da Londra durante detto periodo. Avverto pure che Lloyd George possiede nozioni oltremodo superficiali lingua francese.

Osservo che telegramma di Stringher a Rossi (l) non contiene risposta precisa ai due quesiti formulati dal Cancelliere dello Scacchiere e da me riferiti col mio telegramma Gabinetto n. 167 riservato speciale (2).

(l) -Ritresmesso a Parigi, Londra e Pietrogrado con t. gab. r. sp. 397 del 16 maggio, ore 12. Per la risposta di Tittoni vedi D. 702. (2) -Ed. in SoNNINo. Carteggio, cit., D. 328. (3) -Con t. gab. r.sp. 479/221 del 14 maggio, ore 21, Fasciotti aveva comunicato: «Re Ferdinando mi fa chiedere se la crisi ministeriale da noi significa mutamento della nostra politica estera specialmente in relazione all'attuale situazione europea». (4) -Vedi D. 679. (5) -Vedi D. 696.
700

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI

T. GAB. R. SP. 402. Roma, 17 maggio 1915, ore 20.

Telegramma di V. E. n. 130 (3).

Questo Incaricato di Affari di Russia avendo chiesto: 1° -se potevamo dar l'ordine al Colonnello Ropolo di firmare la Convenzione militare; 2° -in quale data sarebbe stata fissata la mobilitazione e l'entrata in campagna; gli è stato risposto:

lo -diamo al Colonnello Ropolo l'ordine di firmare la convenzione a condizione che venga soppressa la clausola dell'articolo IV relativa ai rifornimenti alla Serbia, perché non astante la buona volontà non ne abbiano i mezzi. In Italia e per l'Esercito non vi è altro grano o granturco che quello che compriamo a caro prezzo in America e che è appena sufficiente ai nostri bisogni;

2° -la mobilitazione non avverrà più tardi del 26. Avvertiamo però che due terzi dell'esercito sono già mobilitati e la mobilitazione segreta prosegue ogni giorno. È già avvenuta la radunata per metà dell'esercito.

701

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. GAB. R. SP. 403/9. Roma, 17 maggio 1915, ore 20.

Il Marchese Borsarelli mi riferisce che questo Ministro di Svizzera è stato da lui e riferendosi al discorso antecedente fattogli e che io riferii alla S. V. col mio telegramma n. 325 ( 4), gli ha detto che non dovessimo per avventura formalizzarsi se avessimo notizie che una Brigata (non una Divisione) fosse stata mandata al nostro confine. Ciò essendo in ragione ed in analogia, benché in più stretta misura, di quanto erasi operato alle frontiere degli Stati belligeranti.

Proseguendo nel colloquio ed avendo il Marchese Borsarelli fatto accenno alla questione più importante e sostanziale e cioè delle disposizioni degli animi e delle intenzioni di costante, assoluta neutralità della Svizzera, anche nel caso di nostra rottura di rapporti con quale altra si fosse Potenza d'Europa, il Ministro di Svizzera disse al Marchese Borsarelli che non aveva nulla a mutare a quanto gli aveva dichiarato nel precedente colloquio e che ora gli confermava.

Il Signor De Pianta aggiunse che neppure avremmo dovuto formalizzarci se l'intonazione di una parte della stampa svizzera avesse dovuto manifestarsi un pò acre verso di noi nell'ipotesi di una nostra guerra colla Germania, perché il Governo Svizzero non aveva dirette influenze sulla stampa godente di libertà ma che esso Governo avrebbe conservato ciò nondimeno immutati i sentimenti di cordiale amicizia per l'Italia, amicizia che si augurava che, così per fatto nostro, come per fatto loro dovesse rendersi popolare fra le masse dell'uno e dell'altro Paese.

Prego V. S. comunicare a codesto Governo che i nostri sentimenti ed nostri propositi corrispondono interamente a quelli espressi dal signor De Pianta.

Per l'eventualità di una guerra, sarebbe mia intenzione, allo scoppio delle ostilità, redigere una nuova dichiarazione analoga a quella del 19 e 26 agosto 1914 (1).

Prego V. E. telegrafarmi se codesto Governo sarebbe disposto per suo conto a pubblicarne una corrispondente (2).

Il testo della nostra comunicazione sarebbe il seguente:

«Il Governo di Sua Maestà tiene a confermare al Consiglio Federale la dichiarazione che la R. Legazione ha avuto l'onore di indlrizzargli in data 19 agosto 1914 relativa alla neutralità perpetua della Svizzera e alla inviolabilità del suo territorio. Fermamente deciso a osservare rigorosamente e lealmente nei riguardi della Svizzera tutti i suoi doveri di belligerante il Governo di Sua Maestà il Re d'Italia desidera esprimere, in questa occasione, la piena fiducia che gli ispirano le dichiarazioni contenute nella nota Federale del 26 agosto circa la ferma volontà del popolo svizzero e la condotta del Governo Federale relativamente alla sua neutralità e ai doveri che vi sono connessi».

(l) -Vedi D. 677. (2) -Vedi D. 650. (3) -Vedi D. 695. (4) -Vedi D. 597.
702

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 501/149. Parigi, 17 maggio 1915, ore 21,15 (per. ore 23,55).

Appena ricevuto il telegramma di V. E. n. 397 Riservato speciale (3), mi sono recato da Viviani e Delcassé con i quali ho avuto un colloquio. Il risultato è stato che essi hanno riconosciuto, che, in conformità del parere espresso dal

R. Ministro in Bucarest e da me vivamente appoggiato, bisogna ottenere dalla

Russia ulteriori concessioni. Queste dovrebbero consistere nel dare alla Romania in Bucovina come frontiera il Sereth invece della Suceava, e di lasciare ad essa la parte maggiore del Distretto di Torontal, assegnando solo la parte minore alla Serbia. Questa proposta conciliante dovrebbe essere presentata a Pietrogrado dall'Inghilterra, Francia e Italia. Per il momento solo la Francia e l'Italia sono d'accordo su questo punto. È indispensabile ottenere l'adesione inglese, senza la quale non c'è da lusingarsi che la Russia faccia delle concessioni. Delcassé quindi oggi stesso telegraferà: lo -a Cambon perchè procuri di calmare il risentimento di Grey contro Bratianu dicendogli che egli ha pienamente ragione di lagnarsi della mancanza di sincerità di lui, ma che ciò non deve distoglierlo da una meta così alta ed importante quale è quella di porre fine in brevissimo tempo alla guerra con risparmio di migliaia di vite e di miliardi di danari, meta che non può essere raggiunta se non mediante la partecipazione alla guerra della Romania. Cambon dovrebbe ottenere da Grey che telegrafasse a Buchanan di unirsi a Paléologue e a Carlotti per propugnare presso Sazonov la soluzione conciliante della quale ho fatto cenno; 2° -a Paléologue partecipandogli la proposta conciliante di cui sopra, astenendosi però dal parlarne a Sazonov fino a che Buchanan non abbia ricevuto da Grey analoghe istruzioni.

Delcassé prega V. E. di telegrafare ad Imperiali e a Carlotti negli identici termini, invitandoli a mettersi all'uopo d'accordo con Cambon e con Paléologue (l). '~èif ~

(1) -Vedi serie V, vol. I, DD. 339 e 452. (2) -Vedi D. 712. (3) -Vedi D. 697, nota l, p. 551.
703

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 404. Roma, 17 maggio 1915, ore 23.

Telegramma di V. E. n. 179 (2).

Telegramma Stringher a Rossi non intendeva dar risposta precisa ai due quesiti formulati da Cancelliere dello Scacchiere bensì dar dimostrazione generica ma sufficiente che Banca Inghilterra non doveva preoccuparsi eccessive esportazioni oro per i bisogni generali italiani, tanto più che nostro proposito sarebbe di agevolare in tutti i modi i rapporti fra Italia e Inghilterra allo scopo di premere il meno possibile sul mercato monetario di Londra. Siamo anche disposti a elevare da sei a otto milioni sterline il nostro impiego in Buoni tesoro britannico da lasciare nelle Casse della Banca d'Inghilterra, ma anche per eminenti considerazioni parlamentari, non possiamo assolutamente assumere impegni che si risolvano in esportazione di oro dall'Italia a danno delle nostre misurate risorse metalliche. Così vorremmo che il rimborso del prestito temporaneo onde trattasi non fosse obbligatorio dopo un solo anno dalla fine

r. -sp. 407 del 18 maggio, ore 18, con l'aggiunta delle seguenti istruzioni per Imperiali e Carlotti: «Prego V. E. agire con ogni impegno in conformità a quanto precede». Per le risposte di Imperiali e Carlotti vedi DD. 730 e 738.

della guerra, e che invece la scadenza fosse estesa a due anni dalla data della conclusione della pace, o nella ipotesi meno favorevole il rimborso del prestito stesso potesse avvenire per metà importo dopo un anno e per l'altra metà dopo due anni drulla firma del Trattato di pace. Avverto che discussione comunicazioni Governo alla Camera avrà luogo venerdì prossimo e che perciò preme una risposta che ci rassicuri in tempo, benché il Governo abbia il proposito anche costà desiderato di non dare notizia delle basi e delle condizioni del prestito che stiamo trattando.

(l) -Sonnino ritrasmise questo telegramma a Londra, Pietrogrado e Bucarest con t. gab. (2) -Vedi D. 699.
704

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 502/132. Pietrogrado, 18 maggio 1915, ore 1,30 (per. ore 10,45).

Ambasciatori d'Inghilterra e di Francia hanno riferito oggi a Sazonov che i loro Governi sono in possesso di dati che giustificherebbero l'ipotesi secondo la quale il Gabinetto Bratianu cercherebbe per lo meno di ritardare l'intervento guerra Romania. Ho ripetuto a Sazonov che quanto mi è noto e lo stesso linguaggio di Diamandy inducono a credere al sincero desiderio di Bratianu di rendere simultaneo il concorso della Romania e che converrebbe favorire con ogni mezzo possibile tali intenzioni che sono tanto più credibili in quanto corrispondenti agli interessi romeni.

Sazonov mi ha detto che purtroppo egli deve convincersi sempre più della scarsa volontà di Bratianu di arrivare all'intesa, ma che ciò nonostante egli continuerà a dare prova del suo spirito conciliativo.

705

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 674/164. Washington, [18] maggio 1915, ore... (per. ore 14,30).

Da telegrammi dell'Ambasciatore degli Stati Uniti a Berlino, queste sfere

ufficiali hanno motivo di credere che la Germania risponderà all'ultima Nota

americana in modo da lasciare aperta la discussione.

Si ritiene probabile che essa sconfessi affondamento del Gulflight e se

ne faccia responsabile, che deplori il caso Cushing e proponga di sottoporre

ad arbitrato la questione degli indennizzi per il Lusitania. La Germania pro

porrebbe pure la sospensione dell'impiego dei sottomarini per un periodo di

tempo durante il quale questo Governo dovrebbe riannodare coll'Inghilterra

trattative per l'ammissione in Germania dei generi alimentari e delle forniture

industriali. Essa chiederebbe inoltre che gli Stati Uniti si impegnassero di rifiu

tare permessi di imbarcare passeggeri a piroscafi che trasportano materiali da guerra. Rispetto a queste previsioni il Dipartimento di Stato si esime da qualunque apprezzamento.

Quale che potrà essere del resto la replica di Berlino, questo Governo attenderà per pronunciarsi di aver saggiato l'opinione pubblica.

Gli avvenimenti in Italia sono seguiti qui col più vivo interesse, anche perchè si fa dipendere in parte da essi l'atteggiamento più o meno conciliante della Germania verso gli Stati Uniti.

706

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

L. P. Roma, 18 maggio 1915.

Mi par difficile che Macchio e Btilow vengano a farti nuove proposte {2), Più probabile che vengano a domandarti se son veri gli accordi, ormai propalati, con l'Intesa e quali le nostre intenzioni. In tal caso, forse, potresti dire che noi dobbiamo subordinare le nostre decisioni alle prossime deliberazioni del Parlamento.

Cadorna, che vidi iersera, non vorrebbe agire prima del 21; né gli importa che si pubblichi prima o dopo il decreto di mobilitazione.

707

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, SALANDRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. [Roma], 18 maggio 1915.

Eccoti alcune osservazioni, nessuna delle quali però ha molta importanza.

ALLEGATO

OSSERVAZIONI AL LIBRO VERDE

Al n. 20. Se sia da lasciare la dichiarazione che Burilin aveva dato ad Avarna il documento «a sua informazione personale». Se ciò sia compatibile con la pubblicazione ( 4).

Al n. 13. Il principio da noi formulato, in linea di massima, nel secondo capoverso potrebbe ritorcersi contro di noi in quanto se ne dedurrà poi che noi abbiamo violata la neutralità trattando con l'Intesa (1).

Al n. 21. Nella seconda facciata di questo documento ci è l'affermazione recisa: << Terminata la guerra europea, spetterà ancora alle potenze di decidere della sorte dell'Albania». Non potrebbe questa affermazione pregiudicarci l'avvenire? (2).

Al n. 66 bis. Non potrebbe essere offesa la Russia? (3).

Riconosco però che il tentativo si attribuisce all'Austria e che a noi conviene molto far risaltare il pericolo della pace separata nei mesi scorsi per giustificare i nostri impegni definitivi con l'Intesa.

(l) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, cit., D. 330. Risponde ad una lettera di Sonnino del 17 maggio, della quale non è stato rinvenuto l'originale. In SALANDRA, L'intervento, clt., p. 291, ne è pubblicato il seguente testo: « BU!ow e Macchio mi hanno chiesto di vederml oggi nel pomeriggio. Li ho rimandati a domani mattina: alle ore 10,30 Btilow, alle 11,30 Macchio. Non ho Idea che cosa verranno a dire, se a fare una intimazione, oppure a proporre nuovi patti ». (2) -Vedi SONNINO, Diario, cit., pp. 152-153.

(3) Da Archivio Sonnino. Montespe1·toli. Ed. in SoNNINO, Carteggio, clt., D. 331.

(4) È il D. 21 del Libro Verde 108 (per il quale vedi serie quinta, vol. Il, D. 802). Aldrovandl ha annotato qui: «Fatto». E in effetti è stato soppresso tutto il secondo capoverso che conteneva la frase indicata da Salandra.

708

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 512/133. Pietrogrado, 18 maggio 1915, ore 14,10 (per. ore 23).

Parlandomi dell'atteggiamento sempre esitante del Governo bulgaro Sazonov mi ha detto che varrebbe forse la pena di riprendere in esame le sue domande compresa la cessione di Kavalla. Sazonov sembra incline a ritenere che questa insieme alla promessa della zona non contestata della Macedonia serba (rimanendo fino a nuovo ordine Serbia la zona contestata) sarebbe decisivo per entrata in azione Bulgaria.

709

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 515/226. Bucarest, 18 maggio 1915, ore 20,30 (per. ore 5,20 del 19).

Mio telegramma Gabinetto n. 224 (4).

Solamente stamane il Ministro di Russia ha potuto comunicare a Bratianu, rientrato ieri notte dalla sua campagna, la risposta del suo Governo. Ho veduto Bratianu subito dopo e l'ho trovato molto abbattuto. Egli ha ripetuto che se non ottiene tutto quello che ha chiesto non fa la

guerra e si contenta di occupare a suo tempo il territorio attribuitogli dall'accordo russo-romeno, forse anche, egli ha aggiunto a mezza voce, col consenso

della Germania e dell'Austria-Ungheria. Dopo averlo lasciato sfogare gli ho chiesto se egli voleva sapere intera la verità, che forse i suoi agenti non osano dirgli sempre senza circonlocuzioni, ed in seguito alla sua risposta affermativa, ho premesso che egli non poteva mettere in dubbio, oltre che il desiderio, l'interesse dell'Italia a che Romania abbia la più ampia soddisfazione possibile ed entri senza indugio in azione. Però questo desiderio e questo interesse urtano contro difficoltà materiali di ottenere quello che egli vuole. Da tutte le comunicazioni giunte al R. Governo e trasmessemi risulta evidente che la Russia non si adatterà in nessun caso a cedere su tutta la linea e che egli si ingannerebbe se reputasse che gli insuccessi militari la renderebbero remissiva a tal punto. Si tratta per la Russia insieme d'una questione di prestigio e di interesse. Egli trova che la risposta russa riduce a tale punto aspirazioni da riuscire «ironica», come egli mi aveva detto; devesi pure tener conto che alle ripetute osservazioni di Sazonov a Diamandy, che le domande romene non erano certamente irriducibili se dovevano costituire una base di negoziati e non un ultimatum, Diamandy aveva risposto di non essere autorizzato a fare dichiarazioni a tale riguardo (1).

Bratianu ha allora esibito il testo dell'accordo russo-romeno in base al quale ancora una volta ha sostenuto le sue pretese.

Ho replicato dover egli tener presente che una pura e semplice insistenza su di esse, senza concessioni di sorta, condurrebbe alla rottura dei negoziati colle più gravi conseguenze per la Romania e che quindi confidavo che egli avesse risposto a Poklevskij almeno in tono conciliante.

Bratianu mi ha detto che pur non nascondendo la sua delusione, riservavasi di dare una risposta concreta. Ispirandomi quindi ai suggerimenti del

R. Ambasciatore a Pietroburgo (Telegramma di V. E. Gabinetto n. 401 Riservato speciale (2) ho richiamato l'attenzione di Bratianu sulla necessità almeno di lasciare di fronte a Belgrado un territorio sufficiente per garantire la sicurezza della città, organizzando in maniera da assicurare realmente i serbi che vi dimorano.

Bratianu ha replicato che in alcun caso non lascerà passare Danubio ai serbi in quel punto, e che quanto alla sicurezza di Belgrado si era dichiarato pronto ad impegnarsi a non fortificare zona in parola.

Bratianu avendo detto nel corso della conversazione che quantunque ciò non potesse essergli chiesto dalla Russia, la quale aveva garantito nell'accordo sopra indicato integrità territoriale della Romania, era disposto senza volere assumerne fin d'ora formale impegno, a cedere alla Bulgaria la Dobrugia e forse anche Balcic.

Ho osservato che si sarebbe potuto far valere questo sacrificio destinato ad assicurare alla Triplice Intesa un nuovo alleato per ottenere dalla Russia maggiore arrendevolezza verso la Romania.

Bratianu si è riservato di darmi risposta dettagliata (l) dopo averci ripensato sopra. Egli mi ha ad ogni modo assicurato che la sua risposta alla Russia non sarà redatta in modo tale da rompere le trattative.

Io rimango nella convinzione più volte manifestata a V. E.: sarà diftlcile indurre Bratianu a cedere spontaneamente; bisognerà agire sul Re, sui capi partito e sugli stessi suoi collaboratori per giungere a questo risultato; ma a tal uopo occorrerà che le proposte russe siano tali da poter essere considerate come ragionevoli ed accettabili dalla maggioranza del paese, tenendo conto anche che l'esercito russo non è certamente in questo momento in pieno successo.

Entrata in azione dell'Italia, malgrado questa disgraziata coincidenza provocherà qui una grande emozione, ma perché essa abbia conseguenze decisive, occorre che anche la Russia si ponga nella via delle concessioni.

Di uguale parere sono i miei colleghi della Triplice Intesa.

(l) -È il D. 14 cl~J Libro Verde 108 (per il quale vedi serle quinta, vol. II, D. 684), e Salandra si riferisce al terzo capoverso: « Bell1gerante o no... ». Aldrovandi ha qui annotato: «Ma noi trattammo con l'Intesa dopo che l'Austria-Ungheria non aveva tenuto conto del nostro veto circa sue operazioni nel paesi balcanici, il che ci dette piena libertà d'azione». (2) -È il D. 22 del Libro Verde 108 (per il quale vedi serie quinta, vol. TI, D. 799). La frase è stata soppressa, nonostante l'annotazione di Aldrovandi: «I patti del 26 aprile pare ci garantiscono pienamente». (3) -Si tratta forse del D. 68 del Libro Verde 108 (per il quale vedi D. 322), il cui testo è In elfetti un po' modificato nella forma rispetto all'originale, giusta l'osservazione di Aldrovandi «stato corretto ». (4) -Vedi D. 697. (l) -Vedi D. 680. (2) -Non pubblicato. Si tratta della ritrasmisslone del t. 491/128 da Pletrogrado del 15 maggio con cui CRr'ot.ti deva notizia dP11'invio al ministro di Russia a Bucarest delle proposte per la nuova frontiera della Romania (vedi D. 697) e aggiungeva: «MI sembra ora della più alta importa.nzr. che anche a Bucarest. mediante l'opera attiva di quel R. Ministro, si spieghi da parte nost~a ogni sforzo per far sì che, qualunque siano le divergenze circa il tracciato, le trattative non subiscano Interruzioni».
710

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. 413. Roma, 18 maggio 1915, ore 21.

Nel colloquio di stamane barone Macchio mi ha domandato se pubblichiamo un Libro Verde (2). Com'è noto a V. E. non è assolutamente obbligatorio, secondo le tradizioni, di comunicare previamente ai Governi esteri interessati le bozze di stampa di tali pubblicazioni; anzi in casi di speciale urgenza le bozze non si comunicano. Lascio quindi a V. E. di giudicare se e in qual modo sia opportuno che Ella faccia costà cenno della imminente pubblicazione del nostro Libro Verde allo scopo di evitare giustificate osservazioni di codesto Governo il quale ci comunicò le bozze di stampa del Libro Rosso di un anno fa (3). Avverto V. E. che il Libro Verde sarà presentato alla Camera il 20 corrente.

711

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 513/89. Vienna, 18 maggio 1915, ore 21 (per. ore 24).

Avendo avuto oggi occasione di vedere Burian egli mi ha detto che era stato dal barone Macchio informato essere intenzione di V. E. di pubblicare un

Libro Verde circa negoziati intervenuti tra R. Governo e Governo I. e R. in ordine alla questione dei compensi.

A tale proposito egli ha ricordato che era pratica costante di non pubblicare documenti riguardanti comunicazioni di un Governo estero senza aver ottenuto il previo consenso del Governo stesso.

D'altra parte dovevasi rilevare che egli mi aveva rimesso nei calloqui del 12 febbraio (1), 27 marzo, 1°, 16 e 29 aprile scorso (miei telegrammi Gabinetto

n. 19 (2), 55, 56, 66 e 75 Segreti Riservati speciali) (3) vari promemoria segreti per mia informazione personale e allo scopo solo che mi servissero di norma per le relative comunicazioni da fare a V. E.

Burian ha concluso col dirmi che aveva creduto di attirare su ciò la mia attenzione a titolo di semplice avvertimento.

(1) -Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta che tale risposta sia stata data. (2) -Vedi SoNNINO, Diario. cit., p. 153. (3) -Il 19 maggio Avarna riferiva a Sonnino (t. gab. r. sp. 534/90): «Ho creduto fare cenno al barone Burian dell'imminente pubblicazione del Libro Verde di cui al suo telegramma suddetto. Egli si è limitato ad ascoltare la mia comunicazione e non ha fatto alcuna osservazione>>.
712

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 507/10. Berna, 18 maggio 1915, ore 21,20 (per. ore 1,10 del 19).

Telegramma di V. E. n. 403/9 (4).

Ho dato oggi stesso comunicazione tanto al Presidente della Confederazione quanto al Capo del Dipartimento politico di ciò che V. E. mi incaricava comunicare a proposito dei sentimenti e delle disposizioni del Governo del Re nei suoi rapporti colla Svizzera.

Il signor Motta e il signor Consigliere federale Hoffmann hanno accolto con viva soddisfazione la mia comunicazione.

Questo Governo si è mostrato poi sensibilissimo all'intenzione di redigere, allo scoppio delle ostilità, la nuova dichiarazione di cui ho fatto conoscere la redazione. Consiglio Federale è dispostissimo a pubblicarne per suo conto una corrispondente.

713

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 516/135. Berlino, 18 maggio 1915, ore 22,10 (per. ore 4 del 19).

Solo all'ultimo momento è stato risaputo che il Cancelliere avrebbe nella odierna seduta di riapertura del Reichstag parlato della situazione nei rapport1 coll'Italia. Il discorso del quale il testo sarà trasmesso dalle Agenzie telegrafiche ha fatto molta impressione specialmente quando ha enumerato le concessioni fatte dall'Austria-Ungheria con le garanzie assuntene dalla Germania. Il Can

(-4) Vedi D. 701.

celliere è stato vivamente acclamato C:a tutta la Camera tanto quando ha espresso la speranza che potesse essere ancora mantenuta la pace coll'Italia come quando ha affermato che nel caso contrario la Germania avrebbe affrontato con piena fiducia e con coraggiosa fermezza i nuovi pericoli accanto alla sua alleata.

(l) -La nata d81 12 febbraio si rifNisce al giorno in cui fu consegnato il pro-memoria e nrm a quello del colloquio avvenuto il 9. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 802. (3) -Vedi DD. 208, 246, 357 e 510.
714

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 514/183. Londra, 18 maggio 1915, ore 22,45 (per. ore 4 del 19).

Grey mi ha detto oggi che il Ministro d'Inghilterra a Bucarest non cessa di spedirgli telegrammi in senso sostanzialmente analogo a quello di Fasciotti insistendo sulla necessità di contentare ad ogni costo la Romania.

A Barclay, Grey ha telegrafato nuovamente oggi non domandare egli di meglio che facilitare intervento della Romania ed essere disposto a favorire qualsiasi soluzione conciliativa; non potere però appoggiare pretese da lui considerate ingiuste ed unjair verso la Serbia. Occorre quindi che la Romania rifletta ai considerevoli ingrandimenti territoriali già assicuratile e non chieda l'impossibile. In tesi generale Grey ha poi osservato che sarebbe bene andare ora adagio nel promettere territori perché continuando di questo passo si finirà per intaccare seriamente l'Ungheria e la guerra non finirà mai.

Cambon, che reduce da Parigi venne ieri a vedermi, mi accennò ad una sua idea personale nel senso che a scuotere la Romania ed indurla a mettere le carte in tavola, converrebbe che le Potenze alleate dichiarassero un giorno o l'altro che se essa resta neutrale non avrà neppure la Transilvania. Al riguardo rilevava Cambon che Sazonov con una delle sue solite mosse impulsive aveva, senza consultare Londra e Parigi, promesso la Transilvania alla Romania come premio della sua neutralità.

Nel menzionare confidenzialmente a Grey quanto precede gli ho manifestato il mio parere personale che siffatta dichiarazione sarebbe imprudente e pericolosa come quella che potrebbe spingere la Romania a passare dall'altra parte. Grey, pur confermando che le promesse di Sazonov erano state fatte all'insaputa di Delcassé e sua, ha trovato giusta la mia osservazione e mi ha detto non considerava consigliabile procedura vagheggiata da Cambon.

Riferisco tutto ciò per semplice informazione personale di V. E.

715

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 508/184. Londra, 18 maggio 1915, ore 22,45 (per. ore 4 del 19).

Grey mi ha detto oggi che manifestazioni imponenti in tutta Italia hanno sorpassato la sua aspettativa e destato in lui sentimenti di viva ammirazione.

Dall'insieme del suo linguaggio accentuatamente espansivo ho riportato impressione che recente nostra crisi ministeriale gli aveva cagionato sorpresa non disgiunta da alquanta preoccupazione.

Alle sue domande in via personale circa la soluzione definitiva della crisi corso ulteriori avvenimenti ed epoca decisione finale ho risposto che l'unica informazione a me giunta da Roma recava che S. M. il Re non ha accettato le dimissioni del Gabinetto e che il Governo farà venerdì prossimo dichiarazioni alla Camera.

Stamane Reuter ha fatto chiedere se è esatta la notizia telegrafata da Parigi di un avvenuto ultimatum austriaco. Ho fatto rispondere che non ne sapevo nulla.

716

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 519/185. Londra, 18 maggio 1915, ore 22,40 (per. ore 4 del 19).

Cambon mi diceva oggi che a varie riprese Montenegro ha fatto passi per ottenere consenso occupazione Scutari. Gli è stato sempre risposto non doveva farne nulla prima del regolamento finale a guerra terminata. Recentemente però Cambon è stato informato che a Scutari vi sono ufficiali ed altri Agenti austriaci che mantengono viva agitazione, e che a San Giovanni di Medua esistono importanti depositi di armi e munizioni. In tali condizioni il mio collega si chiedeva se per farla finita con queste mene austriache dannose per tutti non fosse preferibile consentire occupazione di Scutari da parte Montenegro. Di ciò ha detto che egli proponeva di parlarne a Grey.

A titolo di opinione personale deroga al principio stabilito e fermamente da noi propugnato del rispetto scrupoloso delle deliberazioni di Londra circa Albania sarebbe atto imprudente e tale da generare sotto ogni aspetto sgradevoli complicazioni. Ho aggiunto sembrarmi verosimile che questi intrighi austriaci siano noti a noi che possiamo eventualmente trovare il modo di paralizzarli (1).

717

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 510/[187]. Londra, 18 maggio 1915, ore 22,45 (per. ore 4 del 19).

Rossi prega comunicare Stringher seguente telegramma:

«Soltanto stamane potei conferire col Governatore della Banca d'Inghilterra, intrattenendolo, in conformità alle istruzioni ricevute (2). Governatore

esclude possibilità anticipazione senz~t invio oro consigliando invece tentare presso Hambro ed altro nostro corrispondente emissione prestito in unione Morgan, offrendo suoi buoni uffici per cifra presunta come massima possibile, di venticinque milioni di sterline. Rifiutò di fare qualunque altra controproposta. Interpellai Hambro, che sentirà subito Baring, ma confermò intanto la sua opinione contraria alla possibilità del prestito. Con riserva di telegrafare l'esito della conversazione Hambro-Baring (l), sembrami esclusa possibilità arrivare conclusione con Banca d'Inghilterra, questione dovendo essere evidentemente trattata fra i due Governi. Ambasciatore parlò oggi con Ministro degli Affari Esteri, conferirà domani con lui e col Cancelliere dello Scacchiere» (2).

(l) -Rltrasmesso a Parigi e Pletrogrado con t. gab. r. sp. 434 del 20 maggio, ore 22. (2) -Vedi D. 677.
718

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, MACCHI DI CELLERE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3397/166 GAB. (3). Washington, [18] maggio 1915, ore... (per. ore 13,50 del 19).

Nel discorso tenuto ieri a Nuova York in occasione della rivista della flotta, Wilson ha detto che la forza di questo paese risiede nella forza degli ideali umanitari e dei principi morali che esso sostiene e che perciò gli Stati Uniti non chiedono nulla per sè ma ciò che, in conformità dei medesimi ideali, hanno diritto di chiedere per l'umanità.

Queste parole vengono interpretate dai giornali come indice che Wilson più che parziali soddisfazioni o proposte di transazioni attende dalla Germania affidamenti di una cessazione radicale di sistemi di guerra contro i quali egli ha protestato nell'ultima sua nota in nome appunto dell'umanità. In realtà questi commenti vogliono ammonire il Presidente che il Paese reclama che egli si mantenga fermo nella posizione assunta.

719

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 521/227. Bucarest, 19 maggio 1915, ore 2,35 (per. ore 18,35).

Ho trovato stamane da Bratianu co~onnello Rudeanu il quale mi ha detto che parte oggi per l'Italia e mi ha pregato di attenergli una udienza da S. M. il Re, non desiderando egli passare per il tramite di codesta Legazione di Romania.

Il colonnello si presenterà a S. E. il Primo Aiutante di Campo Generale di

S. M. il Re a mezzo del quale l'E. V. vorrà fargli conoscere ordini del Sovrano, quali che essi siano, non avendo io, come naturale, assunto nessun impegno.

Colonnello si farà eco certo delle recriminazioni di Bratianu per gli impegni separatamente da noi presi coll'Intesa. Io ho ribattuto sempre queste recriminazioni nei miei colloqui con Bratianu, senza dilungarmi a ripetere per esteso i relativi miei argomenti nei miei telegrammi a V. E.

Affinché tuttavia S. M. il Re,· e S. E. il Presidente del Consiglio e V. E. ne abbiano notizia, senza avere da prendere in esame l'intera mia corrispondenza anteriore, credo utile ricapitolare qui le conversazioni da me avute con Bratianu e gli atti da me firmati:

23 settembre: Accordo italo-romeno coll'impegno di non modificare contegno dei due Paesi di fronte alla guerra senza un preavviso di otto giorni;

21 dicembre: (Telegramma Gabinetto Segreto n. 261) (l) domanda di Bratianu perché si dia ulteriore svolgimento aU'accordo predetto in vista della eventuale entrata azione in primavera;

21 febbraio: (Telegramma Gabinetto n. 107) (2). Gli chiedevamo se sarà pronto ad entrare in azione non più tardi del 30 aprile; risponde che lo sarà pei primi di maggio;

15 marzo: (Telegramma Gabinetto n. 147) (3) Bratianu confida che non stringeremo accordo formale senza avvertirlo in tempo utile;

30 marzo: (Telegramma Gabinetto Segreto n. 161) (4) Bratianu parla per la prima volta della Theiss senza accennare menomamente alla difficoltà di ottenere questa frontiera;

19 aprile: (Telegramma di Gabinetto Segreto n. 177) (5) Bratianu parla come sopra del Pruth: gli facciamo prime dichiarazioni circa il nostro accordo; Bratianu confida che prima di impegnarci definitivamente colla Triplice Intesa daremo alla Romania il tempo necessario per ottenere quello che desidera.

Da quanto precede risulta: lo -Che l'accordo del 23 settembre imponeva solam~nte l'obbligo di notificare nostri mutamenti di [contegno] con otto giorni 1i preavviso, mentre lo abbiamo fatto due mesi e cioè il 21 febbraio; 2° -Che Bratianu ci ha parlato per la prima volta della questione dei confini solo un mese e mezzo fa, e lo ha fatto in termini tali da !asciarci supporre che tale questione non presentasse gravi difficoltà e fosse stata già regolata dall'accordo romeno-russo. Bratianu non ha parlato di solidalizzare gli interessi romeni a quelli italiani che il 15 marzo dopo l'inizio delle nostre trattative con l'Inghilterra; 3° -Bratianu non ci ha consultato sulle sue pretese e quindi non poteva chiedere di considerarle come nostre; egli replica che neppure noi gli abbiamo

comunicato le nostre pretese ma è ovvia la risposta che noi non gli abbiamo

chiesto di sostenerle, e quindi non occorreva che gliele comunicassimo;

4° -Bratianu dimentica il servizio resogli coll'accordo del 6 febbraio p. p.

A conclusione di quanto precede osservo che se il R. Governo reputa che si potrà ottenere dalla Russia l'accettazione integrale delle domande romene, sarà utile tenere col Colonnello Rudeanu un linguaggio ispirato a quanto ho riferito coi miei telegrammi di Gabinetto e da ultimo coll'odierno di Gabinetto n. 226 (1). Altrimenti Bratianu prenderà più animo e si rifiuterà assolutamente di fare concessioni.

Lato un po· contrario della nostra situazione di fronte al Governo romeno è costituito dal mistero di cui abbiamo circondato le trattative e fino a questo momento la forma ed il contenuto dell'accordo che sono venuti a sua notizia per altra via.

Per mia norma di condotta e di linguaggio, sarò riconoscente a V. E. se vorrà tenermi informato di quanto verrà detto costi al colonnello Rudeanu (2).

(l) -Vedi D. 729. (2) -Vedi D. 722. (3) -Partito come t-el<>g.ramma di gabinetto è stato protocollato in arrivo nella serie ordinaria. (l) -T. gab. r. sp. 17/261 del 21 dicembre 1914, ore 8,40, non pubblicato nella serle V, vol. II. (2) -Vedi serie V, vol. II, D. 842. (3) -Vedi D. 108. (4) -Vedi D. 224. (5) -Vedi D. 387.
720

IL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 3398/214. Scutari, 19 maggio 1915, ore 9,30 (per. ore 11,45).

Questa popolazione che è rimasta e che rimane fortemente attaccata sorte Austria per difendere invasione slava, è stata finora inacerbita possibilità deciso conflitto tra Austria e Italia. Situazione di quest'ultimi giorni e specialmente notizie denunzia Triplice Alleanza, ha sollevato contro noi forte risentimento che facile esaltazione animi potrà portare ad aperte ostilità.

Ho telegrafato quanto precede alla R. Legazione.

721

L'AMBASCIATORE D'AUSTRIA-UNGHERIA A ROMA, MACCHIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

L. P. Roma, 19 maggio 1915

Mon Gouvernement s'est rendu compte que les garanties à donner à l'Italie sur le mise en effet des cessions que l'Autriche-Hongrie est pret à faire forment un des points les plus importants pour assurer la conclusion d'un accord.

40 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

Il a donc tenu à ajouter au projet d'accord que j'ai eu l'honneur de Vous remettre hier (l) un nouvel article (XIV) qui accentue d'une façon absolument précise que la remise des territoires cédés ne peut aucunement souffrir de retard.

Ayant été chargé de Vous trasmettre ce projet d'accord ainsi complété je m'empresse de Vous le faire parvenir ci-joint (2).

ALLEGATO

PROJET D'ACCORD

Inspirés du désir sincère de consolider les rapports mutuels entre l'Autriche-Hongrie et l'Italie, de les baser sur une bonne foi entière, d'éliminer toute cause de friction entre elles et d'arriver à une entente définitive et durable le Gouvernement Impérial et Royal et le Gouvernement Royal d'Italie sont tombés d'accord sur ce qui suit.

ARTICLE I.

L'Autriche-Hongrie se conformant au désir exprimé par l'Italie d'entrer en possession des parties du Tyrol dont les habitants sont de nationalité italienne accepte une nouvelle ligne-frontière qui se détachera de la frontière actuelle près de Zufallsspitze et suivra pour un trait la frontière entre les districts de Cles d'une part et les districts de Schlanders et de Meran de l'autre, c'est-à-dir la ligne du partage des eaux entre le Noce et l'Adige jusqu'à l'Illmenspitze. Elle passera à l'ouest de Proveis de sorte que cette commune continuera à faire partie du Tyrol autrichien, rejoindra le Torrente Pescara et suivra le thalweg de ce dernier jusqu'à son embouchure dans le Noce. Elle suivra le thalweg du Noce dont elle se détachera au sud de Taja, montera sur le Corno di Tres, suivra la frontière septentrionale du district de Mezzo Lombardo et rejoindra d'Adige au sud de Salurn. Elle montera sur le Geiersberg, suivra la ligne du partage des eaux entre la vallée de l'Avisio et la Vallée de l'Adige en passant par le Castion et se dirigera vers la Hornspitze et le Monte Comp. Elle tournera ensuite au sud, décrira un demi-cercle qui laissera la commune de Altrei au Tyrol autrichien et remontra jusqu'au Col de San Lugano. Elle suivra la frontière entre les districts de Bozen et de Cavalese, c'est-à-dire la ligne du partage des eaux entre la vallée de l'Avisio et la vallée de l'Adige et passera par la Cima di Rocca et le Grimmjoch jusqu'au Latemar. Du Col Carnon elle descendra vers l'Avisio, coupera cette rivière entre les communes de Moena et Forno et remontera vers la ligne du partage des eaux entre la vallée de San Pellegrino au nord et la vallée de Travignolo au sud. Elle rejoindra la frontière actuelle à l'est de la Cima di Bocche.

ARTICLE II.

L'Autriche-Hongrie consent en plus à céder à l'Italie les territoires situés sur la

rive o.::cidentale de l'Isonzo en tant que la population est purement de nationalité

italienne.

En partant de l'embouchure de l'Isonzo (Sdobba) la nouvelle frontière suivra le

talweg de ce fleuve en amont jusqu'au delà de la ville de Gradisca qui sera comprise

dans le terrain cedé à l'Italie. Elle se détachera en amont de cette ville du cours de

l'Isonzo, en suite elle se tournera au nord-ouest vers Medea et rejoindra le Iudrio dont

le thalweg continuera à former la frontière.

(-2) Vedi allegato.

ARTICLE III.

Le titre de « Ville libre Impériale » sera conféré à la ville de Trieste. Elle sera munie d'une université et obtiendra un nouveau statut municipal qui tout en maintenant les droits de pleine autonomie, dont elle jouit actuellement, assurera en plus le caractère italien de cette ville.

La zone actuelle de port frane sera maintenue et, au cas de besoin, élargie.

ARTICLE IV.

L'Autriche-Hongrie est prete en ce qui la concerne à reconnnaitre la pleine souveraineté italienne sur Valona et sa baie ainsi que la sphère d'intérets qui y aurait son centre.

ARTICLE V.

L'Autriche-Hongrie déclare son désinteréssement politique concernant l'Albanie comprise entre les frontières tracées par la réunion de Londres.

ARTICLE VI

Un certain nombre de sujets de nationalité italienne se trouvant encore en Autriche-Hongrie après la conclusion de cet Accord, les Gouvernements autrichien et hongrois veilleront tout particulièrement à la sauve-garde de leurs intérets nationaux.

ARTICLE VII

Une amnistie complète et la remise immédiate en liberté sera concédée par l'Autriche-Hongrie à toutes les personnes originaires des territoires cédés à l'Italie et condamnées ou soumises à un procès pour des raisons militaires ou politiques.

ARTICLE VIII

L'Italie assume l'engagement de maintenir une parfaite neutralité pendant toute la guerre présente à l'égard de l'Allemagne, de l'Autriche-Hongrie et de la Turquie.

ARTICLE IX

L'Italie déclare son désintéressement de tout avantage territorial ou autre résultant pour l'Autriche-Hongrie soit du cours de la guerre soit des traités de paix qui la termineront.

ARTICLE X

L'Autriche-Hongrie pour sa parte renonce à toute prétention se basant sur le fait de l'occupation italienne des Iles du Dodecanèse.

ARTICLE XI

L'Italie se déclare prete à payer une somme globale comme indemnité de tout genre résultant du fait de la cession des territoires susmentionnés à l'Italie; une comm1sswn mixte sera chargé d'en fixer les modalités et le montant et soumettre la question en cas de désaccord à la décision du tribuna! international à la Haye.

ARTICLE XII

Le Gouvernement Impérial et Royal procédera aussitòt après la conclusion de cet Accord à la manifestation solennelle relative aux cessions territoriales.

ARTICLE XIII

Des commissions mixtes seront instituées sur les lieux pour régler les détails relativement à la cession des territoires en question. Ces commissions seront autorisées à prendre des décisions qui seront soumises à la ratification des Gouvernements.

Les attributions détaillées de ces commissions seront flxées par un protocole adclitionnel.

ARTICLE XIV

Les commissions mixtes, dont il est question dans l'article précedent, commenceront leurs travaux immédiatement après la conclusion de cet accord. La remise des territoires cédés aura lieu aussitòt après la ratification des décisions des dites commissions et devra étre terminé dans le délai d'un mois.

ARTICLE XV

Dès que cet accord aura été conclu, les militaires ongmaires des territoires cédés à l'Italie seront retirés des lignes de combat de l'armée austro-hongroise.

ARTICLE XVI

L'Autriche-Hongrie et l'Italie acceptent la garantie assumée par l'Allemagne pour l'exécution fidèle et loyale de cet accord.

(l) -Vedi D. 709. (2) -Vedi D. 774. (3) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. senza l'allegato in SONNINO, Scritti e discorRi extraparlamentari, cit., vol. II, pp. 1651-1652 dove è però ed. il progetto d'accordo presentato il 18 maggio (vedi, lvi, pp. 1647-1651). (l) -Non pubblicato: è identico all'allegato che si pubblica appresso, salvo la differenza indicata nella lettera.
722

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. U. 541/188. Londra, 19 maggio 1915, ore 14,22 (per. ore 21,30).

Telegrammi di V. E. nn. 137 139 e 155 riservati speciali (1). In seguito al colloquio avuto ieri con Grey ho stamane conferito con lui e con il Cancelliere dello Scacchiere il quale mi ha dettato risposta che traduco qui appresso e che contemporaneamente Grey telegrafa a Rodd: «È inteso in principio che una somma di cinquanta milioni di sterline deve essere raccolta a Londra o dal Governo inglese o sotto la sua sanzione con pieno

beneficio del credito del Governo britannico ed al tasso di interesse di cui Governo britannico dispone sul suo proprio mercato. I particolari saranno discussi nel corso di pochi giorni in un convegno tra il Ministro del Tesoro italiano ed il Cancelliere dello Scacchiere (2).

Noi non abbiamo alcun desiderio di attirare oro italiano in Inghilterra perché sappiamo quale importanza ha per l'Italia il mantenere la sua riserva aurea. Ma noi siamo ugualmente ansiosi di non vedere diminuita nostra riserva aurea come conseguenza del credito che noi creiamo mediante questo prestito

all'Italia e pertanto non potremmo assumere impegni i quali involgessero esportazione di oro dalla Gran Bretagna in Italia o in Francia.

Il Cancelliere dello Scacchiere ha esaminato con i suoi Consiglieri due o tre metodi alternativi grazie ai quali le difficoltà italiane ed inglesi circa l'oro potrebbero essere conciliate. Queste alternative saranno con ogni particolare sviluppate nel convegno col Ministro del Tesoro italiano assistito dai suoi Consiglieri tenici ».

Lloyd George e Grey non ravvisano alcun inconveniente a che la prima parte di questa risposta (ossia l'accordo in principio sul prestito) venga, qualora il Governo del Re lo desideri, comunicata al Parlamento. Per quanto concerne epoca del rimborso il Cancelliere dello Scacchiere ha detto che nostra domanda gli pareva di natura a non sollevare difficoltà.

Colloquio odierno ha confermato duplice mia impressione: 1° -che qui si desidera di fare il possibile per facilitare prestito subordinatamente alla necessità di non intaccare riserve auree inglesi, ciò nell'interesse del credito non solo dell'Inghilterra ma di tutti gli alleati noi compresi; 2° -che Lloyd George annette evidentemente speciale importanza a conferire con il nostro Ministro del Tesoro il quaie potrebbe essere validamente assistito da Rossi e Nathan. Ad ogni modo il Cancelliere dello Scacchiere diceva che obiezioni da me sollevate erano identiche a quelle precedentemente mosse dal Governo russo e che furono poi presto appianate in seguito a colloqui suoi con quel Ministro delle Finanze.

Vista la posizione eminente di Lloyd George nel Gabinetto e nel paese e data precedente visita qui dei Ministri delle Finanze di Francia e di Russia, sarebbe a mio remissivo parere consigliabile dare possibile soddisfazione al desiderio del Cancelliere dello Scacchiere. Se Ministro del Tesoro non potesse assolutamente muoversi occorrerebbe che scelta eventuale Delegato governativo cada su qualche eminente personaggio avente nel nostro mondo politico e parlamentare una posizione equiparata a quella di Lloyd George.

(1) -Numeri particolari di protocollo per Londra dei DD. 677, 679 e 703. (2) -Vedi serie V, vol. IV, DD. 172 e 196.
723

L'AMBASCIATORE A MADRID, BONIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 523/7. Madrid, 19 maggio 1915, ore 14,40 (per. ore 18,30).

Ministro di Stato parlandomi ieri sera della possibile partecipazione dell'Italia al conflitto, mi disse, nella forma più amichevole, che gioverebbero assai a disporre a nostro favore l'opinione pubblica spagnuola riguardi che da noi fossero usati alla Santa Sede per quanto riguarda libertà delle sue comunicazioni con i Governi Esteri. Ho risposto che non vi era da dubitare delle intenzioni concilianti del Governo del Re nè del suo desiderio di usare alla Santa Sede tutti i riguardi compatibili con la sicurezza dello Stato.

724

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. GAB. R. SP. 415. Roma, 19 maggio 1915, ore 16.

Rapporto di V. E. n. 3759 (1).

Siamo disposti ad accettare in massima nei suoi concetti direttivi schema d'accordo sottopostole per regolare trattamento dei sudditi italiani e germanici e loro averi durante eventuale stato di guerra.

Proponiamo però testo seguente contenente alcune varianti e necessarie

specificazioni:

Art. l.

Les sujets Allemands en Italie et les sujets Italiens en Allemagne seront protégés, quant à leur personne et à leurs biens, en conformité des lois et des principes du droit respectivement en viguer dans les deux Etats.

Art. 2.

lls pourront continuer à résider librement dans le pays, sauf dans les régions et localités qui seront déterminées par les autorités compétentes, et sauf l'application des mesures restrictives et de police qui pourront étre adoptées à leur égard, en vue soit de la siìreté de l'Etat et des nécessités de l'ordre public, soit de leur siìreté personnelle.

lls seront également libres de quitter le pays, dans les délais et par les endroits que les autorités compétentes croiront utile de fixer à cet égard, à la seule exception des officiers actifs ou en retraite et des personnes poursuivies ou condamnnées pour crimes de dro i t commun; ils auro n t le dro i t d'emporter leurs biens meubles personnels, sauf ceux dont l'exportation est défendu par des dispositions générales.

Art. 3.

Les Allemands en Italie et les Italiens en Allemagne continueront à y jouir de leurs droits privés et de la faculté de défendre leurs intéréts en justice, sans autres restrictions que celles admises pour les neutres établis dans le pays. Leur fortune personnelle ne pourra, par conséquent, étre l'objet d'aucune mesure de séquestre ou de liquidation, en dehors des cas prévus par les lois en viguer et ils ne pourront étre forcés d'aliéner leurs bien immeubles.

Les brevet et autres droits de protection appartenant à des Allemands en Italie et à des Italiens en Allemagne ne pourront etre déclarés nuls: aucune entrave ne pourra etre apportée à Ieur exercice, et ils ne pourront etre transférés sans le consentement de Ieur titulaires, sauf I'application des mesures adoptées à cet égard dans le seui intérét de l'Etat.

Les contrats passés avant ou après le début de la guerre, et Ies obligations de toute sorte existantes entre Italiens et Allemands, ne pourront etre résiliés, ni déclarés nuls ou en suspens, en dehors des cas admis par !es règles générales du droit; Ies indemnités dues, en cas de résiliation d'un contrat, selon !es dispositions en viguer, ne pourront excéder la valeur des dommages effectivement supportés par !es parties contractantcs.

Les ressortissants de chacun des deux Etats continueront à jouir des avantages que !es lois en vigueur dans l'autre pays Ieur confèrent, en matiére d'assurance sociale, et aucune entrave ne pourra etre apportée à la jouissance des droits relatifs.

Art. 4.

Les dispositions de la VI Convention de la Haye, relative au régime des navires de commerce ennemis au début des hostilités seront applicables à l'égard des navires de commerce allemands dans !es ports italiens et des navires de commerce italiens dans Ies ports allemands, ainsi que de Ieur cargaison.

Les navires susdits ne pourront etre obligés de quitter le port que si on Ieur offre en méme temps un Iaisser-passer obligatoire pour !es autres puissances maritimes ennemies, jusqu'à un port du pays du navire ou d'un pays allié ou neutre ou à un autre port italien ou allemand.

Les dispositions du chapitre 3• et de la XI• Convention de la Haye, relatives à certaines restrictions à l'exercice du droit de capture dans la guerre maritime, seront applicables aux capitaines, aux officiers et aux membres de l'équipage de ces navires, ainsi que des navires de commerce capturés pendant la guerre.

Art. 5.

Cet arrangement s'étend aux territoires occupés par !es autorités militaires des deux Etats, ainsi qu'à Ieurs colonies et à Ieurs protectorats.

(1) Non rinvenuto ma vedi D. 661.

725

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. 419. Roma, 19 maggio 1915, ore 21.

In caso di rottura con Austria-Ungheria tutela degli interessi italiani nella Monarchia verrà assunta dagli Stati Uniti d'America presso cui ho fatto aperture

confidenziali. Tenendo presente questa nuova decisione prego V. E. telegrafarmi sue proposte concrete per tutto quanto riguarda uffici consolari dipendenti archivi consolari, valori, eccetera (l).

726

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AI MINISTRI AD ATENE, DE BOSDARI, A BERNA, PAULUCCI, A BUCAREST, FASCIOTTI, A NISH, SQUITTI, E A SOFIA, CUCCHI

T. GAB. R. SP. 425. Roma, 19 maggio 1915, ore 21,30.

Prego V. S. comunicarmi se ricevendo opportuni fondi da parte Ministero

V. S. avrebbe modo di esercitare efficace pressione su codesta stampa a nostro favore. In caso positivo pregola telegrafarmi somma occorrente (2).

727

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 540/135. Pietrogrado, 19 maggio 1915, ore 21,50 (per. ore 6 del 20).

Prego V. E. di voler comunicare personalmente e d'urgenza a S. E. il Capo di Stato Maggiore il seguente telegramma del R. Addetto Militare:

«In obbedienza al telegramma di V. E. n. 402 (3) ho esposto al Capo di Stato Maggiore le condizioni stabilite per la firma ed il Capo di Stato Maggiore e Sua Altezza Imperiale si sono dapprima opposti adducendo le seguenti ragioni:

1° -l'efietto morale che questa rinuncia farebbe sui futuri alleati;

2° -che l'articolo non impegnava noi in modo assoluto;

3° -che la Russia s'impegnava a prendere il rifornimento a suo carico;

4° -che, in caso, bisognava abolire tutto l'articolo relativo alla Serbia e al Montenegro.

Ho risposto a Sua Altezza Imperiale che potevo assicurare non essere la mancanza di buona volontà quella che impediva di aderire alla clausola ma bensì l'assoluta impossibilità materiale di prendere impegni. Pregavo quindi Sua Altezza Imperiale di convincersi e di non sopprimere l'articolo poiché l'intervento della Serbia era utile a tutti e non solo a noi.

Sua Altezza Imperiale ha finito col persuadersi ed ha consentito a sopprimere la sola fine dell'articolo nel senso indicato da V. E.

Solamente desidera che, per evitare malintesi e freddo tra l'Italia e la Serbia, i rappresentanti diplomatici italiani verbalmente spieghino ai serbi la ragione vera della rinunzia e diano affidamento che, se gli eserciti verranno a contatto e se la Russia potrà provvedere il grano necessario, lo Stato Maggiore italiano, se sarà possibile, si interesserà a farlo pervenire. Il Granduca più che altro considera queste parole nei loro benefici effetti morali. Ho risposto assicurando che la buona volontà di tutti sarà sempre se è possibile intesa all'unione ed al bene comune, e che riferivo il desiderio di Sua Altezza a V. E. e a

S. E. il marchese Carlotti.

Convenzione, sul testo approvato da V. E., sarà quindi firmata domani corrente e dell'avvenuta firma informerò subito V. E. (l). Tenente Colonnello Ropolo ».

La comunicazione desiderata dal Generalissimo non contenendo impegno ed essendo di carattere formale non avrei per mia parte obiezioni a intrattenere questo Ministro di Serbia nel senso indicato nel telegramma surriferito. Se non che, a quanto mi risulta, Spalaicowic non è a cognizione delle trattative in corso e riterrei quindi più opportuno che la comunicazione in parola venisse fatta a Pasic. In ogni modo sarei grato all'E. V. se volesse pormi in grado di far pervenire una risposta al Generalissimo (2).

(l) -Avarna rispose con t. gab. r. sp. 556/91 del 20 maggio, ore 23, (non pubblicato), formulando tali proposte, che Sonnino approvò (t. gab. r. sp. 449 del 21 maggio, non pubblicato). (2) -Risposero solo Paulucc!, De Bosdari e Squittì. Vedi rispettivamente DD. 741, 743 e 753. (3) -Vedi D. 700.
728

IL MINISTRO A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 543/77. Sofia, 19 maggio 1915, ore 23 (per. ore 1,25 del 20).

Mi viene riferito da fonte che può essere ben informata che ieri questo Presidente del Consiglio dei Ministri avrebbe detto al Ministro d'AustriaUngheria che se l'Italia dichiarasse la guerra agli Imperi alleati egli dovrebbe rassegnare le dimissioni.

Se Radoslavoff ha tenuto effettivamente tale linguaggio forse se ne potrebbe trarre conseguenza non già che egli voglia lasciare il Governo ma che si sia accorto d'essere ormai venuto il momento decisivo per mutare politica.

Corre voce pure che Genadieff il quale da qualche tempo sembra avere assunto attitudine favorevole alla Triplice Intesa (mio telegramma Gabinetto

n. 64) (3) abbia indirizzato al Governo una letttera invitandolo schierarsi con la Triplice Intesa.

V. -E. si trattenga nel senso indicato nel telegramma 135 con codesto Ministro di Serbia e faccia pervPnire una risposta nello stesso senso al Generalissimo ». Per la risposta di Carlotti vedi D. -772.
(l) -Il telegramma circa l'avvenuta firma e il testo originale della Convenzione militare sottoscritta a Baranovich non sono stati rinvenuti né nell'Archivio Storico del Ministero degli esteri né nell'Archivio dpJ1'Ufficio Storico del1o Stato Maggiore dell'Esercito. (2) -Sonnino risnose con t. ~ab. r. sp. 440 del 20 maggio, ore 22: «Stimo opportuno che (3) -T. gab. 638/64 del 20 aprile, non pubblicato.
729

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 528/189. Londra, 19 maggio 1915, ore 23,32 (per. ore 4,50 del 20).

Rossi prega comunicare Stringher seguente telegramma:

« Hambro dopo inteso Baring suggerisce tentare commissione limitatamente 10 milioni sterline per buoni del Tesoro massimo 5 anni scadenza, ad un saggio invogliante pel pubblico presumibilmente 6 % subordinatamente condizione che Governo inglese si impegna in via riservata verso Hambro-Baring assumere esso a carico del conto degli alleati parte prestito eventualmente non collocata. Pratiche per ottenere garanzie suaccennate da Governo inglese dovrebbero partire da nostro Governo. Hambro Baring ~Jscludono possibilità partecipazione mercato americano. Rossi».

730

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. U. 529/191. Londra, 19 maggio 1915, ore 23,32 (per. ore 4,30 del 20).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 407 Riservato speciale (1).

Grey ha telegrafato a Buchanan d'intendersi con colleghi d'Italia e Francia al noto scopo. Questa raccomandazione è però venuta inutilmente avendo Sazonov già accettata per le due frontiere la soluzione caldeggiata da V. E. e da Delcassé.

Ciò risulta da un telegramma testè comunicatomi da Cambon. Delcassé ha pertanto dato istruzioni al Ministro di Francia a Bucarest di fare rilevare a Bratianu l'importanza delle nuove concessioni russe e d'insistere perchè ormai Romania si decida ad entrare senz'altro in campagna contemporaneamente all'Italia.

731

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 542/909 (2). Londra, 19 maggio 1915, ore 23,32 (per. ore 4,30 del 20).

Mio telegramma Gabinetto n. 185 (3).

Sir Grey mi ha detto stamane aver ieri manifestato a Cambon circa eventuale occupazione montenegrina di Scutari parere identico al mio. Secondo Grey il Consiglio da dare in questo momento al Montenegro è di non pensare a Scutari, ma di provvedere invece a fare la guerra all'Austria (1).

(l) -Vedi D. 702, nota l, p. 554. (2) -Questo telegramma partito come ordinario è stato protocollato nella serle dei telegrammi di gabinetto riservati speciali in arrivo. (3) -Vedi D. 716.
732

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3416/910. Londra, 19 maggio 1915, ore 23,32 (per. ore 6,40 del 20).

Circolano da ieri insistenti voci di crisi ministeriale e costituzione Gabinetto coalizione. Per il momento parrebbe soltanto deciso mutamento primo Lord dell'Ammiragliato causa insanabile dissidio constatato tra Winston Churchill e Fisher primo Lord navale, che ha finito per dimettersi. Cercasi altro portafoglio per Winston Churchill, che non si vorrebbe eliminare dal Gabinetto. Secondo mi risulta, da varie buone sorgenti, principali personaggi unionisti sarebbero in massima poco propensi partecipare al Governo. Non escludesi però essi possano fare sacrificio per dovere patriottico. Maggioranza liberale rassegnata, ma non entusiasta s'inclinerebbe verosimilmente davanti decisione primo Ministro. Vivacissima campagna di stampa, condotta da Northcliffe ed altri importanti pubblicisti, mira ad escludere dal Gabinetto Ministri distintisi in passato per accentuata simpatia germanofila fino invasione del Belgio, tenaci oppositori guerra. Tra essi Lord Cancelliere, Ministro delle Colonie, Segretario per Irlanda e Lord Presidente del Consiglio. Qualora si arrivasse a Gabinetto di coalizione apparirebbe assai probabile entrata di un rappresentante partito laburista. Circa causa determinante crisi, mi riferisco precedente corrispondenza (2). È fuori di dubbio che nazione esacerbata oramai contro Germania, vuole guerra proseguita con maggiore ardore e metodi meglio atti a conseguire successi di quelli finora seguiti dal Governo.

733

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

R. R. S. N. Vienna, 19 maggio 1915.

Come V. E. avrà potuto rilevare dal mio telegramma Gabinetto segreto

n. 75 Riservato Speciale (4) io feci osservare al barone Buriàn nel colloquio avuto con lui il 29 aprile scorso, che da noi non si sarebbe certo potuto ammettere la sua affermazione che il Governo austriaco non aveva fatto nulla per intac

E. -Grey ».

care il carattere nazionale della popolazione triestina e gli ricordai in proposito l'interminabile questione dell'Università italiana che aveva dato luogo a lunghe discussioni private e confidenziali fra i due Governi e aveva provocato in più circostanze vive agitazioni in Italia, nonché il trattamento di favore fatto alle scuole slovene a detrimento della coltura nazionale di quella città (1).

Il barone di Burian rispose alla mia osservazione con la lettera qui unita in copia (2).

Non credetti allora comunicare il contenuto all'E. V., giacché essa non rispondeva veramente alle mie obiezioni, le quali concernevano il passato e confutavano l'affermazione da lui fatta, mentre il barone di Burian parlava nella sua lettera di promesse per l'avvenire.

Credo tuttavia per ogni buon fine, darne oggi comunicazione all'E. V. se non altro a titolo di documentazione completa dei negoziati qui svoltisi negli ultimi mesi.

ALLEGATO l

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA-UNGHERIA, BURIAN

L. P. Vienna, 29 aprile 1915.

Ayant recu, à mon retour à l'Ambassade, l'aide mémoire que vous m'avez fait l'honneur de me remettre (3) tantòt je crois dveoir relever un passage de ce document où il est dit que le Gouvernement Autrichien n'a rien fait pour entraver le caractère national de la population italienne de Trieste.

Je me permets de vous faire connaitre comme mon opinion personnelle que l'on ne saurait partager chez nous votre avis à ce sujet.

Je vous rappelerai en cette occasion l'interminable question de l'université italienne à Trieste, qui a donné lieu dans le temps à des fréquents discussions privées et confidentielles entre nos deux Gouvernements et provoqué, en maintes circonstances en Italie, des très vives agitations, ainsi que le traitement de faveur qui aurait été fait aux écoles slovènes au détriment de la culture nationale italienne de la ville susdite.

ALLEGATO Il

IL MINISTRO DEGLI ESTERI D'AUSTRIA-UNGHERIA, BURIAN, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

·çwr <JZ?.tdv m: 'vuwJM "d "'I

En réponse à la remarque que Vous avez bien voulu me faire concernant l'ancienne question d'une université à Trieste, je me réfère à un passage dans mes éclaircissements d'hier où je fais mention, à bon escient, de la tàche du Gouvernement autrichien de prendre tout soin à l'avenir aussi des intérèts matériels et intellectuels de la dite ville. J'y sousentends la question aussi de toute école supérieure, université ou faculté de droit qui sera considérée comme nécessaire par la population intéressée. Il n'y aura aucun obst<>,cle de principe à la réalisation ctes voeux y relatifs.

(l) -Sonnino rispose con t. gab. r. sp. 448 del 21 maggio, ore 18,30: «Concordo con Sir (2) -Vedi D. 673. (3) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. Ed. in SoNNINO, Scritti e discorsi extraparlamentari, clt, vol. II, pp. 1652-1653 senza il primo allegato. L'originale del due allegati è nelle Carte Avarna in ASMAE. (4) -Vedi D. 510. (l) -Vedi allegato I. (2) -Vedi allegato II. (3) -Si riferisce al promemoria di Burian sulla conversazione del 29 aprile, non pubblicato, perché Avarna lo segui fedelmente nella stesura del telegramma r. sp. 75.
734

L'AMBASCIATORE A SOFIA, CUCCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 545/76. Sofia, 20 maggio 1915, ore 8,30 (per. ore 13,50).

Per la mentalità bulgara così lenta ad afferrare le situazioni politiche, la soluzione della crisi ministeriale italiana, è stata talmente rapida che questa opinione pubblica è completamente disorientata, tanto più che specialmente 1 circoli governativi, basandosi sulle informazioni di Rizoff, ritenevano che in Italia le cose si sarebbero svolte come in Grecia. I circoli sono tanto più malcontenti perché si erano fatta illusione che permanendo incertezza sulla condotta dell'Italia, la Bulgaria avrebbe potuto più facilmente ancora continuare la politica finora seguita aspettando sempre di poter strappare qualche vantaggio dall'uno o dall'altro gruppo e possibilmente da entrambi, non mancando nel frattempo di procurarsi sempre maggiori vantaggi materiali dagli austrotedeschi-turchi (mio telegramma n. 223) (l).

Nei circoli dell'opposizione si ritiene che anche se l'Italia entrasse in azione, la funzione della Bulgaria continuerebbe a rimanere sempre importantissima.

I più intelligenti si rendono conto che finora essa si è lasciata sfuggire parecchie occasioni per mettersi sulla via della realizzazione delle aspirazioni nazionali.

735

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AI DEPUTATI AL PARLAMENTO (2)

[Roma, 20 maggio 1915].

L'andamento minuto dei negoziati rilevasi dal Libro Verde, ed io non accennerò che ai punti culminanti.

Il programma del Governo approvato dal Parlamento proclamava la necessità di soddisfare alle legittime aspirazioni nazionali e di vigilare a che non si portasse danno alla situazione internazionale dell'Italia.

Era doveroso, malgrado il fiero colpo dato all'alleanza dall'Austria-Ungheria col suo ultimatum alla Serbia, senza preavviso né accordo, e contro tutti gl'interessi dell'Italia, di tentare di ridar vita agli accordi e di ottenere la soddisfazione delle aspirazioni nazionali, con amichevoli negoziati, prima di ricorrere ad ogni altro mezzo.

Impiantai fin dal 10 dicembre u.s. la questione con l'Austria-Ungheria sulla base dei compensi cui per l'art. VII del trattato di alleanza avevamo diritto di

fronte a qualunque mutamento politico nei Balcani che fosse provocato dall'altra parte a proprio vantaggio; facendomi forte anche delle operazioni offensive che si stavano allora svolgendo dagli austriaci in Serbia.

A questo passo l'Austria-Ungheria rispose dopo qualche esitazione accettando di trattare sulla base di compensi eventuali, alla fine della guerra, da concedersi riguardo alla questione albanese, e sempre in dipendenza dei vantaggi che l'Austria-Ungheria ritraesse dalla guerra stessa. Si offrivano pure eventualmente altri territori appartenenti alle potenze dell'Intesa.

Rifiutai di negoziare su queste basi, insistendo che i compensi dovessero riguardare specialmente territori già ora posseduti dall'Austria-Ungheria, e non dovessero dipendere dai risultati finali della guerra.

Dopo quasi due mesi di schermaglie, e solo in seguito alla nostra minaccia di rottura delle trattative, il Governo Imperiale e Reale accettò la base di massima da me messa innanzi, e mi invitava a precisare le nostre richieste.

Mi dichiarai pronto a farlo, ma subordinatamente ad alcune condizioni generali di cui la principale era l'impegno della immediata effettuazione dell'accordo cui si giungesse.

Si rispose con nuovi rifiuti assoluti, appoggiati dalla Germania. Però questa propose che si sospendesse pel momento ogni discussione su questo punto, che resterebbe riservato, e si trattasse intanto del quantum deHe cessioni; arrivando a concordare il quantum si sarebbe riesaminata la questione dell'effettuazione immediata o meno. La Germania intanto offriva la sua garanzia per l'esecuzione, alla fine della guerra, di quel qualunque accordo cui si giungesse.

Replicai che non potevo rinunziare alla condizione dell'effettuazione immediata perché la ritenevo essenziale per la conclusione di qualunque accordo, ma che consentivo a trattare intanto del quantum delle cessioni. Però siccome senza il patto dell'effettuazione immediata non credevo alla praticabilità dell'accordo avrei, sì, esaminate le offerte che si facessero dal Governo Imperiale e Reale ma senza formulare io le domande.

Il lo aprile, dopo nuove schermaglie, il barone Burian fece finalmente un'offerta determinata: cioè la cessione di un tratto del Trentina, rimontante fino a Lavis, cioè poco più su di Trento. (Vedi allegato A) (1).

Risposi che consideravo l'offerta fatta come base insuftlciente per seguitare le trattative.

Mi si invitò allora nuovamente a definire le nostre domande; e pel desiderio di arrivare finalmente a qualche conclusione pratica, consentii a formularle, presentandole come un minimo di concessioni che esigevamo contro l'impegno nostro di conservazione della neutralità durante la presente guerra e di disinteressamento delle sue conseguenze per quanto riguardasse i compensi di cui all'art. VII del trattato di alleanza. (Vedi allegato B) (2).

La risposta fu che le nostre pretese erano eccessive ed impossibili ad accettarsi. Il 16 aprile con una nuova nota il barone Burian, dietro reiterate pressioni della Germania, ammise che pel Trentina si sarebbe allargata di alquanto

l'offerta già fatta, comprendendo nel t::rritorio da cedersi il val di Sole e la parte occidentale di val di Noce, il distretto di Mezzolombardo, e val di Fiemme salvo un piccolo incavo, restando esclusi il val di Fassa e l'Ampezzano. (Vedi allegato C) (l). Dopo qualche giorno si aggiunse da Vienna che si potevano riconoscere gl'interessi speciali dell'Italia in Valona. Nulla si accettava riguardo alle altre nostre domande.

Opposi l'insufficienza di queste offerte, esponendone sommariamente le ragioni.

Il 29 aprile il barone Buriàn torna a insistere, con larghe argomentazioni, sulle dichiarazioni già fatte, con la sola aggiunta più chiara del rispetto dei nostri interessi speciali a Valona, e afferma di non poter andare più oltre nelle concessioni.

Il 3 maggio il R. Governo notificava al Governo Imperiale e Reale, che non nutrendo oiù alcuna speranza di arrivare ad una conclusione dopo pressoché cinque mesi di vane trattative, ritirava le sue proposte di componimento, dichiarava nulla e decaduta l'alleanza, cui aveva inutilmente cercato di infondere nuova vita dopo che con l'ultimatum alla Serbia senza preavviso né concerto l'Austria-Ungheria l'aveva voluta ferire a morte, e che riprendeva piena ed intera la propria libertà d'azione.

Il R. Governo intanto si è ritenuto in dovere, a tutela dei supremi interessi del paese, di assumere altri impegni.

Dal giorno che il governo austro-ungarico ha avuto sentore che ci eravamo vincolati in modo da non poter prendere in seria considerazione nuove offerte, ha cominciato a far piovere con lento stillicidio altre proposte. La prima di queste mi fu comunicata il 6 maggio, e l'ultima solo ieri 19 maggio. Farò una breve enumerazione di queste proposte.

La prima (6 maggio) conteneva le seguenti proposizioni. (Vedi allegato D) (2).

La mattina del 7 maggio il principe di Btilow mi scriveva che informassi il Consiglio dei ministri, cui sapeva che avrei comunicate le proposte fattemi il giorno prima dal barone Macchio, che gli risultava che il Governo austroungarico avrebbe aggiunta qualche ulteriore offerta di concessione. (Vedi allegato E) (3).

La mattina dell'll maggio il principe di Btilow veniva da me dopo avermi fatta pervenire per lettera una nota che elencava sommariamente le ultime proposte dell'Austria-Ungheria, nota firmata da lui e dal barone Macchio. (Vedi allegato F) (4).

Ripetei al principe di Biilow quanto già avevo detto al barone Macchio fin dal 6 maggio, cioè che noi ci mantenevamo nella situazione creata dalla dichiarazione da noi notificata a Vienna il 4 maggio. Aggiunsi che nella situazione difficile e delicata in cui ci trovavamo, ogni incertezza di espressioni fomentava diffidenze e sospetti, e gl'illustrai a voce le deficienze di alcuni dei paragrafi dell'elenco mandatomi. (Vedi allegato K) (5).

La sera stessa dell'll maggio ebbi una seconda nota firmata dagli stessi due ambasciatori, nella quale si elencavano le modalità di esecuzione delle proposte di cessione di cui nella nota anteriore. (Vedi allegato G) (1).

La mattina del 18 maggio il barone Macchio mi consegnò il testo di una convenzione formulante le offerte fatte il 6 maggio. Non vi è di nuovo che il titolo di «ville libre impérial » da conferirsi a Trieste. Non si accenna più affatto né a Gorizia né alle Isole. (Vedi allegato H) (2).

La mattina del 19 maggio il barone Macchio con la sua lettera mi ha trasmesso un nuovo testo della convenzione stessa, comprendente l'aggiunta di un nuovo articolo XIV relativamente alle commissioni miste che debbono determinare, salvo ratifica dei due governi, le modalità della consegna dei territori da cedersi, si aggiunge la disposizione seguente:

Art. XVI. Les commissions mixtes, dont il est question dans l'article précédent, commenceront leurs travaux immédiatement après la conclusion de cet accord.

La remise des territoires cédés aura lieu aussit6t après la ratitication des décisions des dites commissions et devra ètre terminée dans le délai d'un mais.

Apparentemente il termine di un mese entro cui dovrebbe eseguirsi il trapasso dei territori decorrerebbe soltanto dal giorno della ratifica delle decisioni delle commissioni miste per parte dei due governi, onde la sua scadenza resta in realtà assolutamente dipendente dalla volontà del Governo Imperiale e Reale. (Vedi allegato D (3).

Con ciò ho terminato l'enumerazione sommaria delle principali vicende delle trattative avvenute; riferendovi pure le offerte fatte ufficialmente dall'altra parte, fino al momento in cui ho l'onore di parlarvi!

Dalla serie dei documenti diplomatici da noi presentati relativi all'andamento dei negoziati fino al momento della denuncia del trattato d'alleanza con l'Austria-Ungheria apparirà agli occhi vostri, onorevoli colleghi, la sincerità e la lealtà della nostra azione, intesa a conservare la pace, finché essa fosse conciliabile con la salvaguardia degl'interessi fondamentali, morali e materiali, della nazione.

Abbiamo fatto ogni sforzo per mantenere la nostra neutralità e tenerci lontani dal conflitto, fintantoché ci parve che ciò potesse conciliarsi col programma del Governo da voi approvato di non tollerare alcuna menomazione diretta o indiretta dei nostri maggiori interessi e della nostra potenza, e di conseguire una ragionevole soddisfazione delle legittime aspirazioni nazionali.

Fu solo dopo quasi cinque mesi di faticosi negoziati che, convinti oramai della inutilità dei nostri sforzi per giungere ad un risultato accettabile, ci siamo decisi a ritirare ogni nostra proposta di componimento, denunciando l'alleanza oramai ridotta a una pura finzione, e di ricorrere anche alle armi per far valere le nostre ragioni.

L'Italia fa ora appello ai suoi figli pel trionfo della sua giusta causa di rivendicazione della libertà e della indipendenza dei fratelli tuttora soggetti al giogo

straniero, di completamento della unità nazionale, e di tutela dei suoi supremi e vitali interessi nell'Adriatico e nel Mediterraneo. Molti pericoli si presentavano nell'indugio a prendere una decisione: -paci separate per effetto dell'avanzarsi dei russi in Galizia e sui Carpazi; -compromissione delle condizioni nell'Oriente per eventuale riuscita del-l'impresa dei Dardanelli;

-compromissione completa, per impegni che assumessero intanto le potenze dell'Intesa e specialmente la Russia con gli Stati balcanici, della nostra futura situazione nell'Adriatico e anche in Asia Minore;

-svalutazione dell'importanza del nostro intervento dopo la ripresa attiva dell'azione militare col ritorno della primavera nei vari teatri della guerra a Oriente e a Occidente.

Una nazione non vive di solo irredentismo. Sono molteplici i suoi vitali interessi, politici, morali, economici, e di espansione. L'Italia non può non preoccuparsi delle sue condizioni di sicurezza e di forza relativa nell'Adriatico, della sua situazione nel Mediterraneo, e dello svolgimento possibile delle sue colonie.

Oggi, dato il vostro concorso, la via è irrevocabilmente decisa. Dobbiamo tutti volerla battere, serrando le file, spalla contro spalla, riunendo tutti i consensi nello sforzo massimo per riuscire alla mèta per la salvezza e la gloria della nazione.

Se la responsabilità di avere indicata la strada ricade sul Governo, da tutti invece dovrà essere diviso egualmente il merito della vittoria.

Bando alle recriminazioni, alle polemiche e alle gare personali, alle passioni di parte, ad ogni sentimento o movente che non sia all'altezza del più puro e disinteressato amore di patria!

Uniamoci tutti allo stesso fatidico grido, che risuonò in tutte le lotte pel Risorgimento, nel '59, nel '60 e nel '66, « Italia e Vittorio Emanuele »!

(l) -Con t. 3110/223 del 5 maggio Cucchi aveva riferito che gll speculatori partigiani del Governo avevano già esportato tutto quanto era possibile a destinazione dell'Austria, Germania e Turchia, realizzando enormi guadagni. (2) -In Archivio Sonnino, Montespertoli. Minuta autografa di discorso preparato da Sonnino per la seduta della Camera del 20 maggio. La cartella in cui è conservato reca il titolo: «Spiegazioni e documenti: seguito al Libro Verde». Il discorso non fu pronunziato; Sonnino si limitò a dire: «Mi onoro di presentare alla Camera i documenti diplomatici riguardanti1 rapporti fra l'Italia e l'Austria-Ungheria dal 9 dicembre 1914 al 4 maggio 1915 ». Ed. in SoNNINO, Scritti e discorsi, cit., vol. Il, pp. 1629-1636. (l) -Non pubblicato: consiste del testo francese del «promemoria» contenuto nel D. 246. (2) -Vedi D. 293. (l) -È l'allegato al D. 357. (2) -Vedi D. 586. (3) -Vedi D. 605. (4) -Vedi D. 646. (5) -Vedi D. 653. (l) -Vedi D. 655. (2) -Non pubblicato: vedi D. 721, nota l, p. 566. (3) -Vedi D. 721.
736

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 544/139. Berlino, 20 maggio 1915, ore 14,50 (per. ore 17,25).

Telegramma di V. E. n. 415 riservato speciale 0).

Ho rimesso stamane a Jagow il contrc-orogetto da noi proposto per l'accordo relativo al trattamento dei sudditi durante stato di guerra. Mi disse che lo avrebbe fatto subito esaminare dall'ufficto competente e mi avrebbe dato al più presto una risposta. Prego V. E. telegrafarmi se, in caso di accettazione integrale o con modificazioni di pura forma del contro-progetto, sono autorizzato a firmare l'accordo (2).

41 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

(l) -Vedi D. 724. (2) -Sonnino rispose il 21 maggio, alle ore 17, con t. gab. r. sp. 447: «Autorizzo firma testo Integrai~ o con modifica di pura forma».
737

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 560/230. Bucarest, 20 maggio 1915, ore 21,20 (per. ore 12,35 del 21).

Riservatissimo per Lei solo.

Bratianu ha comunicato risposta russa (l) ai capi dell'opposizione ed al Consiglio dei Ministri riunitosi stamane sicchè essa sarà ben presto di pubblica notorietà. Il Consiglio dei Ministri ha convenuto che i Ministri diranno di essere stati unanimi a ritenere eque le domande romene, ma mi risulta che questa unanimità non esiste, che Bratianu, pur persistendo nel suo ben noto punto di vista, è ora meno affermativo circa l'imporre integralmente pretese romene e che il Ministro delle Finanze seguito, per quanto più debolmente, da due altri Ministri è partigiano di una politica conciliativa. Mi è però stato ripetuto che è specialmente necessario che dall'estero si faccia dichiarare a Bratianu in modo perentorio che non deve in nessun caso contare sull'integrale accoglimento delle sue domande, e che non rimane alla Romania altro che accettare una soluzione conciliativa.

Circa tale soluzione, quella indicata nel telegramma di V. E. Gabinetto

n. 407 (2) va benissimo pel Banato; per la Bucovina, con speciale riguardo alle aspirazioni e tradizioni principalmente della Moldavia, riuscirebbe più accetta una linea di confine che, partendo dalla frontiera tra la Moldavia e la Bucovina presso Novoselica seguisse Pruth fino ad un poco oltre Czernoviz e poi ripiegasse a sud da Waszkouz per Banillax, Seletin fino al fiume Bistritza (vedi Atlante Stigler, edizione 1911, Taube n. 18). Tale linea secondo mi si assicura sarebbe più conforme alla reale situazione etnografica e non sarebbe più pregiudizievole agli interessi russi della linea del Sereth.

Prego far uso discreto delle notizie che riferisco intorno alle opinioni dei vari Ministri (3).

738

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 557/137. Pietrogrado, 20 maggio 1915, ore 21,25 (per. ore 5,20 del 21).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 407 (4).

Paléologue ha già informato Delcassé che Sazonov accetterebbe la linea del Sereth in Bucovina e la cessione alla Romania della parte nord-est del Distretto di Torontal, qualora Bratianu, abbandonando la sua irreducibilità, si ponesse sulla via dei negoziati e si impegnasse ad entrare in azione simultaneamente all'Italia. Buchanan non ha ricevuto istruzioni speciali ma fondandosi su quelle generali di cui è munito ha appoggiato la transazione.

Sazonov, richiamandosi alle dichiarazioni precedentemente fattemi circa le sue disposizioni concilianti, m'ha confermato quanto precede. Egli attende ora la risposta di Bratianu al promemoria russo. Le riduzioni al tracciato romeno che essa contenesse servirebbero nel suo concetto di punto di partenza alle riduzioni da lui condizionatamente consentite al tracciato russo ed il negoziato potrebbe condursi a sollecita intesa. Egli desidera frattanto che le sue decisioni non appaiano conseguenza di un passo ad hoc compiuto dalle tre Potenze e mi ha a questo proposito ricordato come nei nostri colloqui, nel suo promemoria e in generale in tutto il suo contegno abbia << sempre >> dato prova del suo sincero desiderio di favorire la Romania e come soltanto imprescindibili obblighi morali verso i serbi ed i propri connazionali gli tolgano la possibilità di appagare integralmente i desideri romeni.

Sazonov ci darà domani maggior precisione circa riduzione tracciato russo nel Distretto di Toro n tal (l) .

(l) -Vedi D. 709. (2) -Vedi D. 702, nota l, p. 554. (3) -Rltrasmesso a Londra, Parigi e Pietrogrado con t. 1556 del 22 maggio, ore 21. Per la risposta di Tittoni, vedi. D. 768. (4) -Vedi D. 702, nota 2.
739

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, TITTONI, A LONDRA, IMPERIALI, A PIETROGRADO, CARLOTTI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. GAB. R. SP. 439. Roma, 20 maggio 1915, ore 21,30.

(Per Parigi, Londra e Pietrogrado) Ho telegrafato al R. Ministro a Bucarest quanto segue:

(Per tutti) Questo Ambasciatore di Francia mi ha comunicato quanto segue:

«Avendo il Signor Sazonov concesso alla Romania la linea del Sereth in Bucovina ed il Distretto di Torontal il Ministro di Francia in Bucarest è stato incaricato di fare presso Bratianu urgenti e vive premure per indurlo ad accettare la nuova proposta russa.

Delcassé ritiene che questa rappresenti il massimo delle concessioni che la Russia può fare e che Bratianu non possa non accettarla senza mettersi in una posizione difficilissima.

Delcassé annette grande importanza a che io impartisca al più presto possibile a V. S. istruzioni identiche a quelle da lui impartite al Ministro di Francia a Bucarest».

Le comunico quanto precede, con riferimento all'attiva azione che V. S. sta svolgendo in questo momento e che la prego di continuare con la maggior possibile intensità.

(l) Vedi D. 748.

740

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA

T. GAB. R. SP. 444. Roma, 21 maggio 1915, ore 12,15.

Informo V. E. che domani sabato le perverrà per telegrafo testo di una comunicazione (l) che deve essere senza fallo consegnata da V. E. al barone Buriàn od in sua eventuale assenza al suo sostituto nella giornata di domenica.

Prego segnarmi ricevuta telegrafica di questo telegramma (2).

741

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 559/13. Berna, 21 maggio 1915, ore 12,25 (per. ore 15,25).

Telegramma di V. E. Gabinetto n. 425 (3).

Non posso ancora rispondere definitivamente a V. E. circa il delicato argomento, ma credo che avrò modo di poter esercitare con opportuni fondi la pressione domandata in questa stampa a nostro favore, mentre fino ad ora dovetti farlo a mio rischio ed a mie spese. Andrò in settimana a Zurigo e a Basilea per studiare meglio da vicino gli ambienti. Seppi ieri in via confidenziale dal Presidente della Confederazione al quale avevo mosso vive rimostranze per una corrispondenza ingiuriosa per il nostro Paese, apparsa nella Neue Zurcher Zeitung del 17 corrente, che il Consiglio federale aveva diramato il 18 una circolare riservata alla stampa della Confederazione supplicandola, per amor di Patria, di essere serena, obiettiva nella discussione di tutto ciò che concerne la guerra, ed anzitutto la condotta dell'Italia.

742

IL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. CONFIDENZIALE 3466/222. Scutari, 21 maggio 1915, ore 12,50 (per. ore 8,25 del 22).

R. Ministro a Durazzo mi ordina sospendere sussidio a Bib Doda (4) lasciando a me di trovare pretesto plausibile non dovendo motivarlo con ordine superiore. Come altre volte per i pescatori, che del resto avevano torto, nuova sospensione sussidio sembra non giustificata da serie ragioni e prevedendo, come allora, risentimento di Bib Doda, mi permetto far presente a V. E. che se non

si può avere completa fiducia in Bib Doda perché tale è l'uomo, renderlo a noi ostile sarebbe dannoso nella difficilissima situazione che questo paese attraversa da otto mesi e specialmente ora e nei quali Bib Doda comunque è stato un ottimo elemento moderatore per mantenere quello statu quo e quella calma desiderata da V. E.. R. Ministro vorrebbe da Bib Doda sottomissione Albania settentrionale ad Essad, ma ciò non è nella potenzialità di Bib Doda giacché qui invasione slava desta tale panico da far detestare Essad e sperare nell'Austria, e la corrente è così forte che nessun uomo per influente che sia può mutare situazione senza una forza esterna. Non è possibile ritenere Bib Doda responsabile di tutto ciò che avviene nell'Albania settentrionale ove fino a questo momento azione austriaca è tutt'altro che annientata e se Essad con i nostri forti aiuti non può ancora imporsi alla stessa Durazzo e superare propaganda, concorrenza Giovani Turchi, non vedo come si possa imporlo fuori ed in questo ambiente ostilissimo con soli 21.400 franchi che diamo a Bib Doda.

V. E. poi mi ha fatto intendere non ritenere necessario una completa intesa tra Essad e Bib Doda, ma essere necessario evitare conflitti, e questo è lo stato delle cose. Incidente relativo Jolanda risolto con ampia soddisfazione, incidente tra Alush Loja e Bib Doda risolto da me con riconoscenza di tutta la popolazione, epperò riterrei inopportuno scontentare Bib Doda la cui azione, compatibilmente con un suo carattere e le speciali circostanze del paese ci è stata e ci è utilissima in un ambiente in cui contiamo ben rari amici e nel quale abbiamo in particolar modo interessi da tutelare tra la assenza di Governo e di forza. Ricorro al telegrafo mancando comunicazioni postali (1).

(l) -Vedi D. 756. (2) -Avarna rispose con t. gab. r. sp. 564/94 delle ore 23: «Segno ricevuta a V. E. del telegramma gab. n. 444 r. sp. Non mancherò conformarmi istruzioni di V. E.». (3) -Vedi D. 726. (4) -Vedi D. 675.
743

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 575/42. Atene, 21 maggio 1915, ore 14 (per. ore 18,05).

Non mi mancano relazioni necessarie per poter condurre quella campagna di stampa che V. E. mi disse desiderare col telegramma di V. E. Gabinetto

n. 425/5 (2). Mi sarebbe però necessario sapere esattamente quale intento e quali limiti

dovrebbe avere tale campagna giacché da molto tempo ignoro pressocché tutto

intorno alla politica del R. Governo. Basandomi su quanto mi è lecito arguire

dalla lettura dei giornali e da qualche accenno nella corrispondenza ufficiale,

sottopongo fin da ora a V. E. seguenti considerazioni sui vari punti che secondo

le mie conoscenze dovrebbero far parte della campagna di stampa in Grecia a

favore dell'Italia:

1° -una guerra dell'Italia contro l'Austria-Ungheria è poco popolare qui, perché si teme che non si debba limitare ad essere una guerra liberatrice degli italiani ancora sotto il giogo austro-ungarico, ma divenire guerra di conquista di terre che non hanno nulla di italiano;

2° -della marina e dell'esercito italiano, sopratutto di quest'ultimo si ha qui bassissimo concetto. Mi è stato riferito che tanto Principe Ereditario quanto Ministro della Marina hanno ultimamente detto che anche nelle attuali condizioni se Italia attacca Austria-Ungheria essa andrà incontro ad una disfatta sicura;

3° -non credo impossibile conciliare le simpatie greche alle conquiste da parte dell'Italia delle regioni che si trovano sotto l'Austria-Ungheria e ciò in base al principio di nazionalità, tanto caro ai Greci sebbene non esista qul nessuna vera animosità contro l'Austria-Ungheria o in ogni modo essa sia ben minore di quella che regna contro l'Italia;

4° -forse anche più facile sarebbe attrarre simpatia Grecia alla conquista italiana della Dalmazia. Grecia non vede senza sospetto eventualità della formazione di un grande Stato jugoslavo e gli slavi in genere, nonostante l'alleanza colla Serbia, sono piuttosto odiati e temuti;

5° -più difficile il far accettare a questa pubblica opinione ulteriori occupazioni italiane in Albania sopratutto se esse dovessero scendere verso Berat e la Musachia;

6° -sarebbe a mio credere impossibile trovare a qualunque prezzo un organo appena rispettabile che volesse farsi sostenitore di pretese italiane sul Dodecanneso sull'isola di Castellorizzo ovvero su qualsiasivoglia altra isola dell'Arcipelago, essendo tutte le isole qui considerate come essenzialmente greche e patrimonio inalienabile dell'ellenismo;

7o -non crederei impossibile invece sostenere l'idea che l'Italia debba partecipare ad una eventuale spartizione dell'Asia Minore colle cautele beninteso di dare ad intendere ai greci che in tale spartizione vi sarebbe posto anche per loro.

Su tutti questi punti di vista e su altri ancora che forse mi sfuggono sarebbe bene che prima di mettermi a guidare una campagna di stampa a favore dell'Italia io sapessi precisamente ciò che R. Governo desidera che si dica o che si faccia.

Se V. E. ritenesse utile all'uopo che io ne conferisca a voce con V. E. o con persona che Ella volesse indicarmi, io sono pronto a recarmi a Roma per qualche giorno, non ravvisando al momento presente inconvenienti di una mia breve assenza da Atene.

(l) -Per la risposta di Sonnino vedi D. 761. (2) -Vedi D. 726.
744

IL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3471/288. Durazzo, 21 maggio 1915, ore 15,25 (per. ore 23,15).

Con lettera qui giunta da Scutari ad Essad, Alush Loia, Zenel Ghiuli ed altri si lamentano vivamente del mancato appoggio di quel nostro Console anche nel recente dissidio fra musulmani ed Alush Loia da un lato e Bib Dada e gli austriacanti e cattolici dall'altro. I medesimi musulmani sostengono che il loro partito è sopratutto avverso ai cattolici causa l'atteggiamento di questi ultimi.

Sempre secondo la stessa fonte non sarebbe del tutto esatta l'asserzione del Cav. De Facendis che la popolazione scutarina, specialmente la musulmana, sia favorevole all'Austria ed ai ribelli; ne sarebbe prova l'ultimo incidente in cui la gente di Bib Doda si oppose al ritorno a Scutari dei partigiani di Essad capitanati dal figlio di Alush Loia che era partito per combattere i ribelli; i musulmani di Scutari si schierarono tutti dalla parte di Alush Loia e poco mancò che si venisse alle mani. Bib Doda per comporre vertenza fece sue scuse per iscritto dopo riunione cui presero parte Console I e R. e Console d'Italia. Senonché in seguito ad una nuova aggressione per parte dei cattolici contro gente di Alush Loia le cose sembrano sul punto di guastarsi nuovamente. Ma i reclami contro nostro Console sono talmente frequenti e numerosi, anche emanati dal ceto commerciale, che non posso fare a meno di segnalarli a V. E. per i provvedimenti che crederà del caso trattandosi del nostro prestigio e della nostra tranquillità in Albania. Essad oggi mi prega telegrafare al R. Governo per far sostituire almeno provvisoriamente il Cav. De Facendis privo ormai di autorità e senza l'energia e attività necessarie e inviare al suo posto il Cav. Piacentini che certamente contribuirebbe rimettere le cose in migliore assetto. Senza nuocere ad un egregio funzionario credo che le sue qualità speciali lo chiamino ad altra destinazione più adatta al suo carattere. Mi astengo però di far concreta proposta visto che soltanto V. E. è in grado di giudicare opportunamente al riguardo (1).

745

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 571/167. Parigi, 21 maggio 1915, ore 17,15 (per. ore 23).

Mio telegramma Gabinetto n. 156 (2) e telegramma di V. E. Gabinetto

n. 439 (3).

Come sospettavo la comunicazione fatta a me da Delcassé ed a V. E. da Barrère è dovuta ad un equivoco. Infatti essa parla del distretto di Torontal mentre Izvol'skij, che ho veduto testè, mi ha detto che egli ha ricevuto un telegramma da Sazonov il quale parla della cessione alla Romania della parte nordest del distretto di Torontal.

Mi affretto a informare V. E. e mi recherò oggi da Delcassé per parlarne ( 4). Intanto faccio rilevare che la cessione della sola parte nord-est del distretto di Torontal alla Romania escluderebbe questa da qualunque contatto colla Theiss

a sud del Marosc, contatto che per ragioni commerciali è indispensabile alla Romania e quindi non sarebbe accettata né da Bratianu né dall'opinione pubblica romena.

La proposta, che io a titolo personale avevo fatta a Delcassé (l) e che questi aveva accettata di patrocinare presso Sazonov, consisteva nel dare alla Romania due terzi dell'intero distretto di Torontal procedendo dal Marosc verso il sud ed alla Serbia un terzo del detto distretto procedendo dal Danubio verso il nord.

(l) -Non è stata rinvenuta nessuna risposta a questo telegramma, ma si veda D. 762. (2) -Con t. gab. r. sp. 525/156 del 19 maggio, ore 19,15, Tittoni aveva riferito una comunicazione di Delcassé analoga a quella fatta direttamente da Barrère a Sonnino il giorno seguente, pubblicata al D. 739. (3) -Vedi D. 739. (4) -Vedi D. 747.
746

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 573/143. Berlino, 21 maggio 1915, ore 20,50 (per. ore 4,50 del 22).

Mio telegramma Gabinetto n. 139 (2). Governo germanico ha accettato integralmente il nostro contro-progetto per l'accordo relativo al trattamento dei rispettivi sudditi durante lo stato di guerra.

Pur non essendomi ancora giunta l'autorizzazione (3) da me richiesta ho creduto in vista dell'urgenza e dietro le insistenze qui fattemi di poterlo firmare. Jagow mi ha espresso opinione che non dovesse essere reso pubblico. Egli ha detto pure che, benché non sia esplicitamente affermato nell'accordo dovrebbe rimanere inteso, a suo avviso, che il rimpatrio dei rispettivi sudditi sarebbe sempre effettuato per la via della Svizzera.

747

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T.GAB.R. SP. 574/168. Parigi, 21 maggio 1915, ore 21,20 (per. ore 1,50 del 22).

Faccio seguito al mio telegramma Gabinetto n. 167 (4).

Ho veduto stasera Delcassé. Egli aveva ricevuto in giornata un telegramma di Paléologue che correggeva l'equivoco in cui era incorso circa il Distretto di Torontal, confermando che la Russia offriva alla Romania solo la parte nordest che non comunica colla Theiss.

Delcassé comprende bensì che tale proposta non può essere accettata dalla Romania ma mantiene la sua adesione alla proposta insistendo per dare alla Romania due terzi del distretto procedendo dall'Osc verso il sud, ed alla Serbia un terzo, procedendo dal Danubio verso il Nord, perché osserva t-he.

avendo già la Russia fatto un passo modificando a favore della Romania le sue

primitive proposte, non si può ora chiedere ad essa concessioni se la Romania

non fa a sua volta il passo e non prende iniziative di una proposta di con

ciliazione.

Pertanto Delcassé prega vivamente V. E. di far suggerire a Bratianu la mia proposta a mezzo del R. Ministro a Bucarest autorizzandolo a dichiarare che ove Bratianu farà la sua proposta e la presenterà alla Russia l'Italia e 'la Francia si impegnano ad appoggiarla ed a fare tutti gli sforzi per ottenere l'adesione di Sazonov.

Il R. Ministro in Bucarest potrebbe dimostrare facilmente a Bratianu come con ciò la Romania otterrebbe tutto quello a cui legittimamente può aspirare, ed anche al di là, poiché malgrado la piccola parte riservata alla Serbia, si am.ctterebbe nel distretto di Torontal anche popolazione non romena.

Avendo riferito a Delcassé che Bratianu aveva telegrafato a questo Ministro di Romania che la Russia si era già impegnata a dare alla Romania il compenso della sua neutralità quegli stessi territori che adesso offre quali compensi per il suo intervento alla guerra, e che quindi era ragionevole che la Romania domandasse per l'intervento qualcosa in più di quello che per la neutralità già le era stato concesso, Delcassé mi ha risposto contestando risolutamente l'affermazione di Bratianu. Delcassé dice che egli conosce il testo preciso dell'accordo russo-romeno il quale prevede l'occupazione dei territori austro-ungarici di nazionalità romena ed aggiunge che intanto e fino all'occupazione stessa la Romania conserverà verso la Russia una neutralità benevola. È evidente quindi che solo mediante l'intervento armato la Romania può avere quei territori e se non interverrà dovrà [accontentarsi di] averli in quella misura molto ridotta che le Potenze della Triplice Intesa crederanno (l).

(l) -Vedi D. 702. (2) -Vedi D. 736. (3) -Vedi D. 736, nota l, p. 582. (4) -Vedi D. 745.
748

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 568/138. Pietrogrado, 21 maggio 1915, ore 21,30 (per. ore 4,15 del 22).

La comunicazione di carattere segreto fatta da Sazonov a Paléologue in risposta alla suggestione di Delcassé (2) relativa alla riduzione del tracciato russo in Bucovina e nel Banato è del seguente tenore:

« Si le Gouvernement Roumain renonçant à son parti pris d'intransigence, se déclare prét à négocier sur les bases des contre proposition faites par le Gouvernement Impérial le premier-quatorze Mai, M. Sazonov sera prét à lui faire accorder de nouvelles concessions dans le sens que suggère S. E. Delcassé; à savoir

1°. -que la future frontière entre la Russie et la Roumanie à la Bucovine soit marquée par le Sereth pour continuer des sources de cette rivière jusqu'à Schipot, et suivre de là délimitation indiquée dans l'aide-mémoire russe du premier-quatorze Mai, et

2° -que dans le Banat la partie nord-est du Comitat de Torontal soit attribuée après la guerre à la Roumanie.

Il est cependant nécessaire que ces concessions soient demandées par le Gouvernement roumain lui-mème et M. Sazonov n'est disposé à les admettre QU'a la condition expresse que la Roumanie entrera en lice le 13-26 Mai courant >>.

Da questa comunicazione V. E. avrà rilevato: 0 -che le concessioni russe sono condizionate;

2°. -non comprendono l'intero Distretto di Toro n tal; 3°. non rappresentano una nuova proposta ma bensì la risposta che qui si farebbe qualora la Romania accedesse alle sue condizioni di negoziare e di entrare in campagna il 26 corrente. Quanto alla delimitazione del Distretto di Torontal è intervenuto un equivoco, Paléologue e Sazonov avendo convenuto senza consultazioni di carte geografiche ed il primo avendo creduto che si trattasse dell'intero Distretto. Suppongo che l'equivoco sarà già stato chiarito da Poklevskij a Bucarest. Quanto alla linea di delimitazione nel Distretto di Torontal, essa non è stata dettagliatamente precisata da Sazonov, ma da quanto mi è dato di congetturare partirebbe dal Danubio nei paraggi di Bazias e raggiungerebbe la Theiss in quelli di Zeuta passando a sud-ovest di Temeswar.

(l) -Sonnino ritrasmisP questo telegramma a Londra, Pietrogrado e Bucarest (t. gab. r. sp. 467 del 23 maggio) con l'aggiunta della seguente istruzione per Fasciotti: «Prego V. S. agire in conformità di quanto precede ». Il 24 maggio Fasciotti telegrafò (t. gab. r. sp. 614/239): «Ho parlato ieri con Filippescu e Take Jonescu. Ambedue sono d'avviso bisogna mostrarsi condiscendenti ad accordarsi colla Russia sulla base delle ultime concessioni di quest'ultima. Essi si tengono in contatto col Ministro Finanze per agire su Bratianu in questo senso». (2) -Vedi DD. 738 e 739.
749

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 3467/918. Londra, 21 maggio 1915, ore 23,24 (per. ore 4,30 del 22).

Circa andamento della inoltrata crisi di questo Gabinetto Grey ha confermato informazioni già da me riferite nel mio telegramma di ieri (l). Contegno dell'opposizione, egli ha detto, è stato finora sotto ogni aspetto ineccepibile, avendo essa dato, raccomandato lealissimo appoggio al Governo. Ciò nondimeno le cose erano giunte ad un punto che il Governo non avrebbe potuto ragionevolmente dolersi di appunti e critiche che pur essendo giustificati da parte dell'opposizione stessa, non si ritenevano giovevoli interessi generali Paese. In queste condizioni è sembrato preferibile associare alle responsabilità del Governo opposizione la quale con lodevolissimo sentimento patriottico ha consentito prestare suo valido appoggio. Conversazioni procedono regolarmente con ogni speranza di favorevole risultato. Grey fra le accuse che hanno affrettato decisione Primo Ministro, ha accennato, oltre che alle incom

patibilità tra Fischer e Churchill, all'errore commesso da Kitchener nello spingere fabbricazione di proiettili a shrapnel, a preferenza di quelli ad alto esplosivo: tale errore che ha cagionato grosse perdite, e ritardato avanzata è facilmente riparabile, ed in realtà vi si è riparato, ma la rivelazione fattane dal Times ha provocato nel pubblico vivaci recriminazioni che avrebbero avuto certamente eco clamorosa Camera, e ciò non era desiderabile.

Sulla designazione dei Ministri uscenti ed entranti nonché sull'assegnazione portafogli nulla ancora è deciso. Candidatura Balfour all'Ammiragliato dicesi oggi meno possibile per ragioni salute.

(l) Vedi D. 732, che è però del 19.

750

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 572/139. Pietrogrado, 22 maggio 1915, ore 0,50 (per. ore 10).

Telegramma di V. E. n. 434 (l).

Punto di vista russo circa l'occupazione di Scutari da parte montenegrini è che Potenze potrebbero forse dare assicurazione al Montenegro per l'acquisto di quella città a guerra finita, ma che frattanto sia da consigliare nel modo più efficace il Gabinetto Cettigne dal procedere presentemente all'occupazione cui aspira.

Qui si pensa infatti non senza ragione che quest'ultima potrebbe dar luogo a conflitto con gli albanesi e stornare le poche forze montenegrine dalla guerra con l'Austria contro la quale devono concentrarsi gli sforzi degli alleati.

751

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 578/194. Londra, 22 maggio 1915, ore 1,44 (per. ore 7,30).

Oggi Grey mi ha letto un telegramma da lui spedito a Barclay in seguito al colloquio avuto con questo Ministro di Romania venuto a lamenatrsi a nome di Bratianu per le insufficienti inaccettabili proposte russe (2). Nell'informare Mishu delle nuove concessioni ottenute dalla Russia circa Sereth e parte del Distretto di Torontal, osservò Grey, doveva presumere insistenza Governo romeno nell'interessare direttamente Inghilterra alla difesa sua causa, deve essere originata dalla fiducia di esso nella onestà imparzialità di questo Governo. Ma da tale imparzialità appunto si dipartirebbe Governo britannico

e mancherebbe ad un dovere di onore se si prestasse a favorire la parte delle pretese della Romania manifestamente lesiva di vitali interessi della Serbia, avente ogni diritto a vedere tutelata l'incolumità della sua capitale.

Aggiunge Grey che Bratianu, tenendo debito conto degli acquisti territoriali assicurati alla Romania, dovrebbe pure riflettere alla doppia considerazione e cioè che se il successo militare, come è verosimile, arriderà presto o tardi ai russi, essi diverranno meno arrendevoli; se invece trionfasse l'Austria, la Romania non può certamente aspettarsi, checché pretenda Bratianu, che la Monarchia ceda pacificamente la Transilvania.

In senso sostanzialmente analogo a quanto precede io mi ero espresso nella mattinata di ieri con Mishu, venuto a vedermi prima di recarsi da Grey.

Alle considerazioni suesposte io ne aggiunsi pure un'altra e cioè che per H Governo romeno il cattivarsi, mostrandosi ora arrendevole, la benevolenza inglese, presenta vantaggi notevolissimi in vista dell'appoggio che può sperare più tardi al momento del regolamento di questioni, come ad esempio quella degli Stretti, presentanti per la Romania interesse assai maggiore dell'acquisto di qualche chilometro di più o meno all'interno.

Su queste considerazioni Mishu, che è persona assai intelligente, bene a ragione stimato da Grey, pienamente convenne. In via strettamente confidenziale egli confessò a me, e credo non abbia nascosto nemmeno al Segretario di Rtato, suo parere personale favorevole accettazione ultime concessioni russe.

(l) -Vedi D. 716, nota l. (2) -Vedi D. 748.
752

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 579/95. Vienna, 22 maggio 1915, ore 4,12 (per. ore 6,50).

Barone Burian mi ha pregato di passare da lui oggi e mi ha detto, ricordando la comunicazione fattagli il 4 del corrente mese (mio telegramma Gabinetto n. 78 Riservato speciale) (1), che egli si era allora riservato di rispondere. sima (2) credeva non tardare a rimettermi la sua risposta e mi ha consegnato quindi, senza accompagnarla da alcuna osservazione, un promemoria di cui riproduco qui sotto il testo:

«Le Ministre des Affaires Etrangères d'Autriche-Hongrie a eu l'honneur de recevoir la communication concernant la résiliation du Traité de la TripleAlliance que M. l'Ambassadeur d'Italie lui a faite d'ordre de Son Gouvernement le 4 mai. C'est avec une pénible surprise que le Gouvernement Impérial et Royal prend connaissance de la résolution du Gouvernement Italien de mettre fin, d'une façon si abrupte, à un Traité qui basé sur la communauté de nos intérets politiques les plus importants a assuré depuis de si longues

années à nos Etats la sécurité et la paix et a rendu à l'Italie des services notoires. Cette surprise est d'autant plus justifiée que les faits allégués en première ligne par le Gouvernement Royal pour motiver sa décision, remontent à plus de 9 mois et que depuis cette époque, le Gouvernement Royal a maintes fois déclaré son désir de maintenir et raffermir encore les liens de l'alliance entre nos deux Pays, désir qui a toujours trouvé un accueil favorable et un écho cordial en Autriche-Hongrie. Les raisons qui ont forcé le Gouvernement Impérial et Royal à adresser au mois de juiHet de l'année dernière un ultimatum à la Serbie sont trop connues pour qu'il soit nécessaire de les répéter ici. Le but que l'Autriche-Hongrie se proposait et qui consistait uniquement à sauvegarder la Monarchie contre les agissements subversifs de la Serbie et à empècher la continuation d'une agitation qui visait directement au démembrement de l'Austriche et qui avait provoqué de nombreux attentats et finalement le drame de Serajevo, ne pouvait toucher d'aucune façon les intérèts de l'Italie, car le Gouvernement I. et R. n'a jamais supposé et considère camme exclu que les intérèts de I'Italie puissent ètre identifiés de loin ou de près avec les agissements criminels dirigés contre la sécurité et l'intégrité territoriale de l'Autriche-Hongrie, tolerés et encouragés malheureusement par le Gouvernement de Belgrade.

Le Gouvernement Italien était du reste informé et savait que l'AutricheHongrie n'avait pas d'intention de conquète en Serbie. Il a été expressement déclaré à Rome que si la guerre restait localisée, l'Autriche-Hongrie n'avait pas l'intention de porter atteinte à l'intégrité territoriale et à la souveraineté de la Serbie.

Lorsque par suite de l'intervention de la Russie, le conftit purement local entre l'Autriche-Hongrie et la Serbie prit, contrairement à nos désirs, un caractère européen et que l'Autriche-Hongrie et l'Allemagne se virent attaquées par plusieurs grandes Puissances, le Gouvernement Royal déclara la neutralité de l'Italie mais sans faire la moindre allusion à ce que cette guerre, provoquée et préparée de longue main par la Russie, fut apte à priver le Traité de la Triple-Alliance de sa raison d'ètre.

Il suffit de rappeler les déclarations faites a cette époque par feu le Marquis De San Giuliano et le télégramme adressé le 2 aout 1914 par Sa Majesté le Roi d'Italie à Sa Majesté l'Empereur et Roi pour constater qu'à cette époque le Gouvernement Royal ne voyait dans l'action de l'Autriche-Hongrie rien qui fut contraire aux stipulations de notre traité d'alliance.

L'Autriche-Hongrie et l'Allemagne attaquées par les Puissances de la TripleEntente devaient défendre leurs territoires, mais cette guerre défensive ne visait aucunement à la réalisation d'un programme opposé aux intérèts vitaux de l'Italie. Ces intérèts vitaux ou ce qu'il nous était possible d'en connaitre n'etaient nullement menacés. Du reste, si le Gouvernement Italien avait eu des appréhensions à ce sujet il aurait pu les faire valoir et il aurait surement trouvé, tant à Vienne qu'à Berlin, les meilleures dispositions pour la sauvegarde de ces intérèts. Le Gouvernement Royal était alors d'avis que telle que la question se présentait, ses deux Alliés ne pouvaient invoquer le casus toederis vis-à-vis de l'Italie. Mais il n'a fait aucune communication qui aurait permis de croire qu'il considérait l'action entreprise par l'Autriche-Hongrie camme une violation flagrante de la lettre et de l'esprit du Traité d'Alliance.

Tout en regrettant cette décision touchant la neutralité de l'Italie, peu compatible, selon notre avis, avec l'esprit du Traité, les Cabinets de Vienne et de Berlin ont accepté loyalement la façon de voir du Gouvernement italien et l'échange de vues qui a eu lieu à cette époque a constaté la maintien intégral de la Triple Alliance.

C'est justement en invoquant ce Traité, notamment l'article 7 que le Gouvernement Royal nous a présenté ses réclamations pour obtenir certaines compensations dans le cas où l'Autriche-Hongrie acquerrait de son còté du fait de la guerre des avantages territoriaux ou autres dans la Péninsule des Balkans.

Le Gouvernement Impérial et Royal a accepté ce point de vue et s'est déclaré pret à etudier la question tout en faisant remarquer que tant que l'on ne connaissait pas les avantages éventuels que l'Autriche-Hongrie pourrait obtenir, il était difficile de préciser le compensations.

Le Gouvernement Royal partageait cette manière de voir, camme il résulte de la déclaration de feu le Marquis De San Giuliano du 25 aout 1914 où il disait «il serait prémature de causer maintenant de compensations » et des rémarques du Due Avarna après notre retraite de Serbie: «il n'y a pas actuellement d'objet de compensations >>. Néanmoins le Gouvernement I. et R. a toujour été prét à entamer une conversation à ce sujet. Aussi, lorsque le Gouvernement italien en répétant encore son désire de maintenir et de raffermir notre alliance, a présenté certaines demandes touchant la cession à l'Italie, à titre de compensation, de territoires faisant partie intégrante de la Monarchie, le Gouvernement Imperia! et Royal qui attachait le plus grand prix au maintien des meilleurs rapports avec l'Italie a accepté meme cette base de négociations, bien que, selon son avis, l'article 7 en question n'avait jamais eu en vue les territoires des hautes parties contractantes mais visait uniquement la péninsule des Balkans.

Dans les pourparlers qui ont eu lieu à ce sujet le Gouvernement I. et R. s'est toujours montré animé du désir sincère d'arriver à une entente avec l'Italie, et s'il lui a été impossible, pour des raisons ethniques politiques et militaires qui ont été abondamment exposées à Rome, d'obtempérer à toutes les demandes du Gouvernement Royal, les sacrifices qu'il était disposé à faire sont d'une telle importance que seulement le désir de maintenir une alliance qui existe depuis de si nombreuses années pour l'avantage comm~1 de nos deux Pays saurait les justifier.

Le Gouvernement Royal fait remarquer que les concessions offertes par l'Autriche-Hongrie ne devaient etre exécutées qu'à une époque indéterminée, c'est à dire seulement à la fin de la guerre, et H semble déduire de ce fait que ces concessions perdraient par là toute leur valeur.

Le Gouvernement I. et R. en relevant l'impossibilité matérielle d'une remise immédiate des territoires cédés, s'est toutefois montré disposé à offrir toutes les garanties nécessaires pour préparer et assurer, dès à présent, cette remise dans un délai peu éloigné. La bonne volonté évidente et l'esprit de conciliation dont le Gouvernement Impérial et Royal a fait preuve dans le courant des pourparlers ne semblent nullement justifier l'opinion du Gouvernement Italien qu'il fallait renoncer à tout espoir de parvenir à un accord.

Un tel accord ne saurait cependant etre atteint qui si des deux còtés il y a le meme désir sincère de s'entendre.

Le Gouvernement I. et R. ne peut prendre acte de la déclaration du Gouvernement Italien de vouloir reprendre son entière liberté d'action et de considérér annulé et désormais sans effets son Traité d'alliance avec l'AutricheHongrie, cette declaration du Gouvernement Royal se trouvant en contradiction directe avec les engagements solennels pris par l'Italie dans le Traité du 5 décembre 1912 qui fixait la durée de notre alliance jusqu'au 8 juillet 1920, avec faculté de le dénoncer seulement un an à l'avance, et ne prevoyait pas de dénonciation ou abolition du Traité avant cette époque. Le Gouvernement Royal italien s'étant arbitrairement dégagé de toutes ses obligations, le Gouvernement I. et R. décline la responsabilité pour toutes les conséquences pouvant résulter de ce procédé.

Buriàn Ministre Affaires Etrangères ».

Circa «les remarques » che secondo il promemoria suddetto io avrei fatte al Ministro in seguito alla ritirata delle truppe austro-ungariche dalla Serbia, non ricordo veramente di averle formulate.

Né ho il modo di controllare la cosa, avendo già bruciato i telegrammi riservati speciali in partenza ed in arrivo (1).

(l) -Vedi D. ~61. (2) -In Libro Verde 108 al D. 76.
753

IL MINISTRO A NISH, SQUITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3495/ 18 gab. (2). Nish, 22 maggio 1915, ore 13 (per. ore 22,50 del 23).

Telegramma di V. E. Gab. n. 45 (3). Già dall'inizio della campagna di questa stampa contro aspirazioni italiane sulla Dalmazia io ho fatto valere tutta la mia influenza a moderarla e credo essere riuscito specialmente per opera di Pasic. Essendosi tuttavia verificata più tardi una ripresa dell'increscioso argomento da parte di qualche giornale di opposizione ho potuto ottenere dal Governo che una parola d'ordine fosse data a tutta la stampa di evitare qualsiasi attacco all'Italia. Difatti fu data, e da parecchi giorni i principali giornali si astengono dalle solite invettive contro noi. Quanto rivolgere la loro azione a nostro favore non mancherò di adoperarmi con tutto impegno, ma non mi nascondo la difficoltà dell'impresa sia per la loro troppo recente attitudine a noi avversa, sia per il pericolo provocare polemiche locali tra periodici di partiti, alcuni dei quali non sarebbe possibile a nessun conto fare

passare alla nostra causa qualora la polemica fosse impegnata. Ad ogni modo mi sarebbe necessario conoscere idea fondamentale che il R. Governo vorrebbe patrocinata dalla stampa serba più autorevole. Per un preliminare e prudente mio lavoro preparatorio presso organi maggiori di questa stampa non occorre alcuna spesa.

Se occorresse più tardi a raggiungere lo scopo desiderato avrei cura di indicare all'E. V. la somma che potrebbe essere utilmente impegnata.

(l) -In realtà furono distrutte semplicemente le copie del telegrammi riservati speciali in arrivo e partenza ma Avarna conservò fra le sue carte personali (ora comprese nel fondo Ambasciata a Vienna) i manoscritti dei t. gab. r. sp. in partenza e l dattiloscritti di quelli in arrivo. (2) -Questo telegramma partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato in arrivo nella serie dei telegrammi ordinari. (3) -Vedi D. 726.
754

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI

T. 1549. Berlino, 22 maggio 1915, ore 15.

In caso di rottura relazioni nostri interessi in Germania ed in Baviera saranno tutelati dalle Rappresentanze svizzere. Prego V. E. voler eventualmente disporre in conseguenza.

755

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 590/237. Bucarest, 22 maggio 1915, ore 15,30 (per. ore 5,35 del 23).

Mi permetto far presente a V. E. che mentre avevamo dichiarato che a suo tempo avremmo informato Bratianu ed il Re Ferdinando del modo come ci proponevamo procedere per motivare nostra rottura con l'Austria-Ungheria, questa rottura si è ormai verificata senza che io sia stato posto in grado di fare alcuna dichiarazione al riguardo.

Ciò fornirà nuovo argomento di recriminazioni a Bratianu in un momento in cui credo interessi al R. Governo poter esercitare qui una qualche influenza.

Mi consenta V. E. insistere nell'interesse del R. Servizio in un momento così grave per la patria nostra, affinché questa Legazione venga tenuta sollecitamente al corrente della situazione ed in particolare della linea di condotta che segue il R. Governo sia per propria norma di linguaggio e di condotta, sia perché essa possa cercare di conservare e ripristinare quella influenza su questo Stato che era stata ottenuta con lungo e laborioso sforzo e che i recenti avvenimenti hanno certamente scossa.

V. E. vorrà considerare che non ultimo motivo di malcontento di Bratianu è che l'Italia ha tenuto il Governo romeno sistematicamente all'infuori di tutto ciò che ha fatto. Bratianu poi non ha mancato di parlarne coi suoi aderenti sicché si tratta ormai di un argomento di pubblica notorietà.

Ho già esposto a V. E. in qual modo si possa confutare quanto Bratianu ci imputa (1), ed in questo senso io mi sono appunto espresso: non è perciò meno vero tuttavia che il malcontento esista e che non manca di fondamento.

(l) Vedi D. 719.

756

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA (l)

T. GAB. R. SP. 455/121. Roma, 22 maggio 1915, ore 17,20.

Mio telegramma n. 444/115 (2). Prego V. E. rimettere personalmente a codesto Ministero degli Affari Esteri la seguente comunicazione scritta:

« Conformément aux ordres de Sa Majesté le Roi, Son Auguste Souverain, le soussigné Ambassadeur d'Italie a l'honneur de remettre à S. E. le Ministre des Affaires Etrangéres d'Autriche-Hongrie la communication suivante:

Dès le quatre de ce mois déclaration a été faite au Gouvernement Impérial et Royal des graves motifs pour lesquels l'Italie, confiante dans son bon droit, proclamait annulé et désormais sans effets son traité d'alliance avec l'AutricheHongrie, violé par le Gouvernement Impérial et Royal et reprenait son entière liberté d'action à cet égard. Le Gouvernement du Roi, fermement résolu de pourvoir, par tous les moyens dont il dispose, à la sauvegarde des droits et des intérets italiens ne saurait manquer à son devoir de prendre, contre toute menace actuelle et future, les mesures que les événements lui imposent pour l'accomplissement des aspirations nationales. Sa Majesté le Roi déclare de se considérer dès demain en état de guerre avec l'Autriche-Hongrie. Le soussigné a l'honneur de faire connaitre, en méme temps, à S. E. le Ministre des Affaires Etrangères que les passeports seront remis aujourd'hui méme à la disposition de l'Ambassadeur I. et R. à Rome et il saura gré a S. E. de vouloir bien lui faire remettre les siens >>.

Prego V. E. telegrafarmi appena Le sia possibile a che ora Ella prevede avverrà la consegna (3).

Pregola altresì provvedere perché appena V. E. esca dalla Ballplatz parta un telegramma urgente che mi assicuri che la consegna del predetto documento è avvenuta (4).

757

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3494/445. Pietrogrado, 22 maggio 1915, ore 21,15 (per. ore 5,15 del 23).

Tutti i giornali commentano con calorosa simpatia discorsi e votazioni Parlamento italiano ed argomentando prossima nostra entrata in azione ne celebrano alto valore militare morale e politico e salutano entusiasticamente fratellanza d'armi itala-russa.

42 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

(l) -Ed. in fac-simile in ALDROVANDI MARESCOTTI, Guerra Diplomatica, cit. illustrazione XXVIII. (2) -Vedi D. 740. (3) -Avarna rispose con t. gab. r. sp. 592/99 del 23 maggio. ore 12.30: « Burian mi riceverà per la consegna della comunicazione di cui al telegramma suddetto oggi alle 15.30 ». (4) -Vedi D. 765.
758

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 608/238. Bucarest, 22 maggio 1915, ore 21,40 (per. ore 10,40 del 23).

Ho veduto stamane Bratianu ed ho cercato persuaderlo ad accettare le nuove proposte russe (l). Come prevedevasi egli si mantiene fermo sulle sue domande circa Theiss e Pruth. Seguiterò agire sugli altri [e] frattanto spingo Bratianu a dare una risposta cortese ed amichevole, sia pure senza accettarne il fondo, al primo promemoria russo (2), autorizzando Diamandy a dichiarare che il Governo romeno se insiste su certi punti è tuttavia disposto a transigere su altri. Questi punti potrebbero essere ad esempio:

lo -cessione alla Bulgaria di Dobric e Balie; 2° -impegno di non fortificare zona del Banato fronteggiante Belgrado e di non tenervi guarnigioni;

3° -impegno di facilitare esodo di tutti i Serbi che volessero abbandonare il Banato riscattandovi le proprietà;

4° -scambio di popolazioni tra i romeni della valle del Timosc ed i serbi del Banato; eventualmente diminuzione delle pretese territoriali romene in altri punti e così via.

Non so se queste concessioni possano essere accettabili da parte della Russia, ma mi sembra che in questo momento soprattutto indispensabile che la conversazione venga ripresa a Pietroburgo in modo amichevole direttamente tra Russia e Romania mentre noi lavoreremo qui per propiziare ambiente intorno a Bratianu.

Reputo sia stato un errore da parte della Russia di aver dato prima una risposta così inutilmente intransigente; di aver lasciato che venissero comunicate qui in modo così precipitoso le sue nuove concessioni.

In ogni modo non si può in nessun caso parlare dell'entrata in azione della Romania pel 26. Tuttavia Bratianu assicura di continuare i suoi preparativi militari e che non domanda di meglio che di entrare in campagna.

759

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 587/196. Londra, 22 maggio 1915, ore 22,37 (per. ore 5,35 del 23).

Avant'ieri questo Ministro di Serbia dichiarò che nel doppio intento di avere una frontiera naturale e di evitare attriti colla Romania, Governo serbo

(2l Vedi D. 697.

desidera che parte del Banato da assegnarsi alla Serbia si estenda fino al fiume Temes.

Rispose Grey che per i medesimi motivi ed in base ai medesimi argomenti il Ministro di Romania gli aveva poco prima comunicato aspirazioni romene presso a poco sui medesimi territori. Grey colse l'occasione per raccomandare al Rappresentante serbo come aveva già raccomandato al romeno maggiore moderazione ed arrendevolezza nell'interesse generale.

Nel narrarmi quanto precede Grey, rilevando con rammarico insaziabile avidità di tutti in generale i Balcanici, accennò alle lagnanze serbe circa Dalmazia. Disse erasi adoperato a calmare quel Governo dimostrandogli che in caso di trionfo degli alleati la Serbia avrà vantaggi territoriali insperati, che più di 6 milioni di jugoslavi saranno liberati dal giogo straniero, che a questo importante successo contribuirà potentemente il concorso efficace dell'Italia e che per conseguenza serbi e slavi non avrebbero alcun fondato motivo di dolersi per l'eventuale esclusione di un numero relativamente non considerevole di slavi abitanti in territori di nazionalità mista reclamati dall'Italia per legittima tutela di primari interessi sentimentali e strategici.

Grey mi disse pure che aveva conferito col redattore principale del Times e fattogli rilevare somma inopportunità nota campagna.

(l) Vedi D. 748.

760

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 588/197. Londra, 22 maggio 1915, ore 22,37 (per. ore 2 del 23).

Grey mi narrava ieri che in un recente colloquio Cardinale Segretario di Stato ebbe a dire al Ministro britannico intervento Italia essere evidentemente dovuto all'influenza inglese. Grey si affrettò ad incaricare Howard di manifestare a Sua Eminenza il suo vivo rammarico per questa osservazione priva di qualsiasi fondamento.

Governo inglese, pur essendo legato all'Italia da nota tradizionale amicizia, non si sarebbe mai permesso di rivolgere nemmeno l'ombra di un consiglio in una questione sulla quale solo il Governo italiano aveva qualità di prendere una decisione.

A mia volta colsi l'occasione per dire a Grey che nessuno è in grado di apprezzare scrupolosa esattezza di tale informazione, più di me, che nei passati nove mesi ho potuto constatare ed apprezzare il contegno suo per quanto amichevole, altrettanto corretto e riguardoso verso il mio Paese.

Tale contegno, aggiunsi in omaggio alla verità, io non ho perduto occasione alcuna di porre in evidenza davanti al mio Governo.

761

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CONSOLE A SCUTARI, DE FACENDIS

T. 1562. Roma, 23 maggio 1915, ore 2.

Suo telegramma n. 222 (l).

Ho telegrafato al R. Ministro in Durazzo che ritengo opportuno soprassedere provvedimento di sospendere sussidio a Bib Doda (2). Ciò dev'essere però interpretato non quale prova che R. Governo sia soddisfatto dell'azione di Bib Doda, di cui contegno nella questione dell'invio a Durazzo gente assoldata da Alush Loia per conto Essad non è stato, per verità, molto chiaro e corretto, ma come nuova prova del nostro desiderio di vedere ristabilito costi un modus vivendi fra Essad e Bib Doda, che valga a dirimere perniciosi antagonismi e conflitti fra cattolici e musulmani.

762

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A DURAZZO, ALIOTTI

T. 1563. Roma, 23 maggio 1915, ore 2.

Suo telegramma n. 276 (3).

Pur riconoscendo che Bib Doda non ha tenuto contegno molto chiaro e corretto nei riguardi Alush Loja e partigiani di quest'ultimo, non credo opportuno nell'attuale momento sospendergli sussidio. Tale provvedimento non mancherebbe di produrre a Scutari, dove il partito di Bib Doda è sempre forte, sfavorevole impressione, e, siccome certamente Bib Doda lo farebbe passare agli occhi dei suoi partigiani come dovuto alle suggestioni ed intrighi di Essad, esso contribuirebbe ad inacerbire ancor più rapporti fra cattolici e musulmani favorevoli ad Essad il che sopratutto nelle attuali circostanze ci conviene, per quanto è possibile, evitare. Bib Doda è quel che è e non mi faccio illusioni circa suo carattere ma non mi pare che in questo momento convenga di farcelo ostile per piccola somma.

763

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 600/198. Londra, 23 maggio 1915, ore 15,36 (per. ore 19,10).

R. Ministro a Stoccolma pregami trasmettere alla E. V. quanto segue: «Gabinetto n. 12 -Confidenziale.

Le dichiarazioni fatte alla Camera dei Comuni dal Governo britannico circa neutralità della Svezia hanno prodotto qua una certa impressione, perché i fatti erano stati finora tenuti segreti e la loro rivelazione in questo momento da un lato è apparsa come una velata minaccia e dall'altra è sembrata diretta a far credere che la Svezia avesse vincolata la sua libertà di azione con un impegno verso la Triplice Intesa.

Governo svedese ha pubblicato ieri sera un comunicato ufficiale in cui dopo di aver affermato che non solo i Governi della Triplice Intesa ma anche quelli tedeschi lo assicurarono al principio della guerra che avrebbero rispettato la neutralità della Svezia finché essa fosse stata mantenuta, rileva che tali comunicazioni non presupponevano e non ebbero nè ricevuta nè impegni da parte della Svezia.

Il mio Collega d'Inghilterra mi ha detto in via strettamente confidenziale che le dichiarazioni della Triplice Intesa furono fatte qua ai primi di agosto per dissipare qualsiasi timore della Svezia specialmente riguardo alla Russia.

Informato di ciò Governo tedesco avrebbe fatto dichiarazione analoga verso il 20 di agosto. Tali dichiarazioni erano finora rimaste segrete per desiderio del Governo svedese che vi vedeva quasi una protezione non invocata e poco gradita al suo amor proprio.

Dopo i passi fatti a Roma da Bildt (l) ed il disèorso del Re Gustavo a Goteborg (2) Governo britannico ha voluto fare una manifestazione pubblica per chiarire la situazione.

Questo Ministro degli Affari Esteri prevenuto dal Ministro d'Inghilterra delle intenzioni del Gabinetto di Londra avrebbe risposto che pur preferendo che non se ne facesse nulla non si sarebbe assolutamente opposto alla pubblicazione se Gran Bretagna l'avesse ritenuta opportuna. ToMMASINI ».

(l) -Vedi D. 742. (2) -Vedi D. 762. (3) -Vedi D. 675.
764

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3514/967. Londra, 23 maggio 1915, ore 15,36 (per. ore 19,20).

Come era da prevedere avantieri e ieri giornali hanno pubblicato articoli entusiastici per l'Italia. Non invio riassunti, perché so che lo fanno i nostri corrispondenti. Articolo Times è molto bello, ma forse troppo lirico e letterario. Preferisco quello della Morning Post che pone fra l'altro in evidenza il fatto importantissimo sotto ogni aspetto e memorabile, che cioè Italia entra in campo a fianco della Triplice Intesa in un momento in cui le sorti guerra sono ancora dubbie. Da ogni parte mi viene confermata enorme favorevolissima impressione prodotta dal discorso del Presidente del Consiglio dei Ministri, nonché dal contegno altamente dignitoso e patriottico del Parlamento. in perfetta correlazione con quello già ammirato del Paese.

(1) Vedi DD. 467 e 494. (2) Vedi D. 573, nota l.
765

L'AMBASCIATORE A VIENNA, AVARNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO

T. GAB. R. SP. 593/100. Vienna, 23 maggio 1915, ore 16,15 (per. ore 20).

Ho testè rimesso al Barone Burian la dichiarazione di guerra.

766

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. GAB. R. SP. 462. Roma, 23 maggio 1915, ore 17.

Informo ad ogni buon fine V. E. che dichiarazione identica dei quattro alleati circa impegno a non fare pace separata (l) non dovrà essere firmata da V. E. nè pubblicata prima di mia espressa autorizzazione a V. E.

767

L'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 595/146. Berlino, 23 maggio 1915, ore 19,15 (per. ore 22,40).

Jagow mi comunica in questo momento di aver ricevuto da Vienna annunzio che quel R. Ambasciatore ha rimesso dichiarazione di guerra all'AustriaUngheria (2). Egli aggiunge che Biilow lascierà Roma nello stesso tempo che Ambasciatore d'Austria-Ungheria (3).

768

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TITTONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. R. SP. 597/173. Parigi, 23 maggio 1915, ore 21,55 (per. ore 3,15 del 24).

Telegramma di V. E. n. 1556 (4). Constato con piacere che Fasciotti ritiene che la proposta da me fatta

per il Banato possa essere accettata dalla Romania e nulla vieta che da noi e dalla Francia sia appoggiata per la Bucovina la frontiera di cui fa cenno Fasciotti con riferimento alla tavola 18• dell'Atlante Stigler.

L'essenziale è che si riesca ad ottenere che Bratianu proponga le frontiere per il Banato e la Bucovina di cui sopra, in replica alla proposta russa.

È certo che la Russia non farà di sua iniziativa altre concessioni. Potrà solo prendere in esame benevolo quelle nuove proposte intermedie che la Romania presenterà, quindi se invece di presentare le dette proposte intermedie persisterà a dichiarare che mantiene integralmente le primitive domande, le trattative con la Russia saranno necessariamente interrotte e Italia e Francia malgrado la loro buona volontà non potranno far nulla per la Romania.

Avendo riparlato con questo Ministro di Romania della interpretazione che Delcassé dà al primo accordo russo-romeno egli, pure sostenendo l'interpretazione di Bratianu, ha convenuto che il testo ne è ambiguo e che se la Triplice Intesa vincerà sarà essa che farà prevalere la sua interpretazione contro la quale la Romania non sarà in grado di far valere la propria.

(l) -Vedi DD. 463 c 471. (2) -Vedi D. 765. (3) -Vedi D. 7n. (4) -Vedi D. 737. nota 4.
769

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE (l)

T. CIRCOLARE 319. Roma, 23 maggio 1915.

Il carattere eminentemente conservativo e difensivo della Triplice Alleanza risulta evidente dalla lettera e dallo spirito del Trattato e dalle intenzioni chiaramente manifestate e consacrate in atti ufficiali dei Ministri che fondarono l'alleanza e ne curarono i rinnovamenti. Agli intenti di pace si è costantemente ispirata la politica italiana.

Provocando la guerra europea. respingendo la risposta remissiva della Serbia, che dava all'Austria-Ungheria tutte le soddisfazioni che essa poteva legittimamente chiedere, rifiutando di dare ascolto alle proposte conciliative che l'Italia aveva presentato insieme ad altre Potenze, nell'intento di preservare l'Europa da un immane conflitto, che avrebbe sparso sangue ed accumulato rovine in proporzioni mai vedute e neppure immaginate, l'AustriaUngheria lacerò colle sue stesse mani il patto d'alleanza coll'Italia, il quale, fino a che era stato lealmente interpretato, non come strumento d'aggressione, ma solo come difesa contro possibili aggressioni altrui, aveva validamente contribuito ad eliminare le occasioni e comporre le ragioni di conflitto e ad assicurare ai popoli per molti anni i benefici inestimabili della pace.

L'articolo primo del Trattato consacrava una norma logica e generale di qualsiasi patto di alleanza, cioè l'impegno di «procedere ad uno scambio d'idee sulle questioni politiche ed economiche di natura generale che po

tessero presentarsi». Ne derivava che nessuno dei contraenti era libero di intraprendere, senza previo comune concerto, un'azione le cui conseguenze potessero produrre agli altri alcun obbligo contemplato dall'alleanza o comunque toccare i loro più importanti interessi.

A questo dovere contravvenne l'Austria-Ungheria coll'invio alla Serbia della sua Nota in data 23 luglio 1914 senza previo concerto coll'Italia. L'Austria-Ungheria violò così indiscutibilmente, in una delle sue clausole fondamentali, il trattato.

Tanto maggiore era l'obbligo dell'Austria-Ungheria di previamente concertarsi con l'Italia, in quanto dalla sua azione intransigente contro la Serbia derivava una situazione direttamente tendente a provocare una guerra europea. E sino dal principio del luglio 1914 il R. Governo, preoccupato dalle tendenze prevalenti di Vienna, aveva fatto giungere al Governo I. e R. ripetuti consigli di moderazione ed avvertimenti sugli incombenti pericoli di carattere europeo.

L'azione intrapresa dall'Austria-Ungheria contro la Serbia era inoltre direttamente lesiva degli interessi generali italiani, politici ed economici, nella penisola balcanica.

Non era lecito all'Austria pensare che l'Italia potesse restare indifferente alla menomazione della indipendenza serba. Non erano mancati a questo proposito i nostri moniti. Da molto tempo l'Italia aveva più volte in termini amichevoli ma chiari avvertito l'Austria-Ungheria che l'indipendenza della Serbia era considerata dall'Italia come elemento essenziale dell'equilibrio balcanico. che l'Italia stessa non avrebbe mai potuto ammettere fosse turbato a suo danno. Né ciò avevano detto soltanto nei privati colloqui i suoi diplomatici, ma dalla tribuna parlamentare lo avevano altamente e pubblicamente proclamato i suoi uomini di Stato.

L'Austria dunque, aggredendo la Serbia, con un ultimatum non preceduto, con disdegno di ogni consuetudine. da qualsiasi mossa diplomatica verso di noi. e preparato nell'ombra. con sì gelosa cura di tenerlo celato all'Italia, che ne avemmo notizia, insieme al pubblico, dalle agenzie telegrafiche. prima che per via diplomatica, si pose non solo fuori dell'Alleanza dell'Italia ma si eresse a nemica degli interessi italiani.

Risultava infatti al R. Governo. per sicure notizie, che tutto il complesso programma di azione dell'Austria-Ungheria nei Balcani portava ad una gravissima diminuzione politica ed economica dell'Italia, perché a ciò conducevano, direttamente ed indirettamente l'asservimento della Serbia, l'isolamento politico e territoriale del Montenegro, l'isolamento e la decadenza politica della Romania.

Questa diminuzione dell'Italia nei Balcani si sarebbe verificata anche ammettendo che l'Austria-Ungheria non avesse avuto proposito di compiere nuovi acquisti territoriali.

Giova osservare che il Governo austro-ungarico aveva esplicito obbligo di previamente concertarsi coll'Italia. in forza di uno speciale articolo (7) del Trattato della Triplice Alleanza, che stabiliva il vincolo dell'accordo preventivo ed il diritto a compensi fra gli alleati in caso di occupazioni temporanee o permanenti nella regione dei Balcani.

In proposito il R. Governo iniziò conversazioni col Governo I. e R. sino dall'apertura delle ostilità austro-ungariche contro la Serbia, ritraendo, dopo qualche riluttanza, una adesione di massima.

Queste conversazioni erano state iniziate subito dopo il 23 luglio allo scopo di rendere al trattato, violato e quindi annullato per opera dell'AustriaUngheria, un nuovo elemento di vita, quale poteva derivargli soltanto da nuovi accordi.

Le conversazioni furono riprese con più precisi intenti nel mese di dicembre 1914.

Il R. Ambasciatore a Vienna ebbe allora istruzioni di far conoscere al conte Berchtold che il Governo italiano riteneva necessario procedere senza alcun ritardo ad uno scambio di idee e quindi ad un concreto negoziato col Governo I. e R. circa la situazione complessa derivante dal conflitto provocato dall'Austria-Ungheria.

Il conte Berchtold rispose dapprima con ripulse, concludendo non ritenere fosse il caso di venire per allora ad un tale negoziato.

Ma, in seguito alle nostre repliche, alle quali si associò il Governo germanico, il Conte Berchtold fece poi conoscere di essere disposto a entrare nello scambio di idee da noi proposto.

Esprimemmo allora subito un lato fondamentale del nostro punto di vista. E cioè dichiarammo che i compensi contemplati, sui quali doveva intervenire l'accordo, dovevano riflettere territori trovantisi sotto il dominio attuale dell' Austria-Ungheria.

Le discussioni proseguirono per mesi, dai primi di dicembre al marzo, solamente alla fine di mrazo dal barone Burian ci venne offerta una zona di territorio compresa in limiti lievemente a nord della città di Trento.

Per questa cessione il Governo austro-ungarico ci richiedeva a sua volta numerosi impegni a suo favore, fra cui piena ed intera libertà di azione nei Balcani.

È da notarsi che la cessione del territorio nel Trentina non doveva, nel pensiero del Governo austro-ungarico, effettuarsi immediatamente, secondo noi chiedevamo, ma solamente alla fine dell'attuale conflitto.

Rispondemmo che l'offerta non poteva soddisfarei. e formulammo il minimo delle cessioni che potevano corrispondere, in parte, alle nostre aspirazioni nazionali, migliorando equamente la nostra situazione strategica nell'Adriatico.

Tali richieste comprendevano un confine più ampio nel Trentina, un nuovo confine sull'Isonzo, una situazione speciale per Trieste, la cessione di alcune isole dell'Arcipelago Curzolari, il disinteresse dell'Austria nell'Albania ed il riconoscimento dei nostri possessi di Valona e del Dodecanneso.

Alle nostre richieste furono opposti dapprima dinieghi categorici. Solo dopo un altro mese di conversazioni l'Austria-Ungheria si indusse ad aumentare la zona di territorio da cedere nel Trentino limitandola a Mezzolombardo, ma escludendo territori italiani come un lato intero della Vallata del Noce, Val di Fassa e Val di Ampezzo e !asciandoci una linea non rispondente nemmeno a scopi strategici.

Restava poi sempre fermo il Governo austriaco nel negare qualsiasi effettuazione di cessione prima del termine della guerra.

I ripetuti dinieghi dell'Austria-Ungheria risultarono esplicitamente confermati in un colloquio che il barone Burian tenne col R. Ambasciatore a Vienna il 29 aprile u. s. (l) nel quale risultò che il Governo austro-ungarico pur ammettendo la possibilità di riconoscimento di qualche nostro prevalente interesse a Valona e l'anzidetta cessione territoriale nel Trentina, persisteva a pronunciarsi in modo negativo circa tutte le altre nostre richieste e precisamente circa quelle che riguardavano la linea dell'Isonzo, Trieste e le isole.

Dall'atteggiamento seguito dall'Austria-Ungheria dai primi di dicembre alla fine di aprile risultava chiaro il suo sforzo di temporeggiare senza venire ad una pratica conclusione.

In queste condizioni l'Italia si trovava di fronte al pericolo che ogni sua aspirazione, avente base nella tradizione, nella nazionalità e nel suo desiderio di sicurezza nell'Adriatico, si perdesse per sempre; mentre altre contingenze del conflitto europeo minacciavano i suoi maggiori interessi in altri mari. Da ciò derivava all'Italia la necessità e il dovere di riprendere la sua libertà di azione cui aveva diritto e di ricercare la tutela dei suoi interessi all'infuori dei negoziati condotti inutilmente per cinque mesi ed all'infuori di quel patto d'alleanza che per opera dell'Austria-Ungheria era virtualmente cessato sino dal luglio 1914.

Non sarà fuori di luogo osservare che cessata l'Alleanza è cessata la ragione della acquiescenza determinata per tanti anni nel popolo italiano dal desiderio sincero della pace, mentre rivivono ora le ragioni della condoglianza per tanto tempo volontariamente repressa per il trattamento al quale le popolazioni italiane in Austria furono assoggettate.

Patti formali a tutela della nostra lingua della tradizione e della civiltà italiana nelle regioni abitate dai nostri connazionali sudditi della Monarchia non esistevano nel trattato. Ma quando all'Alleanza si fosse voluto dare un contenuto di pace e di armonia sincera, appariva incontestabile l'obbligo morale dell'alleato di tener in debito conto, anzi di rispettare con ogni scrupolo, il nostro vitale interesse costituito dall'equilibrio etnico nell'Adriatico.

Invece la costante politica del Governo austro-ungarico mirò per lunghi anni alla distruzione della nazionalità e della civiltà italiana lungo le coste dell'Adriatico. Basterà qualche sommaria citazione di fatti e di tendenze ad ognuno già troppo noti: sostituzione progressiva dei funzionarii di razza italiana con funzionari di altra nazionalità; immigrazione artificiosa di centinaia di famiglie di nazionalità diversa; assunzione, a Trieste, di cooperative di braccianti estranei; decreti Hohenlohe diretti ad escludere dal Comune di Trieste e dalle industrie del Comune gli impiegati regnicoli; snazionalizzazione dei principali servizi del Comune di Trieste e diminuzione delle attribuzioni municipali; ostacoli di ogni sorta alla istituzione di nuove scuole nazionali; regolamento elettorale con tendenza anti-italiana; snazionalizzazione dell'Amministrazione giu

diziaria; la questione dell'Università, che formò pure oggetto di trattative diplomatiche; snazionalizzazione delle Compagnie di navigazione; azione di polizia e processi politici tendenti a favorire le altre nazionalità a danno di quella italiana; espulsioni metodiche, ingiustificate e sempre più numerose di regnicoli.

La costante politica del Governo I. e R. riguardo alle popolazioni italiane soggette, non fu unicamente dovuta a ragioni interne ma attinenti al giuoco delle varie nazionalità contrastanti nella Monarchia. Essa invece appare inspirata in gran parte da un intimo sentimento di ostilità e di avversione riguardo all'Italia dominante in alcuni circoli, più vicini al Governo austro-ungarico ed aventi una determinante influenza sulle decisioni di questo. Fra i tanti indizi che si possono citare basterà ricordare che nel 1911, mentre l'Italia era impegnata nella guerra contro la Turchia, lo Stato Maggiore a Vienna si apparecchiava intensivamente ad una aggressione contro di noi e il partito militare proseguiva attivissimo il lavoro politico inteso a trascinare gli altri fattori responsabili della Monarchia. Contemporaneamente gli armamenti alla nostra frontiera assumevano carattere prettamente offensivo. La crisi fu sì risoluta in senso pacifico, per l'influenza, a quanto si può supporre, di fattori estranei; ma da quel tempo siamo rimasti sempre sotto impressione di una possibile inattesa minaccia armata quando, per cause accidentali, prendesse sopravvento a Vienna il partito a noi ostile.

Tutto questo era noto all'Italia ma, come si disse più sopra, il sincero desiderio della pace prevalse nel popolo italiano.

Nelle nuove circostanze l'Italia cercò di vedere, se e quanto, anche per tale riguardo, fosse possibile dare al suo patto coll'Austria Ungheria una base più solida ed una garanzia più duratura. Ma i suoi sforzi condotti per tanti mesi, in costante accordo con la Germania, che venne, con ciò, a riconoscere la legittimità dei negoziati, riuscirono vani. Onde l'Italia si è trovata costretta, dal corso degli eventi, a cercare altre soluzioni.

E poiché il patto dell'alleanza con l'Austria-Ungheria aveva già cessato virtualmente di esistere e non serviva ormai più che a dissimulare la realtà di sospetti continui e di quotidiani contrasti, il R. Ambasciatore a Vienna fu incaricato di dichiarare al Governo austro-ungarico che il Governo italiano era sciolto da ogni suo vincolo decorrente dal Trattato della Triplice Alleanza nei riguardi dell'Austria-Ungheria.

Tale comunicazione fu fatta a Vienna il 4 maggio (l).

Successivamente a tale nostra dichiarazione e dopo che noi avevamo già dovuto provvedere alla legittima tutela dei nostri interessi, il Governo I. e R. presentò nuove offerte di concessioni (2), insufficienti in sé, e nemmeno corrispondenti al minimo delle nostre antiche proposte; offerte che, ad ogni modo, non potevano più essere da noi accolte.

Il R. Governo tenuto conto di quanto è sopra esposto, confortato dai voti del Parlamento e dalle solenni manifestazioni del Paese, ha deliberato di rompere gli indugi ed ha dichiarato oggi stesso in nome del Re all'Ambasciatore

austro-ungarico a Roma di considerarsi da domani, 24 maggio, in stato di

guerra con l'Austria-Ungheria.

Ordini analoghi sono stati telegrafati ieri al R. Ambasciatore a Vienna (1).

Prego V. E. di render noto quanto precede a codesto Governo.

(l) Ed. in ALDROVANDI MARESCOTTI, NUOVi ricordi, cit., pp. 234-244.

(l) Vedi D. 510.

(l) -Vedi D. 561. (2) -Vedi D. 586.
770

IL MINISTRO DEL TESORO, CARCANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

L. P. Roma, 24 maggio 1915.

Mi è grato confermare quanto ti dicevo iersera. Io sono desideroso di effettuare il progetto del quale ti ha cortesemente parlato Sir RenneH Rodd (3), e cioè, di incontrarmi in uno dei prossimi giorni con l'illustre Cancelliere dello Scacchiere per concludere, anche nei particolari, la nota operazione. Tu sai come io mi trovi nella impossibilità di star lontano da Roma se non per brevissimo tempo, e quindi sarei molto lieto che il convegno avvenisse a Nizza (o in altro luogo della Riviera) in quel prossimo giorno che a Sir Lloyd George piacesse di scegliere.

771

IL MINISTRO AD ATENE, DE BOSDARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 3634/45 gab. (4). Atene, 24 maggio 1915, ore 13,50 (per. ore 17,20).

Stampa pressoché unanime accusa Italia di tradimento verso suoi antichi alleati e prevede rapida e completa sconfitta italiana. Annunzia mobilitazione si effettua malamente e che diserzioni sono numerose.

Quasi tutti i giornali attaccano anche violentemente Triplice Intesa per avere ottenuto concorso dell'Italia per mezzo concessioni dannose all'ellenismo.

Direttore del giornaie Keri mi ha fatto dire che mette a mia disposizione il suo giornale. Tosto che V. E. mi abbia fatto pervenire direttive da me chieste col mio telegramma n. 42 Gabinetto (5) ed avrà posto a mia disposizione fondi da me chiesti col mio telegramma gabinetto n. 44 (6) potrò mettermi

in relazione con questo giornale. Credo che potrò egualmente disporre della Estia e Nea Imera. Alcuni giornali di Atene quale Athina sono stati già da tempo comprati a caro prezzo dalla Germania e con essi credo non vi è nulla da fare.

(l) -Vedi D. 756. (2) -Da Archivio Sonnino, Montespertoli. Vedi SoNNINO, Diario, clt., p. 156. (3) -Vedi DD. 649 e 679. (4) -Partito come telegramma di gabinetto è stato protocollato in arrivo nella serle ordinaria. (5) -Vedi D. 743. (6) -Con t. gab. r. sp. 586/44 del 22 De Bosdari aveva chiesto che gli fossero messe a disposizione lire cinquantamila.
772

L'AMBASCIATORE A PIETROGRADO, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T GAB. R. SP. 609/146. Pietrogrado, 24 maggio 1915, ore 14,40 (per. ore 22,55).

Ho spiegato a questo Ministro di Serbia (l) già edotto della Convenzione militare firmata a Baranovic come non ci fosse possibile concorrere nel rifornimento del grano per l'esercito serbo né assumere impegno assoluto di fargli giungere quello che la Russia gli manderebbe, ma ho detto che se gli eserciti verranno a contatto, lo Stato Maggiore italiano, ove ciò gli sia possibile, s'interesserà a far pervenire all'esercito il grano destinatogli dalla Russia.

Ministro di Serbia mi ha risposto che quanto al rifornimento del grano la Serbia aveva già i desiderati affidamenti dalla Russia e che egli si rendeva perfettamente conto, date le incognite della guerra, della nostra rinunzia ad assumere impegni assoluti circa trasmissione derrate.

Mio interlocutore si è mostrato sinceramente sensibile alle favorevoli intenzioni dello Stato Maggiore italiano a questo proposito, delle quali insieme a quanto precede informerà Pasic ed ha manifestato la sua ferma fiducia che contatto fra i due eserciti avrà luogo assai presto.

A tale riguardo egli ha ben giustamente osservato che la rapidità delle mosse, siccome l'esperienza lo aveva dimostrato anche in Serbia, è un elemento di successo di singolare efficacia in una campagna contro gli austriaci quasi sempre incapaci di parare alle sorprese e di trovare pronti espedienti quando il loro piano fallisse.

Ministro di Serbia mi ha confermato che la Serbia si propone di entrare nella Sirmia e di battervi le forze austriache trincerate a Mitrovitza per poi procedere rapidamente nella valle della Sava. Egli non presta fede all'intervento romeno, ma è ben lungi dal preoccuparsi di ciò ed osserva anzi che la neutralità romena eliminerebbe il pericolo che l'Austria Ungheria battendo i romeni penetrasse attraverso il loro territorio lungo il Danubio in Bulgaria e stendesse la sua mano ai turchi.

Il nostro colloquio è stato improntato alla maggiore cordialità. Prego comunicare quanto precede al Comando del Corpo di Stato Maggiore.

(l) Vedi D. 727, nota 1, p 573.

773

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, BOLLATI, E AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI

T. 1590. Roma, 24 maggio 1915, ore 18,30.

Ricevo da questa Ambasciata di Germania una nota così concepita:

«Avendo ricevuto da V. E. comunicazione che l'Italia si considera da oggi in istato di guerra con l'Austria Ungheria interesso cortesia di V. E., perché mi siano appena possibile rimessi i miei passaporti. Ho intenzione di lasciare Roma questa sera stessa con il personale dell'Ambasciata e le persone indicate nel'la lista rimessa alcuni giorni fa. Gradisca, ecc. ecc.».

(Per Berna) Ho telegrafato al R. Ambasciatore a Berlino di domandare a sua volta i passaporti per sé e per l'Ambasciata d'Italia come conseguenza della richiesta dei passaporti fatta dall'Ambasciata di Germania e di atlidre alla Legazione Svizzera la protezione degli interessi italiani in Germania.

(Per Berlino) Prego V. E. di domandare alla sua volta i passaporti per sé e per il personale di codesta ambasciata come conseguenza della richiesta di passaporti fatta dall'Ambasciata di Germania in Roma e di affidare alla Legazione di Svizzera la tutela degli interessi italiani in Germania (l).

774

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI (2)

T GAB. R. SP. 470. Roma, 24 maggio 1915, ore 22,30.

Il colonnello Rudeanu venuto a vedermi oggi (3) ha sostenuto calorosamente le richieste avanzate dalla Romania nei suoi negoziati con la Russia relativamente al Banato e alla Bucovina; con qualche recriminazione contro l'Italia per non aver subordinata la sua entrata in azione alla conclusione di un accordo tra la Romania e l'Intesa.

Gli ho risposto dimostrando che non era assolutamente possibile, senza una lunga e ditlicile discussione preventiva delle richieste della Romania e dell'Italia, far dipendere l'accordo dell'una o dell'altra con altri tre Stati dalla integrale accettazione delle domande altrui. Avvisai fin dal 21 febbraio la Romania della possibilità della nostra entrata in campo contro l'Austria per la fine di aprile e la Romania si mostrò disposta ad unirsi a noi nell'azione nei primi di maggio ( 4).

(-4) Vedi serie V, vol. II, DD. 832, 842 e 843.

Bratianu parlò a V. S. dell'ambito confine della Theiss soltanto il 30 marzo, e del confine del Pruth il 19 aprile (l).

Del resto pregavo il Governo romeno di considerare la situazione quale si presentava oggi, e ciò dicevo non solo per l'interesse nostro di averla alleata nella guerra, ma anche per le grandi simpatie che mi animavano per la nazione sorella, e in vista delle desiderate nostre relazioni nell'avvenire. La assoluta intransigenza della Romania nell'insistere nell'accettazione integrale delle sue domande avrebbe, secondo la mia impressione, reso impossibile la conclusione dell'accordo colla Russia, mentre una qualche concessione riguardo specialmente al territorio fronteggiante Belgrado nel Distretto di Torontal avrebbe forse potuto ottenere qualche altra maggiore larghezza nelle offerte fatte da Sazonov per la Bucovina. Esortavo vivamente il Governo romeno a non perdere una occasione storica, e ad assicurarsi in questa occasione anche la simpatia dell'Inghilterra che poteva esserle preziosa nella questione dei Dardanelli.

Il colonnello Rudeanu mi disse che avrebbe telegrafato tutto ciò al suo Governo; e mi chiese se, dato il supposto da me fatto, l'Italia avrebbe appoggiato la causa romena.

L'assicurai che avrei fatto il possibile in questo senso.

(l) -Per la risposta di Bollati vedi serie V, vol. IV, D. 4. (2) -Ed. in SONNINO, Diario, cit., pp. 157-158. (3) -Vedi D. 719.
775

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T GAB. R. SP. 612/201. Londra, 24 maggio 1915, ore 23 (per. ore 3,40 del 25).

S. M. il Re Giorgio, fattomi oggi chiamare, mi ha detto che da vari mesi desiderava vedermi ma per ovvie ragioni di delicatezza vi aveva finora rinunziato. Sua Maestà datomi lettura di un recente telegramma scambiato con S. M. il Re (2), mi ha pregato di rinnovare al Nostro Augusto Sovrano l'espressione della sua fedelissima affettuosa amicizia e del particolare compiacimento per il nuovo legame destinato a consolidare l'antica amicizia tra i due Paesi. Intervento dell'Italia in questo immane conflitto, fin dal principio da lui caldamente desiderato, gli è giunto anche più gradito per il momento in cui si è verificato. Le difficoltà da superare non sono né poche né lievi, ma S. M. ha fiducia assoluta che grazie agli sforzi comuni degli alleati, l'ora del trionfo finirà presto o tardi per suonare. Decorreranno però tenacità e pazienza. Egli per quanto lo concerne è deciso a lottare sino alla fine, convinto com'è che trionfo germanico implicherebbe la fine dell'Inghilterra, scomparsa graduale delle Nazioni minori e asservimento Europa all'implacabile dominazione tedesca. Quei Sovrani che, come ad esempio il Re di Svezia, questo non vedono, sono ciechi e non si rendono conto dei veri interessi dei popoli. Sua Maestà ha parlato soltanto di passata dell'Au

stria che ha detto ispirargli soltanto commiserazione, perché già oggi di fatto diminuita di prestigio e moralmente e militarmente assorbita dalla Germania.

Il Re ha accennato poi alla Romania e ne ha deplorato l'eccessiva avidità rilevando che l'Inghilterra per quanto non interessata, mancherebbe all'onore se ne sostenesse le pretese lesive interessi vitali Serbia. Si augura comunque che a Bucarest apriranno gli occhi e si mostreranno ragionevoli entrando subito in campagna e determinando così intervento anche della Bulgaria sul conto della quale e del suo Re linguaggio di Sua Maestà non ha come al solito peccato per eccesso di viva simpatia. Quelle due Nazioni, ha soggiunto «stanno a guardare la Russia che trovasi attualmente in temporaneo imbarazzo per la solita insutlìcienza di munizioni. A questo inconveniente sarà però ovviato non appena terminate le operazioni dei Dardanelli che procedono in modo lento ma con ogni garanzia di successo ».

Il Re ha manifestato sua viva soddisfazione per la nostra accuratissima preparazione militare e per la larghezza provviste nostre munizioni.

Dalle informazioni qui giunte risulterebbe che truppe austro-tedesche concentrate alle nostre frontiere ascendono all'incirca a 600 mila uomini ma si ritengono truppe scadenti. Converrà però stare attenti in Adriatico ad evitare sgradite sorprese dei sottomarini austriaci ed anche tedeschi.

S. M. mi ha detto da ultimo essere molto contento per la imminente costituzione del nuovo Ministero che conterrà gli uomini più illustri ed eminenti delle due Camere. Specialmente soddisfatto era il Re per ottenuto consenso di Lansdowne il quale in caso di assenza più o meno prolungata di Grey potrà efficacemente sostituirlo. Udienza è durata quasi un'ora e s. Maestà mi ha onorato della sua abituale cordialissima benevolenza.

Per quanto vi fossi già preparato non sono stato meno colpito dalla violenta amarezza e severità del linguaggio del Re a riguardo della Germania.

(l) -Vedi DD. 224 e 387. (2) -l testi sono pubblicati in ALDOVRANDI-MARESCOTTI, NUOVi ricordi, cit., pp. 250-251.
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APPENDICI

43 -Documenti diplomatici -Serie V -Vol. III

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al 15 aprile 1915)

ALBANIA Durazzo -ALIOTTI Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

ARGENTINA

Buenos Aires -CoBIANCHI Vittore, inviato straordinario e ministro plenipoteriziario; CATALANI Giuseppe, consigliere.

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna -AVARNA DI GUALTIERI duca Giuseppe, ambasciatore; CERRU.TI Vittorio, Segretario; BARBARO conte Francesco, segretario; SAPUPPO Giuseppe, segretario; BoscARELLI Raffaele, segretario; BERTELÉ Tommaso, addetto.

BAVIERA

Monaco -TOMASI DELLA TORRETTA Pietro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

BELGIO

Bruxelles -CARIGNANI DI NOVOLI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE RISEIS Mario, segretario.

BOLIVIA

AGNOLI Rulfillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

BRASILE

Rio de Janeiro -MERCATELLI Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GAz ZERA Giuseppe, segretario.

BULGARIA

Sofia -CuccHI BoAsso Fausto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FORLANI Baldo, segretario; BALSAMO Giovanni, segretario.

CILE

Santiago -DI MoNTAGLIARI marchese Paolo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CINA

Pechino -SFORZA Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VARÈ Daniele, segretario; BENSA Maurizio, interprete.

COLOMBIA

Bogotà -N.N.

COSTARICA

NOTAR! Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

CUBA

Avana -RAYBAUDI MASSIGLIA Annibale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

DANIMARCA

Copenaghen -SACERDOTI DI CARROBIO conte Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

EGITTO

Cairo -SERRA Attilio, agente diplomatico e console generale; TosTI DI VALMINUTA conte Mauro, segretario; CROLLA Giuseppe, capo interprete.

EQUATORE AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

ETIOPIA

Addis Abeba -COLLI m FELIZZANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DuRINI DI MoNzA conte Ercole, segretario.

FRANCIA

Parigi -TITTONI Tommaso, ambasciatore; RusPOLI Mario, principe di Poggio Suasa, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CARACCIOLo Gaetano, principe di Castagneto, consigliere; VISCONTI VENOSTA Giovanni, segretario; DE STEFANI Pietro, addetto; VINCI Luigi Orazio, addetto.

GERMANIA

Berlino -BOLLATI Riccardo, ambasciatore; CHIARAMONTE BORDONARO Antonio, consigliere; AURITI Giacinto, segretario; CHIARAMONTE BORDONARO Gabriele, segretario: ROGERI DI VILLANOVA Delfino, segretario.

GIAPPONE

Tokio -GUICCIOLI marchese Alessandro, ambasciatore; MARCHETTI FERRANTE Giulio, segretario; GAsco Alfonso, interprete; DE PROSPERO Alfredo, interprete.

GRAN BRETAGNA

Londra -IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, ambasciatore; BORGHESE Livio, primo segretario; DE PARENTE Paolo Giordano, segretario; ARONE DI VALENTINO Pietro, segretario; TORTORA BRAYDA Camillo, conte di Policastro, segretario.

GRECIA

Atene -DE BosDARI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MINISCALCHI ERizzo Conte Francesco, primo segretario.

GUATEMALA

Guatemala -NoTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

HAITI

RAYBAUDI MASSIGLIA conte Annibale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente ad Avana).

HONDURAS

NOTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

MAROCCO

Tangeri -LAGO Mario, consigliere di legazione, incaricato di reggere la legazione.

MESSICO

Messico -CAMBIAGIO Silvio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MONTENEGRO

Cettigne -NEGROTTO CAMBIAso Lazzaro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PATERNO DI MANCHI DI BILICI Gaetano, segretario.

NICARAGUA

NOTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

NORVEGIA

Cristiania -MoNTAGNA Giulio Cesare, inviato straordinario e ministro plenipo

tenziario.

PAESI BASSI

Aja -SALLIER DE LA TOUR Giuseppe duca di Calvello, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, SAVONA Giuseppe, segretario.

PARAGUAY Assunzione -Rossi Adolfo, ministro residente.

PERSIA

Teheran -ARRIVABENE-VALENTI-GONZAGA conte Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; NANI-MocENIGO conte Ludovico, segretario.

PERù Lima -AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PORTOGALLO

Lisbona -KocH Ernesto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoJAcoNo Vincenzo, segretario.

ROMANIA

Bucarest -FAsciOTTI barone Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; AuRITI Giacinto, segretario; CAFIERO Ugo, segretario.

RUSSIA

Pietrogrado -CARLOTTI Andrea, marchese di Riparbella, ambasciatore; ALLIATA DI MONTEREALE E DI VILLAFRANCA, principe Giovanni, consigliere; PREZIOSI Gabriele, segretario; GuAz zoNE Pietro, addetto; TROMBETTI Achille, addetto.

SALVADOR

NoTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

SAN DOMINGO

San Domingo -RAYBAUDI MASSIGLIA conte Annibale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente ad Avana).

SERBIA

Belgrado -SQUITTI Nicola, barone di Palermiti e Guarna, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoRA Giuliano, segretario.

SIAM

Bangkok -N.N.

SPAGNA

Madrid -BONIN LONGARE conte Lelio, ambasciatore; DEPRETIS Agostino, consigliere; MACARIO Nicola, segretario; MoNTAGNINI Carlo, segretario.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -MACCHI DI CELLERE Vincenzo, ambasciatore; BRAMBILLA Giuseppe, consigliere; TACOLI marchese Arrigo, segretario.

SVEZIA

Stoccolma -TOMMASINI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RoGADEO Giovanni, segretario.

SVIZZERA

Berna -PAULUCCI DE' CALBOLI conte Raniero, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; COMPANS DI BRICHANTEAU marchese Alessandro, primo segretario; WEILL ScHOTT Leone, segretario.

TURCHIA

Costantinopoli -GARRONI marchese Camillo, ambasciatore; NANI-MOCENIGO conte Giovanni Battista, consigliere; TALIANI Francesco, segretario; KocH Ottaviano Armando, addetto; CHABARET Alberto, interprete; GALLI Guido, interprete.

URUGUAY

Montevideo -MAESTRI-MOLINARI marchese Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

VENEZUELA

Caracas -SERRA Carlo Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione marzo-maggio 1915)

MINISTRO

SoNNINO S. E. barone Sidney, deputato al parlamento.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO

BORSARELLI DI RIFREDDO S. E. marchese Luigi, deputato al parlamento.

GABINETTO DEL MINISTRO

Affari confidenziali -Corrispondenza riservata e particolare del Ministro -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti colla stampa e le agenzie telegrafiche -Relazioni del Ministro col Parlamento e col Corpo diplomatico -Udienze -Tribuna diplomatica.

CAPO DI GABINETTO

ALDROVANDI MARESCOTTI Luigi, conte di Viano, consigliere di legazione di za classe. Segretari: BIANCHERI CHIAPPORI Augusto, segretario di legazione di za classe; Rosso Augusto, segretario di legazione di 3a classe; DE LIETO Casimiro, segretario di legazione di 3a classe.

GABINETTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

Affari confidenziali -Corrispondenza riservata e particolare del Sottosegretario di Stato -Ricerche e studi in rapporto al lavoro del Sottosegretario di Stato -Relazioni del Sottosegretario di Stato col Parlamento e col Corpo diplomatico -Udienze.

Capo di Gabinetto: N.N. Segretari: DANEO Giulio, segretario di legazione di P classe; RocHIRA Ubaldo, viceconsole di za classe.

SEGRETARIO GENERALE

DE MARTINO Giacomo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di za classe.

UFFICI ALLE DIRETTE DIPENDENZE DEL SEGRETARIO GENERALE

DIVISIONE I

RAGIONERIA ED ECONOMATO

Capo di divisione: CALVARI Ludovico, direttore capo di ragioneria.

.SEZIONE I

Bilanci e contabilità -Bilancio di previsione -Conto consuntivo Revisione di contabilità attiva dei regi agenti all'estero -Liquidazione delle spese degli uffici all'estero -Competenze mensili dei funzionari e del personale di servizio

Ispettore: BoNAMICO Cesare. Primi ragionieri: COSONI Enrico; DE SANTIS Paolo. Ragionieri: BOSSI Lario; CERACCHI Giuseppe; BONTEMPS Aldo; BERTUCCIOLI

Romolo.

SEZIONE II

Scritture -Conto corrente col Tesoro dello Stato -Conti correnti coi regi agenti all'estero.

Capo sezione: FANO Alberto.

Primi ragionieri: LIVINALI Alessandro; CAsONI Giovanni; AGOSTEO Cesare. Ragionieri: PAOLINI Ennio; NOBILI VITELLESCHI P.ietro; BOLLATI Attilio.

SEZIONE III

Tariffa consolare -Palazzi demaniali all'estero, arredamenti -Inventario dei mobili di proprietà dell'erario all'estero -Proposte per l'acquisto di mobili ad uso d'archivio degli uffici all'estero -Sussidi.

Capo sezione: D'AvANZO Carlo.

Primo ragioniere: BoNAVINO Arturo.

Ragionieri: Bossi Carlo; UGOLINI Guido; MORINI Armando.

SEZIONE IV

ECONOMATO E CASSA

Inventario dei mobili del ministero -Contratti -Spese d'ufficio -Manutenzione dei locali -Magazzino -Personale degli Uscieri -Corredi dei regi uffici all'estero -Custodia delle successioni -Servizio di cassa.

Capo sezione, Economo-Cassiere: VINARDI Giuseppe. Primo ragioniere: RINVERSI Romolo. Ragionieri: ToRRES Oreste; NATALI Umberto.

CIFRA

Corrispondenza telegrafica e ordinaria in cifra -Compilazione, custodia e distribuzione dei cifrari.

Capo ufficio: PIGNATTI MoRANO conte Bonifacio, primo segretario di legazione. Segretario: MACCHIORO VrvALBA Gino, console di P classe.

STAMPA E TRADUZIONI

Spoglio e riassunto quotidiano dei giornali e periodici esteri e nazionali -Traduzioni.

Capo ufficio: CAETANI (dei duchi di Sermoneta) Livio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe.

APERTURA, DISTRIBUZIONE E REGISTRAZIONE DELLA CORRISPONDENZA E SPEDIZIONE

Registrazione e sunto della corrispondenza in arrivo e in partenza Rubriche per ragioni di luogo, di materia, di persone -Schedari Spedizione della corrispondenza -Corrieri di gabinetto.

Capo ufficio: ZANOTTI BrANCO Gustavo, console generale di la classe. Segretario: ZuNINI Leopoldo, console di l" classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: CoNTARINI Salvatore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe.

DIVISIONE II

PERSONALE E CERIMONIALE

Capo divisione: LANDI VrTTORJ Vittorio, console generale di la classe.

SEZIONE I

Personale d'ogni categoria dipendente dal ministero degli affari esteri (eccetto il personale delle scuole all'estero, e quello di servizio) -Uffici diplomatici e consolari all'estero, loro istituzione e soppressione -Servizio d'ispezione degli stessi uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Consiglio del Ministero -Concorsi -Ammissioni -Annuario del ministero -Elenchi del personale del ministero -Atti pubblici -Libretti e richieste ferroviarie per il personale.

Capo sezione: N.N.

Segretari: AXERIO Emilio, console di 3a classe; CAVRIANI (dei marchesi) Giuseppe, console di 3a classe; GENTILE Giuseppe, con~ole di 3a classe; Greco-NARDI Vincenzo, vice console di za classe.

SEZIONE II

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai regi agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di sovrani e principi -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo sezione: N.N. Segretari: VIGANOTTI GIUSTI Gianfranco, primo segretario di legazione; PELITI Antonio, addetto consolare.

ARCHIVIO STORICO

Conservazione ed incremento delle collezioni manoscritte del ministero e dei regi uffici all'estero -Conservazione degli originali degli atti internazionali conclusi dal regno d'Italia e dagli Stati soppressi Conservazione delle carte del ministero riservate dagli archivi delle divisioni -Ricerche e studi preparatori pel ministero e per gli uffici del dicastero -Memorie su materie e questioni internazionali -Protocollo, inventari e schedari.

Direttore: MELI LUPI DI SORAGNA (dei principi) marchese Guido, console generale di 3a classe.

BIBLIOTECA

Proposte per acquisto di libri e associazioni a giornali e riviste -Conservazione e incremento delle pubblicazioni -Scambio di pubblicazioni con altri ministeri od istituti del regno o di Stati esteri -Collezioni e custodia di carte geografiche per uso del ministero -Cataloghi, schedari -Raccolta sistematica di pubblicazioni del ministero -Raccolta sistematica della legislazione straniera per ciò che può riguardare le relazioni internazionali e l'amministrazione degli affari esteri -Forniture di pubblicazioni a corredo dei regi uffici diplomatici e consolari.

Bibliotecario: PASQUALUCCI Loreto.

TIPOGRAFIA

Direttore: ALFERAZZI Giacomo Antonio.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

Direttore generale: MANZONI (dei conti) Gaetano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe.

DIVISIONE III

Capo divisione: ORSINI BARONI Luca, inviato straordinario e ministro plenipo

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tenziario di classe.

SEZIONE I

Carteggio in materia politica per affari concernenti l'Europa -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e interpretazione di trattati polit:.Ci relativi alla stessa circoscrizione -Rettifiche e accertamenti di frontiera -Sconfinamenti militari -Spoglio di giornali esteri per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: MEDICI (dei marchesi del Vascello) Giuseppe, primo segretario di legazione.

Segretari: CENTARO Roberto, segretario di legazione di P classe; VANNUTELLI conte Luigi, segretario di legazione di l" classe; DE NOBILI DI VEZZANO marchese Rino, segretario di legazione di 3a classe.

SEZIONE II

Carteggio in materia politica per gli ajfari concernenti il Levante e l'Africa -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e interpretazione di trattati politici relativi alla stessa circoscrizione -Capitolazioni -Riforme giudiziarie in Egitto -Spoglio dei giornali esteri per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: DuRAzzo marchese Carlo, consigliere di legazione di 3a classe. Segretari: FRESCHI conte Carlo, primo segretario di legazione; STRANIERI Augusto, console di la classe; GABRIELLI Luigi, vice console di la classe. Addetto all'ufficio: GAUTERO Franco, giudice di tribunale.

SEZIONE III

Carteggio in materia politica per gli affari concernenti l'Estremo Oriente e l'America -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e intepretazione del trattati politici relativi alla stessa circoscrizione -Spoglio dei giornali come sopra.

Capo sezione: BoRGHETTI Riccardo, consigliere di legazione di 2a classe.

SEZIONE IV Capo sezione: ALOISI Pompeo, consigliere di legazione di 3a classe.

DIVISIONE IV

PRATICHE RELATIVE ALLA POLITICA COLONIALE Capo divisione: RINELLA Sabino, consigliere di legazione di 2a classe.

SEZIONE I

Reclami di sudditi italiani verso governi esteri e di sudditi esteri verso il Governo italiano.

Capo sezione: GIANUZZI SAVELLI (dei principi di Cerenzia) Fabrizio, primo segretario di legazione. Segretario: N.N.

SEZIONE II

Polizia internazionale -Istituti ecclesiastici esteri nel regno -Ammissione di ufficiali ed allievi stranieri nei regi istituti militari e marittimi -Pubblicazioni diplomatiche e libri verdi.

Capo sezione: N.N. Segretario: N.N.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: LEVI Primo, console generale di l • classe.

DIVISIONE V

Capo divisione: PELUCCHI Carlo, console generale di P classe.

SEZIONE I

Carteggio relativo alla stipulazione e alla interpretazione dei trattati e degli atti commerciali internazionali -Studi e indagini di politica commerciale -Pubblicazioni d'indole economica -Bollettino del ministero.

Capo sezione:. CIANCARELLI Bonifacio Francesco, console di 2• classe; Segretario: MARSANICH ·Alberto, console di 3• classe.

SEZIONE II

Reclami doganali -Sconfinamenti doganali -Congressi e conferenze commerciali.

Capo sezione (f.f.): BIANCHI Vittorio, console di 3• classe. Segretario: DE ANGELIS Mariano, vice console di 2• classe.

DIVISIONE VI

Capo divisione: DE VELUTIIS Francesco, console generale di 2• classe.

SEZIONE I

Esposizioni -Congressi internazionali di natura non politica né commerciale.

Capo sezione: N.N. Segretario: N.N.

SEZIONE II

Servizi postali e marittimi -Ferrovie di interesse internazionale -Sanità pubblica.

Capo sezione: BERNARDI Temistocle Filippo, console di 2• classe. Segretari: GRAZZI Emanuele, vice console di 2• classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI PRIVATI Direttore generale: VACCAJ Giulio, console generale di 1 a classe.

DIVISIONE VII Capo divisione: SERRA (dei conti) Carlo, console generale di P classe.

SEZIONE I

Questioni giuridiche di nazionalità, di estradizione, di protezione consolare, di stato civile e di ogni altro ordine non politico né commerciale.

Capo sezione: DELLA CROCE or DoJOLA conte Galeazzo, console di 2a cìasse. Segretari: BARDUZZI Carlo Emilio, vice console di la classe; BIANCONI Alberto, vice console di 2a classe; CANCELLARlO D'ALENA Francesco, vice console di 2a classe.

SEZIONE II

Stipulazione ed interpretazione di trattati relativi alle materie anzidette.

Capo sezione: SARTORI Francesco, console di la classe. Segretario: GIUSTI Paolo Emilio, vice console di 2a classe.

DIVISIONE VIII Capo divisione: DE VISART conte Giuliano, console generale di 2a classe..

SEZIONE I

Rogatorie -Pensionati all'estero -Atti giudiziari -Atti di stato civile Ricerche all'estero nell'interesse dei sudditi italiani.

Capo sezione: DURAND DE LA PENNE marchese Enrico, console generale di 3a classe. Segretario: MARINO Domenico, vice console di 2a classe.

SEZIONE II

Successione di sudditi italiani morti all'estero.

Capo sezione: ToscANI Angelo, console di 2a classe. Segretario: PASCALE Giovanni, console di 3a classe.

UFFICIO DEL CONTENZIOSO E DELLA LEGISLAZIONE

Contenzioso diplomatico -Segretariato del Consiglio del contenzioso diplomatico -Convocazione, verbali delle adunanze -Nomina e conferma dei membri del Consiglio stesso -Archivio -Massimario del contenzioso -Studi preparatori sUlle conferenze di diritto internazionale pri

vato e dei congressi internazionali di indole giuridico-amministrativa Raccolta ufficiale dei trattati -Pubblicazione degli atti relativi.

Capo ufficio: RICCI-BUSATTI Arturo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2• classe.

Addetto all'ufficio: CIAMARRA Guglielmo, sostituto procuratore del Re.

LEGALIZZAZIONE E PASSAPORTI

Legalizzazione di atti -Corrispondenza e contabilità relativa -Passaporti diplomatici -Passaporti distinti.

Capo ufficio: VALENTINI Claudio, console generale di 2• classe.

DIREZIONE GENERALE DELLE SCUOLE ITALIANE ALL'ESTERO

Direttore generale: ScALABRINI Angelo, console generale di 2• classe.

DIVISIONE IX

Capo divisione: BoccoNI Luigi, console generale di 2• classe.

SEZIONE I

Istituti scolastici governativi all'estero, loro ordinamento e direzione didattica e disciplinare -Istituzione e soppressione delle scuole -Locali scolastici -Materiale didattico e scientifico -Personale insegnante Deputazioni scolastiche -Concorsi -Posti gratuiti e semi-gratuiti all'estero per l'interno -Istituti sussidiari all'estero -Sussidi ordinari e straordinari a scuole coloniali, private e confessionali -Tutela e sorveglianza delle medesime -Palestre ginnastiche -Educatori -Biblioteche -Ambulatori medico-chirurgici annessi alle scuole ed altri Istituti di assistenza scolastica -Segreteria del Consiglio centrale delle scuole all'estero e rapporti col Consiglio stesso -Annuario delle scuole italiane all'estero -Statistiche -Relazioni al Ministro e al Parlamento -Protocollo ed archivio della Direzione generale.

Segretario: GATTONI Giulio, segretario di legazione di la classe.

SEZIONE II

Amministrazione, contabilità, bilanci delle scuole -Decreti e mandati

relativi -Inventari dei beni mobili ed immobili ad uso delle scuole.

Capo sezione di ragioneria: FIORETTI Vittorio.

Primi ragionieri: SUGLIANI Augusto; FRANZETTI Attilio.

Ragionieri: LEONINI PIGNOTTI Augusto; BOTTO Nicola; MARTINOZZI Giulio.

UFFICIO DI ISPETTORATO

Ispezioni -Vigilanza didattica sulle scuole governative e sussidiate Affari relativi.

Ispettori centrali (comandati): STOPPOLONI Aurelio, regio provveditore agli studi di la classe; NAMIAS Americo, ispettore di 2a classe del ministero dell'istruzione; MAsciA Luigi, direttore nelle regie scuole medie all'estero.

COMMISSARIATO DELL'EMIGRAZIONE

Commissario generale: GALLINA conte Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di la classe. Commissari: CHIOSTRI Giuseppe, console generale di 3a classe; MAJONI Gio

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vanni Cesare, console di P classe; PuLLINO Umberto, console di classe.

44 -Documenti diplomatici -Serle V -Vol. III

APPENDICE Ili

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(situazione al 15 aprile 1915)

Argentina -PORTELA Epifania, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FIGUEROA Alberto, primo segretario; RoLANDONE Conrado, secondo segretario; TORANZO Severo, colonnello di stato maggiore, addetto militare.

Austria-Ungheria -VoN MACCHIO barone Karl, ambasciatore in missione straordinaria; AMBROZY conte Ludwig, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VoN VAux barone Leo, consigliere; HYE VoN GLUNECK barone Demeter, primo segretario; FREUDENTHAL barone Karl, addetto; LOBKOVICZ principe Johann, addetto; VORACZICZKY VON PABIENITL conte Oliver, addetto; SEILLER, barone, capo di stato maggiore, addetto militare; LIECHTENSTEIN Johann, principe von und zu, capitano di corvetta, addetto navale.

Baviera -VoN-TANN-RATHSAMHAUSEN Rudolf, barone inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VoN STOCKHAMMERN, Franz, consigliere.

Belgio -VAN DER STEEN DE JEHAY conte W., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE LICHTERVELDE conte Baudouin, consigliere; PAPEIANS DE MoRCHOVEN Charles, primo segretario; MOREL A.J.M., colonnello di cavalleria, addetto militare.

Bolivia -SALINAS VEGA L., inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino).

Brasile -DE TOLEDO Pedro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE AGUIAR J. Fausto, consigliere; GLYCERIO DE FREITAS Francisco, secondo segretario; RosTAING LISBOA Carlos, secondo segretario; GuiMARES Francisco, addetto commerciale.

Bulgaria -Rizov Dimitri, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; IcoNOMOV Ivan, primo segretario; KERMEKTCHIEV A1eksandr, secondo segretario; TCHERVENAcov Francesco, tenente colonnello di stato maggiore (addetto militare).

Cile -ALDUNATE Santiago, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DuBLÈ URRUTIA Diego, primo segretario.

Cina -KAo EuRL-KIEN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; OuEr TZE-KING secondo segretario; CHENG YI-FU, addetto; LING CHIH-SUNG, addetto.

Colombia -HuRTADO José Marcelino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (assente); ARANGO Carlos, segretario, incaricato d'affari ad interim.

Costarica -MONTEALEGRE Rafael, inviato straorainario e ministro plenipotenziario.

Cuba -MARTIN RrvERO Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; IZQUIERDO José Alberto, primo segretario.

Danimarca -N.N. inviato straordinario e ministro plenipotenziario; D'OLDENBURG M. Andrea, segretario, incaricato d'affari.

Francia -BARRÈRE Camille, ambasciatore; DE BILLY Robert, consigliere; GAILLARD-LACOMBE Urbain, primo segretario; OLLÉ LAPRUNE Yoseph, primo segretario; RoGER Jean, secondo segretario; LABOURET Jacques, terzo segretario; BAROIS Armande, addetto; DE GoNDRECOURT, conte, colonnello dei corazzieri, addetto militare; D'HuART, barone, tenente di vascello, addetto navale.

Germania -VoN BuLow Bernhard, principe, ambasciatore in missione straordinaria; VoN HINDENBURG Herbert, consigliere; VoN BERCHEM, conte, secondo segretario; VoN-ARco-ZINNEBERG Nikolans, conte, terzo segretario; VoN SEcKENDORF barone, tenente, addetto; ScHWEINITZ, comandante di stato maggiore, addetto militare; VoN SENARCLENS GRANCY Alexander, barone, capitano di corvetta, addetto navale.

Giappone -HAIASHI barone Gonsuke, ambasciatore; OTORI barone Fusitaro, primo segretario; SuzuKI Eisaku, secondo segretario; ITo Nabouboumi, terzo segretario; OINOUMA Shozi, comandante di fanteria, addetto militare; NAKAJIMA Suketomo, capitano di vascello, addetto navale.

Gran Bretagna -RENNELL Ronn sir James, ambasciatore; DERING Herbert Guy, consigliere; MouNSEY George A., secondo segretario; WELLESLEY lord Gerald, terzo segretario; PARR Raymond, terzo segretario; TYRWHITT Gerald Hugh, addetto onorario; YouNGER William, addetto onorario; LAMB Charles, colonnello, addetto militare; BoYLE William, capitano, addetto navale, BENNET Percy, addetto commerciale.

Grecia -CoROMILAS Lambros, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SIMOPOULOS Charelambos, primo segretario; NrcoLOPOULos Demetrios, addetto di prima classe.

Guatemala -LARDIZABAL José Maria, incaricato d'affari; MATOS Guillermo, addetto.

Messico -N.N. inviato straordinario e ministro plenipotenziario; EsTEVA y CuEVAS Eduardo A., primo segretario.

Monaco -DE MALEVILLE conte Henri, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Nicaragua -PLANAS SuAREz Simon, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Norvegia -VoN DrTTEN Thor, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; HuiT-FELDT Emil, consigliere, RAEDER Jacl~. segretario.

Paesi Bassi -VAN WELDEREN RENGERS barone Willem, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VAN AscH VAN WYcK H., addetto.

Persia -MoGHTADER-OL-MOLK Mirza Shaffi Khan, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ENTEZAM-ES-SALTANEH B., consigliere.

Portogallo -LE.iio Eusebio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GOMES DE 0LIVEIRA Leopoldo Ruy, primo segretario; PEDROSO Joaquim, secondo segretario.

Romania -GHIKHA principe Demetriu J., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PENNEscu Dimitriu C., consigliere; SToi:cEscu Georgiu, primo segretario; VrcHY Augusto, terzo segretario; LAHOVARY Nicolae, terzo segretario; IGNAT Mikail, comandante di stato maggiore, addetto militare.

Russia -KRUPENSKIJ Anatol, ambasciatore; DE PoGGENPOHL Nikolaj, consigliere; MESSOYEDOV Aleksander, primo segretario; PETROV Wladimir, secondo segretario; !ORDANOV Aleksander, addetto; RUCAVICHNICOV Vasilj, addetto; KHVOSTCHINSKY Vasilj, addetto; BISTRAM barone Theodor, addetto; ENKELL Oscar, colonnello di stato maggiore, addetto militare; WRANGEL Pjotr, càpitano di fregata, addetto navale.

Salvador -GuERRERo J. Gustavo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

San Domingo -N.N. inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MEJIA Rafael, segretario, incaricato d'affari.

Serbia -RrsTié Michail, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MrCHAILovré Ljubomir, incaricato d'affari; SrMré Yevrème, segretario; MARKovrc Bronislav, secondo segretario.

Siam -PHYA BIBADH KosHA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LUANG BAVARA VADI, secondo segretario; LUANG VISUTR SUNDARA, terzo Segretario.

Spagna -FINA Y MILLET Ramon, ambasciatore; ALMEIDA Y HERREROS Bernardo, consigliere; DE YNCLAN Y DE LA RASILLA Manuel, secondo segretario; AMOEDO Y GALARMENDI Mariano, addetto; MANZANOS Francisco, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare.

Stati Uniti -PAGE Thomas Nelson, ambasciatore; JAY Peter Augustus, consigliere; RICHARDSON Norval, segretario; DE BILLIER Frederick, segretario; MOORE Thomas Ewing, segretario; HARRISON John P.S., addetto; PHELPS Livingston, addetto; WYETH Marion Lins, addetto; DuNN George, colonnello di cavalleria, addetto militare; TRAIN Charles Russe!, tenente comandante, addetto navale.

Svezia -DE BILDT barone Karel Nils Daniel, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE BILDT Arold, consigliere.

Svizzera -DE PLANTA Alfredo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LARDY Charles L.E., incaricato d'affari ad interim; DE SONNENBERG Theoring, addetto; TRAVERSINI Emilio, addetto.

Turchia -NABY Mehemmed bey, ambasciatore; MouKBIL bey, consigliere; CHAKIR Djemal bey, primo segretario; KARAKEHIA Leon bey, secondo segretario; SABET bey, terzo segretario; SEIFEDDIN Hussein bey, addetto; MUMTAZ Ali bey, comandante di stato maggiore, addetto militare.

Uruguay -DoMINGUEZ Rufino T., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; HEROSA Alejandro, primo segretario; AROCENA Aurelio, secondo segretario (assente); PoDESTÀ Andrés, addetto onorario.